GPII 1991 Insegnamenti - La meditazione prima della recita della preghiera mariana - Varsavia (Polonia)

La meditazione prima della recita della preghiera mariana - Varsavia (Polonia)

Titolo: Madre, aiutaci a ricostruire la famiglia polacca




1. "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano" (Mc 3,32).

Così è stato durante gli anni, da quando sono stato chiamato dalla Sede di San Stanislao a Cracovia alla Sede di San Pietro a Roma.

Durante quegli anni ci radunavamo insieme con la Madre di Cristo per la preghiera. Specialmente per l'"Angelus".

Ringrazio per questo i miei Connazionali. E ringrazio te, Madre, Signora di Jasna Gora, che eri con noi in questa preghiera - anche attraverso centinaia di chilometri di distanza geografica.

Eri con noi, Signora di Jasna Gora, come la "donna che schiaccia la testa al serpente" (cfr. Gn 3,15) con il suo "fiat" all'Annunciazione... sotto la croce.

Chi è Madre di Cristo, chi sono i suoi fratelli? Gesù stesso risponde: "Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre" (Mc 3,35).

Questo si riferisce soprattutto a te, Madre del Redentore. Tu hai compiuto la volontà di Dio nel modo più perfetto. La compi nel modo più perfetto.

Radunati qui a Varsavia ti chiediamo aiuto - aiutaci a compiere la stessa volontà di Dio che è amore.


2. "Ecco la tua madre" (Jn 19,27).

Cristo stesso disse queste parole dall'alto della croce. Le rivolse ad un uomo, al suo discepolo Giovanni. Le ha rivolte ad ogni uomo.

"Ecco la tua madre".

Sono le parole su Maria. Sono parole sulla madre, sulla donna. Si riferiscono indirettamente ad ogni madre, ad ogni donna.

Queste parole si riferiscono a tutte le nostre madri in terra polacca.

Riguardano tutte le donne polacche. Quanto deve ad esse la Nazione, ogni famiglia e tutta la Nazione. Sono state esse a dimostrarsi invincibili agli spartitori dello scorso secolo. Sono state esse ad ottenere, lottando, la nostra indipendenza. I nemici stessi ne rendevano testimonianza.

Che cosa è successo con la maternità delle donne polacche in questo secolo, nelle esperienze del periodo che è passato? Si. Il periodo è passato, ma gli effetti permangono. Sono effetti anche distruttivi. Chi è responsabile di essi? I responsabili sono molti. Dietro il peccato di una donna c'è di solito un uomo. Perché spesso nel momento in cui lei ha un particolare bisogno di coraggio e di aiuto da parte sua, egli egoisticamente la lascia a se stessa; o perfino la spinge a quel peccato che più tardi costituirà un grave rimorso di coscienza lungo tutta la sua vita. La responsabilità dell'uomo si nasconde nella colpa di lei, nel peso sulla coscienza di lei. E non mancano coloro che vorrebbero la proroga di questo stato di cose, il suo consolidamento, come qualcosa di normale e di legittimo.

"Ecco la tua madre". Cristo, il Figlio di Dio, dall'alto della croce ha pronunciato queste parole ad ognuno di noi, a tutte le donne polacche ed a tutti i polacchi, per tante generazioni. Anche a noi di oggi. Ecco la madre...

Madre, sappiamo che ci sei. Non cessi di essere con noi nonostante le nostre debolezze, i nostri peccati, e le colpe a volte terribili. Aiutaci a ricostruire la famiglia polacca come una sacra alleanza sacramentale di persone, come un rifugio di generazioni. Che questa famiglia sia un autentico ambiente d'amore e di vita, vero, responsabile. Sia ogni famiglia la prima scuola del grande comandamento dell'amore - di quell'amore, che "è paziente, è benigno", che "non cerca il suo interesse, ... non tiene conto del male ricevuto", che "si compiace della verità" di un amore che "tutto sopporta" (1Co 13,4-7).

Aiutaci a ricostruire la famiglia polacca. Il futuro dell'uomo passa attraverso le famiglie. Dalle famiglie dipende il futuro dell'uomo sulla terra patria. Da esse dipende il futuro della Polonia.

Dopo la preghiera dell'Angelus, il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole: Desidero infine ringraziare cordialmente il Signor Presidente della Repubblica insieme alla sua Consorte, il Signor Primo Ministro, e tutte le alte personalità della vita statale e pubblica per la loro presenza e per la preghiera comune. Accolgo e saluto i parlamentari della Boemia e della Slovacchia e li ringrazio perché hanno voluto oggi partecipare a questa Eucaristia.

