GPII 1991 Insegnamenti - Santa Messa con l'Azione Cattolica - Città del Vaticano (Roma)

Santa Messa con l'Azione Cattolica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In Piazza San Pietro come a Czestochowa riecheggiano le tre parole chiave della vostra esistenza: io sono, mi ricordo, veglio




1. "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti" (Mc 9,35).

Le parole di Gesù, proclamate nel corso di questa celebrazione liturgica che conclude l'incontro nazionale dell'Azione Cattolica Italiana, assumono un significato particolarmente ricco e penetrante. Diventano un invito personale, un programma di vita per ciascuno e per ciascuna di voi che mi ascoltate. Esse ripropongono nella sua esigente essenzialità il messaggio della Croce, che "è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio" (1Co 1,18). E' necessario mettersi ancora una volta in ascolto di questo messaggio nel quale culmina e si realizza il mistero della Redenzione. E' necessario soprattutto per chi vuol offrire con la propria vita una risposta più generosa all'impegno apostolico che scaturisce dal Battesimo. Voi, carissimifrstelli e sorelle, membri dell'Azione Cattolica, avete fatto questa scelta. Entrando nelle file dell'Associazione, voi avete deciso di porvi a viso scoperto dalla parte di Cristo, avete deciso di seguire fino in fondo Colui che è stato "consegnato nelle mani degli uomini", è stato ucciso, ma "dopo tre giorni" è risuscitato. A voi, dunque, Egli oggi si rivolge con intenzione del tutto particolare. Insieme con lui, e quasi interpretandone i sentimenti, a voi si rivolge pure colui che, chiamato a rappresentarlo sulla terra, molto conta sul generoso apporto del vostro entusiasmo e della vostra dedizione.


2. Carissimi giovani dell'Azione Cattolica, benvenuti a Roma presso la tomba gloriosa dell'apostolo Pietro! Vi accolgo tutti con gioia, vi abbraccio con affetto, vi esprimo la mia riconoscenza per il calore della vostra partecipazione.

Ringrazio il vostro Assistente Ecclesiastico Generale, il carissimo Monsignor Salvatore De Giorgi, per le parole rivoltemi e saluto con stima il Presidente della vostra Associazione, l'Avvocato Raffaele Cananzi, i suoi collaboratori, gli Assistenti Ecclesiastici diocesani, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose e quanti con grande dedizione si consacrano alla vostra formazione. Rivolgo uno speciale pensiero al Cardinale Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, al Cardinale Presidente della C.E.I., la Conferenza Episcopale Italiana, a tutti i Vescovi presenti, a voi, famiglie e coppie cristiane, attivamente impegnate nell'Azione Cattolica. E non posso non salutare in maniera tutta speciale voi, carissimi fanciulli e fanciulle dell'Azione Cattolica Ragazzi, che recate a questo incontro la freschezza del vostro entusiasmo.


3. Voi oggi, cari amici, siete radunati qui per rinnovare l'impegno che vi anima ad offrire voi stessi "per la vita del mondo": è importante allora che fissiate gli occhi del cuore su Gesù, unico vero Maestro di sapienza eterna. Egli vi ripete il suo invito a seguirlo e la vostra risposta deve essere generosa, libera, coraggiosa, per nulla condizionata dalle molteplici tentazioni del mondo presente.

La singolare forma di ministerialità della vostra Associazione ecclesiale vi pone a servizio dell'intera Comunità cristiana e del Paese. Il vostro servizio sia umile; sia un dono senza riserve di voi stessi ai fratelli, sia un cercare quell'"ultimo posto" di cui parla il Vangelo. Essere servi di tutti: nella logica del Regno divino questo è l'autentico primato.


4. "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome - afferma Gesù ponendo un fanciullo nel mezzo - accoglie me" (Mc 9,36). Queste parole si riferiscono immediatamente a voi, carissimi fanciulli e fanciulle dell'Azione Cattolica Ragazzi. Ma riguardano anche ciascuno di noi. Nel bambino la vita cresce ed è prorompente la gioia di vivere, per cui accoglierlo - dice il Signore - è accogliere lui stesso, che è l'Autore della vita. E' rispettare, amare e coltivare la vita, dono di Dio. Nel progetto formativo dell'Associazione viene messa giustamente al primo posto l'opera di difesa e promozione del valore della vita, che è valore grandissimo, ma sul quale la società e la cultura contemporanea manifestano un atteggiamento spesso ambiguo e contraddittorio. Il vostro impegno è oggi urgente più che mai. Assumetelo con forte convinzione e assolvetelo con coraggio, andando, se necessario, contro corrente, come il Giusto del Libro della Sapienza, che non si è lasciato intimidire dalle "insidie" e dagli "insulti", dalle "minacce e dalle trame" di chi lo considerava scomodo e imbarazzante perché contrario alle sue azioni (cfr. Sg 2,12 Sg 2,17-20). Si tratta di alimentare con ogni mezzo la cultura della vita; di favorire un'educazione globale che sappia valorizzare l'esistenza di ogni uomo, come dono da offrire e da condividere.

