GPII 1991 Insegnamenti - Lettera per il VI Centenario della canonizzazione di S. Brigida

Lettera per il VI Centenario della canonizzazione di S. Brigida

Titolo: Santa Brigida di Svezia, esempio da imitare nell'opera della nuova evangelizzazione

Alla diletta figlia Tekla Famiglietti Abbadessa Generale dell'Ordine del S. Salvatore di S. Brigida


1. Sono trascorsi seicento anni da quando, il 7 ottobre 1391, nella Basilica vaticana il mio predecessore Papa Bonifacio IX canonizzo S. Brigida di Svezia.

Nella Bolla Ab origine mundi venivano opportunamente sottolineati, tra le virtù e i carismi della nuova santa, la sua spiccata pietà, i doni del discernimento dei cuori e delle soprannaturali intuizioni, lo spirito profetico. Dinanzi a questa donna, espressione ed interprete della terra di Svezia, la memoria storica rimane ancora oggi piena di stupore. Non si è infatti in presenza soltanto di una delle figure più rappresentative del misticismo tardomedievale, di cui la Chiesa fu ricca nei secoli XIII e XIV, ma in lei si riconosce soprattutto la profonda devozione con cui seppe servire e difendere la Sede Apostolica ed il successore di Pietro. Non a caso il Convegno di studio che si terrà nei prossimi giorni a Roma, nella casa dove la santa si spense il 23 luglio 1373, ha come tema: "Santa Brigida, profeta dei tempi nuovi". Le dimensioni internazionali e interconfessionali di tale incontro manifestano l'attualità del carisma di Brigida di Svezia. La sua tipica testimonianza di donna "fedele alla Santa Madre Chiesa" costituisce un incoraggiamento per tutti i credenti. L'urgenza missionaria, che illumino la sua itineranza dal nord al sud del Continente europeo, fa di lei un esempio da imitare, soprattutto nell'opera della nuova evangelizzazione in Europa.

Santa Brigida di Svezia è, in effetti, una santa dalle dimensioni europee. Ardente di amore divino, dedico tutta se stessa alla causa del Regno, attivamente operando per l'unità dei Cristiani. In questa lettera, mentre rendo grazie al Padre celeste per i molteplici doni spirituali elargiti alla Fondatrice del vostro Ordine, è mio desiderio sottolineare e riproporre alla riflessione dell'intero Popolo di Dio alcuni aspetti del suo messaggio, nella profonda consapevolezza che le sue parole e la sua opera potranno essere di valido sostegno per quanti bramano dedicarsi sinceramente alla realizzazione dell'invito di Cristo: "Ut Unum sint" (Jn 17,21).


2. Esemplare sposa cristiana. Questa fu la nota dominante della prima parte della vita di santa Brigida (1316-1344) fino alla morte del marito, sopravvenuta nel monastero di Alvastra, dove egli si era ritirato. Madre esemplare di otto figli, li educo, assieme al fedele suo sposo, alla perfezione cristiana e, seguendo le tradizioni religiose dell'epoca, li accompagno in pellegrinaggio ai Santuari di Compostela, di Alvastra e a tanti altri luoghi sacri alla pietà popolare del tempo. Brigida e Ulf, suo consorte, si dedicarono intensamente alla contemplazione della passione di Cristo, ai digiuni e alla carità verso i poveri e gli ammalati, perseverando nella preghiera e nella meditazione delle Sacre Scritture. Nel 1344, morto il suo sposo, del quale a lungo e amorevolmente veglio le spoglie mortali, Brigida si incammino verso Roma. In quel tempo ebbe straordinarie esperienze di "mistica sponsale", abbandonandosi attraverso interiori prolungati silenzi e un'ardente fiduciosa orazione ai misteriosi disegni del Cielo.


