GPII 1991 Insegnamenti - Alla plenaria della Congregazione per la dottrina della fede - Città del Vaticano (Roma)

Alla plenaria della Congregazione per la dottrina della fede - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Il vostro è un prezioso ed indispensabile aiuto al mio ministero petrino




1. Con particolare gioia vi saluto tutti, carissimi Membri della Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, che vi accingete ad iniziare i lavori.

Rivolgo un affettuoso pensiero al vostro Prefetto, il Cardinale Joseph Ratzinger, e lo ringrazio per le cordiali espressioni che mi ha indirizzato anche a nome di tutti voi. Sono lieto di potervi incontrare e colgo questa propizia occasione per esprimervi la mia gratitudine ed il mio apprezzamento per il servizio che rendete alla Chiesa. Il vostro è un prezioso ed indispensabile aiuto al mio ministero petrino e all'azione apostolica della Santa Sede. Fedele al perenne ammaestramento del Signore, la Congregazione per la Dottrina della Fede intende, infatti, contribuire a portare agli uomini e alle donne del nostro tempo quella luce interiore e quella integrale salvezza, che scaturiscono dal Vangelo ed alle quali essi sempre aspirano.


2. Il costante dialogo che conducete con i teologi di tutto il mondo vi permette di essere sensibili ed attenti alle molteplici necessità della Chiesa, per le quali si attende dalla Sede di Pietro una parola autorevole e chiarificatrice. Ed è proprio in questa luce che si possono meglio comprendere gli interventi del vostro Dicastero come, ad esempio, la riflessione relativa ai diversi orientamenti della teologia della liberazione, e le due significative Istruzioni che ne hanno precisato alcuni criteri interpretativi fondamentali ed irrinunciabili per qualsiasi elaborazione teologica. Una teologia della liberazione che voglia veramente rispondere all'esigenza di evangelizzare tanta parte dell'umanità in drammatiche condizioni di oppressione e di povertà potrà farlo in modo più adeguato se terrà conto di tali generali orientamenti. D'altra parte si deve anche valutare che la riflessione di alcuni teologi, che condividono queste preoccupazioni, ha preso oggi una particolare direzione, che non è senza problemi.

Scrivevo recentemente nella Lettera Enciclica "Redemptoris Missio": "Oggi si parla molto del Regno, ma non sempre in consonanza con il sentire ecclesiale. Ci sono, infatti, concezioni della salvezza e della missione che si possono chiamare "antropocentriche" nel senso riduttivo del termine, in quanto sono incentrate sui bisogni terreni dell'uomo. In questa visione il Regno tende a diventare una realtà del tutto umana e secolarizzata, in cui ciò che conta sono i programmi e le lotte per la liberazione socio-economica, politica ed anche culturale, ma in un orizzonte chiuso al trascendente. Senza negare che anche a questo livello ci siano valori da promuovere, tuttavia tale concezione rimane nei confini di un regno dell'uomo decurtato delle sue autentiche profonde dimensioni, e si traduce facilmente in una delle ideologie di progresso puramente terreno". Il compito della Chiesa procede, pertanto, in due direzioni: da una parte, mira a fare emergere i cosiddetti "valori del Regno", come la pace, la giustizia, la libertà, la fraternità; dall'altra, tende a favorire il dialogo tra i popoli, le culture, le regioni "affinché in un vicendevole arricchimento aiutino il mondo a rinnovarsi ed a camminare sempre più verso il Regno. Accanto ad aspetti positivi, queste concezioni ne rilevano spesso di negativi...".


3. Ciò stimola ed incoraggia la vostra Congregazione ad analizzare in modo organico, ed innanzitutto dal punto di vista dei fondamenti cristologici, il problema del rapporto fra Cristianesimo ed altre Religioni. L'Enciclica "Redemptoris Missio" ha tracciato coraggiose linee maestre che possono sostenere ed illuminare ogni ricerca in questo campo. La salvezza viene da Cristo ed il dialogo non dispensa dalla evangelizzazione. "Il dialogo deve essere condotto ed attuato con la convinzione che la Chiesa è la via ordinaria di salvezza e che solo essa possiede la pienezza dei mezzi di salvezza".


