GPII 1990 Insegnamenti - Nel Seminario del PIME - Trentola-Ducenta (Caserta)

Nel Seminario del PIME - Trentola-Ducenta (Caserta)

Titolo: A 25 anni dall'"Ad Gentes" deve realizzarsi sempre più la missionarietà della Chiesa


Si celebra il XXV del decreto "Ad Gentes" emanato dal Concilio Vaticano II, un decreto legato per i suoi contenuti profondi alla ecclesiologia del Concilio Vaticano II, specialmente alla "Lumen Gentium". In questi documenti si ripetono le parole: "Ecclesia est semper et omnis in statu missionis". La Chiesa è sempre e dappertutto in stato di missione. Possiamo dire che il Concilio Vaticano II ci ha confermato e, in un certo senso, rivelato l'organica missionarietà della Chiesa, cominciando dalla "Lumen Gentium" sino dal capitolo "Mysterium Ecclesiae".

Le profondità trinitarie sono quasi un punto di partenza per la Chiesa che è sempre in stato di missione. Se Dio è Trinità, così sono le missioni divine del Figlio e dello Spirito Santo, Verbo e Spirito Santo. Il popolo di Dio che è la Chiesa non può non essere in stato di missione, la quale porta nelle realtà create, porta nella storia dell'umanità ciò che costituisce il nucleo proprio redentivo e salvifico di questa missione trinitaria di Dio.

Sono molto profonde le radici teologiche della missionarietà della Chiesa. Da queste radici viene poi la consapevolezza di essere missionari "nella" Chiesa. Ma ci vuole una densità della vita della Chiesa; e questa densità la sentiamo molto nell'ambiente campano, in questa diocesi di Aversa. Questa densità della vita della Chiesa è come un suolo su cui crescono poi la consapevolezza e l'impegno delle missioni, dei missionari. Qui siamo davanti alla tomba di un sacerdote che ha dato con la sua vita e con la sua opera una espressione specifica a questa missionarietà della Chiesa universale e, in special modo, della Chiesa italiana. Per questo, tutta la Chiesa, specialmente in Italia, è diventata debitrice di questo grande sacerdote e di tutti quelli che nell'arco del suo progetto missionario, della sua opera, del suo Istituto missionario, sono andati come missionari nel mondo e sempre vanno nei Paesi di missione. Alcuni di loro hanno già concluso il loro itinerario missionario terreno, alcuni riposano qui, in questa cappella, che è emblematica per la vostra istituzione, il PIME, come anche per tutte le istituzioni sorelle o, piuttosto, affiliate, collegate con il vostro istituto sacerdotale: penso specialmente all'istituto femminile, le cui rappresentanti si incontrano qui. Qui non si può arrivare senza entrare di nuovo in queste profondità teologiche, ecclesiologiche, che il Concilio ha fatto rivivere nella nostra coscienza: ha dato una nuova dimensione alla nostra fede, fede nella Chiesa e nella sua missione nel mondo. Da questo approfondimento viene anche la preghiera, perché si realizzi sempre più questa missionarietà della Chiesa attraverso le diverse vocazioni missionarie, che sono tanto necessarie e tanto attese nel mondo. Oggi si vede, forse più che mai, che la messe è grande. E si vede anche che gli operai non sono sufficienti, specialmente in alcuni ambienti che tradizionalmente erano ambienti delle missioni: penso soprattutto all'America Latina - ad alcuni Paesi specialmente, come il Brasile - e poi a tanti altri Continenti e Paesi dove la parola di Dio e l'opera della salvezza espressa in questa Parola non è ancora conosciuta o trova strada difficile, come, per esempio, nei Paesi asiatici.

Carissimi fratelli e sorelle, ho cercato di esprimere così a voi tutti queste mie riflessioni, che non sono solamente riflessioni, ma sono nello stesso tempo preoccupazioni, perché spetta in modo speciale al "munus petrinus" quello che spetta a tutti nella Chiesa, non solamente a tutto il collegio apostolico episcopale ma a tutti i cristiani, a tutti i battezzati, i confermati, anche a tutti i laici: spetta questo grande impegno, questa grande chiamata. E non possiamo mai cessare di implorare dal Signore della messe che mandi operai. Vi auguro una buona continuazione dell'opera incominciata dal vostro fondatore e confermata con tanti esempi, anche con tanti martiri missionari. E, augurandovi tutto questo, offro una mia benedizione ai presenti e a tutti quelli che sono collegati con voi spiritualmente.

