GPII 1991 Insegnamenti - La sfida per noi Pastori della Chiesa

La sfida per noi Pastori della Chiesa


3. così, dunque, "l'amore di Cristo ci spinge". Esiste una spinta che attraversa la storia dell'uomo e che riguarda il suo collegamento con il mondo visibile, con il creato. Una tale spinta si manifesta in un progresso multiforme.

Ed esiste un'altra spinta, quella che proviene da Cristo, la spinta che nasce dal suo amore: "se uno è in Cristo, è una creatura nuova" (2Co 5,17).

Come riconciliare "una creatura nuova" con il progresso terreno? Il Concilio Vaticano II ha ricordato che una tale riconciliazione costituisce la missione permanente della Chiesa; la sfida per tutti coloro che, guidati dallo Spirito Santo, diventano figli nel Figlio; la sfida per noi Pastori della Chiesa.

"E' stato Dio, infatti, a riconciliare in sè il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione" (2Co 5,19).

In che modo dobbiamo fungere da ambasciatori per Cristo? (cfr. 2Co 5,20). Come dobbiamo supplicare ed esortare la vecchia e sempre nuova Europa: "lasciatevi riconciliare con Dio"? (cfr. Ibidem 2Co 5,20). La risposta è nell'amore di Cristo che ci spinge.

La Chiesa riuscirà a farsi promotrice di vera pace? E', questa, una domanda chiave per il futuro dell'Europa


4. Ringraziamo per il Sinodo che è stato per noi una nuova spinta all'amore.

Mentre chiudiamo i lavori compiuti nella nostra comunità sinodale, desideriamo ritornare alle Chiese delle nostre patrie europee come portatori della pace di Cristo: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore" (Jn 15,27).

Questa nuova alleanza di pace è iscritta nel mistero dell'Eucaristia che stiamo per celebrare.

In questa Europa, che aspira alla sua unità, vi sono tante inquietudini.

Vi sono tante minacce e tensioni attuali e potenziali, che spingono nel senso contrario a quello voluto da Cristo.

La Chiesa riuscirà a farsi promotrice di vera Pace? Riuscirà a meritarsi la beatitudine destinata agli "Operatori di pace"? Sarà in grado di trasferire la riconciliazione, con la quale Dio ha riconciliato il mondo con se stesso, nelle dimensioni interumane e internazionali? E', questa, una domanda chiave per il futuro dell'Europa e del mondo.

Una domanda fondamentale anche per la missione della Chiesa.

Spinti dall'amore di Cristo, cammineremo per le strade del vecchio Continente per proclamare la Verità che ci fa liberi


5. Cristo dice: "Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26).

Vi ricorderà...

La potenza dello Spirito e la parola salvifica di Cristo non hanno mai abbandonato gli uomini, di cui tanti sono diventati testimoni e martiri del nuovo secolo in questo antichissimo Continente.

E non abbandoneranno neppure noi! Spinti dall'amore di Cristo, cammineremo per le strade del vecchio Continente per proclamare la Verità che ci fa liberi, invitando tutti a rinnovarsi interiormente nella santità e nella giustizia.

Cari fratelli nell'Episcopato, tornando alle vostre Comunità cristiane, non cessate di essere e di operare da veri "testimoni di Cristo che ci ha liberati". Moltiplicate le vostre iniziative per porre in atto la nuova evangelizzazione dell'Europa. Siate uniti nella vostra testimonianza di fede: l'unita del continente europeo sarà occasione preziosa per le vostre Chiese, per proclamare il Regno di Cristo con "un cuor solo e un'anima sola" (Ac 4,32).

Abbiamo incominciato i nostri lavori a Roma, nel nome di Cristo. Li concludiamo nel nome di Cristo, che "e lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8).

Concludiamo oggi per incominciare di nuovo: nel nome di Cristo, che ci spinge! Amen!

Data: 1991-12-14
Sabato 14 Dicembre 1991

Ai fedeli della regione austriaca di Vorarlberg - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Possiate riconoscere la fede nella vita quotidiana

Caro Signor Vescovo! Signor Presidente regionale, Signor Ambasciatore! Cari pellegrini e pellegrine! Porgo a tutti Voi il mio saluto di benvenuto in Vaticano con il sincero ringraziamento per le cordiali parole di saluto che mi avete rivolto.

Sulla Piazza di San Pietro, un albero delle belle foreste di Vorarlberg, come segno della vita della nostra natura, non è solo un saluto della vostra regione ma anche un segno della vostra viva fede. Che i cristiani del vostro paese possano riconoscere la fede nella vita quotidiana in modo così diretto e vivo come quest'albero si erge sulla Piazza di San Pietro portando in modo significativo i saluti della vostra regione.

L'albero viene illuminato e porta gioia. Auguro a Voi e a tutti i fedeli della vostra diocesi di essere "cristiani luminosi", che possiate portare con la vostra vita gioia e redenzione al prossimo.