4. Inoltre, da diverso tempo, è oggetto di attenzione da parte di tutta la Chiesa la questione ermeneutica. Basti ricordare l'importante documento pubblicato di recente dalla Commissione Teologica Internazionale su "L'interpretazione dei dogmi". Esso è anche frutto di una riflessione approfondita condotta negli anni passati da codesto Dicastero. Si tratta ora di procedere ad uno studio più articolato che prenda in considerazione i diversi aspetti della questione in rapporto soprattutto alla relazione tra fede e filosofia, ed in rapporto all'interpretazione della Bibbia, interpretazione che mai può essere autentica se non in un chiaro contesto ecclesiale. Una simile considerazione rimanda immediatamente ad altre problematiche ecclesiologiche connesse anche con l'impegno ecumenico. A nessuno sfugge come tutto ciò necessiti di un prudente approfondimento dottrinale e di non poche indispensabili chiarificazioni. Mentre, pertanto, vi incoraggio a proseguire nella valutazione di così attuali tematiche, intendo assicurarvi che il vostro sforzo, faticoso e talora arduo, ritornerà certamente a beneficio dell'intero popolo di Dio. Riuscirà anche a vantaggio della diffusione del Vangelo e della nuova evangelizzazione che impegna tutta la Chiesa.

Per quanto poi concerne la teologia morale so bene a quale mole di lavoro sia sottoposta la vostra Congregazione negli ultimi due anni. Sollecitata da diverse parti del mondo essa ha avuto la possibilità di offrire risposte illuminanti ed indicazioni sicure su temi etico-morali non di rado assai complessi e delicati.

Ancora una volta è il caso di sottolinearlo, il servizio che voi rendete è quanto mai necessario ed apprezzato.


5. Intendo ora accennare brevemente all'"Istruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo", che la vostra Congregazione ha pubblicato lo scorso anno e che rappresenta uno strumento dottrinale di grande utilità e di evidente attualità nella delicata situazione che i credenti oggi si trovano a vivere. E' nota infatti l'importanza che la teologia riveste per la vita e la missione della Chiesa.

Trattando del ruolo del teologo nella comunità dei credenti il predetto documento ne mette in evidenza i rapporti con le varie componenti ecclesiali ed in particolare con il Magistero. Tale testo, che sottolinea il significato e la delicatezza della missione del teologo, si preoccupa di rendere sempre più proficua l'intesa che deve esistere fra teologia e Magistero. Sono persuaso che questa Istruzione, invitando i Pastori a sviluppare con i teologi relazioni di mutua fiducia e collaborazione, contribuirà notevolmente a rendere tutti sempre più umili ascoltatori della Parola e fedeli servitori del popolo cristiano. A partire dalle indicazioni di fondo già enucleate sulla natura ecclesiale della fede si potrà allargare con profitto l'ambito della riflessione. E' quanto la vostra Congregazione si è già impegnata a fare, ad esempio, con gli incontri con i Presidenti delle Commissioni Dottrinali del mondo e con la recente Lettera ai Presidenti delle Conferenze Episcopali riguardante le Commissioni Dottrinali.


6. Il vostro lavoro non è certamente facile e richiede costante dedizione.

Proseguite con perseveranza e fiducia, carissimi fratelli, nella missione alla quale il Signore vi ha chiamati. Vi sostenga la Madre del Redentore, la Virgo Fidelis che, in questo mese a Lei dedicato, sentiamo particolarmente vicina alla nostra vita. Vi ottenga Maria le grazie necessarie per portare a compimento ogni giorno il vostro servizio alla Chiesa. Vi sia di incoraggiamento anche la mia affettuosa benedizione.

Data: 1991-05-06
Lunedi 6 Maggio 1991

Santa Messa per la Guardia Svizzera pontificia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La vostra missione sia una vera testimonianza umana e cristiana

Cari fratelli e sorelle! Anche quest'anno la giornata odierna mi offre l'occasione, che accolgo con gioia, di ritrovarmi insieme con voi, care Guardie Svizzere, ed i vostri parenti ed amici venuti dalla vostra bella patria e di celebrare la Santa Eucaristia. Rivolgo in particolare il mio benvenuto alle giovani reclute tra di noi, che secondo una tradizione antica e rispettabile, prestano giuramento e vengono accolte nella vostra comunità in questa giornata così significativa per la vostra Guardia. Anche voi d'ora in poi, care reclute, presterete responsabile servizio per un certo tempo vicini al Papa e per questo vi ringrazio sinceramente.