Data: 1990-11-13

Martedi 13 Novembre 1990

Agli agricoltori della "Terra di lavoro" - Aversa (Caserta)

Titolo: Il sistema economico favorisca uno sviluppo armonico, rispettoso dei diritti dei lavoratori dei campi




1. Ringrazio innanzitutto il presidente nazionale della Coldiretti, l'onorevole Arcangelo Lobianco, per le cortesi parole, e saluto con gioia coloro che sono qui convenuti dalla città e dai centri rurali della diocesi di Aversa e delle province di Napoli e Caserta.

Mi rivolgo in modo speciale ai coltivatori diretti e alle loro famiglie, alle donne rurali, ai giovani, ai pensionati, come pure ai dirigenti e ai soci di questa Centrale ortofrutticola, che ospita il nostro incontro. Un pensiero affettuoso va inoltre a quanti, per età o per infermità, non hanno potuto partecipare di persona, ma seguono spiritualmente questa mia visita pastorale.


2. Non è senza motivo che la vostra si chiami "terra di lavoro". Essa infatti si è distinta nei secoli come campo di svariate attività economiche, legate in gran parte all'agricoltura. La natura del suolo, quasi ovunque pianeggiante, ha reso possibile, nei tempi recenti, anche l'uso della tecnica e dei moderni metodi di lavoro. Benedetta da Dio e fecondata dalla vostra fatica, la terra produce frutti abbondanti e pregiati, sia per la loro bellezza che per la loro varietà.

Nel compito di lavorare il suolo, affidatogli da Dio (Gn 3,23), l'uomo può sicuramente avvalersi della tecnica per meglio usufruire delle risorse disponibili, ma lo deve fare sempre nel rispetto delle caratteristiche geofisiche, culturali e umane che contraddistinguono il territorio. E' giusto pertanto che in una necessaria e opportuna programmazione economica si tenga conto delle peculiarità territoriali e strutturali, come anche delle tradizioni culturali proprie di ogni zona.


3. Il processo produttivo si inserisce oggi in un complesso sistema economico, di cui l'agricoltura è solo un anello.

Non basta in effetti produrre, ma è necessario sapersi collegare, in modo vigile, attento e sapiente, con gli altri settori produttivi - l'industria, il commercio -, con gli organismi economici e finanziari e con le stesse istituzioni politiche.

Tutte queste strutture costituiscono un quadro di dipendenze enormemente esteso e complicato che può avvalorare, ma può anche rendere vano se non è adeguatamente sostenuto, l'impegno dei produttori agricoli. Un sistema economico, pertanto, che non abbia regole e orientamenti sicuri e relativamente stabili per la produzione e la commercializzazione dei prodotti, non favorisce certamente un armonico processo di sviluppo, rispettoso dei diritti del lavoratore dei campi.

Per consentire un simile processo occorre che i responsabili politici e amministrativi offrano prospettive chiare alla professionalità degli addetti agricoli; occorre, in particolare, che si preoccupino di dare lavoro ai giovani tutelando effettivamente i diritti del mondo rurale. Ciò suppone da parte loro, tra l'altro, un'attenta e costante vigilanza per evitare il rischio di massicce concentrazioni economiche, che porterebbero alla progressiva scomparsa di migliaia di imprese agricole a gestione familiare.


4. Carissimi coltivatori e coltivatrici, cerco di conoscere i problemi con i quali vi dovete attualmente confrontare soprattutto ad Aversa, capoluogo del comprensorio agricolo di maggiore rilevanza della regione campana, nel quale l'intero settore primario sta attraversando un momento di crisi. Voi stessi vi sentite talora quasi sfiduciati a causa del disinteresse che l'opinione pubblica sembra mostrare verso il vostro mondo. Auspicate inoltre più attenzione da parte dei pubblici poteri nei confronti della vostra situazione. Ma conosco anche la vostra capacità progettuale, il vostro dinamismo operativo, l'efficienza organizzativa delle molteplici associazioni alle quali appartenete. Mi è noto il coraggio che vi ha sorretto in altre circostanze e che ancora oggi vi spinge a resistere alle tentazioni di abbandono.

