GPII 1991 Insegnamenti - Storico gesto nell'incontro con i fedeli di rito bizantino-ucraino nella chiesa del Sacro Cuore a Przemysàl (Polonia)

Storico gesto nell'incontro con i fedeli di rito bizantino-ucraino nella chiesa del Sacro Cuore a Przemysàl (Polonia)

Titolo: La cattedrale: dono di riconciliazione e impegno di fratellanza e di reciproco rispetto

Cari fratelli e sorelle! Sono molto felice per questo incontro con i fedeli di rito bizantino-ucraino. Vi do un cordiale benvenuto e vi saluto.


1. "Mille anni fa Iddio onnipotente, Sovrano dell'universo e Signore della storia di tutti i popoli, abbraccio col suo amore infinito il Popolo della Rus' di Kiev e lo condusse alla luce del Vangelo del suo Figlio Gesù Cristo, Salvatore del mondo.

Dalle rive del Giordano, dopo quasi dieci secoli, l'opera di salvezza per la potenza dello Spirito Santo giunse alla regione bagnata dalle acque del fiume Dniepr, dove il Signore scelse come suoi servitori Olga e Vladimiro, per donare al loro popolo la grazia del santo Battesimo. Da allora, attraverso i secoli, le Chiese sorte dal Battesimo avvenuto a Kiev cantano l'inno di riconoscenza in onore della Santissima Trinità" (Magnum Baptismi Donum, 1).


2. Le parole citate provengono dal messaggio pontificio "Magnum Baptismi Donum", rivolto a tutti i membri della comunità cattolica di rito greco-cattolico, che oggi porta il nome di rito bizantino-ucraino, - i quali come i loro fratelli ortodossi - vedono nel Battesimo di San Vladimiro del 988 l'inizio della loro fede e della loro Chiesa.

Voi, qui riuniti, appartenete alla stessa comunità. Nove anni prima della data del Millennio del Battesimo, mi rivolsi al Cardinale Giuseppe Slipyj con una missiva che apri una novena di anni, con la quale l'intera comunità del vostro rito doveva prepararsi alla solennità del Millennio del Battesimo. La Chiesa in Polonia si preparo con una simile novena al suo Millennio nel 966.

Secondo il pensiero del Cardinale Slipyj la vostra Comunità, sia in mezzo alle persecuzioni in Ucraina, sia in tutta l'emigrazione in diversi continenti, doveva anche per nove anni, prepararsi spiritualmente al Millennio del Battesimo di Kiev, nel 1988. Il corso successivo degli eventi autorizza a supporre che quella fu una provvidenziale novena di anni. Il Millennio del Battesimo della Rus' diede inizio alla libertà religiosa in modo particolare per il vostro rito, che poté uscire dalle catacombe, iniziando nuovamente l'attività a sé propria.


3. La solenne liturgia per il Millenio del Battesimo della Rus' che mi fu dato di presiedere nella basilica di San Pietro, in Roma, divenne quasi un'annunzio di queste trasformazioni. E anche se nella vostra terra patria la Chiesa cattolica di rito bizantino-ucraino non poteva ancora esprimere pubblicamente la sua gioia in occasione del millennio - tuttavia rimane nel ricordo degli Ucraini e dei Polacchi la cerimonia, che ebbe luogo a Jasna Gora, nel settembre 1988.

Nella storia delle persecuzioni della Chiesa di rito bizantino-ucraino sulle terre governate dai comunisti, la vostra situazione in Polonia era un po' differente. E' vero che il vostro rito non era riconosciuto ufficialmente dalle autorità statali, di conseguenza non poteva avere un proprio vescovo, poteva pero esistere apertamente, usufruendo a volte dell'ospitalità, della protezione della Chiesa di rito latino. Fu quella una situazione lontana da quella desiderata e giustamente dovutale, tuttavia essa era migliore di quella dell'Ucraina. Proprio per questo la Chiesa greco-cattolica, che nel 1988 non poté celebrare la solennità del Millennio del Battesimo della Rus' nella propria patria, la celebro a Jasna Gora, in Polonia.

Nel telegramma, da me inviato allora a Jasna Gora ai miei Fratelli e Sorelle greco-cattolici che celebravano il Millennio del Battesimo della loro Patria, scrissi: "Invocando l'intercessione della Madre di Dio, affido al suo Cuore materno i figli e le figlie spirituali di San Vladimiro in Polonia, all'Ucraina e in tutto il mondo, e prego perché nel millennio futuro godano della grazia di una nuova fioritura".