Un particolare saluto a tutta la Chiesa, che è a Varsavia e nell'Arcidiocesi, al Primate ed ai suoi collaboratori nel servizio episcopale, ai sacerdoti, alle congregazioni religiose maschili e femminili, ai seminaristi, a tutti i fedeli, fratelli e sorelle. Con il cuore abbraccio tutta questa grande assemblea eucaristica, tutti i cari ospiti dall'Est, dal Sud, dall'Ovest e dal Nord. Tutti coloro che sono uniti con noi spiritualmente e coloro che sono con noi grazie alla televisione e alla radio. Abbraccio col cuore da questo luogo, da Varsavia, dalla Capitale, da questo altare, tutta l'amata Patria, le campagne e le città, le diocesi presenti qui attraverso i loro vescovi, gli arcivescovi ed i cardinali, soprattutto quelle diocesi che non mi è stato ancora possibile visitare: Gorzow, Siedlce, Drohicin, e forse anche altre. Saluto Danzica e Stettino, la Slesia, Katowice, Wroclaw e Opole, Cracovia e Lublino, il mare, le montagne, e le pianure. Saluto ogni famiglia. Che le madri in attesa dicano un giorno ai propri figli che il Papa li ha salutati e benedetti ancor prima che nascessero. Saluto le persone sole, i bambini, i giovani, le persone in età avanzata, i poveri, i disoccupati, tutti coloro che si sentono minacciati dall'incertezza. Bacio calorosamente sulla fronte tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, gli ammalati, gli abbandonati, i portatori di handicap.

Voi, fratelli e sorelle, attraverso il vostro sacrificio accolto ed offerto a Dio con fede, costruite in modo particolare la Chiesa di Cristo. L'immagine di questa comunità Eucaristica rimarrà viva nel mio cuore insieme all'immagine di questa meravigliosa natura dei dintorni di Varsavia in tutto lo splendore della primavera polacca, del verde vivo. Me ne rallegro e ringrazio per questo, e lo porto come me per gli anni futuri, finché Dio permetterà, come una parte di un'eredità anche mia. A tutti ripeto insieme all'Episcopato polacco: "Non spegnete lo Spirito e rendete grazie a Dio".

(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-09
Domenica 9 Giugno 1991

L'incontro con la Conferenza episcopale polacca - Varsavia (Polonia)

Titolo: L'uomo deve trovare spazio nella Chiesa per difendersi non più dal sistema ma dal cattivo uso della libertà

Venerati e cari fratelli!


1. Il 14 febbraio 1990, festa degli Apostoli degli Slavi, ho iniziato la preparazione al quarto pellegrinaggio in Patria. Da quel giorno, ogni incontro con i Connazionali durante le udienze generali del mercoledi, ha avuto come tema: "Il Ciclo di Jasna Gora". Il primo ciclo così precedette il mio arrivo in Polonia nel 1983, per i 600 anni di Jasna Gora, ed era unito alla situazione dello stato di guerra. Dopo il 1989 la situazione subi un cambiamento essenziale. Il Primate di Polonia paragono quel cambiamento al passaggio attraverso il Mar Rosso. Mi sembrava una cosa importante mostrare nel "Ciclo di Jasna Gora" la prima dimensione europea di questo passaggio, e da qui un seguito di temi dedicati ai nostri vicini e popoli dello stesso ceppo, specialmente della regione dell'Europa centrale ed anche orientale.

Un ulteriore sfondo per questo ciclo, e soprattutto per gli eventi decisivi degli ultimi anni, è l'enciclica "Slavorum Apostoli" e la proclamazione dei Santi Cirillo e Metodio compatroni dell'Europa, insieme a San Benedetto.

Questi sono i popoli a noi più vicini nei percorsi della prima evangelizzazione del continente. Lo evidenzia anche l'eloquenza delle date: il Millennio del Battesimo a Gniezno nel 1966 - il Millennio del Battesimo di Kiev nel 1988. Riesce difficile non scorgere che ciascuno di questi anniversari preparava il terreno per i cambiamenti essenziali.


2. Il processo di questi mutamenti è avanzato in ugual misura, passa non solo, come spesso si ritiene, nella direzione dall'Est all'Ovest, per confermare la precedenza e la supremazia di questo ultimo. Va soprattutto nel profondo di ogni popolo abbracciato da questo processo, ed insieme dalla Chiesa, che a ciascuno di essi nel suo tempo porto il Cristo e il Vangelo e continua a desiderare di portarlo.

Ciò divenne anche il principale motivo della convocazione del Sinodo dei Vescovi d'Europa, che si svolgerà verso la fine dell'anno corrente. La circostanza del luogo dove quel Sinodo venne annunziato - l'antica sede vescovile di San Metodio, Velehrad in Moravia - possiede anche una significativa eloquenza.