Questa forma di amore liberatore attraverso l'annuncio della buona novella e il compimento di opere buone è un contributo decisivo alla richiesta di evangelizzazione dell'Europa.

Debbo ringraziare cordialmente il vostro Vescovo Kung ed il suo predecessore il Vescovo Bruno Wechner per i numerosi aiuti diretti alle missioni nel mondo, alla Caritas e alle numerose altre opere del servizio sociale, promosse e rese operative dal clero diocesano, dai confratelli e consorelle, dai missionari e soprattutto dai movimenti laici apostolici. L'albero di Natale sulla Piazza di San Pietro è certo un saluto di Voi tutti ed è per questo che desidero rivolgere queste cordiali parole di benvenuto ad ognuno di voi invitandovi ad essere vera Chiesa portando l'annuncio di Cristo a tutti gli uomini.

Un saluto particolare è rivolto al Presidente regionale e ai rappresentanti del territorio di Vorarlberg e della città di Bregenz, ai singoli collaboratori responsabili, ma anche ai pellegrini. La ringrazio di cuore, caro Signor Sindaco di Bregenz, per l'Albero di Natale, che ha messo a disposizione in modo così gentile. A voi tutti va il mio ringraziamento per la buona cooperazione con la guida diocesana e per la vostra apertura nel realizzare la vita pubblica, la politica, l'economia e la cultura, nonchè la vita sociale in senso cristiano e quindi nel rendere chiara la vostra responsabilità comune verso gli uomini e la società. Date una testimonianza eloquente della collaborazione dei laici nella Chiesa. Attraverso l'albero di Natale del vostro paese condividete con noi la gioia del Natale, per questo vi ringrazio sinceramente.

Mi sia permesso di rivolgere un saluto ai pellegrini che vi accompagnano, presenti come comunità di preghiera, alla banda musicale, e a tutti quelli che hanno collaborato alla promozione dei lavori organizzativi e pratici.

Per Voi tutti, che prendete parte a questo incontro, ma anche per i vostri cari a casa e per tutti i cittadini della vostra regione federale supplico la pace e la gioia della Santa Notte, nonchè la benedizione di Dio e la sua fedele protezione per il nuovo anno. Vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal tedesco)

Data: 1991-12-14
Sabato 14 Dicembre 1991

Messa per i fedeli - Parrocchia di Gesù Divino Maestro (Roma)

Titolo: Roma è chiamata ad irradiare la luce di Cristo




1. "Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.

La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!" (Ph 4,4).

La terza domenica d'Avvento, che oggi celebriamo, è chiamata nella tradizione liturgica "Domenica gaudete". Ciò proviene dalle prime parole del brano della Lettera di Paolo ai Filippesi, letto poco fa, che inizia appunto con l'esortazione: "rallegratevi". La comunità cristiana esprime la propria gioia all'approssimarsi del Natale del Signore. Tra pochi giorni, infatti, gli avvenimenti di Betlemme saranno davanti ai nostri occhi, nei nostri cuori e nelle nostre preghiere. Sono eventi mirabili, in cui campeggiano Maria, la Madre di Dio, che dà alla luce il suo unigenito; Giuseppe, il giusto, che da padre putativo provvede silenziosamente alle necessità della Santa Famiglia; poi gli Angeli, che cantano in coro e i Pastori che accorrono e trovano il Bambino che era stato loro annunciato. Attorno a questi avvenimenti si crea un clima di gioia, secondo le parole dell'Angelo: "Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo".


2. Anche il profeta Sofonia, evocato nella prima lettura, esorta alla gioia e all'esultanza. Il profeta, fustigatore delle colpe che stavano alla base della crisi religiosa del popolo e che preludevano al castigo dell'esilio, si fa anche annunciatore della tenerezza di Dio, che perdonerà le colpe, revocherà le condanne, disperderà i nemici e regnerà sul popolo come salvatore potente. Nelle sue parole la Chiesa ha sempre letto una chiara allusione al Messia, Figlio di Dio, Salvatore degli uomini, nel cui nome la letizia e l'esultanza raggiungono il culmine, perché la sua venuta porta salvezza non solo ad alcuni, ma a tutti, indistintamente, gli esseri umani.