Così scrissi nel settembre 1988. Perfino nei sogni più audaci era difficile prevedere che ancora alla fine del secondo millennio la Chiesa greco-cattolica avrebbe riacquistato la propria libertà e il diritto alla vita e allo sviluppo. Siano grazie al Dio Altissimo per questo miracolo della sua potenza e misericordia! Quanto desidererei con tutto il cuore, Fratelli e Sorelle, che quelle celebrazioni, a Jasna Gora, della Chiesa greco-cattolica si dimostrassero profetiche sotto un aspetto ancora: che Dio si degnasse di accettarle come un simbolico sigillo di riconciliazione e di vera fratellanza degli Ucraini e dei Polacchi. Entrambi i nostri popoli hanno provato tanta amarezza e tanti tormenti, nel corso degli ultimi decenni. Che questa prova serva come una purificazione, che renda più facile guardare con distacco i vecchi conflitti, le vecchie pretese e la reciproca sfiducia e, che, prima di tutto, faciliti il reciproco perdono di antichi torti. Oggi letteralmente tutto - e prima di tutto la comune fede in Gesù Cristo - invoca la riconciliazione, la fratellanza e il reciproco rispetto; esorta a cercare ciò che unisce. Riaccendere i vecchi nazionalismi e avversioni sarebbe agire contro l'identità cristiana; sarebbe un anacronismo urtante, indegno dei due popoli.

O quanto desidero che si amino reciprocamente i cattolici di entrambi i riti! Stamattina ho compiuto l'atto di beatificazione di Jozef Sebastian Pelczar, vescovo di rito latino della diocesi di Przemysl. Il vostro Vescovo, Jan Martyniak, durante il suo recente ingresso ha ricordato la sapiente e fraterna lettera, che il vescovo Jozef Sebastian Pelczar subito all'inizio del suo servizio pastorale indirizzo al vescovo di rito greco-cattolico della diocesi di Przemysl, Konstanty Czechowicz. "Desidero di cuore - scriveva il beato Jozef Sebastian - che come una volta il Cardinale Olesnicki dette il benvenuto, nella cattedrale di Cracovia, al metropolita (di Kiev) Isidoro... e l'abbraccio come un fratello, così anche oggi non soltanto i Pastori, ma anche i loro greggi si scambino il bacio della pace e dell'amore".


4. Ci siamo riuniti oggi, Fratelli e Sorelle, per ringraziare Dio perché la Chiesa in Ucraina è potuta uscire dalle catacombe. Penso di non poter trovare parole migliori, per esprimere la nostra lode a Dio e il ringraziamento, di quelle pronunziate dalla Madre di Dio alla visita ad Elisabetta nella casa di Zaccaria.

"L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore" - esclama la Madre Santissima, ed oggi ripete la stessa esclamazione la santa Chiesa greco-cattolica, riunita qui, a Przemysl, intorno al Successore di Pietro.

"Perché ha guardato l'umiltà della sua serva" (Lc 1,46-48). Davvero fu grande l'umiliazione provata dalla Chiesa bizantino-ucraina nelle sue terre native nei 45 anni di persecuzioni. Tutti i suoi vescovi, senza alcuna eccezione, si trovarono nelle prigioni. Centinaia di sacerdoti e migliaia di fedeli più zelanti furono arrestati e condannati nei lager e ad essere maltrattati per tutta la vita.

A questa Chiesa furono tolti tutti gli edifici sacri, i seminari e le pubblicazioni, furono annientate tutte le strutture ecclesiali. Le fu tolto persino il diritto ad un proprio nome. Il nome di questa Chiesa appariva in pubblico soltanto quando veniva calunniata.

E bisogna che lodiamo Dio perché questa Chiesa - in tutte le sue componenti - nella sua umiliazione si comporto, come una vera Serva del Signore.

Neppure un vescovo di questa Chiesa rinnego la propria fede e abbandono l'unità con la Roccia di Pietro - nonostante che i persecutori si adoperassero molto per questo. Nelle persecuzioni questa Chiesa dono centinaia e migliaia di martiri. Di molti di essi conosciamo il nome ma i nomi di tanti altri sono conosciuti solo da Dio.

