GPII 1991 Insegnamenti - Ai membri dell'Associazione "Pro Petri Sede" - Città del Vaticano (Roma)

Ai membri dell'Associazione "Pro Petri Sede" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una riconoscenza personale

Signor Cappellano Generale, Signore, Signori, La vostra visita quest'anno mi procura sempre molto piacere. Essa testimonia l'ammirabile fedeltà dell'Associazione "Pro Petri Sede" al Vescovo di Roma e il sostegno spirituale e materiale che essa intende apportargli. Come posso esprimervi in termini nuovi la mia riconoscenza personale e quella della Santa Sede? Chiedo al Signore di essere la vostra ricompensa, comunicando alle vostre anime, aperte al Mistero della Chiesa, delle nuove grazie di fede ardente, di coraggio apostolico e di radiosa speranza.

Vi voglio ugualmente ripetere la mia fiducia e il mio sostegno. La vostra Associazione, scaturita dal cuore e dalla fede dei vostri antenati all'epoca della scomparsa degli Stati Pontifici, conserva tutta la sua ragion d'essere. Durante questi ultimi decenni molti degli organismi centrali della Chiesa si sono aggiornati e altri sono stati creati, al fine di rispondere meglio, insieme, alle necessità dell'evangelizzazione. Inoltre le relazioni di informazione e di lavoro tra le Chiese particolari e le Conferenze Episcopali da una parte e la Sede di Pietro dall'altra, si sono moltiplicate per il profitto certo della comunione ecclesiale. In questo breve e amichevole incontro non è necessario dimostrarvi che il buon funzionamento degli organismi romani, che collaborano strettamente alla specifica missione del Papa, implica una giusta retribuzione delle persone che a ciò dedicano il loro tempo e i loro talenti. I bisogni finanziari della Santa Sede, tenuto conto degli sforzi di rigore budgetario, hanno subito una crescita che richiede una più grande solidarietà della Chiesa intera.

(Traduzione dal francese) (Il Papa ha poi proseguito in olandese:) La vostra associazione è convinta di questo e lavora in questo senso.

Apprezzo lo spirito che vi ispira e vi incoraggio a continuare le vostre attività.

Continuate, in modo giusto e chiaro, secondo le vostre possibilità, a far comprendere la necessità di assicurare più assistenza alla Chiesa, secondo le esigenze del nostro tempo, per quanto riguarda in particolare i servizi indispensabili per iI compito del Vescovo di Roma come successore di Pietro sia per l'aiuto alle diocesi vescovili che si trovano in situazione difficile sia alla gente colpita da miseria e calamità.

Esprimo nuovamente i miei auguri e la più sincera gratitudine a voi e ai numerosi cattolici in Belgio, Olanda, e Lussemburgo, che rimangono fedeli allo spirito della "Pro Petri Sede". Supplico per voi tutti la benedizione generosa di Dio.

(Traduzione dall'olandese)

Data: 1991-11-08
Venerdi 8 Novembre 1991

Ad un gruppo di pellegrini della diocesi di Mantova - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Occorre rischiare tutto per il Vangelo donando la propria vita a Dio e agli altri




1. Sono lieto di accogliervi, carissimi fratelli e sorelle, venuti da Mantova per ricambiare la Visita pastorale che mi è stato concesso di compiere alla vostra Diocesi nel giugno scorso, in occasione del quarto centenario della morte di San Luigi Gonzaga. Vi saluto con affetto. In particolare, ringrazio il vostro Pastore, il carissimo Monsignor Egidio Caporello, per le parole che poc'anzi ha voluto indirizzarmi. Saluto i sacerdoti e le comunità parrocchiali, il Seminario diocesano, i religiosi e le religiose, i delegati delle varie strutture ecclesiali, i malati, gli ospiti della "Casa del Sole", rappresentati dal loro Presidente e tutti i giovani. Rivolgo un deferente pensiero al Dottor Massimo Chiarenti, Presidente dell'Amministrazione Provinciale, all'Avvocato Sergio Genovesi, Sindaco della vostra Città, accompagnato dai primi Cittadini di Castiglione delle Stiviere e di Curtatone ed insieme do il benvenuto alle rappresentanze delle Città di Mantova, di Castiglione delle Stiviere e di Curtatone.