Nonostante le molteplici difficoltà, voi intendete proseguire l'attività agricola, perché amate la vostra terra e siete consapevoli dell'importanza del vostro lavoro per l'intera comunità. E' una convinzione nella quale anch'io vi incoraggio. L'agricoltura, indispensabile risorsa della vita umana, non solo non va abbandonata, ma potenziata. Ad essa devono essere destinati sempre più adeguati mezzi e strutture. Occorre superare, in questo vasto e importante settore della vita economica e sociale, la cultura dell'emergenza e dell'assistenza fatta di interventi frammentari e discontinui. E' necessario e urgente che si metta in opera un organico progetto di sviluppo e di occupazione, che tenga conto anche delle esigenze del mondo giovanile. Per realizzare ciò, è necessario l'impegno di tutti, è necessaria la vostra disponibilità, la vostra presenza e la vostra partecipazione, soprattutto in quelle sedi in cui vengono adottate le scelte decisive per il bene del vostro lavoro, delle vostre imprese e delle vostre famiglie.

Agite in ogni circostanza con lo spirito di chi adempie un dovere e di chi compie un servizio. La partecipazione consapevole e qualificata è, infatti, uno strumento di crescita autentica e di effettiva promozione del mondo del lavoro in generale. La condivisione delle responsabilità è la via efficace per esprimere la solidarietà e il servizio nei confronti del prossimo. Come ho ricordato nell'esortazione post-sinodale "Christifideles Laici" (CL 42), "per animare cristianamente l'ordine temporale i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla "politica", ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune".


5. Ma vi è un'altra caratteristica, che costituisce il vanto più grande della comunità rurale del passato e che può rappresentare un valore inestimabile anche per la presente e le future generazioni. Si tratta della partecipazione responsabile della gente dei campi alla vita ecclesiale: partecipazione importante, da intensificare e valorizzare sempre più. Nella comunità cristiana ognuno può realizzare pienamente la sua vocazione e offrire il suo contributo di credente all'azione evangelizzatrice dell'intero popolo di Dio.

So che frequentate assiduamente le parrocchie, che prendete parte con fede alle celebrazioni liturgiche e che onorate con fervore e gioia la Vergine Maria e i santi patroni dei vostri paesi.

Conservate gelosamente le vostre tradizioni religiose. Arricchite e rinnovate alla luce del Vangelo un così valido patrimonio di cultura e di valori cristiani. Non smarrite la vostra identità di credenti. Restate piuttosto ancorati ai perenni valori che hanno plasmato in passato intere generazioni. Penso al ruolo fondamentale della famiglia, al rispetto per gli anziani, alla cura dei malati, all'accoglienza e alla solidarietà tipica della vostra zona. Penso soprattutto all'educazione cristiana, alla preghiera in famiglia, alla recita del rosario tanto diffusa nei vostri paesi. Di fronte al progresso materiale che tende a spegnere i richiami dello spirito, riaffermate la vostra tradizione ricca di esperienza umana e di saggezza cristiana. così, mentre il sudore della fronte feconda il lavoro faticoso della terra, la fede e il ricordo di Dio lo rendono fonte di santificazione personale, sorgente di autentica pace. E il Signore, che con la sua benedizione dona fertilità al suolo, non vi farà mancare la sua particolare assistenza.

Mostrate ai giovani, con la coerenza dei vostri comportamenti, che solo mediante la fedeltà ai principi evangelici l'uomo può raggiungere la vera felicità; testimoniate col vostro impegno che la fede dà vigore a tutte le imprese, anche a quelle economiche e sociali, nella prospettiva del regno di Dio.

Inserendovi così responsabilmente nel dinamismo spirituale e apostolico della comunità ecclesiale e apportandovi le esperienze specifiche della vostra condizione di vita e di lavoro, potrete contribuire alla crescita dell'unico corpo di Cristo e alla più rigogliosa fioritura dell'unica vigna del Signore, "in quest'ora magnifica e drammatica della storia, nell'imminenza del terzo millennio" (CL 2).

