GPII 1990 Insegnamenti - Ai "Cursillos de cristiandad" - Città del Vaticano (Roma)

Ai "Cursillos de cristiandad" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Testimoniate in ogni luogo il messaggio della salvezza"




1. Con grande gioia accolgo tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, convenuti a Roma per prendere parte alla terza Ultreya Nazionale dei Cursillos de cristiandad.

Saluto i venerati fratelli nell'episcopato qui presenti; saluto i coordinatori diocesani, i responsabili territoriali e i membri del Gruppo di Lavoro Interdiocesano, che costituiscono le "strutture di comunione" del vostro Movimento. Abbraccio con affetto ciascuno di voi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici che offrite il vostro contributo all'evangelizzazione, ponendovi al servizio della pastorale diocesana.

Avete desiderato ardentemente che i lavori di questa giornata prevedessero l'incontro con il successore di Pietro per ribadire ancora una volta la vostra ferma volontà di servire la Chiesa, accogliendo ogni direttiva del magistero e conformandovi ai suoi orientamenti pastorali. Vostro impegno è, infatti, restare sempre in sintonia e operare in stretta unione con la comunità ecclesiale. vostra missione particolare è evangelizzare la società, curando la formazione delle coscienze e permeando gli ambienti, nei quali vivete, di spirito evangelico.


2. Il termine Ultreya, a voi tanto familiare, richiama l'immagine suggestiva della vita cristiana come itinerario di conversione interiore e come pellegrinaggio spirituale. Sottolinea che la nostra esistenza di credenti è sequela esigente di Cristo, il quale ci domanda di andare sempre oltre i nostri progetti e le nostre aspirazioni; Gesù ci invita a rinnegare noi stessi, ad abbracciare la croce e camminare dietro di lui. Solo così si diventa uomini "nuovi", fermento vivo di un mondo rinnovato.

L'umanità ha bisogno di apostoli del Vangelo. Di apostoli che non antepongano nulla alla fedeltà al Cristo; di uomini e donne che proclamino la verità e trasmettano, con la coerenza dei loro comportamenti, la gioia di aver incontrato il divin Salvatore; di persone che sappiano parlare di Dio e testimoniare il suo amore ai loro contemporanei, esposti a una colluvie di effimeri richiami e distratti da ideologie consumistiche spesso disumanizzanti.


3. Ecco il vostro ruolo nella Chiesa, carissimi fratelli e sorelle: creare nuclei di credenti che rechino il messaggio della salvezza in ogni luogo, facendo valere il peso della loro opinione non con l'imposizione, ma con la credibilità della loro testimonianza. Si tratta, come voi stessi amate ripetere, di "vertebrare" questo nostro mondo, costruendo "vertebre" cristiane per la società. Anzi, voi stessi dovete essere queste "vertebre" spirituali, per permettere al Vangelo di diventare struttura portante dell'umanità rinnovata dallo Spirito. Ma per poter svolgere un ruolo così delicato occorre innanzitutto che voi riscopriate la vostra vocazione e l'approfondiate ogni giorno attraverso l'incontro personale con la grazia e la misericordia divina; dovete alimentarvi di incessante orazione si a essere autentici adoratori del Padre e assidui discepoli della sua Parola; la fedele frequenza ai sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia vi è indispensabile per perseverare nella via della santificazione. E' a Cristo, è al tabernacolo che gli occhi del vostro spirito debbono costantemente guardare perché è dal mistero eucaristico che vi vengono la luce e la forza necessarie per avanzare sul cammino della santità.

In questa prospettiva si rivelano inoltre utilissime la direzione spirituale e la partecipazione regolare alle giornate di convivenza, ai ritiri e agli esercizi spirituali, come pure agli altri incontri di formazione previsti dal vostro movimento. Sperimenterete, allora, quanto sia sorprendente l'azione dello Spirito Santo e quanta gioia produca l'intervento della Grazia di Dio che trasforma l'esistenza del credente.


4. "Cristo conta su di me; io conto su di lui". Questa breve espressione ben sintetizza l'impegno missionario che vi è affidato. Tutto vi viene da lui; egli pero chiede a voi totale disponibilità per poter agire efficacemente attraverso le vostre persone. Siate, perciò, docili strumenti del suo amore, intrepidi testimoni e umili suoi servitori. Il "rollo", l'annuncio vivente che voi avete ricevuto, dovete continuare a diffonderlo: voi stessi dovete essere annuncio vivo del Vangelo. Con lo spirito pervaso di speranza e di ardore missionario, "gridate" la vostra fedeltà a Cristo senza mai venir meno alle sue attese. Gridatela con la vita, nel compimento quotidiano del vostro dovere. Voi sapete quanto sia appassionante lavorare per il regno di Dio e conoscete bene la sete spirituale del cuore umano.

"Una grande, impegnativa e magnifica impresa - scrivevo nella esortazione "Christifideles Laici" (CL 64) - è affidata alla Chiesa: quella di una nuova evangelizzazione, di cui il mondo attuale ha immenso bisogno. I fedeli laici devono sentirsi parte viva e responsabile di quest'impresa". Ecco il campo apostolico aperto anche a voi in questi anni di grande rilevanza storica. La Chiesa vi domanda di essere strumenti di riconciliazione e di fraternità, diffondendo l'amicizia tra quanti vi vivono accanto. Vi chiede di contribuire a una nuova fioritura del mondo, trasformato spesso in deserto dall'egoismo e dal peccato.


