GPII 1991 Insegnamenti - Messa nell'Aterro do Bacanga - Sao Luis (Brasile)

Messa nell'Aterro do Bacanga - Sao Luis (Brasile)

Titolo: Riforma agraria e proprietà della terra: l'ingiustizia ceda il posto alla giustizia




1. "Al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno" (Lc 12,32).

Gesù di Nazareth annuncia l'avvento del regno di Dio sulla terra. E' il dono del Padre eterno. E' il suo disegno e il suo piano di salvezza. Il mondo è stato creato perché in esso maturasse il Regno di Dio. Il mondo è temporale e transitorio, il Regno di Dio è eterno.

Il destino dell'uomo è il Regno di Dio. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16). Il Figlio di Dio, fattosi uomo per opera dello Spirito Santo, nato dalla Vergine Maria, rivela il Regno di Dio come destino dell'uomo. A Lui - a Cristo - il Padre ha trasmesso questo regno.

Dipende da Lui che si diffonda fra gli uomini, per divenire nostro. Il Regno di Dio, quindi, è Cristo stesso a donarcelo come nostra missione e nostra meta. Per questo, Cristo dice: "Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno" (Lc 12,32). Sin dall'inizio della sua predicazione, Cristo annuncia questo regno: "E' vicino a voi il regno di Dio" (Lc 10,9). "Convertitevi e credete al vangelo" (Mc 1,15).


2. Il vangelo del Regno di Dio è la conferma dell'opera divina della creazione.

Dio ha creato il mondo per l'uomo, per tutti gli uomini e le donne. Ma poiché il destino ultimo dell'uomo è il Regno di Dio, egli non può vivere esclusivamente per il mondo. Non può vivere come se il mondo e le realtà temporali fossero la sua meta finale. Non può riporre completamente il cuore sui beni e sulle ricchezze di questa terra.

Cristo Nostro Signore ci insegna questo, nella parabola che abbiamo letto nel Vangelo di oggi. Un uomo ricco, che pensava solo al modo per aumentare le proprie ricchezze, viene posto davanti all'ineludibile realtà della morte.

"Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita.

E quello che hai preparato di chi sarà?" (Lc 12,20).

Così "il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia" (Is 5,16).


3. Ciò che la parabola del Vangelo dimostra con l'esempio di un uomo, di un ricco egoista, è allo stesso modo presentato dal profeta Isaia nella prima lettura come un problema sociale. Non è difficile ritrovare in quella parabola, alla luce delle parole di Isaia, un'immagine della realtà dei nostri tempi, e anche dell'attuale situazione del Brasile. Nel momento in cui l'uomo si lascia prendere dalle proprie passioni, per alimentare il suo desiderio di piacere, di possesso, di potere e di benessere - spinto da uno sfrenato egoismo - allora si comprende la portata delle parole del profeta: "Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nel paese" (Is 5,8).

E quando possiede tutto questo non pensa ad altro che al proprio riposo, alle comodità, dimenticando che non gode di niente di tutto ciò poiché - come dice Gesù - "non arricchisce davanti a Dio" (Lc 12,21). Diviene, quindi, ingiusto, non rispettando quelli che hanno uguali diritti, sia sulla proprietà che sui frutti della terra. Desidero, per questo, ricordare qui, ancora una volta, ciò che è dottrina comune - come ha dichiarato il Concilio Vaticano Secondo (GS 69) - e che ho ribadito nell'Enciclica Centesimus annus, che "Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno. E' qui la radice dell'universale destinazione dei beni della terra. Questa, in ragione della sua stessa fecondità e capacità di soddisfare i bisogni dell'uomo, è il primo dono di Dio per il sostentamento della vita umana" (CA 31). I beni di questo mondo furono creati da Dio per il beneficio di tutti. La proprietà privata, importante e necessaria, anche della terra, deve essere al servizio di questa finalità originale e non ostacolarla.

Non si può negare che vi sia una maggior consapevolezza di questa verità e che i dati stiano ad indicare un lieve miglioramento nella distribuzione delle terre in Brasile. Ma certamente manca ancora molto perché si possa parlare di un'equa distribuzione delle terre in questo Paese.

Non mi riferisco, è evidente, alla proprietà dei mezzi di produzione, che "è giusta e legittima, se serve ad un lavoro utile" (GS 43). La Chiesa è consapevole di ciò. Essa sa, ad esempio, che l'economia di scala è un'esigenza ai giorni nostri. Chi produce di più può produrre ad un costo minore e può, quindi, vendere ad un prezzo minore. In questo caso, si tratta di "distribuire i fondi non sufficientemente coltivati a beneficio di coloro che siano capaci di metterli in valore" (GS 71). In tal senso, la proprietà della terra "diventa, invece, illegittima, quando non viene valorizzata o serve ad impedire il lavoro di altri" solamente "per ottenere un guadagno che non nasce dall'espansione globale del lavoro e della ricchezza sociale, ma piuttosto dalla loro compressione, dall'illecito sfruttamento, dalla speculazione e dalla rottura della solidarietà nel mondo del lavoro" (Centesimus Annus CA 43). Da questo punto di vista, si può parlare dell'elevato grado di concentrazione delle proprietà delle terre del Brasile che richiede una giusta riforma agraria. "Una tale proprietà non ha nessuna giustificazione e costituisce un abuso al cospetto di Dio e degli uomini" (CA 43). Ho fiducia che la tanto auspicata riforma agraria possa essere realizzata secondo le profonde esigenze del popolo brasiliano.