Attraverso l'iniziativa del Sinodo tutte le Conferenze Episcopali sono chiamate a rientrare in se stesse, nella realtà della propria Chiesa. Solo su una tale via sarà possibile quello "scambio di doni", ritenuto dal Concilio essenziale per la "communio" ecclesiale (Communio Ecclesiarum, cfr. LG 13). Come compito essenziale si delinea davanti all'Episcopato Polacco la necessità di rientrare in sé, nella Chiesa che è sulla nostra terra con il suo "ieri ed oggi" - prendendo in considerazione il completo orizzonte europeo. Lo scopo di tutti gli Episcopati dell'Europa, in questo Sinodo, sarà ovviamente quello di volgere lo sguardo verso "il domani" delle società dall'Atlantico fino agli Urali, dal punto di vista della missione della Chiesa, cioè della evangelizzazione in prospettiva degli inizi del terzo Millennio dopo la nascita di Cristo.

A questo punto si apre davanti al Sinodo l'esigenza ecumenica. Si sa che l'Europa è divisa tra il cattolicesimo, la religione ortodossa, e il protestantesimo. Se c'è qualcosa che debba avvicinare i rami separati dell'albero del cristianesimo in Europa, certamente è il comune servizio all'uomo nella dimensione del mistero pasquale di Cristo. Questo è un compito per il Sinodo Europeo, questo è un compito - in diverso grado - di ogni Episcopato, anche dell'Episcopato Polacco.


3. La via della Chiesa è l'uomo - queste parole tratte dalla mia prima enciclica, "Redemptor Hominis", rimangono sempre valide. In un certo senso si intensifica perfino la loro importanza e l'imperativo ivi contenuto. L'uomo è la via della Chiesa, perché il Verbo eterno, divenendo Figlio dell'uomo, rivelo l'uomo all'uomo. La pienezza dell'autorivelazione di DioTrinità indica allo stesso tempo la pienezza della rivelazione dell'uomo all'uomo. Per questo l'uomo è la via della Chiesa.

L'Episcopato e la Chiesa in Polonia devono in un certo senso tradurre questo compito in un linguaggio di compiti concreti, servendosi della visione conciliare della Chiesa-Popolo di Dio, ed anche della nostra analogia dei "segni dei tempi". I nostri "segni dei tempi" polacchi subirono un chiaro spostamento insieme al crollo del sistema marxista e totalitario, che condizionava la consapevolezza e gli atteggiamenti della gente del nostro Paese.

Nel sistema precedente la Chiesa prendeva le difese dell'uomo davanti al sistema - per dire meglio: la Chiesa creava quasi uno spazio in cui l'uomo e la nazione potevano difendere i propri diritti.

La Chiesa in Polonia poteva realizzare quel compito, ciò è motivo di gratitudine verso Dio, verso la Madre di Dio, di gratitudine unita al senso evangelico di essere servo (si: un "servo inutile" cfr. Lc 17,19). Dopo il passaggio attraverso il "Mar Rosso" il Primate di Polonia esortava a questa gratitudine, indicando le persone, alle quali la Divina Provvidenza aveva permesso di compiere quell'importante servizio, cominciando, giustamente, dalla figura del grande Primate del Millennio.

Ora nel nome dello stesso principio: "l'uomo è la via della Chiesa" ci poniamo di fronte ai nuovi compiti: l'uomo deve trovare spazio nella Chiesa per difendersi in un certo senso contro se stesso: contro il cattivo uso della propria libertà, contro lo sciupo della grande chance storica per la Nazione.

Per quanto la situazione di prima otteneva il generale riconoscimento per la Chiesa (perfino da parte di persone e di ambienti "laici") - nella situazione attuale in molti casi non si può contare su un tale riconoscimento.

Bisogna piuttosto tenere in conto la critica, e forse perfino qualcosa di peggio.

Bisogna riuscire a fare il discernimento: accettare ciò che per ogni critica può essere giusto. E per il resto: è una cosa chiara che Cristo sempre sarà "segno di contraddizione" (cfr. Lc 2,34). Questa "contraddizione" è per la Chiesa anche una conferma di essere se stessa, di essere nella verità. Essa è forse anche il coefficiente della missione evangelica e del servizio pastorale.


4. In questo contesto desidero richiamarmi ancora ad un altro avvenimento che ha avuto luogo a Roma, durante l'ottava pasquale dell'anno in corso: il Concistoro straordinario che ha riunito i Membri del Collegio Cardinalizio provenienti da tutto il mondo. Durante tre giorni i partecipanti del Concistoro si sono concentrati su alcuni problemi principali: l'urgenza dell'annuncio di Cristo unico Salvatore; la promozione e difesa della fede cattolica contro ogni pericolo di devianza, dottrinale e psicologica, derivante dal proselitismo delle sette.

Richiamo qui il testo della Dichiarazione dei Cardinali riuniti a Roma che si presenta come segue: "Ma soprattutto i Cardinali col Papa affermano l'inviolabilità sacra della vita umana, dono di Dio, oggi più direttamente minacciata fin dal suo inizio con la diffusione impressionante dell'aborto, anche legalizzato ed ora sovente collegato con inammissibili manipolazioni genetiche.