Dio misericordioso ha permesso alla Chiesa di rito bizantino-ucraino di conservare - persino nelle persecuzioni - entrambe le sue caratteristiche, che decidono della sua identità ecclesiale: la piena fedeltà alla tradizione orientale del cristianesimo e la piena unione con la Sede Apostolica. Quanto autenticamente suonano le parole dette dal mio Fratello nell'episcopato, il Cardinale Myroslav Lubachivsky, un anno fa in Vaticano, durante l'incontro di tutti i Vescovi della vostra Chiesa: "La nostra unione con la Sede Apostolica non può essere usata come pretesto per discreditare e fraintendere la nostra Chiesa. Siamo una parte inseparabile della Chiesa universale, siamo la Chiesa della tradizione di Kiev in unione con la Roccia di Pietro, con la quale tutte le Chiese Ortodosse erano in unione nei primi mille anni del cristianesimo" (L'Osservatore Romano, 25-26 giugno 1990).


5. Ed ecco il Signore "ha guardato l'umiltà della sua serva... grandi cose ha fatto l'Onnipotente... Ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati... ricordandosi della sua misericordia" (cfr. Lc 1,48-54). Una straordinaria somiglianza alla Madre di Dio deve essere nella vostra Comunità, Fratelli e Sorelle, se queste parole - riguardanti infatti Maria - sono vere anche in riferimento a voi. Tale somiglianza scavo i lineamenti sul volto del rito bizantino-ucraino per mezzo della croce, che così numerosi Pastori e fedeli dovettero portare in mezzo alle persecuzioni.

Una croce portata nello spirito di Cristo è sempre fonte di vita. Già durante l'incontro romano, nominato poc'anzi, con tutti i Vescovi del vostro rito, resi testimonianza alla mia convinzione, che la vostra riacquistata libertà è spuntata dal sacrificio di tanti martiri e di altri testimoni della fede, che hanno sofferto per Cristo e per la loro unione con la Sede Apostolica. "Essi sono - ripetero le parole dette allora - presenti spiritualmente in mezzo a noi.

Crediamo che il loro sacrificio e la loro preghiera ci hanno ottenuto la grazia di questo momento, di questo nuovo inizio" (25 giugno 1990).

Fratelli e sorelle, avete sperimentato la grande misericordia di Dio! Insieme a voi lodo Colui la cui "misericordia di generazione in generazione si stende su quelli che lo temono". Il Cristo vittorioso ha fatto si che la vostra afflizione si sta cambiando in gioia (cfr. Jn 16,20).

Alla vostra gioia si uniscono anche i vostri fratelli nella fede, i cattolici di rito latino.


6. Incontrandoci in spirito di ringraziamento qui, a Przemysl, desideriamo collegarci con tutti i vostri Fratelli e Sorelle nella comunità della Chiesa, - entro i confini della Polonia - e in Ucraina - con gli emigrati - e particolarmente con il Cardinale Lubachivsky, con tutti gli Arcivescovi, i Vescovi, i Sacerdoti, gli Istituti religiosi maschili e femminili, con tutti i Seminari. Con tutto il Popolo di Dio dell'Ucraina e della diaspora.


7. La letizia dell'incontro odierno, cari Fratelli e Sorelle, è anche la gioia dei Successori di San Pietro. Molte volte ne diedero espressione i miei Predecessori, ed anch'io stesso, che l'eroica fedeltà dei confessori e dei martiri del vostro rito costituisce per noi un sacro impegno. Il pastore deve essere fedele al proprio gregge, quando questo lo segue tra le difficoltà, e le prove e le persecuzioni.

Dunque questa è la gioia di quella "comunione", nella quale si manifesta il mistero della Chiesa, avente la sua profondissima fonte nella Divina Trinità.

Tale comunione non ci chiude in sé. Aprendoci, con tutto il cuore, verso tutti i confessori di Cristo, segnati dalla Grazia del Battesimo - ci apriamo in modo speciale verso le Chiese Sorelle Ortodosse del cristiano Oriente.

Spero che, aperti alle ragioni storiche, che con le loro radici vanno alla Chiesa ancora non divisa, e alle ragioni morali dell'esistenza della vostra Chiesa, si uniscano anche nella nostra gioia. Spero anche che saprete così godere della vostra libertà, che questo non intorbidirà e non turberà la pace ecumenica così preziosa con la Chiesa Ortodossa.

