GPII 1990 Insegnamenti - Ai partecipanti alle celebrazioni del XXV della Costituzione conciliare "Dei Verbum" - Città del Vaticano (Roma)

Ai partecipanti alle celebrazioni del XXV della Costituzione conciliare "Dei Verbum" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'ascolto della parola e la sua sicura proclamazione essenziali per la vita e la missione della Chiesa

Eminenza, Eccellenze, Cari amici,


1. Oggi celebriamo il venticinquesimo anniversario della Costituzione dogmatica sulla rivelazione divina, Dei Verbum, e lodiamo il Signore che ha guidato i Padri, riuniti nel Concilio Vaticano II, "in religioso ascolto della parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia" (DV 1). Questo documento si è rivelato di grande interesse per l'approfondimento della fede e della missione che ha interessato la Chiesa durante il periodo post-conciliare. Si tratta quindi di uno strumento che conserva tutta la sua attualità, di oggi e di domani. I Padri conciliari insegnano che l'ascolto religioso della Parola di Dio e la sua proclamazione sono elementi essenziali per la vita e per la missione della Chiesa, "affinché per l'annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami" (DV 1).


2. Se volgiamo uno sguardo al passato, dobbiamo rendere grazie al Signore perché attraverso lo Spirito, guida la Chiesa al sapere più profondo della sua Parola pervenutaci dalle Sacre Scritture che rivelano al mondo la nascita del suo Beneamato Figlio, Gesù Cristo, Salvatore e Redentore. Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unione dei cristiani ripercorre i momenti più significativi di questo cammino. Parte dal 1893, anno della pubblicazione dell'enciclica Providentissimus Deus, per arrivare alle recenti "Direttive" di carattere pratico ed ecumenico, pubblicate nel 1987 per le traduzioni interconfessionali della Bibbia. Costituitasi all'inizio di questo secolo, la Pontificia Commissione biblica ha contribuito incisivamente al progresso del movimento biblico cattolico. E' così che, in un rigoroso contesto dottrinale, è stata approfondita la riflessione che, in seguito, ha aperto la strada alla Costituzione Dei Verbum. Fra le figure più emerite, del mondo della scienza e dell'apostolato biblico, vorrei ricordare con profonda gratitudine Padre Marie-Joseph Lagrange grazie al quale 100 anni fa fu dovuta la fondazione della Scuola biblica di Gerusalemme; il Cardinale Augustin Béa che fu rettore del Pontificio Istituto biblico della città di Roma e promotore del movimento biblico cattolico prima che Papa Giovanni XXIII lo chiamasse a servire l'unità dei cristiani e il dialogo con il popolo ebreo. Alla luce di questo lungo cammino il documento conciliare si rivela di costante attualità.


3. Per riconoscere il significato globale della Costituzione Dei Verbum, è necessario richiamare alla memoria il valore dogmatico della Costituzione stessa che ci porta a riflettere sulla Rivelazione divina e non solo sugli scritti biblici. La formula iniziale Dei Verbum, strumento atto ad indicare il documento di cui sopra, non è, come spesso si è tentati di pensare, sinonimo di "Sacra Scrittura". Il senso è più ampio e completo perché si tratta di un'espressione attraverso la quale si vuole indicare la Parola vivente di Dio, la stessa Parola che Dio comunica e divulga continuamente alla Chiesa e attraverso di essa per infondere la fede e per iniziare i fedeli ad una vita di comunione fra loro e Lui.

Per trasmettere la Parola di Dio, inno alla vita, non sono sufficienti i soli scritti, ma essi devono essere animati da una corrente di vita, la corrente della grande Tradizione, che, sottomessa allo Spirito Santo, colloca i testi nella loro giusta luce. Il Magistero della Chiesa opera in favore di questa divulgazione garantendone l'assoluta fedeltà, secondo la volontà del Signore. Quindi il Concilio dichiara che "la sacra tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime" (DV 10).


4. Detto ciò, la Costituzione conciliare ha come prospettiva la Sacra Scrittura, vera "parola di Dio (locutio Dei) in quanto consegnata per iscritto e per ispirazione dello Spirito divino" (DV 9). Essa svolge un ruolo di notevole importanza per la nostra relazione di fede, di speranza e di amore con Dio.