5. Carissimi fratelli e sorelle, nei Cursillos de cristiandad, dopo aver sperimentato nei tre giorni del corso un forte impatto con l'amore di Dio e con le esigenze pratiche che da esso scaturiscono, ha inizio quello che voi chiamate il quarto giorno, il quale dura praticamente tutta l'esistenza. E' in questo lungo giorno - cioè ogni giorno della vita - che voi dovete essere fedeli, vigilanti e perseveranti. E' in ogni occasione che dovete aiutarvi e incoraggiarvi mutuamente con l'esempio e il sostegno fraterno, pregando incessantemente e offrendo al Padre celeste ogni sofferenza e ogni prova. Non è forse confortante sapere che da tutte le Nazioni del mondo, nelle quali è diffuso il vostro Movimento, si leva verso il cielo una catena di preghiere attraverso le cosiddette "intendenze"? Tale spirituale solidarietà, quando diventa abituale, è aiuto prezioso perché ciascuno possa perseverare nella propria vocazione.

Mentre vi incoraggio a crescere nell'entusiasmo e nella generosità, affido ciascuno di voi e l'intero vostro Movimento a Maria, Madre di Cristo e della Chiesa. Sia lei a guidarvi e a sostenervi: la Madonna vi protegga sempre.

Nel suo nome imparto di cuore a tutti una speciale benedizione apostolica.

Data: 1990-11-24

Sabato 24 Novembre 1990

Alle Missionarie della Scuola - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il programma di una "paideia" cristianamente ispirata si impone nell'attuale società spesso disorientata

Signori cardinali, venerati fratelli nell'episcopato, carissime missionarie della Scuola, fratelli e sorelle!


1. "Insieme per ringraziare e irradiare la luce di Cristo nel mondo". Nel segno di queste parole avete desiderato raccogliervi attorno al Papa per celebrare il centenario della nascita di madre Luigia Tincani e il giubileo di due istituzioni culturali da lei fondate: l'Istituto Universitario Pareggiato di Magistero "Maria SS. Assunta", e il Centro Universitario "Regina Mundi". Rivolgo un cordiale pensiero ai signori cardinali e ai presuli che hanno voluto prendere parte a quest'incontro. Saluto in modo particolare la rev.da suor Anna Maria Balducci, superiora generale delle Missionarie della Scuola, alla quale va il mio vivo ringraziamento per le devote espressioni di omaggio che mi ha indirizzato a vostro nome.

Sono lieto di accogliere gli amici, i collaboratori, gli alunni di tutte le istituzioni scolastiche e culturali promosse o dirette dalla madre Tincani e dalle sue figlie spirituali. Abbraccio spiritualmente i rappresentanti degli Istituti scolastici aperti nel Pakistan e nell'India. Il mio affettuoso benvenuto a tutti voi, uomini e donne, fortemente impegnati in campo professionale, nel mondo della famiglia, della cultura e della politica, nelle realtà vive della Chiesa. Voi formate una grande comunità spirituale che si ispira alla figura della madre Tincani e si riconosce nei suoi ideali, i quali si riassumono nell'amore per la verità ("caritas veritatis"), cercata e inserita nella cultura dei giovani, principalmente per mezzo della scuola.


2. La celebrazione odierna vi riunisce tutti in festosa assemblea: insieme per ringraziare! Ringraziare la Trinità santa per avere dato alla Chiesa una figura di donna nobile e forte come Luigia Tincani, e per avere destato mediante la sua opera tante provvide iniziative, tra le quali soprattutto una Famiglia religiosa nata per gettare il seme del Vangelo nella società, a partire dalle scuole di Stato medio-superiori e universitarie, dovunque i giovani si preparano e si formano per la vita.

La vostra fondatrice ha cercato di servire fedelmente il Signore e la Chiesa inserendosi nella scia dell'Ordine di san Domenico, per dedicarsi alla conoscenza e alla diffusione della verità, percepita come sussistente e sfolgorante in Dio. Da santa Caterina da Siena, scelta come titolare della sua fondazione religiosa, si è sforzata di prendere per la nascente Istituzione la passione per la Chiesa, l'amore per il Papa, la dedizione alla verità e l'ansia di diffondere la luce di Dio nel mondo. "L'Unione - si legge in una significativa istruzione alle novizie del 1942 - è nata proprio per evangelizzare i poveri più poveri, che sono i poveri dell'anima, i poveri di verità. perciò ha grande importanza per noi il dovere di coltivare l'intelligenza, di consacrarla alla luce di Dio nello studio e nella preghiera, e poi al servizio delle anime nell'insegnamento".


3. So che i Pontefici, miei venerati predecessori - da Pio XI, che diede l'appellativo di "Missionarie della Scuola" all'Unione, a Paolo VI, che fu vicino in non poche occasioni alla vostra fondatrice - confermarono e incoraggiarono i propositi della madre Tincani e le linee della sua azione, dagli inizi a Gubbio nel 1922 alle successive fondazioni avvenute a Roma, nell'Italia, in Asia: Pakistan e India, fino alle recenti in Europa: Olanda, Polonia e Cecoslovacchia.

Quando ella maturo la sua vocazione e delineo la traiettoria della propria famiglia spirituale, correvano anni particolarmente difficili per la Chiesa e per la cultura cristiana in Italia. Professare pubblicamente la fede significava spesso essere esposti ad attacchi violenti da parte dei sostenitori di ideologie contrarie al cristianesimo e alla stessa libertà del credere. Oggi la situazione è per molti versi cambiata, ma non per questo è meno ardua la via della verità e della promozione dell'uomo conforme al disegno di Dio. A motivo infatti del clima secolaristico e materialistico diffuso nella società, si assiste al crollo pericoloso di tanti valori umani e cristiani. Ne sono vittime soprattutto i giovani, i quali stentano a trovare modelli ispiratori che li innalzino sopra la mediocrità del quotidiano e infondano in loro la gioia dei veri e grandi ideali. E pertanto anche nell'odierno contesto sociale la vostra Istituzione può trovare un vasto campo di impegno apostolico e missionario.