Affido alla Provvidenza divina questi sentimenti, questi desideri e questi auspici, implorando l'aiuto di Dio per tutti voi e per quanti condividono la vostra fatica e le vostre speranze, specialmente in questo tempo di semina.

A voi, alle vostre famiglie, ai vostri anziani, ai vostri figli la mia affettuosa benedizione!

Data: 1990-11-13

Martedi 13 Novembre 1990

Alle famiglie nel santuario di Casapesenna - Aversa (Caserta)

Titolo: Maria cammina con la Chiesa e con tutta l'umanità

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Non poteva mancare, durante la visita ad alcune diocesi della Campania, una sosta per rendere omaggio in maniera particolare a Maria. Lo faccio in questo bel santuario a lei dedicato. Quattro anni fa questo grande monumento mariano era solo un progetto quando, in piazza San Pietro, ne ho benedetta la prima pietra, fatta giungere da Nazaret. In soli due anni esso è stato completato nelle sue strutture fondamentali ed è stato solennemente inaugurato dal compianto card. Luigi Dadaglio, proprio alla vigilia della chiusura dell'Anno mariano. Mi rallegro con voi che, in un lasso di tempo così breve, avete saputo realizzare un'opera tanto impegnativa in onore della nostra Madre celeste. Salute a voi, cari pellegrini, che siete qui convenuti da ogni paese della diocesi e dall'intera Campania. Vi ringrazio sentitamente per la vostra accoglienza. Ringrazio in particolare il rettore del santuario per le cordiali espressioni di benvenuto che mi ha rivolto; saluto con tanto affetto voi, cari fanciulli, che con la vostra gioiosa presenza e con i vostri canti manifestate la vostra fede e rendete onore alla celeste nostra Madre. Saluto le vostre famiglie, che si sono unite alla vostra gioia.

Un pensiero particolare a tutti i figli spirituali di don Salvatore Vitale, che hanno voluto costruire questo santuario e che ora lo rendono luogo accogliente per la preghiera e per il culto a Maria.


2. Questo moderno centro di irradiazione della devozione mariana è tipica espressione di una religiosità, che nel corso dei secoli, grazie all'azione di pastori dotti e santi, ha messo profonde radici nella vostra terra. Come non ricordare, ad esempio, il vescovo Carlo I Carafa, che fece costruire nella cattedrale di Aversa la santa casa di Loreto? O sant'Alfonso Maria de' Liguori, che, personalmente e attraverso l'attività della Congregazione da lui fondata, propago il culto mariano tra le vostre città? La pietà popolare ha elevato, in onore di Maria, numerosi monumenti e chiese, che non mi è certo possibile qui enumerare compiutamente. Basti ricordare, fra i tanti, l'icona della Madonna di Casaluce, compatrona della diocesi, dinanzi alla quale hanno pregato principi, re e imperatori; il santuario di Maria SS.ma Annunziata, visitato da illustri personaggi, come il re Ludovico d'Ungheria e la regina di Polonia, Maria Casimira, e la chiesa di Maria SS.ma di Briano, meta di folti pellegrinaggi da tutta la Campania.


3. Si può dire, a ragione, che la vostra storia è segnata in profondità dall'amore alla Madonna e dalla costante invocazione del suo materno patrocinio. Si potrebbe aggiungere che tutta questa ricchezza di tradizioni spirituali trova una sua sintesi felice in questa Chiesa, dove tutto è finalizzato, dal punto di vista architettonico, artistico e liturgico, a sottolineare il ruolo che la Madre di Dio riveste nella vita di Cristo, nella storia della Chiesa e nell'esistenza di ogni credente.