2. Questo pellegrinaggio presso la tomba del Principe degli Apostoli raccoglie spiritualmente l'intera vostra Comunità, impegnata in uno sforzo di nuova evangelizzazione. Vi guidano nella preghiera e nella riflessione le parole di Cristo: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23), attuate in modo mirabile dal Santo Patrono della gioventù. La vita cristiana è sequela coraggiosa del divino Maestro, che con la sua passione, morte e risurrezione, ha rigenerato i credenti per una speranza viva, per un cammino di libertà, per una santificazione che li rende veri figli dell'unico Padre. E la Chiesa, intimamente associata al mistero pasquale, è chiamata a crescere mediante il Vangelo e i sacramenti, si da essere segno e strumento della presenza del Salvatore nel mondo e per ogni uomo. In questa prospettiva di seria appartenenza a Cristo nella Chiesa, siate consapevoli del vostro impegno nella comunità ecclesiale e nel mondo. Esprimere la fede nella vita di ogni giorno: ecco la vostra missione che vi provoca e sollecita a sempre più decisivi traguardi di corresponsabilità, in un itinerario evangelico fedele, coraggioso e rispondente alle esigenze spirituali del nostro tempo. Siate, pertanto, aperti alla grazia divina; vivete nella fraterna solidarietà con tutti, pronti a collaborare e ad operare generosamente per costruire la pace e la vera promozione umana. Allargate gli spazi della carità nella verità.


3. Occorre che ciascuno, con rinnovata corresponsabilità nei confronti del Vangelo, assuma personalmente il proprio ruolo di cristiano nella diocesi, nella parrocchia e nel territorio. E' necessario che ognuno prenda parte allo sforzo missionario dell'intera Chiesa mantovana. E' importante e doveroso dedicarsi con attenzione alle vocazioni presbiterali e al seminario; promuovere la vita religiosa, maschile e femminile, nelle sue molteplici forme; curare adeguati itinerari di catechesi per i fidanzati, le famiglie e le giovani coppie; favorire il crescere di quei ministeri utili alla edificazione della Chiesa, come, ad esempio, i catechisti, gli animatori della liturgia, del canto e della carità; incoraggiare i laici perché siano presenti ed intervengano, con competenza e testimonianza evangelica, in ogni campo della vita sociale e culturale. La vostra Comunità ecclesiale crescerà, così, consapevole della sua chiamata ad essere insieme discepola e testimone fedele del Signore, comunità sensibile alle urgenze e alle provocazioni del tempo attuale.


4. Carissimi fratelli e sorelle, tornando a Mantova, portate a tutti il mio saluto. Ai giovani, soprattutto. Con loro, durante la mia Visita pastorale, ho avuto occasione di mettere a fuoco queste domande fondamentali che l'odierna cultura consumistica tende a reprimere: "Che cosa devo fare per avere la vita eterna? Che cosa mi manca?". Tenete viva questa sete di Dio, e fate in modo che giunga a ciascuno, seriamente e coraggiosamente, la proposta di Cristo: "Se vuoi, va', vendi, dallo ai poveri, fatti tesori che non marciscono; poi vieni e seguimi". Mantova! A te e alla tua gente rinnovo, con affetto, il mio incoraggiamento a rischiare tutto per il Vangelo, a non chiudersi mai nell'angusto recinto dei propri interessi personali ed a fare della vita un dono gratuito a Dio e ai fratelli. Vi siano di aiuto l'intercessione e l'esempio dei santi Patroni, Sant'Anselmo vescovo, San Pio X, che fu pastore della vostra Diocesi, San Luigi Gonzaga, vanto della terra mantovana.

Vi assista l'amorevole protezione di Maria, Madre di Dio e icona della Chiesa pellegrina, associata a Gesù con tutta la sua vita.

Vi accompagni pure la mia preghiera con la mia Benedizione Apostolica.




Data: 1991-11-09
Sabato 9 Novembre 1991

Ai fedeli di Corinaldo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria Goretti sia per tutti voi un prezioso modello di santità

Mi rivolgo ora a voi, carissimi pellegrini di Corinaldo. Saluto innanzitutto il vostro Vescovo, il carissimo Mons. Odo Fusi-Pecci, Presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana; saluto l'Arciprete, don Umberto Mattioli, il sig. Sindaco e le altre Autorità cittadine, qui presenti.

Abbraccio ciascuno di voi, che avete voluto intervenire a quest'Udienza.