L'insegnamento dottrinale della Dei Verbum sull'ispirazione delle scritture è realmente illuminante e stimolante poiché mette in luce il carattere della fede divina ed umana dei testi biblici. Nella Sacra Scrittura è Dio che ha parlato, ma "per mezzo di uomini alla maniera umana" (DV 12). L'autore dei libri della Bibbia è Dio, ma anche gli uomini ne sono "i veri autori" (DV 11) perché ne hanno fatto un unico testo. Ne consegue che per rimanere fedeli alla natura stessa della Bibbia l'interpretazione deve essere costantemente unilaterale. E' con i fondamentalisti che si pretende di cogliere il senso della parola di Dio senza tener conto degli aspetti umani della sua espressione. Inversamente, limitarsi ad una esegesi significa perdere di vista il messaggio sostanziale. Per mezzo della sua dottrina, il Concilio ha tracciato il percorso di una strada sicura per aiutare il Popolo di Dio. Esso ha implicitamente coinvolto gli esegeti a non avere una concezione eccessivamente limitata che renderebbe il loro lavoro infruttuoso (cfr. DV 12 DV 23). Esso ha invitato i teologi ad operare in modo tale che lo studio della Sacra Scrittura fosse come l'anima della teologia, sottolineando anche l'importanza della Sacra Scrittura nella catechesi e nella liturgia (cfr. DV 24-25). Esso ha anche ricordato ai vescovi e ai sacerdoti le loro responsabilità verso l'apostolato biblico (cfr. DV 25). Nel Concilio viene dichiarato che "è necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla sacra Scrittura" (DV 22), infatti nei libri sacri "il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi; nella parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell'anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale" (DV 21).

Quindi tutti i cristiani sono esortati a leggere, studiare e meditare sulla Sacra Scrittura per alimentare con la fede e con la carità la loro vita (cfr. DV 25).


5. Se ora volgiamo lo sguardo verso il futuro, notiamo che nel sesto capitolo della Dei Verbum vi sono numerose indicazioni per la pastorale e l'apostolato biblico. Sottolineando l'importanza dell'utilità di "traduzioni appropriate e corrette nelle varie lingue" il Concilio prende in considerazione le traduzioni interconfessionali. Grazie alla collaborazione con l'Alleanza biblica universale sono state portate a termine numerose versioni e con notevole successo. Queste traduzioni possono risultare degli strumenti sempre più ricercati per l'evangelizzazione, in particolar modo se accompagnate da note: è il caso della recente traduzione della Bibbia in lingua castigliana e della traduzione ecumenica della Bibbia in lingua francese. Sono felice che nel 1988, a Budapest, l'Alleanza biblica universale sia stata profondamente coinvolta nella cooperazione interconfessionale. Lo stimolo provocato dalla Dei Verbum ha reso possibile l'istituzione nel 1970 della Federazione cattolica mondiale per l'Apostolato biblico che nel tempo ha registrato un sensibile sviluppo. Ora porta il nome di Federazione biblica cattolica. Quest'anno, in occasione dell'Assemblea mondiale a Bogotà, la Federazione ha ribadito l'importanza della Bibbia per l'apostolato e per il rinnovato sforzo d'evangelizzazione in vista del terzo millennio. Al fine di prendere coscienza dei compiti imperiosi che possono favorire l'accesso di numerosi contemporanei alla Sacra Scrittura, i responsabili dell'apostolato biblico, guidati dai vescovi, collaboreranno efficacemente con i delegati diocesani incaricati della catechesi, della liturgia o dell'ecumenismo. Il Concilio ha indicato anche le linee di condotta pastorale dei vescovi (CD 17).


6. Vorrei aggiungere che, contemplando l'infinita ricchezza delle Sacre Scritture, secondo l'insegnamento del Concilio, noi ci uniremo al popolo al quale, da principio, fu rivelato l'annuncio della salvezza: il popolo ebreo. La Costituzione conciliare sottolinea che "Iddio (...) si scelse con singolare disegno un popolo al quale affidare le promesse. Infatti, mediante l'alleanza stretta con Abramo (cfr. Gn 15,18), e per mezzo di Mosè col popolo d'Israele (cfr. Ex 24,8), egli si rivelo, in parole e in atti, al popolo che così s'era acquistato" (DV 14).


7. Il profetico messaggio di pace, di riconciliazione e di amicizia è diretto a tutti i popoli, ed è per questo motivo che le Sacre Scritture ispirano venerazione per la quale non dovrebbero mai esserci ostacoli alla divulgazione delle Sacre Scritture nel mondo intero. In occasione del significativo anniversario che avete recentemente celebrato, sono felice di avervi ospitato e d'aver incoraggiato le vostre riflessioni ed il vostro operato. Affiancato dai membri della Federazione biblica cattolica e dai membri della Curia Romana rivolgo un cordiale saluto a tutti coloro che appartengono ad altre confessioni e che hanno voluto esser presenti a questo evento. La Parola divina ci esorta a pregare per la pace, ancor oggi duramente minacciata, e a ritrovarci nella speranza e nell'azione fino a quando verrà il giorno in cui "la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare" (Is 11,9).