Questo sforzo interessa specialmente voi, famiglie cristiane. Operate in ogni campo e senza sosta perché la vita di ciascun essere umano sia accolta e rispettata in ogni sua fase e momento. E voi, cari ragazzi e care ragazze, sappiate apprezzare la vostra esistenza. Modellatela sempre sull'esempio di Cristo, perché possiate giungere sino alla piena maturità umana e cristiana.

Crescere e maturare: ecco l'itinerario che percorrete nella vostra giovinezza.

Crescere e maturare come persone, sviluppando i talenti del corpo e dello spirito; crescere e maturare come cristiani, mirando a diventare santi e testimoni di Cristo. E' Cristo il cammino di questa vostra crescita. Egli è la Vita vera ed innestandovi a lui potrete realizzare appieno le aspirazioni più profonde del vostro essere.

Camminate, pertanto, per questa strada, rimanendo in Cristo, Vita del mondo.


5. Carissimi, contemplando lo spettacolo suggestivo che offre questa sera Piazza San Pietro, con la vostra festosa e devota partecipazione alla celebrazione dell'Eucaristia, mi tornano in mente gli analoghi momenti di gioia e di comunione ecclesiale che ho potuto condividere in Polonia, in occasione della recente Giornata Mondiale della Gioventù, con migliaia e migliaia di vostri coetanei, provenienti da ogni Continente. Eravate là presenti anche voi dell'Azione Cattolica: la vostra è stata una presenza massiccia, di ben cinquemila aderenti, preparata con cura attraverso un'intensa catechesi sul tema specifico dell'incontro: "Avete ricevuto uno spirito di figli". Come non richiamarci ora a quell'esperienza di fede e di speranza vissuta in modo straordinario accanto alla Vergine di Jasna Gora?".

La Giornata Mondiale dei Giovani ha segnato una tappa fondamentale nel cammino della Chiesa verso il terzo Millennio cristiano. Il messaggio proclamato sul Chiaro Monte deve essere adesso portato dappertutto. Esso è destinato all'intera umanità e voi dell'Azione Cattolica Italiana ne sarete coraggiosi araldi. Annunciate Cristo e il suo Vangelo di speranza con la vostra stessa esistenza. Proclamatelo con le parole e le opere là dove vivete: nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle città. Chiunque vi incontra deve poter sperimentare in voi la presenza consolante del Redentore.

Perché ciò avvenga occorre che ci sia costante coerenza tra quel che siete e quel che fate, tra l'essere e l'agire, tra l'identità cristiana e la condotta di vita. Ecco, cari amici, la vostra vera dignità. La dignità di chi risponde con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze all'appello divino della santità, realizzando la tipica vocazione dei fedeli laici, inseriti nelle realtà temporali e nelle attività terrene. Voi lo sapete bene: Dio vi chiama ad essere santi nel mondo e per il mondo.

Avete dinanzi a voi fulgidi modelli da imitare, come, ad esempio, Pier Giorgio Frassati, che nell'Azione Cattolica si è formato a portare a compimento senza tentennamenti la sua vocazione apostolica, facendosi amico e fratello dei suoi coetanei, a tutti testimoniando un amore totale per Gesù. Come lui e tanti altri ancora, ciascuno di voi può percorrere il medesimo cammino di perfezione evangelica. Vi aiuta in questa ascesa spirituale il "Progetto Azione Cattolica Italiana" dal titolo assai significativo: "E' la radice che porta te". In esso è detto che voi giovani volete "vivere sempre, in ogni stato di vita, secondo lo Spirito, mettendo tutto in relazione a Cristo".


6. "Sei tu, Signore, il mio sostegno!" (Salmo responsoriale). L'itinerario della fedeltà e della perseveranza non è senza ostacoli. Per questo la liturgia molto opportunamente invita il credente ad affidarsi, nei pericoli e nelle avversità, al Signore che è la sua difesa. Solo da lui possono venirgli la luce e la forza necessarie per non soccombere nella prova. Io so - e questo mi è motivo di intima gioia - che voi, cari giovani di Azione Cattolica, volete seguire sul serio il divin Maestro. A tal fine vi siete dati una "Regola di vita spirituale", che ricupera e ripropone gli itinerari e i sussidi formativi che costituiscono l'eredità più preziosa della vostra Associazione. Facendo tesoro dell'esperienza passata ed attenti alle provocazioni del tempo presente, voi volete costruire l'edificio del vostro apostolato sulla salda roccia dell'adesione a Cristo. Vi preoccupate di mantenere con lui un dialogo costante mediante la preghiera personale, associativa e liturgica, la meditazione e la "lectio divina", l'assidua frequenza ai sacramenti dell'Eucaristia e della Penitenza. Dall'intimità col Signore nasce la testimonianza della carità. E voi intendete alimentare questa crescita soprannaturale mediante la regolare direzione spirituale, i ritiri e gli esercizi spirituali, la filiale devozione verso la Madonna. A questo proposito, nella Cattedrale di Czestochowa, lo scorso 12 agosto, insieme al vostro Assistente Ecclesiastico Generale, voi avete assunto l'impegno della recita del Rosario.

