GPII 1991 Insegnamenti - L'incontro con i Presuli della Conferenza episcopale portoghese - Fatima (Portogallo)

L'incontro con i Presuli della Conferenza episcopale portoghese - Fatima (Portogallo)

Titolo: La luce di Fatima vi induce ad agire con coraggio a favore della nuova evangelizzazione del continente europeo

Amati e venerandi fratelli Vescovi del Portogallo,


1. Alla vostra presenza, voglio rendere grazie di cuore a Gesù Cristo, il Buon Pastore (Jn 10,11), per la vostra continua cura, a favore delle comunità che servite con carità apostolica. Ringrazio il Cardinale Patriarca per le parole che mi ha appena rivolto, colme di carità di unione collegiale, di servizio, di totale consacrazione al Regno di Dio. A ognuno di voi, amati fratelli, e alla Chiesa locale, di cui siete Pastori, va il mio grato e fraterno saluto: saluto con tutto il cuore e benedico nel Signore il vostro presbiterio, i religiosi e i fedeli laici.

Affido a Dio questo incontro e prego che ci colmi di zelo pastorale e di speranza nel Signore Gesù, al quale fu dato ogni potere in cielo e in terra (Mt 28,18), affinché unisse insieme tutti i figli di Dio che erano dispersi (Jn 11,52), e creasse in Se stesso un solo Uomo Nuovo (Ep 2,15).

Tappe importanti di questo cammino di ricapitolazione operato da Cristo ed in Cristo sono stati i vostri Congressi Diocesani e Nazionale di Laici, il Sinodo dei Vescovi anch'esso sui laici, con l'esortazione Apostolica Christifideles Laici che ha consacrato le sue conclusioni; e sulla scia di queste felici esperienze ecclesiali, raccogliendo e proiettando verso il futuro tutto il dinamismo apostolico che hanno generato, la vostra Lettera Pastorale su I Cristiani Laici, nella comunione e missione della Chiesa in Portogallo, che costituisce un autentico atto di fede e il risultato prezioso dell'ascolto dello Spirito Santo che insieme avete compiuto. In essa avete delineato la Chiesa che siete e che volete essere, dichiarando a un certo punto: "La nostra opzione pastorale fondamentale (è di) costruire delle comunità viventi di fede, di amore, di dinamismo missionario" (CL 6).


2. Queste comunità costituiranno il frutto maturo della linea pastorale che vi siete proposti di seguire, in seguito alla mia Visita del 1982, e che vi esorto fortemente a continuare: "evangelizzare e rinnovare la fede del popolo cristiano, nella fedeltà agli orientamenti del Concilio e alle esigenze dei nostri tempi" (Lettera Pastorale sul Rinnovamento della Chiesa in Portogallo n. 7), affinché la Chiesa intera entri con rinnovato vigore nel Terzo Millennio dell'era cristiana.

La recente Enciclica Redemptoris Missio traccia il volto di questa Chiesa che lo Spirito Santo, con la sua ombra feconda e potente, sta oggi suscitando, sempre più intensamente, nelle nostre comunità ecclesiali e che può essere caratterizzata così: - Chiesa benedetta e ricolma della grazia e del mistero della comunione trinitaria; - Chiesa che attraversa i secoli, non come reliquia storica, ma come Persona viva che si incarna e prende corpo in Essa, garantendole gioventù eterna; - Chiesa umanamente limitata, povera e composta da peccatori, ma impegnata con tutte le sue forze nel donarsi all'azione dello Spirito Santo che la rinnova e la santifica nel Sacramento della Riconciliazione, le parla e la alimenta nella Celebrazione dell'Eucaristia; - Chiesa che desidera e che si propone di crescere in ognuno dei suoi figli, facendo dell'unità, della comunione e della solidarietà dell'unico Corpo di Cristo, che consacra, comunica e annuncia, la sua norma di vita interna e il volto visibile con il quale si manifesta al mondo; - Chiesa della diversificazione di ministeri e carismi, doni dell'unico Creatore e Padre, distribuiti dall'unico Spirito secondo la Sua Volontà, in rapporto ai tempi per la costituzione dell'unico Corpo di Cristo al cui discernimento e compito di missione devono provvedere i pastori del gregge; - Chiesa che non è di questo mondo, poiché ha giurato amore e fedeltà a Gesù Cristo che l'ha riscattata per Sé, ma che è in questo mondo come anima e coscienza dei popoli, per esortarli al rispetto della trascendente dignità della persona umana e dei diritti di Dio; - Chiesa consapevole di essere portatrice della Buona Novella, assolutamente necessaria: la Buona Novella di Gesù Cristo Salvatore, e non chiede altro che condizioni adeguate per annunciarla sui tetti della città degli uomini; - Chiesa che vive la sua libertà nel servizio dei fratelli, tanto più libera quanto più serve e servendo sempre di più quanto più le permettono di essere libera; - Chiesa "esperta di umanità", che insiste nel far ascoltare la voce degli uomini, ogni qualvolta i loro diritti vengano disprezzati o violati, in particolare quelli di coloro che non hanno voce; - Chiesa che preferisce l'uomo alle cose, subordinando e predisponendo queste alla sopravvivenza, al consolidamento e alla sua crescita, per essere all'altezza di Cristo; - Chiesa, infine, che quotidianamente va incontro al suo Sposo, nei poveri, negli emarginati, in coloro che soffrono o che hanno smarrito la strada (cfr. Mt 25,40), certa che lo Spirito Santo convincerà il mondo di questa prima venuta, e che, così, potrà attendere con gioiosa speranza l'ultima Venuta di Cristo Salvatore, che, come un lampo, brillerà da Oriente a Occidente, su tutto il creato.