(Traduzione dal francese)

Data: 1990-12-14

Venerdi 14 Dicembre 1990

A studiosi della regolazione naturale della fertilità - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Responsabilità per l'amore e per la procreazione umana

Carissimi.


1. Nel rivolgervi il mio saluto cordiale, desidero esprimere vivo compiacimento per l'importante iniziativa, promossa dal "Centro Studi e Ricerche sulla regolazione naturale della fertilità" dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

Il corso a cui partecipate si propone di formare insegnanti capaci di diffondere tra le famiglie quei metodi naturali che consentono una procreazione veramente responsabile, in conformità con la dottrina morale costantemente esposta dal magistero. L'enunciazione della finalità dell'iniziativa basta da sola a sottolineare la rilevanza che essa riveste per la missione della Chiesa in favore della famiglia. Nell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio" (FC 35) richiamavo ai pastori e ai fedeli l'urgenza di "un impegno più vasto, decisivo e sistematico per far conoscere, stimare e applicare i metodi naturali di regolazione della fertilità".


2. L'insegnamento della Chiesa circa un problema tanto delicato e urgente nella vita dei coniugi e della società viene talvolta frainteso e contestato, perché presentato in modo inadeguato e anche unilaterale. Ci si ferma, infatti, al giudizio sulla negatività morale della contraccezione, quale atto sempre intrinsecamente disonesto, ma raramente ci si sforza di comprendere questa norma alla luce della "visione integrale dell'uomo e della sua vocazione, non solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna". In realtà, solo nel quadro della responsabilità per l'amore e per la vita può essere intesa la motivazione profonda della proibizione di "azioni che si propongono come scopo o come mezzo di rendere impossibile la procreazione" (HV 7 HV 14). Solo nel contesto di simili valori i coniugi trovano l'ispirazione che permette loro di superare, con l'aiuto della grazia divina, le difficoltà che inevitabilmente incontrano quando, in condizioni sociali poco favorevoli e in un ambiente segnato da facile edonismo, cercano di seguire una strada conforme alla volontà del Signore. E' ancora solo approfondendo la concezione cristiana di questa "responsabilità per l'amore e per la vita" che si può cogliere la "differenza antropologica e al tempo stesso morale, che esiste tra la contraccezione e il ricorso ai ritmi temporali" (FC 32).


3. "Responsabilità per l'amore e per la vita!". Questa espressione ci ricorda la grandezza specifica della vocazione dei coniugi, chiamati ad essere i collaboratori consapevoli e liberi di quel Dio che è amore, che crea per amore e che chiama all'amore. Il termine "responsabilità" è, quindi, eticamente decisivo, perché in esso si coglie da un lato la dignità del "dono" che si riceve, e dall'altro il valore della "libertà", a cui esso è affidato, perché venga fatto fruttificare. Quanto più grande è il dono, tanto più alta è la responsabilità del soggetto che liberamente lo riceve. E quale dono è maggiore, sul piano naturale, di questa vocazione dell'uomo e della donna a esprimere un amore fedele e indissolubile, aperto alla trasmissione della vita? Nell'amore coniugale e nella trasmissione della vita l'uomo non può mai dimenticare la sua dignità di persona, che eleva l'ordine della natura a un livello specifico, non più meramente biologico. Per questo la Chiesa insegna che la responsabilità per l'amore è inseparabile dalla responsabilità per la procreazione. Il fenomeno biologico della riproduzione umana, infatti, come trova al suo inizio la persona, così ha al suo termine il sorgere di una nuova persona, unica e irripetibile, fatta a immagine e somiglianza di Dio. Scaturisce da ciò la dignità dell'atto procreativo, nel quale l'amore interpersonale dei coniugi trova il suo coronamento nella nuova persona del figlio. Per questo la Chiesa insegna che l'apertura alla vita nei rapporti coniugali protegge la loro stessa autenticità di rapporti di amore, salvandoli dal rischio di scadere al livello di mero godimento utilitaristico.


4. In questa responsabilità per l'amore e per la vita, Dio creatore invita i coniugi a essere non passivi esecutori, ma piuttosto "cooperatori e quasi interpreti" del suo disegno (GS 50). Essi, infatti, nel rispetto dell'ordine morale oggettivo stabilito da Dio, sono chiamati a un insostituibile discernimento dei segni della volontà di Dio circa la loro famiglia. così, in rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile potrà esprimersi "sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente, o anche a tempo indeterminato, una nuova nascita" (HV 10).

