GPII 1991 Insegnamenti - Concistoro Ordinario pubblico per la creazione di 22 nuovi cardinali - Città del Vaticano (Roma)

Concistoro Ordinario pubblico per la creazione di 22 nuovi cardinali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il gregge di Dio ha bisogno di pastori umili ed audaci

"Pascete il gregge di Dio... facendovi modelli del gregge".


1. Queste parole dell'apostolo Pietro illuminano con singolare intensità l'odierno pubblico Concistoro. Esse risuonano nel profondo dello spirito e costituiscono un invito ed un richiamo; una consegna ed un incoraggiamento. Si dirigono in primo luogo a voi, venerati fratelli, che ho voluto ascrivere al Senato della Chiesa Romana. Vi sono fra voi degni rappresentanti di antiche Comunità ecclesiali e Pastori di giovani Chiese; servitori indefessi della Sede Apostolica e testimoni del Vangelo, la cui fedeltà a Cristo è stata saggiata da dure e prolungate prove.

In voi si fanno presenti le speranze e le attese di tutto il Popolo di Dio, specialmente di Nazioni uscite di recente da un lungo periodo di oppressione e di gravose restrizioni politiche e religiose. Nella gioia e nell'entusiasmo di questo incontro solenne si avverte la viva comunione della Chiesa che trova in Pietro "il principio e il visibile fondamento dell'unità". Di questa Chiesa, che non vive rinchiusa ed inerte nel segreto dei suoi templi, ma spalanca col suo apostolato le braccia all'intera umanità, voi siete eminenti servitori. A voi, come ad ogni ministro del Vangelo, è chiesto di pascerla con amore e vigore; con la lucidità e la sapienza dei maestri; con l'energia e la fortezza dei pastori; con la fedeltà e il coraggio dei martiri. Sono grato all'Eminentissimo Cardinale Angelo Sodano che, facendosi interprete dei vostri sentimenti, proprio questo impegno di servizio umile e disinteressato ha voluto riaffermare, assicurando generosa collaborazione in spirito di fedele comunione con questa Sede Apostolica.


2. "Pascete il gregge di Dio". Il gregge di Dio, dovendo percorrere nuove ed impegnative tappe missionarie nel cammino dell'evangelizzazione, ha oggi bisogno di Pastori umili ed audaci; di Pastori che sappiano servire la verità e render visibile l'amore misericordioso del Padre celeste. Ho avuto ripetutamente occasione di sottolineare che la fede dei credenti è oggi interpellata con insistenza da radicali mutamenti. Ho anche espresso, a più riprese, l'intima gratitudine verso il Signore per la nuova situazione che s'è venuta creando nell'Europa centrale ed orientale, dove l'evolversi provvidenziale degli eventi ha reso possibile la riorganizzazione e la normalizzazione della vita della Chiesa cattolica, sia di rito bizantino che di rito latino, favorendone l'auspicata crescita. La presenza fra i Neo-porporati di Presuli provenienti da tali benemerite Comunità è, per esse, doveroso segno di apprezzamento, oltre che ragione di conforto e stimolo alla speranza. Se, infatti, nonostante l'asprezza e la persistenza delle prove, quelle Comunità cristiane non hanno ceduto a blandizie e ricatti, ciò è stato anche per merito di Pastori coraggiosi, che hanno saputo mantenere unito il gregge loro affidato, continuando ad alimentare nei cuori le rassicuranti certezze della fede. A quelle Comunità, alcune delle quali sono qui degnamente rappresentate, va il mio commosso saluto, che intende raggiungere in particolare i sacerdoti, i religiosi e i laici che per la fede hanno dovuto pagare un tributo, a volte molto pesante, di sofferenza. Il mio saluto s'estende, poi, alle altre Comunità, da cui provengono i nuovi Porporati, che ho chiamato a far parte del Collegio cardinalizio. Vi sono tra essi Presuli di ogni continente: Europa, Asia, Africa, Americhe e Oceania, persone che, in delicati e importanti servizi alla Sede Apostolica o nel ministero pastorale, si sono distinte per dedizione, fedeltà, zelo illuminato ed instancabile. Scorrendo i loro nomi e le loro mansioni, si ha una stupenda conferma dell'universalità della Chiesa ed insieme della sua unità: personalità, culture, esperienze diverse convergono, in loro, verso il centro della cattolicità, verso questa Sede "fondata e costituita in Roma - per usare le parole di Sant'Ireneo, di cui ricorre oggi la memoria liturgica - dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo", e con la quale "per la sua alta preminenza è necessario che convenga ogni Chiesa, cioè tutti i fedeli che sono nell'universo"; al tempo stesso, da questa Sede, mediante la loro testimonianza, rifluisce nel mondo intero la genuina "tradizione che proviene dagli apostoli".