3. Questa Chiesa, che sarà quella del Terzo Millennio, nascerà dalla rievangelizzazione che vi proponete di attuare. Ma, affinché la nuova tappa dell'azione ecclesiale sia fra voi veramente efficace, dovete, prima di tutto, formare delle autentiche comunità cristiane, sull'esempio della Primitiva Comunità Apostolica (cfr. Ac 2,42-47 Ac 4,32-36). Vi chiedo, per questo, di promuovere un profondo rinnovamento di tutte le comunità, e soprattutto delle comunità parrocchiali, come è, d'altronde, vostra intenzione. "Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi Paesi e in queste nazioni" (CL 34).

Con pazienza, con metodo paterno, attraverso un itinerario di costante catechesi, particolarmente solleciti nell'ascoltare le sofferenze del momento, pascete queste moltitudini di battezzati che vivono lontani dalla pratica religiosa o addirittura senza alcuna preparazione né catechesi cristiana: aiutateli a maturare nella loro consapevolezza di membri della Chiesa, a vederla come la loro famiglia, la loro casa e luogo privilegiato del loro incontro con Dio, ad integrarsi nelle loro comunità cristiane. Muovetevi a compassione per la loro sorte, dal momento che queste moltitudini dalla fede indebolita dall'ignoranza e dall'"emarginazione" ecclesiale sono più vulnerabili di fronte al secolarismo e al proselitismo delle sette, che agiscono soprattutto sui battezzati insufficientemente evangelizzati, o lontani dalla pratica dei sacramenti, che pero conservano preoccupazioni religiose.

Infatti, la tradizione e l'esperienza millenaria della Chiesa ci dimostrano che è la fede, celebrata e partecipata nella liturgia e nella carità, che nutre e fortifica la comunità dei discepoli del Signore. Pertanto, al servizio della Parola, l'Eucaristia e la Penitenza devono tornare ad essere il centro dinamico della vita comunitaria della Chiesa, che qui trova la missione che le è propria secondo l'esempio di Cristo, Buon Pastore. Nessun'altra azione pastorale, per quanto urgente e importante possa sembrare, potrà rimuovere la liturgia dalla sua posizione primaria: "ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola" (Ac 6,4). Continuate ad insistere presso i vostri sacerdoti affinché incoraggino con grande impegno, la pratica del Sacramento della Riconciliazione - attraverso la predicazione e la disponibilità a confessare - come opzione pastorale della massima importanza per tutta la vita della Chiesa.


4. Voi, amati fratelli, coadiuvati dai vostri presbiteri - collaboratori primari nell'esercizio del ministero pastorale -, dovete guidare e condurre le comunità a voi affidate verso nuovi ed impegnativi traguardi apostolici ai quali il momento attuale chiama i credenti. Un vasto campo di azione e un illimitato lavoro missionario, si apre, infatti, davanti ai nostri occhi, soprattutto dopo le rapide trasformazioni sociali in Europa e nel mondo di cui siamo stati tutti testimoni.

Così il richiamo di Cristo, Buon Pastore, a pascolare il Suo gregge diventa sempre più pressante in questa società segnata da angosce e speranze, turbamenti e difficoltà. L'Europa, antica e nuova terra di evangelizzazione, anela, a volte senza saperlo, ad un supplemento di spiritualità, si appella a Cristo, unico Redentore dell'Uomo.


