GPII 1990 Insegnamenti - A dirigenti dello scoutismo internazionale - Città del Vaticano (Roma)

A dirigenti dello scoutismo internazionale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Esperienza educativa per crescere in maturità e responsabilità

Cari Amici, Sono lieto di dare il benvenuto a questo distinto gruppo che comprende il Segretario Generale e i Membri del World Committee of Scouting (Comitato Mondiale dello Scoutismo), rappresentanti dell'lnternational Catholic Conference of Scouting (Conferenza Cattolica Internazionale di Scoutismo) e dell'AGESCI (Scout e Guide Cattolici Italiani). In linea con i molti casi in cui i miei predecessori hanno lodato i nobili scopi del vostro movimento e i suoi felici risultati su scala mondiale, dal momento in cui Lord Baden-Powell lo ha fondato oltre ottant'anni fa, vi garantisco il mio personale apprezzamento dello Scoutismo come una splendida esperienza educativa ed una forma di impegno sociale e religioso. Sono felice di sapere che oggi oltre sedici milioni di giovani di tutte le razze, religioni e culture di ogni continente partecipano alle attività Scoutistiche in seno alle strutture del vostro movimento.

Nelle mutevoli circostanze politiche e sociali dell'attuale momento, voi trovate nuove opportunità di rinnovata presenza della vostra organizzazione nei Paesi dell'Europa centrale ed orientale. State, inoltre, facendo notevoli progressi in Asia, Africa ed America Latina, mentre lo Scoutismo continua ad attirare molti giovani nei Paesi in cui tradizionalmente è sempre stato forte.

Mentre mi congratulo con voi per la dedizione e il dinamismo con cui servite questa causa, desidero incoraggiarvi a continuare a tenere alti i nobili ideali e gli stimolanti programmi di sviluppo personale, amicizia, fratellanza e servizio, che rendono il vostro movimento così gradito ai giovani.

Lo Scoutismo è soprattutto una educazione. I membri del movimento lo sentono come una crescita nella maturità personale e nella responsabilità sociale.

Essi imparano ad assumere il proprio posto nella vita con un alto grado di impegno per il bene comune. Imparano a curarsi dei meno fortunati. Sviluppano un ardente desiderio di costruire una cultura di buona volontà; imparano la franchezza e l'armonia nei rapporti umani, il rispetto dell'ambiente, l'accettazione dei doveri, compreso il più fondamentale di tutti: l'amore per il Creatore e l'obbedienza alla sua volontà.

Lo Scoutismo è un movimento in grado di aiutare milioni di giovani uomini e donne a lavorare per la civiltà dell'"essere", in antitesi con la civiltà dell'"avere", che sta producendo in molte società allarmanti manifestazioni di egoismo, frustrazione e disperazione, e perfino di violenza intesa come modo di vivere. L'autentico valore del vostro movimento sta nel trasmettere un umanesimo espresso nel retto giudizio, nella forza di carattere, nell'affinamento dello spirito, e nella perseveranza nel raggiungere la verità e la bontà. Il successo del metodo Scout, senza dubbio, ha molto a che vedere con il modo in cui i giovani sono portati a scoprire da soli e a vivere queste qualità attraverso attività adatte alla loro età. Lo stile spontaneo e aperto delle attività Scout, in un contesto di autodisciplina e di un chiaro codice di comportamento, rende tali attività particolarmente gradite alla natura spontaneamente entusiasta e generosa dei giovani.

La sollecitudine per i valori cristiani è stata una parte essenziale del prograrnma originale dello Scoutismo ideato da Baden-Powell. E' proprio questa apertura alla dimensione religiosa della vita che dà corpo e direzione ai valori umani ed etici che il movimento si sforza di trasmettere e di cui i capi degli Scout e delle Guide sono,chiamati ad essere esemplari testimoni. E' vero che la Chiesa ha un interesse speciale nel benessere degli Scout e delle Guide cattolici, soprattutto attraverso l'attività della International Catholic Conference (Conferenza Internazionale). Ma vorrei assicurarvi che essa ha un'altissima stima per tutto il movimento degli Scout, ed è convinta che la cooperazione e lo scambio tra tutte le organizzazioni che lo compongono sia una parte importante dell'ulteriore rafforzarnento e successo del movimento quale valida esperienza educativa.