3. Venerati fratelli, quale esaltante prospettiva ci aprono dinanzi le parole del grande Vescovo di Lione! Ed insieme, quale impegnativo compito esse propongono! In questo essenziale rapporto di comunione, che esiste tra il centro della Chiesa ed ogni sua parte, voi avete compiti specifici e peculiari responsabilità. Non c'è forse un diretto riferimento ad esse nella antica e veneranda formula con cui, tra poco, avro la gioia di imporre a ciascuno di voi la berretta rossa?"Accipite biretum rubrum... per quod designatur quod usque ad sanguinis effusionem... vos intrepidos exhibere debeatis". Usque ad sanguinis effusionem: sino all'effusione del sangue! Non sono soltanto parole convenzionali: alcuni di voi lo sanno bene! La loro esperienza è un monito per tutti: ciascuno dev'essere pronto a comportarsi con indomita fortezza per l'incremento della fede, per il servizio del popolo cristiano, per la libertà e la diffusione della Chiesa. Servire e dare la vita per i fratelli sino all'effusione del sangue: ecco la consegna che questa mattina vi viene solennemente affidata.


4. "Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti". Fedele all'invito del Figlio di Dio, la Chiesa percorre da duemila anni le strade degli uomini, al servizio dell'uomo.

Educatrice dell'individuo e dei popoli, essa si china sulla persona con incessante premura; ne scruta le ricchezze e ne percepisce le aspirazioni, anche le più profonde, con l'intuizione dell'amore. L'uomo è la via della Chiesa: essa vive nel cuore dell'uomo e l'uomo vive nel suo cuore. Per questo ogni umana speranza e sofferenza la concerne e la interpella. Ed all'umanità inquieta e preoccupata, affamata di verità e di pace, essa continua ad annunciare ed offrire l'unica salvezza: Gesù Cristo, il Figlio di Dio e della Vergine Maria. così, mentre l'azione dello Spirito Santo rinnova costantemente il gregge del Signore e rende salda al suo interno la comunione e l'unità, l'impegno dell'evangelizzazione lo spinge verso traguardi apostolici sempre nuovi tra popoli e nazioni di ogni condizione e cultura. Ad ogni credente la Chiesa reca la Buona Novella dell'Amore che redime. Voi, carissimi neo-Cardinali, sarete di questa Chiesa attenti servitori ed apostoli, associati al mio singolare ministero petrino per un nuovo e più diretto titolo. Vostro impegno peculiare sarà amare Cristo, testimoniarlo e farlo amare; amare la Chiesa, difenderla e farla conoscere, affinché tutte le tribù, lingue, popoli e nazioni riconoscano che in essa si attua la salvezza di Dio fino agli estremi confini della terra. Non è compito facile, ma è nobile ed esaltante; esige apertura e fermezza, fedeltà e dedizione senza riserve né tentennamenti, ma arricchisce chi lo accetta delle superiori consolazioni dello Spirito. Solo persone che vivano in se stesse una autentica passione per Cristo e per l'uomo possono percorrere un così esigente itinerario di santità, che li conduce a farsi servi di tutti, e a dare, come Cristo e in Lui, "la propria vita in riscatto per molti".


5. Con rinnovata adesione al Signore della vita, la Chiesa si avvia, così, a percorrere quest'ultimo periodo del secolo che ci separa dal Terzo Millennio, raccogliendo le sfide dei tempi moderni e recando all'uomo contemporaneo la fiaccola della grazia divina che salva. Essa non teme i venti delle contraddizioni, delle tentazioni e delle avversità, perché è radicata nella verità di Cristo che la illumina e nella forza dello Spirito che la sostiene. Anche quando tutto sembra vacillare intorno, essa rimane salda. A lei si applica opportunamente la parola del Salmo: "Si scuota la terra con i suoi abitanti, io tengo salde le sue colonne". La Chiesa sa di essere chiamata a formare il fondamento stabile della nuova società rinnovata nell'amore, di quella "una gens" a cui si riferiva con parola appassionata il grande Vescovo di Ippona: "Una gens quia una fides, quia una spes, quia una caritas, quia una expectatio".


6. Di questa Chiesa, che nella fede, nella speranza e nell'amore vive l'attesa dell'incontro definitivo con lo Sposo divino, è immagine perfetta Maria. A Lei, Madre di Dio e Madre nostra, in questa significativa circostanza, alla vigilia della solennità dei Beati Apostoli Pietro e Paolo, vada la nostra filiale gratitudine per la materna assistenza con cui ha guidato e costantemente guida il Popolo cristiano. Si indirizzi a Lei la nostra invocazione per voi, nuovi Cardinali, per i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose che collaborano con voi nell'apostolato, per tutti i fedeli delle vostre Diocesi, per le persone a voi care e per le Nazioni da cui provenite. Sia il cammino della Chiesa pieno di saggezza e di santità, di speranza e di riconciliazione. Cresca in essa il dialogo fiducioso fra tutte le Comunità nell'Occidente e nell'Oriente, specialmente in quelle Nazioni, come ad esempio il Libano, dove la famiglia dei credenti è posta di fronte a molteplici e gravi difficoltà, per il cui superamento è necessario il concorde impegno di tutti. Saluto, in questo spirito di fraterna comunione, anche i rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli, venuti a Roma per le annuali celebrazioni in onore degli Apostoli Pietro e Paolo e, attraverso le loro persone, desidero far giungere il mio cordiale ricordo a tutte le Chiese d'Oriente. Possa il Popolo di Dio rispondere nella sua totalità alla missione, affidatagli dalla Provvidenza, di essere in Cristo il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano. Accompagno questi voti con una particolare Benedizione Apostolica.