4. Il seme, gettato da madre Tincani e benedetto da Dio, ha prodotto in pochi decenni un albero di ragguardevoli dimensioni. Voi, carissime sorelle, rappresentate ormai una grande schiera che prosegue l'opera avviata dalla vostra fondatrice. Siete persone che consacrano la propria esistenza alla formazione umana e cristiana dei giovani per promuoverne la crescita spirituale. Il programma di una paideia cristianamente ispirata si impone con urgenza nell'attuale società che, soprattutto nella scuola, appare non di rado disorientata. Anche a voi ripeto quanto dissi recentemente ai docenti e agli studenti delle Università Pontificie di Roma: "La formazione è una partecipazione all'agire redentore di Dio; è un entrare con l'anima e col cuore alla Scuola di Gesù Cristo" (26 ottobre 1990). Ma occorre mettersi alla scuola di Cristo per diventare educatori capaci e responsabili e voi sapete quanto ciò esiga di disciplina, di studio, di aggiornamento e di professionalità a tutta prova.

Vi precedono su questo cammino la parola e l'esempio della vostra madre spirituale: percorrete risolutamente la strada da lei tracciata.

Come "collaboratori di Dio" per l'opera del Vangelo (cfr. 1Co 3,9), alimentate l'azione con la preghiera e l'ascolto del Maestro interiore. "Senza di me non potete far nulla", ha detto il Signore (Jn 15,5); ma la Madonna assicura che "nulla è impossibile davanti a Dio" (Lc 1,37). Imitate la Madre del Redentore che soccorre chi la invoca. Amata e costantemente venerata dalla vostra fondatrice, Maria è presente in ogni vostra comunità, e in particolare nelle due istituzioni, che oggi con gioia ricordate: l'Istituto Universitario "Maria SS.

Assunta" e il Centro Universitario "Regina Mundi".

Alla Vergine, Madre di Cristo e Sede della Sapienza, anche io affido tutti voi, mentre di cuore vi imparto la mia affettuosa benedizione.

Data: 1990-11-24

Sabato 24 Novembre 1990

All'Ordine dei Minimi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rendere presente il Vangelo della penitenza e del perdono

Carissimi fratelli.


1. E' con animo lieto che vi accolgo e vi saluto. Rivolgo un particolare pensiero a padre Alessandro M. Galuzzi, superiore generale del vostro Ordine, e lo ringrazio per le devote espressioni di omaggio, che ha voluto indirizzarmi a vostro nome. Vi trovate a Roma per celebrare la vostra Assemblea generale, dedicata a un problema di particolare attualità, quello delle vocazioni.

Giustamente esso sta molto a cuore a voi come a tutti coloro che si preoccupano del futuro della Chiesa e degli Istituti religiosi.

L'odierno incontro mi offre l'opportunità di rivolgervi un cordiale augurio perché possiate trarre frutti copiosi da tale riunione. In questo senso vi assicuro anche una speciale preghiera.


2. E' ancora vivo il ricordo del recente Sinodo dei vescovi, tutto centrato sulla vocazione, sul ministero e la formazione dei presbiteri. A esso sicuramente voi fate riferimento, mentre affrontate per il vostro Ordine il problema vocazionale nel suo complesso. La vocazione alla vita religiosa è un carisma che arricchisce la vitalità della comunità cristiana, esprimendo il dono totale ed esclusivo della persona a Dio e al servizio dei fratelli. La varietà degli Istituti di vita consacrata sottolinea, così, questa particolare ricchezza spirituale della Chiesa e anticipa, in un certo modo, il regno di Dio. Ogni Famiglia religiosa, infatti, si inserisce nel dinamismo ecclesiale con un proprio specifico apporto carismatico.

Il vostro Ordine ha il compito di testimoniare il ruolo della penitenza nell'itinerario della conversione, insistendo sui mezzi dell'ascesi e della mortificazione. La vostra vocazione si rivela così come un importante servizio all'uomo che aspira a lasciare la strada del peccato per ritornare al Signore della misericordia. Con il vostro stile di vita penitente costituite un costante richiamo ai perenni valori del Vangelo, annuncio di salvezza per ogni epoca e per ogni persona.

Cristo vi domanda di essere, di questo annuncio, testimoni coraggiosi.

Siate, pertanto, sempre attenti alla voce del fratello che invoca aiuto.

Infondetegli speranza, perché possa far ritorno alle sorgenti della grazia e della gioia; andate incontro al peccatore e accogliete con amore chi cerca la pace in Dio.


3. Sappiate vivere il vostro particolare carisma penitenziale offrendovi come ministri del sacramento della Riconciliazione. L'uomo ha bisogno della grazia per giungere alla pace del cuore. Egli cerca un sacerdote che si mostri disponibile ad ascoltarlo; vuole aprirsi con lui, per consegnargli il peso del suo peccato, e così riconciliarsi con Dio.

Voi, Minimi, chiamati a essere ministri della penitenza, siate sempre pronti a svolgere con generosità questa missione, aiutando i fratelli a scoprire le bellezze del Vangelo, vissuto con coerenza.

Voi siete i figli spirituali di san Francesco di Paola, le cui spoglie ho avuto modo di venerare nel mio viaggio pastorale in Calabria, nel 1984.

Seguendo il suo esempio e ripercorrendo il suo cammino, voi potete scoprire con gioia rinnovata tante possibilità di vivere anche oggi il vostro particolare carisma servendo gli umili e i poveri. San Francesco, vero testimone del Vangelo, nell'umiltà, nella semplicità e nella carità offri in se stesso un'immagine della Chiesa vicina alle necessità di coloro che la interpellano. Anche voi non tradite mai le attese dei semplici e dei poveri; nel vostro ministero cercate sempre di privilegiarli, perché il Signore li ha amati e additati come "beati" nel Regno (cfr. Mt 5,3).