La scienza offre oggi la possibilità di individuare con sicurezza i periodi di fecondità e di infecondità dell'organismo femminile. Di questa conoscenza i coniugi possono utilmente servirsi per diversi scopi legittimi: non solo per distanziare o limitare le nascite, ma anche al fine di scegliere per la procreazione i momenti sotto ogni punto di vista più favorevoli oppure anche per individuare i periodi con migliori possibilità di raggiungere un concepimento, in alcuni casi di difficoltà.


5. In questa applicazione delle conoscenze scientifiche alla regolazione della fertilità, la tecnica non si sostituisce in alcun modo all'impegno delle persone e neppure interviene a manipolare la natura del rapporto, come è invece il caso della contraccezione, nella quale si scinde deliberatamente il significato unitivo dell'atto coniugale da quello procreativo. Al contrario, nella pratica dei metodi naturali la scienza deve sempre coniugarsi con l'autodominio, giacché nel ricorso ad essi è chiamata necessariamente in causa quella perfezione propria della persona che è la virtù.

Per questo si può dire che la continenza periodica, praticata per regolare in modo naturale la procreazione, richiede una profonda cultura della persona e dell'amore. Essa esige, infatti, ascolto e dialogo reciproco tra gli sposi, attenzione e sensibilità per l'altro, costante padronanza di se stessi: tutte qualità che esprimono l'amore autentico verso la persona del coniuge per quello che essa è, e non per quello che si vorrebbe che fosse. La pratica dei metodi naturali esige la crescita personale dei coniugi nella comune edificazione del loro amore.

Tale connessione intrinseca di scienza e di virtù morale costituisce l'elemento specifico e moralmente qualificante del ricorso ai metodi naturali.

Essa fa parte di un'integrale formazione degli insegnanti e delle coppie dei coniugi, per i quali dev'essere chiaro che non si tratta di una semplice "istruzione" sganciata dai valori morali propri di un'educazione all'amore. Essa permette, infine, di comprendere che non è possibile praticare i metodi naturali come una variante "lecita" di una scelta di chiusura alla vita, che sarebbe dunque sostanzialmente analoga a quella che ispira la contraccezione: solo se c'è una fondamentale disponibilità alla paternità e maternità, intese quali collaborazione col Creatore, il ricorso ai metodi naturali diviene parte integrante della responsabilità all'amore e alla vita.


6. La Sacra Scrittura ci svela il volto luminoso di Dio, che "è amore" (1Jn 4,8) e che è "amante della vita" (Sg 11,26). Non dimenticate mai, pur in mezzo alle difficoltà e alle incomprensioni, che il lavoro, a cui vi dedicate, carissimi fratelli e sorelle, è un servizio all'amore e alla vita, a sostegno dei coniugi che intendono vivere secondo il disegno di Dio. Con questo servizio, che merita l'appoggio convinto di tutti i pastori, voi offrite un valido aiuto alla missione della Chiesa.

Che il Signore vi conceda la sua efficace assistenza, in pegno della quale vi imparto la mia benedizione che volentieri estendo alle vostre famiglie, così come alle famiglie con cui verrete a contatto.

Data: 1990-12-14

Venerdi 14 Dicembre 1990

Alla Conferenza episcopale regionale cinese in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rinnovamento spirituale, evangelizzazione, espansione missionaria le urgenti priorità pastorali della Chiesa nella Regione

Cari confratelli Vescovi,


1. Questa è la terza volta nel corso del mio Pontificato che ci incontriamo in occasione della vostra visita ad Limina quali Pastori della Chiesa in Taiwan. La vostra presenza qui è veramente motivo di gioia e di speranza. La gioia nasce dalla visione dell'amore inesauribile del nostro Padre celeste reso manifesto nelle vostre Chiese particolari, dell'intensa comunione dei fedeli cattolici con il Successore di Pietro, "principio e fondamento perpetuo e visibile dell'unità della fede e della comunione" (LG 18), delle numerose attività educative, di assistenza e sanitarie che vengono effettuate nelle vostre diocesi.

La speranza nasce dalla vostra determinazione a continuare a rendere una forte testimonianza di fede e comunione con la Chiesa universale in mezzo alla grande famiglia cinese, tanto vicina al mio cuore. Tramite voi saluto i sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre Diocesi: "Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù" (1Co 1,4).


2. Nel cercare un'unione ed una comprensione sempre più grandi tra di loro, i Vescovi hanno un ruolo essenziale nella costruzione e nella salvaguardia della comunione della Chiesa universale, "un popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (LG 4). Tale comunione è innanzi tutto una realtà spirituale e nasce dalla nostra partecipazione, attraverso l'opera dello Spirito Santo, ai doni che il Padre concede a quanti credono nel Figlio. E' arricchita dalla diversità dei popoli e delle loro varie culture, che attraverso il Battesimo vengono incorporati in Cristo, "che è la luce del mondo: da lui veniamo, per lui viviamo, a lui siamo diretti" (LG 3). In unione con Cristo e a servizio dell'unità della Chiesa, la comunità cattolica di Taiwan ha la vocazione specifica di far si che il messaggio evangelico della salvezza venga proclamato ancor più chiaramente e venga fatto conoscere nei tesori e attraverso le ricchezze della vostra cultura cinese.