Intimamente unita al mistero del suo Figlio, la Vergine condivide la nostra esperienza umana, si fa carico dei nostri problemi, si preoccupa in particolare della nostra eterna salvezza. Maria, Madre del Redentore e Madre provvida di tutti gli uomini: in questo tempio, sorto a ricordo dell'Anno mariano, si rende quasi visivamente presente il messaggio di quel particolare giubileo, intimamente connesso con l'Anno santo straordinario della redenzione. Guardando alla fedeltà dell'umile serva del Signore, la Chiesa comprende meglio la missione che Dio le affida anche in questi nostri anni che ci preparano a un'altra importante scadenza: l'avvento del terzo millennio dell'era cristiana. Maria cammina con la Chiesa, cammina con l'umanità; è stella che ci guida verso la pienezza del giorno che non tramonta. Verso Cristo, nostra Pasqua. Non a caso è stato qui posto in rilievo, con interessanti accorgimenti architettonici, il profondo legame tra Maria e il mistero dell'Eucaristia. Ogni autentica devozione mariana conduce a Cristo, conduce all'Eucaristia, culmine e fonte di tutta la vita della Chiesa.


4. Vedo dinanzi a me tanti fanciulli. Grazie, cari ragazzi, per la vostra presenza. Anche a voi, specialmente a voi, Maria, nostra Madre, chiede di diventare strumenti di pace e di riconciliazione in questa vostra terra spesso bagnata di lacrime e di sangue. Voi siete la speranza, voi siete il futuro di questa società. Leggo sui vostri volti la gioia di vivere, quella gioia che scaturisce dalla pace del cuore. Per questo il Signore vi ama, per questo egli vi ascolta e vi esaudisce: perché in voi non c'è odio né violenza, ma voglia di amare, voglia di costruire un mondo nel quale regni la fraternità e la pace. Voi sognate un'umanità di fratelli che dicono no alla guerra e all'egoismo; un'umanità nella quale ogni uomo sia sempre rispettato e la vita sia difesa e accolta con amore. Non credete a chi vi dice che ciò è impossibile. Con Maria potete guardare al vostro avvenire fiduciosi. Cristo è, infatti, il nostro radioso Avvenire!


5. Rivolgo, poi, un particolare saluto ai lavoratori provenienti dai vari continenti, soprattutto dall'Africa, i quali hanno trovato ospitalità e lavoro in questa vostra terra generosa.

Carissimi fratelli e sorelle, conosco bene le vostre condizioni di vita; so quali disagi dovete affrontare e mi sono note anche le tragedie che talora segnano la vostra esistenza. Voi siete lontani dalle vostre famiglie, lontani dalla vostra patria. Vi ritrovate soli e quotidianamente esposti all'urto di tanti problemi. Vi sono vicino con il mio affetto, vi incoraggio ad avere fiducia e auspico di vero cuore che possiate trovare nella popolazione aversana comprensione e fraterna solidarietà.

Merita un'attenzione tutta particolare il delicato e complesso fenomeno dell'immigrazione. Tanti ormai sono gli immigrati; ma se sono nostri fratelli - e lo sono! -, essi devono essere capiti e accettati, ciascuno con la propria identità e con i propri diritti. Se essi hanno scelto l'Italia come paese della speranza, perché più ricco e sviluppato di quello in cui sono nati, anche voi, e tutta la comunità nazionale, dovrete porvi il problema non solo di accoglierli con rispetto e comprensione, ma anche di aiutarli sulla strada della promozione culturale e sociale. Sono uomini che cercano una migliore qualificazione; come tali devono poter trovare in voi un'accoglienza che sia fraterna, senza sopraffazioni né discriminazioni.

Non dimenticate, carissimi fratelli e sorelle, che Cristo Signore ci chiederà conto anche del trattamento che riserveremo a questi nostri fratelli, considerando fatto a sé quanto avremo fatto per loro (cfr. Mt 25,31-40).


6. Mentre insieme contempliamo questa imponente casa della Madonna, uniamo ora la nostra preghiera e quella dei numerosi pellegrini che qui accorrono per invocare Maria e a lei confidare le gioie e le sofferenze di ogni giorno.

