GPII 1991 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Salvador (Brasile)

Recita dell'Angelus - Salvador (Brasile)

Titolo: "Madre Immacolata, aiuta il Brasile a ripercorrere il cammino del progresso nella concordia, nella giustizia e nella pace"

Amatissimi fratelli e sorelle di Salvador e di tutto il Brasile! Seguendo una tradizione istituita e mantenuta dai miei Predecessori, tutte le domeniche, quando sono a Roma, dalla finestra del mio appartamento, recito con i numerosi fedeli riuniti in Piazza San Pietro, in Vaticano, il Saluto a Maria.

Trovandomi a Salvador, ho voluto recitare l'"Angelus" in questa bella chiesa, Santuario mariano di tutta Bahia e centro della devozione dei bahiani.

Questa devozione è parte dell'inestimabile patrimonio di fede e di religione che il Portogallo lascio al Brasile. E' noto infatti che, fin dai primi tempi, la Nazione lusitana, chiamata Terra di Santa Maria, brillo di un amore, al tempo stesso forte e tenero, per la Madre di Gesù Cristo e Madre degli Uomini. I missionari provenienti dalla società portoghese, i sacerdoti, le religiose e i laici impiantarono nel paese appena scoperto gli stessi sentimenti per la Vergine Maria.

Testimonianza della devozione mariana dei brasiliani sono, fra l'altro, le numerose parrocchie, chiese e cappelle dedicate alla Madre di Dio. A Bahia il Santuario più significativo edificato in suo onore è questo tempio, consacrato a "Nossa Senhora da Conceicao da Praia", espressione della fede cattolica e di un amore filiale verso la Vergine Maria nel mistero della sua Immacolata Concezione.

Il significato di questo tempio si arricchi maggiormente quando, nel 1971, il mio predecessore Paolo VI gli conferi il titolo di Basilica Minore e proclamo Nostra Signora, sotto il nome di "Conceicao da Praia", Patrona unica ed ufficiale non soltanto della Città di Salvador, ma di tutto lo Stato di Bahia.

Permettimi, Madre Immacolata, quasi al termine di questa mia Visita Pastorale in Brasile, venuto a venerarti in questo tuo Tempio, di consacrare al tuo Nome ancora una volta la città di Bahia, chiedendoti per essa, per i suoi Pastori, i suoi governanti, il suo popolo, la tua protezione materna. Ti consacro anche tutta la Nazione brasiliana, supplicandoti di aiutare a superare tutte le crisi e le difficoltà e a riprendere il cammino del progresso, nella giustizia, nella concordia e nella pace.

Benedetta fra tutte le donne, io ti chiedo che la donna brasiliana, la donna bahiana abbia la possibilità di assumere il suo ruolo di grande dignità nella società civile e nella comunità ecclesiale. Te lo chiedo in particolare per quelle che, rinunciando ad ogni cosa per unirsi strettamente alla Croce di tuo Figlio e alla sua Risurrezione, si consacrano a Dio mediante i voti e i consigli evangelici.

Io ti prego anche per i membri delle confraternite e delle fratellanze di questo tempio, affinché siano figli devoti e fedeli della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

Che la Vergine della Concezione, pienamente votata al Disegno e alla Volontà di Dio, dal "fiat" dell'Annunciazione, sino al "fiat" della Croce, vegli sulla città di Salvador, sull'Arcidiocesi e sulle Diocesi suffraganee e su tutto lo Stato di Bahia.

Data: 1991-10-20
Domenica 20 Ottobre 1991

Cerimonia di congedo nell'aeroporto - Salvador (Brasile)

Titolo: "Che in questa "Terra della Santa Croce" regni la pace ispirata da giustizia e da solidarietà"

Eccellentissimo Signor Ministro degli Affari Esteri, Eccellentissimi Signori Membri del Governo Federale, Statale e Municipale Cari amici brasiliani,


1. Devo dire che, purtroppo per me, è giunto il momento del commiato. Desidero pero, prima di iniziare il mio viaggio di ritorno, ringraziare Sua Eccellenza il Signor Presidente della Repubblica, rappresentato qui dal suo Ministro degli Affari Esteri, che ringrazio per le sue cortesi parole, i membri del Governo, le altre Autorità e l'Episcopato del Brasile, per l'accoglienza che mi è stata riservata sin dall'inizio della mia visita apostolica in territorio brasiliano.