3. Infine, anche il brano del Vangelo contribuisce a introdurci nel gaudio natalizio. Luca racconta di Giovanni Battista che, interrogato se fosse lui il Messia, risponde: "Viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali. Costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". Poi, con l'immagine del buon grano, che il Messia raccoglierà nel granaio, e della pula che brucerà nel fuoco inestinguibile, annuncia i tempi nuovi della vittoria del bene sul male, motivo di profonda emozione per ogni cuore retto. Ma Giovanni dà anche indicazioni sul modo di accogliere il Messia. Quando gli chiedono: "Che cosa dobbiamo fare?", risponde esortando a compiere i doveri del proprio stato, a non recare offesa ad alcuno, ad essere generosi con il prossimo nel bisogno. Le indicazioni del Battista preludono già al discorso della Montagna e a quello del comandamento nuovo dell'amore, nei quali il Divin Maestro tocca il vertice del suo insegnamento. La gioia cristiana, come ha affermato il mio predecessore Paolo VI nell'Esortazione Apostolica Gaudete in Domino, deriva dunque da due sorgenti collegate tra loro: da una parte c'è l'opera salvatrice di Dio, che consente di vivere e di possedere quella pace interiore che supera ogni comprensione; dall'altra la cooperazione dell'uomo, che, accogliendo il dono di Dio, vi modella spontaneamente e volutamente la propria condotta.


4. Cari fratelli e sorelle, proprio a questo fine mira l'attività pastorale della Chiesa. Anche nella vostra parrocchia sono fiorite numerose opere destinate a diffondere la buona novella della bontà misericordiosa di Dio. Vi si trovano, infatti, importanti centri di assistenza sanitaria, come la Facoltà di Medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, il Policlinico Gemelli e la Clinica Columbus: altrettanti luoghi di aiuto, di sollievo e di cura per quanti soffrono e desiderano tornare alla pienezza della salute e della gioia, che il Redentore è venuto a recare sulla terra. Colgo volentieri questa occasione per rivolgere il mio encomio al Rettore Magnifico, agli Amministratori, al Personale Medico e Paramedico del Policlinico Gemelli, che tanto si distinguono per la loro qualificata attività professionale, umana e cristiana, non solo nell'ambito della diocesi di Roma, ma anche in quello nazionale e internazionale. Il Signore non mancherà di confortarli nella loro dedizione di buoni "samaritani", perché ciò che è fatto al malato e al debole è come fatto a lui stesso (cfr. Mt 25,40). Ma in questa circoscrizione si riscontrano purtroppo anche carenze di strutture sociali, come è dato costatare dalla mancanza di luoghi di incontro e di ritrovo, dalla difficile situazione della circolazione e degli spostamenti. Inoltre, a causa della scarsezza di alloggi, molte giovani coppie sono costrette ad abbandonare la parrocchia e a spostarsi verso quartieri periferici. Sono questi dei limiti tipici delle grandi metropoli moderne, ma che incidono sulla crescita umana e spirituale dei fedeli.


5. Anche per attirare l'attenzione su questi problemi, che toccano la vita di questa ampia zona, la quale fino al 1960 era ancora coperta da prati con sparsi casolari, ho voluto compiere questa visita pastorale. Sono lieto di salutare, insieme al Cardinale Vicario, Camillo Ruini, e al Vescovo Ausiliare del Settore Ovest, Monsignor Cesare Nosiglia, tutti voi, cari fedeli, che affollate questa Chiesa parrocchiale, intitolata a Gesù Divin Maestro. Saluto, in particolare, il vostro zelante Parroco, Monsignor Guido Guasco, e tutti i sacerdoti che prestano la loro collaborazione nell'ambito delle attività pastorali. Esprimo il mio grato apprezzamento per l'opera preziosa che svolgono le numerose Comunità religiose, maschili e femminili, con particolare pensiero per le Monache Benedettine di stretta clausura, che sono, per così dire, il polmone spirituale della vostra Comunità. Il mio ringraziamento cordiale va pure ai vari gruppi laici: al Consiglio Pastorale, all'Azione Cattolica dei Settori Adulti, Ragazzi e Giovanissimi, all'AGESCI, al gruppo Servizio Anziani, ai responsabili della Caritas, ai Ministranti della Liturgia, ai Catechisti. A tutti costoro rivolgo il mio plauso e il mio incoraggiamento a continuare la loro preziosa attività di animazione cristiana e ad impegnarsi con perseveranza nel cammino di fede e nella testimonianza fattiva e credibile di fronte a coloro che vivono ai margini della vita parrocchiale. Siate discepoli assidui e coerenti di Gesù, Divin Maestro, che, prima ancora della parola, ha dato l'esempio.


6. Mentre continua l'opera missionaria di evangelizzazione di coloro che non conoscono ancora Gesù, si avverte l'urgente necessità di una rievangelizzazione delle terre di antica cristianità, tra cui non è esente la nostra Città. Per questo vi siete impegnati nel Sinodo pastorale diocesano e per questo vi esorto a partecipare a tutte le iniziative che vengono, a mano a mano, poste in atto.

Vogliamo che Roma diventi la biblica città situata sul monte, che non può tenersi nascosta, perché chiamata a irradiare luce.

Il mio augurio per la vostra parrocchia, anche in vista del Natale, è quello che proviene dal Vangelo: "La vostra luce risplenda davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,16).