4. "Il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia". Il Vangelo del regno porta con sé questa verità fondamentale. Dio è infinitamente santo. La sua santità costituisce anche il riferimento ultimo per qualsiasi giustizia. A questa santità di Dio, che è anche la giustizia definitiva, si oppone qualsiasi ingiustizia, sia nei rapporti fra l'uomo ed il suo prossimo, sia in qualsiasi aspetto della vita sociale. L'anno scorso nel ricevere a Roma un gruppo di Vescovi in visita "ad limina", ho ricordato loro la grande sfida del contrasto fra i due Brasile: uno è altamente sviluppato, forte, lanciato sulla via del progresso e della ricchezza; l'altro si riflette in smisurate zone di povertà, di dolore, di analfabetismo e di emarginazione (24 marzo 1990). Ho parlato loro anche del fossato che divide la società brasiliana, che ha oggi bisogno dell'impegno di tutti, affinché si goda di una maggiore solidarietà, nel rispetto del bene comune.

Amati fratelli e sorelle, non si può non vedere in questa disparità l'esistenza di fattori di autentica ingiustizia che, fra gli altri, sono legati ai problemi della distribuzione della terra e del suo sfruttamento razionale. Si sa che il Brasile è un paese di emigranti, con milioni di lavoratori rurali senza terra o con terra insufficiente per provvedere al sostentamento delle loro famiglie, che devono per questo emigrare in massa verso gli Stati più ricchi della Repubblica. E' ben noto il problema dei salariati temporanei, che abitano nelle città e vengono sfruttati nei campi. Questi fatti non staranno forse indicando, di per sé, la necessità che vengano ascoltate le giuste ed urgenti rivendicazioni di quei cittadini che hanno diritto a far parte della vita economica della Nazione? Allo Stato, incombe "l'importantissimo dovere di garantire la proprietà privata, per mezzo di leggi sagge", poiché né la giustizia né il bene comune consentono di danneggiare qualcuno o di invadere la sua proprietà con alcun pretesto (cfr. Rerum Novarum, n. 55). Ma, spetta anche alla tutela dello Stato assicurare un equo sistema di distribuzione delle terre, garantendo, allo stesso tempo, il diritto di tutti al riconoscimento sia della propria capacità che del rendimento del proprio lavoro (cfr. CA 52 CA 28), in condizioni realisticamente accessibili. Parlare quindi di Riforma agraria, non è altro che appoggiare la modernizzazione dei rapporti di lavoro nei campi, creare occupazioni produttive nell'area rurale, reprimere le manifestazioni di violenza che hanno già ucciso tante persone, inclusi sacerdoti, promuovere servizi di educazione, di salute, di credito finanziario, creando le condizioni per l'esercizio della cittadinanza a più di una decina di milioni di agricoltori. Tutto ciò porterebbe dei benefici anche alle città, nella misura in cui vi sarebbe un minore esodo rurale, aumenterebbe la produzione agricola, regolarizzando il rifornimento e l'offerta di alimenti fondamentali. Il prossimo 16 ottobre, quando verrà celebrata la "Giornata Mondiale dell'Alimentazione", organizzata dalla FAO, saranno discussi i problemi della fame nel mondo. Spero che in questo foro internazionale vengano suggerite soluzioni adeguate per far fronte, in spirito di fratellanza e collaborazione, a questo problema tanto angosciante. Si tratta, in fondo, di incentivare tutte le forme di collaborazione fra i vari settori della società, nella ricerca di soluzioni per la questione della proprietà e dell'utilizzo della terra, nel contesto di un'agricoltura che adotti moderni criteri di produzione.


5. Voglio concludere questo mio discorso, salutando il popolo di questa bella terra, centro tradizionale di cultura, che ha fatto guadagnare alla città di Sao Luis il titolo di "Atene del Brasile".

Ricordo con emozione la storia della Chiesa in questi luoghi, avviatasi nel 1612 per opera dei missionari cappuccini francesi nella città fondata da La Ravardière. Maranhao è divenuto il centro d'irradiazione della straordinaria azione missionaria che Gesuiti, Cappuccini, Mercedari e tanti altri hanno esteso all'immensa regione amazzonica nel secolo diciassettesimo. Qui, il grande autore classico della lingua portoghese, l'oratore sacro e missionario Padre Antônio Vieira, ha saputo difendere la dignità umana e la libertà degli indigeni e denunciare i soprusi che contro di essi commettevano i colonizzatori di quella terra. Per questo, desidero ricordare questo monumento che ci ricorda una delle tappe fondamentali dell'evangelizzazione in America Latina. Mi riferisco al Convento das Mercês che, recentemente restaurato da mani generose, vedrà conclusa la ricostruzione con l'aggiunta della Chiesa che i Padri mercedari costruirono all'inizio di questo secolo con enorme sacrificio e zelo. In esso risuonano ancor oggi le parole di Padre Antônio Vieira che in questa casa risiedette.