Permettetemi di mettere al primo posto i miei fratelli nell'Episcopato, così come ho fatto al mio arrivo a Natal. E' nelle loro mani che è affidata questa immensa popolazione cattolica del Brasile. Ringrazio per l'impegno e il lavoro, svolto con spirito di gioia e sacrificio, affinché, in stretta collaborazione con le Autorità del Paese, sia portato a termine il piano tracciato per il mio viaggio. Ringrazio i Signori dirigenti della Nazione, per la manifestazione di fraterna amicizia con la quale hanno saputo sottolineare la loro stima per il Successore di Pietro. Devo dirvi che, durante questi giorni, ho potuto constatare la misura della vostra dedizione, unita a un'efficiente organizzazione affinché tutto riuscisse al meglio. Il mio ringraziamento infine, a questo popolo brasiliano tanto cordiale e ospitale, la cui indimenticabile accoglienza nelle varie capitali degli Stati, che ho attraversato, difficilmente sarà cancellata dalla mia memoria. A tutto questo crogiuolo di razze e culture, che formano un solo popolo, affratellato in un unico obbiettivo che è di fare del Brasile una Nazione grande e prospera, desidero esprimere la gioia che mi ha procurato il suo calore umano, il suo entusiasmo, il suo affetto per il Papa. Nel congedarmi da tutti coloro che hanno potuto seguirmi direttamente o almeno attraverso la radio e la televisione, vi assicuro che porto nel cuore la luce dei loro sguardi, le loro parole, i loro sorrisi, e anche le loro preghiere. Il Papa vuole tornare a Roma con questo ricordo. Esso sarà la luce nel suo cammino e lo stimolo per invocare a Dio Onnipotente una protezione speciale per il Brasile, una vera pace e prosperità, aiutando i brasiliani ad amare la loro Patria e a riconoscere, nel Dio Unico e Vero, la fonte della verità e della felicità.


2. Per una felice coincidenza, domani celebrero un altro anniversario dall'inizio del mio Pontificato. Ancora una volta voglio rinnovare il mio appello, che ho sempre fatto a tutti gli uomini di buona volontà: "Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare il Suo potere". Questo è stato, in sintesi, il messaggio che ha orientato il mio pensiero in questi giorni in Brasile. Colui che si è definito "la luce del mondo" (Jn 8,12) vuole essere il centro e la radice della felicità che deve risplendere in ogni cuore. In questo momento voglio ricordare che l'autentica felicità si raggiunge solo insieme a Dio, che rimane in vostra attesa, per colmarvi con tutti i suoi doni, specialmente nell'Eucaristia. Che la Santa Messa che ho celebrato a Natal in chiusura del XII Congresso Eucaristico Nazionale, possa costituire per tutti un perenne ricordo che ispiri il vostro comportamento come cristiani: vivere con lo sguardo rivolto a Cristo, nostro Redentore, trovando in Lui l'esempio e il coraggio per amare i fratelli, in particolare i più poveri e bisognosi. Oggi dopo nove giorni di pellegrinaggio in terra brasiliana, è giunto il momento del commiato, il mio cuore è pieno di gratitudine, perché, nell'accogliere il Successore di San Pietro, avete voluto accogliere anche il messaggio che Gesù Cristo, nostro Salvatore è venuto a portare al mondo. Si, cari brasiliani! La mia parola, la mia presenza e la mia preghiera hanno voluto essere portavoce dello stesso Cristo che è venuto al mondo per "rendere testimonianza alla verità" (Jn 18,37). Ho cercato di portare a tutti gli insegnamenti del Vangelo, predicando la dottrina cristiana con tutte le sue implicazioni, per la vita di ognuno e di tutta la società. La fede vera, la dottrina autentica sono, infatti, condizioni indispensabili e fondamentali per qualunque opera di evangelizzazione. Per questo, ho voluto portarvi l'insostituibile certezza che solo Cristo può dare e orientarvi con una dottrina sicura che porta all'autentica libertà dei figli di Dio. Nei miei diversi incontri con vari settori della società, ho potuto vedere una Chiesa viva, in cui Vescovi e sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti e movimenti di apostolato e soprattutto, fedeli dalle più diverse condizioni di vita, giovani e anziani, s'impegnano nella missione evangelizzatrice con fede ed entusiasmo. A tutti desidero dire di non abbandonarvi allo sconforto quando i vostri lavori richiedono grandi sacrifici, affinché la luce del Vangelo raggiunga tutti coloro che ancora non conoscono Cristo. Ricordatevi della promessa del Redentore: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).