Data: 1991-06-28
Venerdi 28 Giugno 1991

Messaggio ai Presidenti di Croazia, Franjio Tudjman, e di Slovenia, Milan Kucan

Titolo: Che la pace civile sia rapidamente restaurata

Le informazioni a proposito di nuovi atti di violenza e delle perdite di vite umane (in Croazia - in Slovenia) sono per la Santa Sede motivo di grande inquietudine. Esprimo la mia solidarietà con le sofferenze della popolazione di questa Repubblica e levo la mia voce per incoraggiare tutte le iniziative che possano portare alla sospensione dell'uso della forza e alla creazione di condizioni che favoriscano il dialogo tra i diversi gruppi nazionali. Io prego Dio di ispirare a tutti dei sentimenti di rispetto e di fraternità per salvaguardare le aspirazioni legittime delle parti e in modo che la pace civile sia rapidamente restaurata.

(Traduzione dal francese)

Data: 1991-06-28
Venerdi 28 Giugno 1991

Udienza al nuovo cardinale Jan Chryzostom Korec, vescovo di Nitra - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Molti sono rimasti fedeli a Cristo e alla Chiesa anche nelle persecuzioni

Caro Signor Cardinale! La ringrazio delle parole, con cui ha voluto manifestare i suoi sentimenti nell'essere innalzato alla dignità cardinalizia.

Per me è motivo di gioia la gioia sua e quella dei fedeli slovacchi. Sono venuti in gran numero a Roma, per esprimere anche così il comune gaudio.

Saluto i vescovi presenti, con a capo l'Em.mo Sig. Cardinale Tomko.

Saluto i rappresentanti della diocesi di Nitra, i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi e le religiose, i fedeli, soprattutto i giovani. Con particolare gioia apprezzo la presenza delle autorità civili, le quali così partecipano alla gioia comune.

La nomina cardinalizia è un riconoscimento dei meriti personali del nominato. La sua portata pero si estende anche ad altre circostanze che tutte insieme formano il quadro completo di tutta la situazione. Penso così alla diocesi di Nitra, gloriosa e storicamente la prima sede vescovile sicura nell'Europa centrale. Penso anche al periodo degli ultimi quattro decenni, nei quali molti fedeli, sacerdoti e vescovi eroici hanno dimostrato la propria fedeltà alla Chiesa e al Cristo con molte tribolazioni, e ai religiosi che hanno lottato contro la condanna a morte con sforzi ammirevoli. Tutta la nazione ha sofferto sotto la pressione dell'ateismo ufficiale, ma con l'aiuto di Dio ha resistito, ha fatto il possibile per mantenere la fede ereditata. Le famiglie pure hanno dovuto fronteggiare le difficoltà alle quali non erano preparate.

L'ammirazione e il riconoscimento si estendono a tutti quelli, che sono rimasti fedeli a Cristo e alla Chiesa nelle prove difficili e nelle persecuzioni palesi.

Per noi credenti le sofferenze subite per Cristo nello spirito di fede sono il pegno delle ulteriori benedizioni del Signore. così sarà certamente anche per voi, cari fratelli e sorelle.

Vi sia di incoraggiamento anche la nomina cardinalizia di un figlio della nazione slovacca. Ciò sia per tutti voi anche un impegno per una nuova fedeltà.

Riunitevi perciò attorno ai vostri vescovi, accettate le loro direttive, perché essi, come successori degli Apostoli, vi conducono soltanto al Cristo e al suo Regno.