Non potrei inoltre non ricordare che il Maranhao è stato il grande centro d'irradiazione in Brasile della devozione al Cuore di Gesù, tanto sentita dal popolo, attraverso lo zelo dell'insigne missionario e fondatore di opere e istituti religiosi, Padre Gabriel Malagrida, che ha lasciato profondi segni della sua azione apostolica in tutto il nord ed il nordest del Brasile nel diciottesimo secolo! Dio sia lodato per aver portato il Papa nel Maranhao! Ringrazio voi, cari figli del Maranhao ed il vostro Arcivescovo, Mons. Paulo Eduardo Andrade Ponte, tutti i Cardinali e Vescovi qui presenti, il Signor Governatore e le altre Autorità, per l'affetto con cui mi avete accolto. Nel ringraziare chiedo la pioggia, necessaria per la vostra regione.


6. "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità" (Lc 12,13) leggiamo nel Vangelo di oggi. A queste parole, di qualcuno fra i presenti, Gesù rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?" (Lc 12,14).

Non spetta a Cristo, né alla sua Chiesa risolvere il problema della terra. Ciò spetta alle istituzioni umane, alle autorità competenti.

La missione della Chiesa, è annunciare il Vangelo del Regno. Il Regno di Dio è la manifestazione della santità di Dio - di quella santità che si rivela mediante la giustizia, mediante il giudizio: "Sarà esaltato il Signore degli eserciti nel giudizio" (Is 5,16).

Per questo Cristo dice: "Non temere, piccolo gregge". Non lasciatevi abbattere da nessuna ingiustizia terrena. Infine, sarà fatta giustizia. Quindi, tutti voi che siete responsabili della società, fate tutto ciò che è nelle vostre possibilità, affinché, nella vita degli uomini, nella vita delle società, l'ingiustizia ceda il posto alla giustizia! "Non temere, piccolo gregge - dice Gesù - perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno". Questa è la misura definitiva di tutti i sistemi temporali.

E Gesù esclama: "fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignuola non consuma" (Lc 12,33).

Per questo, "Vendete ciò che avete e datelo in elemosina" (Lc 12,33).

Che tutto il vostro modo di agire dimostri dove si trova il "vostro vero tesoro". "Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore." (Lc 12,34).

Uniamoci adesso intorno all'Ostia Consacrata del Divino Redentore, desiderosi di ricevere da Lui l'ispirazione e la forza per proseguire in quel cammino con cui i primi evangelizzatori hanno trasmesso la fede cristiana in questa terra. Possano le "Sante Missioni" che si stanno attualmente realizzando nella città di Sao Luis, dare il via a questo processo di Nuova Evangelizzazione che benedico di tutto cuore, affidandola alle braccia materne di Nostra Signora Aparecida.

Data: 1991-10-14
Lunedi 14 Ottobre 1991

Al Presidente della Repubblica - Brasilia (Brasile)

Titolo: Le crisi e le disuguaglianze che affligono il Paese si risolvono con i criteri della giustizia cristiana

Signor Presidente,


1. Mi permetta innanzitutto di esprimere i miei sentimenti di gratitudine per l'accoglienza che mi è stata fatta, attraverso il Vostro Ministro degli Affari Esteri, dott. Francisco Rezek, al mio arrivo in terra brasiliana, e per le nobili parole che Vostra Sua Eccellenza mi ha appena rivolto, senza dubbio destinate non esclusivamente alla mia persona, ma alla missione che la Divina Provvidenza mi ha affidato dodici anni fa, ed alla Chiesa Universale stessa, di cui sono Pastore.

Il ritorno in Brasile, come ho già ricordato al mio arrivo, ha proprio lo scopo di compiere questa missione pastorale di riunire, in un contesto esclusivamente evangelico, le pecore del gregge della terra della Santa Croce.

perciò questo momento assume un significato particolare, considerando che mi rivolgo non solo al Supremo rappresentante della Nazione brasiliana, ma anche alle autorità governative che hanno la grave responsabilità di rappresentare e di guidare la volontà del Popolo in quanto promotori della pace e del progresso fra i loro cittadini.


2. Gli obiettivi, quello della Chiesa, nella sua missione esclusivamente religiosa e spirituale, e quello dello Stato, pur tendendo al bene comune di ogni uomo, sono certamente diversi. Tuttavia, confluiscono in un punto d'incontro l'uomo e il bene della Patria.

La Chiesa, che ha avuto sempre presenti le proprie difficoltà per raggiungere i suoi obiettivi, può comprendere più facilmente quelle del Governo stesso di una Nazione ad adempiere ai propri doveri nei confronti di ogni individuo. Ma essa deve offrire la propria collaborazione affinché tali fini vengano raggiunti, sapendo rispettare l'area specifica dello Stato. Vi saranno delle divergenze, dovute ai limiti umani e alla varietà dei problemi, specialmente in un paese tanto grande come il Brasile. Tuttavia, l'intesa e il rispetto, la reciproca sollecitudine per l'indipendenza e il principio di servire l'uomo nel modo migliore, all'interno di una concezione cristiana, costituiranno fattori di concordia di cui lo stesso popolo sarà il beneficiario.


3. Signor Presidente della Repubblica, Signori Membri del Congresso Nazionale e del Supremo Tribunale Federale, Signori Ministri di Stato, Signori Governatori, Signore e Signori: Nel ringraziarvi per l'omaggio che avete voluto rivolgere al Successore di San Pietro in questa sua seconda visita in Brasile, voglio esprimere il mio apprezzamento per la significativa missione che svolgete quali rappresentanti di tutto il Popolo brasiliano.