3. Il Papa porta nel fondo del cuore il desiderio sincero e la viva speranza che la nazione brasiliana percorra sempre il cammino della valorizzazione della dignità dell'uomo, che sappia accogliere con generosità il dono della vita, che rispetti e salvaguardi l'unità della famiglia, custodisca e difenda i diritti dell'uomo nel suo lavoro e nella convivenza sociale. Il mio sguardo si rivolge a tutti coloro che sognano una vita migliore, nelle città o nelle campagne, nelle fabbriche o negli uffici, in riva al mare o in questa vastissima area interna del Brasile. Per questo, innalzo le mie preghiere a Dio Onnipotente, affinché illumini i governanti perché continuino a trarre ispirazione nei principi evangelici che hanno fatto del Brasile un paese inconfondibile nella sua fisionomia cattolica.

Voglia Dio che in questa "Terra de Santa Cruz" possa regnare la pace, ispirata alla giustizia e alla solidarietà umana. Per questo sono venuto in Brasile, per questo ho provato la gioia di vivere con voi questi giorni indimenticabili.


4. Ringrazio il Signor Ministro degli Affari Esteri, Dott. José Francisco Rezek, per le attenzioni che il Governo brasiliano ha voluto riservarmi. Rinnovo ugualmente i miei ringraziamenti ai Governatori e ai Sindaci che mi hanno accolto con tanto affetto e mi hanno ospitato nei loro Stati e nelle loro città.

Desidero rivolgere un particolare ringraziamento a tutti coloro che, a livello federale o statale, hanno coordinato le complesse operazioni svolte durante la mia visita, nelle quali sono state coinvolte le forze armate e la polizia.

Vorrei aggiungere qui il mio riconoscente apprezzamento ai mezzi di comunicazione e informazione per aver garantito un'ampia copertura del mio viaggio apostolico.

Rivolgo un particolare ringraziamento alla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, per l'attenzione che ha avuto nell'organizzare questa visita.

Ringrazio specialmente il suo Presidente, Monsignor Luciano Mendes de Almeida, e il suo Segretario, Monsignor Antonio Celso Queiroz.

Ai fratelli nell'Episcopato, ai quali mi sento tanto vicino, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, a tutti i fratelli, uomini e donne, specialmente a quelli che soffrono, a tutti dico, dal profondo del cuore: molte grazie! Molte grazie a tutti! I miei migliori auguri di prosperità! Dio vi ricompensi e benedica il Brasile, sotto la costante protezione di Nostra Signora Aparecida! Miei cari figli, il Papa sta per partire, ma vi porta tutti nel suo cuore! Sia lodato Nostro Signore Gesù Cristo!

Data: 1991-10-21
Lunedi 21 Ottobre 1991





Ai partecipanti al Premio internazionale per l'Ambiente San Francesco "Cantico delle Creature" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dalla teologia francescana sul creato l'uomo impara a rispettare e a difendere la natura

Illustri Signori!


1. Rivolgo il mio cordiale benvenuto a tutti voi che, a vario titolo, partecipate alla Seconda Edizione del Premio Internazionale per l'Ambiente - San Francesco, "Cantico delle Creature". Saluto il Professor Giovanni Battista Marini-Bettolo Marconi, Presidente dell'Accademia Pontificia delle Scienze, che presiede la Giuria di questa manifestazione. Con lui intendo salutare i membri della Giuria stessa e del Comitato Organizzatore, guidato da Padre Bernardo Przewozny.