Avete affidato a Maria voi stessi e il vostro desiderio di perfezione. Nel cammino quotidiano di santificazione vi sono accanto con il consiglio e l'esempio i vostri assistenti spirituali, presso i quali potete trovare in ogni occasione l'aiuto opportuno per crescere nella dimensione dello spirito.


7. Cari giovani, qui come a Czestochowa, rivolgendo i nostri spiriti verso Cristo e la sua Croce, sentiamo riecheggiare nel cuore le tre parole chiave della nostra esistenza: "Io sono", "Mi ricordo", "Veglio". Io sono: "Guardate la Croce - dicevo allora - sulla quale il divino "Io sono" significa Amore, e non dimenticate. Il "sono vicino a te" rimanga la parola chiave della vostra vita". Ed ancora, mi ricordo: "Partendo da qui, facciamo di tutto per conoscere sempre più profondamente Cristo. Sforziamoci di rimanere in contatto intimo con il Vangelo, con la parola del Dio vivo, con la Sacra Scrittura, per conoscere meglio anche noi stessi e per comprendere quale sia la nostra vocazione in Cristo, Verbo Incarnato". Ed infine, "Io veglio": "Io veglio vuol dire mi sforzo di essere uomo di coscienza, in me faccio crescere il bene e cerco di correggermi dal male. Vuol dire inoltre: vedo gli altri; vuol dire amore del prossimo, vuol dire fondamentale solidarietà umana" (cfr. Discorso durante la Veglia di Czestochowa, 14 Agosto 1991).


8. "Sono vicino a te, mi ricordo di te, veglio". Queste tre "parole" che sul Chiaro Monte della Madonna Nera ho affidato ai giovani credenti di ogni Continente le consegno questa sera anche a voi, giovani dell'Azione Cattolica Italiana.

Andate, camminate, come testimoni dell'Amore, sulla strada della santità e dell'eroismo cristiano. Siate pronti a dare la vita per Cristo.

Proclamate senza stancarvi il Vangelo della speranza, portando nel cuore il fuoco dello Spirito Santo. Risplenda in voi quella luce che vi è stata infusa nel Battesimo e nella Confermazione. Siate "luce nel Signore" (Ep 5,8), consacrando ogni energia alla missione affidatavi, alla "nuova evangelizzazione", per costruire un mondo rinnovato nella giustizia e nella pace. L'incomprensione e l'indifferenza, l'insuccesso e le difficoltà non vi fermino mai. A voi - come ha ricordato San Giacomo nella seconda Lettura - è stata donata la sapienza che viene dall'Alto, che conduce a vivere secondo il progetto di Dio. La solidarietà e la pace, di cui secondo il tema del vostro incontro voi siete chiamati ad essere annunciatori e costruttori, sono doni dello Spirito e scaturiscono dalla carità.

Non si può costruire la pace se non si vive in pace con Dio, con se stessi e col prossimo; se non si sradicano dal cuore "gelosia e spirito di contesa" (Jc 3,10); se non si domano le "passioni che combattono nelle nostre membra" (cfr. Jc 4,12) e sono le radici più profonde delle "liti" e delle "guerre" che avvelenano la convivenza umana ad ogni livello.


9. Carissimi amici, evangelizzate e testimoniate la carità per annunciare la pace e costruire la solidarietà. Ecco il mio augurio e l'invito che vi rivolgo a conclusione di questa intensa giornata ecclesiale. Si rafforzi tra voi lo spirito di comunione e cresca la collaborazione all'interno dell'Associazione e nelle sue molteplici articolazioni; poggi la vostra azione apostolica sul fondamento sicuro di una sempre più salda e convinta comunione col Papa e con i Pastori.

Collaborerete così più direttamente all'unica missione della Chiesa, famiglia di tutti i credenti.

Maria, la Madre della Sapienza, vi accompagni in questo faticoso ma esaltante cammino di vita e di speranza. Sostenga i vostri passi, illumini le vostre scelte; vi insegni ad amare il vero, il bello, il buono, tutto quello che Cristo porta in sé e distribuisce nei nostri cuori attraverso il soffio del suo Spirito.