5. Fatima, luogo di profondi richiami soprannaturali, non ha forse un ruolo da svolgere in questa nuova e necessaria evangelizzazione? E voi, Vescovi del Portogallo, non siete forse chiamati ad offrire un contributo particolare in questa opera missionaria? Nel 1917, qui a Fatima, Nostra Signora richiamava con materna insistenza l'umanità intera alla conversione e alla preghiera. A distanza di 75 anni, molti elementi hanno subito un cambiamento nel panorama europeo e mondiale, e numerosi avvenimenti si sono verificati nel corso di questo secolo, soprattutto negli ultimi anni. Fatima, assorta in quell'ascolto silenzioso di Dio che la caratterizza, continua ad essere un costante punto di riferimento e di richiamo a vivere il Vangelo. A questo santuario e alla Vergine di Fatima hanno sempre rivolto il loro sguardo i miei predecessori e anch'io. Come non ricordare l'atto solenne di consacrazione del mondo a Maria che ha avuto luogo durante l'Anno Santo della Redenzione in Piazza San Pietro davanti all'immagine della Signora, portata da Fatima proprio per questa occasione? Da Cova da Iria sembra diffondersi una luce consolatrice colma di speranza che illumina i fatti che caratterizzano la fine di questo secondo millennio. Una luce rivolta, in primo luogo, a voi, Pastori della Chiesa in Portogallo, Paese dell'estremità occidentale dell'Europa e aperto sul vasto Oceano Atlantico. Essa vi induce ad agire con coraggio a favore della nuova evangelizzazione del continente europeo, turbato da un vasto movimento ateo teorico e pratico che sembra voler costruire una nuova civiltà materialista. Sarà, inoltre, necessario risvegliare e alimentare in tutte le vostre comunità una viva coscienza missionaria affinché, consapevoli dei doni ricevuti, tutti i membri del Popolo di Dio siano portati ad una risposta totale a Gesù Cristo, a imitazione di Maria, patrona della vostra Nazione.


6. Preparerete, così, le vostre Chiese Particolari a vivere nel modo migliore la prossima Assemblea speciale per l'Europa nel Sinodo dei Vescovi che avrà luogo a Roma dal 28 novembre al 14 dicembre di quest'anno.

A nessuno passa inosservato, venerabili Fratelli, che si tratta di una iniziativa ecclesiale veramente storica sia nel senso della storia umana come nella prospettiva del "kairos" divino che fin da ora si inserisce nella nostra vita terrena. Infatti, l'Assemblea europea del Sinodo dei Vescovi si svolge dopo gli avvenimenti che hanno segnato il 1989 e i primi mesi del 1990. Essi hanno provocato una vera e propria svolta storica, in questo difficile XX secolo. Si apre ora una prospettiva inedita nel cammino delle nazioni, con la caduta della divisione fra i due blocchi sociali basati su principi ideologici e socio-economici opposti.

Sia l'oriente che l'occidente europeo, permeati dalla linfa vitale del cristianesimo, hanno necessità l'uno dell'altro per il reciproco arricchimento spirituale affinché l'annuncio di Cristo si attui in ogni parte del Continente.

Essi possono soltanto procedere verso l'unità, ricordando la Preghiera del Signore: "perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Jn 17,23). In questo contesto, i lavori della prossima riunione del Sinodo segneranno una tappa importante per lo sviluppo dell'evangelizzazione in Europa.

Il vostro contributo a questo compito missionario così urgente sarà proficuo nella misura in cui, consci della vostra ormai millenaria tradizione cattolica, memori dei doni ricevuti dal Signore nel corso dei secoli, riscoprirete con nuovo ardore l'entusiasmo della fede proclamata con la vita e manterrete viva nella vostra comunità la fiamma della fedeltà al messaggio della salvezza divina.

Tutto questo sarà più facile per voi se, aiutando i fedeli a fare la stessa cosa, tradurrete nella vostra esistenza il messaggio di Fatima che fa eco all'appello del Vangelo: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15).

Vegliare e pregare, preghiera e penitenza. Ecco, in sintesi, il messaggio che la Vergine non cessa di ripeterci a cominciare da Fatima. La preghiera e la penitenza, come ricorda l'Apostolo Paolo, sono le armi del cristiano nella lotta spirituale "contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" (Ep 6,12).


7. Venerabili fratelli, che la vostra sollecitudine possa abbracciare i vostri sacerdoti, religiosi, religiose, membri delle istituzioni e dei movimenti dell'apostolato laico. Dobbiamo riprodurre in noi stessi l'immagine del Buon Pastore, che precede le sue pecore, conducendole su strade sicure, portandole a sorgenti di acqua viva, preoccupandosi di tutti con amore di Padre! L'esperienza ci ha insegnato tante volte che niente può sostituire la testimonianza di vita del Pastore, e oggi forse più che mai, dato che gli uomini sono particolarmente sensibili all'autenticità e alla coerenza.

Nel concludere il nostro incontro, ci serva di incoraggiamento questo episodio della vita di Gesù con gli apostoli. Egli è con noi, ci riempie di fiducia e gratitudine: "Sono Io, non temete!". Sono parole che il Singore dice ancora oggi; e che non cessa di ripetere quando le nostre forze vengono meno. Egli è con noi sulla barca e, nel chiederci lo sforzo di remare, ci dà la sicurezza che la barca non affonderà, perché Egli è presente con tutto il Suo potere.

In Lui e solo in Lui dobbiamo riporre la nostra fede e la nostra speranza, seguendo l'esempio della Vergine, Madre di Dio e Madre degli uomini, alla quale affido il vostro lavoro e i vostri fedeli, affinché, attraverso il vostro ministero, il Paraclito guidi la Chiesa e la riunisca in questa comunione che deriva dall'unità stessa della Santissima Trinità.