Insieme a loro preghiamo per quell'unità per la quale Cristo prego il Padre il giorno prima della sua passione (cfr. Jn 17,12 Jn 17,21).

Che le parole di questa preghiera sacerdotale del cenacolo giungano al loro compimento, mentre l'umanità intera si avvicina all'inizio del terzo millennio dopo Cristo.


8. Durante la visita Elisabetta disse a Maria: "E' beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).

Attinga la vostra fede l'ispirazione della fede della Madre di Dio.

Che anche su di noi si compia l'invocazione di Cristo per l'unità che ha la sua fonte nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo.

"Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21).

(Infine, a conclusione del discorso, il Papa ha aggiunto le seguenti parole:) Cari fratelli e sorelle, l'arcivescovo Ignacy Tokarczuk, pastore di rito latino della diocesi di Przemysl, preoccupato per la soluzione del problema riguardante la cattedrale del vostro rito, nello spirito degli accordi firmati nel febbraio di quest'anno consegna nelle mie mani questa chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Eccellenza, è con grande gioia e gratitudine che accetto questo dono della tua diocesi e di tutta la Chiesa di rito latino. La riconsegna in eterna proprietà a voi, cari fratelli e sorelle di rito greco-cattolico chiamato bizantino-ucraino, al posto della chiesa che secondo gli accordi doveva essere costruita. Istituisco oggi questa chiesa cattedrale della diocesi e del vescovo del vostro rito. Desidererei molto che questo tempio, in cui fino a poco tempo fa riposavano i resti del vescovo Jozef Sebastian oggi beato, grande apostolo della conciliazione e armonica collaborazione fra i due riti, sia una sfida per tutte le generazioni a costruire insieme, indipendentemente dal rito a cui si appartiene.

La Chiesa una, santa, universale e apostolica. Cuore di Gesù, paziente e ricco di misericordia, fonte di vita e santità, benedici questa amata città, alla quale la storia non ha risparmiato esperienze dolorose, ma anche magnifici segni di fratellanza e cristiana solidarietà. Cuore di Gesù, fonte di ogni consolazione, Ti affido la continuazione del pellegrinaggio su questa terra, in fede, carità e speranza, delle prossime generazioni. Gloria a Gesù Cristo! (Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-02
Domenica 2 Giugno 1991

Visita alla Procattedrale intitolata al beato Jakub Strzemie - Lubaczow (Polonia)

Titolo: In questa terra le diverse tradizioni religiose e culturali hanno prodotto spirito di tolleranza e libertà interiore

Venerati e cari fratelli e sorelle! Arcivescovo Mariano - erede del retaggio apostolico del beato Giacomo Strzemie!


1. Con grande commozione mi presento, in questa sera domenicale di giugno, alla soglia della Pro-cattedrale di Lubaczow! Questa commozione proviene anche da motivi personali - e permettetemi di dare prima espressione a questi.

Per la prima volta sono stato qui il 15 settembre del 1958 partecipando al giubileo d'argento dell'ordinazione episcopale dell'Arcivescovo Eugenio Baziak di santa memoria - metropolita di Leopoli. Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale l'Arcivescovo assunse la successione della Chiesa metropolitana a Leopoli dopo il suo defunto Predecessore l'Arcivescovo Boleslao Twardowski. Assunse una successione quanto mai difficile, converrebbe dire: drammatica. Si. La Divina Provvidenza ha inscritto il suo servizio episcopale in un grande dramma storico.

Non è stato un dramma ciò che avvenne in seguito alle decisioni di Yalta? Non fu un dramma per il Pastore essere costretto a lasciare l'antica sede dei metropoliti latini, la venerata cattedrale di Leopoli e tanti magnifici templi di quella Città e dell'intera Archidiocesi? Ricordo, che quando festeggiavamo a Lubaczow il venticinquesimo della sua ordinazione episcopale, l'Arcivescovo uni tutto il tuo itinerarium episcopale al mistero liturgico del giorno: il 15 settembre - la festa della Beata Madre di Dio, Addolorata, di Maria in piedi sotto la croce del suo Figlio. Festa anche del Vescovo, a cui tocco stare ai piedi della croce della sua Chiesa.

Io stesso contrassi un enorme debito nei riguardi del Metropolita di Leopoli. Mi era stato dato, due settimane dopo quell'incontro nella Pro-cattedrale di Lubaczow, ricevere dalle sue mani l'ordinazione episcopale nella cattedrale di Wawel, per aiutare, come vescovo, l'Arcivescovo Eugenio con il servizio pastorale sino alla sua morte avvenuta nel giugno del 1962.


