GPII 1991 Insegnamenti - Appello per la pace in Jugoslavia - Città del Vaticano (Roma)

Appello per la pace in Jugoslavia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Spezzare la terribile spirale dell'odio fratricida"

Oggi la diocesi di Roma celebra una giornata di preghiera per implorare da Dio il dono della pace per i Croati e per gli altri popoli della Jugoslavia.

Uniamoci anche noi alle suppliche che si elevano con insistenza dal cuore di tanti nostri fratelli e sorelle angosciati dal dolore in quelle amate terre; chiediamo pace e giustizia per tutti, senza distinzione di nazionalità o di religione! La preoccupazione della Sede Apostolica, prima e dopo l'inizio di questa guerra ingiusta e crudele, è stata diretta a tutti i popoli della Jugoslavia.

Con insistenza la Santa Sede ha chiesto il rispetto dei diritti e delle legittime aspirazioni di tutti, ha supplicato le parti di non cedere alla tentazione dell'uso della forza ma di perseverare, con pazienza e buona volontà, negli sforzi di stabilire nuovi rapporti di convivenza pacifica, ha deprecato il ricorso alla violenza armata ed ha cercato, in tutti i modi, di spezzare la terribile spirale dell'odio fratricida. Ma, come rimanere silenziosi davanti al perdurare di tale guerra, che semina tanti morti nella cara terra croata? Il mio pensiero va oggi a chi soffre maggiormente a causa di tale conflitto. A tutti rinnovo ancora una volta un appello accorato a porre fine alla guerra e a iniziare finalmente un negoziato sincero per una soluzione globale dell'attuale tragedia. E' tempo, oggi, di essere presenti alla storia con nuovi atteggiamenti, per non ripetere gli errori del passato. Questi hanno accumulato risentimenti, tramandati nella memoria dei popoli; ma dobbiamo fare in modo che siano superate le barriere dell'odio, aprendo i cuori alla novità portata dal Cristo, come annunziava il profeta Ezechiele: "vi daro un cuore nuovo, mettero dentro di voi uno spirito nuovo, togliero da voi il cuore di pietra e vi daro un cuore di carne" (Ez 36,26).

Uniti con Maria, Madre di Cristo e Madre di tutti, come gli Apostoli nel Cenacolo, chiediamo per i nostri fratelli della Jugoslavia il dono dello Spirito, che converte i cuori.

Data: 1991-11-18
Lunedi 18 Novembre 1991

Ai pellegrini venuti per la canonizzazione di San Raffaele - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ordo caritatis

Carissimi fratelli e sorelle,


1. L'incontro odierno, che ci vede nuovamente insieme, si svolge a coronamento del solenne rito di ieri, durante il quale ho avuto la gioia di proclamare Santo il carmelitano scalzo, Padre Raffaele Kalinowski, della cui santità sentii parlare fin dalla mia giovinezza. Sono poi molto lieto per il fatto che questo nostro appuntamento si estenda anche a quanti si nutrono della spiritualità carmelitana e sono giunti a Roma per ricordare il IV centenario della morte di San Giovanni della Croce. Due importanti avvenimenti, dunque: l'anniversario della morte del Dottore Mistico e la canonizzazione di un suo figlio spirituale. Essa rappresenta una significativa conferma della perenne attualità del Messaggio di San Giovanni della Croce, Maestro nella fede, che non cessa pure ai nostri tempi di illuminare il cammino di numerosi uomini di ogni continente.


2. Vi saluto tutti con affetto. Do un cordiale benvenuto in particolare al Primate di Polonia, il Cardinale Joszef Glemp; all'Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Franciszek Macharski; all'Arcivescovo di Wroclaw, il Cardinale Henryk Gulbinowicz; all'Amministratore Apostolico di Mosca, l'Arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz; all'Amministratore diocesano di Vilnius, Mons. Juozas Tunaitis. Saluto i fratelli nell'Episcopato provenienti dalla Polonia, dalla Lituania, dalla Bielorussia, dall'Ucraina e dalla Russia; i Vescovi Carmelitani, Mons. Justino Nandor Takacs dell'Ungheria e Mons. Paul Bassim del Libano. Ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto poco fa, il Preposito Generale dei Carmelitani Scalzi, padre Camillo Maccise. Indirizzo il mio deferente pensiero ai Signori Ambasciatori e alle Autorità Civili intervenute a questa Udienza. Come, poi, non esprimere interiore soddisfazione per la presenza dei fedeli giunti dalla Lituania, da Vilnius, città natale di San Raffaele, dalla Bielorussia, dall'Ucraina e dalla Russia? E' dono della Provvidenza divina che ciò possa avvenire ora, dopo tanti anni di forzato isolamento. Saluto con affetto coloro che fanno parte dei pellegrinaggi organizzati dai Padri Carmelitani nelle diverse Nazioni.