E tu, Madre di Dio e Madre della Chiesa, / guida il cammino di chi a te ricorre e a te si consacra. / Irradia la tua luce sulla diocesi di Aversa, / su tutti coloro che l'abitano, / sulle loro pene e sulle loro speranze. / In te trovi riposo chi è tormentato dal dubbio, / trovi conforto chi lotta nell'incertezza e nel dolore, / sperimenti l'amore chi è vittima dell'odio e della violenza. / Non manchino mai, in questa terra spesso ferita e umiliata, / uomini di speranza e testimoni della verità, / costruttori di giustizia e apostoli del bene, / sacerdoti santi e missionari della Misericordia divina. / Risuoni nella Chiesa l'annuncio vigoroso del Vangelo, / che cambia la vita delle persone. / Nel tuo cuore di Madre, l'umanità tutta intera / sperimenti la gioia della riconciliazione, / perché sorga presto il giorno della vera pace. / Te lo chiediamo per Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore. Amen!

Data: 1990-11-13

Martedi 13 Novembre 1990

Omelia a oltre 100.000 fedeli - Aversa (Caserta)

Titolo: L'Eucaristia: celebrazione dell'amore, della fratellanza, del perdono e della promozione di ogni nostro simile

"Signore, tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68).


1. E' questa la confessione di Simon Pietro pronunziata nei pressi di Cafarnao, dove - secondo il Vangelo di Giovanni - Cristo preannunzio l'istituzione dell'Eucaristia.

Signore, "Tu hai parole di vita eterna"! Lungo il corso dei secoli, di generazione in generazione, milioni di labbra e di cuori hanno ripetuto e ripetono queste parole di Pietro, in tanti luoghi della terra.

Queste stesse parole le ripete oggi la comunità cristiana di Aversa, riunita intorno al vescovo di Roma per celebrare l'Eucaristia. Sono molto lieto, carissimi fratelli e sorelle, di essere fra voi. Sono contento di far visita a una Chiesa di antichissime tradizioni, che annovera tra i suoi pastori insigni maestri di dottrina e di fedeltà al Vangelo. Mi piace ricordare particolarmente san Guitmondo che, oltre a contribuire al completamento della cattedrale, si impegno a innalzare un solido e maestoso edificio spirituale, imperniato sulla fede nel mistero della santissima Trinità e sull'Eucaristia.

A tutti offro il "bacio della pace" (1P 5,14). Lo offro al vostro Pastore, il carissimo mons. Giovanni Gazza, ai sacerdoti, alle Famiglie religiose maschili e femminili operanti nella vostra diocesi, e ai figli della vostra terra missionari in altre regioni del mondo, all'intero popolo di Dio che costituisce il sacerdozio regale, redento dall'inestimabile sacrificio di Cristo.


2. "Tu hai parole di vita eterna"! L'apostolo Pietro ha forse voluto affermare soltanto che Cristo proclama la verità sulla vita eterna? La "parola" nella tradizione ebraica è una realtà dinamica, una forza che attua ciò che esprime. Nel prologo del Vangelo di Giovanni la Parola, "il Verbo", è Persona, il Figlio eterno di Dio, della stessa sostanza del Padre, Dio da Dio e Luce da Luce.

Le "parole di vita eterna", quindi, non solo significano, ma attuano la realtà della vita eterna. Gesù parla di questa realtà agli apostoli, alla vigilia della sua passione, nel cenacolo: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23).

La vita eterna è Dio stesso nella realtà ineffabile dell'eterna Trinità che abita nell'anima dell'uomo. La vita eterna è la Vita di Dio innestata nell'anima dell'uomo: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.


3. Cristo dice: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola". Nel terreno dell'essere umano, l'amore di cui parla il Signore Gesù ("se uno mi ama") attecchisce in virtù dell'azione dello Spirito Santo.

La vita eterna è proprio questo amore: partecipazione dell'Amore di Dio, partecipazione dell'Essenza di Dio. L'Amore di cui san Paolo scrive che "non avrà mai fine". Anche se nella vita terrena è unito alla fede e alla speranza, l'amore non tramonta: soltanto l'amore non passa. Esso è, per dirla ancora con san Paolo, la virtù "più grande di tutte" (1Co 13,8 1Co 13,13).


