GPII 1990 Insegnamenti - Alla Conferenza episcopale, in Nunziatura - Kigali (Rwanda)


1. Dopo aver incontrato il Popolo di Dio nel corso del mio viaggio in Rwanda, sono particolarmente lieto di trovarmi ora con voi, Pastori di questo caro popolo, al cui servizio vi dedicate con tutte le vostre forze.

Ringrazio vivamente Monsignor Joseph Ruzindana, Vescovo di Byumba e Presidente della Conferenza Episcopale del Rwanda, del suo cordiale indirizzo.

Sono sensibile ai sentimenti di affetto e di devozione che mi sono stati espressi e rendo grazie a Dio di aver potuto testimoniarvi, a mia volta, la mia sollecitudine pastorale venendo fra di voi. Sono molto felice di poter valutare personalmente il vostro lavoro pastorale e sono sicuro che i momenti passati insieme in una celebrazione intensa e gioiosa della fede contribuiranno a rinforzare ancora i nostri legami e a stimolare il vostro zelo.


2. Alle soglie del terzo millennio della Redenzione, il Rwanda festeggerà il centenario della sua evangelizzazione. Per voi è una data significativa. Siete, a giusto titolo, fieri di come la Chiesa si è radicata vigorosamente nel vostro Paese e questo suscita in voi uno slancio di gratitudine verso Colui dal quale viene ogni dono eccellente.

Rendendo grazie per quello che è stato fatto, siete anche decisi a portare avanti, nella scia dei vostri predecessori, l'evangelizzazione in profondità della vostra patria.

Evangelizzare significa portare la Buona Novella in tutti gli ambienti umani per trasformarli dall'interno: la Chiesa chiama gli uomini alla conversione del cuore e chiede che ciascuno agisca nella società guidato da una coscienza che rinnova e fortifica l'incontro con il Salvatore.


3. In questo processo, sarà opportuno fare una riflessione approfondita sull'inculturazione che costituisce un elemento indispensabile e urgente dell'evangelizzazione. Il ruolo di questa inculturazione nella missione della Chiesa è stato chiaramente definito dai documenti del Concilio Vaticano II e da parecchie esortazioni apostoliche promulgate negli ultimi vent'anni. Il decreto Ad Gentes ne ha sottolineato l'importanza in questi termini: "Il seme, cioè la parola di Dio, germogliando nel buon terreno irrigato dalla rugiada divina, assorbe la linfa vitale, la trasforma e la assimila per produrre finalmente un frutto abbondante. Indubbiamente, come si verifica nell'economia dell'incarnazione, le giovani Chiese, che han messo radici in Cristo e son costruite sopra il fondamento degli Apostoli, hanno la capacità meravigliosa di assorbire tutte le ricchezze delle nazioni, che appunto a Cristo sono state assegnate in eredità (cfr. Ps 2,8). Esse traggono dalle consuetudini e dalle tradizioni, dal sapere e dalla cultura, dalle arti e dalle scienze dei loro popoli tutti gli elementi che valgono a render gloria al Creatore, a mettere in luce la grazia del Salvatore e a ben organizzare la vita cristiana" (AGD 22). Allo scopo di far entrare nel "mirabile scambio" dell'Incarnazione del Cristo tutto quello che è vero, bello e buono di questa eredità, saranno necessari studi teologici rigorosi per apprezzare costumi, tradizioni, saggezza, scienze e arti.


4. La mobilitazione di tutte le vostre forze vive in vista di una rinnovata evangelizzazione si inserisce nel quadro di un'altra mobilitazione, più generale, quella di tutte le Chiese particolari di questo continente, allo scopo di preparare l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Cari fratelli, vi invito a sensibilizzare le vostre famiglie diocesane alla preparazione di questa Assemblea affinché, grazie alle loro preghiere e alla loro partecipazione alla riflessione comune, il volto della Chiesa in Africa, e in Rwanda in particolare, corrisponda sempre meglio al disegno di Cristo e la sua azione salvatrice sia ancora più riconosciuta.


5. L'impegno di tutti, pastori e fedeli, nella preparazione di questi due grandi eventi futuri, il Sinodo dei Vescovi per il continente e il centenario in Rwanda, dovrebbe avere come risultato positivo, fra gli altri, il rafforzamento all'interno delle vostre comunità in questa unità della quale avete tanto bisogno.

Bisogna mirare all'unità fra di voi, costi quel che costi. So che è una delle vostre grandi preoccupazioni pastorali e che lavorate per promuoverla, come testimonia l'importante documento "Cristo nostra unità", che avete pubblicato e rivolto alle vostre famiglie diocesane.

Sicuramente, è con il dinamismo trasfigurante della fede cristiana che riuscirete a sradicare i pregiudizi etnici, le conseguenze di una mentalità feudale, come anche quelle di una mentalità servile. Come dice Cristo: "Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive" (Mc 7,21). Lavorate senza sosta alla conversione del cuore, affinché ogni abitante del Rwanda comprenda che il prossimo che Gesù chiede di amare non è solamente l'uomo appartenente al nostro stesso ceto sociale, ma ogni uomo incontrato lungo la strada. Si tratta dunque di purificare il nostro sguardo sugli altri. E' un'impresa che dura tutta la vita. Per condurla a buon fine, appoggiatevi alla forza del messaggio evangelico. Meditate queste parole di Cristo: "Sia invece il vostro parlare si, si; no, no; il di più viene dal maligno" (Mt 5,37). Esse vi aiuteranno a respingere ogni ambiguità, che sarebbe di ostacolo all'unità fra tutti gli esseri umani e fonte di discordia fra gli individui.