Il Brasile attraversa, in questo momento della sua storia, una fase, di cui tutti conoscono la delicatezza, di fronte agli enormi problemi sociali ed economici, la cui soluzione non ammette ulteriori dilazioni. Il Popolo di tutta la nazione ha lo sguardo rivolto alle decisioni che prendete, nella speranza di un futuro più luminoso e felice per i suoi figli.

Considero particolarmente significative le parole pronunciate alcuni mesi fa dal Signor Presidente nel chiamare la Nazione ad uno sforzo nel condividere le responsabilità, per superare la crisi e le disuguaglianze che affliggono la larga maggioranza dei brasiliani (aprile 1991).

Certo di non allontanarmi minimamente dal mio scopo pastorale, e nell'esercizio della mia missione esclusivamente spirituale, mi rivolgo a Voi, chiedendo a Dio che vi illumini in questa ardua missione di difesa dei valori spirituali e morali del Brasile. Possano i problemi sollevati dalla società essere sempre esaminati alla luce dei criteri della giustizia e della morale cristiana, anziché da interessi privati. Credo che non sia questa la motivazione del vostro agire politico, poiché un simile atteggiamento sarebbe incoerente con la visione del bene comune che certamente vi anima. Che il vostro impegno posto al servizio di tutte le iniziative che tendono al progresso sociale, economico e scientifico a favore della famiglia brasiliana, sia sempre più autentico e generoso. Che il lavoro in difesa della vita, non sia contro di essa. Con immaginazione, coraggio e perseveranza, permetterete così che tutti i brasiliani prendano pacificamente il posto loro assegnato nel concerto della Nazione. In tal senso, gioisco della preoccupazione di Vostra Eccellenza, Signor Presidente, per la condizione fondamentale di un autentico sviluppo, che è l'educazione. Il Brasile non può fare a meno della sua maggior ricchezza - l'enorme numero di bambini e giovani che necessitano di essere integrati pienamente nella vita sociale, nel lavoro, in un'effettiva cittadinanza. La benedizione che, fra poco, avro il piacere di impartire, simbolicamente, al modellino di un Centro Integrato di Sostegno per i Bambini, dovrà essere l'ispiratrice dell'assoluta priorità che il Governo di Vostra Eccellenza desidera dare alle istituzioni scolastiche, private e pubbliche, che abbiano l'obiettivo di fornire un insegnamento di buona qualità ed un'autentica ed integrale educazione. Quest'ultima costituisce, infatti, il fondamento primario di una vera società democratica.


4. Proseguo nel mio itinerario tracciato per questa visita pastorale attraverso varie capitali degli Stati della Federazione, portando questo segno di speranza che desidero raccogliere da Vostra Eccellenza, così come dai Signori Senatori, dai Signori Deputati e dai Signori Ministri. Lo spirito che mi anima è portatore di un immenso affetto per i figli del Brasile, ai quali in questo momento desidero unirmi in un grande abbraccio. Non potendo farlo personalmente, chiedo a voi Signori di farlo per me. A voi Signori e a voi Signore. Che tutti sappiano che il Papa stima il Popolo brasiliano, la sua storia, le sue lotte, le sue conquiste. Il Papa benedice tutti e ciascuno, da Chui a Oiapoque, dalle estremità dell'Acre all'Arcipelago di Fernando de Noronha. Che Dio benedica il Brasile! Che la pace e la concordia, unite alla prosperità, tanto materiale quanto spirituale, siano con voi e che Nostra Signora Aparecida protegga la missione che la Provvidenza vi ha affidato.

Molte grazie!

Data: 1991-10-14
Lunedi 14 Ottobre 1991

Ai rappresentanti del Corpo Diplomatico durante l'incontro nella Nunziatura Apostolica - Brasile

Titolo: La libertà religiosa è il segnale per il risveglio dei popoli che sono alla ricerca della vera libertà

Eccellenze Signore e Signori,


1. E' con grande soddisfazione che mi rivolgo a voi tutti, membri delle missioni diplomatiche accreditate presso il Governo brasiliano, poiché vedo in voi gli artefici del nobile e difficile compito di trovare un'intesa sempre maggiore fra le Nazioni. La Santa Sede segue con sincera simpatia questa missione e desidera sostenerla, condividendo il desiderio di pace e di dialogo, nucleo di tutta l'azione diplomatica.

Nel ringraziare il Vostro Decano, Sua Eccellenza Mons. Carlo Furno, per le cordiali espressioni di benvenuto, ritengo di poterle interpretare, come la manifestazione di sostegno di voi tutti signori, e quindi dei Vostri Governi, a un sempre maggiore avvicinamento dei rapporti diplomatici con la Sede Apostolica, così come la comprensione amichevole per l'azione condotta dalla Chiesa Cattolica nei rapporti internazionali, costantemente ispirata ai valori supremi del bene, della verità e della giustizia.


2. Esprimendo il mio più cordiale saluto a Voi, desidero far giungere ai popoli di tutti i Continenti, di cui siete i rappresentanti, la mia parola amica di Successore di San Pietro e Pastore della Chiesa Cattolica.