La Chiesa della vostra Regione ha una storia tutta particolare. La sua presenza risale al diciassettesimo secolo, ma è negli ultimi quarant'anni che la comunità cattolica ha assunto la sua forma attuale, nata sotto il segno della Croce, nella speranza della resurrezione che verrà. In questa situazione particolare, quali sono le priorità del vostro ministero episcopale in seno alla vostra società? E' indubbio che tali priorità si traducano in due impegni fondamentali: il rinnovamento spirituale delle vostre Chiese particolari, e il grande compito dell'evangelizzazione e della espansione missionaria.


3. Sono gli stessi obbiettivi che vi siete posti al Simposio sull'Evangelizzazione che avete celebrato nel febbraio del 1988, per rispondere alla necessità di dare un rinnovato impulso al carattere missionario delle vostre comunità. Questo evento ecclesiale deve rappresentare un continuo punto di riferimento per la vita e l'attività dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici delle vostre Diocesi, e per le istituzioni attraverso cui si realizza la missione della Chiesa. Al tempo del Simposio, vi avevo scritto che avevate dinanzi due sfide, una pastorale o ad intra, e l'altra missionaria o ad extra (cfr. Messaggio al Simposio sulla Evangelizzazione, 2 febbraio 1988). Adesso come allora questi due obbiettivi intimamente legati dipendono dalla vostra "ricerca di un rinnovamento spirituale e organizzativo di quelle forze già all'opera in mezzo a voi, e dalla promozione di nuovi programmi ed energie pastorali destinati, tra l'altro, a santificare la famiglia e rafforzare la Chiesa locale in unione con la Chiesa universale" (Ibidem). Tali obbiettivi esigono la vostra continua attenzione e lo sforzo concertato e generoso di quanti ne sono coinvolti.

Il rinnovamento spirituale a cui lo Spirito Santo ha chiamato tutto il Popolo di Dio con il Concilio Vaticano Secondo resta il compito principale di ogni Chiesa particolare, mentre ci prepariamo a entrare nel terzo Millennio Cristiano.

I rappresentanti dei Vescovi asiatici riuniti a Bandung nel luglio di quest'anno hanno sollecitato la promozione in Asia della "spiritualità di quanti ripongono la loro completa fiducia nel Signore". Essi hanno descritto tale spiritualità come un'accentuazione sulla rinuncia e la semplicità, sulla compassione e la solidarietà nei confronti di tutti, soprattutto dei poveri. Le sue virtù caratteristiche dovrebbero essere la mansuetudine e l'umiltà, un profondo senso di armonia, intima comunione con Dio, docilità nei confronti del suo Spirito. Come hanno indicato gli stessi Vescovi asiatici, tale spiritualità non deve esprimere altro se non la proclamazione viva di Gesù, Signore e Salvatore, inequivocabile nel suo significato, efficace e di grande portata nel suo impatto (cfr. Dichiarazione Finale, 9,7).


4. Quando Gesù Cristo è conosciuto e amato, ne segue necessariamente un profondo senso di missione. Individui e gruppi sono allora più consapevoli di aver ricevuto un dono divino che non va semplicemente tutelato; deve essere condiviso (cfr. Mt 25,26-27). Quando una Chiesa particolare si sforza di essere fedele al Signore, è chiara e completamente accettata la convinzione che tutti e ciascuno devono essere pronti sempre a rispondere a quanti chiedono loro ragione della speranza che è in loro (cfr. 1P 3,15). Senza eccezioni, ogni seguace di Cristo è chiamato ad essere un apostolo della parola di vita, della verità e dei valori del Regno. E' il primo e fondamentale impegno dell'apostolo è la testimonianza di vita. L'urgenza di tale forma primaria di apostolato è stata sottolineata da Papa Paolo VI nell'Evangelii Nuntiandi, quando scrisse: "L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni" (EN 41). Proprio perché la comunità cattolica di Taiwan è un pusillus grex, è essenziale che la vostra testimonianza sia chiara e coraggiosa, affinché il messaggio cristiano, così vivamente espresso nelle Beatitudini, possa parlare efficacemente ai cuori umani.

