GPII 1991 Insegnamenti - L'omelia della messa celebrata sul campo del locale Aeroclub - Wloclawek (Polonia)

L'omelia della messa celebrata sul campo del locale Aeroclub - Wloclawek (Polonia)

Titolo: Il cuore trafitto sulla Croce è il frutto dell'eterno amore di Dio per l'uomo




1. "Uno dei soldati gli colpi il costato con la lancia" (Jn 19,34).

Cari fratelli e sorelle, Oggi la Chiesa ritorna al Venerdi Santo. La solennità del Sacro Cuore di Gesù è quasi un grande completamento e un profondo commentario agli eventi del Venerdi Santo. Il passo del Vangelo di San Giovanni si riferisce alla conclusione stessa di quegli eventi. I soldati mandati da Pilato controllano se i condannati sul Golgota sono già morti. Cristo è ormai morto. Per costatarlo uno dei soldati lo colpisce con la lancia - e allora dal costato trafitto "usci sangue e acqua" (Jn 19,34). Fu la verifica della morte.

L'Evangelista non parla del cuore - ma è stato trafitto proprio il cuore umano del Crocifisso: è proprio da qui l'uscita del sangue e dell'acqua, che significa che Gesù il Nazareno ormai non vive più. Ciò avvenne il Venerdi Santo nelle ore pomeridiane. La legge rituale esigeva che i corpi dei crocifissi non venissero lasciati sulla croce il giorno del sabato di Pasqua, che era la più grande festa di Israele.


2. A questa descrizione l'Evangelista aggiunge due frasi che devono testimoniare il compimento delle profezie dell'Antica Alleanza. Ecco la Scrittura dice: "Non gli sarà spezzato alcun osso" (Jn 19,36 cfr. Ex 12,46), e così anche è avvenuto, diversamente dagli altri due crocifissi. La Scrittura dice così: "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" (Jn 19,37 Za 12,10).

Guarderanno il Crocifisso. Fisseranno lo sguardo sul suo Cuore. Queste parole contengono la chiave del mistero che sta al centro dell'odierna solennità.

Non solo la chiave. La chiave della storia dell'anima di tante persone che attraverso questa ferita aperta nel costato di Cristo Crocifisso, visibile all'esterno, giungono a ciò che è nascosto alla vista. Guardano il suo Cuore.

Fissano lo sguardo nel suo Cuore.

Quante persone così, con lo sguardo fisso nel Cuore del Redentore, sono passate attraverso questa terra sulla Vistola, attraverso questa città sede episcopale? Non è stata una di queste persone il beato abate Bogumil, più tardi arcivescovo di Gniezno, e in seguito eremita, oppure la beata Jolanta, principessa dei Piast, tutti e due nei secoli lontani? E' in questo nostro difficile secolo XX non sono stati questi uomini San Massimiliano Kolbe e beato vescovo Michal Kozal? Non lo era il Servo di Dio, il grande Primate del Millennio il Cardinale Stefan Wyszynski? E ancora prima di lui - tutti quei martiri dei campi di concentramento nazisti nei quali, la diocesi di Wloclawek dovette pagare un tributo di sangue particolarmente alto? Soltanto di sacerdoti durante l'ultima guerra ne morirono duecentoventi, il che costituiva oltre la metà del clero della vostra diocesi.

Tutti fissavano lo sguardo al Cuore trafitto sulla Croce e trovavano la forza sovrumana, per dargli una testimonianza di vita e di morte. Il Cuore che è sorgente di vita e di santità.


3. Questo Cuore nasconde in sé in modo umano il mistero dell'eterno amore di Dio.

L'Apostolo annunzia questo mistero nella Lettera agli Efesini: "le imperscrutabili ricchezze di Cristo... l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo" (3,8-9).

Qual è questo disegno? E quale la ricchezza? La liturgia odierna risponde con le parole del Libro del profeta Osea. Prima di tutto con questa sola parola: "amore" - "ho amato". "Quando Israele era giovinetto io l'ho amato... Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano... Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore" (Os 11,1 Os 11,3-4). Amore divino - legami umani. E' l'espressione umana di questo amore divino, a somiglianza di un genitore o di una genitrice che "solleva un bimbo alla sua guancia, si china su di lui per dargli da mangiare" (cfr. Os 3,4).

Il Cuore trafitto sulla croce - il Cuore del Figlio unigenito - è il frutto maturo di quest'eterno amore di Dio per l'uomo. In esso rimane inscritta per sempre la verità della Lettera di Giovanni: Dio per primo "ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Jn 4,10).

Non c'è un amore più grande di questo: non c'è un amore più grande di quello che dà la propria vita per gli altri (cfr. Jn 15,13). Non vi è un amore più grande di quello che alla fine si manifesta nel Cuore trafitto dalla lancia del centurione sul Golgota.

"Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione... Non daro sfogo all'ardore della mia ira" (Os 11,8-9). Si. Quell' ardore della sua ira si sprigiono e consumo il Cuore del Figlio. E nel Cuore del Figlio quella fiamma divina è rimasta per ogni uomo non come una fiamma di punizione che distrugge, ma come la fiamma dell'amore che rinnova.

E in tale modo Dio - l'Amore è presente nella storia dell'umanità, nella storia interiore di ciascuno di noi: "sono il Santo in mezzo a te e non verro nella mia ira" (Os 11,9). Cuore di Gesù, propiziazione dei nostri peccati - Cuore di Gesù, sorgente di vita e di santità.


4. Bisogna, che noi, procedendo sulle orme di tanti figli e figlie di questa terra di Kujawy, di questa città sede episcopale, fissiamo questo Cuore Divino. Da esso sgorga "il potente rafforzamento dell'uomo interiore", come insegna l'Apostolo nella Lettera agli Efesini (cfr. 3,16).

Allo stesso tempo qui si trova la risposta a tante debolezze e a tanti peccati degli uomini d'oggi, che non vivono la vita interiore. Vivono solo esternamente. Vivono di sensi, vivono di istinti. Seguendo i comandamenti del Decalogo, che tracciano il programma di questo mio pellegrinaggio attraverso la Polonia, occorre qui richiamare alla mente il nono comandamento: "Non desiderare la donna d'altri". Non soltanto "Non commettere adulterio", ma anche "non desiderare". Non lasciare che queste forze del desiderio, assopite in te come il "germe del peccato", ti coinvolgano. Non permettere all'"uomo carnale" di dominarti (cfr. 1Co 3,3). "Se vivete secondo la carne - scrive l'Apostolo - voi morirete" (Rm 8,13). La carne stessa non ha un'altra prospettiva - solo lo spirito ne ha un'altra. "Se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete" (Rm 8,13). Nell'uomo ci sono le forze dello spirito. E nei cuori degli uomini opera anche l'amore, che è dallo Spirito, dallo Spirito Santo.

E dunque - va intrapreso ciò che ognuno di noi ha in sé dallo spirito, e dallo Spirito Santo. Non lasciare neanche che si venga coinvolti in tutta questa civiltà del desiderio e del godimento che spadroneggia in mezzo a noi, autonominandosi "europeismo", spadroneggia in mezzo a noi approfittando dei vari mezzi di trasmissione e di seduzione. E' questa la civiltà o piuttosto l'anticiviltà? La cultura - o piuttosto l'anti-cultura? Qui occorre ritornare alle distinzioni elementari. La cultura infatti è quello che rende l'uomo più uomo. Non ciò che soltanto "consuma" la sua umanità.


5. Torniamo ancora alle letture dell'odierna liturgia. Leggiamo nella Lettera agli Efesini "lo piego le ginocchia davanti al Padre... perché vi conceda secondo la ricchezza della sua gloria di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore" (Ep 3,14 Ep 3,16).

Non stiamo toccando qui le basi stesse della cultura umana? All'inizio c'è Dio - c'è il Padre, il quale creando l'uomo a sua immagine e somiglianza, lo rende sensibile all'azione dello Spirito: dello Spirito di verità, di bene e di bellezza. Queste sono infatti le eterne dimensioni di ogni cultura e di ogni cultura umana. Anche della nostra, polacca - quella che decide di noi lungo i secoli della nostra storia.

E l'Apostolo continua: "che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità siate in grado di comprendere... e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio" (Ep 3,17-19).

E dunque: all'inizio il Padre e lo Spirito Creatore - e al cuore stesso delle opere e delle aspirazioni dell'umana creatività e del lavoro umano: vi è Cristo. L'amore di Cristo, che permette ad ogni uomo di superare se stesso.

Stanislao, il vostro Connazionale da Rostkow, della diocesi di Plock, era solito dire: "sono stato creato per cose più alte". Aveva la consapevolezza che l'uomo è se stesso quando è disposto a superare se stesso. Con il suo linguaggio semplice e giovanile ha espresso la stessa verità del grande francese Pascal.

Insieme a tutti coloro dunque che sono passati per questa terra sulla Vistola, insieme a Don Jerzy che ha trovato, poco lontano da qui, la morte per martirio sulla diga della Vistola, piego le mie ginocchia davanti al Padre e prego per "il consolidamento delle forze dell'uomo interiore" per tutti i figli e le figlie della nostra Patria sulla soglia dei tempi, che sono già venuti - e di quelli che verranno.