"Alleluja. Viene in mezzo a noi il Dio della gioia. Ecco, Dio è la mia salvezza, io confidero, non avro mai timore" (Salmo responsoriale).

Amen! (Il Papa ha poi lanciato un appello perché "la forza della pace" prevalga sulle logiche di guerra, di odio, di violenza, in Jugoslavia e in tutto il mondo. Queste le parole del Santo Padre:) Il tema della pace è tema di tutto il mondo, di tutti i continenti, di tutti i popoli, in diverse forme. E' diventato anche un tema "caldo" del nostro continente nelle ultime settimane, negli ultimi mesi. Noi soffriamo insieme ai nostri fratelli dell'altra sponda dell'Adriatico, a tutti senza eccezione: serbi, croati, sloveni e tutti gli altri popoli della Jugoslavia.

Cerchiamo di vivere con loro, di condividere con loro queste sofferenze, ma soprattutto di pregare perché prevalga la forza della pace su queste forze dell'odio, della guerra, della violenza: prevalga la forza della pace! Gesù Principe della Pace: così lo invochiamo sempre durante i giorni che preparano alla Solennità del Natale.

Che egli dia la pace, che illumini i cuori, le menti, le attività di tutti. Niente si può ottenere con la guerra, con la violenza; tutto si può guadagnare con la pace, per il bene di questi popoli, per il bene dei loro paesi e del loro Paese, perché sono così vicini, così limitrofi, e poi sono vicini a noi.

Durante questi giorni occorre una grande preghiera, un grande grido al Principe della Pace, per la pace fra i nostri vicini europei.

Data: 1991-12-15
Domenica 15 Dicembre 1991

Al Consiglio Pastorale - Parrocchia di Gesù Divino Maestro (Roma)

Titolo: Natale vuol dire rinascere con Gesù nella Grazia del Padre

Certamente il messaggio del Natale si riferisce a ciascuno di noi, personalmente, ma c'è una dimensione specifica di questo messaggio che è la famiglia. Allora, io vorrei augurare buon Natale a tutte le famiglie della parrocchia, a tutte le famiglie rappresentate qui dalle vostre persone. Vi sono poi le diverse "famiglie" delle associazioni, dei movimenti, e la specifica "famiglia" dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico "Gemelli", a cui io devo tanto nella mia vita, specialmente nella grande crisi di questa vita, oltre dieci anni fa: allora ero un paziente poco obbediente...

Tutte queste famiglie "chiese domestiche" e tutte le famiglie in senso lato confluiscono nella famiglia della parrocchia. A questa parrocchia, in cui è presente in modo speciale Gesù Divin Maestro con il suo Vangelo e soprattutto con il Vangelo del suo Mistero pasquale, auguro veramente un buon Natale, che vuol dire rinascere, perchè questo è il mistero dell'uomo nella Chiesa e il mistero della Chiesa nell'uomo.

Il compito della Chiesa e della parrocchia è sempre far rinascere quello che nell'uomo può rinascere. Ha detto una volta Nicodemo a Cristo: ma io sono già nato. Gesù parlava invece di una nascita diversa, una nascita a somiglianza della sua nascita eterna e perenne dal Padre. Questa nascita trova in noi un'analogia reale nella Grazia. Auguro questa Grazia del Natale a tutta la parrocchia, alla vostra comunità e a tutte le persone che la compongono, vicine e anche lontane, perchè possano di nuovo avvicinarsi a Gesù attraverso il mistero di Betlemme.

Ringrazio specialmente il Consiglio Pastorale qui presente per questa opera apostolica propria dei laici, anche delle religiose e dei religiosi. Questa opera si sintetizza in ogni Consiglio Pastorale per la parrocchia e, attraverso di essa, per tutta la Chiesa. La Chiesa è sempre particolare e universale insieme.

Nella sua dimensione particolare c'è la sua universalità e nella sua universalità c'è ogni Chiesa particolare, diocesi, parrocchia.

Data: 1991-12-15
Domenica 15 Dicembre 1991

Ai ragazzi e ai giovani - Parrocchia di Gesù Divino Maestro (Roma)

Titolo: Preghiamo perché la forza della pace prevalga sull'odio e sulla violenza

Saluto di cuore tutti i bambini, i ragazzi, i giovani qui riuniti.

Vi ho visto prima nella chiesa e vi ho sentito cantare. Vi ringrazio per questa vostra partecipazione attiva all'Eucaristia. Poi vorrei aggiungere che in queste ultime settimane abbiamo celebrato a Roma il Sinodo dei Vescovi per l'Europa. E' stato un evento importante per la Chiesa, ma penso anche per la società europea dei diversi Paesi dall'Atlantico agli Urali. Il tema della pace è tema di tutto il mondo, di tutti i continenti, di tutti i popoli, in diverse forme. E' diventato anche un tema "caldo" del nostro continente nelle ultime settimane, negli ultimi mesi.