Vi accompagni la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dallo slavo)

Data: 1991-06-28
Venerdi 28 Giugno 1991

Udienza al nuovo cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Esperienza e saggezza a servizio della Chiesa

Signor Cardinale, Mi è particolarmente gradito prendere parte alla sua gioia, a quella dei suoi familiari, dei suoi conterranei e di tutti coloro che le fanno corona in così solenne circostanza. La sua elevazione alla dignità cardinalizia come Segretario di Stato rappresenta il meritato riconoscimento per il già lungo servizio da Lei prestato alla Sede Apostolica e Le offre la singolare opportunità di condividere in maniera ancor più stretta ed impegnativa la mia sollecitudine quotidiana per la Chiesa universale e per il mondo. La letizia di questi momenti è, purtroppo, velata dal grave lutto che recentemente l'ha colpita negli affetti più cari. Sono, tuttavia, persuaso che suo Padre, il quale durante la lunga esistenza ha operato per il bene del prossimo con grande fede, gioisca con Lei spiritualmente ed interceda presso Dio per il suo ministero ecclesiale. In questi tempi, caratterizzati da difficoltà e speranze, in questi anni di grande importanza per la Chiesa in cammino verso il terzo Millennio, la sua semplicità, la sua esperienza, assieme alla sua saggezza, che ho già avuto modo di apprezzare, saranno senz'altro preziose per me e per la Sede Apostolica. Le auguro, pertanto, un'esistenza ricca di frutti spirituali ed apostolici e, a tal fine, Le assicuro un ricordo speciale al Signore, al quale chiedo per la sua persona l'abbondanza dei doni spirituali. Anche voi, carissimi fratelli e sorelle, che oggi prendete parte alla sua letizia, sono certo che non gli farete mancare in avvenire la vostra affettuosa preghiera. Con questi voti affido il suo lavoro a Maria, Madre della Chiesa, e con grande cordialità imparto a Lei, Signor Cardinale, ai suoi parenti ed amici una speciale Benedizione Apostolica, che estendo alla diletta Diocesi ed alla nobile città di Asti!

Data: 1991-06-29
Sabato 29 Giugno 1991

Sul sagrato della Basilica Vaticana imposizione del Pallio a 26 Arcivescovi metropoliti e consegna dell'anello ai nuovi cardinali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa vive sempre dell'eredità dei due apostoli: il ministero petrino e il carisma paolino dell'annuncio

"Né la carne, né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio...".


1. Solo il Padre conosce il Figlio! Solo il Padre può rivelare il Figlio! Poco fa Simone, figlio di Giona, ha risposto alla domanda di Gesù: "Tu sei il Cristo (Messia), il Figlio del Dio vivente". La domanda di Gesù suonava: "Voi chi dite che io sia?". Voi - cioè gli Apostoli, i Dodici che Cristo ha scelto e chiamato.

Simon Pietro risponde alla domanda indirizzata a tutti, risponde a nome dei Dodici. Riconosce in Gesù di Nazareth il Cristo: il Figlio del Dio vivente. Questa confessione ha la sua origine in Dio; è rivelata dal Padre. Perché solo il Padre conosce il Figlio. E solo il Padre può far si che la ragione umana riconosca in Cristo Figlio - il Figlio del Dio vivente. Allo stesso modo, soltanto il Figlio conosce il Padre e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Gesù di Nazareth fin dall'inizio ha rivelato il Padre a tutti. Agli Apostoli in modo particolare.

Dando loro a conoscere il Padre, dava a conoscere se stesso come il Figlio del Dio vivente. La risposta di Simon Pietro, che ha avuto luogo nella regione di Cesarea di Filippo, testimonia che è stato allacciato un nuovo legame tra la conoscenza umana e il mistero del Dio vivente.


2. Simile legame è stato allacciato in altro tempo e in altro luogo tra il mistero del Dio vivente e Saulo di Tarso. "Il Signore gli è stato vicino". Il Signore l'ha reso cieco, l'ha fatto cadere a terra. Si è fatto conoscere a lui come il Figlio del Dio vivente. E sebbene lo stesso Cristo risorto abbia convertito il persecutore della propria Chiesa, tuttavia è soltanto il Padre che conosce il Figlio e lo può rivelare. Soltanto il Padre, quindi, poteva rivelare a Saulo, alle porte di Damasco, il suo Figlio Unigenito in Cristo crocifisso e risorto. E gli ha rivelato in Cristo il Figlio della stessa sostanza del Padre, penetrando attraverso la barriera di opposizione eretta da questo servo fervente di Dio come si era rivelato nell'Antico Testamento. Saulo è forse il primo tra coloro, per i quali Cristo divenne "segno di contraddizione". Ma proprio quest'opposizione di Saulo si è dimostrata una terra particolarmente fertile, perché vi possa attecchire la rivelazione del Figlio. Cristo, il Figlio di Dio, ha unito le anime di questi due: di Simone, al quale il Signore stesso ha dato il nome di Pietro, e di Saulo che - dopo la sua elezione ad Apostolo - ha cominciato a chiamarsi Paolo.