Gesù, mite ed umile di cuore, rendi il cuore mio simile al tuo. L'uomo può parlare in questo modo con Dio, quel Dio che si è fatto uomo, che come uomo porta l'intera pienezza della divinità e l'intera incommensurabile profondità della vocazione dell'uomo in Dio, proprio in questo cuore umano. Porta anche in questo cuore umano, infine trafitto con la lancia, porta l'intero mistero del prezzo, del valore che l'uomo ha, l'intero mistero della redenzione. E cosa è la redenzione, se non un ridare il valore? Non è un ridare valore all'uomo, spingerlo a tutto ciò che fa parte dei sensi, a tutti i tipi di desideri, a tutte queste facilitazioni nell'ambito dei sensi, nel campo della vita sessuale, nel campo del godimento. Non è un elevamento, non è una misura della cultura, non è una misura europea, alla quale così spesso si rifanno alcuni portavoce del nostro "entrare in Europa". Prima di tutto noi non dobbiamo affatto entrarci, poiché in essa siamo già. Il primo Primo Ministro della Terza Repubblica lo ha detto, lo ha detto nel Consiglio Europeo di Strasburgo: in un certo modo siamo stati sempre e siamo in Europa. Non abbiamo bisogno di entrarci poiché, noi l'abbiamo costruita e la costruiamo con una fatica maggiore di altri ai quali se ne attribuisce, o si attribuiscono da soli, questa patente.

E quale deve essere il criterio, cosa deve essere il criterio della libertà. Quale libertà? Per esempio quella di togliere la vita ad un bambino non ancora nato.

Miei cari fratelli e sorelle, io desidero come Vescovo di Roma protestare contro una tale qualificazione dell'Europa, dell'Europa occidentale.

Ciò offende questo grande mondo della cultura, della cultura cristiana, dal quale abbiamo attinto e che abbiamo creato insieme ad altri, abbiamo concreato anche a prezzo delle nostre sofferenze.

Qui, in questa terra di Kujawy, in questa città di martiri, bisogna dire questo ad alta voce. La cultura europea è stata creata dai martiri dei primi tre secoli, l'hanno creata anche i martiri ad Est della nostra terra, negli ultimi decenni, e anche qui da noi sempre negli ultimi decenni. Si, l'ha creata Don Jerzy. Egli è il patrono della nostra presenza in Europa a causa dell'offerta della vita, così come Cristo, come Cristo ha il diritto di cittadinanza nel mondo, ha il diritto di cittadinanza in Europa, poiché ha dato la propria vita per noi tutti.

Ha il diritto di cittadinanza da noi e presso tutti i popoli di questo continente e del mondo intero per la sua croce. Il mistero del cuore che avevano trafitto, il mistero del cuore nel quale avevano fissato gli sguardi. Questi sono i grandi pionieri dell'Europa, accettiamo nel passato e nel futuro una tale misura di europeismo, e desideriamo intraprenderla e continuarla, e non permetteremo per noi di abbassare questa misura.

Così certamente, l'Europa è anche storia di grandi crisi. La storia della crisi europea che ha molte radici, che permane e si sviluppa, e che nel nostro tempo ha il suo prosieguo, in questo secolo purtroppo tragico, in questo secolo continuamente tragico. Infatti è proprio in questo secolo che è stata creata quella filosofia in nome della quale l'uomo può togliere la vita ad un altro uomo perché è di un'altra razza, poiché è di un determinato gruppo etnico, poiché è ebreo, poiché è zingaro, poiché è polacco. Una razza di padroni ed una razza di schiavi. E poi di nuovo il mito di classe - tutto ciò è patrimonio europeo, ma da questo noi dobbiamo liberarci! L'Europa ha bisogno della redenzione.

La celebrazione del Sacro Cuore di Gesù è la celebrazione della redenzione dell'Europa, della redenzione del mondo, della redenzione dell'Europa per il mondo. Il mondo ha bisogno di un'Europa redenta.

Miei cari, perdonatemi per queste parole infuocate, forse sono così perché la giornata è un po' fredda, ma c'è anche il genius loci, Genius loci, è questo luogo straordinario. Forse esso non è molto conosciuto nel mondo. In Europa, non è molto conosciuta Wloclawek, che porta in sé questa misteriosa iscrizione del nostro secolo, nel nostro secolo che è come la risposta a quella iscrizione dell'intera civiltà dell'odio, della morte, all'intera civiltà della morte, è questa iscrizione della civiltà della vita, della vita tramite la morte, così come Cristo, così come il cuore di Dio. Il suo ultimo testimone, testimone di questa iscrizione, è proprio Don Jerzy. Non si deve trattarlo solo - che Dio non voglia, non penso che alcuno lo veda o provi a vederlo così! Non si deve trattarlo solo nella misura in cui servi in una certa causa di ordine politico, anche se si trattava di una causa profondamente etica. Bisogna guardare a lui e leggere la sua figura nell'intera verità della sua storia.

Bisogna leggerlo dal punto di vista di quell'uomo interiore che chiede l'apostolo nella lettera agli Efesini. Proprio questo uomo interiore può essere testimone, testimone dei nostri tempi difficili, del nostro difficile decennio, così come egli è stato.

Insieme a tutti ripeto l'ultimo passus, insieme a tutti coloro che sono giunti attraverso questa terra sulla Vistola, insieme a Don Jerzy, "piego le ginocchia di fronte al Padre" (Ep 3,14). Chiedo il rafforzamento dell'uomo interiore, imploro il rafforzamento per l'uomo interiore, per tutti i figli e le figlie di questa terra, della mia patria, ora, alla soglia dei tempi che sono giunti e che verranno.