Umile serva dell'Altissimo, la Madonna sia il vostro più alto modello di adesione piena a Cristo.

Gesù ancor oggi ripete: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti".

Tu, Signore, che "hai rivelato ai piccoli i misteri del Regno dei cieli" (Canto al Vangelo), aiutaci ad accogliere la tua parola per trovare in essa la vera gioia.

Amen!

Data: 1991-09-21
Sabato 21 Settembre 1991

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Si metta fine alla violenza fratricida che insanguina inermi popolazioni

Carissimi fratelli e sorelle!


1. L'uomo vede nella pace un imperativo fondamentale della propria esistenza. E' in essa, infatti, che egli trova le condizioni essenziali per la piena auto-realizzazione. Non c'è da meravigliarsi, dunque, se oggi, di fronte alle gravi minacce a cui la pace è esposta, si levino con crescente insistenza, nei diversi ambiti nazionali e internazionali, voci allarmate che invitano le persone di buona volontà ad impegnarsi con urgenza per la sua salvaguardia.

Se c'è un luogo in cui tale invito deve trovare eco favorevole e risposta generosa, questo è certamente il cuore di ogni persona religiosa.

L'anelito alla pace, infatti, non può non essere avvertito come attesa e speranza da chi tende con sincerità all'Assoluto. Il tentativo di entrare in rapporto col Mistero trascendente di Dio suppone un atteggiamento interiore di distacco, di apertura, di ascolto, che costituisce la premessa di una pace vera e duratura.


2. Questo vale in special modo per il cristiano: dalla sua fede egli ha imparato a conoscere Dio come Colui che "disperde i popoli che amano la guerra" (cfr. Ps 67/68,31), perché "ama tutte le cose esistenti e nulla disprezza di quanto ha creato" (cfr. Sg 11,24). Il cristiano, inoltre, si pone costantemente a confronto con le parole programmatiche del Discorso della montagna: "Beati i miti, perché erediteranno la terra... Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,5 Mt 5,9).

Egli, peraltro, sa dove sta la sorgente inesauribile, a cui attingere l'energia necessaria per essere un autentico "operatore di pace". Essa scaturisce dal Cuore di Colui che è venuto nel mondo perché gli uomini "abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). Dal Cuore di Cristo la pace attende di sgorgare in un flusso di vita nuova nei cuori degli uomini di buona volontà.


3. Sostenuto dalla fede, il cristiano s'impegna per creare le condizioni di una pace vera. Esse sono indicate già in quella affermazione lapidaria del profeta Isaia, che il mio grande predecessore Pio XII scelse come motto del suo Pontificato: "Opus iustitiae pax", "La pace è frutto della giustizia" (cfr. Is 32,17).

Senza giustizia non c'è pace! La giustizia è consapevolezza del proprio posto nel mondo e, al tempo stesso, del posto che occorre riconoscere a Dio e agli altri uomini. Solo nel fattivo rispetto della dignità di ogni uomo, comunità e popolo è la via per costruire rapporti di serena convivenza, frenando le tentazioni del ricorso al falso diritto della forza.

perciò la nostra preghiera si fa oggi più intensa per la pace in Jugoslavia. Con profonda tristezza si deve riconoscere che la parola data per il cessate il fuoco non è stata mantenuta.

E' perciò venuto il momento di affermare che quanto sta succedendo in quelle terre, non è degno dell'uomo, non è degno dell'Europa! In quest'ora drammatica vengo, quindi, a supplicare le istituzioni internazionali e tutte le persone di buona volontà, che sono in grado di fermare questa guerra, di fare ogni sforzo possibile affinché si metta fine alla violenza fratricida che insanguina inermi popolazioni.

Prego per le vittime. Sono vicino alle famiglie, che piangono i loro morti e feriti, nonché alle persone costrette a prendere il cammino dell'esodo dalle loro terre. Condivido anche il profondo dolore dei benemeriti Vescovi croati, che vedono il loro gregge disperso, le chiese distrutte e tante opere e istituzioni annientate.

Vogliano tutte le parti rispettare il cessate il fuoco.

Voglia la comunità internazionale aiutare quelle popolazioni a vivere in pace e libertà! O Maria Santissima, ascolta la nostra preghiera e aiuta tutti i Cristiani ad essere costruttori di pace!

Data: 1991-09-22
Domenica 22 Settembre 1991

Ai Vescovi di Valladolid e di Valencia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un preoccupante fenomeno di scristianizzazione

Carissimi confratelli nell'Episcopato,


1. Saluto con tutto l'affetto in Cristo voi, signori Arcivescovi e Vescovi delle provincie ecclesiastiche di Valladolid e Valencia, che coronate con questo incontro la vostra visita "ad Limina Apostolorum". Questa visita ha un profondo senso ecclesiale, poichè manifesta la vostra comunione, e quella delle Chiese particolari che guidate e pascete, con il Successore di Pietro, a cui il Signore ha conferito il mandato di presiedere nella carità la Chiesa universale.