Corinaldo è nota in tutto il mondo per aver dato i natali a Santa Maria Goretti, "l'Agnese del secolo ventesimo". Nella vostra Città, ella ha vissuto gli anni della prima fanciullezza; è stata iniziata alla fede ed avviata alla vita sacramentale. Da quest'educazione autenticamente cristiana è poi maturato il sacrificio del martirio, che ha fatto di lei, piccola contadina, un prezioso modello di santità. Al ricordo del centenario della sua nascita, voi avete dedicato, durante quest'anno, molteplici e suggestive iniziative. L'odierna Udienza vuole, in un certo modo, concludere e suggellare questi momenti rievocativi e celebrativi, con un corale attestato di impegno a seguire le orme di così illustre vostra conterranea, gioia per la Chiesa e fonte di speranza. A lei vi rivolgete nella preghiera, la invocate nelle difficoltà, sentendola particolarmente vicina alla vostra quotidiana esistenza, quasi "una di voi". La piccola Maria ha, in effetti, condiviso le vostre medesime aspirazioni e gli stessi ideali; è stata formata a quei nobili valori umani e cristiani che costituiscono il vanto delle vostre tradizioni familiari. E dall'Alto, adesso vi protegge: protegge le vostre famiglie, i fanciulli, i giovani soprattutto.

La sua celeste intercessione vi aiuti, carissimi fratelli e sorelle, a camminare sempre sulla strada del Vangelo e a portare avanti con coraggio nella vostra Parrocchia l'impegno della nuova evangelizzazione.

Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Data: 1991-11-09
Sabato 9 Novembre 1991

Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ricordata dal Papa la celebrazione della "Giornata del ringraziamento"

La Chiesa italiana celebra oggi la quarantunesima Giornata del Ringraziamento. Con questa iniziativa vogliamo ringraziare il Signore per i frutti della terra, che Egli non manca ogni anno di accordare agli uomini.

Ricordiamo con gratitudine tutti i coltivatori che si dedicano con tanta passione e generosità al lavoro dei campi ed affidiamo alla Provvidenza le loro ansie e le loro giuste attese. E' noto come l'agricoltura anche in Italia viva una difficile stagione, che rende assai precario ed incerto l'avvenire per migliaia di aziende e famiglie.

Faccio appello a tutti i responsabili, perché prendano a cuore i problemi economici e sociali di un mondo tanto ricco di valori culturali e morali, qual è quello rurale.

A tutti i cari coltivatori rinnovo l'espressione della mia solidarietà e dei miei voti benedicenti.

Data: 1991-11-11
Lunedi 11 Novembre 1991

Messa per la comunità parrocchiale di San Michele Arcangelo - Roma

Titolo: "Amate la vostra Parrocchia, consideratela come la casa e la famiglia dove incontrarvi, conoscervi, dialogare"

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di San Michele Arcangelo!


1. Come Vescovo di Roma, ho desiderato celebrare l'Eucaristia in questa vostra Comunità parrocchiale, incontrarvi, guardarvi negli occhi e leggere in essi l'amore che vi lega al Signore Gesù e tra voi, come membra di un unico corpo, che è il Corpo Mistico di Cristo. Confortati da questa realtà ineffabile, non cessate di avanzare nel vostro cammino di fede, in conformità agli insegnamenti del nostro Maestro e Salvatore, per essere certi di non mancare il traguardo dell'incontro finale con Lui.


2. Oggi la nostra attenzione è attratta, dapprima, dal brano della Lettera agli Ebrei. La Chiesa ci propone questo testo del Nuovo Testamento per farci meditare sulla sublime missione sacerdotale del Verbo Incarnato. Gesù è l'unico vero e sommo Sacerdote, posto come mediatore tra Dio e gli uomini. Gli altri sacerdoti, venuti prima di Lui, erano figura di ciò che Egli sarebbe stato. Quelli venuti dopo di Lui sono ministri del suo stesso sacerdozio, del quale rendono nuovamente attuale il grande ed unico sacrificio, unitamente ai meriti da esso prodotti. E proprio di questo sacrificio parla oggi la seconda lettura, quando dice che il sacrificio di Gesù è stato offerto una volta per sempre, nella pienezza dei tempi, per annullare il peccato. In tale sacrificio Gesù è sacerdote e vittima; si è immolato per espiare non i propri peccati, che non aveva mai commesso, ma i nostri. Inoltre Gesù non ha offerto il proprio sacrificio in un santuario fatto da mano d'uomo, come il tempio di Gerusalemme, ma nel cielo stesso, al cospetto di Dio, al quale solo Gesù era degno di presentarsi per intercedere in nostro favore.