(Traduzione dal portoghese)

Data: 1991-05-12
Domenica 12 Maggio 1991

L'omelia durante la celebrazione eucaristica al Santuario mariano di Fatima - Portogallo

Titolo: Qui, a Fatima, Maria accoglie come suoi figli tutti gli uomini di questo secolo e della sua drammatica storia




1. "Ecco la tua Madre" (Jn 19,27)! La Liturgia mette oggi davanti ai nostri occhi, cari fratelli e sorelle, un vasto orizzonte della storia dell'uomo e del mondo. Le parole del libro della Genesi ci fanno meditare sull'origine dell'universo, l'opera della creazione; dal primo libro andiamo all'ultimo, l'Apocalisse, per contemplare con gli occhi della fede "un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi" (Ap 21,1). Abbiamo, quindi, il Principio e la Fine; l'Alfa e l'Omega (cfr. Ap 21,6). Ma la fine è un nuovo principio, perché essa costituisce la piena realizzazione di tutto in Dio: "la dimora di Dio con gli uomini" (Ap 21,3).

Così, tra il primo principio e questo nuovo e definitivo inizio, scorre la storia dell'uomo creato da Dio "a sua immagine", come riferisce la Parola del Signore: "Dio creo l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio li creo; maschio e femmina li creo" (Gn 1,27).


2. Al centro di questa storia dell'uomo e del mondo si erge la Croce di Cristo sul Golgota. L'uomo, creato maschio e femmina, ritrova in questa Croce l'esatta profondità del suo stesso mistero, che si manifesta nelle parole dell'Uomo dei dolori a sua Madre, che stava accanto alla Croce: "Donna, ecco il tuo figlio!". E poi, rivolgendosi al discepolo che amava: "Ecco la tua Madre" (Jn 19,26-27).

L'uomo, creato a immagine di Dio, è il coronamento di tutta la creazione. Confuso dinanzi alla sua grandezza, il Salmista esclama: "Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi;... O Signore, nostro Dio, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi? Il figlio dell'uomo perché te ne curi?" (Ps 8,6-7 Ps 8,2 Ps 8,5).

Cos'è l'uomo? La domanda del salmista suona con una meraviglia ancora più profonda dinanzi a questo mistero che trova il suo apice sul Golgota: Cos'è l'uomo, se il Verbo, il Figlio consustanziale al Padre, si è fatto uomo, Figlio dell'Uomo nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo!? Cos'è l'uomo... se proprio il Figlio di Dio, al tempo stesso vero uomo, si è fatto carico dei peccati di tutti gli uomini e li ha portati, come Uomo dei dolori, come Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, sull'altare della Croce!? Cos'è l'uomo? Lo stupore del Salmista al cospetto della misteriosa grandezza dell'uomo, così come appare nell'opera della creazione, diventa ancora più grande nella contemplazione dell'opera della Redenzione.

Cos'è l'uomo?


3. Dall'inizio, è stato costituito signore della Terra, signore del mondo visibile. Ma la sua grandezza non si manifesta soltanto nel fatto di assoggettare e dominare la Terra (cfr. Gn 1,28). La dimensione stessa della sua grandezza è la gloria di Dio: come scriverà Sant'Ireneo, "la gloria di Dio è l'uomo vivente, ma la vita dell'uomo è la contemplazione di Dio" (Adv. Haer. IV,20,7). L'uomo è posto al centro del mondo delle creature visibili e invisibili, tutte ricolme della gloria del Creatore: proclamano la sua gloria.

E' così attraverso la storia del cosmo visibile (e invisibile) si innalza, come un Tempio immenso, un abbozzo del Regno eterno di Dio. L'uomo - maschio e femmina - è stato posto dall'inizio al centro di questo Tempio. Lui stesso ne è diventato la dimensione centrale, e vera "dimora di Dio con gli uomini", poiché, a motivo e per amore dell'uomo, Dio è entrato nel mondo creato.

Carissimi fratelli, "la dimora di Dio con gli uomini" ha raggiunto il suo culmine in Cristo. Egli è "la nuova Gerusalemme" (cfr. Ap 21,2) di tutti gli uomini e i popoli, dato che in Lui tutti sono stati eletti per il destino eterno di Dio. E' anche all'inizio del Regno eterno di Dio nella storia dell'uomo, e questo Regno - in Lui e per Lui - è la realtà definitiva del cielo e della terra.

E' un nuovo cielo e una nuova terra", in cui "il cielo e la terra di prima" troveranno il loro pieno compimento.


4. Lo testimonia la Croce del Golgota, che è la Croce della nostra Redenzione.

Nella Croce è manifesta tutta la storia dell'uomo, che è allo stesso tempo la storia del peccato e della sofferenza. E' segnata dalle lacrime e dalla morte, come riferisce il Libro dell'Apocalisse: quante lacrime negli occhi degli uomini, quanto lutto e lamento, quanto affanno (cfr. Ap 21,4).