2. Questa rievocazione ci ordina ad andare verso gli inizi stessi del cristianesimo e della Chiesa in queste terre, che conformemente alla tradizione storica siamo abituati a chiamare Grody Czerwienskie. Un altro nome è la Terra di Halicz (Galic) dalla città di Halicz (Galic), che, prima ancora di Leopoli - era qui un centro in senso politico e storico.

Quando il re Casimiro il Grande istituiva su queste terre il vescovato latino, il quale più tardi fu trasferito da Galic a Leopoli, già esisteva qui il vescovado di rito bizantino-slavo unito alla metropoli di Kiev. così dunque sin dall'inizio ci troviamo sul territorio dell'incontro di due tradizioni cristiane e di due culture: bizantina, legata con la Rus' e quella latina, legata con la Polonia, ancor prima dei Piast, successivamente degli Jagelloni. Ciò che in seguito si sviluppo in una Repubblica plurinazionale, ha il suo punto di riferimento proprio nella Metropoli di Leopoli, analogamente, come retaggio storico dei Piast ebbe il suo punto di riferimento nella Metropoli di Gniezno.


3. E' difficile non sopravvalutare l'importanza di quel "secondo inizio" nella storia - sia dal punto di vista politico nazionale-sociale, che quello ecclesiale.

Qui ebbe inizio la stesura di un grande capitolo della storia dei nostri popoli, ed anche della storia del cristianesimo, che - specialmente dopo il Battesimo della Lituania - si è radicato solidamente in questi popoli.

Non si può neanche dimenticare, che nell'arco di molti secoli questa storia era segnata dall'intesa, dall'alleanza e dall'unione, dalla cooperazione e dal creare insieme - mantenendo tutta la specificità di questi pur differenziati membri della grande Repubblica. Il comune patrimonio di tutti - nonostante le strutture feudali dello stato e della società - era lo spirito di tolleranza e di libertà interiore. In un'epoca in cui nell'Occidente le tensioni religiose unite al periodo della Riforma, provocano conflitti di lunga durata in quest'organismo plurinazionale e pluriconfessionale, sono rimaste in vigore le parole dell'ultimo degli Jagelloni: "non sono il padrone delle vostre coscienze".

Anche nel ventesimo secolo bisogna avere davanti agli occhi tutto questo, anche in prospetti va del terzo millennio dopo Cristo. Qui si tratta, infatti, di valori, che devono perdurare nella vita di ogni nazione dell'antica Repubblica - anche ora, che queste (oltre il confine orientale della Polonia di oggi) tendono alla ricostruzione delle proprie autonomie e sovranità. Non possiamo dimenticare, che questi valori e principi erano una volta creati in comune. Per ognuno dei nostri popoli essi costituiscono patrimonio e proprietà allo stesso tempo nazionale proprio e tuttavia comune.

Qui, in questo luogo, bisogna in modo particolare pregare il Signore della storia, per intercessione dei Santi Patroni della Polonia, della Lituania e della Rus', affinché il bene che unisce, sempre si dimostri più forte di tutto quello che, nel corso della storia, e specialmente negli ultimi tempi, divergeva e divideva, - a volte sino allo spargimento di sangue. E che a tutto ciò - a tutto il nostro oggi e al futuro - continuino a guardare gli occhi materni di Maria dalla sua antica effige nella cattedrale di Leopoli, dove il re Giovanni Casimiro, dopo le esperienze del "diluvio" emetteva i suoi storici voti nel 1656.


4. Si. E' enorme l'eloquenza di questa Pro-cattedrale di Lubaczow. La sua importanza è stata ancora aumentata del fatto, che negli ultimi mesi dello scorso anno sono stati deposti qui i resti mortali del Cardinale Ladislao Rubin di santa memoria.

Questa è ancora un'altra dimensione del simbolo che questo tempio nasconde in sé. Il Cardinale, deceduto a Roma dopo una lunga e penosa malattia, è tornato nel luogo, da cui inizio la sua peregrinazione durante la seconda guerra mondiale. La inizio come uno dei tanti connazionali deportati nell'interno dell'Unione Sovietica, per partire, a sua volta, insieme con l'esercito di Anders, per l'Occidente. La via della vocazione sacerdotale, iniziata a Leopoli, maturo nel Libano, per preparare il futuro Vescovo dei Polacchi emigrati, e successivamente primo Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi - e in certo senso organizzatore di questa importante istituzione della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II.