E' bene naturalmente che l'esempio di unità parta dall'alto perché sia un incoraggiamento per il clero, i religiosi e i fedeli ad animare insieme la vita della Chiesa, e per tutti i popoli a unire i loro sforzi a livello sociale, economico e politico per il bene di tutta la nazione.

In vista di un'azione ecumenica ancora più proficua, per quanto riguarda il Rwanda, vi incoraggio ad approfondire il patrimonio che abbiamo in comune con le altre comunità cristiane in scambi nei quali la specificità cattolica sia chiaramente presente. Infine, di fronte ai fratelli e alle sorelle che professano altre religioni, vogliamo, nel rispetto delle loro credenze, portare avanti il dialogo e la proclamazione del Vangelo.


6. Nella prima lettera di S. Pietro, la missione dei Vescovi è così descritta: "pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo... non spadroneggiando, ma facendovi modelli del gregge" (1P 5,2-3). Il pastore ha il compito di riunire e di guidare. Anche il Vescovo ha la missione di riunire e di guidare. Lo fa quando presiede l'Eucaristia, sacramento che edifica la Chiesa. Lo fa quando manda i battezzati nel mondo a compiere la loro missione di testimoni del Vangelo.

L'autorità che esercitate in qualità di Vescovi è quella di un padre, che cerca di amare, di comprendere e, per questo, si avvicina ai suoi collaboratori, e al suo popolo; un padre che si preoccupa di essere disponibile, in particolare per i suoi sacerdoti, conoscendo i loro desideri e le loro necessità, come il buon pastore del Vangelo conosce ognuna delle sue pecore.

Spetta al Vescovo consigliare, incoraggiare, aiutare con bontà e semplicità di cuore coloro che hanno delle responsabilità affinché le assumano per il bene della Chiesa.

La vostra sollecitudine si soffermi, in modo particolare, sui religiosi e le religiose, che hanno offerto la vita al Signore per il servizio della Chiesa mediante i voti di castità, povertà e obbedienza. Affinché le persone consacrate diano il meglio di se stesse nel servizio ecclesiale, abbiate a cuore di aiutarle e incoraggiarle a vivere in perfetta armonia secondo il loro proprio carisma. La fecondità della loro testimonianza è funzione della fedeltà alla loro condizione di vita. E' compito vostro promuovere la vita religiosa in quanto tale, cioè come scuola di santità, e di favorire la comprensione e la buona intesa tra le diverse famiglie religiose, così come fra di esse e il clero.

Il sostegno delle vocazioni deve essere oggetto di una particolare sollecitudine da parte vostra. Grazie a Dio i giovani rispondono numerosi all'appello divino e danno prova di grande generosità. Apprezzo lo sforzo considerevole che fate a sostegno dei giovani che si interrogano sulla loro vocazione, offrendo loro la vita di comunità nei vostri seminari minori. Capisco che questo sia per voi un compito gravoso i cui frutti non sempre appaiono chiaramente a breve scadenza, ma approvo tanto più la vostra tenacia. Sperando che non vi sia rifiutato un sostegno dall'esterno, vi incoraggio a vegliare su queste istituzioni che, molto spesso, hanno dato risultati positivi.

Per quanto riguarda i seminaristi maggiori, seguite i loro cammini con attenzione. Insieme ai vostri sacerdoti, sappiate mostrarvi vicini. Non esitate a fare i sacrifici necessari per procurare loro gli educatori di cui hanno bisogno per prepararsi adeguatamente al sacerdozio attraverso uno sviluppo spirituale costante e per acquisire una buona cultura.


7. Anche la formazione dei fedeli laici deve essere considerata fra le priorità del vostro ministero e deve trovare il suo posto nei programmi di azione pastorale.

I cattolici del Rwanda hanno sete di conoscere la loro fede. Ciò va tutto a loro vantaggio. Per meglio assumersi i loro doveri di cristiani nel mondo, hanno bisogno di approfondire ciò che hanno ricevuto durante i primi anni di formazione. E' importante prepararli a rendere testimonianza, davanti a tutti coloro che lo chiedono, della speranza che è in loro, per riprendere le parole di San Pietro (cfr. 1P 3,15). Ciò è tanto più indispensabile in quanto le sètte possono generare confusione nelle credenze dei cattolici, specialmente quando la loro conoscenza della fede è ridotta. Una solida formazione, data con fiducia nella grazia divina e con fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, garantirà in essi la salvaguardia della fede, la fortificherà e farà dei fedeli laici dei missionari convinti e impegnati.


8. Nel quadro della formazione di un laicato capace di assumersi le proprie responsabilità, esiste un ministero al quale è necessario prestare un'attenzione particolare: l'attività pastorale dell'élite del Paese di cui ho incontrato ieri numerosi rappresentanti.