Tale testimonianza è tanto più imperativa quando le attività pastorali, che finora sono state portate avanti da molti missionari, uomini e donne - che hanno molto meritato attraverso le loro opere generose in mezzo a voi - dipendono sempre di più dal vostro clero locale, dai religiosi e dai collaboratori laici impegnati. Voglio incoraggiarvi a promuovere le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, in particolare dando tutto il sostegno possibile alle famiglie cristiane e incoraggiando l'identità cattolica delle scuole della Chiesa e delle associazioni giovanili. I vostri maggiori sforzi devono inoltre essere diretti all'adeguata formazione di futuri sacerdoti e religiosi, prendendo le misure che si impongono per migliorare i programmi di formazione dei vostri seminari e delle vostre case religiose alla luce dei numerosi positivi orientamenti che sono emersi nel corso della recente Assemblea del Sinodo dei Vescovi. Dove i cattolici rappresentano una minuscola parte di tutta la popolazione, c'è ancora urgente bisogno di missionari stranieri. Allo stesso tempo, il processo per cui molte attività da loro iniziate vengono adesso svolte dalla comunità locale rappresenta, con la grazia di Dio, un aumento di vitalità, un sorgere di energie fresche e nuove forme di impegno da parte vostra.


5. I fedeli di Taiwan non solo devono difendere quanto hanno già conquistato, ma devono anche impegnarsi nella proclamazione di Cristo a quanti non lo conoscono ancora. Anche per loro infatti Egli è "La Via, la Verità e la Vita" (Jn 14,6).

Nella vostra società esistono molti sinceri seguaci di altre tradizioni religiose con cui è importante stabilire un rispettoso dialogo su questioni di mutuo interesse. Queste comprendono la difesa della vita umana e le questioni etiche poste dai progressi della scienza e della tecnologia. Riguardano la perdita dello scopo e dell'impegno morale, che derivano dalla secolarizzazione della società e da uno stile di vita consumistico incentrato sul benessere come fine a se stesso.

Non vi sono forse molti vostri compatrioti che cercano un significato più alto per le loro vite, che hanno bisogno di udire la Buona Novella della salvezza in Gesù Cristo? Non hanno forse il diritto di ascoltare la verità che li farà liberi (cfr. Jn 8,32)? Desidero quindi incoraggiarvi e sollecitarvi a continuare lungo il cammino del rinnovamento spirituale e organizzativo a cui il vostro Simposio ha dato un forte impulso e da cui la Chiesa di Taiwan e le numerose comunità oltremare di origine cinese trarranno la forza e l'orientamento necessari. "Anche per questo preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui" (2Th 1,11-12).


6. Cari confratelli Vescovi, la vostra visita alla Sede di Pietro mi fa pensare anche con grande affetto all'amata comunità cattolica del Continente. In vostra presenza, come posso non sentirmi profondamente commosso e non ringraziare Dio per il luminoso esempio offerto da Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, uomini e donne, durante questi anni? Come posso non sentirmi pieno di gioia per i continui e sempre più frequenti messaggi di leale comunione che provengono dai capi e dai membri di quelle comunità, che ricordano sempre il Papa nelle loro preghiere? Questi messaggi parlano del diffondersi del Vangelo grazie all'apostolato nascosto e incessante di tanti cattolici generosi, della riapertura di chiese, seminari e case di formazione per giovani che desiderano seguire una vita di consacrazione, e di un fiorire di attività a servizio dell'intera comunità. Lodiamo insieme il Signore per tutto quello che è stato fatto con cuore leale e in fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. E' Lui che ci sostiene, ci incoraggia e accresce la testimonianza dei fedeli, e che ci sorprende con i doni infiniti della sua grazia. So bene che in questa iniziale fioritura di vita pastorale non viene a mancare l'aiuto delle Chiese che presiedete. Parlando a nome di quanti ricevono tale assistenza fraterna, desidero ringraziarvi per tutto ciò che fate per quelli che sono tutt'uno con voi non solo nella fede, ma anche nell'origine.

Allo stesso tempo vi sono rapporti che addolorano il mio cuore di Pastore della Chiesa universale. Gli arresti di Vescovi, sacerdoti e laici, e diverse altre difficoltà ci portano a pensare che, nonostante alcuni segnali positivi, c'è ancora molta strada da percorrere prima che l'amata comunità cattolica del Continente possa dare piena e pubblica espressione della sua fede e della sua comunione ecclesiale con il Successore di Pietro e con la Chiesa cattolica diffusa in tutto il mondo.