Ecco un'altra dimensione del simbolo, che deve delinearsi qui. Ed è bene che quell'Uomo - simbolo della Polonia combattente e sofferente, della Polonia dispersa per il mondo, e allo stesso tempo, simbolo del contributo e della partecipazione della Polonia all'opera del contemporaneo rinnovamento della Chiesa e del cristianesimo - è bene che questo simbolo si sia legato con la Pro-cattedrale di Lubaczow.

"Rircordiamo, Dio la tua misericordia / dentro il tuo tempio. / Come il tuo nome, o Dio, / così la tua lode si estende / ai confini della terra; / è piena di giustizia la tua destra. / Circondate Sion giratele intorno, / contate le sue torri... / per narrare alla generazione futura: / Questo è il Signore, nostro Dio in eterno, sempre" (Ps 47/48,10-11.13-15). Amen.(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-02
Domenica 2 Giugno 1991


L'omelia della messa celebrata nel campo sportivo di Lubaczow (Polonia)

Titolo: I cattolici si sentirebbero a disagio in uno Stato dalle cui strutture fosse stato allontanato Dio


1. "Tu sei la gloria della nostra nazione" (cfr. Jdt 15,9).

Queste parole risuonano dalla vetta di Jasna Gora il giorno della festa patronale della Regina della Polonia.

Vanno di pari passo con la preghiera detta da tante generazioni in lingua nativa: "Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne", Madre di Dio.

Nella nostra storia molte volte abbiamo sperimentato la particolare protezione materna della Madre di Cristo. Casimiro il Rinnovatore invoca la Madre di Dio e riacquista l'eredità perduta. Ladislao il Breve, a Wislica, ode le parole: "Alzati, fidati, vincerai" - con queste parole la Madre di Dio conforta il re, che porto il paese fuori dalla disgregazione territoriale. Le vittorie decisive nella storia, da Legnica fino a Chocim e Vienna, e nel nostro secolo l'Anno 1920 - le attribuivano tutte all'intercessione della Madre di Dio. E in particolare quella sorprendente vittoria del convento-fortezza di Jasna Gora, nel 1655.

Anche di li, dalla vetta di Jasna Gora, scendono, nella festa patronale della Regina della Polonia, le parole di questa invocazione biblica: "Tu sei la gloria del nostro popolo".


2. Quando - alcuni mesi dopo la difesa di Jasna Gora - il re Giovanni Casimiro offri alla Madre di Dio, come alla Regina (Regina della Corona Polacca), la sua eredità plurinazionale - si attuo uno sposalizio particolare.

Era lo sposalizio della Sapienza Divina, la quale dice di sé in modo profetico con le parole del Libro del Siracide: "lo sono uscita dalla bocca dell'Altissimo e ho ricoperto come nube la terra" (24,3): ecco la dimensione cosmica dell'Eterna Sapienza. E dopo questa dimensione trova la sua dimora nella storia dell'uomo: "Fissa la tenda in Giacobbe... prendi in eredità Israele" (Si 24,8). Ed ecco la Sapienza "pone le radici in mezzo ad un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità" (cfr. Si 24,12), per diventare cibo e bevanda degli uomini: "Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me, avranno ancora sete" (Si 24,21).

Il re Giovanni Casimiro, inginocchiato nella cattedrale di Leopoli davanti all'Immagine della Madonna delle Grazie, si unisce alle numerose generazioni di coloro che hanno fame e sete della Sapienza divina - per se stessi, per il suo regno, per i popoli in mezzo ai quali, per Divina Provvidenza, gli tocco di esercitare il potere regale in tempi particolarmente difficili.


3. Le nozze della Sapienza divina, che è il Verbo Eterno, trovano la loro espressione evangelica a Cana di Galilea. Il Verbo si fece carne, nascendo da Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. Il mistero dell'lncarnazione del Verbo è il mistero delle nozze della divinità con l'umanità. Come Uomo, il Figlio di Dio - Gesù di Nazareth viene invitato alle nozze insieme a sua Madre e i discepoli.