3. La Chiesa che è a Roma guarda oggi con la massima venerazione ed adorazione "le grandi opere di Dio" che si realizzarono in tutti e due gli Apostoli: in Pietro e in Paolo. Secondo la tradizione morirono entrambi martiri qui, a Roma, al tempo dell'imperatore Nerone, rendendo definitiva testimonianza a Colui che li aveva chiamati alla dignità di Apostoli e di Martiri della fede. La Chiesa di Roma e di tutto il mondo si sofferma a considerare questa testimonianza definitiva di entrambi gli Apostoli. E vede tutta la loro vita e vocazione mediante il prisma di tale testimonianza. Dio, impenetrabile nel mistero della sua divinità, volle rivelare questo mistero agli uomini, i quali pero portano "questo tesoro in vasi di creta". Eppure ciò che Dio costruisce anche "in vasi di creta" può diventare una pietra, anzi una roccia. E per questo Cristo poteva dire all'Apostolo: "Tu sei Pietro (cioè la Roccia) e su questa pietra edifichero la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa". Su questa Roccia posa costantemente la Chiesa come "popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo": il popolo di Dio!Soltanto il Padre conosce il Figlio, e soltanto il Figlio conosce il Padre. Soltanto lo Spirito scruta le profondità di Dio, lo Spirito del Padre e del Figlio; lo Spirito che è Amore. E' lo stesso Spirito che riversa nei nostri cuori l'amore divino e che ci è dato dal Padre per opera del Figlio: di Cristo Crocifisso e Risorto.


4. L'odierna solennità è un Giorno unico che ci è stato dato dal Signore. Ma quest'unico Giorno, nella vita della Chiesa, si estende a tutto il mondo, in un certo senso, a tutti i giorni. Infatti la Chiesa vive costantemente dell'eredità di Pietro, che è il "ministero" (ministerium petrinum). E vive anche costantemente dell'eredità di Paolo, che è il particolare carisma della proclamazione del Vangelo: "Il Signore... mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili".

Queste due eredità - ministerium petrinum e carisma paolino - ci portano nella festa odierna a Roma, al luogo della nascita al Cielo di tutti e due gli Apostoli, della loro pienezza di vita in Dio. Ecco il giorno, in cui si rivela in modo particolare il significato delle chiavi del regno di Dio. Tutto ciò che è stato legato, qui, sulla terra è rimasto legato anche nei cieli - e tutto ciò che è stato sciolto qui sulla terra, è rimasto sciolto anche nei cieli: è stato sigillato nella gloria del regno che non passa.


5. Noi tutti riuniti qui ci rallegriamo che in questa solennità romana sia presente, nella persona del Metropolita Bartolomeo di Calcedonia, il nostro fratello, il Patriarca Ecumenico Dimitrios I. Questa presenza ha per noi un'eloquenza particolare: ecco, l'apostolo Andrea, fratello di Simon Pietro, è con noi come per testimoniare il desiderio di approfondire il legame fraterno delle Chiese nelle quali permane l'eredità dei Dodici Apostoli del Signore, e particolarmente di quella di Pietro e di Andrea, fratelli di sangue. Ci rallegriamo anche perché oggi l'antichissima Sede di Pietro si arricchisce di nuovi membri del Collegio Cardinalizio, i quali rappresentano in modo particolare il "ministerium petrinum" e partecipano ad esso non soltanto come elettori del successore di San Pietro, ma anche come il suo senato e consiglio, chiamati a una particolare partecipazione alla sollecitudine per la Chiesa universale. La gioia dell'odierna solennità trova la sua autentica espressione nell'antico rito del Pallio che i nuovi Metropoliti ricevono presso la tomba di San Pietro, in segno dello speciale legame che essi hanno con la Chiesa universale nella cura delle Chiese in tutta la terra. Oggi auguriamo a questi nostri fratelli, impegnati nel ministero apostolico, che non cessino di far parte della loro vita il "ministero" e il "carisma", così mirabilmente uniti in questo luogo mediante la viva eredità dei due Apostoli Pietro e Paolo.


6. O Roma felix!Ci sia consentito in questo giorno di esultare nello Spirito Santo e ripetere con Cristo:"Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli".

Ti lodiamo. Ti benediciamo! / A Te la gloria nei secoli! / Amen!

Data: 1991-06-29
Sabato 29 Giugno 1991

La preghiera mariana nella solennità dei santi Pietro e Paolo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La testimonianza esemplare della Chiesa di Roma




1. Ricorre oggi la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. E' festa celebrata, come sapete, dalla Chiesa universale, ma che con gioia tutta particolare e per un dovere specifico è ricordata da questa Chiesa di Roma, la quale dalla loro testimonianza cruenta ha tratto la propria origine. Se Roma ha motivo di rallegrarsi per l'onore che le deriva dalla gloriosa eredità apostolica, al tempo stesso essa deve pure sentirsi richiamata all'esercizio esemplare delle virtù cristiane per non deludere i fedeli che da ogni parte della terra guardano a lei.

L'odierna solennità diventa così celebrazione dell'unità del gregge di Cristo, che nella comunione con la Sede Apostolica Romana trova il criterio sicuro di permanenza nella genuina tradizione evangelica.