3. La singolare dignità del sacerdozio di Gesù ha riflessi importanti nella vita della Chiesa. Essi illuminano, anzitutto, la grandezza del sacerdozio ministeriale, che la Chiesa conferisce ai Presbiteri e ai Vescovi, i quali prolungano ed applicano nel tempo la potenza salvatrice del sacerdozio di Gesù, agendo "in persona Christi", cioè come strumenti vivi della persona stessa del Redentore. Di qui il rispetto e la venerazione che tutti dobbiamo portare ai ministri di Dio; di qui anche lo stimolo per i giovani a rispondere alla chiamata al sacro ministero, che Gesù rivolge a molti di loro. Ma il sacerdozio di Cristo riguarda pure tutti i fedeli battezzati, uomini e donne senza distinzione.

Anch'essi ne sono in certa misura partecipi, perché, uniti a lui mediante la grazia, traggono da Lui legittimazione e lo rappresentano ogni volta che annunciano la sua Parola, elevano preghiere a Dio e servono con carità i fratelli.

Questo sacerdozio comune di tutti i fedeli dev'essere vissuto con consapevolezza e responsabilità, specialmente nell'impegno di quella nuova evangelizzazione che è richiesta nel nostro tempo con l'annuncio della Parola e la testimonianza della carità.


4. Oggi, nella pagina evangelica, Gesù denuncia il comportamento presuntuoso ed ipocrita di alcuni scribi del suo tempo; egli esorta i suoi ascoltatori a non agire mai per riscuotere lode e stima dagli uomini, per ottenere privilegi dalle persone importanti. Esorta, inoltre, ad evitare che, sotto l'ipocrita ostentazione di una vita religiosa, si nasconda l'indifferenza per i poveri, gli emarginati, gli indifesi e i rifiutati dalla società. La parola di Gesù rivela ancora che la bontà delle opere dipende non solo dalle azioni in se stesse, ma anche e soprattutto dalla intenzione e dalla purezza del cuore. Nel Tempio di Gerusalemme, davanti a Gesù e ai discepoli, la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Venuta una povera vedova vi getto due spiccioli, un'offerta minima. Ma Gesù commento: "Questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri, perché tutti hanno dato del loro superfluo, essa, invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere" (Mc 12,43-44). Gesù conferma in tal modo ciò che ha detto in molte altre occasioni: che Dio solo sa ciò che si nasconde nel cuore dell'uomo, che Dio solo è giudice delle azioni umane, che la rettitudine e la generosità della vita hanno radice nel cuore, nell'intimo della coscienza, e che ciò che vale di fronte a Dio è la sincerità e la verità, non le vane apparenze.


5. Vogliate accogliere, cari fedeli, questi insegnamenti che la liturgia oggi vi offre, affinché possiate essere cristiani sempre più autentici e testimoniare nel quartiere la vostra fede e la vostra carità fraterna. La vostra Parrocchia di San Michele Arcangelo, qui a Pietralata, conta circa ventimila abitanti, quasi cinquemila nuclei familiari; essa copre un territorio ricco di opere sociali, di attività economiche e culturali. Nella prospettiva del rinnovamento profondo, voluto dal Sinodo pastorale diocesano, essa è chiamata a dare un contributo importante alla vita cristiana, attraverso lo sviluppo di opportuni itinerari di fede, privilegiando alcuni ambiti di maggiore incidenza sulla vita comunitaria, come ebbi ad indicare nel Messaggio alla Diocesi del 17 gennaio di quest'anno. La famiglia, i giovani e il mondo della cultura devono essere al centro dell'attenzione delle attività parrocchiali, in vista di un dialogo con la Città che ne orienti la vita alle soglie del terzo Millennio cristiano. Date il vostro contributo per il buon esito di questo evento ecclesiale, che è il Sinodo romano.

Impegnatevi con la preghiera, con la partecipazione, con i suggerimenti e le proposte affinché il cammino sinodale, che ormai è giunto alla sua fase più impegnativa e risolutiva, porti veramente quei frutti di rinnovamento spirituale e di maggiore consapevolezza ecclesiale che ciascun battezzato deve testimoniare di fronte al mondo di oggi, così desideroso di conoscere la piena verità sull'uomo e sui suoi destini ultimi.