4. Carissimi fratelli e sorelle, questo amore, che "non avrà mai fine", e che trasforma l'esistenza del credente, sgorga dalla Eucaristia. Ben a ragione, dunque, nella preparazione spirituale di questa visita, come pure nel piano pastorale della diocesi, voi avete posto al centro di tutta l'azione apostolica e missionaria il mistero eucaristico. L'Eucaristia è, infatti, il fermento soprannaturale capace di rinnovare l'umanità ed è per mezzo di essa che lo Spirito Santo genera e alimenta la comunione piena e perfetta nella Chiesa. E' ancora grazie al sacramento dell'Amore che la Chiesa "avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento... annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga" (LG 8).

Questa comunione, che è soprattutto dono di Dio, deve farsi annuncio di salvezza anche qui, nella vostra diocesi e nella fertile campagna aversana, in un contesto certamente ricco di vitalità umana e spirituale, ma nel quale si avvertono anche i segni di non poche contraddizioni e difficoltà. La disoccupazione, l'inadeguatezza delle infrastrutture e dei servizi sociali e tutte le problematiche connesse con lo sviluppo rapido di questi anni, rendono la vita complessa e non facile. In tali condizioni c'è il rischio che la violenza dilaghi e cresca l'emarginazione specialmente giovanile; soprattutto si corre il pericolo che la fede e i valori cristiani perdano la loro incidenza nel tessuto sociale della vostra città.


5. Come far si che il Vangelo diventi fermento di riconciliazione e di solidarietà? Come realizzare anche qui l'unione dei cuori e dei sentimenti, di cui parla l'apostolo nella lettera ai Filippesi? E' da Cristo Eucaristia che ci viene la risposta: egli è la sorgente della vita e dell'amore. Nell'Eucaristia, Cristo vi chiama a far lievitare quei fermenti di verità, di giustizia e di bontà che provengono dalla vittoria del Risorto; a isolare quei fenomeni negativi che inquinano la società e che hanno la loro matrice in una mentalità secolaristica e individualistica; a ricuperare la coscienza della propria dignità e della propria responsabilità.

Così la Comunione eucaristica si fa comunione ecclesiale; si fa solidarietà spirituale e materiale verso gli altri che sono nella necessità; si fa effettiva attenzione verso i poveri, gli emarginati, i piccoli, gli indifesi; si fa rispetto per la vita stessa che è dono intangibile di Dio, che ha creato l'uomo "a sua immagine e somiglianza" (Gn 1,26). L'Eucaristia diventa così anche celebrazione dell'amore, della fratellanza, dell'amicizia, della condivisione, del perdono e della promozione di ogni nostro simile.

Carissimi fratelli e sorelle, vivete così l'Eucaristia, andate a Cristo, sacerdote e vittima, con queste disposizioni di animo, con questo cuore, con questi propositi. Accorrete fiduciosi a lui, fonte inesauribile di santità! La celebrazione fervorosa della santa Messa sia per voi, presbiteri, costituiti dispensatori dei divini misteri ed educatori del popolo affidato alle vostre cure pastorali, il cuore di tutta la vostra esistenza e del vostro ministero pastorale.

Siate innamorati dell'Eucaristia! Celebratela con dignità e sommo rispetto.

Da essa le persone consacrate possono attingere il coraggio necessario per rispondere fedelmente alla loro particolare vocazione. Nell'Eucaristia ogni fedele prende coscienza di essere inviato a servire i fratelli, ad amare i poveri e a costruire una società nella quale regni la giustizia e la fraternità.

La comunità cristiana diventa allora strumento di pace, di quella pace che il Signore le ha affidato come dono e come missione. Cristo è la vostra pace (Ep 2,14). Mistero dell'Amore che non muore!


6. Alla pace che il Signore ci ha lasciato, alla pace che egli ci ha dato prendono parte l'intera comunità e ogni singolo credente. Noi la imploriamo tutti i giorni, quando, nel corso dell'Eucaristia, ci scambiamo reciprocamente il segno della pace.

Diventa allora nostra parte, nostra eredità, la gioia di cui parla l'odierno Vangelo: Pace e gioia! Ecco i frutti della vita, secondo il comandamento dell'amore proclamato da Cristo. Frutti che noi sperimentiamo già sulla terra, e che preannunziano, al tempo stesso, la vita eterna. La felicità eterna. Ecco i frutti, mediante i quali, in un certo modo, si rivela il Dio Vivente che abita in noi, come aveva preannunciato Gesù (cfr. Jn 14,23). E' da essi che conosciamo pure come le parole di vita eterna cominciano a realizzarsi in noi.