In tal senso, desidero innanzitutto esprimervi il grande apprezzamento della Santa Sede per la Vostra funzione, che è quella di contribuire alla salvaguardia della pace, cercando la collaborazione dei vari paesi nel conseguimento del bene comune e della promozione sociale. Sono stati per me motivo di grande soddisfazione, gli accordi realizzati, sia nell'ambito dell'America Latina e del Nord, sia quelli rivolti ad una più ampia prospettiva di orizzonti, come i contatti di diversa natura con la Comunità Economica Europea, con l'obiettivo di favorire lo sviluppo dei rapporti economici mondiali. La Chiesa guarda con interesse a questo avvicinamento, poiché esso può aprire il cammino per un significativo contributo sia per la pace fra i popoli, sia per un effettivo ridimensionamento dei progetti politici e economici in paesi in cui vi sono evidenti squilibri sociali. Si riveste così di particolare interesse, il necessario impegno da parte delle Nazioni sud-americane nel rafforzare i vincoli di amicizia e di unione. Tutti i Paesi di questo Continente sono chiamati a offrire una testimonianza dell'amore cristiano e della collaborazione fra le nazioni.

La Chiesa vede e vedrà sempre nel dialogo fra gli uomini lo strumento indispensabile affinché possano riconoscere la Verità che, illuminata dal Messaggio di Cristo, li ha messi in condizione di scoprire nel prossimo, non solo un fratello, ma un figlio di Dio. Per questo essa non smetterà mai di chiamare le Nazioni più sviluppate ad una maggiore comprensione affinché non si esimano dalla propria responsabilità di aiutare quei Paesi che, da soli, non raggiungerebbero un grado di sviluppo giusto e ragionevole, a livelli confacenti alla dignità umana. I recenti avvenimenti nell'Est dell'Europa, con il fallimento, sempre più accentuato, del marxismo e, allo stesso tempo, la concentrazione di sforzi miranti al recupero delle economie di quei paesi, non permettono di distogliere l'attenzione dalle tristi vicende che colpiscono tante Nazioni. E' quello che ho voluto chiarire nella recente Enciclica Centesimus annus: "Sarà necessario uno sforzo straordinario per mobilitare le risorse, di cui il mondo nel suo insieme non è privo, verso fini di crescita economica e di sviluppo comune, ridefinendo le priorità e le scale di valori, in base alle quali si decidono le scelte economiche e politiche" (CA 28).

E' per questo motivo che all'inizio di quest'anno, nel mio discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ho sottolineato che "se il 1990 è stato l'anno della libertà, il 1991 dovrà essere l'anno della solidarietà" (L'Osservatore Romano n. 3, 20 gennaio 1991).


3. La Sede Apostolica, permeata da questo spirito di collaborazione, con l'obiettivo di partecipare a questa opera benefica ed urgente, dalla quale i popoli si aspettano un'epoca di tranquillità e di benessere, invia i suoi rappresentanti nei vari Paesi, che collaborano non solo allo sviluppo delle Chiese locali, ma anche al bene civile ed umano delle popolazioni. La Chiesa, che è depositaria di un "umanesimo nuovo", un "umanesimo cristiano", è in grado di realizzare un'opera umanizzatrice in sintonia con il suo mandato principale che è evangelizzatore. Essa svolgerà la sua funzione umanizzatrice con tanto maggior effetto ed efficacia - di fermento culturale, di promozione umana, di alfabetizzazione e educazione di base, di assistenza sociale, di presa di coscienza popolare - quanto più fedele essa sarà alla propria missione primaria che è, e continuerà ad essere, religiosa.

E' in questa prospettiva che la Chiesa si fa presente in tutte le Nazioni in cui mantiene Rappresentanze diplomatiche, e aspira istituirne dove questo non è stato possibile.

La Santa Sede è sicura per la buona accoglienza data dai vari Paesi alla sua opera. Per questo essa esprime la propria fiducia nelle attività in cui vi è una responsabilità pubblica, in ciascuna nazione, per l'avvento di migliori condizioni di vita non solo a livello nazionale, ma per tutta la Famiglia umana.


4. E' sulla scia di queste idee che mi rivolgo ai responsabili delle nazioni e, quindi, ai loro rappresentanti, affinché non cessino di a promuovere l'autentico bene delle persone, dei popoli, nell'ambito della Comunità internazionale. Siate sempre portatori della pace e del dialogo, in vista di una convivenza internazionale armoniosa per la costruzione di un mondo più umano e più pacifico.

Impegnatevi nell'applicazione dell'etica politica, oggi più che mai necessaria quanto più si dispone di una grande varietà di mezzi tecnici, che portano con sé grandi risorse, sia per il progresso dell'individuo, che per la sua distruzione. Sono in gioco i Diritti individuali e sociali dell'uomo. La vita umana non può essere manipolata attraverso coercizioni fisiche o morali, derivate da interessi politici o finanziari. "Sia totale il rispetto per l'uomo, in cui risplende l'immagine di Dio" (Messaggio "Urbi et orbi" - O.R. n. 14, 7 aprile 1991).

Rinnovo, infine, il mio "pressante appello a quanti hanno pubbliche responsabilità - siano essi capi di Stato o di governo, legislatori magistrati ed altri - perché assicurino con tutti i mezzi necessari, l'autentica libertà di coscienza di tutti coloro che risiedono nell'ambito della loro giurisdizione, con particolare attenzione ai diritti delle minoranze" (Messaggio del Papa per la Giornata della Pace - 1 gennaio 1991). La libertà religiosa, che trova in questo Brasile, di cui siamo ospiti, un degno esempio, è il segnale per il risveglio dei popoli in cerca della vera libertà.