6. Cari fratelli e sorelle, permettete che, unitamente al Vicario Generale, il Cardinale Camillo Ruini, e al Vescovo del Settore Nord, Monsignor Salvatore Boccaccio, vi esprima il mio cordiale saluto e i miei voti bene auguranti. Con voi saluto con affetto il vostro zelante Parroco, Don Antonio Antonelli, e tutti i Sacerdoti, i quali collaborano nell'attività pastorale di questa vasta zona di Pietralata. Un vivo ringraziamento esprimo pure alle Suore Sacramentine di Bergamo, le quali operano nell'ambito della scuola e della educazione dei giovani.

Rivolgo poi il mio incoraggiamento e il mio apprezzamento a quanti sono coinvolti nelle strutture parrocchiali, dando un valido contributo nell'impegno di animazione cristiana; ricordo, in particolare, il gruppo di Scout AGESCI, il presidio della Legio Mariae, il gruppo del Rinnovamento dello Spirito; quello degli Adulti, che si incontrano per un cammino di catechesi; quello di Coppie Sposate, impegnate in un corso di spiritualità. Saluto particolarmente i gruppi di adolescenti e di giovani, i quali frequentano diverse Associazioni cattoliche; ringrazio, infine, i membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale, come pure il Consiglio d'Amministrazione, per il prezioso aiuto che offrono al buon andamento della vita parrocchiale. A tutti dico: amate la vostra Parrocchia, consideratela come la vostra casa, la vostra famiglia, dove potete incontrarvi, conoscervi, dialogare e riflettere insieme sui principali problemi che toccano la vostra Comunità. Ma soprattutto attingete in essa la forza e l'entusiasmo per un cammino di fede sempre più luminoso ed attraente, che induca coloro che si considerano "lontani" a riflettere sulla bellezza della fede in Dio, Padre di tutti, e in Cristo Gesù, Redentore di ogni uomo.


7. Cari Fedeli, il Signore, per intercessione del vostro Patrono, San Michele Arcangelo, vi protegga e vi assista sempre in ogni vostra necessità.

Non cessate di confidare in Dio, che è ricco di misericordia e di bontà, in Lui che - come dice il Salmo responsoriale - "ridona la vista ai ciechi, / rialza chi è caduto, / ama i giusti, / protegge lo straniero".

Amen!

Data: 1991-11-11
Lunedi 11 Novembre 1991

Incontro con i Vescovi spagnoli di Tarragona-Oviedo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maggiore coscienza di essere Chiesa per rispondere alle sfide secolaristiche

Carissimi fratelli nell'Episcopato,


1. Nel ricevere con grande gioia voi, Pastori di Barcellona e delle Provincie ecclesiastiche di Tarragona e Oviedo, il mio pensiero pieno di affetto si rivolge a tutte le diocesi a capo delle quali il Signore vi ha posto quali "veri e autentici maestri della fede" (CD 2).

Nelle vostre persone saluto anche affettuosamente i vostri sacerdoti, religiosi, religiose e laici che con dedizione non esente da sacrificio contribuiscono a costruire il Regno di Dio nel vostro amato Paese. Avete voluto essere i latori, a Roma, Sede di Pietro, dei loro successi e delle loro inquietudini, dei loro desideri e delle loro speranze, affinché tutti siano confermati nella fede (cfr. Lc 22,32), e lo zelo evangelizzatore da cui sono animati riceva nuovo stimolo dall'esempio e dall'intercessione degli Apostoli Pietro e Paolo, pilastri di questo centro di comunione della Chiesa universale.

Gli incontri personali con ognuno di voi, che ora culminano in questa riunione collettiva, hanno contribuito a rafforzare e rendere più visibili questi vincoli di unione e di fratellanza con il Vescovo della Chiesa di Roma "quella che presiede nella carità".

Ringrazio per le cortesi parole che il Signor Arcivescovo di Oviedo mi ha rivolto a nome di tutti e desidero esprimere il mio apprezzamento per la vostra volontà e per il vostro sforzo di mantenere ed accrescere l'unità e la comunione in seno alla Chiesa ed alla vostra stessa Conferenza Episcopale. Conoscete bene l'importanza di questa testimonianza che eleva il Popolo di Dio e che deve nascere da motivazioni profonde e soprannaturali. La preghiera del Signore "perché tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21) deve farsi vita nei vostri presbiteri, comunità religiose, parrocchie, gruppi di apostolato e famiglie cristiane.