3. Fedeltà alla Santa Madre Chiesa. L'esperienza di Alvastra fece maturare in lei il desiderio del dono totale di sé al Signore. Volendo rivivere il clima spirituale della Chiesa orante intorno a Maria nel Cenacolo, diede inizio alla fondazione del Monastero di Vadstena in Svezia. Erano tempi, quelli, di grandi traversie per il Papato, e Brigida si adopero con ogni mezzo a disposizione per il ritorno del Papa alla sede di Roma, sentendo quest'impegno come una peculiare missione affidatale dal Signore. In tale azione a favore del successore di Pietro si lascio guidare da intuizioni interiori e da una speciale luce dello Spirito di Dio. Scelse Roma come seconda patria e, con il cuore ripieno di ardore apostolico, di amore senza ombre per la Sede di Pietro, promosse in tutte le maniere la pace in Svezia, in Francia, in Inghilterra e in Italia. La sua presenza fu particolarmente efficace a Milano, Pavia, Assisi, Monte Sant'Angelo, Manfredonia, Bari, Benevento, Napoli, Aversa, Salerno, Amalfi: luoghi che ancora oggi conservano con gratitudine il ricordo del suo passaggio. Fu stimata e venerata dai credenti non soltanto nella sua terra d'origine, ma dovunque ebbe a lavorare. Tale corale testimonianza di devozione, che tuttora prosegue, costituisce un segno profetico di riconciliazione e di speranza per il Continente europeo e per l'intera umanità.


4. Quanto attuale è lo spirito di santa Brigida! La sua esperienza religiosa è segnata dal desiderio di unità e di adesione a Gesù, Dio e uomo, cui la santa si rivolgeva con accenti di ispirata e tenera confidenza. Intenso e filiale era anche il suo amore verso la Vergine Maria, "Mater Gratiae". A così ricco modello ascetico si sono ispirate durante i secoli numerose pratiche di pietà popolare, che dopo tanto tempo conservano ancora la freschezza della loro attrattiva. Si tratta di un filone spirituale semplice, che guarda a Gesù come allo "sposo" e al "compano" di ogni giorno. Brigida appare, a quanti vogliono conoscerla e seguirne le tracce, la donna forte, che ha lasciato un'impronta particolare della sua femminilità nella casa e nella corte in cui visse, la sposa fedele avviata alle mistiche nozze con Cristo, la madre santa desiderosa di trasmettere ai figli i segreti dell'eterna salvezza; la religiosa esemplare che consumo la sua esistenza nella carità e arse tutta dal desiderio di "annullarsi" in Dio.


5. La memoria di una così significativa figura nella storia dell'impegno per l'unità della Chiesa porta spontaneamente a pensare ad un'altra donna, essa pure svedese, che ha riproposto agli uomini di questo secolo la spirituaità di santa Brigida. E' Madre Maria Elisabetta Hesselblad, morta a Roma, nella stessa casa della santa, il 24 aprile 1957. La sua opera si colloca nella scia luminosa del carisma della santa Fondatrice, tramandato nei secoli attraverso le diverse famiglie religiose brigidine, maschili e femminili, sparse nel mondo. Approdata anch'essa a Roma e al Cattolicesimo, fondo il nuovo ramo delle Brigidine, con un significativo intento ecumenico. L'ansia di riconciliazione e di comunione ecclesiale è stata poi ereditata dalle sue figlie spirituali, le quali continuano ad offrire preghiere e sacrifici, perché quanto prima si ricomponga l'unità tra quanti professano la loro fede in Cristo.


6. Mentre con animo grato al Signore mi unisco alla gioia di coloro che celebrano in questi giorni il VI Centenario della Canonizzazione di santa Brigida, auspico di cuore che il suo servizio coraggioso alla Chiesa sia ancor oggi di stimolo e di incoraggiamento per chi intende consacrarsi alla nuova evangelizzazione dell'umanità.

Trasfonda il Redentore dell'uomo lo stesso anelito profetico e missionario della Mistica svedese agli Istituti che camminano nel solco della sua spiritualità, come pure alla intera comunità ecclesiale che si avvia verso il terzo Millennio cristiano. Accompagni in modo speciale Maria, "Mater Gratiae", ogni futuro sviluppo dell'Ordine di cui Ella, diletta Figlia, è responsabile.

Possa, infine, ogni membro di codesto Ordine del S. Salvatore e delle altre famiglie religiose che si ispirano a santa Brigida ottenere da Dio, grazie alla celeste protezione della comune Madre Fondatrice, il dono della fedeltà e della perseveranza.

In così impegnativo itinerario di perfezione evangelica sia di conforto a lei ed alle consorelle la mia speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 8 Settembre, Festa della Natività di Maria SS.ma, dell'anno 1991, tredicesimo di Pontificato.

Data: 1991-09-08
Domenica 8 Settembre 1991

Ai membri delle "Piccole Fraternità" di Verona

Titolo: Aiutando l'uomo, le organizzazioni di volontariato diventano fermento di autentico rinnovamento sociale

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Siete venuti qui, insieme ai vostri familiari e a un folto gruppo di volontari, in pellegrinaggio per incontrare il Papa. Vi sono particolarmente grato per questo gesto di fede e di filiale devozione e porgo a tutti il mio saluto affettuoso.