Nei limiti del possibile, rendete disponibili sacerdoti competenti per guidare le persone colte nell'approfondimento della loro fede. Invitate questi cristiani formati a impegnarsi attivamente nella vita della loro parrocchia.

Incoraggiateli a portare i valori del Vangelo nei grandi dibattiti dove si discute dell'avvenire del Rwanda, come anche nella loro vita professionale quotidiana, impegnata sia nel campo della cultura, che in quello dell'amministrazione, dell'informazione o della salute. Sarà bene aiutarli a comprendere la portata delle loro responsabilità nella sfera delle realtà temporali, secondo lo spirito del Concilio Vaticano II che chiede "che si faccia una chiara distinzione fra le azioni che i fedeli, individualmente o in gruppo, compiono in proprio nome, come cittadini, guidati dalla loro coscienza cristiana, e le azioni che essi compiono in nome della Chiesa in comunione con i loro pastori". Perché "la Chiesa che... in nessuna maniera si confonde con la comunità politica..., è insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana" (GS 76).


9. Vorrei anche dirvi che condivido le vostre inquietudini di fronte alle gravi difficoltà del vostro popolo.

Penso al flagello dell'Aids che richiede da parte dei cristiani un doppio sforzo, del quale ho già parlato parecchie volte: sia per restare vicini ai malati senza discriminazioni, con una carità ispirata a quella di Cristo e con tutte le risorse disponibili per assisterli efficacemente; sia per illuminare giovani e adulti sui valori morali che, spesso, sono in causa nella tramissione di questa malattia; bisogna richiamarli a un modo di vivere degno e fedele ai precetti evangelici, per non compromettere né la loro vita, né quella del prossimo.

Cambiando argomento, dico che la vostra agricoltura è un "problema scottante", per riprendere le vostre parole. In certi luoghi si è abbattuta la carestia e, per continuare a nutrire una popolazione numerosa, bisogna lottare contro l'impoverimento del terreno.

Gli abitanti del Rwanda penano ad affrontare tali problemi; i mezzi materiali sono onerosi; le formazioni specializzate ancora difficili da trovare.

Rinnovo l'augurio che si sviluppi una solidarietà internazionale che vi venga in aiuto.

Auguro che gli abitanti del Rwanda continuino ad affrontare coraggiosamente le difficoltà di questi tempi, con il dinamismo della speranza e la fiducia in Dio che ama gli uomini.

Che la Chiesa investa la sua grande forza morale per stimolare in ognuno la preoccupazione per il benessere fisico e spirituale del fratello! Infine che, tutti insieme, facciamo salire al Signore le nostre suppliche affinché ci venga in soccorso! Insieme a voi, prego il Signore del cielo e della terra e gli domando di liberarci dalle tristezze presenti. Insieme a voi supplico la Madonna di accordare a tutti gli abitanti del Rwanda, uomini e donne, come amorevolissima madre, la salute dell'anima e del corpo.

Cari fratelli, con tutto il cuore vi benedico, insieme alle vostre comunità diocesane.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-09-09

Domenica 9 Settembre 1990

Omelia alla consacrazione della Basilica di Nostra Signora della Pace - Yamassoukro (Costa d'Avorio)

Titolo: Sempre i cristiani hanno consacrato il meglio della loro arte




1. "Voi siete tempio di Dio. Lo Spirito di Dio abita in voi" (1Co 3,16).

Fratelli e Sorelle, queste parole dell' Apostolo Paolo sono al centro di questa solenne liturgia per la consacrazione della Basilica di Nostra Signora della Pace.

Questo santuario è dedicato a Maria. Maria di Nazareth, Maria che accoglie nella fede l'annuncio della salvezza, la Serva del Signore in cui dimora lo Spirito di Dio affinché il Verbo divenisse carne e rimanesse fra noi. Maria, l'arco della nuova Alleanza di Dio con gli uomini! Con questa Basilica, rendiamo omaggio a Nostra Signora della Pace, la Madre del Redentore, del Cristo che ci ha fatto dono della sua pace alla vigilia del suo salvifico sacrificio (cfr. Jn 14,27).


2. "Voi siete tempio di Dio" (1Co 3,16).Con le parole di San Paolo io ti saluto, Popolo di Dio qui riunito. Saluto i Pastori, i Sacerdoti, i religiosi, le religiose, i fedeli laici, tutti chiamati a formare insieme il tempio abitato dallo Spirito di verità e di vita.

Ringrazio Monsignor Vital Koménan Yao, Vescovo di Bouaké, per il suo indirizzo di benvenuto. Come Vescovo di Roma, vengo qui in profonda comunione con i miei fratelli, i Vescovi della Costa d'Avorio e con i Cardinali ed i Vescovi delle nazioni vicine presenti oggi accanto a loro.

Esprimo inoltre la mia gratitudine al Signor Cardinale Francis Arinze, che si è espresso a nome del Consiglio della Segreteria Generale che prepara l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi per le parole che mi ha rivolto. Il successore di Pietro, con i suoi Fratelli, eleva una ardente preghiera al Signore affinché le prossime riunioni sinodali siano per il cammino delle Chiese di questo continente, un decisivo passo in avanti. Gioisco inoltre con essi nel vedere le Chiese in Africa, giovani ma già mature, garantire con l'entusiasmo della speranza l'evangelizzazione dei loro popoli e condividere con la Chiesa universale i mirabili doni di cui li ha colmati il Creatore.