Desidero, inoltre, indirizzare un particolare pensiero di ringraziamento ai rappresentanti dell'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica, sostenitori della vostra iniziativa. Con sentimenti di stima e di vivo compiacimento accolgo poi il Signor Vice-Presidente del Governo ed il Ministro dell'Ambiente di Costa Rica, i quali ricevono il premio destinato alla loro Nazione, distintasi per opere ed iniziative concrete a salvaguardia e miglioramento dell'ambiente naturale. Ed esprimo sincere felicitazioni anche agli altri premiati, il signor Salvatore Furia, per il settore dell'Educazione e della Comunicazione, ed il signor Thomas Francis Malone, per la ricerca scientifica.


2. Il vostro Premio si ispira alla spiritualità di San Francesco ed in particolare al cantico di lode da lui composto in onore dell'Altissimo, onnipotente, bon Signore. Secondo il poverello di Assisi, il creato, opera della Provvidenza divina, esprime bellezza e bontà, e rende un prezioso servizio all'uomo: parla del Creatore, manifestandone l'eterno disegno di armonia e di pace. Per questo la natura va rispettata e conservata, affinché, stabilendo con essa una sana e corretta relazione, si sia condotti a contemplare il mistero della grandezza e dell'amore di Dio. Ogni essere - canta San Francesco - "è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione" (dal Cantico delle Creature). Tutto prende origine e vigore dal sommo Creatore. A contatto col creato, l'uomo può meglio comprendere gli eterni valori sui quali poggia la vita.

Sono, tra l'altro, i valori della bellezza e della verità, della semplicità e dell'amore, della fedeltà e della solidarietà. Osservando le meraviglie della natura, l'uomo impara a rispettare le leggi che ne reggono il dinamismo; è portato a guardare con gratitudine al piano di Dio sul mondo e l'umanità. Tutta l'esistenza diviene, allora, un cantico di ammirazione e di ringraziamento che si fa contemplazione e preghiera. "Laudate et benedicite mi Signore et rengratiate et servitelo cum grande humilitate". A questo quadro ben noto della "teologia" di Francesco sulle creature molti continuano ancor oggi ad ispirarsi.


3. Anche voi, Signore e Signori, con la vostra iniziativa mirate giustamente a far comprendere l'importanza del rispetto della natura e a correggere taluni interventi dell'uomo su di essa, per nulla attenti all'armonia dell'ambiente. Il problema ecologico è connesso con quello etico e morale. I beni della terra, che nel piano divino debbono essere patrimonio comune, rischiano talora di diventare monopolio soltanto di pochi. Essi vengono utilizzati ad esclusivo beneficio di alcuni, che non di rado li manomettono e, talora, li distruggono, arrecando così un danno all'intera umanità.

Occorre frenare la corsa all'uso egoistico dei beni della terra. Bisogna impedirne la distruzione e l'alterazione perché subiamo tutti le conseguenze negative di scelte ecologiche sconsiderate.

Voi, Signore e Signori, continuate la vostra opera di sensibilizzazione alla salvaguardia dell'ambiente. Diffondete una cultura attenta ai valori del nostro ecosistema; promuovete, con il rispetto delle creature, l'amore riconoscente verso Dio, Padre dell'intera umanità.

Con tali sentimenti auspico che le finalità della vostra Organizzazione trovino vasta eco e corrispondenza nella pubblica opinione, mentre, confidando nella protezione di San Francesco ed esortandovi a seguirne l'esempio, offro a tutti la Benedizione Apostolica.

Data: 1991-10-25
Venerdi 25 Ottobre 1991

Messa per l'inaugurazione dell'anno accademico delle Università ecclesiastiche romane - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Chiediamo al Padre il discernimento per cogliere i segni di Dio nel creato




1. "Noverim te, noverim me, Domine!" (cfr. Soliloquiorum Liber II,I,1: PL 32,885).

Cerchiamo di riassumere con queste parole di Sant'Agostino ciò che ci suggeriscono le letture dell'odierna liturgia. "Noverim te"! Quanto siamo sensibili a tutto ciò con cui ci parla il mondo! L'Evangelista mette in evidenza questa sensibilità ai fenomeni della natura: alle nuvole e alla pioggia, al vento e al caldo; all'intero ambiente naturale nel quale l'uomo è immerso. così è stato nei tempi di San Luca e così è oggi; così era e così sarà, finché esisterà il mondo e l'uomo nel mondo.