La lettura degli Atti degli Apostoli (Ac 16,II-5) - parte di un lungo resoconto di viaggio - ci presenta l'opera dell'Apostolo Paolo tra i popoli, che arriva a Filippi e si dedica subito alla sua missione, dono di Dio: predica il Verbo della buona novella, riuscendo con la predicazione di Dio ad "aprire il cuore" di chi lo ascolta, che si converte alla fede e si lascia battezzare.

Anche se il vostro compito, care Guardie, non consiste nel Suo annuncio tramite la predicazione, tuttavia avete deciso nella vostra vita e nel vostro cammino di fede di intraprendere un servizio specifico al centro della Chiesa, per il suo pastore più alto. Svolgendo tale servizio incontrate giornalmente innumerevoli uomini che vi rivolgono domande e vi chiedono informazioni ed aiuto.

Potete quindi riconoscere la vostra missione nel compimento del vostro lavoro, "aprendo il cuore" per il Signore e la sua Chiesa a chi cerca e a chi domanda.

Proprio nei momenti superficiali, spesso apparentemente poco significativi, si può lasciar operare l'inestimabile e durevole bene manifestando una franca gentilezza ed una comprensiva pazienza.

Come gli Apostoli, così anche noi non siamo stati lasciati soli sul nostro cammino di fede. La liturgia dei giorni precedenti all'Ascensione di Gesù Cristo, che secondo l'antica tradizione viene anche chiamata "bittage" (Giorno di supplica), esprime molto bene come l'avvenimento della Pasqua con la Resurrezione di Cristo alla nuova vita trovi compimento per i credenti solo quando il Signore asceso ha mandato ai suoi discepoli "il Consolatore" promesso. Il Vangelo di Giovanni (Jn 15,26-16, 4a) mostra un'immagine del tutto realistica della realtà della fede, quando talvolta si vedono i discepoli di Gesù in pericolo, scandalizzati ed esposti alla persecuzione (Jn 16,1-2); non sempre quindi liberi in questo mondo da contestazione interna ed estrema ostilità. Tuttavia lo "Spirito di verità" mandato dal Padre, del quale festeggiamo la discesa nel giorno di Pentecoste, rende testimonianza; "perché il mondo creda che Tu mi hai mandato" (Jn 17,21).

Sta a noi, richiamarci sempre alla memoria le parole di Cristo (Jn 16,4) e chiedere sempre di nuovo l'aiuto dello Spirito di Dio, perché ci dia energia e fortezza per il compimento gioioso del nostro servizio e per una testimonianza degna di fede, che vogliamo dare per il Signore, sia essa "opportuna o non opportuna" (2Tm 4,2).

Così in questo giorno di festa cantiamo con gioia "al Signore un canto nuovo" (Ps 149,1) e ringraziamo nella celebrazione eucaristica, il nostro Creatore che ci ha protetto nella Sua bontà e preghiamoLo, affinché possa sempre esserci vicino con la Sua protezione.

(Traduzione dal tedesco) (Proseguendo in francese, il Papa ha quindi detto:) Ed ora, rivolgo un cordiale saluto ai cittadini svizzeri francofoni, alle loro famiglie e ai loro amici.

Cari giovani, siate felici d'aver deciso in tutta libertà di servire per alcuni anni la Casa del Papa. E voi, loro parenti, siate lieti d'aver rispettato questa scelta ed ora di accettare una sicura separazione.

Ci accingiamo ad ascoltare un passaggio degli Atti degli Apostoli e del Vangelo di San Giovanni. Seguendo l'esempio del popolo filippino, aprite il vostro cuore al Signore durante tutti questi anni romani. E' imitando l'operato degli Apostoli, sostenuti dallo Spirito Santo, portate a termine la vostra missione come testimonianza umana e cristiana che contribuirà a far amare la Chiesa di Cristo.