7. Presso la tomba dell'Apostolo Pietro, che il Signore ha scelto come garante della fede e dell'unità della Chiesa, sento l'obbligo di fare un forte e sincero appello all'unità. Tale appello è rivolto a voi qui presenti, ma anche a tutti coloro che hanno generosamente e lealmente accolto la Parola che dà la vita. Il brano dal Profeta Isaia che abbiamo letto nella celebrazione eucaristica di domenica scorsa è un invito perché noi perseveriamo nella speranza (cfr. Is 40,3-5). Ci ricorda che a Natale la gloria del Signore si renderà manifesta e che "come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini in petto" (v. 11). Il Signore si aspetta che cooperiamo alla sua venuta preparando la via nel deserto (cfr. v. 3). Si, Fratelli, l'unità della Chiesa, compresa quella della comunità cattolica del Continente, è il frutto dell'infinita misericordia del Signore. Ma essa esige anche il contributo umile, nascosto e generoso di tutti gli interessati. Mentre ci prepariamo al Natale, la nostra preghiera al Padre sia più fervente, affinché il dono del Bambino Divino per la Chiesa nel Continente sia l'unità.

Come possiamo dimenticare, nella nostra preghiera, che il cammino che conduce alla vera unità è l'impegno di ogni credente cinese in favore della riconciliazione ecclesiale? Una riconciliazione che deve costruirsi, senza dubbio, sul fondamento della verità degli irrinunciabili principi della fede cattolica, ma che deve anche essere sostenuta dalla comprensione, dalla buona volontà, dal perdono e dalla dedizione di tutti alla causa della diffusione del Regno di Dio.

Vi esorto ad essere portavoci di questo desiderio del Successore di Pietro; siate costruttori instancabili e pazienti di riconciliazione in mezzo ai fratelli del Continente! Dite loro che il Papa li porta nel cuore e che la sua preghiera si innalza costantemente, quotidianamente per loro al Dispensatore di ogni bene e alla Beata Vergine Maria.

Quando tornerete alle vostre Diocesi, portate la mia benedizione ai vostri fratelli e alle vostre sorelle e ricordate loro la gloriosa eredità che appartiene ad essi quali seguaci di Cristo e figli e figlie dell'amata famiglia cinese. "Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo" (1Th 5,23-24).

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1990-12-15

Sabato 15 Dicembre 1990

A pellegrini della diocesi di Ivrea - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Testimonianza e solidarietà, i cardini della rievangelizzazione

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Siete venuti in gran numero per rendere visita al successore di Pietro e per testimoniare con la vostra presenza la devozione che vi unisce alla Sede apostolica; siete venuti a Roma per venerare la tomba del principe degli apostoli e per sostare nei luoghi dell'antica città, resi sacri dal sangue dei martiri e dalla loro coraggiosa testimonianza evangelica. Nel rivolgervi il mio cordiale saluto, auspico di cuore che questo pellegrinaggio contribuisca a rinvigorire la vostra fede, così che anche voi possiate essere coerenti discepoli di Cristo, nella pratica quotidiana dei suoi insegnamenti.

Saluto con affetto il vostro pastore, il carissimo monsignor Luigi Bettazzi, che ringrazio sentitamente per le espressioni di omaggio che mi ha indirizzato. Saluto il signor sindaco di Ivrea, che ha voluto partecipare a questo incontro insieme con i primi cittadini di San Benigno e di Chivasso. Rivolgo un fraterno pensiero al gruppo dei lavoratori dell'Olivetti, della Lancia e degli agricoltori, che rappresentano l'intero mondo del lavoro della vostra diocesi.

Attraverso tutti voi, qui presenti, vorrei far pervenire i miei affettuosi sentimenti alle vostre famiglie, alla vostra città e alla vostra terra, che ha dato i natali a numerosi santi.


2. C'è una ragione particolare che rende il nostro incontro familiare e sentito.

Voi, infatti, avete voluto ricordare con l'odierna manifestazione il pellegrinaggio pastorale che ho avuto la gioia di effettuare il 18 e il 19 marzo scorso alla città di Ivrea e nel Canavese; intendete, così, ricambiare la mia visita per riviverne l'atmosfera e per rinnovare lo slancio missionario che ha caratterizzato quei giorni indimenticabili.

E' stata una visita breve, ma veramente intensa, durante la quale mi è stato dato di compiere una sorprendente esperienza ecclesiale: ho potuto incontrare giovani e fanciulli, sacerdoti e religiosi, agricoltori e lavoratori, imprenditori e professionisti, autorità comunali e provinciali, responsabili dello Stato e della Regione. Insieme abbiamo riflettuto e pregato, insieme abbiamo sentito la presenza dello Spirito che affratella i cuori; mi è stato possibile conoscervi meglio, apprezzare la vostra vitalità religiosa e partecipare alle esperienze delle vostre comunità. Per tutte queste ragioni ho conservato vivamente impressa nello spirito l'immagine della vostra Chiesa.