Noi soffriamo insieme ai nostri fratelli dell'altra sponda dell'Adriatico, a tutti senza eccezione: serbi, croati, sloveni e tutti gli altri popoli della Jugoslavia. Cerchiamo di vivere con loro, di condividere con loro queste sofferenze, ma soprattutto di pregare perchè prevalga la forza della pace su queste forze dell'odio, della guerra, della violenza: prevalga la forza della pace! Gesù Principe della Pace: così lo invochiamo sempre durante i giorni che preparano alla Solennità del Natale. Che egli dia la pace, che illumini i cuori, le menti, le attività di tutti. Niente si può ottenere con la guerra, con la violenza; tutto si può guadagnare con la pace, per il bene di questi popoli, per il bene dei loro paesi e del loro Paese, perchè sono così vicini, così limitrofi, e poi sono vicini a noi.

Durante questi giorni occorre una grande preghiera, un grande grido al Principe della Pace, per la pace fra i nostri vicini europei.

Data: 1991-12-15
Domenica 15 Dicembre 1991

Ai Vescovi di Toledo, Santiago e Madrid in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La santità, una condizione insostituibile per la missione

Carissimi fratelli nell'Episcopato,


1. "Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (Ga 1,3). Con queste parole dell'Apostolo, desidero esprimere i miei sentimenti di affetto e di gioiosa comunione con voi, Pastori delle provincie ecclesiastiche di Toledo, Santiago di Compostela e Madrid, che effettuate la visita ad Limina quali latori alla Sede di Pietro delle preoccupazioni e delle gioie, dei desideri e delle speranze che vi animano nella edificazione delle comunità che il Signore ha affidato alle vostre cure. In questi momenti di vicinanza e di affetto ecclesiale, il mio pensiero si volge anche a tutte le diocesi che rappresentate, ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli. Ringrazio vivamente per le parole che, a nome di tutti, ha voluto rivolgermi il Signor Cardinale Marcelo Gonzalez Martin. Desidero esprimere inoltre la mia profonda gratitudine per questa visita, che avete preparato con tanta cura, e che viene a rafforzare l'intimo vincolo che ci unisce nella preghiera, nella fede e nell'amore operoso. Nei colloqui personali che abbiamo avuto durante questi giorni, ho potuto nuovamente apprezzare la vitalità delle vostre Chiese particolari, la vostra sollecitudine di Pastori, la dedizione dei vostri collaboratori nel ministero e la fedeltà a questo centro di unità che è la Sede Apostolica.


2. Ho ancora vivo nella mente il ricordo delle intense giornate vissute con i fedeli di non poche delle vostre diocesi durante le mie visite in Spagna. Con molti di loro ho avuto la gioia di incontrarmi in altre occasioni; recentemente con i giovani spagnoli che hanno partecipato alla VI Giornata Mondiale della Gioventù a Czestochowa portando il loro entusiasmo a quel memorabile incontro di libertà e amore che sono state le celebrazioni presso il Santuario di Jasna Gora.

Durante quei giorni di profonde esperienze umane e cristiane, i giovani europei hanno manifestato che la Chiesa è cammino di unione tra le culture e i popoli, indicando così le vie lungo le quali le generazioni attuali intendono costruire la nuova Europa delle patrie solidali. Fatto, questo, per voi non insolito, in quanto non poche delle vostre Chiese sono caratterizzate da quel cammino di Santiago, che è stato ed è uno dei punti di riferimento che ha costruito la peculiare simbiosi di unità e di diversità che ha caratterizzato la cultura dell'Europa cristiana.

Oggi, questa vecchia Europa ha bisogno di trovare nuovamente nel Vangelo di Gesù Cristo le radici vive e la sorgente feconda del suo patrimonio spirituale e morale. Questo è l'anelito pastorale che mi ha spinto a convocare il Sinodo straordinario dei Vescovi che si è appena concluso a Roma e a cui l'episcopato spagnolo ha offerto il suo prezioso contributo.