Cari amici, vi rinnovo i miei sentimenti di stima e il mio incoraggiamento. Voi e i membri del vostro movimento potete giustamente essere orgogliosi delle grandi tradizioni Scout di perfezione personale e di dedizione al servizio di Dio e del prossimo che avete ereditato. Invoco su di voi le benedizioni di Dio mentre vi impegnate ad affrontare i molti problemi che oggi la vostra organizzazione si trova dinanzi e la sfida di mantenere alti i nobili ideali dello Scoutismo.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-09-20

Giovedi 20 Settembre 1990

Durante la visita al Seminario diocesano - Albano (Roma)

Titolo: Con l'esempio il sacerdote deve far conoscere all'uomo d'oggi le ragioni della speranza

Carissimi sacerdoti, diaconi e seminaristi della diocesi di Albano!


1. Ho accolto l'invito di compiere questa visita, quasi a voler riprendere e continuare l'incontro che ebbi con voi nel 1985, allorché, al termine della visita pastorale del vostro vescovo, mi presentaste il programma del Sinodo diocesano, che nel frattempo è stato inaugurato, avente per tema: "Camminare insieme". Saluto tutti voi; saluto in particolare il vostro vescovo, mons. Dante Bernini, che ringrazio per le parole con le quali ha presentato questo incontro.


2. Come dicevo nell'incontro di cinque anni fa, non esiste solo un cammino esteriore, visibile, della società, ma esiste anche, ed è il più importante, un cammino segreto, interiore, un cammino delle coscienze, sotto l'impulso delicato, forte e continuo dello Spirito Santo, che conduce l'uomo "alla pienezza della verità" (Jn 16,13), cioè a una migliore consapevolezza delle esigenze di una vita più giusta e fraterna, vissuta in condizioni spirituali e materiali degne dell'uomo. Un obiettivo importante del vostro Sinodo potrebbe essere quello di approfondire e chiarire, alla luce dei recenti documenti della Chiesa, delle valide acquisizioni della teologia morale e pastorale, e della stessa esperienza di comune cammino da voi fatta, i modi, i metodi e le possibilità di una sempre più stretta e feconda comunione interpersonale ed ecclesiale.


3. Nel compimento del nobile ideale del "camminare insieme" è evidente che il sacerdote ha un ruolo decisivo da svolgere, innanzitutto nel far comprendere che non è possibile camminare insieme tra uomini, se non si cammina davanti a Dio, perché, come insegna l'apostolo Giovanni, "la nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo" (1Jn 1,3) e, come precisa il medesimo apostolo, la comunione interumana ha il suo profondo e autentico fondamento proprio sull'annuncio di questo mistero d'amore.

In quanto ministro dell'Eucaristia, il sacerdote svolge una funzione primaria e decisiva nell'edificazione della comunità. Egli, in virtù del suo stesso ministero, è il più qualificato nel realizzare tale compito, nell'adempiere questa missione, talora difficile e crocifiggente, anche perché spesso è soggetta a incomprensioni e resistenze. Ma, nonostante ciò, il sacerdote non deve scoraggiarsi nel seguire Gesù buon pastore, perché chi è sconfitto con Cristo, vince anche con lui.


4. Giustamente, nel tema del vostro Sinodo, avete precisato anche di "camminare assieme alla creazione". Dalla stessa armonia e sapienza delle leggi della natura fisica e del mondo vivente spesso vengono agli uomini delle forti lezioni per una vita che sia veramente un camminare insieme. E, d'altra parte, questo camminare insieme non potrebbe essere veramente tale, se non ci si sforza di realizzare una retta utilizzazione delle risorse della natura, la quale da una parte consente un'equa distribuzione delle risorse, secondo i bisogni di ciascuno, e, dall'altra, faccia evitare interventi che, danneggiando la stessa natura, si possono ritorcere contro l'uomo e il suo ambiente.

A voi, fratelli carissimi, non saranno forse richiesti interventi di carattere tecnico o specifico, ma vi sarà certamente richiesto di essere uomini di Dio, con cuore aperto a tutti; veri e generosi operatori di pace e di concordia; edificatori, soprattutto con l'esempio, di vita fraterna; si richiede che sappiate far conoscere le ragioni della speranza, della pace e della riconciliazione; che facciate intravedere agli animi assetati di giustizia la bellezza del regno di Dio in mezzo agli uomini.