Le vostre Chiese particolari sono situate geograficamente in diverse regioni spagnole, dalle loro proprie caratteristiche e tradizioni. Le diocesi della provincia ecclesiastica di Valladolid, nella terra di Castilla la Vieja y Leon, sono Chiese dall'antica tradizione cristiana, che conservano un buon livello di pratica religiosa, benchè soffrano di un notevole calo demografico, il che si riflette anche sull'età media del clero. Le diocesi della provincia ecclesiastica di Valencia, nel levante spagnolo, sono aperte al Mar Mediterraneo, ad eccezione di Albacete, che appartiene alla nobile regione della Mancia. Queste diocesi hanno anch'esse profonde radici e tradizioni cristiane, nonostante le correnti immigratorie ed il fenomeno del turismo abbiano influito in certa misura sulla vita delle vostre genti.


2. Sono lieto di sapere che tutte le vostre Chiese sono attualmente impegnate in un serio e rinnovato sforzo evangelizzatore. Mi risulta che avete preso piena coscienza che tra voi si rende necessaria questa nuova tappa ecclesiale e pastorale, che abbiamo chiamato "nuova evangelizzazione", per la quale possedete un invidiabile punto di partenza: la straordinaria ricchezza e vitalità della tradizione cristiana dei vostri popoli.


3. Infatti, la radicata fede in Dio è riuscita a permeare, nel corso di un'azione plurisecolare, la concezione della vita, i criteri di comportamento personale e sociale, i modi di espressione e, in una parola, la cultura propria a ciascuna delle vostre regioni. E' questa conquista non è una semplice eredità del passato, senza potenzialità attive per il presente. Larga parte degli uomini e delle donne delle vostre terre continuano a trovare nella fede il senso fondamentale della loro vita, per questo ricorrono a Dio nei momenti fondamentali della stessa. Una ricca religiosità popolare traduce nel linguaggio dei semplici le grandi verità e i valori del Vangelo, li incarna nelle radici peculiari della vostra cultura e trasforma i grandi simboli cristiani in altrettanti segni di identificazione della collettività. D'altra parte, non può passare sotto silenzio il numero considerevole di cristiani che, con crescente convinzione, partecipano tutte le domeniche alla celebrazione eucaristica e si accostano con frequenza ai sacramenti.

Su questo fertile terreno di religiosità, le vostre Chiese hanno compiuto notevoli sforzi di rinnovamento, attraverso Sinodi ed Assemblee diocesane, e sono riuscite a conferire maggior profondità alla formazione cristiana, che si riflette anche in una più attiva partecipazione di numerosi fedeli laici ai compiti della Chiesa.


4. Ma tutte queste realtà consolanti, cari Fratelli, non devono farvi dimenticare che anche tra di voi si sta verificando, purtroppo, un preoccupante fenomeno di scristianizzazione. Le gravi conseguenze di questo cambiamento di mentalità e di abitudini non sono sconosciute alla vostra sollecitudine di pastori. La prima di queste è la constatazione di un ambiente "nel quale il benessere economico e il consumismo... ispirano e sostengono una vita vissuta "come se Dio non esistesse"" (CL 34). Spesso l'indifferenza religiosa si radica nella coscienza personale collettiva e Dio non è più per molti l'origine e la meta, il senso e la spiegazione ultima della vita. D'altra parte, non mancano quanti, sulla scia di un malinteso progressismo, pretendono di identificare la Chiesa con atteggiamenti immobilistici del passato. Essi non hanno difficoltà a tollerarla come vestigia di una vecchia cultura, ma considerano irrilevante il suo messaggio e la sua parola, negandole l'ascolto e declassandola come qualcosa di ormai superato.

Ma le conseguenze piu drammatiche dell'assenza di Dio nell'orizzonte umano si producono nell'ambito dei comportamenti concreti, nel campo della morale, come avete ripetutamente denunciato con lucidità voi, vescovi spagnoli (cfr.

Istruzione Pastorale La Verdad os Harà Libres). Quando si prescinde da Dio, la libertà umana, invece di cercare e aderire alla verità oggettiva, spesso giunge a trasformarsi in istanza autonoma e arbitraria, che decide ciò che è buono in funzione di interessi individuali ed egoistici. E', per questa strada, l'ansia di libertà finisce per trasformarsi in fonte di schiavitù. Infatti, l'esaltazione del possesso e il consumo dei beni materiali portano ad una concezione puramente economicistica dello sviluppo, che degrada la dignità personale dell'essere umano e rende più poveri molti, perchè soltanto pochi possono essere più ricchi. In nome dei diritti umani, concepiti spesso a partire da un individualismo narcisistico ed edonista, si promuove il permissivismo sessuale, il divorzio, l'aborto e la manipolazione genetica che attentano al diritto più fondamentale: il diritto alla vita. La ricerca affannosa del facile piacere fa si che moltissime persone restino traumatizzate e spesso cerchino rifugio nella droga, nell'alcolismo e nella violenza.