3. In questo contesto, come non ricordare due avvenimenti del 1989, significativi per le vostre comunità diocesane e per tutta la Chiesa in Spagna? A Toledo avete celebrato il XIV centenario del III Concilio di Toledo, decisivo nell'adesione di tutti i vostri popoli alla fede cattolica. A Santiago di Compostela, in risposta al mio gioioso appello, si sono riuniti mezzo milione di giovani pellegrini da tutto il mondo per "scoprire, alle soglie dell'anno 2000, le radici apostoliche della fede ed impegnarsi attivamente nell'evangelizzazione del mondo contemporaneo" (Messaggio, 27/3/1988). D'altra parte, per offrire una migliore attenzione pastorale ai fedeli, nel luglio di quest'anno è stata eretta la Provincia ecclesiastica di Madrid, e sono state create le nuove diocesi di Alcala de Henares e Jetafe. Storia, presente e futuro si abbracciano nell'attuale momento della vostra Chiesa, come segno della volontà del Signore, che vi chiede di rinnovare la fedeltà all'eredità della fede apostolica che avete ricevuto con un'entustiastica disposizione spirituale, per portare a termine l'opera evangelizzatice con nuovo ardore, nuovi metodi, nuove espressioni. Lo state già facendo attraverso i vostri programmi pastorali, ma soprattutto mediante la testimonianza e l'azione apostolica, promuovendo nelle vostre diocesi una nuova evangelizzazione. La nuova evangelizzazione in cui siete impegnati deve avere come primo obiettivo quello di rendere vivo tra i fedeli l'ideale di santità. Una santità che si manifesti nella testimonianza della propria fede, nella carità senza limiti, nell'amore vissuto ed esercitato nelle attività di ogni giorno. Una santità cui tutti i cristiani, senza eccezione, sono chiamati. A questo riguardo, desidero condividere con voi alcune riflessioni su una preoccupazione pastorale di vitale importanza per il futuro della Chiesa: la partecipazione del laicato cristiano alla missione redentrice di Cristo, alla diffusione del Vangelo.


4. I laici, per la loro condizione secolare, sono chiamati a sviluppare nella società la nuova vita che hanno ricevuto nel battesimo. Ad essi spetta di "permeare e perfezionare l'ordine delle realtà temporali con lo spirito evangelico" (AA 5), esercitando "a modo di fermento... nel mondo il loro apostolato" (AA 2). A partire dalle loro attività quotidiane, essi devono "testimoniare come la fede cristiana costituisca l'unica risposta pienamente valida... dei problemi e delle speranze che la vita pone ad ogni uomo e ad ogni società" (CL 34). Ma la loro condizione di fedeli seguaci di Cristo e, al tempo stesso, di membri della città terrena, non deve portarli all'errore di avere come "due vite parallele: da una parte, la vita cosiddetta "spirituale", con i suoi valori e con le sue esigenze, e dall'altra la vita cosiddetta "secolare", ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell'impegno politico e della cultura" (CL 59). So molto bene che, come Pastori del Popolo di Dio, avete segnalato ripetutamente questo pericolo, che priva la società dell'irrinunciabile presenza attiva dei laici negli affari temporali. L'ultima Assemblea della vostra Conferenza Episcopale ha studiato appunto il tema dei laici. Come in precedenti occasioni, avete posto l'accento sul bisogno di rendere presenti i valori evangelici nella società e nei diversi ambiti in cui si configura l'identità di un popolo. In seno alla società spagnola, i laici cristiani, mossi dalla loro fede e spirito apostolico, devono sentirsi interpellati a promuovere alternative socioculturali di ogni tipo, in grado di contrastare quelle che, negando il mondo della trascendenza, pretendono di instaurare una società come se Dio non esistesse (cfr. CL 34), o fosse soltanto qualcosa del passato.


5. La loro stessa vocazione impegna i laici a vivere immersi nelle realtà temporali come costruttori di pace e di armonia e, al tempo stesso, sentendo sempre la Chiesa come patria spirituale; laici consapevoli dell'ecclesialità della fede, da cui sorgeranno, come in altre epoche della vostra storia, opere mirabili, in cui Vangelo e cultura sono rimasti intimamente uniti come espressione originale e creativa della fecondità dell'amore cristiano. I laici, uomini e donne, devono sentirsi chiamati a contribuire generosamente al bene comune. Tutti devono promuovere la giustizia e la solidarietà nella loro vita quotidiana, nell'ambito delle loro responsabilità sociali concrete, nell'attività economica, nell'impegno sindacale o politico, nell'attività educativa e culturale, nelle istituzioni al servizio della salute, nelle iniziative al servizio della famiglia, nei progetti di promozione umana integrale di settori emarginati della popolazione, nei mezzi di comunicazione sociale, ecc. Un campo che attende l'azione generosa e decisa dei laici cristiani è quello dei settori che si sono allontanati dalla Chiesa, cui essi devono avvicinarsi senza timori né arroganza, ma convinti che "tutti i vari campi della vita laicale rientrano nel disegno di Dio, che li vuole come il "luogo storico" del rivelarsi e del realizzarsi della carità di Gesù Cristo" (CL 59). Compito non facile, poiché presuppone una paziente e solida catechesi sul ruolo che i laici svolgono nella Chiesa e nel mondo. In questa catechesi non deve mancare - in particolare per quanti sono impegnati in campo sociale e politico - un'adeguata conoscenza della dottrina sociale cattolica, che deve ispirare la condotta cristiana a una continua conversione ai valori evangelici. In questo itinerario spirituale, deve essere vissuta anche l'opzione preferenziale per i poveri, che è "una forma speciale di primato nell'esercizio della carità cristiana, testimoniata da tutta la Tradizione della Chiesa" (SRS 42) e, al tempo stesso, un modo di manifestare "l'universalità dell'essere e della missione" della stessa (Libertatis Conscientia, 68).