In questi frutti si manifesta il "conforto derivante dalla carità" (cfr. Ph 2,1). Dall'Amore che non avrà mai fine! Amen.

Data: 1990-11-13

Martedi 13 Novembre 1990

Il commiato dalla Regione Campania - Aversa (Caserta)

Titolo: Porto con me la vostra voglia di vivere, di vivere con dignità

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Il mio soggiorno fra voi volge ormai al suo termine. Prima di accomiatarmi - e lo faccio con grande nostalgia - voglio rinnovarvi la mia gratitudine.

Ringrazio tutti per l'affetto e per la cura con cui avete organizzato, sin nei minimi dettagli, questa visita pastorale. Grazie a lei, carissimo vescovo di Aversa; a lei, signor card. Michele Giordano; a lei, signor card. Corrado Ursi; grazie a voi, venerati fratelli nell'episcopato, pastori zelanti di comunità vive e generose; grazie a voi, sacerdoti chiamati a proclamare i misteri della salvezza con dignità e coraggio; grazie a voi, anime consacrate, impegnate a rendere credibile il Vangelo all'interno di una società distratta da tanti interessi terreni.

Grazie a te, popolo di Dio, consapevole di essere fermento di riconciliazione e di rinnovamento dell'intera umanità.

Grazie a voi, ammalati e sofferenti, preziosi collaboratori nell'opera dell'evangelizzazione; grazie a voi, giovani, coraggiosi araldi di una Vita che non può morire.

Grazie, infine, a voi, responsabili delle pubbliche istituzioni, delle amministrazioni locali, provinciale e regionale, che in ogni tappa del mio pellegrinaggio mi avete testimoniato stima e cortesia.

E' giunto il momento di separarci; torno a Roma, ma mi accompagna il ricordo della vostra terra. Non dimentico i propositi di bene che vi sostengono nel faticoso cammino quotidiano; non dimentico il desiderio di perdono e di solidarietà che ovunque mi avete ripetutamente manifestato.


2. Porto con me la vostra voglia di vivere e di vivere con dignità; la vostra decisa volontà di costruire una società rinnovata, nella quale non ci sia spazio per l'ingiustizia e le speculazioni di ogni tipo, per il crimine e la violenza, per l'indifferenza e l'egoismo.

Durante questi giorni ho potuto meglio conoscere il dinamismo spirituale delle vostre comunità, mi sono reso conto delle situazioni reali in cui vivete, ho ascoltato la voce delle vostre città, ho apprezzato il calore umano e spirituale della vostra accoglienza.

Come all'inizio, così ora, al chiudersi della mia visita, vi dico: elevate al cielo, con fede, un corale e deciso "si" alla speranza, all'amore! Credete alla vita, credete in Dio. Cercatelo con tutte le forze. Cristo, Redentore dell'uomo, è qui, cammina con noi. Mettetevi al suo passo per costruire insieme a lui un mondo dal volto umano, una società fondata sul rispetto di Dio e del prossimo.


3. E io, nel momento di salutarvi, con la preoccupazione di un padre e l'affetto di un fratello, ripeto a ciascuno: il Papa è con voi, fratelli e sorelle della Chiesa di Napoli, di Nocera Inferiore-Sarno, di Pozzuoli e di Aversa. Vi stimo e vi voglio bene! Maria, Stella della speranza e Madre della nuova evangelizzazione, volgi lo sguardo verso tutte queste comunità. Esse hanno bisogno di te e contano sul tuo aiuto per non smarrire la strada della fraternità e della pace. Tu benedicile e proteggile sempre! Amen!

Data: 1990-11-13

Martedi 13 Novembre 1990



All'inaugurazione dell'Anno Accademico - Pontificia Università Lateranense (Roma)

Titolo: Oggi più che mai gli uomini sono pellegrini della parola di Dio




GPII 1990 Insegnamenti - Nel Seminario del PIME - Trentola-Ducenta (Caserta)