5. Questo clima culturale colpisce non soltanto i non credenti, ma anche i cristiani, che sperimentano nel loro essere la minacciosa divisione tra il loro cuore e la loro mentalità di credenti e il pensiero, le strutture e le pressioni di una società fondata sull'agnosticismo e l'indifferenza. Di fronte a questo neo-paganesimo, la Chiesa in Spagna deve rispondere con una rinnovata testimonianza ed un deciso impegno evangelizzatore, che sappia creare una nuova sintesi culturale in grado di trasformare con la forza del Vangelo "i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità" (EN 19).

Occorre proclamare con nuova energia e convinzione che l'incontrare Dio e l'accoglierlo sono condizioni indispensabili per scoprire la verità dell'uomo. Che la Buona Novella della salvezza in Gesù Cristo è fonte e garanzia della stessa umanità, chiave per comprendere l'uomo e il mondo, fondamento e baluardo della libertà e tutela della piena realizzazione delle capacità autenticamente umane.

Per questo dovrete vincere l'indifferenza religiosa attraverso l'annuncio deciso e chiaro del Vangelo. Infatti, la fede si irrobustisce ogni giorno grazie alla Parola di Dio, che lo Spirito fa sentire attraverso la predicazione, l'insegnamento e la catechesi. Evangelizzare è anzitutto proclamare che "in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato, la salvezza è offerta ad ogni uomo, come dono di grazia e misericordia" (Ibidem, EN 27).


6. Ma la Parola raggiunge tutta la sua efficacia e forza di persuasione quando diventa avvenimento di salvezza nell'azione sacramentale che trasforma la vita delle persone e le rende testimoni. Per questo una forma specifica ed irrinunciabile dell'annuncio cristiano e la testimonianza che rende manifesta dinanzi agli altri la grazia e la gioia che ognuno ha trovato in Cristo e che esorta a condividere come esperienza di vita che arricchisce. La nuova evangelizzazione ha bisogno quindi di nuovi testimoni, cioè di persone che abbiano sperimentato la reale trasformazione della loro vita nel loro contatto con Gesù Cristo e che siano in grado di trasmettere quell'esperienza ad altri. E ha bisogno anche di nuove comunità "nelle quali... Ia fede sprigioni e realizzi tutto il suo originario significato di adesione alla persona di Cristo e al suo vangelo, di incontro e di comunione sacramentale con Lui, di esistenza vissuta nella carità e nel servizio" (CL 34).

Soltanto questi cristiani, animati dall'ideale di santità, saranno in grado di rendere nuova l'umanità stessa. Ai laici spetta in modo particolare di radicare nella propria fede la creatività culturale e la forza necessaria per riformare le istituzioni, gli usi, le strutture economiche e sociali, il pensiero e l'intero tessuto della società. A loro spetta evangelizzare quelli che abbiamo chiamato "posti privilegiati della cultura" (Ibidem, CL 44), da cui si guidano e si condizionano la mentalità e i valori che formeranno la coscienza sociale. Il mondo del pensiero e i centri di ricerca e di insegnamento, i mezzi di comunicazione sociale, le organizzazioni economiche, lavorative e politiche, le associazioni familiari: questi sono i grandi campi in cui si deve incarnare la nuova sintesi culturale, illuminata ed animata dalla fede.

E questa l'importante sfida che si presenta alle vostre Chiese: creare una società rinnovata, più giusta e fraterna, che si ispiri al comandamento dell'amore e riponga la sua speranza in Dio, per riuscire così ad essere più profondamente umana. Questo è l'obbiettivo sociale e storico della nuova evangelizzazione, che chiamiamo "civiltà dell'amore o della solidarietà" (cfr. Sollicitudo Rei Socialis, V e VI SRS 35-45).


7. La preoccupante crisi di valori morali a cui ho accennato, colpisce in modo particolare la vita familiare. Sembrano rivelarlo sintomi quali il calo considerevole di matrimoni, la diminuzione dell'indice di natalità, la diffusione della mentalità divorzista. Tali sintomi indicano un serio deterioramento dei valori che hanno dato coesione e vigore alla famiglia e alla stessa società in Spagna. Per tutti questi motivi, è necessario e urgente reagire alle sfide e alle esigenze che questa situazione pone, promuovendo una pastorale familiare più incisiva che, come ho gia esposto nell'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, tenda a recuperare l'identità cristiana del matrimonio e della famiglia perchè giunga ad essere una comunità di persone al servizio della trasmissione della vita umana e della fede, cellula prima e vitale della società, comunità credente ed evangelizzatrice, vera "chiesa domestica", centro di comunione e di servizio ecclesiale.