Ringrazio in maniera particolare il vostro pastore, il carissimo Monsignor Giuseppe Amari, che ha voluto accompagnarvi. Voi, membri delle "Piccole Fraternità", operate attivamente nella Diocesi di Verona, e sono lieto di accogliervi quest'oggi ricordando il nostro precedente incontro di dieci anni fa, precisamente il 17 settembre 1981. Tanto allora - a pochi mesi di distanza dal doloroso avvenimento del 13 maggio in piazza San Pietro - come adesso la vostra visita mi è di grande conforto. So, infatti, che voi non solo accettate con serenità e coraggio le vostre sofferenze, ma le offrite generosamente al Signore per la Chiesa e per l'intera umanità.


2. Accanto a voi scorgo la presenza amorevole dei vostri familiari e di numerosi volontari. Essa sta a testimoniare l'attenzione con cui la Comunità guarda oggi ai soggetti portatori di handicap. L'odierna società sembra aver compreso che quanti si trovano in difficoltà e le loro rispettive famiglie non vanno dimenticati o, peggio, emarginati. Ed a conferma di tale concreta attenzione stanno, tra l'altro, alcune importanti iniziative, che vanno progressivamente affermandosi, quali l'abolizione delle barriere architettoniche, l'inserimento dei disabili nella scuola normale e nel mondo del lavoro, la creazione di strutture riabilitative, l'impegno per la cultura dell'accoglienza e della solidarietà. Si tratta di interventi sociali stimolati principalmente dalle molteplici organizzazioni del "volontariato", come la vostra, le quali, ispirandosi ai perenni valori umani e cristiani, tendono alla difesa ed alla promozione di ogni individuo, soprattutto di quello più debole e indifeso e diventano fermento di autentico rinnovamento sociale.


3. Non è questa l'esperienza che voi fate costantemente, carissimi membri delle "Piccole Fraternità"? Condividendo l'esistenza dei portatori di handicap, voi prendete coscienza di quanto siano necessari nella vita valori ed ideali non riducibili a quelli che una certa attuale cultura edonistica propone. Il dono di sé agli altri, gratuito e costante, è sorgente di interiore serenità e di salda fraternità. Ma la vostra testimonianza è ancor più significativa. La sofferenza, in qualunque sua forma, rappresenta una prova talora drammatica per tutti e non può essere pienamente compresa ed accettata con la sola luce della ragione. Viene allora in aiuto la fede e il messaggio evangelico. Gesù, il Verbo incarnato, attraverso il mistero della sua morte e risurrezione ci ha svelato il senso dell'umano soffrire.


4. Carissimi! Siate sempre consci della missione che il Signore vi affida: Egli vi chiama a perseverare nella fede, nella carità e nella pazienza, vi invita a trovare solo in Lui la fonte della vostra autentica serenità. Aiutatevi gli uni gli altri, come già fate, crescendo nella carità che trasforma e rinnova il cuore dei credenti e contribuite a costruire un mondo libero da ogni forma di emarginazione e di discriminazione.

Vi protegga e vi accompagni Maria, consolatrice degli afflitti e sostegno dei cristiani. Vi siano di aiuto i santi della vostra Terra, come ad esempio il beato Don Giovanni Calabria, che con bontà e dolcezza inalterabili tanto amo i sofferenti.

Con questi voti e con grande affetto imparto a tutti la mia Benedizione.

Data: 1991-09-10
Martedi 10 Settembre 1991

All'"Internazionale dei Lavoratori democratici cristiani" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Condividere la preoccupazione della solidarietà

Signor Presidente, Signore, Signori, L'indomani del primo Congresso dell'lnternazionale dei Lavoratori Democratici Cristiani che vi ha scelto per dirigere questa nuova organizzazione, vi siete preoccupati di farmi visita. Venendo incontro a questo desiderio, vi accolgo volentieri e vi auguro il benvenuto in questa casa.

Il nostro incontro si colloca durante l'Anno che ho consacrato alla dottrina sociale della Chiesa. Abbiamo commemorato l'enciclica Rerum Novarum, ormai centenaria, e il suo messaggio è stato approfondito un po' in tutti i posti del mondo. Da parte mia ho proseguito il suo insegnamento con un documento nuovo.