Amen! seguenti parole:) Prima della Benedizione finale desidero ancora salutare tutti i pellegrini presenti venuti per questa assemblea eucaristica.

Rendiamo oggi grazie al Cuore Divino per tutto questo difficile, ma quanto ricco passato della Chiesa in Kujawy. Fu infatti qui che il cristianesimo trovo la buona terra per il suo sviluppo e per la sua crescita. In questo ambiente maturo molto velocemente l'idea del Concilio di Trento, la cui prova è il Seminario, uno dei più antichi della Polonia.

La vostra Diocesi ha pagato un enorme prezzo per la sua fedeltà a Dio e alla Sede Apostolica: durante la Riforma, le spartizioni e le guerre mondiali. Non è possibile elencare tutti coloro che diedero la vita in difesa della fede, e oggi godono la gloria del martirio. In questa Diocesi si sono versati abbondantemente il sangue e l'acqua dal costato trafitto di Cristo.

I vostri nonni e i vostri padri cercarono da Gesù la consolazione e il ristoro. Il "Sento compassione di questa folla" (cfr. Mc 8,2) di Cristo pulso nei cuori dei sacerdoti. Tra loro desidero nominare, per esempio, Don Waclaw Blizinski, il creatore di un villaggio modello Liskow, presso Kalisz, il quale "apri il cielo e diede il pane" a migliaia di persone.

Desidero ricordare anche Don Idzi Radziszewski il quale serviva la Chiesa in modo specifico attraverso la sua missione di teologo. In questo campo la Chiesa di Wloclawek ha contribuito con una particolare testimonianza alla storia della Chiesa nella nostra terra. Qui è nato il rinnovamento teologico che dopo ha trovato sbocco nella università cattolica di Lublino. Oggi apprezziamo questo processo di rinnovamento in modo particolare e con venerazione dobbiamo inchinare i nostri capi davanti ai suoi pionieri quali Don Idzi Radziszewski ed altri che sono usciti proprio da qui, da questa diocesi.

Su tutte queste vie della vostra vita vi accompagno sempre Maria, da voi venerata in numerosi santuari disseminati in tutta la diocesi. Proprio qui infatti trovo ospitalità l'immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso, giunta da Leopoli, che oggi ha ricevuto solennemente le corone papali.

Raccomando al Divin Cuore tutto il futuro della Diocesi di Wloclawek. Vi metto nelle materne mani della Madre di Dio e anche sotto la protezione di San Giuseppe di Kalisz.

La vostra diocesi di Wloclawek è un luogo di particolare venerazione di San Giuseppe e della teologia josefina. Desidero ancora una volta ringraziare tutti i presenti per la loro partecipazione al nostro incontro: l'Episcopato polacco con il Primate e con i Cardinali, gli ospiti del Vaticano, e poi gli ospiti molto cari - l'Arcivescovo di Minsk e l'Arcivescovo Kondrusiewicz di Mosca, l'Arcivescovo Marian Jaworski di Leopoli, gli ospiti degli Stati Uniti che rappresentano la comunità degli emigrati e la Chiesa degli emigrati che è a Chicago, i rappresentanti del governo della Repubblica Polacca e della segreteria del presidente della Repubblica, i parlamentari, i deputati e i senatori dei voivodati di Wloclawek, Konin, Kalisz, Sieradz, Torun e Bydgoszcz, le autorità amministrative, i signori capi dei voivodati, i rappresentanti degli autogoverni e i presidenti delle città, i rappresentanti di "Solidarnosc", i portabandiera di varie organizzazioni ed associazioni, i seminari maggiori di Wloclawek, di Lad - Padri salesiani, di Zdunska Wola - Padri orionini, di Kazimierz Biskupi - missionari della Santa Famiglia, anche da Gniezno - il seminario del Primate, di Pelplin. Poi ci sono altri gruppi che meritano di essere menzionati: i rappresentanti del Cammino Neocatecumenale, l'Associazione delle famiglie cattoliche, Scuola Teologica di Lodz, i rappresentanti dell'Università Popolare Don Blizinski, gli studenti dell'istituto di Cultura Superiore Religiosa della diocesi di Wloclawek, Primaziale Istituto di Cultura Cristiana di Bydgoszcz, il Liceo cattolico di Bydgoszcz, i bambini e i giovani handicappati, e poi altri ospiti, soprattutto venuti dalle diocesi limitrofe: di Gniezno, di Poznan, di Pelplin, di Lodz, di Czestochowa con i loro pastori e il clero, inoltre il gruppo organizzato dai Padri mariani di Detroit con l'Arcivescovo di Detroit Majda.

Infine un gruppo di pellegrini polacchi di Vilnius.

Al termine ringrazieremo forse anche la pioggia per aver cominciato a piovere un po' più tardi.