5. L'Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, che sta per iniziare, tratterà circa la formazione del sacerdote, anche come edificatore della comunità e promotore del bene comune. La vostra diocesi di Albano, nel suo Sinodo, deve sentirsi pure coinvolta in tale grande avvenimento ecclesiale, dando il suo contributo di idee e di preghiere.

Auspico che il vostro Seminario, in via di ristrutturazione per l'aumentato numero delle vocazioni, possa vedere un nuovo confortante sviluppo, ricco di copiosi frutti; possa essere un centro di vita evangelica e di spiritualità sacerdotale. Possano, i giovani che vi entrano, imparare ad avere un cuore largo e generoso, come occorre a chi deve diventare costruttore di comunità cristiane.

Maria santissima, la Madre del sommo ed eterno sacerdote, vi guidi con la sua materna sollecitudine nella realizzazione della vostra missione, mentre, da parte mia, vi benedico tutti di gran cuore.

Data: 1990-09-20

Giovedi 20 Settembre 1990

Messaggio per il IV Incontro internazionale di preghiera a Bari - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La pace sommerga i conflitti nell'onda della comprensione

Al venerato fratello il card. Francis Arinz, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.

In occasione del IV Incontro internazionale di preghiera per la pace, che si terrà nei prossimi giorni a Bari, avente per tema "Un mare di pace tra Oriente e Occidente", desidero far pervenire ai rappresentanti delle comunità cristiane e a quelli delle grandi religioni mondiali, come pure a tutti coloro che saranno presenti a tale significativa manifestazione, il mio cordiale e beneaugurante saluto.

Come ricorda il Concilio, "tutti i cristiani sono chiamati con insistenza a praticare la verità nell'amore (Ep 4,5) e a unirsi a tutti gli uomini, sinceramente amanti della pace, per implorarla e per attuarla" (GS 78). In adesione a questo invito, la Comunità Sant'Egidio, proseguendo la riflessione avviata negli anni passati, ha promosso anche il presente Convegno internazionale.

L'anno scorso è stato ricordato a Varsavia il 50° anniversario della seconda guerra mondiale. In quella circostanza si è levato un corale grido di pace: "Mai più la guerra!". Per le strade della città non è risuonato "il passo cadenzato delle truppe di occupazione, ma quello tranquillo e amico dei pellegrini, uomini e donne di religione diversa, venuti da ogni parte del mondo, privi di ogni forza, se non di quella della memoria che rende pensosi e si esprime nella preghiera per la pace".

Il pellegrinaggio di pace e di preghiera da Varsavia giunge ora alla città di Bari, posta tra l'Oriente e l'Occidente e quasi protesa verso il Sud della terra. Con questa iniziativa si intende riaffermare l'impegno paziente e costante a ricercare e a costruire la pace, impegno avviato fin dagli oscuri momenti dell'ultimo conflitto, e teso a scongiurare per l'avvenire il ripetersi del ricorso all'uso delle armi.

A questo sforzo, volto a respingere ogni minaccia di guerra e a realizzare una società aperta a una piena solidarietà, non è mancato l'incoraggiamento dei miei predecessori. Fortunatamente i ripetuti appelli non sono rimasti senza risposta, poiché tanti uomini e donne hanno consacrato la loro esistenza alla promozione della pace. Come ho potuto constatare ad Assisi, in occasione della Giornata Mondiale di preghiera per la pace, nell'ottobre del 1986, da mondi religiosi differenti, continua a giungere una convinta adesione a tale nobile causa, insieme con la volontà di contribuire alla sua affermazione in spirito di sincera solidarietà.

La cronaca degli ultimi mesi è ricca di avvenimenti insperati e sorprendenti, di cambiamenti profondi nei rapporti tra i popoli. Si può ben dire che ad un tale processo di mutamenti sociali e politici ha contribuito in maniera efficace il coro di preghiera che da ogni angolo della terra si è levato verso il cielo. E' anche forte la consapevolezza che solo il fiducioso ricorso all'Onnipotente può ispirare pensieri di pace agli uomini e ottenere per l'intera umanità condizioni di pace totale e duratura.

Questa consapevolezza s'è fatta anche più viva in questi giorni, nei quali l'umanità segue con profonda trepidazione gli avvenimenti del Golfo Persico e la situazione di grave tensione ivi creatasi. I credenti sanno di dover elevare con più accorata insistenza la loro preghiera a Dio perché illumini coloro che detengono le sorti dei popoli e li induca a ricercare eque soluzioni per i problemi colà esistenti, consentendo alla stella della pace di tornare a brillare luminosa "sulle tribolate popolazioni del Golfo Persico, come su tutti i popoli del Medio Oriente, soprattutto su quelli così provati del Libano e della Palestina".