Ciò che nel corso dei secoli doveva trovare l'espressione nelle nostre terre, si fa riconoscere già là, già a Cana di Galilea. Maria, che tante volte nel corso della storia parlo a Cristo delle diverse necessità degli uomini e delle nazioni, parlo per la prima volta di questo a Cana, quando agli sposi manco il vino: "Non hanno più vino" (Jn 2,3).

Quanto futile può sembrare questa necessità in confronto ad altre.

Accettiamola pero come il prototipo per tutti i bisogni dell'uomo, delle nazioni, dell'umanità. La Madre di Cristo si pone in mezzo tra ogni necessità e Cristo, Figlio di Dio, Verbo Eterno e Sapienza, che sposo la storia dell'uomo. Vuole operare in essa.


4. Ai piedi della Madre di Dio nella cattedrale di Leopoli il re Giovanni Casimiro pensava alle necessità del suo regno, ai pericoli che incombevano su di esso. Li portava tutti nel suo cuore regale. Li aveva sperimentati, quando durante l'invasione svedese aveva dovuto lasciare il paese e cercare riparo in Slesia.

Sentiva pero che la misura dei bisogni è ancora maggiore, che va più nel profondo; che la minaccia viene non solo dal di fuori, ma dal di dentro. E ne diede espressione, emettendo i voti, mentre diceva: "Prometto (infine) e faccio voto, che, raggiunta una volta la pace, con tutti gli stati, adoperero ogni mezzo per liberare il popolo del mio regno da ogni peso ingiusto e da ogni oppressione".

Ecco il primo abbozzo di un programma di rinnovamento sociale, che crescerà di generazione in generazione - sino al nostro secolo.

E' stato dunque bene, che questi voti del re nella cattedrale di Leopoli venissero rinnovati e attualizzati in diversi momenti della storia. Da essi è nato nel nostro secolo l'atto di consacrazione in occasione del millennio, unito al Millennio del Battesimo della Polonia.


5. Qui entriamo ormai nella storia della nostra generazione. Qual è il più grande bisogno, per il quale oseremmo disturbare il Cuore materno della Madre di Dio? Certamente le necessità sono numerose, ma tocchiamo quella che tra di esse sembra essere la più essenziale. Essa si unisce con la fondamentale gerarchia dei valori: per l'uomo, per le comunità umane, per le nazioni e le società, l'"essere" è più importante dell'"avere". E' più importante ciò che uno è che quanto possiede.

Dio ci ha creati in modo tale che abbiamo bisogno di diverse cose. Ci sono delle cose indispensabili non solo per soddisfare i nostri più elementari bisogni, ma anche per saper condividerle reciprocamente, e costruire, con il loro aiuto, lo spazio del nostro "essere". Il nostro Padre celeste sa bene che abbiamo bisogno di varie cose materiali. Pero sappiamo cercarle e usarle in conformità alla sua volontà. I valori che si possono "avere", mai debbono diventare il nostro fine ultimo. Il nostro Padre celeste li elargisce perché ci aiutino sempre più ad "essere".

Per questo anche le società povere vanno messe sull'avviso davanti all'errore degli atteggiamenti consumistici. Mai bisogna tendere ai beni materiali in questo modo, né in tale modo usarli, come se essi fossero fine a se stessi.

perciò la riforma economica che viene attuata nella nostra Patria dovrebbe essere accompagnata dalla crescita del senso sociale, da una sempre più generale sollecitudine per il bene comune, dal notare i più poveri e i più bisognosi, e anche dalla benevolenza verso gli stranieri, che vengono qui in cerca di pane.

Specialmente oggi, nel periodo della riforma economica, mettiamoci in attento ascolto delle parole di Cristo Signore: "Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?... il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6,31-33).

Non siamo stati noi pero dominati da ciò che è - nonostante tutto - meno importante? Non si faceva sentire e non continua questo a farsi sentire? Di quale sforzo abbiamo bisogno per ritrovare le giuste proporzioni in questo campo?


6. A Cana di Galilea la Madre di Cristo dice ai servi: "Fate quello che (Egli) vi dirà" (Jn 2,5).

Un grande bisogno dei nostri tempi è il ricordare ciò che dice Dio: l'accettare nuovamente, quello che insegna Cristo: "Fate quello che (Egli) vi dirà".

perciò nel corso del presente pellegrinaggio ritorniamo continuamente al Decalogo: Quando Dio dice: "Ricordati di santificare le feste", la sua parola non riguarda soltanto un giorno alla settimana. Essa riguarda tutto il carattere della nostra vita. In questa nostra vita umana è indispensabile la dimensione della santità. E' indispensabile all'uomo perché egli "sia" di più - perché realizzi più pienamente la propria umanità. Ed è indispensabile per le nazioni e le società.