Ho peraltro scritto, nella mia recente enciclica, che papa Leone XIII era stato attento alle esperienze e alle riflessioni sociali dei cristiani del suo tempo (cfr. CA 4). Ciò basta a mostrare l'interesse che presenta l'impegno dei lavoratori stessi in un'azione ispirata dall'etica cristiana della vita economica e politica.

Le circostanze presenti, con i cambiamenti intervenuti nel mondo in questi ultimi anni, inducono a riprendere una riflessione di fondo su ciò che la vita economica implica: si tratta di avere una chiara coscienza della posta in gioco, umana innanzitutto, che le condizioni di lavoro, di produzione e di scambio implicano. Questi termini astratti non devono mai far dimenticare la dignità delle persone che sono in gioco, cominciando dalle più sfavorite e vulnerabili.

Le responsabilità esercitate nell'ordine politico come in quello economico, spessissimo in stretta correlazione, acquistano la loro reale grandezza quando è il servizio a tutto l'uomo che motiva ultimamente le decisioni. E' in questo senso che la Chiesa sviluppa il suo insegnamento sociale. Apprezzo il fatto che voi troviate in esso l'ispirazione della vostra azione; e mi auguro che diate a voi stessi il modo di studiarla e di metterla in opera con tutte le esigenze che essa comporta.

I raggruppamenti nella vostra organizzazione di lavoratori delle diverse nazioni e di diversi continenti risponde senza dubbio alla dimensione internazionale sempre più importante dei problemi che incontrate, e anche all'impossibilità di risolverli in un ambito troppo ristretto. Come si potrebbe adesso concepire una difesa della giustizia sociale che si fermasse ad una frontiera, e che ignorasse la sorte di innumerevoli fratelli e sorelle, stranieri certo, ma in verità vicini, qualsiasi siano i loro paesi o le loro culture? E quando si parla di giustizia, a maggior ragione in un'ottica cristiana, non si può far passare sotto silenzio un'esigenza di solidarietà. La presenza in mezzo a voi di rappresentanti dei lavoratori del Terzo Mondo illustra bene questo proposito. Le separazioni tra nazioni che hanno livelli di sviluppo tragicamente diseguali potranno essere sormontati, o quantomeno attenuati, solo se la preoccupazione della solidarietà è sinceramente, condivisa dall'insieme delle parti: l'azione politica è necessaria, ma non raggiunge i suoi obbiettivi se non grazie alla cooperazione di tutte le forze vive di una società, o grazie alle iniziative che esse prendono. Il tema della solidarietà ha caratterizzato da molto tempo il mondo del lavoro; bisogna dargli oggi tutta la dimensione che la situazione dell'umanità nel suo insieme richiede.

Signore, Signori, sperando che la vostra organizzazione apporterà un notevole contributo al progresso sociale nel mondo, invoco su di voi il sostegno della grazia divina e la Benedizione del Signore.

(Traduzione dal francese)

Data: 1991-09-10
Martedi 10 Settembre 1991




Ai Consiglieri Ecclesiastici della Coldiretti - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Inedite speranze e giustificate apprensioni reclamano solidarietà tra i Paesi europei

Carissimi fratelli!


1. Sono lieto di incontrarvi, e vi sono grato per la vostra visita. Ringrazio il Consigliere ecclesiastico nazionale della vostra Confederazione, Monsignor Biagio Notarangelo, che mi ha espresso i vostri sentimenti di devozione, informandomi pure circa i lavori del vostro ventiquattresimo Convegno Nazionale. Saluto poi i Dirigenti della benemerita Coldiretti e, in modo particolare, il Presidente, l'Onorevole Arcangelo Lobianco. A lui esprimo sincera riconoscenza per l'impegno con cui segue la vostra attività, fornendovi concrete opportunità di aggiornamento sui problemi religiosi e sociali emergenti nel mondo agricolo- rurale. Saluto cordialmente ciascuno di voi e mi compiaccio per la diligenza con cui sistematicamente vi dedicate, attraverso questi incontri nazionali, allo studio delle nuove situazioni economiche, culturali e morali, cercando di discernere negli avvenimenti contemporanei "i segni dei tempi" e di trarne le opportune indicazioni educative e pastorali.