2. Di questa stessa comunione anche la schiera dei nuovi Cardinali, creati nel Concistoro di ieri, costituisce una manifestazione ed una conferma. Tra loro vi sono persone provenienti da ciascun continente: Presuli che hanno ben meritato della Chiesa nel servizio alla Sede Apostolica o nel ministero pastorale, ed hanno a volte pagato con gravi sofferenze la fedeltà alla loro missione. Nell'affidare alla Vergine Santissima i Neo-porporati e le loro Comunità, chiediamole di intercedere presso il Figlio suo, affinché tutte le famiglie dei popoli "in pace e concordia siano felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità".

Data: 1991-06-29
Sabato 29 Giugno 1991

Appello per la pace e per una convivenza fraterna - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Non soffocare con la forza i diritti e le legittime aspirazioni dei popoli"

Il mio pensiero oggi si rivolge in particolare alle care popolazioni della Croazia e della Slovenia. Mi sento vicino a coloro che piangono i loro morti, ai feriti, a quanti vivono nel dolore e nella paura. Ripeto ancora una volta che non si possono e non si debbono soffocare con la forza i diritti e le legittime aspirazioni dei popoli e desidero così incoraggiare tutte quelle iniziative intese a ricercare soluzioni giuste, le uniche che possono garantire la pace e una convivenza fraterna tra i popoli. Faccio pertanto appello di nuovo alle Autorità di tutte le Repubbliche della Jugoslavia perché dimostrino costruttiva volontà di dialogo e lungimirante saggezza. Affido queste intenzioni di bene e di pace, per tutti i popoli della Jugoslavia, alla materna intercessione di Maria e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

Data: 1991-06-29
Sabato 29 Giugno 1991

Alla delegazione di Costantinopoli nella solennità dei santi Pietro e Paolo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La preghiera ed il dialogo costituiscono l'unico e irrinunciabile modo di agire nella ricerca della piena unità

Amati fratelli in Cristo, "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme" (Ps 133,1).

Questo sentimento spontaneo espresso dal salmista risuona in me nel momento di accogliere la delegazione dei degni rappresentanti inviata da Sua Santità Dimitrios I. Vi domando di riferire a lui la mia fraterna affezione in Cristo e di trasmettere i miei cordiali saluti ai membri del Santo Sinodo e a tutti i fedeli del Patriarcato ecumenico.

Per me è veramente una grande gioia augurarvi un caloroso benvenuto qui a Roma, in questo giorno in cui festeggiamo i Santi martiri Pietro e Paolo. Ancora una volta siete venuti a partecipare a questa celebrazione: questo dimostra che sta diventando per noi una cosa comune. La vostra presenza tra noi testimonia visibilmente, agli occhi dei fedeli delle nostre due Chiese, che dividiamo già una profonda comunione.

Inoltre, quest'anno, il nostro incontro assume un significato particolare poiché si svolge all'indomani del Concistoro, in cui sono stati creati 22 Cardinali. Essi sono i miei collaboratori immediati. Alcuni di loro saranno chiamati a stare al vostro fianco più da vicino, in virtù della carica pastorale che è stata loro assegnata. Penso particolarmente a Sua Eminenza il Cardinale Edward Idris Cassidy, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei cristiani, di cui voi avete potuto apprezzare l'azione instancabile nel corso di questi ultimi 18 mesi. La sua nomina a Cardinale è, tra l'altro, il segno della grande importanza che la Chiesa cattolica attribuisce alla causa dell'unità. Ma è evidente che tutti i nuovi Cardinali, attraverso la fedeltà al desiderio profondo di Cristo e a ciò che domanda la Chiesa, avranno a cuore di favorire una riconciliazione e una fraternità crescente tra tutti i cristiani, e principalmente, nelle circostanze attuali, con i loro fratelli ortodossi. La disciplina recente della Chiesa cattolica indica chiaramente il nostro dovere: "Appartiene in primo luogo al Collegio dei vescovi intero e alla Sede apostolica incoraggiare e dirigere presso i cattolici il movimento ecumenico il cui scopo è ristabilire l'unità tra tutti i cristiani, unità che la Chiesa è tenuta a promuovere per la volontà di Cristo" (cfr. Codice di Diritto canonico, CIC 755; vedi ugualmente il Codice delle Chiese Orientali, CIO 902).

La vostra presenza mi porta anche a parlare del dialogo teologico che abbiamo iniziato da più di dieci anni or sono. Sapete quanto la Chiesa ci tenga.