La fede e la ricerca di santità sono una questione privata soltanto in senso che nessuno sostituirà l'uomo nel suo personale incontro con Dio, che non si può cercare e trovare Dio diversamente che in una vera libertà interiore. Pero Dio ci dice: "Siate santi perché io sono santo" (Lv 11,44). Con la sua santità egli vuole abbracciare non solo un singolo uomo, ma anche famiglie intere e altre comunità umane, anche intere nazioni e società.

Per questo il postulato di neutralità ideologica è giusto principalmente nel senso che lo stato dovrebbe proteggere la libertà di coscienza e di confessione di tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalla religione o dall'ideologia che essi professano. Pero il postulato di non ammettere in alcun modo nella vita sociale e statale la dimensione della santità, è il postulato di portare l'ateismo nello stato e nella vita sociale, ed ha poco in comune con la neutralità ideologica.

Occorre molta benevolenza reciproca e buona volontà per giungere ad elaborare le forme, il modo di essere di ciò che è santo nella vita della società e dello stato, che non feriscano nessuno, e nessuno rendano straniero nella propria patria. Noi, cattolici, chiediamo allo stesso tempo di prendere in considerazione il nostro punto di vista: che moltissimi di noi si sentirebbero a disagio in uno stato dalle cui strutture sarebbe stato allontanato Dio, e questo sotto pretesto della neutralità ideologica.

Il Cardinale Primate così parlo su questo tema nella solennità di San Stanislao di quest'anno: "In un periodo di trasformazioni del sistema, ci troviamo davanti al compito di una nuova e seria impostazione di rapporti tra la Chiesa e lo Stato. Questo presuppone diverse nuove formulazioni e decisioni originali, rispondenti allo stato numerico dei credenti e al livello di vita religiosa. Ciò richiede da entrambe le parti lo sforzo e l'umile ricerca della verità. A volte si nota quasi la voglia di una facile e meccanica imitazione, da un lato dei modelli dell'Occidente, e d'altro lato l'accettazione di alcune forme che venivano applicate nell'epoca del totalitarismo" (Cracovia, 12 maggio 1991).

Il terzo comandamento esige ancora dei richiami del tutto elementari. E' piaciuto all'Eterno Padre rendere Mediatore della nostra salvezza il suo Figlio unigenito, che per noi si fece uomo. perciò la domenica, giorno della sua risurrezione, è per noi, che abbiamo creduto in Cristo, un giorno particolarmente santo. In esso ci raduniamo tutti intorno all'altare, per attingere alla santità di Cristo, e per rendere santa tutta la nostra settimana. Qui, durante la Santa Messa, si rende realmente presente quell'ineffabile amore, che ci è stato dimostrato mediante la Croce di Cristo. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

"Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi" (1Jn 3,16).

Oggi, mentre una parte dei cattolici comincia a trascurare la Santa Messa domenicale, dobbiamo ricordarci in modo particolare del mistero di quest'amore di Dio, che ci è stato donato in Cristo, che si rende presente sul suo altare. Non illudiamoci: allontanandoci dalle sorgenti dell'amore e della santità, ci si allontana da Cristo stesso.


7. Ci siamo soffermati oggi accanto alle parole dei voti del re Giovanni Casimiro, dai quali ci separano oltre tre secoli.

Allontanandoci da questa stazione del pellegrinaggio del Papa verso i nostri compiti e i nostri destini, non dimentichiamo l'eterno amore di Dio, che decide della verità e del senso dell'esistenza dell'uomo in ogni tempo e in ogni luogo.

Non permettiamoci di strappare quelle radici che la Sapienza divina ha messo nella nostra storia e nelle nostre anime. Non permettiamo di smarrire il retaggio su cui si è posato il segno dell'eterna salvezza.

"Grande è il Signore e degno di ogni lode / nella città del nostro Dio.

/Il suo monte santo, altura stupenda, / è la gioia di tutta la terra... / Dio l'ha fondata per sempre" (Ps 47/48,2.9).

Amen.(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-03
Lunedi 3 Giugno 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Storico gesto nell'incontro con i fedeli di rito bizantino-ucraino nella chiesa del Sacro Cuore a Przemysàl (Polonia)