(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-07
Venerdi 7 Giugno 1991

L'atto di consacrazione al Sacratissimo Cuore di Gesù - Wloclawek (Polonia)

Titolo: Rendi il nostro cuore simile al tuo

Il giorno in cui la Chiesa ci mostra l'Amore rivelato nel segno del costato trafitto del nostro Signore Gesù Cristo, steso sulla Croce, da cui è uscito sangue e acqua, alla presenza dei Vescovi, Sacerdoti e Diaconi e dei fedeli qui riuniti, io, Vescovo di Roma, Servo dei Servi di Dio, consacro la Diocesi di Wloclawek, insieme a tutto il gregge a me affidato, al Sacratissimo Cuore di Gesù, perché rimanga per sempre "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato" (1P 2,9).

Rendendo grazie a te, Signore Gesù Cristo, perché "ci hai fatto conoscere il nome del Padre" (cfr. Jn 17,26), e perché "ti sei dato in sacrificio per noi" (cfr. Jn 17,19), ti promettiamo la nostra fedeltà senza limiti e chiediamo la tua grazia, per poter continuare a servirti con lo spirito e il fervore dei nostri padri.

Per intercessione della Vergine Maria, di Colei che stava sotto la Croce e davanti alla Croce, sulla quale, tu, o Gesù Cristo, ci hai elargito i tesori del tuo Cuore aperto, chiediamo dal profondo del nostro essere: "Gesù mite e umile di Cuore, rendi il nostro cuore simile al Tuo". Amen.(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-07
Venerdi 7 Giugno 1991

L'omelia della messa celebrata sulla spianata dello stadio dell'"Osir" - Plock (Polonia)

Titolo: Mai a nessuno è lecito tendere ai beni materiali violando la legge morale o i diritti di un altro uomo




1. "Imparate da me, che sono mite e umile di cuore" (Mt 11,29). La Chiesa è oggi in ascolto di queste parole, con le quali Cristo rivela il mistero del suo Cuore.

Dice "Imparate da me", e queste parole significano che egli stesso è il nostro Maestro. Non solo mediante tutto quello che faceva e che diceva. E' il nostro Maestro prima di tutto per quello che era. E chi era Gesù Cristo - è espresso soprattutto nel suo Cuore.

Chi era - costituisce un mistero inscrutabile. "Nessuno conosce il Figlio se non il Padre" - dice Gesù (Mt 11,27). E allo stesso tempo dice: "Chi vede il Figlio vede anche il Padre" (cfr. Jn 14,9) - perché solo "il Figlio conosce il Padre" (cfr. Mt 11,27). E poi conosce il Padre anche "colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (cfr. Ibidem). così dunque la chiave della nostra conoscenza di Dio è Cristo: Figlio di Dio e Figlio dell'uomo. E al centro di questa conoscenza c'è il Cuore.

Oggi tutta la Chiesa rende onore liturgico a questo Cuore. Sono lieto che mi è dato visitare oggi Plock, una delle sedi dei Piast del nostro Paese, ed insieme antichissima sede episcopale.

Quanta gente, figli e figlie della Masovia polacca, nel corso dei secoli, imparava qui da Cristo la verità divina e umana, a contatto con l'intimo mistero del suo Cuore. Nei secoli lontani, come San Stanislao da Rostkow - e ai nostri tempi, in questo ventesimo secolo, distintosi per una particolare testimonianza di confessori e di martiri.


2. "Imparate da me"! La verità che dobbiamo soprattutto apprendere da Cristo è la verità dell'amore. Il Cuore del Redentore ci rivela la verità dell'amore che "è da Dio" (1Jn 4,7). L'amore di Dio si è espresso nel fatto che il Padre "ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui" (1Jn 4,9).

L'amore che è da Dio dà la vita. Chiunque ama è generato da Dio... perché Dio (stesso) è amore" (1Jn 4,7-8). E' generato - vuol dire: ha la vita da Dio. Vive della vita di Dio. E soltanto allora "conosce Dio" perché l'amore non si conosce diversamente che mediante l'amore. Per questo anche "Chi non ama non ha conosciuto Dio" (1Jn 4,8).

Quest'amore che dà vita è da Dio, e non da noi: "Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi" (1Jn 4,10). così dunque Dio è il primo. In lui ha inizio non solo ogni esistenza, ma soprattutto ogni amore nel mondo degli esseri creati. Ogni amore nei nostri cuori umani. L'amore ha la sua fonte in Dio, e questa fonte eterna si è manifestata nel tempo in modo più pieno, quando Dio Padre "ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Jn 4,10).

Perché l'amore, che è un dono di Dio stesso, possa diventare la parte, del cuore umano, occorre che venga sconfitto il peccato. Soltanto l'amore ha questa potenza, questo è infatti l'amore redentore, di cui palpita il Cuore del Figlio.

L'apostolo ed evangelista Giovanni, che parla nell'odierna liturgia spiega che cosa dobbiamo imparare da questo Figlio, che è il Redentore del mondo.