2. Il tema del vostro Congresso - "La nuova Europa e il mondo rurale" - è quanto mai attuale e riveste un'indubbia importanza, soprattutto ora, alla luce dei rapidi rivolgimenti politici e sociali dei quali ho avuto modo di parlare anche nella mia recente Enciclica Centesimus annus (cfr. CA 22-29). Si aprono per le Nazioni europee, come del resto per gli altri Continenti, inedite stagioni di speranza, ma emergono purtroppo anche segni di giustificata apprensione. Se i Paesi dell'Europa orientale attraversano una non facile fase di trapasso sociale ed economico, le difficoltà dell'economia agricola e della società rurale si fanno sentire anche nelle Nazioni dell'Europa occidentale. Tali difficoltà aumentano quando i sistemi e i meccanismi sociali non rispettano i diritti della persona, le esigenze della famiglia, la libertà d'iniziativa, d'impresa, d'associazione. Non ci può essere, infatti, autentico sviluppo senza rispetto per l'uomo. Alla luce di tali considerazioni appare sempre più chiaro che l'auspicata costruzione della "casa comune" europea potrà farsi solo impegnandosi a superare gli squilibri che oggi esistono e cercando di tener conto della dimensione morale del progresso.

Occorre privilegiare, in spirito di reale solidarietà, i settori e le categorie più deboli, perché solamente in questo modo si potrà avanzare verso un ordine sociale ed economico libero e fraterno.


3. Durante i lavori del vostro Convegno avete, inoltre, ricordato il 30 anniversario dell'Enciclica Mater et Magistra, dedicata in gran parte al mondo agricolo-rurale. Oggi molte situazioni sono cambiate, ma le indicazioni del mio venerato predecessore Giovanni XXIII conservano nel loro insieme piena validità. E desidero anch'io sottolineare l'esigenza che si dia un forte sostegno all'impresa familiare, all'associazionismo professionale, economico e sindacale, alla crescita della società civile e alla partecipazione (cfr. MM 32; CA 35). Ciò appare tanto più necessario quanto più ampia e complessa diventa l'interdipendenza fra i settori produttivi, fra i sistemi economici di uno stesso Continente e dell'intera Comunità mondiale.


4. Carissimi fratelli! Il vostro ministero sacerdotale nella Coldiretti e nella Chiesa si caratterizza oggi per la competenza e l'esperienza nell'educazione sociale e cristiana di dirigenti e organizzatori sindacali, di uomini e donne che lavorano nell'agricoltura.

Sono trascorsi quarant'anni dalla nomina del primo Consigliere ecclesiastico della Coldiretti nella persona di colui che sarebbe poi diventato il Cardinale Pietro Pavan e in tutti questi anni è stato da voi reso un prezioso servizio all'interno del mondo rurale.

Proseguite su questa linea per far si che coloro fra i quali operate accolgano con generosità il messaggio evangelico e ad esso conformino la loro esistenza e le loro attività. Continuate a sviluppare, approfondire e proporre coraggiosamente, nella vostra azione educativa fra gli operatori agricoli, le vette luminose della spiritualità del lavoro e dello sviluppo, della qualità della vita e della solidarietà, della santificazione della festa, della contemplazione, della lode, del ringraziamento a Dio. Offrite con la vostra testimonianza un esempio di costante fedeltà a Cristo e al suo Vangelo.

Il Signore, sorgente di ogni dono, conforterà i vostri generosi propositi, alimentando il coraggio del bene e la fiducia nella sua azione; sosterrà lo slancio dei coltivatori e delle coltivatrici della terra, dei giovani e degli anziani, di tutto il popolo rurale, affidato alle vostre cure pastorali.

Vi guidi in ogni azione con tenerezza materna la Vergine Maria, nella cui festa onomastica si svolge questo nostro incontro.

Di cuore tutti vi benedico.

Data: 1991-09-12
Giovedi 12 Settembre 1991

Ai giovani partecipanti ad un Convegno ignaziano - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Seguite Cristo senza paura in un cammino di libertà dalle tante schiavitù che insidiano il nostro tempo

Carissimi giovani!


1. Sono lieto di accogliervi e vi saluto tutti con affetto. Questo nostro incontro ha luogo ad un mese circa di distanza dal grande raduno di Czestochowa. Da "Jasna Gora" ho invitato i giovani, là convenuti, a ripartire con coraggio verso i presenti compiti missionari della Chiesa per la nuova evangelizzazione dell'Europa e del mondo. L'odierna vostra visita è un ideale richiamo a quella straordinaria esperienza ecclesiale e rappresenta un'occasione preziosa per approfondire la vocazione di voi giovani, portatori di un messaggio di speranza per il mondo, alla luce della spiritualità di Sant'Ignazio.