Ponendoci costantemente di fronte a questa missione mondiale di pace, nella giustizia e nella libertà, troveremo le parole e i gesti che, gradualmente, costruiranno un mondo degno delle creature umane, il mondo che Dio desidera per gli uomini, ai quali, illuminando le loro coscienze, ne affida la responsabilità.

Questi sono i voti, i desideri e gli auguri che il Papa rivolge agli illustri rappresentanti dei vari Paesi che si trovano qui. Che Dio vi ispiri! Che benedica le vostre patrie e protegga le vostre famiglie! Che Egli guidi la Comunità internazionale sul cammino della pace e della fratellanza!

Data: 1991-10-14
Lunedi 14 Ottobre 1991

Ai rappresentanti della comunità ebraica durante l'incontro nella Nunziatura Apostolica - Brasilia

Titolo: Il dialogo interreligioso invita le Chiese locali a cercare di superare tutti i preconcetti esistenti




1. Per me costituisce un momento di particolare soddisfazione poter salutare il Rabbino Henry Sobel e i signori rappresentanti della comunità israelitica del Brasile. Vi ringrazio di cuore per la grande cortesia nel promuovere questo incontro, e, al tempo stesso, mi sento profondamente commosso per il gesto gentile che avete avuto nell'offrirmi questo bel dono. In questo gesto voglio vedere l'espressione sia pure simbolica dei legami di unione fra la Chiesa Cattolica nel Brasile e la vostra comunità giudaica. Ma, al di là di questo gesto, la divina Provvidenza ha voluto che questo momento storico, che questo incontro, venisse a rafforzare lo spirito di fraternità e di reciproca stima, il cui fondamento non è semplicemente un rispetto vicendevole, bensi la fede nell'unico e vero Dio. Oggi, venticinque anni dopo il Concilio Vaticano II, la Dichiarazione "Nostra aetate" continua a indicare un cambiamento radicale nei rapporti dei cristiani con gli ebrei. La mia speranza è, quindi, che il dialogo ebraico-cattolico si rafforzi sempre più in virtù della Parola di Dio. Essa, ricevuta nel cuore con un'autentica disponibilità a renderla operante nella nostra vita, ci apre gli occhi per riconoscere in tutti i nostri fratelli il volto dell'unico Dio Creatore. Leggendo insieme, con una comune venerazione, buona parte delle Sacre Scritture, dovremmo essere uniti nell'accoglierla, meditarla e metterla in pratica, al servizio di tutti gli uomini, in particolar modo dei più bisognosi.


2. Il dialogo interreligioso invita tutte le Chiese locali e, fra di loro, anche la Chiesa brasiliana, a intraprendere sforzi sempre rinnovati per superare certi preconcetti che esistono tuttora in molti luoghi. In tal modo, si dovranno manifestare, davanti al mondo odierno, nel quale la fede è esposta a tante prove difficili, la bellezza e le verità profonde della fede in un unico Dio e Signore, che in quanto tale deve essere conosciuto e amato attraverso tutti coloro che credono in Lui. Adorando l'unico e vero Dio scopriamo, difatti, la nostra comune radice spirituale, che è la consapevolezza della fratellanza fra tutti gli uomini.

Questa consapevolezza è veramente il legame più stretto che unisce i cristiani e il popolo ebraico. Questa radice comune ci fa anche amare questo popolo poiché, come dice la Bibbia, "Il Signore ha amato Israele per sempre (1R 10,9), ha fatto con lui un'Alleanza che non è mai stata spezzata, depositandovi le speranze messianiche dell'intero genere umano.


3. Mi sento felice di sapere che, grazie alla Commissione Nazionale per il Dialogo Religioso Ebraico-Cattolico, le nostre relazioni e la nostra collaborazione si sono accresciute di molto in Brasile in questi anni. Attualmente la Commissione conta membri cattolici ed ebrei in tutte le principali capitali degli Stati della Federazione, con la possibilità di allargare in futuro la sua presenza ad altre città. Mi auguro che il dialogo e il reciproco rispetto continuino ad essere il cammino per costruire una stima vicendevole e una considerazione verso il patrimonio spirituale che unisce ebrei e cristiani. Benedico, di cuore, tutti gli sforzi e le iniziative intrapresi a tal fine.

Faccio voti e innalzo le mie preghiere al Signore Altissimo per la pace in tutto il mondo e, in particolar modo, in quella Terra Santa in cui, in ogni occasione, questa parola viene ripetuta come un saluto fra amici. Che i nostri fratelli ebrei, che sono stati "raccolti in mezzo ad altri popoli e riuniti in altri luoghi e portati alla loro terra" (Ez 34,13), alla terra dei loro padri, vi possano vivere in pace e sicurezza, sui "monti d'Israele", custoditi dalla protezione di Dio, il loro vero Pastore. Shalom!

Data: 1991-10-14
Lunedi 14 Ottobre 1991

Messa nella "Spianata dei Ministeri" - Brasilia

Titolo: All'alba del Terzo Millennio occorrono uomini la cui fede sia luce e forza di una società nuova




1. "Senza la fede pero è impossibile essergli graditi" (He 11,6).