Dobbiamo "credere all'amore che Dio ha per noi" (cfr. 1Jn 4,16). Tale fede non significa soltanto conoscenza di Dio. E' allo stesso tempo una vita nuova: la vita in Dio. San Giovanni scrive: "Chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui" (1Jn 4,16). La vita in Dio ci permette in un certo senso di sperimentare che Dio è amore.

Proprio questo dobbiamo imparare dal Divin Cuore di Cristo-Redentore.


3. Il Signore Gesù trova una particolare gioia nel rivelare questa profondissima verità su Dio. Dice: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Si, o Padre, perché così è piaciuto a te" (Mt 11,25-26).

Chi sono questi "piccoli"? Non possono esserlo anche "i sapienti e gli intelligenti"? Viviamo infatti in un'epoca di progresso scientifico e di diffusione dell'istruzione. Bisogna dunque dire che numerosissimi sapienti e scienziati, ed alcuni persino più di tante altre persone - rimangono sensibili alla rivelazione di Dio che è amore.

L'amore di Dio è una chiamata e una risposta all'elezione da parte di colui che amo per primo.

In questo sta anche l'essenza stessa dell'alleanza stretta da Dio con l'uomo. La sua storia è unita prima alla storia d'Israele (come ricorda la prima lettura dell'odierna liturgia). Dio si e fatto conoscere, ai discendenti di Abramo come Dio dell'alleanza in modo speciale mediante la liberazione dei figli e delle figlie del popolo eletto dalla schiavitù egiziana. Ed è stato eletto, come udiamo, il "più piccolo" popolo, perché fosse manifesto che il motivo dell'elezione non è alcuna grandezza umana, ma solo l'amore: perché "il Signore vi ama" (Dt 7,8).

L'alleanza di Dio con il popolo eletto costituisce soltanto l'immagine di quell'elezione eterna con la quale Dio abbraccia l'intera umanità nel suo Figlio unigenito. Il Cuore del Figlio - il Cuore di Gesù, trafitto dalla lancia sul Golgota - è la rivelazione di questa elezione universale, e allo stesso tempo della nuova ed eterna Alleanza. Nel Cuore di Cristo si rivela Dio come amore, si rivela fedele nell'amore, nonostante il peccato dell'uomo, nonostante tutti i peccati e tutte le infedeltà, di cui è piena la storia dell'umanità sulla terra.

"E' Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenza" (Dt 7,9). Il Cuore umano del Dio-Uomo testimonia, testimonia nel modo più pieno, testimonia irrevocabilmente quest'amore di Dio che è fedele.


4. Oggi a Plock, in questa successiva stazione del mio pellegrinaggio attraverso la terra patria, devo trattare l'ultimo tra i comandamenti del Decalogo. Ed è bene poterlo fare nel contesto della festa liturgica del Cuore di Cristo.

Nel comandamento "Non desiderare la roba d'altri" (così come in quello precedente) tocchiamo infatti l'interno dell'uomo. Il "desiderio" non è un atto esterno. Il "desiderio" è quello di cui vive il cuore umano. Dio nell'alleanza sul Sinai con Mosè dice "Non desiderare la roba altrui". Direttamente qui si tratta di completare ciò che è contenuto nel settimo comandamento "Non rubare", si tratta di qualcosa che è proprietà altrui. Il comandamento del Decalogo si riferisce direttamente a questo.

Contemporaneamente, pero questo comandamento indica una gerarchia di valori, nella quale le "cose", cioè i beni materiali occupano il posto superiore.

Il desiderio delle "cose" domina tanto il cuore dell'uomo, che in un certo senso ormai non vi è in esso spazio per i beni più alti, quelli spirituali. L'uomo diventa in un certo senso schiavo del possedere e del godere, senza badare neppure alla propria dignità, neppure al prossimo, al bene della società, a Dio stesso.

Questo è un desiderio fallace. Cristo dice: "Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?" (Mt 16,26).

In un momento in cui i Polacchi intraprendono la loro riforma economica, il comandamento "Non desiderare la roba del tuo prossimo" acquista un significato particolare. Si capisce da sé, che in diverse nostre azioni e in diversi nostri sforzi siamo guidati da motivazioni economiche. Un'economia che si sviluppa correttamente conduce all'arricchimento sia dei singoli che ad un generale aumento del benessere della società. In questo modo si può eliminare molta povertà, anche nella dimensione sociale.