E', alla fine dell'esistenza terrena, la morte. Questa ha costituito appunto la progressiva sparizione "del cielo e della terra di prima", segnati dall'eredità del peccato.

Non è forse questa la verità di tutta la storia? Tale verità non è confermata - in modo particolare - dal nostro secolo, già prossimo alla fine, insieme al secondo millennio di storia dopo Cristo?


5. La Croce di Cristo non cessa di testimoniarlo! Tra l'altro, soltanto essa - questa Croce di Cristo - rimane, attraverso la storia dell'uomo, come segno della certezza della Redenzione.

Attraverso la Croce di suo Figlio, Dio ripete di generazione in generazione la sua verità sulla creazione: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21,5). Il cielo e la terra di prima continuano a passare... Davanti ad essi rimane Cristo indifeso, privato di tutto nel tormento mortale, Figlio dell'Uomo crocifisso! E, nel frattempo, Egli non cessa di essere segno di vittoriosa certezza di vita. Attraverso la sua morte, fu seminato, in seno alla terra, il potere invincibile della vita nuova: la sua morte è principio di risurrezione: "Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?" (1Co 15,55). Attraverso la Croce sul Golgota, scende dal cospetto di Dio, nella storia dell'umanità, nella storia di ogni secolo, "la città santa, la nuova Gerusalemme... come una sposa adorna per il suo sposo" (Ap 21,2).


6. Col cuore profondamente commosso e stupito dinanzi al piano creatore e salvifico di Dio per realizzare la pienezza a cui Egli ci ha chiamato, io, pellegrino con voi di questa Nuova Gerusalemme, vi esorto, cari fratelli e sorelle, ad accogliere la grazia e l'appello che in questo luogo si avverte in modo più tangibile e penetrante, allo scopo di adattare i nostri cammini a quelli di Dio. Vi saluto tutti, cari pellegrini di Nostra Signora di Fatima, qui presenti fisicamente o spiritualmente. Ma in modo particolare il mio saluto cordiale e deferente si rivolge al Signor Presidente della Repubblica, in questa terra di Santa Maria; saluto affettuosamente il Signor Vescovo di Leiria-Fatima, Don Alberto - di cui ho molto gradito le parole di benvenuto - e tutti gli altri venerabili fratelli nell'Episcopato qui presenti. Un saluto fraterno, latore di speranza e di incoraggiamento, alla Chiesa di Angola, qui presente nelle persone dei Pastori con un numero significativo di loro diocesani, in pellegrinaggio di gratitudine alla loro Patrona, in quest'Anno Giubilare della loro evangelizzazione, iniziata a Soyo, dove nel XV secolo i portoghesi per la prima volta hanno celebrato la Santa Messa e hanno battezzato i primi nativi di quel territorio.

Infine, mosso dalla Parola di Dio in questa celebrazione eucaristica - "maschio e femmina li creo" (Gn 1,27)! - mi è gradito rivolgere alle famiglie il mio saluto propiziatore di tutte le benedizioni di Dio per le vostre case, i vostri figli e la vostra vita in comune. Il vostro dovere fondamentale è quello di realizzare attraverso la storia la benedizione originaria del Creatore - "siate fecondi e motiplicatevi" (Gn 1,28) - trasmettendo l'"immagine divina" con la generazione di nuovi figli.

Care famiglie, il vostro servizio generoso e rispettoso della vita sarà possibile oggi, come lo è sempre stato, se sarete fermi nella contemplazione della dignità umana e soprannaturale dei figli che generate: ogni uomo è l'oggetto dell'amore infinito di Dio che lo ha riscattato. Le famiglie che non vengono meno ai loro doveri riguardo alla procreazione, nell'ambito di un opportuno senso di paternità responsabile e di fiducia nella Provvidenza divina, danno al mondo una insostituibile testimonianza del valore più alto. Rappresentano una sfida alla mentalità anti-natalistica imperante, e una giusta condanna di tale mentalità, che in tal modo nega la vita fino a sacrificarla, in molti casi, già nel seno materno, attraverso l'aborto, crimine esecrando, come dichiara il Concilio (cfr. GS 27). Vi chiedo quindi, care famiglie, questo servizio generoso e rispettoso della vita. "Contro il pessimismo e l'egoismo, che oscurano il mondo, la Chiesa sta dalla parte della vita: e in ciascuna vita umana sa scoprire lo splendore di quel "Si", di quell' "Amen", che è Cristo stesso. Al "no" che invade ed affligge il mondo, contrappone questo vivente "Si", difendendo in tal modo l'uomo e il mondo da quanti insidiano e mortificano la vita" (FC 30).


7. "Donna, ecco il tuo figlio!" - "Ecco la tua Madre!".

Il Santuario di Fatima è un luogo privilegiato, dotato di un valore speciale: ha in sé un messaggio importante per l'epoca che stiamo vivendo. E' come se qui, all'inizio del nostro secolo, fossero risuonate, con una nuova eco, le parole pronunciate sul Golgota.