4. La vocazione dei Minimi, quotidianamente attuata, sottolinea questa speciale attenzione ai bisognosi nel campo della carità. Se voi siete vicini ai piccoli - come vi chiede di fare il vostro stesso appellativo di Minimi - capirete meglio il Vangelo e vivrete la vostra vita in una tensione di santità che parte dall'unione con Dio e sfocia nell'amore ai fratelli.

Vi incoraggio a vivere pienamente la vostra vocazione. Vedrete che i frutti non mancheranno. Rendete presente nella Chiesa con la vostra vita il Vangelo della penitenza e del perdono.

Durante la vostra Assemblea generale vi siete preoccupati di far emergere la vostra identità carismatica, sottolineandone la perenne attualità.

L'efficacia del vostro servizio dipende dal coraggio con cui saprete restare fedeli alla venerata tradizione del vostro Ordine, pur nella generosa disponibilità ad accogliere le istanze derivanti dalle mutate condizioni dell'odierna società.

Voi siete gli eredi del patrimonio plurisecolare lasciato a voi da san Francesco: sappiate tradurlo ogni giorno in personale testimonianza di vita. Con questo augurio, invoco la protezione di Maria, Madre della Chiesa, sul vostro incontro e sui vostri propositi, mentre di cuore imparto a tutta la vostra Famiglia religiosa una particolare benedizione apostolica.

Data: 1990-11-24

Sabato 24 Novembre 1990

Messaggio ai vescovi del Libano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Conforto per l'ora attuale e orientamenti per il futuro

Ai Patriarchi, agli Arcivescovi e ai Vescovi delle Chiese cattoliche del Libano.

Beatitudini e cari confratelli nell'Episcopato, in occasione della riunione annuale dell'Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici del Libano, desidero assicurarvi che sono spiritualmente presente in mezzo a voi e che partecipo intensamente alle vostre preoccupazioni di pastori in questo momento decisivo per le comunità che vi sono affidate.

I fedeli delle vostre Chiese sono stati profondamente provati e molti di essi, spinti da un sentimento di insicurezza, dalla paura, e preoccupati per la sorte delle loro famiglie, hanno abbandonato il Paese o pensano di farlo. Altri si sentono disorientati e, vedendo che il futuro è molto incerto, possono divenire facilmente vittime dello scoraggiamento o, peggio ancora, della tentazione di affidarsi ancora una volta alla violenza distruttrice.

Queste sono, lo so, alcune delle gravi preoccupazioni che vi affliggono, ma sono certo che, fedeli alla responsabilità del vostro ministero, voi saprete, con la vostra paterna sollecitudine, con l'aiuto dei sacerdoti e delle persone consacrate, assicurare l'animazione spirituale, le priorità pastorali e il coordinamento di diverse attività più che mai necessarie.

Invoco con voi il Signore affinché vi dia la forza e la grazia di confortare i vostri figli spirituali nella fede in Cristo, fonte della conversione dei cuori, della pacificazione delle anime e soprattutto, del sentimento di appartenenza a "una sola Chiesa", riunita intorno a Lui. così sarà non solo più facile superare le divisioni imposte dalla guerra e le divergenze create dalle scelte politiche, ma si potrà allo stesso tempo rendere più viva la speranza nel futuro. Col vostro aiuto e la vostra testimonianza, i fedeli delle vostre Chiese sapranno tradurre il grande comandamento dell'amore nella vita così esigente di ogni giorno: attraverso la misericordia e il perdono essi sapranno dominare i rancori causati dalla violenza cieca della guerra, essere aperti a un dialogo rispettoso con tutti e, in particolare, con i loro compatrioti che appartengono ad altre famiglie spirituali, essere comprensivi e solidali nei confronti delle persone più provate dalle circostanze dolorose in cui si trovano.

Condivido con voi la convinzione che solamente questa forza spirituale e questa buona volontà permetteranno il progressivo ritorno ad una situazione di normalità nel Paese e la rinascita in profondità di un Libano aperto al pluralismo, in cui tutti gli abitanti, cristiani e non cristiani, potranno sentirsi cittadini a pieno titolo e responsabili. Un immenso campo di azione si apre oggi ai laici cattolici del Libano, al fine di contribuire alla ricostruzione morale del Paese e di preparare giorni migliori per la loro patria. La vostra Assemblea produrrà indubbiamente orientamenti molto utili per guidare i cattolici della vostra nazione nel loro apostolato.

Da parte mia, affido il vostro lavoro alla protezione materna di Nostra Signora di Harissa e la invoco con voi affinché essa ottenga per tutti, pastori e fedeli, la luce e la forza necessarie per rispondere alle urgenze apostoliche del momento attuale.

Con la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-11-24

Sabato 24 Novembre 1990

L'Angelus nella festa di Cristo Re - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Costruire il regno d'amore di Cristo nelle tormentate vicende della storia

Carissimi fratelli e sorelle!


1. La solennità di Cristo Re dell'Universo conclude oggi il ciclo annuale delle celebrazioni liturgiche, con cui la Chiesa commemora e rivive i misteri della vita del Signore: l'incarnazione del Verbo di Dio nel grembo di Maria, la sua nascita, la sua morte e risurrezione, il dono dello Spirito Santo.

La Chiesa ha ascoltato nella proclamazione delle Scritture, domenica dopo domenica, con costante attenzione e viva fede, le parole del Maestro. Ora, concludendo questo spirituale cammino, essa medita sul ritorno di Cristo, sul pieno compimento del Regno da lui predicato, e ama rinnovare la propria fede in Gesù, Re dell'Universo.

Egli è Re di bontà, donatore di grazia, che nutre il suo popolo e lo vuole raccolto attorno a sé, come un pastore che passa in rassegna il suo gregge, raduna le sue pecore da tutti i luoghi, dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine (cfr. Ez 34,12); le vuole illuminare e far riposare. Gesù Cristo è Re di misericordia, testimone e segno della bontà di Dio Padre.