I risultati positivi già raggiunti forniscono senza alcun dubbio una solida base per regolare i problemi che risultano dalla nuova situazione in Europa centrale e orientale. Come ho appena ricordato nella Lettera che ho mandato il 31 maggio a tutti i vescovi del continente europeo, sono convinto che il dialogo resti "lo strumento più adatto per affrontare uno scambio fraterno volto a risolvere il contenzioso in spirito di giustizia, di carità e di perdono". La preghiera e il dialogo sono i soli modi di agire che convengano tra cristiani, particolarmente nei periodi di tensione. E' tempo di mettere in opera l'esortazione dell'Apostolo Pietro, che noi festeggiamo oggi: "E finalmente siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili; non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma, al contrario, rispondete benedicendo; poiché a questo siete stati chiamati per avere in eredità la benedizione" (1P 3,89).

Sono dunque profondamente convinto che con l'aiuto dello Spirito Santo usciremo ancora più forti dalle prove di oggi e maggiormente rafforzati nella nostra risoluzione di avanzare sulle strade che conducono all'unità perfetta che Dio vuole per la sua Chiesa.

Nel Vangelo di San Matteo, leggiamo che Gesù, camminando sulla sponda del lago di Galilea, ha chiamato due pescatori, Pietro e suo fratello Andrea.

Essi, lasciate subito le loro reti, lo seguirono e divennero "pescatori di uomini" (Mt 4,19). Questo passaggio è diventato la felice immagine della strada che le Chiese di Roma e di Costantinopoli - di cui i due fratelli sono i rispettivi santi patroni - vogliono seguire insieme per "ammaestrare tutte le nazioni" (Mt 28,19).

Questa è la nostra fervente preghiera: che il Signore ci permetta presto di raggiungere questa unità tanto desiderata, per la sua gloria e per la salvezza del mondo! (Traduzione dal francese)

Data: 1991-06-29
Sabato 29 Giugno 1991

La preghiera dinanzi all'Icona venerata nel Santuario di Sant'Alfonso - Roma

Titolo: Madonna del Perpetuo Soccorso, quella attuale è l'ora tua! Vieni, dunque, in nostro aiuto

"Da quel momento il discepolo la prese nella sua casa".


1. Ogni volta che ci soffermiamo a contemplare e a rivivere questa scena di passione e di amore che si svolse sul Calvario non possiamo non sentire rivolte a noi le parole di Gesù che ci affida come madre la sua stessa Madre. In Giovanni sono presenti la Chiesa e i credenti di ogni tempo; è presente ciascuno di noi.

"Ecco tua Madre": ecco la Madre di ogni uomo! Il discepolo la prese con sé, aprendogli le porte della sua casa, perché il suo cuore pulsasse in sintonia con quello della Madre. Seguendo l'esempio di Giovanni anche noi siamo chiamati ad aprire il nostro spirito a Maria. Raccolti quest'oggi in preghiera dinanzi all'icona della Madonna del Perpetuo Soccorso, non possiamo non rinnovarLe i nostri sentimenti di servi e di figli devoti.


2. Nella mia angoscia, aiutami Signore! L'invocazione dell'odierna liturgia, che si leva dal seno dell'umanità appesantita dal male e dal dolore non cade così nel vuoto. Il cammino dell'uomo, anche quando è faticoso ed impervio, non è senza speranza. C'è una Madre che veglia accanto ad ogni essere umano!Attestano questa sua presenza i numerosi segni da Lei operati nel corso dei secoli; la rendono visibile i santuari, le chiese, le sculture e le molteplici rappresentazioni con cui la pietà e l'arte del popolo hanno arricchito le nostre tradizioni cristiane. La Madre di Dio è soprattutto presente con la potenza della sua misericordiosa intercessione quando ascolta, interviene, protegge e dischiude ai fedeli le porte della salvezza.


3. "Cose stupende si dicono di Te", o Maria, perché nel tuo grembo verginale il Signore Dio ha posto "le sorgenti della salvezza". Il grembo verginale della Figlia di Sion ha accolto il Figlio prediletto, il Verbo incarnato. Sei beata, Maria, perché "cose stupende si dicono di Te"!Con questa invocazione biblica, rivolta alla Madre del Redentore, saluto con affetto tutti voi, cari fratelli e sorelle, che prendete parte a questa celebrazione liturgica. Saluto in particolare il Generale dei Redentoristi, Padre Juan M. Lasso de La Vega, i Consiglieri Generali, i Religiosi di questa Comunità e, attraverso di voi, tutte le Comunità del vostro Istituto sparse nel mondo. Vi esprimo il mio sincero apprezzamento per l'opera che svolgete, fedeli agli insegnamenti di sant'Alfonso, il cantore delle "Glorie di Maria". E rendo grazie alla Madonna per l'opportunità che oggi mi è data di incontrarvi sotto il suo sguardo benedicente. Sono passati, ormai, 125 anni da quel 26 aprile 1866, quando il papa Pio IX affido al vostro Istituto la diffusione del culto alla Vergine del Perpetuo Soccorso. Da allora non avete cessato di custodire con amore questa icona bizantina, giunta dall'Oriente e diventata un punto di riferimento per i fedeli che vengono a pregare in questo tempio.