Che la vostra fede, già grande, diventi ancora più profonda! Mostrate di essere felici della vostra cristianità! Inoltre l'aver dimostrato precisione e dignità durante le ore del vostro servizio, affabile e discreta accoglienza nei confronti dei visitatori del Papa e dei suoi collaboratori, animoso aiuto nella vita fraterna della Guardia, preoccupazione nell'organizzare giudiziosamente il vostro tempo, saranno delle realtà concrete e quotidiane, che arricchiranno la vostra personalità e faranno di voi dei testimoni del Signore e della sua Chiesa.

Augurandoci che tutto vada come sperato, porto all'altare tutte le vostre intenzioni e quelle delle vostre famiglie.

(Traduzione dal francese) (In lingua italiana Giovanni Paolo II ha così concluso:) Rivolgo un cordiale saluto a tutti ed in particolare vorrei esprimere i miei più fervidi incoraggiamenti alle reclute che questo pomeriggio emetteranno il loro giuramento. Cari amici, il vostro servizio nella Casa del Papa è anche un servizio alla Chiesa. Compitelo con entusiasmo e disponibilità, animati sempre da un grande amore per Cristo.

Data: 1991-05-06
Lunedi 6 Maggio 1991




Ai vescovi della Conferenza Episcopale Italiana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'annuncio della dottrina sociale della Chiesa è parte integrante della "nuova evangelizzazione"

Venerati e cari fratelli,


1. "Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo: grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro". Sono lieto di porgere il mio cordiale saluto ed il mio fraterno augurio a ciascuno di voi con le stesse parole dell'Apostolo Pietro.

Nelle vostre persone saluto con grande affetto le Chiese affidate alle vostre cure pastorali, mentre con voi rendo grazie al Signore per la loro vitalità cristiana, che si manifesta in molteplici espressioni di fede sincera e di carità operosa.

Saluto in un modo speciale il nuovo Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Monsignor Camillo Ruini, ed il nuovo Segretario Generale, Monsignor Dionigi Tettamanzi; li ringrazio di cuore per aver accolto con animo disponibile e generoso questo impegnativo servizio alla crescita della comunione e della corresponsabilità del corpo episcopale in vista del bene di tutte le Chiese che sono in Italia. Le visite "ad Limina Apostolorum", che in questi mesi state compiendo, mi danno la gioia di incontrare personalmente ciascuno di voi, di conoscere e di condividere le difficoltà, ma insieme anche le risorse e le speranze delle diverse diocesi italiane; nell'incontro collegiale poi con le singole Conferenze Episcopali Regionali, in comunione di intenti pastorali, ho l'occasione opportuna per richiamare le esigenze più vive che il Vangelo di Cristo pone oggi alle comunità cristiane. In particolare mi è gradito questo incontro assembleare, perché, pur nella sua brevità, costituisce un momento profondo di comunione spirituale con voi, tanto impegnati nel far crescere secondo lo Spirito di Cristo le Chiese a voi affidate. Con le parole dell'Apostolo Paolo vi dico: "Fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore".


2. La vostra riflessione di questi giorni si sofferma sul "Vangelo della carità", espressione che avete felicemente scelto per indicare il legame profondo che esiste tra l'evangelizzazione e la testimonianza della carità. Sono questi i due poli degli Orientamenti pastorali per gli anni '90, che avete approvato nell'Assemblea Generale di Collevalenza, nel novembre scorso. Ora, in questa nuova Assemblea, affrontate il problema della traduzione concreta di questi orientamenti nelle singole Chiese particolari, con lo scopo di promuovere il comune cammino in questo ultimo decennio del ventesimo secolo. Gli Orientamenti pastorali, delineati dopo prolungata ed organica consultazione, si collocano nell'itinerario ecclesiale italiano del dopo Concilio e intendono offrire, sulla scia dei programmi antecedenti, una risposta autorevole e precisa alle grandi sfide che nascono dalla nostra società e dalla nostra cultura. Di fronte al tramonto di ideologie che si sono rivelate illusorie ed alle profonde mutazioni storico-politiche di questi ultimi tempi, la Chiesa professa, ancora una volta, la sua fede in Cristo Risorto: in Lui, suo Sposo e Signore, riconosce la fonte perenne della novità, la risorsa inesauribile che dà speranza agli uomini anche della nostra epoca. Per questo, con coraggio e con gioia, la Chiesa continua l'annuncio del Vangelo, quale risposta autentica e piena ai bisogni più veri e profondi di ogni uomo e di tutti i popoli.