3. Saluto il Signor Presidente della Repubblica della Costa d'Avorio, lo saluto in modo speciale, particolarmente cordiale, così come i membri del Governo e le autorità regionali e locali che hanno voluto partecipare a questa cerimonia.

Rivolgo i miei deferenti saluti ai membri del Corpo diplomatico ai rappresentanti delle Istituzioni internazionali, personalità amiche che si sono unite a questa assemblea. E saluto gli Imam del Paese che hanno avuto la delicatezza di partecipare al nostro omaggio al Dio Altissimo.

Questa basilica è stata costruita, dal Capo di Stato, per rendere omaggio a Nostra Signora, per rendere omaggio a Cristo redentore, che chiama tutti gli uomini a riunirsi nell'unità del suo Corpo. Ed inoltre, grazie alla generosità del Signor Felix Houphouet-Boigny, vicino a questo santuario è stato costruito un centro sociale, la Fondazione internazionale Nostra Signora della Pace, per riunire nello stesso luogo l'assemblea di fede ed il servizio concreto ai fratelli. Questo verrà svolto da un ospedale del quale benediro la prima pietra al termine di questa cerimonia, e da un istituto per la formazione della gioventù. In tal modo si riuniranno in modo significativo l'adorazione "in spirito e verità" (Jn 4,24) e ciò "che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli" (cfr. Mt 25,40), poiché i discepoli del Signore non possono separare l'amore di Dio dall'amore per i loro fratelli.


4. Ogni santuario è un luogo scelto per adorare Dio, perché tutti i credenti si riuniscano in sua presenza e si mettano all'ascolto della sua parola. In ogni epoca ed in tutti i continenti, i figli della Chiesa hanno consacrato il meglio della loro arte all'edificazione di questi segni visibili che aiutano a comprendere che Dio abita in mezzo al suo Popolo, che la Chiesa di Cristo è fondata sulla terra degli uomini.

La prima lettura della liturgia ci narra un grande momento di incontro del popolo di Israele con il suo Signore: al Tempio, convocato in assemblea ecclesiale dai Sacerdoti, esso ascolta la lettura del libro della Legge. Uomini, donne e bambini, illuminati dalle spiegazioni date, trovano nella Legge del Signore una Parola di vita, una Parola per condurre la loro vita secondo la volontà del Creatore.

Non si tratta per loro di ricevere delle semplici indicazioni, poiché, ascoltando la Parola pronunciata dal Signore, essi fanno esperienza della presenza stessa del Dio vivente, della fedeltà del Creatore alla sua creatura. Essi si meravigliano di fronte ad una Parola che penetra fino al più profondo del loro cuore.

Così la loro risposta è il "si" della fede e l'inginocchiarsi in adorazione. Con tutto il loro essere, aderiscono a Dio che parla loro e stringe con essi un'alleanza.

Insieme celebrano la loro rinnovata adesione all'Alleanza del Signore con il suo Popolo. Essi celebrano quest'unione ammirevole e feconda in un "giorno consacrato al Signore nostro". E hanno compreso che "la gioia del Signore è la nostra forza" (cfr. Ne 8,10).


5. Anche noi, con l'adorazione compiuta nei nostri santuari, siamo felici di celebrare la presenza di Dio che dimora fra noi. La Parola eterna, il Verbo di Dio, il Figlio della stessa sostanza del Padre si è fatto uomo. Egli è Parola di vita. Egli è il Pane della vita Egli ci riunisce intorno alla mensa della Parola e alla mensa del suo Corpo eucaristico.

Nella liturgia della sua Chiesa, il Cristo ci unisce alla sua offerta suprema, all'atto d'amore infinitamente puro per mezzo del quale riconcilia l'umanità con Dio. Ci permette di unire le offerte della nostra povertà all'unico sacrificio della Croce.

Rimettiamo al Mediatore fra Dio e gli uomini tutto il peso delle nostre speranze, dei nostri bisogni, delle nostre sofferenze.

Affidiamo a Colui che ha sconfitto la morte le nostre preghiere di richiesta, la nostra fame di felicità, le nostre aspirazioni alla pace fra noi ed in noi, ed anche la nostra debolezza, i nostri rifiuti di fare la volontà del Padre, di compiere con il Figlio le opere del Padre.

In terra d'Africa, rimettiamo al Mediatore le qualità tradizionali e le virtù dei suoi popoli, la loro adesione al Vangelo, le Chiese particolari che essi hanno edificato.

Uniti al Cristo, salvezza del mondo, per Lui, con Lui ed in Lui, ci è dato di rendere grazie e di cantare la lode di Dio. Lodiamo Dio per l'Eucaristia e tutti i sacramenti per mezzo dei quali Colui che è la Vita consacra le nostre vite con la sua presenza di grazia nel nostro essere.