3. Mi rivolgo ora a voi, carissimi membri della grande famiglia Carmelitana.

Mentre s'avvia a conclusione il IV centenario della morte di San Giovanni della Croce, viene innalzato agli onori degli altari questo suo fedele discepolo, il primo ad essere canonizzato dopo la morte del Santo Dottore Mistico. Egli vi parla, carissimi Padri Carmelitani Scalzi, con l'esempio; vi invita ad essere - come lui - uomini di preghiera, religiosi dediti alla contemplazione dei Misteri divini e validi direttori spirituali. Quante persone consacrate, soprattutto le Carmelitane Scalze, ma anche numerosi laici, beneficiarono del suo consiglio e della sua guida spirituale! I confratelli chiamarono san Raffaele, "martire del confessionale". Egli, infatti, amministrava con dedizione e senza sosta il sacramento della Penitenza, "il battesimo dell'infinita misericordia di Dio" (Swietmy badzcie, pag. 99); orientava le anime verso Cristo, attraverso un'evangelica e sana devozione mariana, in conformità allo spirito del Carmelo, che "è tutto di Maria". Egli parla a voi, Carmelitane Scalze; vi invita ad una intimità costante con Dio; vi incoraggia a raggiungere, nella solitudine, nella povertà e nella fedeltà della vita comune, la totale immolazione a Cristo, Sposo fedele; vi chiede di pregare ed offrire tutto per la Chiesa e l'umanità.


4. Carissimi fratelli e sorelle, la nostra gioia per l'evento di cui ieri siamo stati testimoni in San Pietro, gioisce la Chiesa tutt'intera. Gioisce specialmente la Famiglia del Carmelo alla quale San Raffaele appartiene. Rendiamo grazie al Signore! Mentre invito, in modo speciale voi qui presenti, a seguire le orme di San Giovanni della Croce e di San Raffaele, vi affido alla protezione della Vergine Santissima, Regina e Madre del Carmelo, la Madonna di "Ostra Brama". E volentieri imparto la mia Benedizione Apostolica a ognuno di voi, in pegno di abbondanti e feconde grazie celesti, estendendola alle Chiese locali, agli Istituti religiosi, ai Conventi e Monasteri, ai familiari ed amici.

Data: 1991-11-18
Lunedi 18 Novembre 1991

Ai Vescovi di Siviglia e Granada in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo"

Amatissimi Fratelli nell'Episcopato,


1. Nel darvi il mio più cordiale benvenuto a questo incontro, desidero allo stesso tempo ringraziarvi per il profondo gesto di comunione nella fede e nella carità che significa questa visita "ad limina Apostolorum" che avete preparato con tanta cura. Tra i doveri ordinari del vostro ministero pastorale e anche quello di visitare periodicamente le tombe degli Apostoli, come espressione di comunione fraterna con il Vescovo di Roma, il quale, nel nome del Signore e come Successore di Pietro, presiede nella carità ed è garante dell'unità della Chiesa cattolica.

Siete venuti da quelle allegre e belle terre dell'Andalusia, Estremadura, Murcia e Canarie, accompagnati da un nutrito numero di fedeli per ognuna delle vostre diocesi come dimostrazione anche di vicinanza e filiale adesione a questa Sede Apostolica e con essi ho avuto la gioia di condividere alcuni momenti di preghiera e di riflessione nella Basilica di San Pietro.


2. Per volere di Dio siete di fronte a delle Chiese venerabili, che hanno ereditato tradizioni cristiane antichissime. In effetti, i dati della storia attestano la presenza di alcune delle vostre sedi gia nei secoli III e IV.

L'esistenza di altre sedi, ora scomparse, in vostre altre città, attestano anche la diffusione della fede e l'organizzazione della Chiesa cattolica in quelle amate terre in tempi non lontani alle prime generazioni cristiane. Ciò deve essere un motivo di legittima soddisfazione così come uno stimolo per il vostro ministero.

Durante molti secoli molte di queste Chiese hanno convissuto pacificamente con altre religioni non cristiane e sono state anche provate dalle persecuzioni tanto che molti loro figli hanno raggiunto la gloria del martirio. E' conosciuta da tutti la ricchezza spirituale delle vostre comunità ecclesiali, che si onorano di enumerare modelli di santità e zelo apostolico come San Giovanni di Dio, San Giovanni d'Avila, i beati Diego di Cadige e Suor Angela della Croce, tra gli altri. Insieme a loro è giusto evocare quegli altri, uomini e donne, che in questi territori diedero vita a congregazioni religiose oggi fiorenti, o che furono nella loro vita testimoni della fede. I vostri fedeli si distinguono per una pura pietà che esprimono con splendide celebrazioni e manitestazioni popolari in onore dell'Eucaristia, della Passione di Cristo o della Vergine Maria.