Occorre riaffermare con forza l'assoluta necessità dell'evangelizzazione.

"Evangelizzare - scriveva Paolo VI - è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda". La Chiesa vive di questa grazia, non può lasciare senza risposta questa vocazione, non può contraddire né sfigurare questa sua identità profonda. L'intera attività della Chiesa si concentra così, con una forza tutta particolare, nell'evangelizzazione. E se questa comporta la missione permanente di portare il Vangelo a milioni di uomini e di donne che ancora non conoscono Cristo Redentore dell'uomo, comporta oggi la "nuova evangelizzazione" per quei paesi e nazioni nei quali "la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti e capaci di dar origine a comunità di fede vive e operose", ma che "sono ora messi a dura prova, e talvolta sono persino radicalmente trasformati, dal continuo diffondersi dell'indifferentismo, del secolarismo e dell'ateismo. Si tratta, in particolare, dei paesi e delle nazioni del cosiddetto Primo Mondo, nel quale il benessere economico e il consumismo, anche se frammisti a paurose situazioni di povertà e di miseria, ispirano e sostengono una vita vissuta "come se Dio non esistesse"". Tra questi paesi e nazioni è da annoverarsi per certi aspetti anche l'Italia, dove pure la Chiesa è ben viva e la fede di tanti uomini e donne è vigile e operosa. Voi, cari Confratelli, ne siete consapevoli e avete scelto di rendervi, con tutte le vostre Chiese, soggetti vivi, in docilità allo Spirito, di una nuova evangelizzazione che pone al suo centro il Vangelo della carità.


3. Questa testimonianza centrata sulla carità è dono e responsabilità per tutti nella Chiesa: Vescovi, sacerdoti, religiosi, fedeli laici. Ed essa non manca certo nelle nostre comunità cristiane, che si presentano ricche di attività di servizio, di assistenza e di volontariato, con continuo e generoso investimento di persone e di mezzi. A questo proposito esprimo il mio compiacimento nel sapere che la Conferenza Episcopale Italiana viene attuando da alcuni mesi, con i fondi destinati dai cittadini italiani, organici e mirati interventi caritativi a favore del Terzo Mondo. E' pero necessario che tutta questa ricchezza di attività sia sempre consapevolmente motivata dalla fede e saldamente radicata nel Vangelo, perché possa divenire espressione di carità autentica e argomento di credibilità per il mondo. In tal senso, occorre impegnarsi instancabilmente nel formare la coscienza morale dei fedeli, e in primo luogo dei giovani, perché le opere della carità siano il frutto e il segno di una fede matura, che si alimenta costantemente alla fonte inesauribile dell'amore di Cristo, splendida immagine e dono vivo dell'amore benevolo e misericordioso del Padre. L'ascolto della Parola e la celebrazione dell'Eucaristia, con l'effusione dello Spirito, legge nuova dei credenti, sono le vie privilegiate e assolutamente irrinunciabili per vivere e testimoniare il Vangelo della carità.