2. Siamo, infatti, nell'Anno Ignaziano, in cui la Compagnia di Gesù e tutti coloro che si riconoscono debitori al carisma di Sant'Ignazio di Loyola sono impegnati a ritrovarne l'ispirazione profonda ed attuale per la loro vita e per il servizio alla Comunità dei credenti e all'intera umanità. Nell'esperienza di preghiera e nella riflessione comune, che voi andate conducendo in questi giorni, voi cercate di fondere in una feconda unità due aspetti fondamentali della vostra identità di giovani credenti: la missione della nuova evangelizzazione nel mondo di oggi, alle porte ormai del terzo Millennio cristiano, e la spiritualità di Sant'Ignazio, che vi contraddistingue e vi sostiene nell'impegno evangelico. Molti giovani, nei trascorsi cinquecento anni di storia ignaziana, hanno sperimentato il fascino spirituale di quest'uomo, che, soprattutto attraverso gli Esercizi Spirituali, li ha aiutati a comprendere la chiamata personale di Cristo e ad annunciare e diffondere il Regno della salvezza. La stessa nascente Compagnia di Gesù non era forse un gruppo di giovani studenti dell'Università di Parigi - come San Francesco Saverio o il beato Pietro Fabro - raccolti intorno ad Ignazio per il perseguimento di questo ideale?


3. Quanti giovani per questa via sono diventati santi! Vorrei ricordarne qualcuno: Santo Stanislao Kostka, che ho avuto occasione di invocare nella chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, frequentata da molti di voi, San Luigi Gonzaga, del quale, nel giugno scorso, ho celebrato assieme a migliaia di giovani a Castiglione delle Stiviere e a Mantova il quarto centenario della morte, sottolineandone l'attualità per i giovani della nostra epoca, San Giovanni Berchmans, degno figlio di Sant'Ignazio. Stanislao, Luigi, Giovanni: ecco alcuni esempi, che hanno esercitato nei secoli uno straordinario fascino su innumerevoli loro coetanei.


4. E oggi? Oggi proprio voi, che siete qui presenti, dovete essere gli epigoni di Stanislao, di Luigi, di Giovanni alla scuola di Ignazio. Ignazio vi parla sempre di quel "magis", di quel "di più" e di quel "seguimi", a cui Cristo vi chiama, fissandovi con amore negli occhi ed interpellando la vostra libertà, come fece con il giovane di cui narra il Vangelo: "Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che hai, dallo ai poveri..., poi vieni e seguimi!" (Mt 19,21-22). Seguimi senza paura, in un cammino di libertà dalle tante schiavitù che ti insidiano in questo tempo, in cui i beni materiali possono soffocare l'anima; seguimi verso le frontiere del Regno di Dio che sono larghe come il mondo, seguimi verso l'Est, che riscopre la libertà e la dignità umana, e verso l'Ovest, che deve ritrovare il senso della vita, seguimi verso il Sud, che grida chiedendo vita e giustizia, e verso il Nord, che deve convertire la sua conoscenza e la sua potenza per il bene dell'umanità.

Come ai tempi di Ignazio, di Stanislao, di Luigi, di Giovanni, così anche adesso non mancano le grandi imprese da compiere per il Regno. Sono grandi, sono difficili, ma sono belle e appassionanti. Sono le sfide del terzo Millennio, sono le vostre sfide, sono le sfide che il Signore della storia pone davanti alla vostra generazione.


5. Pertanto, non abbiate paura di essere santi! Abbiate il coraggio di cercare e trovare la verità al di là del relativismo e dell'indifferenza di chi tende a costruire il nostro mondo come se Dio non esistesse. Non resterete mai delusi se conserverete come punto di riferimento nella vostra ricerca Cristo, verità dell'uomo. Egli, rivelando il mistero del Padre e del suo amore, "svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" (GS 22). Abbiate il coraggio della solidarietà nella Chiesa e nel mondo; lanciate a tutti l'invito ad essere insieme a voi gli artefici della "civiltà dell'amore", che il Vangelo ci spinge a costruire, superando le divisioni e gli odi che si annidano nel cuore umano, riconciliando gli uomini con le creature, gli uomini fra loro, gli uomini e Dio. Ecco il grande programma che vi sta dinanzi. A voi attuarlo!