Aggiungiamo che oggi sul mondo dei fenomeni della natura s'impone il mondo dei prodotti dell'uomo. Nello stesso modo ed insieme diversamente, il mondo prodotto dall'uomo condiziona il "noverim te". Ringrazio tutti voi per la partecipazione a questa Eucaristia. Saluto i Cardinali Prefetti delle Congregazioni interessate, i Gran Cancellieri e i Rettori delle Università Ecclesiastiche, degli Atenei e dei Seminari Pontifici. Saluto i Docenti, gli Studenti, i Sacerdoti, i Religiosi, le Religiose e i Laici che prendono parte a questa concelebrazione. Auguro a tutti voi di iniziare questo nuovo anno con entusiasmo e slancio, che vi permettano di procedere con grande impegno negli studi e di giungere alla piena maturazione nella vostra formazione teologica e spirituale.


2. Nelle parole dell'evangelista Luca Cristo rimprovera gli ascoltatori che sanno giudicare l'aspetto della terra e del cielo e non sanno giudicare questo tempo (Lc 12,56). Manca loro il discernimento della mente e del cuore per scoprire dietro i fenomeni, dietro la sovrabbondanza dei fenomeni la realtà divina. Questa realtà va oltre i fenomeni, è sopratemporale, è una trascendenza assoluta, eppure attraversa il tempo delle creature, entra nel tempo dell'uomo. Il tempo dell'uomo implica in sé il "Kairos" divino: il "noverim te"! E', questo, un invito sempre attuale. Lo sia soprattutto alla soglia del nuovo anno accademico di fronte al quale si trovano tutti gli Atenei di Roma ed anche di tanti altri luoghi del mondo.

"Noverim te"! Si comunichi e si dilati, cari Professori e Studenti, il fervore interiore di questa invocazione agostiniana. Non c'è stata, non c'è e non ci sarà mai un'aspirazione dello spirito umano più alta di questa. Attraverso il mondo, conosciuto sempre meglio dall'uomo, parla l'Eterna Sapienza che è una sola cosa con l'Onnipotenza. Questa Sapienza si manifesta nelle creature, nell'universo. Le creature rivolgono l'intelletto umano verso il Creatore, purché l'uomo non manchi del discernimento di cui parla Cristo. Oggi chiediamo a Dio tale discernimento per saper cogliere i segni di Dio nel creato. Anzi, preghiamo per avere l'apertura della mente e del cuore alla parola di Dio: a questo Verbo che "è presso Dio", al Verbo che è Dio (cfr. Jn 1,2 Jn 1,1), al "Verbo che si è fatto carne" (Jn 1,14) per introdurci nel mistero imperscrutabile del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, di Dio che è Amore. Preghiamo affinché il nuovo anno fruttifichi con una tale conoscenza, che è partecipazione alla parola di Dio; che è, perciò, "teologia".


3. "Noverim me"! "In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo... Cristo, che è il nuovo Adamo... svela... pienamente l'uomo all'uomo e gli fa conoscere la sua altissima vocazione" (GS 22). L'uomo comprende se stesso nello specchio delle opere e delle parole di Cristo, nello specchio della croce e della risurrezione. L'uomo comprende se stesso nella vocazione, di cui è diventato partecipe in Cristo. Occorre che si risvegli in noi, continuamente, una particolare passione per questa conoscenza, per l'autoconoscenza in Cristo. A tale passione rende testimonianza l'apostolo Paolo nelle parole della Lettera ai Romani che leggiamo oggi: "Io so, infatti, che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato" (Rm 7,8 Rm 7,22-23). Tale è il "noverim me" di Paolo nel momento in cui rientra nella profondità del proprio spirito. Se questa diagnosi del proprio intimo non sfocia nella disperazione è perché l'Apostolo non si ferma alla psicanalisi. Il "noverim me" è, nello stesso tempo, una scoperta di Cristo, Redentore dell'uomo. In Lui la profonda liberazione dal peccato è unita alla vocazione, all' adozione a figli nello Spirito Santo.