6. Aiutate quindi i laici, amati Fratelli, in quest'ardua e permanente esigenza di vivere secondo il Vangelo. E' necessario proclamare apertamente che "la santità... deve dirsi un fondamentale presupposto e una condizione insostituibile per il compiersi della missione di salvezza nella Chiesa" (CL 17).

Consacrate a questo compito tutte le vostre energie. Promuovete nelle vostre comunità quella nuova coscienza della missione che dia aperta testimonianza della grandezza della vita cristiana. Che le parrocchie e le diocesi accolgano e promuovano tutte quelle iniziative pastorali ed apostoliche che la Chiesa ha approvato e che forniscono nuove ricchezze alla vita ecclesiale. Che tutti, quali discepoli, siamo disposti ad imparare gli uni dagli altri. Questo atteggiamento generoso e attento è il migliore cammino per rispondere adeguatamente alle nuove sfide della storia.


7. La realtà della situazione attuale ci mostra il pressante bisogno di promuovere nei cristiani un'accurata formazione religiosa. Voi stessi non avete cessato di manifestare ripetutamente la vostra preoccupazione dinanzi ad atteggiamenti secolaristici, che mettono in dubbio valori irrinunciabili della fede del vostro popolo, e che pretendono di accantonare il messaggio evangelico o di sminuirne la portata, perché non eserciti la sua funzione illuminatrice nella società. Per questo, la formazione religiosa dei cristiani, e in particolare dei fanciulli e dei giovani, ha un'importanza decisiva nel nostro tempo. Come è noto, questa formazione dei fanciulli, degli adolescenti e dei giovani si compie principalmente in tre ambiti fondamentali: la famiglia, la comunità parrocchiale e la scuola, sia questa la scuola cattolica o quella pubblica o statale, dove esistono alunni i cui genitori, in virtù del loro diritto, richiedano per i loro figli questa formazione d'accordo con le proprie convinzioni. Nelle attuali cicostanze socio-culturali, non è infrequente che molti fanciulli e giovani soffrano di un certo indebolimento della propria formazione religiosa e spirituale. perciò è sempre più necessario rendere effettiva, per la sua complementarità, la collaborazione tra i tre ambiti educativi menzionati: da una parte la famiglia, offrendo al suo interno testimonianza della sua fede e trasmettendo i contenuti della stessa e le pratiche di vita cristiana nel focolare domestico; poi la comunità parrocchiale, sotto forma di catechesi sistematica per tutte le età. A questo compito collaborano anche i gruppi cristiani e le associazioni o movimenti apostolici; infine la scuola, a tutti i suoi livelli, come insegnamento religioso che prepara in particolare al dialogo tra la fede e la cultura in armonia con le altre materie e discipline. Questo insegnamento religioso ha una sua propria identità e un suo innegabile valore nell'ambito della formazione scolastica. Tuttavia, occorre notare che, benché ne sia elevata la richiesta nella società spagnola, sarebbe necessario un sostegno sociale più effettivo, data la sua importanza per l'educazione integrale dell'alunno. D'altra parte, come avete segnalato in ripetute occasioni, le norme legali su questa delicata materia non sono soddisfacenti. E' quindi dovere di tutti contribuire affinché sia rispettato in modo effettivo questo diritto fondamentale degli alunni. A questo proposito, il Concilio Vaticano Secondo "rammenta... il grave dovere, che incombe sui genitori, di tutto predisporre o anche di esigere, perché i loro figli possano usufruire di quegli aiuti e in armonia con la formazione profana progrediscano in quella cristiana" (GE 7).


8. Da parte sua, la scuola cattolica si fonda sul diritto, universalmente riconosciuto, delle persone fisiche e giuridiche a creare e dirigere centri di insegnamento. Questa scuola ha reso fino ai nostri giorni un grande servizio alla società spagnola. Ma adesso deve affrontare restrizioni legali e di altra natura, che la rendono sempre più precaria e che minacciano persino la sopravvivenza stessa di non pochi centri scolastici. Nella situazione attuale e dinanzi alla tentazione di abbandonare questo irrinunciabile compito, i cristiani devono essere pronti a una collaborazione decisa e generosa per mantenere e adeguare questa istituzione educativa, tanto importante per la missione della Chiesa e per la stessa società civile. Per tutto questo, i genitori e le diverse istituzioni quali le parrocchie e le diocesi, devono fare la loro parte per rendere sempre più efficace l'azione educativa ed evangelizzatrice della Chiesa in campo scolastico, e ciò con impegno tanto maggiore quanto più grandi sono le difficoltà. E' auspicabile che le istanze pubbliche, da parte loro, accolgano questi diritti, garantendoli efficacemente mediante la legislazione e le norme di applicazione.