6. Si dice che Ignazio, dalla sua casa presso Santa Maria della Strada in Roma, mandasse i suoi figli in missione con le parole: "Ite incèndite omnia!", "Andate, incendiate tutto il mondo, tutte le cose!". Ed essi partivano, là dove il Vicario di Cristo li inviava, col cuore ardente d'amore per Gesù e per i fratelli. Anche voi andate dappertutto, consapevoli sempre del desiderio di Cristo: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!" (Lc 12,49).

Fate ardere questo fuoco: il fuoco che Gesù ha portato, il fuoco dello Spirito Santo, che brucia ogni umana miseria, ogni gretto egoismo, ogni pensiero meschino.

Lasciate che questo fuoco divampi nel vostro cuore.

E' la Vergine Maria, la Madonna della Strada, che oggi lo accende in voi. Ripeto qui la consegna che ho dato a Czestochowa: "Portate questo fuoco in ogni frontiera del mondo. Che niente e nessuno possa spegnerlo. Ricevete lo Spirito Santo e siate forti! Amen" (Omelia della Messa, 15.8.1991).

Vi benedico con affetto.

(Prima di impartire la Benedizione Apostolica, il Papa ha salutato ancora i giovani presenti con queste parole:) Vorrei ringraziarvi per la vostra testimonianza e per le due testimonianze che nel nome di voi tutti hanno portato Claudio e Silvia. Mi hanno commosso profondamente. Vedo come Cristo è veramente presente nel mondo, come è presente attraverso la sua Grazia in quelli che soffrono. Questa è la meraviglia più grande della sua presenza. Vi ringrazio per questa presenza di Cristo che cercate di portare nel mondo, ciascuno a suo modo. Vi auguro di continuare sempre in questa direzione e, attraverso la presenza di Cristo in voi, di trovare voi stessi in Cristo, di essere nella Chiesa e nel mondo come veri operatori non solamente della pace, ma di tutto quello che è bello, che è buono, che è vero, tutto quello che Cristo porta in sè e distribuisce nei nostri cuori attraverso il soffio del suo Spirito.

Questo è il mio augurio che faccio a voi tutti, alla Compagnia di Gesù e a questa grande opera che la accompagna durante i secoli, e di cui anche io ero partecipe in un tempo passato.

Data: 1991-09-12
Giovedi 12 Settembre 1991




Ai partecipanti ad una manifestazione di sci nautico - Roma

Titolo: La Chiesa stima gli sport degni della persona umana

Cari amici, E' per me un gran piacere accogliere i membri della Commissione Olimpica Italiana e i partecipanti alla manifestazione di sci nautico denominata "Italian Masters - Memorial Marco Merlo". Ringrazio il Signor Aldo Franchi, Presidente della Federazione italiana di Sci Nautico, per le sue gentili parole di introduzione. Saluto voi tutti e vi faccio i migliori auguri per il vostro campionato.

Il fatto che siete venuti da così tanti Paesi rende la vostra riunione una magnifica occasione per incontrare gente di ambienti differenti e per costruire amicizie oltre tutte le barriere di razza, di cultura o di esperienza politica. Siete uniti, prima di tutto, dal vostro interesse sportivo. Voi condividete la passione per lo sport dello sci nautico. Esso è divenuto una sorgente dinamica di comunicazione e di contatto tra di voi. Le vostre attività sportive non solo fanno emergere certe qualità in ognuno di voi individualmente.

Esse non soltanto vi stimolano a dare il meglio di voi stessi fisicamente e competitivamente; esse vi invitano anche a cercare di scoprire costantemente i legami che vi uniscono gli uni gli altri. Infatti, gli sport sono unicamente un mezzo effettivo per costruire stima e rispetto reciproci, solidarietà umana, amicizia e benevolenza tra i popoli.

La Chiesa stima e rispetta gli sport che sono realmente degni della persona umana. Essi sono tali quando favoriscono lo sviluppo ordinato e armonioso del corpo al servizio dello spirito, quando costituiscono una competizione intelligente e formativa che stimoli l'interesse e l'entusiasmo, e quando sono una sorgente di piacevole distensione. Vi incoraggio ad avere questo ideale sempre davanti a voi, così che la vostra dedizione allo sport sarà accompagnata da una gara per i valori più alti che vi darà dignità e statura morale ai vostri stessi occhi e agli occhi di coloro che seguono le vostre imprese.