La formazione sempre più dilagante, anche tra persone naturalmente oneste, di una mentalità permissiva circa l'aborto, conduce pure inesorabilmente all'accettazione di un'altra soppressione diretta della vita sia per gli anziani che per gli invalidi e per i minorati fisici e psichici, cioè l'eutanasia".

Di fronte a questo importante argomento al quale l'Episcopato polacco ha dedicato già negli ultimi tempi una serie di pronunciamenti, dobbiamo rimanere fedeli alle parole dell'Apostolo dei Gentili: "Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si ricorderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu pero vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero" (2Tm 4,1-5).

Nello stesso tempo desidero ringraziare tutti i sacerdoti polacchi, e molti, tanti fratelli e sorelle laici i quali all'importante problema della protezione della vita dei bambini ancora non nati dedicano tutte le loro forze. Si tratta di un superamento del grande male che in relazione alla legge permissiva dell'anno 1956 la quale legalizza la soppressione della vita dei bambini ancora non nati, si è diffuso nella società polacca. Ringrazio per le iniziative parlamentari che mirano ad assicurare la vita umana sin dal momento del concepimento nel seno della madre. Una chiara posizione della legge nei confronti dell'aborto è indispensabile, perché possa realizzarsi anche un solido processo di conversione. Infatti un'appropriata attività pastorale viene messa in difficoltà quando la legge la impedisce. Ciò che è "legale" viene purtroppo spesso considerato facilmente come "moralmente lecito".

Le parole di San Paolo sono qui, cari fratelli, molto attuali. Basta aggiungere che il menzionato Concistoro dei Cardinali provenienti da tutto il mondo obbliga il Papa alla stessa cosa "praedica... insta opportune, importune"!


5. Per concludere, conformemente alla nostra usanza, cari fratelli, raccomandiamo a Gesù misericordioso, "autore e perfezionatore della fede" (cfr. He 12,2), i Vescovi che sin dal nostro ultimo incontro sono passati da questo gruppo nell'eternità: il Vescovo di Plock Bogdan Sikorski, il Vescovo emerito di Katowice Herbert Bednorz e l'Arcivescovo di Tarnow Jerzy Ablewicz, il Vescovo di Warmia Jan Oblak ed anche il non appartenente alla Conferenza dell'Episcopato Polacco, morto a Roma, Cardinale Wladyslaw Rubin, che riposa a Lubaczow.

Raccomandiamo anche i Vescovi ausiliari deceduti: Jan Pietraszko, mio stretto collaboratore a Cracovia, Jan Michalski, Walenty Wojcik e Jerzy Dabrowski morto tragicamente di recente.

Negli ultimi quattro anni sono stati chiamati tre ordinari: il Vescovo di Tarnow, il Vescovo di Przemysl per i fedeli di rito bizantino-ucraino e primo nella terza Repubblica, il Vescovo Castrense, ed anche i quattordici Vescovi ausiliari.

Un capitolo a parte è che nel periodo in questione tra il clero polacco in Roma sono stati chiamati tre nuovi arcivescovi per il diretto servizio della Sede Apostolica.

Sono lieto che con la Conferenza dell'Episcopato Polacco cooperano i rappresentanti della Consulta dei Superiori Maggiori delle Congregazioni maschili e femminili. Do a loro un benvenuto e saluto cordialissimo, augurando una fruttuosa missione radicata nella loro particolare testimonianza evangelica.

Approfittando di questo incontro fraterno, desidero porre nelle mani dell'Episcopato i miei sentimenti colmi di gratitudine per la fatica della preparazione della mia quarta visita in Patria, per tutta la Chiesa in Polonia: per i sacerdoti, per le famiglie religiose maschili e femminili, per tutti i miei fratelli e sorelle e per i fedeli laici. Mi rendo conto delle dimensioni di questa fatica e di questo sacrificio. L'occhio umano non arriverà dappertutto. Dico dunque: "Bog zaplac" dell'ospitalità: "Bog zaplac" di tutto.

La Chiesa in Polonia sta di fronte a nuovi importanti compiti ed iniziative, nomino soltanto il Sinodo Plenario e la seconda Visitazione della Madonna nella sua effige di Jasna Gora. Chiedo a Dio di essere presente in queste iniziative, di benedirle, di mostrare per loro mezzo le sue "grandi opere" (cfr.

Ac 2,11).

"Dio, tu hai concesso alla nazione polacca un mirabile aiuto e una mirabile difesa nella Santissima Vergine Maria, degnati di far si, che per l'intercessione della nostra Madre e Regina, la religione goda incessantemente della libertà, e la Patria si sviluppi nella pace".