Allo stesso tempo pero, non dimentichiamo, cari fratelli e sorelle, che il denaro, la ricchezza e le varie comodità di questo mondo passano, e dunque non possono essere il nostro fine ultimo. La persona umana è più importante delle cose, e l'anima è più importante del corpo, perciò mai e a nessuno è lecito tendere ai beni materiali violando la legge morale, o violando i diritti di un altro uomo. Per questo vi auguro di cuore che mai alcuno di voi tenti di arricchirsi a spese del prossimo. Vi auguro inoltre, miei amati Connazionali, che nelle vostre aspirazioni al miglioramento dell'esistenza materiale non perdiate il senso della solidarietà umana nei confronti della povertà altrui. Stiamo anche molto attenti, cari Fratelli e Sorelle a non diventare una società nella quale tutti invidiano qualcosa a tutti. Restituiamo, cari Fratelli e Sorelle, lo splendore alla nostra bella parola onestà: l'onestà che è espressione dell'armonia del cuore, onestà nelle parole e negli atti, onestà in famiglia e nei rapporti tra i vicini, nella fabbrica e nel ministero, nell'artigianato e nel commercio, semplicemente onestà nella vita. Essa è fonte di reciproca fiducia, e di conseguenza è anche fonte della pace sociale e di un autentico sviluppo. Che nelle nuove condizioni questa parola acquisti un nuovo significato.

Non raggiungeremo la felicità e nemmeno la semplice stabilizzazione, senza tener conto della legge di Dio. Per questo con tutto il cuore abbiamo fiducia in Dio, che i suoi comandamenti sono giusti e che la loro osservanza dà sicurezza all'uomo e gli porta la gioia e la pace già su questa terra.

Più volte, anche durante questo mio peregrinare per la Polonia ho sentito pronunciare le parole: "è difficile la libertà che abbiamo". La libertà è difficile. E' difficile, bisogna impararla, bisogna imparare ad essere veramente liberi, bisogna imparare ad essere liberi in un modo tale che la nostra libertà non diventi la nostra schiavitù, la nostra prigionia interiore, e che non diventi motivo per limitare la libertà altrui. Questo fatto grava molto sulla sfera dell'economia mondiale. Del resto bisogna imparare come essere liberi in varie dimensioni della vita, per cui mi sembra che queste catechesi legate al Decalogo siano probabilmente il miglior servizio che il Papa pellegrino potesse rendere ai propri compatrioti durante questo pellegrinaggio.

Rimane ancora il comandamento più importante, il comandamento dell'amore. Ma lo lasciamo per Varsavia.


5. "Imparate da me"...

Imparate tutta la verità contenuta in ogni comandamento del Decalogo.

Imparate la verità del decimo comandamento. Il desiderio delle cose è la radice dell'egoismo, e persino dell'invidia e dell'odio reciproci.

Negli ultimi anni abbondavano nobili e sublimi manifestazioni nella vita polacca. Queste hanno pero scoperto anche delle pericolose fessure, e dei pericoli morali. Sarà questo un processo irrevocabile? Miei cari, sono ottimista. Più di una volta i polacchi hanno dimostrato di saper essere liberi. Hanno saputo trasformare il loro amore per la libertà in creatività, alleanza, solidarietà. Hanno saputo trasformare il loro amore per la libertà anche in sacrificio. Non è vuota la frase: "Per la libertà vostra e nostra". Ovviamente non possiamo dimenticare che la storia ci ha dato una terribile lezione, una lezione dolorosa dell'abuso della libertà fino alla follia.

Fino alla follia! Che cos'altro se non questo nel contesto della Costituzione del 3 Maggio è stataTargowica! Ma dopo è iniziato di nuovo il processo della riconquista della libertà per cui è stato pagato un alto prezzo, davvero alto.

Questo prezzo è stato pagato da generazioni intere. E' stato pagato anche dalla nostra generazione. E' stato pagato in larga misura dalla generazione della seconda guerra mondiale. perciò permettetemi di essere ottimista. Permettetemelo e aiutate il Papa a non dover preoccuparsi.

Cristo dice: "imparate da me".

E il suo diletto Apostolo aggiunge: "Carissimi, amiamoci gli uni gli altri... se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri" (1Jn 4,7 1Jn 4,11).

E ancora Cristo stesso: "Voi tutti che siete affaticati e oppressi... venite a me e io vi ristorero...

Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me... e troverete ristoro per le vostre anime... Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (cfr. Mt 11,28-30).