4. Un aspetto prioritario, su cui gli Orientamenti richiamano l'impegno pastorale delle Chiese particolari, è quello dell'educazione dei giovani al Vangelo della carità. Ad essi va annunciato con coraggio e con entusiasmo, quali la fede fanno nascere e crescere, che Cristo, e Lui soltanto, è la perenne e permanente novità dell'uomo e della storia, perché Egli è la Verità che illumina ogni uomo che viene in questo mondo; è la Via sulla quale fioriscono la giustizia, l'amore, la solidarietà, la pace; è la Vita che rigenera l'uomo a figlio adottivo di Dio. Non sarà difficile allora ai giovani cogliere la straordinaria e profonda sintonia che esiste tra la novità evangelica e le attese e le domande più autentiche che essi si portano nel cuore. Un ambiente privilegiato per tale azione resta sicuramente la scuola. Dal momento che i giovani, al di là delle apparenze, sono alla ricerca del senso vero della vita e del valore delle cose, occorre che la scuola non perda il suo ruolo educativo, ma rimanga sempre il luogo dove l'alunno ha la possibilità di sviluppare le sue doti di intelligenza, di sentimento e di volontà e dove può trovare risposta ai problemi della sua persona ed agli interrogativi dell'esistenza. Ora, come l'esperienza attesta, all'interno della scuola e in rapporto con le altre discipline scolastiche, l'insegnamento della religione cattolica, nel suo metodo e nel suo specifico contenuto, è caratterizzato "da una chiara valenza educativa, volta a formare personalità giovanili ricche di interiorità, dotate di forza morale e aperte ai valori della giustizia, della solidarietà e della pace, capaci di usare bene della propria libertà", come ho recentemente ricordato durante il Simposio del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa sull'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica. Il carattere popolare che in Italia presenta la fede cattolica e la sua incidenza particolarmente significativa nella storia e nella vita del Paese fanno si che l'insegnamento della religione cattolica rappresenti per le giovani generazioni un'opportunità unica di formazione culturale oltre che di educazione morale e spirituale. Il mio fervido auspicio è che i giovani e le famiglie confermino con la loro scelta, convinta e motivata, di voler usufruire di questo servizio prezioso. Esprimo pertanto la mia soddisfazione nel sapere che in questi giorni state lavorando alla pubblicazione di una Nota pastorale sull'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche e mi auguro che questo documento possa contribuire non poco a rendere l'azione pastorale delle comunità cristiane sempre più attenta al problema dell'educazione religiosa dei giovani nell'ambito della scuola. Il prossimo Convegno nazionale sulla scuola cattolica, al quale vi state alacremente preparando, testimonia anch'esso della vostra sollecitudine pastorale per i giovani, per la scuola e per l'incontro della scuola col Vangelo.


5. Riprendendo una gloriosa tradizione, interrotta per alcuni anni, avete celebrato la 41 Settimana Sociale dei Cattolici italiani su di un tema importante e attuale: "I cristiani e la nuova giovinezza dell'Europa". Questa Settimana ben si inserisce nelle attività e nelle celebrazioni dell'"Anno della Dottrina sociale della Chiesa", nel centenario dell'Enciclica "Rerum Novarum" di Leone XIII, così come risponde all'esigenza dell'impegno sociale e politico dei cristiani, fortemente sollecitato negli Orientamenti pastorali. Sarà utile che le conclusioni di questa Settimana Sociale, da riprendere nelle più adatte sedi locali, vengano lette alla luce della recente Enciclica "Centesimus Annus". Le cose nuove, che oggi si presentano come problematiche, sono numerose e varie, ma rimandano soprattutto alla collocazione sia dell'individuo con la sua autonomia personale, sia dei corpi intermedi, alla luce del principio di sussidiarietà, di fronte agli interventi dello Stato. Al riguardo, spingendo la diagnosi sulle cause dell'attuale situazione mondiale alle sue radici profonde, ho scritto: "Se ci si domanda poi donde nasca quell'errata concezione della natura della persona e della "soggettività" della società, bisogna rispondere che la prima causa è l'ateismo".

Proprio per questo, il compito dei credenti non solo non è secondario, ma risulta essere determinante per la difesa e per la promozione dei valori politici, economici, sociali, culturali in ordine ad un autentico progresso della convivenza. Una rinnovata presenza dei cristiani nel campo sociale e politico s'impone, pertanto, con urgenza al fine di annunciare e di testimoniare oggi il vangelo della carità nel servizio rivolto a tutti, in particolare ai più poveri ed emarginati. L'annuncio della dottrina sociale della Chiesa è parte integrante della "nuova evangelizzazione". Ma questo annuncio esige di farsi testimonianza concreta, dunque presenza e attività. Il vangelo della carità - potremmo dire il vangelo della carità sociale - esige uomini e donne cristianamente adulti, esige coscienze limpide e forti, formate ai grandi valori dell'antropologia e dell'etica derivanti dalla fede cristiana.