Nel santuario, il nostro popolo è riunito dai suoi Pastori; qui, il sacerdote pronuncia per noi, in nome di Cristo, la Parola di Dio e spezza lo stesso Pane della vita per tutti. Il santuario è il luogo ed il simbolo della nostra comunione in un solo corpo, membra perdonate e riconciliate che il Signore chiama alla sua sequela per le vie del mondo. Il culto che ci unisce in Cristo è, anche il momento dell'invio in missione in tutti i luoghi della terra in cui l'umanità attende la verità della fede, la luce della speranza e la comunione dell'amore.


6. Il dialogo di Gesù con la Samaritana - il Vangelo di questa Messa - ci dà il significato del santuario e dell'adorazione di Dio che in esso compiamo. "Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità... Dio è spirito" (Jn 4,23-24).

Il nostro incontro con Dio è autentico se lasciamo che la Parola entri in noi, se accogliamo la presenza di Cristo morto e risorto ad ogni tappa del nostro cammino. Le parole e gli atti di culto celebrati nel santuario non hanno pieno valore se lo stesso spirito e la stessa verità non permeano la vita delle famiglie, l'impegno nelle professioni, lo sforzo di tutta la società per il benessere e la dignità di tutti.

Il santuario di verità è Dio presente nel cuore dei cristiani, quando essi condividono fraternamente l'amore che è il dono di Dio nelle loro famiglie, quando assicurano con pazienza l'educazione dei loro figli e il risveglio della loro fede, quando si aiutano reciprocamente, quando curano le piaghe e aiutano i poveri, quando partecipano generosamente allo sviluppo del loro popolo nella giustizia, quando agiscono in ogni luogo come artefici di riconciliazione e di pace. L'adoratore in spirito e verità riconosce il disegno del Dio vivente e consacra tutte le risorse del suo cuore, della sua intelligenza e delle sue mani al compimento della volontà divina.


7. Fratelli e sorelle che costruite la Chiesa, qui ed in tutto il continente africano, sapete che l'assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi sarà un momento di grazia. I vostri Pastori raccoglieranno i lavori della messe che è generosamente cresciuta e li presenteranno al Signore in un canto di lode e riconoscenza. In effetti, come questo santuario affonda solidamente le fondamenta nella vostra terra, la fede è profondamente radicata fra voi.

Ed è giunto il momento di preparare i prossimi raccolti. Alle soglie del terzo millennio, tutta la Chiesa, la Chiesa del vostro continente scopre in modo nuovo la necessità e il dinamismo dell'evangelizzazione fra voi. Ciascuno è chiamato ad essere testimone della Buona Novella della salvezza. Di fronte alle numerose sfide dell'Africa, i cristiani africani devono approfondire la loro adesione a Cristo, lasciarsi coinvolgere dal suo amore, aprendo le ricchezze ai loro fratelli.

Sostenuta dalla preghiera e dalla riflessione di ogni Chiesa particolare, l'Assemblea del Sinodo studierà il modo di assolvere alle soglie del terzo millennio ai compiti dell'evangelizzazione in un modo realmente africano e nella comunione universale della Chiesa di Cristo. A molti vostri fratelli e sorelle la Buona Novella della salvezza non è ancora giunta! Bisogna trovare il linguaggio che diffonda realmente la fede in Africa. In un continente provato dalle divisioni e dall'angoscia ma animato al tempo stesso da una crescente speranza, il dialogo nel mutuo rispetto s'impone a tutti. La Chiesa conosce le grandi sfide della giustizia e della pace, i suoi figli e le sue figlie devono rispondere ad esse con coraggio e generosità. Che Cristo possa crescere in ciascuno dei battezzati e che per tutta la loro vita venga annunciato!


8. "Voi siete il tempio di Dio". In verità il vero santuario, la dimora di Dio fra gli uomini, è l'uomo stesso, nella misura in cui l'edificio è solidamente costruito sul fondamento che è Gesù Cristo (cfr. 1Co 3,11-16).

Nessuno può porre altre fondamenta realmente durature per edificare la Chiesa che non siano Gesù Cristo. La potenza della morte non prevarrà su di essa (cfr. Mt 16,18). I materiali dei templi costruiti dalle mani degli uomini, quale che sia il loro valore, sono soggetti alle leggi del tempo, possono essere distrutti. E' indistruttibile solo il santuario fondato sul Cristo per il culto "in spirito e verità". Poiché è certa la sua promessa: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

Fratelli e sorelle che costruite la Chiesa nelle vostre città e nei vostri villaggi, in tanti luoghi della terra africana, questa promessa è rivolta a voi. "Voi siete l'edificio di Dio" (1Co 3,9). Vi ripeto queste parole di Paolo da questa grandiosa basilica.

Ma ciascuna delle vostre chiese, la più umile delle vostre cappelle, è anch'essa il simbolo del vero santuario che il Cristo rende saldo e vivente, il santuario fatto di pietre viventi (cfr. 1P 2,5), che riunisce i membri del suo Corpo in un'unità che supera ogni frontiera, nell'amore che eternamente scaturisce dal cuore di Dio! Il battesimo vi unisce tutti a Cristo risorto. Sacerdoti, l'ordinazione vi permette di dispensare i doni della salvezza. Consacrati, i voti vi rendono testimoni privilegiati dell'unica cosa necessaria. Fedeli laici, voi santificate il mondo nei vostri focolari, nel vostro lavoro, nella società intera.