Amen.(Al termine della Santa Messa il Papa ha rivolto un saluto ai presenti:) Prima di lasciarci desidero salutare tutta la regione di Mazowsze, abbracciando il suo plurisecolare passato, il suo presente ed il futuro, il posto che ha nella storia della nostra Patria, della Chiesa e della santità. Basta ricordare San Stanislao Kostka di Rostkow, vostro connazionale. Bisogna pero ricordare anche suor Faustina. La missione della Misericordia Divina aveva un suo tempo, era il tempo della terribile seconda guerra mondiale, terribile per molti aspetti, un estremo inasprimento del male nel nostro continente. Per quel tempo Dio ha preparato la missione della Misericordia Divina, di cui testimone e portavoce è diventata quella semplice figlia della terra polacca. Salutando tutta l'assemblea eucaristica, tutti i presenti, desidero salutare in modo particolare i nostri ospiti e soprattutto il nuovo arcivescovo di Praga, successore nella sede di Sant'Adalberto. Gli chiediamo di salutare da parte nostra il cardinale Frantisek Tomasek, suo predecessore. Saluto anche un altro ospite dalla a noi vicina Romania, l'arcivescovo di Bucarest. Saluto poi i rappresentanti delle autorità statali e cioè i rappresentanti del Presidente della Repubblica, del Parlamento e del Governo. Hanno voluto partecipare a questa preghiera eucaristica anche i fratelli di altre confessioni cristiane, i quali rimangono nel dialogo ecumenico, li salutiamo cordialmente. Sono presenti qui molti gruppi organizzati, della diocesi di Plock, di tutta la Polonia come anche dall'estero, soprattutto dai Paesi che confinano con noi e che sono a noi vicini. Sono qui presenti i bambini di Chernobyl, che stanno trascorrendo un periodo di riposo in Polonia; vi saluto cari bambini, in modo particolarmente affettuoso. Ringrazio gli organizzatori, tutti coloro che in quest'opera mettono il cuore, fedeli alle parole di Cristo: "Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me". Portate cari bambini il saluto del Papa e la sua benedizione alle vostre famiglie, parrocchie, scuole e a tutta la vostra patria. Ci sono qui i rappresentanti dei centri polacchi nell'emigrazione di tutto il mondo, con a capo il Presidente della Comunità Polacca, il maresciallo del Senato Andrzej Stelmachowski e il presidente del Congresso della Polonia Americana Edward Moskal.

Ci sono qui due nostri connazionali americani, gli Arcivescovi di Detroit: il Cardinale Szoka, attualmente in Vaticano, e il suo successore l'Arcivescovo Majda.

Chiedo a loro di voler trasmettere a tutti i nostri connazionali oltre oceano e in tutto il mondo il nostro cristiano abbraccio della pace.

Dirigo un cordiale saluto ai qui presenti fratelli e sorelle della Slovacchia.

E ora, tornando alla mia terra, mi rivolgo all'Associazione delle Famiglie cattoliche della Diocesi di Plock, associazione che ha assunto come proprio il millenario motto della Chiesa in Polonia: "Famiglia forte in Dio".

Desiderate con la vostra attività aiutare la famiglia a mantenere quella forma, quella dimensione, che le è stata data da Dio Creatore e Redentore, approfondendo la cultura cristiana nel matrimonio e nella famiglia, difendendo la vita e portando alle famiglie un molteplice aiuto. Che Dio vi benedica. Il movimento "Fede e Luce", grande servizio nel nome di Cristo all'uomo che soffre. Questo movimento nasce da quel fenomeno, che è per la Chiesa la Madre Immacolata. Al Suo Cuore, nella festa del Divino Cuore di Suo Figlio, affido tutti coloro che hanno bisogno di aiuto e coloro che li aiutano. Il movimento "Luce e Vita" e il Servizio Liturgico mi fanno venire in mente il compianto don Franciszek Blachnicki. E' un movimento a cui è legata la mia gioventù episcopale. Ricordo gli incontri a Nowy Targ durante il primo pellegrinaggio, ricordo i doni spirituali, che hanno fatto allora alla Chiesa i vostri fratelli e sorelle più grandi. La vostra generazione continua quella tradizione, desidera entrare nel Terzo Millennio del cristianesimo, evitando i difetti e i peccati tramite il lavoro su se stessi, la cura delle virtù, soprattutto l'astinenza, la veracità, il coraggio e la fortezza.

La Polonia e il mondo, alle soglie del Terzo Millennio, hanno bisogno del fermento evangelico. Sono qui presenti anche i nostri cari scout con la loro ricca tradizione di amore verso Dio, verso il prossimo e verso la Patria con il loro motto: "All'erta!".

Ancora un avvenimento significativo. All'inizio della Santa Messa è stata inaugurata con il segno della Santa Croce ed ha iniziato l'attività evangelizzatrice la Radio della Diocesi di Plock. La prima radio emittente cattolica in Polonia. Vivant sequentes! Viva le seguenti. Come vedete non sono pochi questi saluti per la regione di Mazowsze e per la diocesi di Plock. Si sono accumulati durante così tanti secoli e non so se è tutto. Ci conviene fare ancora una piccola cosa. A Wloclawek ho detto alla fine: "Ti ringraziamo pioggia per essere venuta solo alla fine della Santa Messa". Qui dobbiamo dire: "Ti ringraziamo pioggia per essere cessata all'inizio".

Cari fratelli e sorelle, a voi tutti dico le parole dell'Apostolo: "Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti" (1Co 12,6).

Che ognuno si ritrovi in queste parole, che ognuno custodisca il proprio dono, il proprio carisma, secondo che esso operi nella Chiesa ed operi anche per il bene di quella grande comunità, che è la nostra Patria. "Rendete grazie a Dio, non spegnete lo spirito!".

(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-07
Venerdi 7 Giugno 1991


GPII 1991 Insegnamenti - L'omelia della messa celebrata sul campo del locale Aeroclub - Wloclawek (Polonia)