Maria, che era accanto alla Croce di suo Figlio, ha dovuto accettare ancora una volta la volontà di Cristo, Figlio di Dio. Ma mentre sul Golgota il Figlio le indicava soltanto un uomo, Giovanni, il discepolo che amava, qui lei ha dovuto accoglierli tutti. Tutti noi, gli uomini di questo secolo e della sua difficile e drammatica storia.

In questi uomini del XX secolo, si sono manifestate con uguale intensità sia la sua capacità di soggiogare la terra, sia la sua libertà di trasgredire al comandamento di Dio e di negarlo, come eredità del suo peccato. L'eredità del peccato si palesa come una folle aspirazione a costruire il mondo - un mondo creato dall'uomo - "come se Dio non esistesse". E' anche come se non esistesse quella Croce sul Golgota, in cui "Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello" (Sequenza pasquale), per dimostrare che l'amore è più potente della morte e che la gloria di Dio è l'uomo vivente.

Madre del Redentore! Madre del nostro secolo! Per la seconda volta sono davanti a Te in questo Santuario, per baciare le tue mani, perché sei stata ferma accanto alla Croce di tuo Figlio, che è la croce di tutta la storia dell'uomo anche nel nostro secolo.

Sei restata e continuerai a rimanere, posando il tuo sguardo sui cuori di questi figli e figlie che già appartengono al terzo millennio. Sei rimasta e continuerai a restare, vegliando, con mille attenzioni di madre, e difendendo, con la tua potente intercessione, l'albeggiare della Luce di Cristo in seno ai popoli e alle nazioni.

Tu sei e resterai, perché il Figlio Unigenito di Dio, tuo Figlio, ti ha affidato tutti gli uomini, quando nel morire sulla Croce ci ha introdotti nel nuovo principio di tutto ciò che esiste. La tua maternità universale, o Vergine Maria, è l'àncora sicura di salvezza dell'umanità intera.

Madre del Redentore! Piena di Grazia! Io ti saluto, Madre della fiducia di tutte le generazioni umane! (Al termine della Santa Messa, il Papa si è rivolto ancora ai numerosi presenti:) Desidero ringraziare tutti per la vostra presenza, per la vostra partecipazione, per la vostra preghiera, per la vostra comunione spirituale. Nel nome della Vergine di Fatima, ringrazio tutti, ringrazio il vostro Vescovo, Don Alberto, ringrazio tutto il vostro Paese. E allo stesso tempo desidero ripetere le preghiere per tutti i popoli, per le Nazioni europee e per tutto il mondo extraeuropeo, ringraziando anche tutti coloro che si sono uniti a noi attraverso la Radio e la Televisione. Nel nome di Maria Vergine Santa di Fatima, sia lodato Gesù Cristo! (Traduzione dal portoghese)

Data: 1991-05-13
Lunedi 13 Maggio 1991

Atto di affidamento alla Vergine di Fatima - Portogallo

Titolo: "Madre mia da sempre..."

Atto di Affidamento alla Vergine di Fatima, 13 maggio 1991 Veglia sulla Chiesa sempre insidiata dallo spirito del mondo


1. "Santa Madre del Redentore, Porta del cielo, Stella del mare, soccorri il tuo Popolo che anela a risorgere".

Ancora una volta ci rivolgiamo a Te, Madre di Cristo e della Chiesa, raccolti ai tuoi piedi nella Cova da Iria, per ringraziarti di quanto Tu hai fatto in questi anni difficili per la Chiesa, per ciascuno di noi e per l'intera umanità.


2. "Monstra te esse Matrem!", quante volte Ti abbiamo invocato! Ed oggi siamo qui a ringraziarti, perché sempre ci hai ascoltato.

Tu ti sei mostrata Madre: Madre della Chiesa, missionaria sulle vie della terra verso l'atteso terzo Millennio cristiano; Madre degli uomini, per la costante protezione che ci ha evitato sciagure e distruzioni irreparabili, e ha favorito il progresso e le moderne conquiste sociali.

Madre delle Nazioni, per i mutamenti insperati che hanno ridato fiducia a popoli troppo a lungo oppressi e umiliati; Madre della vita, per i molteplici segni con cui ci hai accompagnati difendendoci dal male e dal potere della morte; Madre mia da sempre, e in particolare in quel 13 maggio del 1981, in cui ho avvertito accanto a me la tua presenza soccorritrice; Madre di ogni uomo, che lotta per la vita che non muore.

Madre dell'umanità riscattata dal sangue di Cristo.

Madre dell'amore perfetto, della speranza e della pace, Santa Madre del Redentore.


3. "Monstra te esse Matrem!" Si, continua a mostrarti Madre per tutti, perché il mondo ha bisogno di Te.

Le nuove situazioni dei popoli e della Chiesa sono ancora precarie ed instabili.

Esiste il pericolo di sostituire il marxismo con un'altra forma di ateismo, che adulando la libertà tende a distruggere le radici dell'umana e cristiana morale.