Insieme, per mezzo "dello spirito di Dio che abita in voi" (cfr. 1Co 3,16), voi siete "la dimora di Dio in mezzo agli uomini, che ha per fondamenta gli Apostoli e per pietra angolare il Cristo Gesù" (Preghiera di consacrazione delle chiese).

"così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16)!


9. Nel giorno in cui questo santuario viene consacrato a Nostra Signora della Pace, ci ricordiamo che i primi evangelizzatori giunti in questa terra hanno consacrato la Chiesa nascente alla Vergine Maria.

Nostra Signora della Pace, ti affidiamo nuovamente la Chiesa di questa diocesi, di tutte le diocesi di questo Paese. Attraverso la tua intercessione, le consacriamo a tuo Figlio.

O Vergine Maria, guidaci verso il Figlio tuo, Colui che è la Via, la Verità e la Vita! Concedi ai Pastori, ai consacrati, ai fedeli laici di far vivere in questo luogo la Chiesa di Cristo, con fede e generosità, resi forti dalla grazia del Figlio tuo.

Dona alle famiglie l'unità nella fedeltà, la gioia di accogliere la vita, di educare i figli con serenità, di guadagnarsi il pane quotidiano.

Mostra la tua tenerezza misericordiosa a coloro che soffrono nel corpo e nell'animo. Infondi in coloro che li circondano l'amicizia che conforta ed i gesti che guariscono e danno Pace.

Concedi ai fedeli della Costa d'Avorio di essere instancabili artefici di pace, in unione con i loro fratelli e sorelle di questa terra e di tutto il continente.

Concedi l'appoggio materno a tutto questo popolo e ai suoi governanti affinché conoscano la concordia e la prosperità, la giustizia e la pace. Assistili nel loro impegno per costruire un futuro migliore.

Conserva per sempre la famiglia umana nella pace, o Nostra Signora della Pace! (Traduzione dal francese)

Data: 1990-09-10

Data estesa:Lunedi 10 Settembre 1990

Alla Segreteria del Sinodo - Yamassoukro (Costa d'Avorio)

Titolo: Un'ora decisiva per la Chiesa in Africa

Signori Cardinali, Cari fratelli nell'Episcopato,


1. Come Successore di Pietro, sono felice di prendere parte con voi, successori degli Apostoli in Africa, alla riunione del Consiglio della Segreteria Generale per l'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Le vostre giornate di preghiera e di riflessione costituiscono il primo atto, nel continente, del cammino ormai ben orientato delle vostre Chiese particolari verso la storica riunione dell'Assemblea sinodale.

Sin dal primo annuncio, il 6 gennaio 1989, ho seguito, con l'interesse particolare e l'affetto che ho per l'Africa, le diverse tappe della lunga preparazione di quest'Assemblea: due sessioni della Commissione antepreparatoria, due sessioni del Consiglio e la pubblicazione dei Lineamenta a cura della Segreteria Generale durante la nona Assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar, a Lomé lo scorso 24 luglio.

Grazie ai miei regolari contatti con i membri del Consiglio in ognuna delle sessioni, ho potuto vedere con quanto entusiasmo è stata accolta l'iniziativa dell'Assemblea speciale e accorgermi della competenza e della generosità profuse nella preparazione che rispondeva alle esigenze e al ritmo imposti dalla natura stessa di una Assemblea sinodale.

Arriviamo ad un'ora decisiva per la Chiesa in Africa. Dopo gli Antichi inizi dell'evangelizzazione del continente, dopo la predicazione missionaria ricevuta generosamente da milioni di uomini e di donne che accedevano alla fede, ecco che la Chiesa è radicata sulla vostra terra, ecco che essa invia i suoi operai negli immensi campi che restano da fecondare dal Verbo di Vita! I Pastori nati in questa terra guidano il cammino del Vangelo, un tempo tracciato dai messaggeri venuti a condividere con i vostri popoli il dono della fede, la forza della speranza, l'ardore della carità. Qui, è stata ascoltata la parola di Gesù: "mi sarete testimoni" (Ac 1,8). Mediante i battezzati, i consacrati, i sacerdoti, i Vescovi, la Chiesa in Africa ha coscienza della sua missione: essa stessa annuncia il Vangelo, "potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1,16).


2. L'Assemblea Sinodale che prepariamo segnerà, ne sono certo, una tappa nuova e luminosa sulla strada bimillenaria del Vangelo in questo continente. Noi ricordiamo con ammirazione la nascita e la crescita delle prime Chiese dell'Africa, in stretto rapporto con la Chiesa primitiva e la tradizione apostolica. Noi rammentiamo i Padri illustri e le fiorenti comunità dell'Africa cristiana antica che occupano un posto importante nella realtà storica e dottrinale della Chiesa Universale. I Sinodi e i Concili di queste Chiese hanno ricevuto la sacra traditio; con la loro fervida ricerca dell'intelligenza della fede, essi hanno arricchito il patrimonio comune in un modo insostituibile. Una parte preziosa della loro eredità ci giunge in maniera viva attraverso la testimonianza delle Chiese di rito orientale: rendiamo grazie per la loro presenza in molte regioni del continente.