Ben a ragione, pertanto, i partecipanti a così qualificato Convegno, che si svolge sulle rive del Mediterraneo, un mare che nei secoli ha conosciuto incontri e scontri tra popoli diversi, ma nel quale confluiscono pure profonde correnti di pace, innalzano la loro invocazione perché la pace sia come un oceano, che lambisca ogni terra con la sua salutare influenza, sommerga i conflitti nell'onda della comprensione, riconcili tra di loro individui e Nazioni tra loro indifferenti od ostili.

Come ho ricordato durante il recente viaggio in Africa, una maggiore intesa tra Est e Ovest si deve accompagnare a una crescente collaborazione tra Nord e Sud, per la costruzione di un mondo giusto e pacifico: "E' necessario creare ora, per l'umanità, un'èra di pace, fondata sulla giustizia e sul rispetto dei diritti degli individui e delle Nazioni".

Rinuncino i cuori alla violenza come strumento di affermazione di sé e si aprano al rispetto e all'accoglienza dei propri simili. Soprattutto si invochi sempre e in ogni luogo Colui che rende fecondo ogni sforzo e rinnova con la sua provvidenza il corso della storia. Come onda di pace la preghiera invada i continenti, affinché scompaiano i sentimenti di odio e di violenza, i propositi di vendetta, e trionfino dappertutto la verità e l'amore.

Con questo auspicio mi è gradito rivolgere a lei, signor cardinale, e a tutti coloro che partecipano all'incontro i miei cordiali e benedicenti voti augurali per il pieno successo della manifestazione.

Dal Vaticano, venerdi 21 settembre 1990, Festa di san Matteo apostolo

Data: 1990-09-21

Venerdi 21 Settembre 1990

Messaggio per il vertice dell'ONU - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I bambini reclamano maggior rispetto della loro inalienabile dignità personale e del diritto alla vita fin dal concepimento

Sua eccellenza Javier Pérez de Cuellar, segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite in occasione del vertice mondiale per i bambini.

"I tuoi figli (saranno) come virgulti d'ulivo intorno alla tua mensa" (Ps 127,3). Queste semplici parole del salmista parlano dei figli come di una grande benedizione di Dio e una sorgente di gioia intensa per la famiglia.

Ispirata da questa veduta positiva della vita umana, la Santa Sede approva il vertice mondiale per i bambini come importante espressione e consolidamento di una sempre maggiore consapevolezza mostrata dall'opinione pubblica e dagli Stati a proposito della necessità di fare molto di più per salvaguardare il benessere dei bambini del mondo, per proclamare i diritti del bambino e per proteggere quei diritti attraverso azioni culturali e legislative permeate dal rispetto per la vita umana come valore in sé, indipendentemente dal sesso, dall'origine etnica, dallo stato sociale o culturale, o dalla convinzione politica o religiosa. Non potendo prendere parte personalmente al vertice, estendo calorosissimi saluti a lei, signor segretario generale, e agli illustri capi di Stato e di Governo presenti. Confidente che i conseguimenti della razza umana sono un segno della grandezza di Dio e della realizzazione del suo misterioso disegno, ardentemente invoco la luce divina e la saggezza sulle vostre decisioni.

Sono lieto di esprimere l'apprezzamento della Chiesa cattolica per tutto ciò che si è fatto e si sta facendo sotto il patronato delle Nazioni Unite e le sue Agenzie specializzate per garantire la sopravvivenza, la salute, la protezione e lo sviluppo integrale dei bambini, i più indifesi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, i figli e le figlie più innocenti e degni del nostro comune Padre nel cielo. La pronta adesione della Santa Sede alla Carta sui diritti del bambino, adottata dall'Assemblea delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, si accorda con la tradizione bimillenaria della Chiesa cattolica di servizio a coloro che sono nel bisogno materiale o spirituale, soprattutto ai membri più deboli dell'umana famiglia, tra i quali i bambini hanno sempre ricevuto un'attenzione particolare.