2. La solennità odierna riassume così anche l'intera predicazione della Chiesa sul mistero di Cristo, di colui che per noi è via, verità e vita, principio e modello di un'umanità nuova, nata dalla sua passione e dal suo sangue: un'umanità che egli vuole permeata di amore fraterno, di sincerità e di spirito di pace. In Cristo Re, inoltre, la Chiesa riconosce che al di là di tutto ciò che muta stanno cose immutabili ed eterne, un regno preparato per coloro che credono e amano.

Con tutta la Chiesa anche noi oggi annunciamo: bisogna che Cristo regni (cfr. 1Co 15,25). Siamo, infatti, convinti che questo è l'annuncio da tutti atteso, anche se forse inconsapevolmente. L'annuncio si fa, perciò, preghiera: a Cristo chiediamo di costruire nelle tormentate vicende della nostra storia il suo regno d'amore.


3. Lo chiediamo nella luce delle parole dell'"Angelus": "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Lo chiediamo per l'intercessione della Vergine Maria, di colei che per prima credette alla parola divina, per prima l'accolse nella sua vita, entrando a far parte del suo regno; di colei che ora ci precede nel cammino verso la piena comunione col mistero di Cristo. Nella fede di Maria santissima noi cerchiamo il sostegno per la nostra fede (RMA 10) e per il nostro pellegrinaggio verso l'adempimento del Regno di Dio.

Data: 1990-11-25

Domenica 25 Novembre 1990

Alla parrocchia di San Giovanni Battista De Rossi - Appio Latino (Roma)

Titolo: Beato chi nei confronti del povero avrà agito come Gesù

(Agli abitanti del quartiere:) E' costume salutare l'ospite con le parole "Ti vogliamo bene". Tante volte ho sentito questa parola e vorrei rispondere con la stessa: "Io vi voglio bene". Vi voglio bene a tutti, parrocchiani, a tutti i presenti, a tutti coloro che stanno fuori, a tutte le vostre famiglie, a tutte le generazioni, dai più anziani ai più piccoli. Vi voglio bene, nel nome di Gesù Cristo e voglio bene al vostro parroco che a me sembra un uomo molto simpatico. Vi vogliamo bene insieme con il card. vicario e con il vescovo di questo settore-est.

Ci incontriamo in un giorno molto significativo, giorno di Cristo Re.

Una volta Gesù ha detto alle folle che lo circondavano: "Il regno di Dio è in voi". Io vorrei ripetere queste parole perché sono le parole che contengono la verità divina. Il regno di Dio è in noi, possiamo scrutare le nostre coscienze, i nostri cuori, i nostri comportamenti se corrisponde al regno di Dio per cui Gesù ha dato la sua vita. Ma è vero che è in noi perché quando una volta lui, Figlio di Dio fattosi uomo, è venuto nel mondo ha portato questo regno di Dio in sé. così questo regno di Dio è in noi perché lui è in noi, con la forza della sua incarnazione e della sua redenzione. E' in tutti i credenti, ma in qualche senso è in tutti senza discriminazioni e senza diversificazioni, in tutti perché ha redento tutta l'umanità.

E' un mistero, e oggi si celebra questo mistero, ultima domenica dell'anno liturgico, avvicinandosi alla prima domenica di Avvento, si celebra questa dimensione misteriosa del suo regno che è soprattutto regno invisibile ma allo stesso tempo un regno reale, sicuramente più reale che tutti i poteri di questo mondo, tutte le strutture transitorie che le società umane, i popoli costruiscono durante i secoli, durante questo pellegrinaggio terrestre. Il suo regno è quello che non passa, non avrà fine come ha sentito Maria nell'Annunciazione: il suo regno non avrà fine. Allora vi auguro di vivere questo regno, di costruire questo regno che è in voi e di camminare verso questo regno che è sempre davanti a noi.

Voglio offrire a tutti i presenti, insieme con il card. e il vescovo, la benedizione, ai parrocchiani, alle vostre case, alle famiglie, alle persone sole, senza famiglia, abbandonate, ai sofferenti soprattutto.

(Ai bambini:) Saluto tutti i presenti, i genitori, gli educatori, i bambini, i ragazzi, le ragazze, le suore e i vostri sacerdoti, il vostro parroco e i suoi collaboratori. Vi saluto di cuore. Vi voglio bene, come ho detto all'inizio, e vedo che siete persone intelligenti e abbastanza, come dire, curiose. Avete qualche curiosità. E penso che è una curiosità giustificata. Vogliono sapere, da bambini, cosa faceva il Papa da ragazzo. Allora, io penso che essendo ragazzo è meglio non pensare alla possibilità di diventare Papa. Farebbe paura. Per gli oratori, invece, sono diverse le tradizioni dei popoli. Qui in Italia sono molto sviluppati gli oratori fin dai tempi di san Filippo Neri. In Polonia c'erano altre strutture e le ho sempre frequentate. Da ragazzo ero un buon chierichetto, allora qualche cosa ho fatto, forse non così perfetto come lo fate voi.