Questo è il tema su cui si sono incentrati i giovani di tutto il mondo durante il loro incontro mondiale di quest'anno a Czestochowa.


4. La nostra odierna preghiera affonda le sue radici nella liturgia. Ci siamo riuniti qui per invocare: "Veni, Creator Spiritus"! Il "luogo", in cui questo grido diventa più pieno, è l'Eucaristia. Lo Spirito Santo viene sempre nella potenza del sacrificio redentore di Cristo.

Lo Spirito di Verità.

E' necessario che Egli penetri costantemente il "noverim" di Sant'Agostino.

"Noverim te - noverim me, Domine"! E' necessario che Egli sia la Guida delle nostre anime e dei nostri cuori, dei nostri studi, delle nostre lotte, nonostante la nostra debolezza, per conseguire la forma divina della nostra umanità: "mentes tuorum visita, imple superna gratia, quae Tu creasti pectora".

Amen!

Data: 1991-10-25
Venerdi 25 Ottobre 1991

Ad un gruppo di madri croate in udienza - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Supplichiamo insieme Maria

Care sorelle in Cristo, Siete venute fino a Roma per esprimere il vostro dolore e la vostra protesta contro una guerra ingiusta e crudele che affligge la vostra Patria ed allo stesso tempo, per ringraziare il Papa per tutto ciò che ha fatto finora in favore della pace.

Voi sapete che ogni giorno porto nella mia preghiera la sofferenza di tutte le madri che piangono i loro figli morti o feriti, dei profughi, di quelli che, in una maniera o nell'altra, risentono le gravi conseguenze di una guerra tante volte deprecata e condannata. Voi conoscete tutte le iniziative prese in questi mesi dalla Santa Sede perché siano attese le aspirazioni di giustizia e di libertà dei vostri popoli.

Anche se gli appelli e gli sforzi fatti non hanno dato ancora i frutti desiderati, non dobbiamo perdere la speranza! Preghiamo con maggiore insistenza, affinché il Signore misericordioso muova i cuori dei responsabili di questa grave catastrofe, li renda attenti al grido di dolore di tanti innocenti, li aiuti a comprendere quanto questa guerra sia inutile e li induca a rispettare l'impegno ripetute volte sottoscritto di porre fine alla violenza armata.

Supplichiamo insieme Maria, la Madre Addolorata, perché ottenga il dono della pace, per i Croati e per tutti i popoli di quelle amate terre jugoslave. In particolare preghiamo oggi per gli abitanti di Dubrovnik che stanno soffrendo una prova così dura.

Con questi sentimenti, imploro su di voi, sulla vostra Patria e su tutte le Repubbliche della Jugoslavia la Benedizione di Dio Onnipotente.

Data: 1991-10-26
Sabato 26 Ottobre 1991

Ai Presuli della Conferenza Episcopale della Liguria - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Come ambasciatori della Verità e dell'Amore siete chiamati ad un nuova coraggiosa evangelizzazione"

Signor Cardinale, Venerati fratelli nell'Episcopato,


1. "Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove" (2Co 5,17). L'esortazione che San Paolo rivolge ai fedeli di Corinto mi risuona nello spirito mentre, a conclusione degli incontri personali che ho avuto con ciascuno di voi in questi giorni, vi accolgo oggi tutti insieme, sperimentando con voi la ricchezza del ministero pastorale affidatoci da Cristo.

L'invito a proclamare la novità evangelica, contenuto nelle parole di Paolo, diventa un tangibile incoraggiamento per ciascuno di noi che, quali successori degli Apostoli, "fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro" (2Co 5,20). Ci sospinge l'amore del Redentore "cosicché ormai non conosciamo più nessuno secondo la carne" (2Co 5,16), ma a tutti annunciamo e testimoniamo il messaggio della salvezza in nome di colui che "ha affidato a noi il ministero della riconciliazione" (2Co 5,18). Forti di tale consapevolezza non ci stanchiamo di ripetere: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio" (2Co 5,20).