Tenendo presente la non confessionalità dello Stato, il sistema scolastico, tuttavia, non può fare a meno di rispettare questi diritti educativi, soprattutto se si considera che, quando sono debitamente tutelati, essi costituiscono un fattore positivo per il bene comune, poiché contribuiscono a preparare cittadini disposti a costruire una società che sia sempre più giusta, fraterna e solidale.

La Conferenza Episcopale e altre istanze della Chiesa spagnola hanno espresso, in ripetute occasioni, il desiderio che il nuovo sistema educativo sia pienamente rispettoso dei diritti degli alunni e dei loro genitori in questa materia, sempre al servizio di tutti gli spagnoli e "non soggetto all'andirivieni dei mutamenti politici" (Assemblea Plenaria, 20/2/1991). Il momento della riforma del sistema educativo è un'opportunità storica e sarebbe deprecabile che questa aspirazione rimanesse frustrata per mancanza di comprensione, il che andrebbe a detrimento di tutti. Ci si augura quindi che si possa migliorare l'attuale situazione e dissipare così questi timori.


9. Il presente e il futuro delle vostre comunità ecclesiali esige che sia prestata una particolare attenzione alla gioventù. Non venite meno al vostro impegno pastorale in favore dei giovani, poiché da essi, da come si identificano nel Vangelo, dipenderà in gran parte il futuro della nuova evangelizzazione. Proponete loro, quindi, ideali elevati e nobili, facendo loro sentire che solo Cristo può soddisfare le ansie dei loro cuori inquieti. Solo quando Cristo è conosciuto e amato come centro della propria vita, è possibile pensare ad una dedizione totale dell'esistenza al suo servizio, e si può affrontare adeguatamente il problema delle vocazioni. I giovani di oggi, come quelli di epoche passate, sono sensibili e generosi nel seguire Cristo che li chiama. E questo, vivendo il loro impegno cristiano attraverso la comunità parrocchiale o in movimenti apostolici specializzati, oppure attraverso la consacrazione religiosa o il sacerdozio ministeriale, con quel vincolo teologico e canonico del celibato consacrato dal Regno dei cieli, che non ha perso alcuna attualità e vigenza per la Chiesa contemporanea, nei paesi europei o altrove, come è stato manifestato nell'ultimo Sinodo ordinario dei Vescovi.


10. Quale Pastore del particolare settore del Popolo di Dio che gli è affidato, anche l'Arcivescovo castrense compie la sua visita ad Limina. Insieme ai sacerdoti che collaborano con lui, egli si cura dell'assistenza religiosa e pastorale delle Forze Armate e di Sicurezza e delle loro famiglie. La Chiesa ha per questi servitori della Patria una particolare attenzione pastorale e promuove un'azione evangelizzatrice, educativa ed assistenziale che corrisponda in maniera adeguata ai bisogni attuali di questo settore della società. E' opportuno continuare a coltivare nell'ambito castrense la fede e i valori spirituali che, insieme alle loro famiglie, professano i membri delle Forze Armate e di Sicurezza in Spagna; fede e valori professati senza vane ostentazioni, ma con la profondità e la semplicità di atteggiamento del centurione elogiato da Nostro Signore (cfr. Mt 8,9-10). A questo riguardo, incoraggio i Cappellani castrensi ad un rinnovato impegno in questo legittimo esercizio del ministero sacerdotale, sempre fiduciosi nell'aiuto del Signore, che ha affidato loro questa missione e che offre loro la possibilità di presentare il vero volto di Cristo a tanti giovani che compiono il servizio militare e ai professionisti delle Forze Armate e di Sicurezza e alle loro famiglie.


11. Amati Fratelli, questa è l'ora della speranza cristiana; ora in cui la Chiesa in Spagna deve insegnare agli uomini che il Vangelo di Gesù è valido e si esprime in maniera concreta nella vita di ogni cristiano impegnato e consapevole della sua dignità di figlio di Dio. E' l'ora in cui la fedeltà ai principi del Vangelo esigerà, in molte occasioni, rinunzie dolorose e silenziosi martiri, conosciuti soltanto da Dio.

E' l'ora della fiducia, in cui è necessario che il grano continui a crescere in mezzo alla terra, affinché un mattino luminoso si trasformi in spiga dorata dai frutti abbondanti.

Nel tornare alle vostre Diocesi, vi prego di portare ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli il saluto cordiale del Papa, che a tutti pensa e per tutti prega con grande affetto e ferma speranza. Affido all'intercessione della Santissima Vergine le vostre persone, le vostre intenzioni e propositi pastorali, affinché portiate a compimento la missione di una nuova evangelizzazione che prepari i cuori all'avvento del Signore.

A questi desideri unisco la mia preghiera e la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1991-12-16
Lunedi 16 Dicembre 1991


GPII 1991 Insegnamenti - La sfida per noi Pastori della Chiesa