Oggi, a prezzo di secoli di silenzio misterioso, poi della generosità dei missionari e della loro fedeltà che li ha spinti a consacrare tutta la loro vita alla Chiesa in Africa, l'edificio ecclesiale si erge in tutte le regioni.

Cristo, che ne pose le fondamenta e che costrui con le pietre vive che sono i suoi discepoli, innalza su questa terra il simbolo e il sacramento di salvezza (cfr. LG 1). I fiumi di acqua viva, promessi dal Figlio di Dio fattosi uomo, placano la sete di uomini e donne che aspettavano di scoprire il volto e il nome del Dio vivo. L'inesauribile mistero d'amore della SantissimaTrinità vivifica il Popolo di Dio che cresce.

Fratelli nell'Episcopato, la costruzione è iniziata, rendiamo grazie a Dio. Sotto la guida dello Spirito Santo, spetta a noi continuarla, renderla più bella, più viva, più fedele alla volontà divina. L'evangelizzazione incontra degli ostacoli, a volte la rallenta l'abitudine. Si può esitare sugli orientamenti da prendere oggi in società che si evolvono. Bisogna unire gli sforzi delle persone e delle comunità, bisogna che i Vescovi stessi si accordino sulla loro azione pastorale, in funzione di un'analisi lucida e bene informata. Dinanzi a queste esigenze, urgenti ai tempi nostri, ho convocato la vostra Assemblea sinodale.


3. Un'Assemblea Sinodale non può essere ridotta a una consultazione su problemi pratici. La sua autentica ragion d'essere è il fatto che la Chiesa può progredire soltanto rafforzando la comunione tra i suoi membri, a cominciare dai suoi Pastori. Siamo sempre consapevoli dell'insegnamento del Concilio Vaticano II, che ha chiarito che la vocazione della Chiesa è per istituzione divina, una communio.

Usando le parole di un africano - San Cipriano - il Concilio opportunamente descrive la Chiesa come "un popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (LG 4). Infatti è proprio dalla feconda ed essenziale realtà della communio, caratteristica della Chiesa, che è sorta l'istituzione del Sinodo dei Vescovi. Scopo di tale istituzione è manifestare e sviluppare solidarietà tra i capi delle Chiese particolari nell'adempimento della loro missione oltre i confini delle singole Diocesi. Su questo punto importante il Concilio ha dato un insegnamento molto chiaro: "I vescovi, come legittimi successori degli apostoli membri del collegio episcopale, sappiano essere sempre pensando che per divina disposizione e comando del dovere apostolico ognuno di essi, insieme con gli altri vescovi, è garante della Chiesa" (CD 6).

Nell'esercitare le proprie prerogative, l'Assemblea Sinodale attualizza la communio vivente del Corpo di Cristo, che è la Chiesa, attraverso la comunione visibile dei Vescovi. La missione della Chiesa in Africa, con le caratteristiche specifiche che le vostre riflessioni identificheranno, è unita all'unica missione che Cristo ha affidato all'intero collegio apostolico. Quale Successore di Pietro, il Vescovo di Roma ha ricevuto il mandato di essere il garante dell'unità e della apostolicità di tutta la Chiesa. E' la comunione con lui che legittima l'invio in missione di quanti dovranno proclamare il Vangelo. Grazie ai loro legami con la Sede di Roma, i Vescovi esprimono ed affermano la loro solidarietà in uno scambio reciproco. In tal modo, attraverso la comunione dei Vescovi, la Chiesa universale partecipa delle gioie e dei dolori delle Chiese particolari. Il Concilio sottolinea questo aspetto quando afferma: "Come San Pietro e gli altri apostoli costituirono, per istituzione del Signore, un unico collegio apostolico, similmente il romano pontefice. successore di Pietro, e i vescovi, successori degli apostoli, sono fra loro uniti... Questo collegio, in quanto composto da molti, esprime la verità e l'universalità del popolo di Dio; in quanto raccolto sotto un solo capo, esprime l'unità del gregge di Cristo" (LG 22). In nome di questa unità tra di noi, faccio appello ai nostri fratelli nell'episcopato e a tutto il Popolo di Dio in tutto il mondo affinché si sentano parte dei risultati e delle aspettative che verranno alla luce nel gran giorno dell'Assemblea Sinodale per l'Africa.


4. L'attuale sessione del vostro Consiglio segue la pubblicazione dei Lineamenta che avete preparato. Questo testo sviluppa il tema: "La Chiesa in Africa e la sua Missione Evangelizzatrice verso l'Anno 2000: "Mi sarete testimoni"" (Ac 1,8). Il processo sinodale è perciò entrato in una nuova fase, una fase che coinvolge direttamente tutti i Vescovi dell'Africa e tutto il Popolo di Dio. Anche qui è la communio che deve esprimersi.

Quanti hanno ricevuto la Buona Novella costituiscono un corpo ecclesiale che deve costruirsi attraverso nuovi membri e deve preservare l'unità nella diversità. Ricordiamo le parole dell'Apostolo Paolo: "Vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità" (Ep 4,15-16).