2. Incontrandovi personalmente nei giorni passati, venerati fratelli, mi sono reso conto di quanto profonda sia anche in voi l'ansia apostolica, che emerge dalle parole di Paolo. Essa è congiunta ad una vigile attenzione per il popolo cristiano della vostra Regione, di cui conservo un grato ricordo dopo le due visite pastorali che ho potuto compiere negli anni trascorsi, soprattutto a Genova, "regina del Tirreno". Vi abbraccio con stima ed affetto, carissimi fratelli nell'Episcopato, e specialmente quanti tra di voi hanno iniziato il servizio episcopale in questi ultimi anni. Ringrazio, per le parole, che poc'anzi mi ha rivolto a vostro nome, il Signor Cardinale Giovanni Canestri, Arcivescovo della diocesi di Genova, di cui per lunghi anni fu stimato e venerato Pastore il compianto carissimo Card. Giuseppe Siri.


3. Come vicari e legati di Cristo, voi siete innanzitutto gli ambasciatori della Verità e dell'Amore, che aprono il cuore alla speranza e alla solidarietà. La nuova evangelizzazione parte dall'annuncio chiaro e vigoroso del Vangelo, rivolto ad ogni uomo. Si tratta di un impegno che ha origine proprio dalla certezza che Cristo è vivo, Cristo è con noi. Da qui scaturisce l'invito incessante: "lasciatevi riconciliare con Dio". Una così impegnativa missione domanda audacia, pazienza e fiducia. Non è un'impresa facile. Non l'è soprattutto al giorno d'oggi poiché, come voi stessi osservate, la società moderna è segnata da un evidente disorientamento ideale e spirituale.


4. Le analisi sociologiche descrivono la Liguria come un territorio progredito nel quale si nota un apprezzabile benessere. Di ciò va dato merito, a ragione, alle popolazioni liguri tradizionalmente operose, attive e parsimoniose. Permangono, tuttavia, larghe sacche di povertà e di emarginazione, accompagnate da incertezze sociali ed economiche. Come non accennare, ad esempio, alla complessa questione giovanile, oppure alla tentazione sempre più ricorrente di perseguire un progresso prevalentemente materiale senza riferimenti effettivi ai valori morali e religiosi che pur costituiscono il patrimonio delle vostre tradizioni? E come non condividere la vostra apprensione per chi è emarginato, sfruttato, o leso nei suoi diritti più elementari? Voi non vi stancate di mettere in guardia dal rischio che si smarrisca l'autentico significato dell'esistenza, ed incoraggiate e sostenete ogni iniziativa tesa alla difesa della dignità umana, alla crescita della solidarietà e alla tutela dell'ambiente. Appare, pertanto, evidente l'urgenza di un rilancio vigoroso del messaggio evangelico, sempre nuovo e vivificante.


5. Vi offre un'occasione provvidenziale per tale rinnovamento apostolico e missionario, la ricorrenza del quinto Centenario della scoperta dell'America.

Grazie al coraggio, alla perseveranza e alla fede di Cristoforo Colombo, figlio della vostra terra, le popolazioni del Continente americano hanno potuto ricevere, cinque secoli or sono, l'annuncio del Vangelo. E dalla Liguria sono partiti numerosi sacerdoti, religiose, religiosi e laici per evangelizzare quelle terre lontane. Una così fervida tradizione missionaria non deve fermarsi. Il Cardinale Giovanni Canestri ha detto prima che le prossime celebrazioni giubilari non vi possono trovare soltanto "spettatori di feste o uditori di commemorazioni". Si! A voi tocca, con gioia e spirituale ardimento, "l'onore e l'onere dell'annuncio del Vangelo". Il vostro campo d'apostolato è una nuova coraggiosa evangelizzazione.


6. Tale nuova evangelizzazione deve permettere alle Comunità cristiane di costruire, nella fedeltà al loro passato, un futuro all'altezza della nobile storia civile e religiosa della Liguria. Nella precedente Visita ad Limina, ricordavo come sia necessario che "la società moderna, per fruire del dono della pace e della vera felicità, cammini in armonia con i principi del Vangelo" (, X,1,1987, pg. 119). Oggi è necessario ridestare nei credenti l'adesione piena a Cristo, unico Redentore dell'uomo.