(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-09
Domenica 9 Giugno 1991

Il congedo dalla Polonia all'aeroporto di Okecie

Titolo: Parto con il pensiero rivolto all'incontro che tra breve ci attende a Jasna Gora




1. "Rendete grazie a Dio... Non spegnete lo Spirito" (cfr. 1Th 5,18-19).

Queste parole della Lettera di San Paolo sono state scelte come motto del quarto pellegrinaggio in Patria di Giovanni Paolo II. Voglio ricollegarmi ad esse nel momento in cui devo congedarmi dai miei Connazionali.

Rendo grazie a Dio per il vostro invito - e vi ringrazio tutti.

Ringrazio il Presidente della Repubblica e le Autorità dello Stato per il laborioso impegno che si sono assunti per la preparazione e l'attuazione di questa visita. Rivolgo lo stesso ringraziamento a tutti i Rappresentanti delle Autorità locali e a tutti i loro collaboratori, che si sono prodigati con generosità nelle singole tappe della mia visita.

Indirizzo gli stessi ringraziamenti ai rappresentanti delle Autorità locali ed a tutti i loro collaboratori, che hanno intrapreso questo lavoro durante le singole tappe della mia visita. Ringrazio i servizi d'ordine. Ringrazio la Radio e televisione e tutti coloro che hanno trasmesso alla società informazioni solide. Ringrazio anche coloro che hanno messo il cuore in una organizzazione molto buona del mio pellegrinaggio ed a favore del suo svolgimento. Sono lieto di aver potuto rispondere agli inviti, pervenuti da varie parti del nostro Paese, che finora non mi era stato possibile visitare. Tutti quei luoghi mi sono cari e suscitano in me molti ricordi e sentimenti.

Ringrazio tutta la società, la Nazione, alla quale appartengo, i cui problemi, sempre vicini al mio cuore, seguo sempre con partecipazione. L'anno corrente ha offerto particolari motivi per questa visita in Patria; è difficile non ricordare il bicentenario della Costituzione del 3 Maggio, la quale vive ancora dopo due secoli e ci chiama ad una vita nuova alle soglie della III Repubblica.


2. "Rendete grazie a Dio". Ci sono motivi per tale ringraziamento, nonostante tutto quello che è passato da tale data di due secoli fa, che è gravato sulla storia della Repubblica - prima nel secolo scorso, e poi nel ventesimo secolo. Dio ci ha concesso, per intercessione della Regina della Polonia, di superare queste prove della storia. La Polonia non soltanto è ritornata a scrivere il suo nome sulla carta d'Europa dall'anno 1918; i Polacchi hanno anche contribuito alla liberazione dell'Europa da due crudeli sistemi di totalitarismo disumano, così che davanti alle nazioni del nostro continente si è aperta la possibilità di costruire una casa comune, abitata da società riconciliate e in amicizia tra loro, consapevoli della propria responsabilità di fronte al mondo, nella prospettiva del Terzo Millennio.


3. "Rendete grazie a Dio...". Si. Bisogna ringraziare Dio. Questa è la condizione essenziale per "non spegnere lo Spirito". Le parole dell'Apostolo sono un'esortazione e allo stesso tempo un ammonimento. Se Dio ci ha dato le forze dello spirito necessarie "per il passaggio attraverso il Mar Rosso" (ancora una volta ricorro a questo paragone del Cardinal Primate), non possiamo ora, camminando verso il futuro, scoraggiarci per le difficoltà. Queste difficoltà sono inevitabili. Appartengono in un certo senso all'essenza stessa delle trasformazioni che devono compiersi. Il passaggio da una società "resa schiava", ad una società di cittadini, sovrana, a una "res-publica", pone a ciascuno responsabilità nuove. A questo nuovo impegno si oppongono le vecchie abitudini, e in parte anche le strutture precedenti, che non è possibile cambiare da un giorno all'altro.

"Non spegnete lo Spirito" vuol dire non permettete di rendervi schiavi delle diverse forme di materialismo, che diminuisce la percezione dei valori - e sminuisce anche l'uomo stesso. Lo Spirito di verità, portatoci da Cristo, è fonte di vera libertà, e della vera dignità dell'uomo. Nel giorno dell'inaugurazione del mio pontificato in Piazza San Pietro ho detto parole che desidero ancora qui oggi ripetere: "Non abbiate paura di accogliere Cristo. (...) Aprite anzi spalancate le porte a Cristo. Alla Sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa "cosa è dentro l'uomo". Solo Lui lo sa!".

"Oggi così spesso l'uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. (...) Permettete quindi - vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia - permettete a Cristo di parlare all'uomo. Solo Lui ha parole, di vita, si! di vita eterna".

Ho già ringraziato la Chiesa in Polonia nell'incontro con la Conferenza dei Vescovi. Ora, rinnovo soltanto i sentimenti che ho espresso in quella circostanza, nelle mani del Card. Primate.