I Lineamenta focalizzano chiaramente le preparazioni per l'Assemblea attorno a un tema centrale, vale a dire la missione evangelizzatrice di tutte le Chiese particolari del Continente africano. I processi sinodali stimoleranno nuovi sforzi di evangelizzazione quale risultato delle deliberazioni dei Padri basate sui temi proposti alla loro riflessione; vale a dire, la proclamazione della Buona Novella; l'inculturazione e il Vangelo; il dialogo con gli altri cristiani, con l'Islam, con la Religione Tradizionale Africana e le altre religioni; l'attività pastorale, per la giustizia e la pace: e infine, l'uso dei mezzi di comunicazione sociale al servizio della evangelizzazione.

In virtù del mio mandato apostolico, esorto tutti i membri del Popolo di Dio che è in Africa, a intraprendere attivamente la preparazione dell'Assemblea, in cui i suoi Pastori dovranno orientare il cammino del Vangelo all'alba del Terzo Millennio. Rivolgo questo appello alla comunità dei fedeli, a voi che siete stati battezzati in Gesù Cristo, uniti alla sua Morte e alla sua Risurrezione (cfr. Rm 6,3-5), arricchiti dal dono della fede: l'esperienza della vostra vita cristiana diviene, a sua volta, testimonianza e sorgente peri vostri fratelli. "L'amore di Dio è stato riversato nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (cfr. Rm 5,5). Possa ognuno di voi, nella sua preghiera quotidiana, udire "ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2,7). L'Assemblea Sinodale sarà il frutto della vita dello Spirito nei vostri cuori e della vitalità delle vostre comunità.

Sacerdoti, figli dell'Africa o missionari giunti da altri luoghi, seminaristi, persone consacrate, in vista di queste Assemblee storiche per questo Continente, vi chiedo di parlare insieme della vostra esperienza spirituale ed apostolica. Dovete farlo in stretta unione con i catechisti che hanno un ruolo tanto importante presso i loro fratelli, con i consigli pastorali, i movimenti, le comunità ecclesiali di base, le parrocchie. Riuniti intorno ai vostri Vescovi traccerete così il volto africano della Chiesa che è, nella vostra terra, l'immagine di Cristo, il riflesso dello splendore del Creatore.


5. Nei prossimi mesi pregate e riflettete. Attraverso le vostre testimonianze si potranno percepire le vostre gioie e le vostre sofferenze, le vostre speranze e le vostre angosce. Si scoprirà il prezzo della vostra fedeltà e il peso della vostra povertà. Nella verità e nella carità, si disegneranno i tratti comuni dei cristiani d'Africa e i loro compiti per la crescita del Corpo di Cristo.

Ponendovi all'interno delle molteplici realtà culturali, spirituali ed ecclesiali del continente, manifestando la fecondità dell'incontro di Cristo con l'umanità africana, discernerete le vie più giuste per l'evangelizzazione, renderete esplicite le esigenze di questi tempi per il ministero sacerdotale e la vita consacrata, per l'istituto monastico che ha preso l'avvio sul vostro continente, per le assemblee locali e la loro celebrazione del mistero cristiano, per il ruolo dei movimenti, per l'educazione dei giovani, per un dialogo aperto e sincero con i cristiani di altre confessioni e i credenti di altre tradizioni spirituali, per la presenza dei valori cristiani nella società e per la promozione umana attesa dai vostri fratelli e sorelle.

Fratelli nell'episcopato, questo appello a una nuova partenza del Popolo di Dio sulla rotta del Vangelo, lo formulo in unione con tutti i Vescovi del continente e, attraverso di loro, lo rivolgo a tutti i cattolici. I loro Vescovi guideranno la ricerca, essi riuniranno i risultati nel quadro delle Conferenze episcopali, mediteranno su di essi in funzione del loro incarico pastorale.


6. Con voi, affido l'Assemblea sinodale futura e la sua preparazione nelle vostre diocesi alla protezione materna di Nostra Signora d'Africa di Nostra Signora della Pace. Possa Ella precederti, beneamato Popolo di Dio in Africa, nel pellegrinaggio della fede! Possa Ella aiutarvi a custodire nel vostro cuore la Parola che vi è stata affidata e ad essere i servitori del Signore, i testimoni della sua misericordia, gli artigiani della sua pace, i portatori della sua grazia! Possa Maria, Madre del Redentore e Madre della Chiesa, sostenere la Chiesa in Africa che, a partire da questo giorno, avanza tutta al completo verso il Sinodo! Con le parole dell'Apostolo Paolo, il Successore di Pietro eleva la sua fervida preghiera: "Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo"! (Rm 15,13) Cari figli e figlie dell'Africa, vi riempia di gioia lo Spirito d'amore e di santità! Possa Cristo Redentore, morto e risorto per l'umanità fortificare in voi l'uomo nuovo! Porti Dio, nostro Padre, il suo Regno all'avvento! Che la Benedizione di Dio sia con voi.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-09-10

Lunedi 10 Settembre 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Alla Conferenza episcopale, in Nunziatura - Kigali (Rwanda)