Madre della speranza, cammina con noi! Cammina con l'uomo di quest'ultimo scorcio del secolo ventesimo, con l'uomo di ogni razza e cultura, d'ogni età e condizione.

Cammina con i popoli verso la solidarietà e l'amore, cammina con i giovani, protagonisti di futuri giorni di pace.

Hanno bisogno di Te le Nazioni che di recente hanno riacquistato spazi di libertà ed ora sono impegnate a costruire il loro avvenire.

Ha bisogno di Te l'Europa che dall'Est all'Ovest non può ritrovare la sua vera identità senza riscoprire le comuni radici cristiane.

Ha bisogno di Te il mondo per risolvere i tanti e violenti conflitti che ancora lo minacciano.


4. "Monstra te esse Matrem!" Mostrati Madre dei Poveri, di chi muore di fame e di malattia, di chi patisce torti e soprusi, di chi non trova lavoro, casa e rifugio, di chi è oppresso e sfruttato, di chi dispera o invano ricerca la quiete lontano da Dio.

Aiutaci a difendere la vita, riflesso dell'amore divino, aiutaci a difenderla sempre, dall'alba al suo naturale tramonto.

Mostrati Madre di unità e di pace.

Cessino ovunque la violenza e l'ingiustizia, crescano nelle famiglie la concordia e l'unità, e tra i popoli il rispetto e l'intesa; regni sulla terra la pace, la pace vera! Maria, dona al mondo Cristo, nostra pace.

Non riaprano i popoli nuovi fossati di odio e di vendetta, non ceda il mondo alle lusinghe di un falso benessere che mortifica la dignità della persona e compromette per sempre le risorse del creato.

Mostrati Madre della speranza! Veglia sulla strada che ancora ci attende.

Veglia sugli uomini e sulle nuove situazioni dei popoli ancora minacciati da rischi di guerra.

Veglia sui responsabili delle Nazioni e su quanti reggono le sorti dell'umanità.

Veglia sulla Chiesa sempre insidiata dallo spirito del mondo.

Veglia, in particolare, sulla prossima Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi, tappa importante del cammino della nuova evangelizzazione in Europa.

Veglia sul mio ministero petrino, al servizio del Vangelo e dell'uomo verso i nuovi traguardi dell'azione missionaria della Chiesa.

Totus tuus!


5. In collegiale unità con i Pastori in comunione con l'intero Popolo di Dio, sparso in ogni angolo della terra, anche oggi rinnovo a Te l'affidamento filiale del genere umano.

A Te confiducia tutti ci affidiamo.

Con Te intendiamo seguire Cristo, Redentore dell'uomo: la stanchezza non ci appesantisca, né la fatica ci rallenti, le difficoltà non spengano il coraggio, né la tristezza la gioia nel cuore.

Tu, Maria, Madre del Redentore, continua a mostrarti Madre per tutti, veglia sul nostro cammino, fa' che pieni di gioia vediamo il tuo Figlio nel Cielo.

Amen.(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1991-05-13
Lunedi 13 Maggio 1991

La lettera inviata da Fatima ai vescovi dell'Europa

Titolo: Prepariamo il Sinodo non solo con la riflessione ma ancor più con il "metodo" della preghiera

Venerati e cari fratelli! Dal Santuario di Fatima rivolgo un affettuoso pensiero a tutti voi, fratelli nell'episcopato del Continente Europeo, mentre sono in corso intensi lavori di preparazione all'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi, desiderando di mettere in risalto alcuni aspetti di tale iniziativa, che mi sta molto a cuore. Tale Assemblea, nella prospettiva dell'inizio ormai prossimo del Terzo Millennio dalla nascita del Cristo Signore, vuole rispondere ai segni dei tempi, nei quali per noi si manifesta la misericordiosa Provvidenza divina. ll luogo stesso dal quale ne ho annunciato la convocazione, Velehrad in Moravia, legato alla Missione degli Apostoli degli Slavi, allude all'importanza ed alle ragioni del raduno. Ne parla altresi la data, 22 aprile 1990, così vicina e connessa alla nuova situazione, creatasi con gli avvenimenti degli ultimi mesi dell'anno 1989. L'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi è necessaria affinché la Chiesa nel Continente possa incontrarsi nelle persone di tutti i suoi Pastori. Ciò non era possibile prima. Occorre inoltre che si incontrino le due tradizioni spirituali dell'Europa, rappresentate dai suoi Patroni: quella occidentale, che riconosce come suo protettore San Benedetto; quella orientale, che vanta come padri nella fede i Santi Cirillo e Metodio. Tale incontro è particolarmente importante, nel contesto dei cambiamenti che tendono vigorosamente all'avvicinamento delle Nazioni e degli Stati del Continente. I lavori preparatori svolti finora mostrano con evidenza la pluralità delle culture e delle situazioni della Chiesa in Europa. Ciò costituisce una singolare ricchezza, ma comporta anche un compito che si prospetta arduo e complesso. Si tratta di ritrovare le dovute vie per arrivare alla cooperazione nella vita e nella missione della Chiesa. Questa missione consiste nella evangelizzazione, considerata sia nelle sue antiche radici, sia nel suo aspetto di evangelizzazione nuova quale si impone a motivo degli attuali condizionamenti e delle moderne sfide, scaturite in gran parte dagli avvenimenti del presente momento della storia. Come vi è noto, la preparazione della prossima Assemblea Speciale è giunta ora ad una fase decisiva. Dopo la prima riunione con i Presidenti delle Conferenze Episcopali, nel giugno 1990 è stato costituito un Gruppo di lavoro, composto da Vescovi dell'Occidente e dell'Europa Centro-orientale. Nel corso di numerose riunioni si è cercato di elaborare un documento preparatorio del futuro incontro, insieme con un questionario adatto per raccogliere i contributi dei Pastori delle Chiese del continente europeo. La documentazione pervenuta è ora nelle mani di tutti i Vescovi dell'Europa e mi auguro che essa costituisca una importante base per i lavori dell'Assemblea Speciale. A nessuno sfugge l'importanza, in questo periodo preparatorio del Sinodo, del lavoro svolto da anni in seno al Consiglio delle Conferenze Episcopali dell'Europa (CCEE), mediante simposi ed incontri su diversi temi pastorali, per opportuni scambi di informazioni e pareri circa il comune impegno dell'evangelizzazione e dell'unità dell'intera Chiesa in Europa.