Nel Bambino di Betlemme, i cristiani contemplano l'unicità, la dignità e il bisogno d'amore di ogni bambino. Nell'esempio e nell'insegnamento del suo fondatore la Chiesa percepisce il mandato di dedicare una cura particolare ai bisogni dei bambini: infatti, nella visione cristiana, il nostro comportamento con i bambini diviene misura della nostra fedeltà al Signore stesso (cfr. Mt 18,5).

La Chiesa ha una viva percezione dell'immenso peso della sofferenza e dell'ingiustizia sopportato dai bambini del mondo. Nel mio ministero e nei viaggi pastorali, sono testimone della straziante condizione di milioni di bambini in ogni continente. Essi sono i più vulnerabili perché sono i meno capaci di far sentire la loro voce. Il mio contributo a questo vertice, signor segretario generale, è volto innanzitutto a rafforzare in questa potente Assemblea l'appello, spesso silenzioso ma non per questo meno legittimo e insistente, che i bambini del mondo indirizzano a coloro che hanno i mezzi e le responsabilità per provvedere ai loro bisogni.

I bambini del mondo implorano l'amore. In questo caso amore significa l'interesse reale di un essere umano per un altro, per il bene che ognuno deve all'altro nel legame della nostra comune umanità. Un bambino non può sopravvivere fisicamente, psicologicamente e spiritualmente senza la solidarietà che ci rende tutti responsabili di tutti, una responsabilità che assume particolare intensità nell'amore e nel dono di sé dei genitori per i loro figli. La Santa Sede attribuisce particolare significato al fatto che la Carta riconosce il ruolo insostituibile della famiglia nel favorire la crescita e il benessere dei suoi membri.

La famiglia è la prima cellula vitale della società per il suo servizio alla vita e perché costituisce la prima scuola delle virtù sociali che sono il principio vivificante dell'esistenza della società stessa. Il benessere dei bambini del mondo quindi dipende in gran parte dalle misure adottate dagli Stati per sostenere e aiutare le famiglie ad adempiere alle loro naturali funzioni di generatori della vita ed educatori.

I bambini del mondo implorano maggior rispetto per la loro inalienabile dignità individuale e per il loro diritto alla vita dal primo momento del concepimento, anche di fronte a circostanze difficili o handicap personali. Ogni individuo, non importa quanto piccolo o quanto apparentemente insignificante in termini utilitaristici, porta l'impronta dell'immagine e la somiglianza del Creatore. Linee politiche e azioni che non riconoscono quell'unica condizione della dignità innata, non possono guidare verso un mondo più giusto e umano, perché esse vanno contro i veri valori che determinano le categorie morali oggettive e che formano le basi di giudizi morali razionali e di azioni giuste. La Carta Internazionale dei diritti del bambino costituisce una dichiarazione di priorità e obblighi che possono servire come punto di riferimento e incentivo per atti a favore dei bambini in ogni luogo. La Santa Sede con piacere aderisce e approva la Carta a condizione che i fini, i programmi e le azioni che derivano da essa rispettino le convinzioni morali e religiose di coloro ai quali sono diretti, in particolare le convinzioni morali dei genitori riguardanti la trasmissione della vita, senza spingerli a ricorrere a mezzi che sono moralmente inaccettabili, così come la loro libertà in relazione alla vita religiosa e all'educazione dei loro figli. I bambini che devono imparare a essere sostegno dei loro compagni devono imparare la realtà dei mutui rapporti di sostegno nella famiglia stessa dove c'è un profondo rispetto per tutta la vita umana, per quella ancora non nata come per quella nata, e dove sia la madre che il padre unitamente prendono responsabili decisioni riguardanti l'esercizio della loro paternità.

Durante l'Anno Internazionale del fanciullo, nel 1979, ho avuto l'opportunità di rivolgermi all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ripeto oggi, con maggior enfasi, la convinzione e la speranza che ho manifestato in quell'

"Nessun paese del mondo, nessun sistema politico può pensare al proprio avvenire diversamente se non tramite l'immagine di queste nuove generazioni che dai loro genitori assumeranno il molteplice patrimonio dei valori, dei doveri, delle aspirazioni della nazione alla quale appartengono insieme con quello di tutta la famiglia umana. La sollecitudine per il bambino, ancor prima della sua nascita, dal primo momento della concezione e, in seguito, negli anni dell'infanzia e della giovinezza è la prima e fondamentale verifica della relazione dell'uomo all'uomo. E perciò, che cosa di più si potrebbe augurare a ogni nazione e a tutta l'umanità, a tutti i bambini del mondo se non quel migliore futuro in cui il rispetto dei diritti dell'uomo diventi una piena realtà?" (2 ottobre 1979, n. 21).