Cosa voglio dirvi in questa grande festività, solennità di Cristo Re avendo l'opportunità di visitare la vostra parrocchia e la vostra comunità? Ho visto, scendendo qui le scale, l'iscrizione "buona strada". Questa l'hanno preparata probabilmente gli scouts e possiamo dire che è un augurio. Vorrei ripetere questo buon augurio a tutti: buona strada, buon cammino perché tutti voi siete in cammino, tutti noi siamo in cammino durante la nostra vita. Per voi giovani, ragazzi, che siete all'inizio di questo cammino è un saluto e un augurio, "buona strada", quanto mai opportuno. Io vi ripeto questo augurio "buona strada" per i vostri anni giovanili, quando incomincerete la scuola, prima l'asilo, poi la scuola elementare, la scuola media, eccetera. Allora vi auguro "buona strada" attraverso questi anni, "buona strada" nella vostra famiglia, "buona strada" nella vostra scuola, "buona strada" in questa parrocchia e in questa catechesi che vi raduna qui in parrocchia. Per queste catechesi mi viene in mente un'altra parola in italiano: "faccio strada". Allora veramente per trovare e per proseguire su una buona strada ci vuole qualcuno che sappia fare strada. Ecco, ci sono qui i vostri genitori, i vostri educatori, i vostri catechisti, le suore, i sacerdoti. Questo mio augurio è anche per loro, perché sappiano fare strada, perché vi indichino una buona strada a voi tutti, perché vi mostrino questa strada che conduce verso tutto quello che è buono, giusto, vero, bello che piace a Gesù Cristo, che faccia sviluppare e crescere in noi il suo regno.

Questi sono i miei due auguri per i giovani, per i bambini e poi per i vostri educatori tutti insieme, nella famiglia, nella scuola, nella parrocchia. Vi ringrazio per la vostra buona e cordiale accoglienza e ripeto, come ho detto prima davanti alla chiesa: vi voglio bene, vi voglio tanto tanto bene. Vi voglio bene e voglio che la vostra strada sia sempre una buona strada e voglio che possiate diventare quelli che sapranno percorrere una strada buona e giusta che conduce alla maturazione della vostra umanità e del regno di Dio in voi.

(Omelia durante la Celebrazione:) "Io sono l'Alfa e l'Omega, colui che è, che era e che viene" (Ap 21,6).


1. Cari fratelli e sorelle della parrocchia di San Giovanni Battista De Rossi, queste parole del libro dell'Apocalisse, che Gesù rivolge alla Chiesa, sua sposa, ci hanno introdotto nel clima spirituale di quest'ultima domenica dell'anno liturgico, solennità di Cristo, Re dell'universo.

Alla conclusione dell'itinerario di fede, che la comunità cristiana compie ogni anno per fare memoria dell'opera della redenzione, la liturgia dispiega davanti ai nostri occhi la scena finale della storia della salvezza. E, in essa, il posto centrale che vi occupa il Signore Gesù, giudice giusto e misericordioso. Egli, costituito Signore mediante la sua morte e risurrezione, tornerà alla fine dei tempi, dopo aver sconfitto la morte e aver ridotto a nulla ogni principio e ogni potenza, per giudicare tutte le genti e consegnare il regno al Padre. E allora sarà la fine, l'epilogo del progetto da Dio svelato e attuato nella storia umana, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura.


2. Questa convergenza della storia e dell'universo in Cristo Signore è il risultato del progetto fondato sulla volontà salvifica di Dio e sull'impegno degli uomini per la costruzione della nuova umanità, che si radica sull'amore per Cristo e per coloro nei quali egli ama nascondersi e rivelarsi: i poveri, gli affamati, gli assetati, i forestieri, i nudi, i malati, i carcerati.

La pagina evangelica, in questa prospettiva, assume i contorni e le caratteristiche di un grande affresco escatologico. Ci svela, infatti, in che cosa consiste e su quale materia verterà il giudizio ultimo di Cristo, Re dell'universo. Esso non sarà un "processo" nel senso comune del termine, quanto piuttosto il frutto naturale e conseguente del comportamento umano, e di un "discernimento" da parte di Cristo Signore, che rivelerà l'uomo a se stesso.

L'ingresso nel regno, preparato da Dio per i suoi, o l'esclusione da esso saranno la logica conseguenza del "vissuto" degli uomini durante la loro esistenza terrena. Ciascuno raccoglierà ciò che ha seminato.

E per "vissuto" va inteso l'atteggiamento concreto assunto nei confronti di chi era nella difficoltà e nell'indigenza e quindi bisognoso di solidarietà, di assistenza, di liberazione. Sarà, perciò, benedetto colui che nei confronti del povero avrà agito come Gesù, Pastore buono che ha incarnato la tenerezza di Dio, andando in cerca delle pecore disperse, fasciando quelle ferite, curando le malate, per ricondurle all'ovile e pascerle con giustizia.


3. Questa è la novità dell'amore e del servizio proprio del cristiano; essa è destinata a suscitare impegni forti e coinvolgenti da parte di chi vuole vivere come discepolo fedele di Cristo, cittadino fin d'ora del regno di Dio, costruttore di un nuovo stile di vita, che Gesù è venuto a instaurare nel mondo.

Alcune istanze fondamentali con conseguenti orientamenti operativi scaturiscono dal messaggio di questa liturgia per voi, carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di San Giovanni Battista De Rossi, e per tutti i fedeli della diocesi di Roma. Esse si inseriscono a pieno titolo nell'orizzonte degli obiettivi a cui guarda la celebrazione del Sinodo pastorale che si sta preparando e che avrà un momento decisivo nelle assemblee di prefettura che si svolgeranno prossimamente.


4. La prima, e più importante, riguarda il contenuto della "nuova evangelizzazione", che la Chiesa di Roma intende rilanciare, al fine di risvegliare e dare più solida consistenza alla fede di quanti si professano cristiani o per suscitarla in coloro che l'hanno perduta. L'uomo moderno, pur diventando sempre più consapevole delle sue possibilità e del suo dominio sull'universo, non cessa tuttavia di interrogarsi intorno al senso della vita, al suo destino ultimo e al significato della storia in cui vive e si riscopre come protagonista.

C'è in tutto ciò una "domanda di senso", a cui la Chiesa è chiamata a dare una risposta. E la risposta è Gesù Cristo stesso, centro e cardine del tempo, Redentore di tutti gli uomini, ricapitolatore dell'universo, in cui c'è salvezza piena e definitiva. Questo è il messaggio che la Chiesa di Roma deve trasmettere con rinnovato vigore e coerenza di vita agli uomini che vivono in questa città.