4. E li rinnovo con il pensiero rivolto all'incontro che ci attende entro breve tempo, e che in qualche modo supera la dimensione di questa visita di giugno. A Jasna Gora sono stati invitati i giovani di diversi Paesi - non solo della Polonia. Dopo gli eventi del 1989 tutti sentivano che quest'incontro (Giornata Mondiale della Gioventù) si sarebbe dovuto tenere proprio a Jasna Gora, in Polonia.

Perdonatemi ancora per il nuovo impegno richiesto. Che anch'esso ci aiuti ad incarnare nella vita la verità contenuta nelle parole che hanno condotto questo pellegrinaggio: "Rendete grazie a Dio... Non spegnete lo Spirito".

(Traduzione dal polacco)

Data: 1991-06-09
Domenica 9 Giugno 1991




Ai giornalisti de "La Croix" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Contribuire alla crescita della società francese

Cari pellegrini, E' con gioia che vi accolgo in questi luoghi e ringrazio il Signor Bernard Porte, Presidente del Direttorio di Bayard-Presse, di avermi presentato il vostro gruppo spiegando il senso del vostro cammino. Attraverso di voi, saluto tutti i lettori di "La Croix" così come l'équipe dei redattori di questo quotidiano cattolico.

Un pellegrinaggio a Roma è una grazia che chiamerei volentieri "pasquale": in effetti, sulla scia dei primi cristiani, che hanno testimoniato, attraverso il dono della loro vita, la signoria sempre vittoriosa di Cristo risorto, voi siete venuti qui per dare un nuovo vigore alla vostra fede, affinché a vostra volta manifestiate chiaramente e ad alta voce il vostro attaccamento a Cristo, alla Chiesa e al Successore di Pietro, ritrovando lo slancio missionario e il gioioso dinamismo del cristianesimo nascente.

Cari amici, mi auguro che, come membri della grande famiglia de "La Croix", e illuminati da solidi criteri religiosi, proseguiate attivamente i vostri impegni di battezzati nel vostro proprio ambiente. In un tempo in cui è necessario che il popolo di Dio concentri le sue energie sull'essenziale e sia "proteso verso il futuro", come dice San Paolo (Ph 3,14), siate degli artigiani di pace e di unità, prima tra coloro che professano la stessa fede, poi tra tutti gli uomini.

Proclamate serenamente le vostre convinzioni, nel rispetto attento delle persone.

Nella carità di Cristo, amate profondamente i vostri pastori; con loro, siate degli appassionati del Vangelo, e mantenete insieme la comunione che vivifica.

Prendete generosamente la vostra parte nei doveri urgenti che si impongono alla Chiesa.

Coltivate l'amore fraterno affinché si possa riconoscere nelle vostre comunità cristiane il marchio dei discepoli di Cristo: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Jn 13,34). Attraverso la qualità della ricerca spirituale, attraverso l'etica cristiana manifestata in tutti gli aspetti della vita quotidiana, avrete un'influenza reale sulla società francese e sulla società europea, nella convinzione che non è possibile capire la storia dell'uomo senza Cristo.

Quest'anno in special modo è consacrato alla dottrina sociale della Chiesa e io so che voi avete fatto una buona accoglienza all'enciclica Centesimus Annus. Vi incoraggio ad approfondirne il messaggio, a diffonderla con i termini adatti ad illuminare i vostri compatrioti; e vi invito ad ispirarvene nell'esercizio delle varie responsabilità che vi sono affidate.

A voi e ai vostri familiari, ai redattori e a tutto il personale di "La Croix", do con tutto il cuore la mia Benedizione apostolica.

(Traduzione dal francese)

Data: 1991-06-13
Giovedi 13 Giugno 1991

Alla plenaria della Pontificia Commissione per l'America Latina - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le nuove situazioni dei popoli latinoamericani impongono per il futuro una rinnovata strategia evangelizzatrice

Signori Cardinali, Cari fratelli nell'Episcopato, Cari Sacerdoti, religiosi e laici presenti,


1. Mi è gradito rivolgere un affettuoso saluto a tutti voi che, quali membri della Curia Romana, rappresentanti delle Chiese latino-americane, o collaboratori nella loro azione evangelizzatrice, partecipate a questa Assemblea della Pontificia Commissione per l'America Latina.

Questo Organo rinnovato della Curia Romana ha voluto celebrare la sua seconda Riunione Plenaria in prossimità della celebrazione del V Centenario dell'inizio dell'Evangelizzazione del Nuovo Mondo. Infatti il prossimo 12 ottobre entreremo nella fase finale della novena di anni che ho inaugurato a Santo Domingo, per prepararci all'importante e gioioso evento, con cui desideriamo commemorare l'arrivo della Croce di Cristo in quelle terre: fu nell'isola battezzata "La Espanola" (oggi Repubblica Dominicana e Haiti) che venne celebrata la prima Messa e si recito per la prima volta l'Ave Maria a Nostra signora.