Gli antichi Romani davano molta importanza al valore educativo degli sport e delle competizioni. Nella tradizione cristiana, la lotta per la virtù e per la fedeltà a Cristo è stata spesso presentata sotto metafora di competizione atletica. San Paolo parla della sua vita come una corsa in cui è vitale raggiungere la meta finale (cfr. 1Co 9,24-27). E' mia speranza che la vostra visita in questa occasione sarà un'opportunità per voi di impegnarvi ancora una volta per gli altissimi ideali della solidarietà umana e per la fedeltà nella vostra relazione con Dio, nostro Creatore e Redentore. Che le sue abbondanti benedizioni siano con voi e i vostri familiari.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1991-09-14
Sabato 14 Settembre 1991

Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: La Vergine addolorata ci parla del significato della sofferenza nel piano della Redenzione




1. "Stabat Mater dolorosa...", "La Madre addolorata stava in piedi, piangendo presso la Croce, da cui pendeva il Figlio". Oggi, 15 settembre, nel calendario liturgico ricorre la memoria dei dolori della Beata Vergine Maria. Essa è preceduta dalla festa dell'Esaltazione della Santa Croce, che abbiamo celebrato ieri. Quale sconvolgente mistero è la Croce! Dopo aver a lungo meditato su di esso, San Paolo così scriveva ai cristiani della Galazia: "Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo" (Ga 6,14). Anche la Vergine Santissima avrebbe potuto ripetere - e con maggior verità! - queste stesse parole. Contemplando sul Calvario il Figlio morente, Ella aveva infatti capito che il "vanto" della sua maternità divina raggiungeva in quel momento il suo culmine partecipando direttamente all'opera della Redenzione. Aveva inoltre capito che ormai il dolore umano, fatto proprio dal Figlio crocifisso, acquistava un valore inestimabile.


2. Oggi, dunque, la Vergine Addolorata, ritta accanto alla Croce, con la muta eloquenza dell'esempio ci parla del significato della sofferenza nel piano divino della Redenzione. Ella, per prima, ha saputo e voluto partecipare al mistero salvifico, "associandosi con animo materno al sacrificio di Cristo, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da Lei generata" (LG 58).

Intimamente arricchita da questa ineffabile esperienza, Ella s'accosta a chi soffre, lo prende per mano, lo invita a salire con Lei sul Calvario e a sostare davanti al Crocifisso. In quel corpo martoriato c'è l'unica risposta convincente agli interrogativi che salgono imperiosi dal cuore. E con la risposta c'è anche la forza necessaria per assumere il proprio posto in quella lotta, che - come ho scritto nella Lettera Apostolica Salvifici doloris - oppone le forze del bene a quelle del male (cfr. n. 27). Ed aggiungevo: "Coloro che partecipano alle sofferenze di Cristo conservano nelle proprie sofferenze una specialissima Particella dell'infinito tesoro della Redenzione del mondo, e possono condividere questo tesoro con gli altri" ().


3. Chiediamo alla Madonna Addolorata di alimentare in noi la fermezza della fede e l'ardore della carità, per saper portare con coraggio la nostra croce quotidiana (cfr. Lc 9,23) e così partecipare efficacemente all'opera della Redenzione.

"Fac ut ardeat cor meum...", "Fa' che arda il mio cuore nell'amare il Cristo Dio, per essergli gradito!".

Amen! (Il Papa ha poi aggiunto i seguenti appelli per la pace:) In questo giorno dedicato al ricordo della Madonna Addolorata, il mio pensiero va in modo particolare ai fratelli e sorelle della Croazia, che stanno soffrendo ore terribili a causa della guerra, che insanguina la loro Patria.

Sappiano tutti che la Chiesa è vicina ad essi in quest'ora difficile della loro storia.

Allo stesso tempo, supplico ancora una volta i Responsabili del Governo jugoslavo a voler mettere fine a questo tragico ed assurdo conflitto. No, non è con le armi che si risolvono i dissidi fra i popoli! Ancora una volta rivolgo, poi, un appello ai Governanti di tutti i Paesi amanti della pace, perché rinnovino i loro sforzi per contribuire a porre termine ad una guerra ingiusta e crudele. Mi rivolgo in particolare ai Paesi Europei, i quali non possono sottrarsi alla grave responsabilità che hanno di fronte a questo dramma.

O Vergine Addolorata, asciuga le lacrime di chi piange ed ottienici dal Signore pace e libertà per tutti i popoli!

Data: 1991-09-15
Domenica 15 Settembre 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Lettera per il VI Centenario della canonizzazione di S. Brigida