4. Come scrivevo nella mia Lettera Apostolica "Duodecimum Saeculum" (1987), "il credente di oggi, come quello di ieri, deve essere aiutato nella preghiera e nella vita spirituale con la visione di opere che cercano di esprimere il mistero senza per nulla occultarlo". L'icona richiama il mistero della divina maternità e mentre invita alla fiducia, esalta il ruolo che la Vergine riveste nella vita di ogni credente. Maria è madre di speranza e di bontà; madre di misericordia e di grazia.

"Volendo Dio redimere il genere umano, - osserva sant'Alfonso Maria de' Liguori, ispirandosi a san Bernardo - ha posto tutto il valore della redenzione in mano di Maria, perché Ella lo dispensi a sua voglia". In questa icona Maria ci dispensa questo valore col lieto annunzio che la Nuova Alleanza si è in Lei pienamente realizzata e per mezzo di Lei è offerta a tutti gli uomini. Gesù le stringe la mano destra, quasi a comunicarLe le primizie della redenzione e a testimoniare il modo straordinario della cooperazione della Madre del Signore alla salvezza dell'umanità. Gli occhi della Vergine guardano verso il popolo ed irradiano su di esso il dono della grazia divina.


5. "Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele". Non si avverte, forse, in modo straordinario, guardando questa sacra effige, il compimento della promessa preannunciata dal profeta Isaia, di cui ci parla la prima lettura? La Vergine darà alla luce l'Emmanuele, il Dio che resta fra noi. Il Figlio, fatto uomo, dell'eterno Padre, nel quale si compie la promessa antica della redenzione. Quale straordinario mistero! E' mistero di salvezza e di speranza; è mistero di pace vera e di gioia profonda. Ma la Vergine continua nel tempo questo suo ruolo di Madre: genera in modo spirituale l'Emmanuele fra gli uomini; ci offre il Redentore, di cui è la prima e più generosa serva, ed incoraggia il popolo cristiano a convertirsi costantemente al divino Maestro e Signore.


6. A voi tutti, cari fratelli e sorelle, che frequentate questo luogo sacro, io dico: prendete stimolo da questa celebrazione per rinnovare la vostra devozione alla Beata Vergine del Perpetuo Soccorso, che potete qui contemplare. Non dimenticate che la Vergine occupa, dopo Cristo, il posto più alto e più vicino a noi"; ed "è congiunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza". Quando questa madre buona scorge i nostri limiti, si avvicina per soccorrerci prima che noi domandiamo aiuto. Il Signore ce l'ha data come avvocata, ad essa ha conferito il potere di sostenerci. Maria soccorre la Chiesa che a Lei guarda con fiducia.

Sostenta con la sua misericordia chi soffre e rischia di cedere allo sconforto.

Guarda benigna ai gravi problemi che l'umanità vive nel tempo presente. Fa si che tutti possano trarre proprio da Lei, Madre del Perpetuo Soccorso, luce ed ispirazione per camminare con fedeltà e coraggio sulla strada della salvezza. Non dimenticate le parole di sant'Alfonso Maria de' Liguori, il quale osservava che "ogni bene, ogni aiuto, ogni grazia che gli uomini hanno ricevuto e riceveranno da Dio anche nel futuro tutto è venuto e verrà per intercessione e per mezzo di Maria".


7. "Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole".

Appare nel cielo dell'umanità un segno di sicura speranza: Maria, la Madre del Perpetuo Soccorso.

E' vero! Soltanto Dio è la fonte di ogni grazia e Signore assoluto di tutte le cose. A Dio, pero, è sommamente gradita l'intercessione di Maria, donna vestita di sole, che tutto può ottenere, perché chiede non per sé, ma per noi.

Domanda in nome di Gesù Cristo e le sue preghiere nascono da un cuore di mamma.

Non possono, pertanto, non essere ascoltate.

Segno grandioso della nostra speranza, noi ti invochiamo! O Vergine del Perpetuo Soccorso,Santa Madre del Redentore;soccorri il tuo popolo, che anela a risorgere;dona a tutti la gioia di camminare verso il terzo Millennio nella consapevole ed attiva solidarietà con i più poveri, annunciando in modo nuovo e coraggioso il Vangelo del Tuo Figlio, fondamento e culmine di ogni umana convivenza, che aspira ad una pace vera, giusta e duratura. Come il Bambino Gesù, che ammiriamo in questa venerata icona, anche noi vogliamo stringere la tua destra. A Te non manca né potenza, né bontà per soccorrerci in ogni necessità ed in ogni bisogno. Quella attuale è l'ora tua! Vieni, dunque, in nostro aiuto e sii per tutti rifugio e speranza! Amen!

Data: 1991-06-30
Domenica 30 Giugno 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Concistoro Ordinario pubblico per la creazione di 22 nuovi cardinali - Città del Vaticano (Roma)