Possa l'Altissimo guidare questo Vertice nello stendere una base giuridica solida per il raggiungimento di una tale realtà!
Dal Vaticano, 22 settembre 1990.

Data: 1990-09-22

Sabato 22 Settembre 1990

Alla popolazione raccolta in piazza Castello - Ferrara

Titolo: Per una società più degna dell'uomo e vicina all'ideale cristiano

Cari fratelli e sorelle di Ferrara!


1. Sono particolarmente lieto di essere ospite della vostra Città, dove, com'è noto, pure alcuni miei predecessori ebbero la gioia di recarsi e di soggiornare.

Saluto con affetto ciascuno di voi e vi ringrazio per l'accoglienza che mi avete riservato. Esprimo viva gratitudine al signor sindaco per le cortesi parole che mi ha indirizzato a nome dell'intera cittadinanza. Rivolgo un omaggio deferente all'on. Cristofori, sottosegretario della Presidenza del Consiglio, che mi ha portato il saluto del Governo italiano, e a tutte le autorità presenti. Un cordiale pensiero va pure alla comunità ebraica che vive a Ferrara e che proprio nei giorni scorsi ha celebrato la fausta ricorrenza del capodanno, tempo sacro al perdono reciproco e alla riconciliazione.

Sono venuto fra voi, fedeli di Ferrara, quale successore di Pietro, per ripetervi che la Chiesa guarda alla vostra Città con stima e affetto, e per questo attende da essa un particolare contributo per la costruzione di una società più degna dell'uomo e, per ciò stesso, più vicina all'ideale cristiano.


2. La vostra è una Città privilegiata, che, in epoca particolarmente ricca di splendore, si è distinta come uno dei centri più attivi e prestigiosi di cultura umanistica: una cultura, peraltro, aperta ai valori trascendenti e saldamente ancorata alle fonti della vera sapienza.

Di questa eccezionale fioritura restano, tuttora, segni visibili e mirabili in ogni campo dell'attività creativa: dall'architettura alla scultura, dalla pittura alla musica, dalla letteratura all'urbanistica. Si, Ferrara è una delle città italiane più ricche di ricordi storici e di monumenti. Ed è doveroso sottolineare quanto il sentimento religioso abbia efficacemente contribuito a suscitare una così straordinaria manifestazione di talento artistico e di vivacità culturale. In tale contesto è nata anche la vostra Università, voluta dal Papa Bonifacio IX nel 1391, e della quale vi apprestate a celebrare, con la dovuta solennità, il VI centenario di fondazione.

Cari Ferraresi, conservate e arricchite questo vasto patrimonio umano e spirituale! Non tagliate mai i ponti col passato, ma poggiate il vostro avvenire su tali provvidenziali fondamenta. Ogni città, infatti, è come un albero che ogni anno rinnova le fronde e produce frutti abbondanti nella misura in cui le sue radici restano affondate nel buon terreno. Se sradicato, l'albero inaridisce e muore.


3. Ferrara, amata e nobile città, riscopri le tue origini cristiane! Il Vangelo giunse qui fin dai primi secoli. Nel lungo catalogo dei vostri illustri conterranei s'incontrano vescovi noti per santità, come san Maurelio, il beato Alberto Prandoni, il beato Giovanni Tavelli, e per instancabile attività apostolica, quali Giovanni Fontana, il ven. Bonaventura Barberini, il card. Carlo Odescalchi. Espressione di tale rigoglio di vita religiosa è la vostra stupenda cattedrale, con l'inconfondibile facciata, divenuta emblema della stessa città. E segno di fervore religioso sono pure le numerose chiese, le abbazie, dentro e fuori il perimetro cittadino - penso in particolare a Pomposa - i monasteri e i santuari, a cominciare da quelli della Madonna delle Grazie e di Santa Maria in Vado. Voi avete una preziosa eredità spirituale che può costituire motivo d'ispirazione e di vanto per le nuove generazioni, sempre bisognose di linfa spirituale e di alti ideali ai quali riferirsi.