6. Venerati fratelli nell'Episcopato, in questo nostro incontro annuale sempre denso di sentimenti di fede e di comunione, ho inteso riprendere alcuni aspetti delle molte riflessioni che vi impegnano nei lavori dell'Assemblea Generale.

Quanto vorremmo che le nostre aspirazioni pastorali, che nascono nel nostro cuore dall'amore a Cristo e alla sua Chiesa, potessero trovare sempre pronta e cordiale accoglienza presso le nostre comunità e generosa attuazione nel loro cammino di fede!Affidiamo questi nostri desideri alla protezione materna della Vergine Santa, tanto venerata presso le popolazioni d'Italia, specialmente in questo mese di maggio, a Lei dedicato da una lunga e sentita consuetudine popolare, e proprio oggi invocata con la tradizionale "Supplica", a Lei rivolta come "Regina del Santissimo Rosario di Pompei". Nel nome suo imparto di cuore a tutti voi e alle vostre Chiese l'Apostolica Benedizione.

Data: 1991-05-08
Mercoledi 8 Maggio 1991

L'omelia per il 75° della Pontificia Unione Missionaria - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una nuova epoca missionaria, una nuova primavera della Chiesa

"Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?... Gesù... tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo".


1. I discepoli hanno vissuto a lungo con Cristo, sono stati testimoni degli eventi straordinari della sua morte e risurrezione. Hanno creduto in lui. Ed ora il Maestro si separa da loro. "E' bene per voi che io me ne vada - aveva detto nel Cenacolo, prima della sua passione - perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore". Si compiono, così, le Scritture, si adempie totalmente la promessa.

L'Ascensione, che oggi celebriamo solennemente, pone termine al tempo della presenza fisica del Redentore sulla terra e segna l'avvio della missione della Chiesa. Mette in luce il legame che esiste tra il disegno salvifico di Dio, pienamente realizzato nel Figlio dell'uomo, e la funzione della Chiesa, "popolo messianico, assunto ad essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra, inviato a tutto il mondo". Lo Spirito Santo sorreggerà nel corso dei secoli il pellegrinaggio dei credenti; li ritemprerà con la forza della sua azione vivificante.


2. "Gesù... tornerà un giorno allo stesso modo...". Pur presi dalle faccende quotidiane e dalla fatica della vita, i cristiani non possono dimenticare queste parole. Esse costituiscono un richiamo continuo a non lasciarsi dominare dalle preoccupazioni terrene; invitano a rivolgere lo spirito verso l'alto. Nel Signore Gesù, asceso al cielo, la nostra umanità è, infatti, innalzata accanto al Padre e "noi, membra vive del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo nella gloria". "Le anime nostre - osserva San Leone Magno - sono chiamate in alto: non le appesantiscano i desideri terrestri; esse sono predestinate all'eternità. Non le accaparrino le cose destinate a perire: esse sono entrate nella via della verità. Non le trattenga un ingannevole fascino...".


3. Prima di salire al cielo il Signore risorto affida ai discepoli questo mandato missionario: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura".

Quale urgente attualità riveste oggi il comando di Cristo!"Andate e predicate", fatevi araldi della mia verità, siate testimoni del mio amore, proponete a tutti i miei insegnamenti! Egli chiama ogni credente a collaborare e a continuare la sua stessa missione. La missione è sua: per questo Cristo non ci lascia soli. Anche nel nostro tempo, come all'inizio dell'attività degli Apostoli, ci accompagna la consolante costatazione dell'odierno Vangelo: "Il Signore operava con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano". E' Cristo che arricchisce la Chiesa con molteplici carismi e ministeri; è Lui che con il suo Spirito la edifica e la rende capace di "scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura". "E' Lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero al fine di edificare il corpo di Cristo".