Al termine di questi cinquecento anni, possiamo affermare, con le parole dell'Apostolo, che gli uni piantarono e gli altri irrigarono, ma è "Dio che ha fatto crescere" (1Co 3,7). Il seme della prima evangelizzazione è fruttificato in un albero frondoso: oggi la Chiesa latino-americana si presenta dinamica e florida, e benché non dimentichiamo le "tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono" (GS 1), il futuro ci proietta verso la speranza.

Non è forse ragione di gioiosa speranza pensare che verso la fine di questo millennio i cattolici dell'America Latina, con i loro oltre mille Vescovi, costituiranno quasi la metà di tutta la Chiesa? E' tutta una sfida, cari Fratelli, per la nostra ineludibile missione di evangelizzatori.


2. Prima di proseguire, desidero ringraziare il Presidente della Pontificia Commissione, il Signor Cardinale Bernardin Gantin, per le amabili parole con cui ha descritto così efficacemente i punti oggetto della vostra riflessione nel corso di queste giornate.

Vi siete soffermati in modo particolare sulle prospettive e sui problemi posti dalle celebrazioni del V Centenario dell'inizio dell'Evangelizzazione del Nuovo Mondo, cercando di indicare il senso che bisogna dare a questo evento ecclesiale, cui ho fatto riferimento in molte occasioni, soprattutto durante le mie visite pastorali nei diversi Paesi dell'America Latina e in Spagna.

A questo evento evangelizzatore ho voluto dedicare alcune riflessioni nella Lettera Apostolica di un anno fa I Cammini del Vangelo. In essa facevo notare che "la prima semina della parola di vita" sul continente latino-americano si è compiuta "tra luci ed ombre, più luci che ombre, se pensiamo ai frutti duraturi di fede e di vita cristiana" che li stanno maturando (cfr. n. 8).

Come sottolineavo inoltre nel citato documento, "la commemorazione del V Centenario è un'occasione propizia per uno studio storico rigoroso, un giudizio equanime e un bilancio oggettivo di quella impresa singolare che deve essere vista nella prospettiva del suo tempo e con una chiara coscienza ecclesiale" (Ibidem, n.4). Ma non dobbiamo limitarci alla prospettiva storica, né a celebrazioni di carattere esclusivamente culturale o sociale, nonostante siamo consapevoli di trovarci di fronte a fatti storici a cui è legata l'opera evangelizzatrice. Ciò che la Chiesa si appresta a celebrare è l'Evangelizzazione: l'arrivo e la proclamazione della fede e del messaggio di Gesù, la creazione e lo sviluppo della Chiesa; realtà splendide e permanenti che non si possono negare o sottovalutare.

Ed essa si dispone a celebrarle nel senso più profondo e teologico del termine: come si celebra Gesù Cristo, Signore della storia, "il primo e il più grande evangelizzatore", poiché egli stesso è il "vangelo di Dio" (cfr. EN 7). Come ho già avuto occasione di sottolineare nel discorso al Celam, riunito a Port-au-Prince: "Come latino-americani, dovrete celebrare quella data con una seria riflessione sui cammini storici del subcontinente, ma anche con gioia ed orgoglio. Come cristiani e cattolici è giusto che essa sia ricordata con uno sguardo su questi cinquecento anni di lavoro per annunciare il Vangelo ed edificare la Chiesa in quelle terre. Sguardo di gratitudine a Dio, per la vocazione cristiana e cattolica dell'America Latina, e a quanti furono strumenti vivi ed attivi dell'evangelizzazione. Sguardo di fedeltà al vostro passato di fede. Sguardo alle sfide del presente e agli sforzi che si compiono. Sguardo verso il futuro per cercare di consolidare l'opera iniziata" (9 marzo 1983, III).

Per questo, la Chiesa si prepara a celebrare il V Centenario senza trionfalismi, conscia di sapere che è una sublime grazia del Signore l'aver chiamato alla luce della fede tanti milioni di uomini e donne che invocano il suo nome e che in Lui vengono salvati. Questo evento ecclesiale deve essere inoltre occasione per una riflessione pastorale sul passato, sul presente e sul futuro dell'America Latina; una riflessione che serva a dare un nuovo impulso all'opera evangelizzatrice del continente a tutti i livelli, in tutti i Paesi e in tutti i settori della società.


3. La risposta tanto positiva che sta dando la Chiesa in America Latina, si articolerà ed esprimerà in modo concreto nella IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, che spero di inaugurare solennemente a Santo Domingo il 12 ottobre 1992, e il cui tema sarà: "Nuova evangelizzazione, Promozione umana, Cultura cristiana. Gesù Cristo ieri, oggi e sempre" (cfr. He 13,8). Avete dedicato la vostra attenzione, durante questa seconda Assemblea Plenaria, anche alla preparazione di questa importante Conferenza.