4. Circa 550 anni fa, nel duomo di Ferrara fu inaugurato e tenne la sua fase più costruttiva un Concilio Ecumenico, alla presenza del Papa Eugenio IV e di molti vescovi orientali. Fu il Concilio dell'unione coi fratelli greci, che, se non ottenne sul momento tutti i frutti desiderati, costitui pur sempre un passo importante sulla strada del cammino ecumenico. Da qui è partita una scintilla, che è diventata, nel mondo contemporaneo, fiamma che arde luminosa.

Nuove sfide incalzano nell'ora presente e nuovi traguardi vi attendono.

Irradiate, cari amici, intorno a voi il calore della fraternità e la fiamma della solidarietà. Cementate la vostra attività nella fede in Dio, Padre comune di tutta l'umanità.

Avete alle vostre spalle la testimonianza di un laicato generoso e intraprendente, che, in tempi non meno difficili dei nostri, seppe impegnarsi a fondo per inserire con efficacia il lievito del cristianesimo nella realtà del mondo contemporaneo. Ferrara cattolica ha dato un decisivo contributo di opere e di persone non solo alla Chiesa, ma anche alla società civile a ogni livello.

Uomini e donne, formati alla scuola del Vangelo, hanno mostrato, con la testimonianza della parola e dell'azione, quali vantaggi possa recare anche all'impegno civile l'ispirazione derivante dalla fede. Non c'è giustizia senza pace. Non c'è pace senza amore. E non c'è amore senza Dio.


5. La fede alimenta l'ottimismo, un sentimento di cui scarseggia il mondo occidentale. Pesa attualmente sui Paesi più ricchi la minaccia del declino demografico, poiché la società invecchia e ci sono sempre meno bambini. In questa prospettiva, come si può sperare in un futuro migliore? Ferrara, non assistere indifferente al preoccupante fenomeno del calo costante della tua popolazione! La fede vissuta con coraggio restituirà la necessaria fiducia per vincere ogni timore, ogni tentazione egoistica e aprire i cuori alla generosità. Oggi si perseguono sempre più avanzati successi tecnologici, trascurando talora le irrinunciabili esigenze della morale naturale e divina. Ma un mondo senza Dio può mai essere felice? Non esiste autentico sviluppo senza il rispetto delle leggi di Dio.

Cari Ferraresi, vi auguro che Dio sia sempre al centro della vostra vita! Abbiatelo come sommo punto di riferimento nelle vostre famiglie, nelle vostre associazioni e in tutta la vostra esistenza personale e sociale! Solo così potrete fare della vostra Città il luogo privilegiato dei vostri progetti e delle vostre legittime aspirazioni. Ecco il mio augurio all'inizio di questa visita.

Con questo augurio, che affido all'intercessione della Madonna delle Grazie, tutti di cuore benedico!

Data: 1990-09-22

Sabato 22 Settembre 1990

A imprenditori e sindacalisti in arcivescovado - Ferrara

Titolo: L'impresa deve rispettare il primato dell'uomo sul lavoro e del lavoro stesso sulla tecnica, sul profitto, sul capitale

Egregi signori imprenditori e sindacalisti, carissimi amici di Ferrara Città e Provincia!


1. Per molto tempo, l'agricoltura è stata l'attività prevalente dei lavoratori di queste terre, con produzioni rinomate e molteplici. In questi ultimi anni, tuttavia, Ferrara è grandemente cresciuta anche sul piano industriale, con un notevole potenziale produttivo e di ricerca nei settori meccanico, chimico e agricolo-alimentare. Nel settore commerciale, poi, si è sviluppata una moderna rete distributiva e di servizi alle imprese, mentre si è potenziato l'artigianato.

Si tratta di investimenti veramente cospicui, che danno lavoro a migliaia di persone.

Sono pertanto riconoscente agli organizzatori per questo incontro con voi, imprenditori e sindacalisti, e sono lieto di porgere a tutti il mio cordiale saluto. Il mio deferente pensiero va anche al presidente e agli amministratori della locale Cassa di Risparmio, che, fondata nel 1838 durante il pontificato di Gregorio XVI, si è resa, fino ai nostri giorni, ampiamente benemerita per svariate opere di carità e di impegno civile.


2. La vostra cortese presenza mi offre l'opportunità di esprimervi compiacimento e apprezzamento per quanto avete fatto e avete tuttora in animo di fare a beneficio dell'intera Comunità. Nello stesso tempo, l'incontro mi induce a riflettere con voi sull'importanza e sulla delicatezza dell'attività imprenditoriale in questa nostra epoca in cui spesso la "competizione" tende a prevalere sulla "collaborazione", a tutto svantaggio dell'autentico bene comune.