La lettura della lettera agli Ebrei ci mostra vari personaggi dell'Antico Testamento: uomini graditi a Dio proprio in virtù della loro fede: Abele, Enoch, Noè, Abramo e Sara, Isacco e Giacobbe.

Nella nuova Alleanza, seguendo Cristo, che è "autore e perfezionatore" della nostra fede (cfr. He 12,2), quell'elenco si allunga e si estende a tutti i popoli e a tutte le nazioni del mondo. Nella vostra grande patria brasiliana come sono numerosi quelli che "sono graditi a Dio in virtù della loro fede", che a Lui "si accostano", secondo le parole della lettera agli Ebrei: "chi infatti s'accosta a Dio deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano" (He 11,6).

Quindi, la fede è la "ricerca" di Dio. E' significativo ciò che scrive Pascal: "non mi cercheresti se già non mi possedessi" (Pensieri, cap. II, 9).

"Precedente" alla "ricerca" di Dio da parte dell'uomo è il dono divino della fede, con il quale cerchiamo "sempre il suo volto" (cfr. Ps 104/105,4).


2. Che cos'è la fede? L'Apostolo risponde: "La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono" (He 11,1). Ecco perché, grazie alla fede, in un certo senso superiamo i limiti della realtà visibile, per entrare in quella invisibile. Il visibile, in un certo modo, è testimonianza dell'invisibile.

L'universo dà testimonianza di Dio come suo Creatore. Leggiamo nella lettera agli Ebrei: "Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, si che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede" (He 11,3). La testimonianza della parola di Dio Creatore è così scritta in tutta la creazione.

Al di là di questa testimonianza, accessibile a tutti, la fede trova appoggio nelle testimonianze umane della Rivelazione divina. Gli antichi, infatti, "ricevettero... testimonianza" (He 11,2). "Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio" (He 1,1-2).


3. Il Concilio Vaticano Secondo insegna: "A Dio che rivela è dovuta "l'obbedienza della fede" (Rm 16,26 cfr. Rm 1,5 2Co 10,5-6), con la quale l'uomo gli si abbandona tutt'intero e liberamente offrendogli "il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà" e assentendo volontariamente alla rivelazione che egli fa. Perché si possa professare questa fede, sono necessari la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, i quali muovono e rivolgono a Dio i cuori, aprano gli occhi dell'anima e diano "a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità". Affinché poi l'intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni" (DV 5).

La fede è un dono di Dio che arriva all'uomo attraverso la parola della Verità assoluta, ma è, allo stesso tempo, la risposta dell'uomo, che ricerca sinceramente l'incontro con questa Verità: l'incontro con Dio.


4. Oggi, mentre ci avviciniamo al Terzo Millennio dell'Era cristiana, sono necessari uomini di fede. Uomini che siano la luce e la forza di una nuova società: politici, tecnici, amministratori, educatori, funzionari pubblici, industriali, operai e contadini. Come dissi durante il mio primo viaggio, a Salvador, ai costruttori della società pluralista, uomini che appartengono ad "una società che deve rispondere alle esigenze umane, sia a livello dei beni materiali, quanto dei beni spirituali e religiosi, una società fondata su un sistema di valori che la protegga dalle manipolazioni dell'egoismo individuale o collettivo" (, III,2, pag. 157, 7.07.1990).

Per questo compito è necessaria una educazione costante dei cristiani alla fede, soprattutto di quei cristiani che hanno una responsabilità maggiore e più diretta nella costruzione della società. Lo richiede la dimensione stessa della loro natura, costituita di anima e corpo, poiché sono stati chiamati dal Padre a prendere possesso del Regno dei cieli, che era stato preparato per loro (cfr. Mt 25,34). Ne deriva la preoccupazione di scoprire il significato più profondo di questo mondo che è opera del Creatore. Se il mondo è sorto dalle mani di Dio, se Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza (Gn 1,26), egli deve estrapolare il significato divino che possiedono naturalmente tutte le cose. Non esiste, né mai è esistita, incompatibilità fra il sapere umano e la fede. Dallo sforzo intellettuale più profondo fino alla più semplice operazione manuale, tutto può e deve condurre a Dio. Per questo è necessario coltivare la fede in sintonia con il livello culturale di ognuno, con la propria responsabilità sociale e con la propria capacità professionale.


5. La grande Santa di Avila, che la Chiesa festeggia oggi nel calendario liturgico, può essere ricordata come una donna che la fede portava a preoccuparsi per le migliaia di esseri umani che ancora non conoscevano Gesù Cristo e ai quali la Chiesa doveva annunciarlo. In Santa Teresa, la fede in Gesù Cristo era inseparabile dall'amore per la Chiesa. Le sue ultime parole furono: "Grazie a Dio, muoio come figlia della Chiesa". Persone con una fede simile sono luce per gli altri, centro di irradiazione spirituale e religiosa, sale della terra. Il nostro tempo ha bisogno della presenza fattiva e benefica di uomini e donne che sappiano mostrare la loro fede mediante le loro opere (cfr. Tg 2,18).


6. Che cosa sarà "la nuova società" brasiliana quale frutto dell'educazione nella fede? A questa domanda Cristo risponde con le sue parole del Vangelo che oggi sono state ricordate nella Liturgia: "Il sale della terra, e la luce del mondo"! (cfr.

Mt 5,13-14).