Per il Sinodo è essenziale che le singole Conferenze Episcopali affrontino tali argomenti nel corso dei prossimi mesi, avvalendosi della collaborazione di ecclesiastici e laici competenti, così che si possa avere un più ampio contributo per il comune lavoro. L'Europa possiede una grande eredità di culture tra loro collegate, in diversi modi, dal fermento dell'unica radice evangelica. Allo scopo di approfondire la consapevolezza di questo fatto e trarne utili spunti per il Sinodo stesso, sarà organizzato dal 28 al 31 ottobre prossimo in Vaticano un Simposio presinodale sul tema: "Cristianesimo e cultura in Europa: Memoria, Coscienza, Progetto", a cura del Pontificio Consiglio della Cultura, in collaborazione con la Segreteria Generale del Sinodo. Alcuni esperti delle diverse tradizioni culturali dell'Europa rifletteranno insieme per poter offrire ai Padri Sinodali il frutto della loro competenza. Pensando all'evangelizzazione del nostro Continente nella prospettiva dell'Anno 2000, dobbiamo mettere in particolare risalto la cooperazione ecumenica. E' ben noto, infatti, che cospicue comunità cristiane in Europa sono di tradizione ortodossa e protestante. I loro rappresentanti sono invitati all'Assemblea Speciale per l'Europa a titolo singolare, come Delegati di Comunità unite a noi dal legame fraterno che esiste tra tutti i Cristiani. Contiamo sul fatto che essi possano contribuire in maniera adeguata per le scelte utili alla evangelizzazione, mettendo a frutto le acquisizioni raggiunte finora mediante il dialogo ecumenico e, nello stesso tempo, nutriamo la speranza che la collaborazione sinodale aiuti la ricerca delle vie da percorrere, per avvicinarci a quella pienezza di unità che Gesù Cristo vuole. Il Sinodo che avrà luogo in Vaticano dal 28 novembre al 14 dicembre di quest'anno, dovrà esser preparato da noi tutti, non soltanto con la riflessione e il dialogo, ma ancor più con il "metodo" della preghiera. Chiedo insistentemente questa preghiera a tutti, particolarmente alle comunità contemplative, e non soltanto ad esse. Occorre che l'intera Europa cristiana partecipi alla preghiera per il Sinodo, rendendosi conto che qui veramente "res nostra agitur". Scrivo queste parole mentre per la seconda volta dopo dieci anni mi trovo a Fatima, in pellegrinaggio riconoscente alla Madre di Cristo. Sembra venuto ora il tempo per tutti noi di ripetere alla Vergine con particolare fiducia le parole dell'inno liturgico: "Monstra Te esse Matrem!".

Con tali sentimenti e con la speranza che tutta la Chiesa ripone nell'orazione di Cristo, nell'amore del Padre per noi e nella forza dello Spirito Santo, invio a tutti voi, fratelli nell'Episcopato, la Benedizione Apostolica.

Data: 1991-05-13
Lunedi 13 Maggio 1991

Il congedo dal Paese all'aeroporto militare di Lisbona - Portogallo

Titolo: "Portogallo, popolo credente e missionario, Dio ti renda felice nel proseguimento delle tue imprese eroiche e cristiane

Eccellentissimo Signor Presidente della Repubblica, Illustrissimo Signor Primo Ministro, Eminentissimo Signor Cardinale Patriarca di Lisbona, Signori Vescovi, Amati fratelli e sorelle,


GPII 1991 Insegnamenti - L'incontro con i Presuli della Conferenza episcopale portoghese - Fatima (Portogallo)