L'impresa ha oggi bisogno di una professionalità aperta e aggiornata; in altre parole, di una professionalità che sia innanzitutto "qualificata". Come affermano gli esperti, occorre passare da una "professionalità di mestiere" a una "professionalità di processo". Ciò suppone non soltanto una seria competenza nell'ambito dei propri compiti specifici, ma anche una sensibilità culturale, che consenta di rendersi conto prontamente dei progressi tecnologici e di adeguarvisi in modo tempestivo ed efficace.

Si richiede, insomma, una professionalità ricca di qualità operative, ma anche di valori umani, sociali, culturali ed etici, tali da rendere il lavoro produttivo e insieme gratificante.


3. La professionalità nell'impresa, inoltre, deve sempre essere ispirata a una visione "personalista", che abbia a cuore prima di tutto e al di sopra di tutto il "fattore umano". Sono certamente necessarie le analisi preventive, i controlli statistici, le certificazioni tecniche; importante è pure la "filosofia della qualità totale" per il continuo miglioramento del prodotto.

Ma l'impresa deve sentirsi soprattutto impegnata a rispettare il primato dell'uomo sul lavoro e del lavoro stesso sulla tecnica, sul profitto, sul capitale. "Umanizzare" le aziende significa, pertanto, privilegiare la persona umana, eliminando interessi particolaristici, che non di rado vanno a scapito della comunità; significa impostare la soluzione dei problemi alla luce dei valori etici di fondo che permangono perennemente validi. Ciò suppone la ricerca di un dialogo sereno e costruttivo tra imprenditori e dipendenti al fine di prevenire e risolvere conflitti e contrasti che nuocciono, in definitiva, al bene di tutti.

In questa prospettiva già il Papa Paolo VI, nella lettera apostolica "Octogesima Adveniens" (n. 46), scriveva: "L'attività economica, che è necessaria, può essere sorgente di fraternità e segno della Provvidenza se posta al servizio dell'uomo; essa è l'occasione di scambi concreti tra gli uomini, di diritti riconosciuti, di servizi resi, di dignità affermata nel lavoro".


4. Occorre, infine, che la professionalità nell'impresa non escluda un'apertura al "trascendente". Essa, cioè, deve tener conto del destino ultraterreno della persona umana, creata a immagine di Dio e redenta da Cristo. Come già affermava sant'Agostino, profondo conoscitore delle vicende umane, Dio ci ha fatti per lui e il nostro cuore è inquieto e insoddisfatto finché non riposa in lui! Una professionalità legata soltanto agli interessi terreni e al raggiungimento del massimo benessere materiale, rischia di rendere l'uomo schiavo dell'egoismo, in una logorante lotta competitiva; mentre il richiamo alla dimensione eterna del destino umano favorisce la stima reciproca, spinge alla fiducia e alla comprensione, suggerisce opere di carità e di aiuto fraterno, specialmente verso i più deboli e i meno abbienti.


5. Nel documento "La Chiesa italiana e le prospettive del Paese", pubblicato nel 1981, la Conferenza episcopale esortava giustamente la comunità cristiana a "ripartire dagli ultimi, che sono il segno drammatico della crisi attuale", e con essi "riscoprire i valori del bene comune: della tolleranza, della solidarietà, della giustizia sociale, della corresponsabilità". E' un'esortazione che ha valore anche per voi, come per ogni persona di buona volontà.

Vi aiuti il Signore a non cedere alla tentazione dell'egoismo, ma a ispirarvi nella vostra attività a motivazioni superiori, fondate sulle aspirazioni profonde dell'essere umano. Contribuirete, così, in maniera efficace, al suo integrale sviluppo.

Approfondite la fede cristiana e siate sempre più persuasi che solo amando e seguendo il Vangelo si promuove l'autentico progresso della umanità.

Rinnovo agli imprenditori, agli amministratori, ai sindacalisti e a tutti voi qui presenti, il mio fervido augurio, mentre di cuore imparto ad ognuno la mia benedizione!

Data: 1990-09-22

Sabato 22 Settembre 1990


GPII 1990 Insegnamenti - A dirigenti dello scoutismo internazionale - Città del Vaticano (Roma)