Il sale che dà sapore agli alimenti è l'immagine di ciò che deve essere il frutto di una educazione nella fede che porta la salute spirituale e morale negli ambiti più svariati dell'esistenza umana: l'uomo, la famiglia, la comunità, la società. In questo modo tutti sono protetti dalla depravazione, da quello che Cristo defini "esser gettato via e calpestato dagli uomini" (cfr. Mt 5,13).

E', allo stesso tempo, la luce che risplende per gli altri, che illumina tutti "quelli che sono nella casa" (Mt 5,15). La vostra grande casa brasiliana possiede molti milioni di abitanti. La fede è la luce che "non si mette sotto il moggio, ma sopra il lucerniere". Affinché essa "risplenda... davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,15-16). Ecco ciò che disse Cristo, rispondendo alla vostra domanda: che cos'è la fede, e che cosa significa educare nella fede per una nuova società?


7. Carissimi fratelli e sorelle, E' con grande gioia che mi trovo di nuovo a Brasilia. Il Papa è felice nel vedere quanto è cresciuta, in questi ultimi undici anni, questa città-bambina che sta diventando effettivamente il centro delle grandi decisioni del Paese. Gli ampi orizzonti che egli scorge da questo altopiano, gli ricordano il sogno profetico di Don Bosco che tanto ha ispirato i fondatori della città. Ricordo che non lontano da qui fu piantata la croce e celebrata la Prima Messa che segno la nascita di Brasilia. Che questa città cresca sempre all'ombra della croce e protetta dalla Benedizione materna della sua Patrona, Nostra Signora Ausiliatrice! Con tutto il cuore saluto coloro che sono venuti per celebrare questa Eucaristia. E anche per parteciparvi. In primo luogo, saluto cordialmente il Signor Presidente della Repubblica, Dottor Fernando Collor, assieme ai membri del Governo, al Governatore e a tutte le Autorità civili e militari. Ringraziamo per la vostra presenza a questa celebrazione. Ai numerosi Paesi qui rappresentati dai loro Ambasciatori, a tutte le Nazioni qui rappresentate formulo auspici di pace e di prosperità. Ringrazio per la generosa e fraterna accoglienza il caro fratello, Pastore della Chiesa di Brasilia, il Cardinale José Freire Falcao e i suoi Vescovi Ausiliari, Monsignor Alberto Taveira e Monsignor Raymundo Damasceno Assis, che attualmente è il Segretario Generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano. Saluto inoltre i Cardinali e i Vescovi qui presenti. Esprimo inoltre la mia gioia per la partecipazione dei fratelli delle altre Chiese Cristiane. Ringrazio per questa unità intorno a Cristo.


8. Vorrei cogliere l'occasione per esprimere la gioia che ho provato nell'essere invitato dal caro fratello nell'Episcopato e Arcivescovo militare del Brasile, Monsignor Geraldo do Espirito Santo D'Avila, a benedire la Prima Pietra della futura Cattedrale dell'Arcidiocesi Militare del Brasile, che sarà dedicata a Santa Maria dei Militari, Regina della Pace.

Mi auguro che la costruzione di questo tempio serva a riunire sempre di più la famiglia militare del Brasile e diventi un grande centro di evangelizzazione per tutti, per l'Esercito, per la Marina e per l'Aeronautica, perché portino avanti la loro missione che è quella di essere garanzia di pace, di libertà, e di giustizia. Ai sacerdoti che svolgono il loro servizio nelle cittadelle militari, nelle caserme e nei vari posti di frontiera, chiedo di dedicarsi con amore e fiducia al proprio lavoro, senza risparmiarsi, portando il Vangelo dove il bene delle anime lo richiede. Rivolgo anche una parola di ringraziamento al diletto fratello nell'Episcopato Monsignor José Newton de Almeida Baptista, che con tanta diligenza e operosità si è dedicato alla sua attività di Pastore, non solo nella nuova Capitale della Repubblica, ma anche nell'Ordinariato militare. Che Dio lo ricompensi e lo benedica.


9. "Senza la fede è impossibile essere graditi a Dio". Senza la fede non è possibile che la vita umana sia a somiglianza di quella di Dio. Infatti, questa è la vocazione dell'uomo. Da questo dipende il suo bene e la sua felicità, non solo temporale, ma eterna.

Dio, che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, si aspetta che egli sia veramente a somiglianza di Lui. Dio vuole che egli, come Abele, gli offra il sacrificio dei frutti della fede e delle buone opere. Dio aspetta che l'uomo erediti quella giustizia, che il Vangelo gli insegna, giustizia che egli ha meritato grazie alla crocifissione e alla risurrezione di Cristo per la redenzione dei peccati. All'uomo è concessa la giustizia di Cristo "generato prima di ogni creatura" (Col 1,15), mediante la fede pellegrina verso la terra promessa, verso la vita eterna in unione con Dio.


10. Maria, la prima che ha creduto, la stella della nuova evangelizzazione, invocata in tutto il Brasile come "Nostra Signora della Concezione Aparecida", Maria sia il modello, sia l'educatrice nella fede per i brasiliani, per i cristiani, impegnati nella costruzione di una nuova società. Sia il modello e l'educatrice nella fede, Nostra Signora Aparecida, Patrona del Brasile.

Data: 1991-10-15
Martedi 15 Ottobre 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Messa nell'Aterro do Bacanga - Sao Luis (Brasile)