2. Sono sempre presenti nel mio ricordo le giornate vissute due anni fa a Covadonga e Oviedo e gli affettuosi incontri che ho avuto in Catalogna nel corso della mia visita pastorale in Spagna. A Barcellona ho voluto manifestare la mia sollecitudine pastorale per il mondo del lavoro, sempre tanto vicino al mio cuore.

Quest'anno, che abbiamo dichiarato della Dottrina Sociale della Chiesa, ripenso all'appello che ho fatto a Montjuich: "Cari fratelli operai e cari imprenditori, siate solidali!". E ripeto ora di nuovo quelle parole perché sono convinto della loro vigente attualità, poiché la solidarietà nel lavoro è una solidarietà senza frontiere, perché è basata sulla priorità della persona umana sulle cose.

Guardando alle nuove esigenze del mondo del lavoro, vediamo più che mai il bisogno "di ricostruire nel mondo del lavoro e dell'economia un soggetto nuovo, portatore di una nuova cultura del lavoro" (Omelia, Llanera, Asturie, 2.VIII.1989, n. 6).

Nelle vostre Diocesi, venerabili fratelli, si è sempre avvertita una grande preoccupazione sociale con un desiderio di maggiore giustizia. Non sono mancate in passato, ne mancano oggi, situazioni di conflitto create da crisi congiunturali nell'agricoltura, nelle miniere e in altri campi e dalle conseguenze della riconversione industriale. Tutto questo pone una sfida alla vostra sollecitudine di Pastori, dediti generosamente al servizio dei vostri fedeli, in particolare dei più bisognosi. Come ho segnalato nell'Enciclica Redemptoris Mater, non si può separare la verità su Dio che salva dalla manifestazione del suo amore preferenziale per i poveri e gli oppressi (cfr. RMA 37).


3. A questo riguardo è stimolante constatare la portata, per estensione e profondità, dell'opera assistenziale e caritativa in Spagna. Il lavoro zelante e silenzioso svolto da benemerite congregazioni religiose, istituzioni diocesane e da organizzazioni parrocchiali, gruppi apostolici e di volontariato in favore di malati, anziani, bambini e persone colpite da gravi lesioni e limitazioni fisiche e psichiche, rappresenta un'eloquente testimonianza di amore per il fratello e di fedeltà al Vangelo. A questo riguardo, non possiamo dimenticare l'opera della Caritas, che coordina le generose iniziative e i contributi di milioni di spagnoli che partecipano economicamente alle collette in favore dei bisognosi e degli svantaggiati, alle campagne contro l'emarginazione sociale dei settori più indifesi della popolazione, contro la disoccupazione, contro la droga.


4. Voi Vescovi spagnoli, nel documento collettivo "La verdad os hara libres" (Le verità vi renderà liberi), seguendo le direttrici del Concilio Vaticano Secondo, avete trattato di nuovo il principio della libertà religiosa e dell'autonomia delle realtà temporali, affermando che la Chiesa rispetta la pluralità delle scelte e chiede soltanto libertà per adempiere la sua missione evangelizzatrice, senza privilegi nè limitazioni. Questa libertà nel compiere la missione che le è propria rappresenta un diritto essenziale, che la stessa natura della Chiesa esige. Quali Pastori delle comunità cristiane che il Signore vi ha affidato, insistete "nei momenti opportuni e non opportuni" - come esorta San Paolo - nella predicazione del Vangelo incoraggiando la testimonianza dei cristiani nell'attuale società democratica e pluralista, sempre in atteggiamento di dialogo e di reciproco rispetto. Nell'enciclica Centesimus annus ho voluto ricordare che "la Chiesa apprezza il sistema della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governati la possibilità (...) di eleggere e controllare i propri governanti" (CA 46). A questo proposito, non possiamo che apprezzare vivamente quelle conquiste sociali che favoriscono il progresso integrale, i diritti delle persone come cittadini e figli di Dio e l'armoniosa e pacifica convivenza tra tutti gli spagnoli. In questo, l'azione educativa della Chiesa, insistendo sul primato dei valori morali e trascendenti, contribuisce in modo rilevante a rafforzare il senso della giustizia, dell'onestà, del reciproco rispetto e la tolleranza come fattori essenziali di coesione sociale. I principi cristiani che hanno plasmato la vita della Nazione spagnola nel corso della sua storia, devono infondere una viva speranza e un dinamismo nuovo che, superando divisioni ed antagonismi, realizzi le legittime aspirazioni di progresso e promuova una crescente solidarietà fra tutti.