Rinnovo, pertanto, un vivo ringraziamento a quanti, sotto la guida del vostro vescovo, hanno reso possibile il mio soggiorno fra voi, come pure alle autorità civili e all'intera popolazione della vostra regione. Il Signore ve ne renda merito e arricchisca di copiosi frutti spirituali il vostro apostolato, affinché regnino tra di voi la pace e la serenità, la carità fraterna e il coraggio cristiano, la comprensione e la solidarietà soprattutto nei momenti difficili dell'esistenza.


3. Vi raccomando tutti al Signore; affido a lui i propositi che vi animano e i problemi che in modo particolare vi assillano in questo momento.

Non posso, infatti, non ricordare che diversi vostri fratelli stanno vivendo una situazione quanto mai preoccupante, caratterizzata dalla prospettiva della Cassa integrazione e della perdita dell'occupazione lavorativa. Si profila un futuro denso di risvolti inquietanti per tante famiglie. Questo è il momento della reciproca comprensione e della solidarietà da attuare con lo sforzo di tutti. Prego il Signore perché sui lavoratori pesino il meno possibile le difficoltà dell'attuale congiuntura economica e perché si riesca a trovare presto una soluzione rispettosa della dignità di ogni parte in causa. Occorre operare con impegno affinché i lavoratori, e in particolare i giovani, possano guardare con fiducia al loro avvenire.


4. Il vostro pastore, monsignor Luigi Bettazzi, ha illustrato poc'anzi il cammino spirituale che la diocesi sta percorrendo, attenta alla voce del divino Maestro e vigile nel discernimento dei segni dei tempi. Lo ringrazio cordialmente per avermi fatto partecipe dei vostri progetti, delle vostre speranze e delle difficoltà con le quali vi state misurando. Lo ringrazio soprattutto per avermi messo al corrente dei propositi di autentico rinnovamento evangelico che ispirano l'intera pastorale diocesana. Tali orientamenti scaturiscono dal recente Sinodo diocesano, in continuità con le direttive del Concilio Ecumenico Vaticano II della cui conclusione abbiamo ricordato, lo scorso 8 dicembre, il 25° anniversario, e mirano a fare di voi gli apostoli della nuova evangelizzazione nell'ultimo scorcio del nostro secolo, che ci prepara al terzo millennio cristiano.

So anche che in questo sforzo apostolico voi fate spesso riferimento alle parole che vi ho rivolto nel corso della mia recente visita. Ad esse ritornate in segno di effettiva comunione con il successore di Pietro e da esse traete più forte stimolo per camminare nella fedeltà alle direttive del Vangelo.

La nuova evangelizzazione, che richiede il contributo di ogni credente, si fonda sull'ascolto sincero e sulla testimonianza coerente della Parola del Signore; essa si alimenta di una partecipazione attiva alla vita liturgica e soprattutto al mistero eucaristico e si traduce in un cammino costante di comunione e di corresponsabilità nella Chiesa. Essa diventa attenzione fattiva verso i fratelli, specialmente i più sofferenti ed emarginati, ai quali bisogna far pervenire l'annuncio dell'integrale salvezza di Cristo.


5. Carissimi fratelli e sorelle, imitate i figli e le figlie della vostra terra che vi hanno preceduto nel cammino di fedele adesione ai disegni di Dio. Vorrei, tra gli altri, ricordare quelli a voi più noti, come, ad esempio, Madre Luisa Margherita Claret de la Touche che visse e opero per la santificazione dei sacerdoti, ministri dell'Altare. Oppure il giovane Gino Pistoni che, formatosi nell'Azione Cattolica, pose la sua esistenza al servizio di Cristo Re e mori durante il secondo conflitto mondiale colpito da una scheggia di mortaio mentre si era chinato a confortare un nemico gravemente ferito. La loro testimonianza vi sia di incoraggiamento e di stimolo. Il loro esempio vi sostenga nelle prove. Solo chi ha Dio nel cuore e si alimenta alle sorgenti della grazia può gustare gli effetti della carità che spinge al dono e alla condivisione, alla conversione personale e all'autentico rinnovamento sociale.

Ringraziandovi ancora per la vostra visita, invoco su ciascuno e sull'intera diocesi la protezione della Madre di Dio, Vergine dell'ascolto fedele, la quale, in modo particolare in questo periodo di Avvento, ci invita ad aprire il cuore all'attesa del Salvatore. La nascita di Gesù vi porti luce, gioia e pace! Con questi sentimenti a tutti formulo cordiali auguri per le prossime Feste Natalizie e di cuore vi benedico.

Data: 1990-12-15

Sabato 15 Dicembre 1990


GPII 1990 Insegnamenti - Ai partecipanti alle celebrazioni del XXV della Costituzione conciliare "Dei Verbum" - Città del Vaticano (Roma)