4. La Chiesa esiste per evangelizzare: questa è la sua grazia, il suo dono, la sua vocazione. In essa risuona, in modo perenne, il mandato missionario lasciatole da Cristo il giorno dell'Ascensione. Come ho ricordato nell'Enciclica "Redemptoris Missio", "la missione è ancora agli inizi e dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio". Occorre, allora, uno sforzo comune teso ad incrementare il numero degli evangelizzatori e a rendere sempre più coerente la testimonianza dei credenti, giacché la "fede si rafforza donandola". Sono, pertanto, particolarmente lieto di presiedere questa celebrazione eucaristica, che raduna attorno alla mensa della Parola e del Pane di vita numerose forze apostoliche impegnate soprattutto a tener desta nel popolo di Dio la coscienza del suo compito missionario. Vi saluto tutti con affetto, carissimi fratelli e sorelle, e di cuore vi ringrazio per il vostro generoso e proficuo lavoro. Insieme ai responsabili della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e ai Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, saluto i fratelli Vescovi qui presenti e con me direttamente responsabili nella nuova evangelizzazione; i soci degli Istituti Missionari, che per specifica vocazione sono dediti ad annunciare il Vangelo ai non cristiani; i sacerdoti diocesani e religiosi, che il dono dell'ordinazione destina all'universale opera della salvezza; i membri degli Istituti religiosi missionari, la presenza dei quali nelle terre di prima evangelizzazione è quanto mai preziosa e provvidenziale. A tutti rivolgo il mio più vivo incoraggiamento: siate sempre consapevoli del dono che Iddio vi ha fatto ed impiegate ogni energia per l'annuncio del suo Regno.


5. A voi, come pure alla Pontificia Unione Missionaria, di cui oggi ricordiamo il 75 anniversario di fondazione, è affidato il compito di sostenere la tensione dell'intera Chiesa verso la Missione. A tal fine, vi esorto a non cessare mai di preoccuparvi della formazione missionaria dei sacerdoti, dei membri delle comunità religiose e degli aspiranti al ministero presbiterale e alla vita consacrata. A nessuno sfugge l'importanza di quest'azione formativa. Quando i pastori sono intimamente compresi della loro responsabilità, diventano guide illuminate delle comunità a loro affidate; quando hanno a cuore l'ansia dell'evangelizzazione, educano i fedeli alla preghiera e al sacrificio, alla solidarietà e alla generosa disponibilità verso i bisogni della Chiesa universale. Ed in un terreno così ben curato matureranno certamente autentiche vocazioni missionarie. Non fu questa l'intenzione del Fondatore della vostra Unione, il Venerabile Paolo Manna? Egli consacro tutto se stesso alla causa dell'evangelizzazione e all'apostolato per la conversione del mondo. Anche oggi, se l'Unione Missionaria continuerà a conservare chiare le motivazioni del suo impegno, aiuterà l'azione delle altre Pontificie Opere Missionarie ad essere efficace ed incisiva. Affidate, per questo, ogni vostra attività e voi stessi a Maria, Madre e modello della Chiesa. Che questo anniversario oltre a rafforzare il dinamismo operativo della vostra stessa Unione, segni in voi una nuova presa di coscienza, rendendovi capaci di stimolare in tutte le componenti ecclesiali nuovo entusiasmo nella missione "ad gentes". Scaturirà, ne sono certo, grazie anche al vostro apporto, una nuova epoca missionaria, una nuova primavera della Chiesa.


6. "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Il Signore è con noi: è lui che guida il suo popolo verso l'alba del terzo Millennio. Guida la Chiesa attraverso l'umile e fedele dedizione di innumerevoli apostoli dei nostri giorni. In ogni angolo della terra risuona, così, l'inno della "solenne gloria e potenza del nostro Dio". Non è Cristo il protagonista unico della missione? Non ci conduce egli con il suo amore?E' certo arduo il compito che ci affida, ma non farà mancare l'aiuto adeguato. Che di tutti si possa dire: "Allora essi partirono e predicarono dappertutto". Predicarono dappertutto per preparare ogni cuore al ritorno di Cristo. "Occorre, infatti, che col cuore ci volgiamo là dove crediamo che Egli sia asceso col corpo", poiché "Gesù tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo!". "Ecco: io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Io sono con voi!Amen!

Data: 1991-05-09
Giovedi 9 Maggio 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Alla plenaria della Congregazione per la dottrina della fede - Città del Vaticano (Roma)