5. Gli obiettivi pastorali, di "Promuovere una nuova Evangelizzazione", che la Conferenza Episcopale Spagnola si è posta, sono orientati verso l'armonizzazione della fede dei cristiani con la loro stessa vita e attività, negli ambiti concreti in cui si svolgono: il lavoro, la famiglia, i rapporti sociali, la cultura, l'educazione, il tempo libero. In questa prospettiva, il Concilio Vaticano Secondo afferma che "L'opera della redenzione di Cristo, mentre per natura sua ha come fine la salvezza degli uomini, abbraccia pure la instaurazione di tutto l'ordine temporale. perciò la missione della Chiesa non è soltanto di portare il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini, ma anche di permeare l'ordine delle realtà temporali con lo spirito evangelico" (AA 5). Il risveglio del popolo cristiano verso una maggiore coscienza di Chiesa, costruendo comunità vive in cui la sequela di Cristo si rende concreta e comprende tutte le dimensioni della vita, è la risposta adeguata alla cultura secolarista che minaccia seriamente i principi cristiani e i valori morali della società.


6. Nella vostra sollecitudine di cercare le vie più adeguate per l'evangelizzazione, state prestando una particolare attenzione ai mezzi di comunicazione sociale, che consentono al messaggio cristiano di giungere contemporaneamente a milioni di persone, quasi rendendo vere le parole del salmo: "Manda sulla terra la sua parola, il suo messaggio corre veloce" (147,15).

perciò l'adeguato impiego di questi mezzi rappresenta per la Chiesa una continua sfida nella sua missione evangelizzatrice, perché, mediante essi, il messaggio evangelico può giungere a tutte le genti, "con la capacità di penetrare nella coscienza di ciascuno come se questi fosse l'unico, con tutto ciò che egli ha di più singolare e personale, e di ottenere a proprio favore un'adesione, un impegno del tutto personale" (EN 45).

Non possiamo fare a meno di constatare ai nostri giorni che la tecnologia sta trasformando la faccia della terra e che "i mezzi di comunicazione sociale - come dicevo nell'enciclica Redemptoris missio - hanno raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali" (RMi 37). Per questo è necessario che gli agenti di pastorale familiarizzino e facciano uso adeguato di questi strumenti di comunicazione sociale, in modo che il messaggio e i valori cristiani si diffondano non soltanto attraverso gli spazi dedicati ai temi religiosi, ma anche in altre manifestazioni di carattere informativo, culturale, artistico e di svago. L'esperienza sta dimostrando che questi stessi mezzi rendono più facile alle persone la partecipazione più attiva alla vita sociale, ma a sua volta ciò richiede da parte dei responsabili una cura speciale nell'evitare ogni forma di manipolazione della verità e dei valori etici che, col pretesto di interessi di parte o di discutibili espressioni culturali o artistiche, alterando i suddetti valori, feriscono i più intimi sentimenti delle persone. Non si deve dimenticare che i cittadini, nell'esercizio della loro libertà, hanno il diritto di essere rispettati nelle loro convinzioni morali e religiose anche per quanto riguarda i mezzi di comunicazione sociale che sono al servizio del bene comune.


7. La problematica esposta, cui la Chiesa non è mai stata estranea, dimostra quanto convenga mettere gli agenti di pastorale in grado di servirsi dei mezzi di comunicazione per scopi apostolici. Lo stesso Concilio Vaticano Secondo e i miei predecessori hanno fornito direttive molto precise al riguardo, soprattutto pensando ai seminari e alle case di formazione religiosa, ma riferendosi anche ai fedeli in genere. "Non basta, quindi, usarli per diffondere il messaggio cristiano e il Magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa "nuova cultura" creata dalla comunicazione moderna" (RMi 37).

Agli agenti di pastorale e ai laici apostolicamente impegnati non è richiesto soltanto che siano esperti nei diversi mezzi di comunicazione sociale, ma che - seguendo gli orientamenti della Chiesa - sappiano offrire a chi li segue quei criteri e principi fondamentali dell'etica cristiana, affinché, a partire da un discernimento personale, possano affrontare tanti messaggi subliminali che giungono loro attraverso questi stessi mezzi di comunicazione.