5. Tutto ciò diventerà più credibile e acquisterà maggior consistenza se all'annuncio, fatto pervenire attraverso le molteplici vie della catechesi e del dialogo, si accompagneranno i gesti concreti della carità verso tutti gli uomini, soprattutto verso gli "ultimi", nei quali il Signore Gesù vuole essere accolto, riconosciuto e servito. E', questa, la seconda istanza che scaturisce dal messaggio biblico di questa Solennità! Si apre, qui, per voi e per tutti i cristiani un campo immenso per l'esercizio delle "opere di misericordia", che diventano così il banco di prova e di verifica di una fede autentica e operosa.

E' proprio dall'apertura alle sacche di umanità alienata e dolorante che si misura la concretezza della fede dei singoli credenti e dell'intera comunità cristiana e si decide il destino ultimo dell'uomo.


6. Cari fratelli e sorelle, sono lieto di trovarmi oggi in mezzo a voi; vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Insieme al card. vicario, Ugo Poletti, e al vescovo ausiliare del Settore Est, mons. Giuseppe Mani, vi esprimo il mio cordiale saluto, con l'augurio di ogni bene.

Saluto in particolare il vostro parroco, mons. Armando Nardini, e tutti i sacerdoti che collaborano nella cura pastorale di questo quartiere Appio Latino.

Saluto tutti gli appartenenti agli Istituti Religiosi maschili e femminili che prestano qui il loro prezioso aiuto. Esprimo il mio apprezzamento per l'opera dei vari gruppi parrocchiali, che svolgono la propria attività in stretta collaborazione con il parroco. Essi sono: gli appartenenti all'Azione Cattolica adulti, all'apostolato della Preghiera e al Volontariato vincenziano. Ci sono ancora i Gruppi delle attività sociali, degli Scouts, dell'Oratorio, della Gioventù Ardente Mariana, dei Catechisti e delle Adoratrici del SS.mo Sacramento.

A tutti esprimo i miei sentimenti di stima e di affetto, esortandovi a ben continuare nel vostro itinerario di fede, reagendo ad ogni tentazione di scoraggiamento e superando ogni forma di mentalità fatta di indifferenza religiosa o di sterile consumismo. Ma penso anche, e soprattutto, alle famiglie, ai lavoratori, agli anziani, a tutti coloro che soffrono, a coloro che sentono il peso della solitudine o sono vittime di ingiustizie. Rivolgo, infine, un appello a coloro che ancora resistono alla chiamata di Dio, che li invita a tornare a lui nella piena conversione del cuore.


7. "Abitero nella casa del Signore per lunghissimi anni". "Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sul tuo monte santo?" (Ps 14,1).

Ogni credente, come il salmista, si pone questa domanda. Se la pone la Chiesa pellegrina verso il regno definitivo del Signore Gesù. La parola di Dio ci dà oggi la risposta. Accoglietela, carissimi, e traducetela in stile di vita! Amen! (Al Consiglio pastorale:) Sono molto grato per queste parole del vostro presidente, per la sua commemorazione dei 50 anni della parrocchia, della sua storia, relativamente breve. Per la Chiesa la valutazione del tempo e della storia è costituita da questo mistero perenne che si chiama regno di Dio, nella sua dimensione cosmica, terrestre, storica. Ogni parrocchia, ogni comunità cristiana, ogni persona battezzata viene iscritta e introdotta in questo mistero che trascende i tempi ed è orientato verso il futuro assoluto, verso il futuro di Dio e in Dio, e realizza in noi la presenza di questo Dio Uno e Trino.

Essere Chiesa è una cosa molto profonda, molto ricca, porta in sé una grande gioia soprannaturale. Essere parrocchia nella Chiesa vuole dire partecipare in questa gioia e in questa trascendenza dello spirito. Mi congratulo con voi per questi 50 anni della vostra parrocchia, per tutto quello che si è potuto realizzare attraverso questo strumento divino e umano insieme che è la parrocchia, attraverso i vostri pastori, i vostri parroci, attraverso tutti i componenti della comunità parrocchiale per tutto quello che si è potuto realizzare per avvicinare il regno di Dio, per dare a questo regno di Dio una dimensione umana, concreta, romana e lo dico come vescovo di Roma. Pertanto tocca a me esprimere questo ringraziamento davanti al Signore e davanti a voi, carissimi fratelli e sorelle, a tutti i parrocchiani e soprattutto a voi che rappresentate la comunità parrocchiale come comunità responsabile che vuole essere matura, che vuole sempre maturare in Cristo.

(Ai gruppi familiari:) L'occasione di questo incontro, mi consente di ricordare con tutti voi carissimi sposi, questo momento decisivo del vostro cammino, questo momento sacramentale in cui tutti e due davanti all'altare, davanti alla Chiesa, davanti a Dio, vi siete sposati in Cristo, avete voi celebrato questo sacramento, avete conferito questo sacramento a voi stessi. E in tale momento era presente fra voi in modo speciale il Cristo che oggi celebriamo come Re dell'Universo. Ma era presente soprattutto come sposo, come colui che sposa la Chiesa continuamente. E nella Chiesa sposa tutta l'umanità, la fa una famiglia, una famiglia di Dio, la costituisce davanti a suo Padre, come a Padre comune di tutti gli esseri umani, di tutte le persone, di tutte le comunità, di tutte le nazioni. così le due realtà, Cristo sposo e Cristo Re, s'incontrano, s'intrecciano, si costituiscono mutuamente, e questo avviene nel momento del "sacramento grande" come lo ha espresso san Paolo apostolo.