La figura e la missione del Salvatore saranno certamente al centro della Conferenza di Santo Domingo. I Vescovi latino-americani si riuniranno li per celebrare Gesù Cristo, la fede e il messaggio del Signore diffusi in tutto il continente. La cristologia sarà quindi lo scenario dell'Assemblea, in modo che, quale suo primo frutto, il nome di Gesù Cristo, Salvatore e Redentore, resti sulle labbra e nel cuore di tutti i latino-americani; poiché, come leggiamo nell'Esortazione Apostolica di Paolo VI Evangelii Nuntiandi, "non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non sono proclamati" (EN 22).


4. Nelle vostre sessioni avete inoltre riflettuto ampiamente sulla "Nuova Evangelizzazione", che è l'elemento fondamentale o idea centrale e illuminatrice del tema fissato per la Conferenza di Santo Domingo. Nel mio primo incontro con i membri di questa Pontificia Commissione, ho esortato tutti a "studiare a fondo in cosa consista questa nuova evangelizzazione" (7 dicembre 1989, IV), precisando bene i contenuti dottrinali, in perfetta sintonia con il Magistero e con la Tradizione della Chiesa e determinando i suoi obbiettivi e le sue linee pastorali, secondo le esigenze del nostro tempo, nella prospettiva del terzo millennio del cristianesimo.

Occorre adesso tracciare, per i prossimi anni, una nuova strategia evangelizzatrice, un progetto globale di evangelizzazione, che tenga presenti le nuove situazioni dei popoli latino-americani e che costituisca una risposta alle sfide del presente, tra cui sono in primo piano la crescente secolarizzazione, il grave problema dell'avanzata delle sette e la difesa della vita in un continente dove fa sentire la sua presenza distruttiva una cultura della morte.

La dottrina sociale della Chiesa è parte integrante della Nuova Evangelizzazione perché, come ho fatto notare nella mia ultima Enciclica Centesimus Annus, "la dottrina sociale ha di per sé il valore di uno strumento di evangelizzazione: in quanto tale, annuncia Dio e il mistero di salvezza in Cristo ad ogni uomo e, per la medesima ragione, rivela l'uomo a se stesso" (CA 54). Anche per questo mi è sembrato opportuno che nel tema della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, figuri, come secondo elemento, "la Promozione umana", avendo presente il mondo dei poveri, soprattutto dei più bisognosi: gli indigeni, gli afro-americani, gli emarginati delle grandi metropoli o dei villaggi disseminati in luoghi reconditi dell'immenso continente.

Infine, occorre mettere a fuoco opportunamente il problema della evangelizzazione de "la cultura e le culture dell'uomo, nel senso ricco ed esteso che questi termini hanno nella costituzione Gaudium et Spes, partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con Dio" (EN 20). Questa evangelizzazione deve essere compiuta "non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici" (Ibidem EN 20). Occorre tutelare, promuovere e consolidare una "Cultura cristiana", vale a dire che faccia riferimento e si ispiri a Cristo e al suo messaggio.

Questo è il terzo elemento del tema della prossima Conferenza di Santo Domingo: l'inculturazione del Vangelo, cui ho fatto riferimento nell'Enciclica Redemptoris Missio (cfr. RMi 52 RMi 54), facendo notare che "svolgendo l'attività missionaria tra le genti, la Chiesa incontra varie culture e viene coinvolta nel processo di inculturazione. E', questa, una esigenza che ne ha segnato tutto il cammino storico, ma oggi è particolarmente acuta ed urgente" (RMi 52).


5. Prima di concludere desidero esprimere il mio ringraziamento a tutti i presenti e al tempo stesso incoraggiare i rappresentanti degli Organi Episcopali per l'aiuto alla Chiesa dell'America Latina e di altre istituzioni che prestano i loro servizi o collaborano con le suddette Chiese a proseguire nella loro lodevole opera. In occasione del V Centenario, questa collaborazione deve farsi più consapevole, più intensa, centrata sempre su obbiettivi ecclesiali o sociali e svolta in sintonia con le direttive dei Pastori. Chiedo al Signore che benedica tanti sforzi in favore della Nuova Evangelizzazione del continente latino-americano e che la Vergine, prima evangelizzatrice d'America, sia sempre per tutti la Stella che ci guidi sul cammino verso i tempi nuovi che si avvicinano e che la Chiesa deve evangelizzare, piena di fede e speranza nel suo Signore Cristo Gesù: "a lode della sua gloria": "in laudem gloriae eius"! (Ep 1,12).

Imparto a tutti con affetto la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1991-06-14
Venerdi 14 Giugno 1991


GPII 1991 Insegnamenti - La meditazione prima della recita della preghiera mariana - Varsavia (Polonia)