8. Vorrei ora far riferimento ad un tema cui sicuramente prestate particolare attenzione pastorale e che per la Chiesa dei nostri giorni è motivo di preoccupazione e di speranza: i Seminari. In essi si prepara il futuro del presbiterio diocesano, dal quale in grande misura dipende il futuro delle stesse Chiese particolari. Durante le sessioni del Sinodo dei Vescovi dell'anno scorso sono state illustrate molte proposte e considerazioni su questa istituzione ecclesiale. Da parte sua, la Conferenza Episcopale Spagnola ha dimostrato la sua speciale sollecitudine a questo riguardo elaborando il Piano di formazione sacerdotale approvato dalla Santa Sede.

Consentitemi, in questa circostanza, di ripetere la mia esortazione a continuare l'intenso lavoro nella pastorale delle vocazioni, affinché i giovani credenti possano scoprire la bellissima prospettiva di consacrarsi completamente al Signore nel ministero sacerdotale o nella vita consacrata. E' ugualmente necessario che le famiglie cristiane assumano anch'esse questa responsabilità, favorendo nei loro figli la risposta all'appello di Dio.

Il Vescovo deve prestare una particolare sollecitudine perché il Seminario sia, innanzitutto, una scuola di veri Pastori. Infatti, gli aspiranti al sacerdozio devono vivere la loro formazione spirituale, umana ed intellettuale nella prospettiva di una dedizione generosa a tutto il popolo di Dio, di essere inviati nel nome di Cristo ad evangelizzare. Questo si conseguirà vivendo intensamente il mistero di Dio, che li porterà ad una profonda crescita spirituale. perciò è necessario lasciarsi evangelizzare prima di poter essere evangelizzatori, poiché il messaggio che si predica non è solo una dottrina, ma una Persona: Cristo, il Figlio di Dio fatto Uomo, e soltanto a partire dalla intimità personale con Lui potranno proclamare il suo messaggio salvifico.

In ultimo, vi incoraggio a continuare a porre particolare attenzione nella selezione dei formatori e dei professori dei vostri Seminari. Trattandosi di un compito importantissimo, non esitate ad affidarlo a sacerdoti che lo esercitino come opera prioritaria. Come non ringraziare tanti formatori di Seminario e tanti professori che con la loro opera - talvolta nascosta e umile - contribuiscono giorno dopo giorno a formare integralmente i futuri sacerdoti! Come non esortarli affinché scoprano in quest'opera, che la Chiesa ha affidato loro, una delle più significative realizzazioni della loro paternità sacerdotale! Come non mostrare la nostra gratitudine a tutti i seminaristi che, avendo ascoltato la chiamata del Maestro, cercano giorno dopo giorno di assomigliare sempre più al Buon Pastore! Portate loro la speranza che il Papa ripone in essi. Nei seminaristi di oggi è il futuro della Chiesa, della Chiesa del Secondo Millennio che deve annunziare e testimoniare con maggior trasparenza il Signore risorto, padrone della storia.


9. Desidero concludere questo incontro, carissimi fratelli, ripetendovi il mio ringraziamento e il mio affetto. Ritornando alle vostre Diocesi vi prego di portare il mio saluto affettuoso ai vostri sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e fedeli, tanto vicini sempre al mio cuore. So che nella Provincia ecclesiastica di Tarragona si celebra quest'anno il IX Centenario della restaurazione della Sede metropolitana. Che questa gioiosa ricorrenza infonda in tutti un appassionato dinamismo apostolico rafforzando i sentimenti di comunione e la fedeltà al Vangelo. Motivo di gioia e, al tempo stesso, esigenza di testimonianza cristiana, saranno anche i prossimi Giochi Olimpici, che si svolgeranno a Barcellona. Faccio voti che quel grande avvenimento sportivo rappresenti un' occasione propizia che stringa vincoli fraterni e spirituali tra gli uomini e le donne di tutto il mondo.

Affido le vostre intenzioni e i vostri desideri pastorali all'intercessione della Santissima Vergine mentre vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1991-11-13
Mercoledi 13 Novembre 1991





GPII 1991 Insegnamenti - Ai membri dell'Associazione "Pro Petri Sede" - Città del Vaticano (Roma)