Io lo ricordo insieme con voi perché questo momento, in cui voi avete conferito il sacramento del matrimonio a voi stessi nella Chiesa, è un momento sacro che deve rimanere per voi un punto di riferimento per tutta la vita. Il sacramento è sorgente incessante della grazia, si deve sempre tornare a questo momento, a questa grazia sacramentale per collaborare con Cristo con lo Spirito Santo e così crescere nella santità, santità che è propria della vostra vocazione, alla vocazione di sposi, di genitori ed educatori. E' proprio una famiglia, la grande famiglia di Dio, della Chiesa che è rappresentata in ogni famiglia umana, in ogni nucleo familiare. Tanto dipende da questo nucleo familiare nella vita delle persone interessate, genitori, figli, generazioni ma anche delle società, dei popoli, delle nazioni.

Il futuro della Chiesa, il futuro dell'umanità passa attraverso ogni famiglia. Queste sono anche le parole della "Familiaris Consortio" dopo il Sinodo del 1980. E sono molto grato al Signore, a Cristo Re dell'Universo per questo incontro nella sua solennità, per questo incontro con voi qui e per questa breve meditazione che possiamo fare sulla sacralità della vita familiare, della vita matrimoniale, della vita concepita e poi partorita, di ogni vita. Questi bambini già nati, i nascituri tutti. E vi auguro di essere per tutta la parrocchia di San Giovanni Battista De Rossi un nucleo animatore. Lei ha detto che ci sono molte famiglie disorientate, altre famiglie divise, famiglie che non sono più famiglie ma una sostituzione non matura della famiglia, le convivenze.

C'è un grande campo di apostolato e questo apostolato della Chiesa per la famiglia si può e si deve fare soprattutto attraverso le famiglie. La famiglia è una vocazione apostolica, questo apostolato verso i vostri figli, educazione, formazione umana e cristiana, ma anche un apostolato verso gli altri, le altre famiglie, gli altri sposi, gli altri coniugi. Io vi auguro, carissimi, di entrare sempre più profondamente in questa realtà che è la grazia del vostro matrimonio, che è la grazia della vostra vocazione per collaborare con questa grazia che viene da Cristo sposo, collaborare con questa grazia, maturare sempre più il vostro amore come coniugi, come sposi, come genitori ed educatori, e anche come animatori della santità della famiglia cristiana e umana nel vostro ambiente.

(Ai giovani:) Voglio ringraziare il vostro collega per le sue parole, veramente è stata una bella introduzione a questo che voi siete e che voi volete essere qui in questa parrocchia nella diocesi di Roma, nel contesto del Sinodo e nel contesto dei nostri tempi, della nostra contemporaneità. Grazie per queste parole. E saluto insieme a lui tutti i giovani qui presenti, ma non sono soli perché essere giovani è una cosa attraente anche per i meno giovani negli anni e così ci sono anche alcuni parrocchiani già più avanzati nell'età ma si sentono bene con voi giovani e questo è un fenomeno positivo. I giovani devono essere vicini agli anziani, devono pagare loro il debito dei loro meriti, della loro contribuzione, della loro saggezza e anche delle loro sofferenze. Ecco qui anche alcuni giovani handicappati che si sentono bene con gli altri giovani: è un segno buono, vuol dire che voi amate questi vostri fratelli e sorelle e cercate di andare insieme con loro.

Saluto tutti i gruppi che il vostro collega ha elencato. Questi che si distinguono per l'uniforme sono chiaramente gli scouts.

Allora voglio ritornare verso la fine di questa visita alla parola che mi ha toccato all'inizio scendendo, mi sembra nello stesso ambiente, ho visto la parola "buona strada". Lo hanno scritto gli scouts per il Papa perché non deve sbagliare la strada, deve fare buona strada, arrivare ai piccoli, all'incontro con i ragazzi, le ragazze, della prima comunione, della cresima, con i loro genitori ed educatori. Adesso ci incontriamo con i giovani e volevo tornare a quest'altra parola che ho aggiunto alla parola "buona strada". Ho detto che è un'espressione italiana molto acuta che dice: "faccio strada". Ho anche detto a questi ragazzi chi è quello che fa strada per loro che sono i loro genitori, i loro catechisti, i loro sacerdoti, i loro insegnanti, educatori, tutti quelli, vorrei dire qui a tutti voi giovani e a tutti gli altri qui presenti che è uno quello che ci fa strada, è Cristo che ci fa strada. Lui ci ha fatto strada, una volta per sempre e su questa strada è sempre lui che è presente, che ci assiste, che ci guida, che ci ispira, che è con noi. E' Cristo che ha fatto strada per tutta l'umanità, per ogni uomo ed ogni donna senza distinzione di culture, nazioni, lingue, epoche, a tutti ha fatto strada attraverso il suo mistero pasquale, la sua morte, il suo sacrificio sulla croce, la sua risurrezione. Ha fatto una strada che si apre davanti ad ogni uomo.

Carissimi, sono tante le strade chiuse, forse voi giovani già lo sapete.

Sembra che ci siano diverse strade, anzi il mondo cerca di affascinarci con le diverse strade ma alla fine si vede che sono chiuse, che non puoi camminare oltre, che ci illudono, che non ci lasciano una prospettiva. Cristo fa una strada che ha una prospettiva di vita eterna, divina. La prospettiva dell'Uomo di Dio. E su questa prospettiva sta Cristo che ci fa strada. Io vorrei augurarvi a tutti, giovani e anziani, malati, a tutti i presenti, di cercare sempre questa strada e di tenervi a questa strada che ci fa Cristo.

Una parola per la vostra comunità specialmente in questo giorno in cui si celebra la solennità di Cristo Re. Questa solennità appunto ci dice come Cristo fa strada continuamente, per giorni e giorni, per anni e anni, da secolo a secolo, fa strada a tutta l'umanità e a ciascuno di noi.

Data: 1990-11-25

Domenica 25 Novembre 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Ai "Cursillos de cristiandad" - Città del Vaticano (Roma)