Occorre quindi creare un autentico umanesimo familiare, che rafforzi quello che chiamiamo "la cultura della vita e la civiltà dell'amore". Tale umanesimo deve fondarsi sul rispetto della dignità della persona, in qualsiasi momento della sua esistenza, poichè è stata creata ad immagine di Dio e redenta da Gesù Cristo, e sul riconoscimento del primato dei genuini valori umani di fronte a ideologie cieche che negano la trascendenza e che la storia recente ha squalificato, mostrando il loro vero volto.

Tra questi valori bisogna segnalare in modo particolare la dignità dell'amore tra l'uomo e la donna; la fedeltà come esigenza fondamentale dell'amore coniugale, che nasce dalla donazione piena ed esclusiva tra i coniugi; il rispetto della vita umana come frutto dello stesso amore tra gli sposi; la responsabilità inderogabile dei genitori nel mantenimento e nell'educazione dei figli.

Pertanto si rende urgente la promozione di questa cultura familiare, che contribuisca a rafforzare la stabilità del matrimonio, tanto minacciata ed esposta a molti rischi e che serva da sostegno perchè i genitori e gli educatori possano adempiere alla loro missione. Occorre difendere con coraggio l'istituzione familiare quale santuario della vita, come spazio umanizzatore nella società, come luogo che favorisce il dialogo tra i suoi membri e con Dio nella preghiera comune.

Per questo, dovete incoraggiare con insistenza i vostri sacerdoti, affinchè dedichino il meglio delle loro energie all'attenzione spirituale alla formazione permanente delle coppie, soprattutto nella loro missione di genitori.

Che sostengano e rafforzino i diversi movimenti familiari e le associazioni volte a coltivare la spiritualità familiare e coniugale, la formazione cristiana delle famiglie e la difesa dei loro valori dinanzi al deterioramento provocato dalla cultura dominante. Infine, occorre promuovere con maggior forza la formazione di laici che si impegnino a difendere l'istituzione familiare e i suoi valori nel campo della legislazione, dell'insegnamento, dei mezzi di comunicazione. Una pastorale familiare così rivitalizzata farà sentire il suo benefico influsso in altri settori, soprattutto sulla pastorale giovanile, sulla pastorale vocazionale e, per ultimo, sul fiorire delle vostre diocesi e della stessa società spagnola.


8. Nel concludere questo incontro, desidero ribadirvi la mia stima fraterna e chiedervi di portare, tornando alle vostre diocesi, il saluto e l'affetto del Papa a tutti i vostri diocesani, alle famiglie cristiane, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, che con dedizione e generoso impegno annunciano la Buona Novella della salvezza e offrono testimonianza di servizio, fedeltà e spirito apostolico.

Invoco su di voi e sui vostri fedeli la materna protezione della Beatissima Vergine Maria, tanto venerata con diversi titoli in tutte e ciascuna delle vostre diocesi, mentre vi imparto la mia Benedizione.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1991-09-23
Lunedi 23 Settembre 1991

Udienza al Ministro Generale e al nuovo Definitorio dei Frati Minori - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una vera formazione francescana per guidare le Comunità nella piena comunione ecclesiale

Carissimi fratelli,


1. E' per me motivo di vera letizia accogliervi per questa speciale Udienza, dopo il Capitolo Generale che avete celebrato a San Diego, in occasione del quinto centenario dell'evangelizzazione delle Americhe. Siate i benvenuti! Rivolgo un saluto cordiale al nuovo Ministro Generale Fr. Herman Schalueck, ai componenti del nuovo Definitorio, ai partecipanti del Capitolo e a tutta la cara Famiglia dei Frati Minori, che avendo a cuore la vocazione espressa nella regola di Francesco si impegnano a professarla con generosa fedeltà. Voi siete venuti ad esprimere al Successore di Pietro il vostro desiderio di quello speciale legame che Francesco ha voluto stabilire con "il Signor Papa" (Reg. 1), a difesa e sostegno della vita di Frati Minori.