Soltanto, infatti, a partire dall'incontro personale con Gesù si sviluppa un'efficace opera evangelizzatrice. Solo uomini e donne saldamente radicati nel Vangelo possono dar vita a comunità solidali e autenticamente libere. Le Chiese di antica cristianità, come le vostre, mentre continuano ad inviare missionari verso terre lontane, sono chiamate, allo stesso tempo, a preoccuparsi seriamente di portare il messaggio della salvezza a quanti in casa propria sono lontani dalla fede o si sono allontanati dalla pratica cristiana. E' urgente un'opera di rievangelizzazione delle vostre Città, dove la fede è spesso minacciata dalla cultura edonistica, dal materialismo, e dall'influsso nefasto di ideologie massificanti.


7. Seguendo gli orientamenti pastorali dell'Episcopato italiano per gli anni 90, preoccupatevi, venerati fratelli, della indispensabile formazione religiosa del popolo a voi affidato, soprattutto dei giovani. Abbiate cura dei poveri e dei bisognosi; dedicate costante premura a far si che non venga mai meno la presenza e l'impegno coerente dei credenti nel mondo del sociale e della politica. E' quanto mai opportuno, poi, unire le energie e gli sforzi in una azione apostolica centrata sulla famiglia, cellula base della società e della Comunità ecclesiale.

La pastorale familiare sia il cardine del vostro impegno negli anni a venire. Già molto in proposito avete realizzato nel passato, specialmente per quanto concerne la preparazione al matrimonio e la partecipazione delle famiglie alla catechesi parrocchiale. Si tratta ora di proseguire su tale linea, consapevoli che "bisogna fare ogni sforzo perché la pastorale della famiglia si affermi e si sviluppi, dedicandosi a un settore veramente prioritario, con la certezza che l'evangelizzazione, in futuro, dipende in gran parte dalla Chiesa domestica" (FC 65). La famiglia è chiamata a svolgere oggi quattro compiti fondamentali: la formazione di una comunità di persone, il servizio alla vita in ogni suo momento ed in ogni sua fase, la partecipazione allo sviluppo di un mondo a vera dimensione umana e la condivisione della missione della Chiesa. Fondato e vivificato dall'amore, il nucleo familiare diviene il soggetto primario dell'auspicato rinnovamento spirituale. La famiglia, grazie all'ascolto della Parola di Dio, alla preghiera e alla costante fedeltà a Cristo in ogni scelta quotidiana, diventa palestra di autentica santità e in essa viene a crearsi il clima favorevole per la fioritura di vocazioni sacerdotali e religiose ed attraverso la sua testimonianza il Vangelo penetra più facilmente in ogni strato della società rinnovandola dal di dentro.


8. In questa vasta impresa pastorale, voi potete contare sulla collaborazione dei presbiteri, che considererete "come figli e amici così come il Cristo chiama i suoi discepoli" (LG 28). Vi sarà di valido sostegno l'apporto fattivo di quanti sono stati scelti da Dio per una vita di speciale consacrazione. I laici, poi, da voi formati e sostenuti, renderanno "presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo" (LG 33).

Vivendo il fervore della missione evangelizzatrice, le vostre Chiese locali allargheranno il campo dell'apostolato alle dimensioni universali della Chiesa e del mondo.

Carissimi fratelli nell'Episcopato, vi guidi verso questi rinnovati traguardi apostolici la Vergine Maria, venerata ovunque nella vostra Regione. Vi siano accanto i Santi originari della vostra terra ed i patroni delle vostre Chiese locali. Vi accompagni anche la mia Benedizione Apostolica, che volentieri estendo alle intere Comunità diocesane delle quali voi siete pastori e padri.

Data: 1991-10-26
Sabato 26 Ottobre 1991

Ai fedeli dell'arcidiocesi di Genova e della Liguria - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La famiglia è il soggetto fondamentale di ogni progetto missionario

Signor Cardinale, Venerati fratelli nell'Episcopato, Carissimi fratelli e sorelle!


GPII 1991 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Salvador (Brasile)