2. Grato per le parole rivoltemi, esprimo al Ministro generale fervidi auguri per il compito al quale è stato chiamato. Egli ha la responsabilità di continuare l'opera di Francesco tra i fratelli. Confido che la sua opera sia validamente confortata da coloro che condividono la medesima fatica. Lo Spirito Santo che, come diceva S. Francesco, è il vero Ministro generale dell'Ordine (cfr. 2 Cel 193, FF. 779), vi ispiri e vi sostenga tutti, affinché la gioia della salvezza e la comunione dei cuori siano in ognuno dei fratelli che vi sono donati dal Signore (cfr. Test. 14, FF 116). Affido anche a voi, come già al Capitolo generale, il lavoro e l'impegno urgente della "nuova evangelizzazione", radicato nella coscienza sempre più approfondita della parola di Dio nella piena adesione al Magistero autentico della Chiesa. Essa deve trovare i Frati disponibili e preparati mediante uno studio accurato e approfondito delle discipline teologiche, acquisito nella luce della verità che è in Cristo. Deve essere altresi confortata da una autentica santità della vita. Solo così la "buona novella potrà essere annunciata ai poveri (cfr. Lc 4,18), e si darà lode e gloria all'Altissimo, Onnipotente e Buon Signore (Cant. Creat. 1, FF. 263), poiché a Lui si offrirà il culto della vostra vita (cfr. Rm 12,1). L'esempio dei numerosi fratelli, che anche in questi ultimi anni hanno subito la morte per il Vangelo, sia di sprone per la comune vocazione di discepoli e testimoni del divino Maestro.


3. Nel documento Finale del Capitolo avete voluto confermare l'idea tipicamente francescana, che l'evangelizzazione non consiste in un insieme di parole, ma si attua esprimendo con la propria vita la medesima vita di nostro Signore Gesù Cristo, così come la trasmette il Vangelo. Questo affermano con chiarezza anche le vostre Costituzioni generali (cfr. CCGGOFM, cap. V; art. 87). E' proprio questa vita evangelica, vissuta in Fraternità, il segno e l'anticipo della comunione dei Santi. Tale vita, se conforme al modello di Cristo, è annuncio e promessa del mondo nuovo e garanzia di rapporti pacifici tra le persone e tra i popoli, segno di un dono che viene dall'alto. Non rinunciate mai al vostro stile di vita: voi siete poveri e minori. Accogliete tutti, siate vicini a tutti, intercedete per tutti, portate a tutti il lieto annuncio dell'amore del Signore, fate in modo che l'Amore sia amato (cfr. Leg. per 37, FF 1587). Tenete sempre fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede (cfr. He 12,2) e sui misteri cari a Francesco, il quale, proprio in virtù della grazia della contemplazione, ottenne il segno delle stimmate della redenzione. Sia vostra la preghiera attribuita a Francesco: "O Signore mio Gesù Cristo, due grazie io ti priego che tu mi faccia, innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia senta nell'anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nell'ora della tua acerbissima passione; la seconda si è che io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori" (3 Cons. delle Stimm., FF.


1919). Questo fuoco d'amore sia alla base della formazione e dello studio, della preparazione e dell'apostolato di tutto l'Ordine, e sostenga specialmente i Frati nei nuovi compiti che li attendono presso i Paesi dove sono state restaurate le Provincie dopo tanti anni di persecuzione. Voi potete, voi dovete annunciare e far rivivere "quello eccessivo amore", se volete ritenervi amici di Gesù, e servire le anime secondo la misura del suo amore. La vostra presenza non miri al facile successo, ma a far crescere l'amore a Dio e alla Chiesa.


4. La completa formazione degli educatori dei Ministri e Guardiani è un altro impegno che nel Capitolo avete considerato prioritario per il cammino dell'Ordine.

Una vera formazione francescana, qualora sia ben radicata e fondata nell'animo dei Frati, consentirà di diffondere il Vangelo nella sua integrità e purezza, "con la santità e sincerità che vengono da Dio" (2Co 1,12).

Ben radicati su tale santità voi troverete la forza di guidare le Comunità nella perfetta comunione ecclesiale e di difendere il grande bene dell'unità, mentre, guidati dalla sincerità propria dei discepoli di Gesù, potrete seguire senza inganni la legittima libertà donatavi dallo Spirito, esercitando con grande senso di responsabilità il discernimento per scegliere sempre e solo ciò che edifica, guidando i fratelli nella ricerca dell'Unico Sommo Bene.

Ministro Generale e fratelli Definitori, abbiate la certezza del mio interessamento e della mia sollecitudine per il vero bene dell'Ordine francescano al quale auguro piena fedeltà alle promesse solennemente fatte al Signore, ed alla cattolicità.

Portate a tutti i fratelli la Benedizione del Signore e mia, e dite loro di vivere l'ardore evangelico di Francesco, il suo amore per la comunione ecclesiale, il suo impegno per la santità della vita. Con voi benedico le sorelle dell'Ordine di Santa Chiara affidate alle vostre cure e tutti coloro che nella vita consacrata o nella condizione laicale vivono lo spirito di S. Francesco.

Data: 1991-09-23
Lunedi 23 Settembre 1991






GPII 1991 Insegnamenti - Santa Messa con l'Azione Cattolica - Città del Vaticano (Roma)