3. Negli ultimi anni, amati fratelli, avete promosso importanti iniziative pastorali per dare impulso al rinnovamento della vita cristiana propiziata dal Concilio Vaticano II e dalle circostanze spirituali e sociali del vostro paese. In alcune diocesi avete celebrato Sinodi o Assemblee diocesane con un'ampia partecipazione di sacerdoti, religiosi e secolari. In tutte queste assemblee avete cercato di dare un nuovo vigore spirituale e apostolico alle vostre comunità ecclesiali.

Conoscete bene le necessità pastorali che si presentano in questi momenti con maggiore urgenza nei vostri rispettivi luoghi. La cultura dominante diffonde ed infonde, particolarmente nell'animo dei giovani e della gente semplice, idee e usi per niente o poco compatibili con una visione cristiana della vita. Un'idea distorta di modernità porta con frequenza a sminuire l'importanza della religione e della fede, e a negare l'esistenza o il valore delle norme morali rivelate da Dio o manifestate dalla stessa naturalezza delle cose.

Si propagano con frequenza tra la gioventù dottrine ingannatrici sul sesso e sull'amore umano, che minano i fondamenti dell'unità e della stabilità della famiglia e della stessa società. Il miraggio di un benessere e una felicità materiale, in non pochi casi grazie ad un arricchimento rapido e facile, fa si che diminuisca la stima per il lavoro onesto e responsabile. La carenza di una testimonianza sufficientemente trasparente e decisa della verità e della bellezza della vita cristiana a livello sociale da parte di molti credenti favorisce la crescita di queste tendenze negative, presenti in molte parti del mondo e disgraziatamente anche nel vostro Paese.


4. Di fronte a queste circostanze desidero incoraggiare i vostri sforzi pastorali e quelli di tutti coloro che lavorano con voi al servizio del Vangelo nelle singole Chiese. La nuova evangelizzazione delle persone, dei popoli e delle culture, alla quale ci chiama adesso la divina Provvidenza, deve stimolare ed unire lo sforzo pastorale di quanti hanno la responsabilità del servizio pastorale e apostolico.

Insieme a questa richiesta desidero esortarvi a coltivare in maniera particolare la catechesi dei bambini, giovani e adulti come uno dei compiti fondamentali e decisivi, facendo loro scoprire le ricchezze di Gesù Cristo e le autentiche esigenze della vocazione cristiana nel mondo di oggi; prestate attenzione anche con particolare interesse alla vita cristiana delle giovani famiglie; curate amorevolmente tutte quelle iniziative che favoriscono lo sviluppo delle vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata. Lavorate con fiducia e tenacia a favore di questi obbiettivi pastorali, senza dimenticare le necessità delle altre Chiese sorelle, con una particolare proiezione missionaria "ad gentes".

Insieme alla catechesi, è giusto vegliare all'interno della scuola sulla accurata formazione religiosa di tutti quei bambini e giovani i cui genitori lo richiedano. E' questo un lavoro che bisogna mantenere e migliorare con lo sforzo congiunto delle famiglie, dei professori e delle istituzioni diocesane. Le difficoltà che si possono presentare non devono scoraggiarvi in questo irrinunciabile impegno.


5. Allo stesso tempo, fate tutto che vi è possibile affinchè nelle vostre comunità ecclesiali ci siano dirigenti laici con una buona formazione che facciano valere i principi evangelici e la dottrina sociale della Chiesa nell'ordinamento della collettività, nello sviluppo culturale e economico, nell'attenzione alle minoranze etniche che convivono con voi, nella soluzione di vecchi problemi socioeconomici che hanno prodotto nelle vostre regioni gravi ingiustizie e dolorosi conflitti.

Una buona formazione cristiana dei fedeli, e in particolar modo dei giovani, richiede che essi conoscano gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, nella quale troveranno un aiuto prezioso per fomentare lo spirito di laboriosità, per scoprire l'importanza del lavoro ben realizzato, per promuovere iniziative di produzione adatte alla vostra situazione e ispirate a ideali di giustizia e solidarietà. In questo modo i giovani cristiani, coscienti della loro possibilità e confidando nelle proprie capacità personali e nel proprio lavoro, potranno collaborare efficacemente a preparare un futuro migliore per tutti i loro fratelli, specialmente per quelli che ancora soffrono l'umiliazione della povertà culturale e materiale.

Nelle attuali circostanze è giusto dedicare grande attenzione alla formazione dei secolari aprendo loro il cammino affinchè collaborino attivamente alla vita e alla missione della Chiesa. Essi, con la loro testimonianza cristiana, le loro diverse iniziative e la loro presenza in tutti gli ambiti, arricchiranno la relazione della Chiesa con la società e la sua azione apostolica in tutti i centri urbani e nelle zone rurali.

Attraverso le relazioni quinquennali inviate e i colloqui individuali, ho potuto constatare che molte vostre regioni si stanno trasformando rapidamente.

E' molto importante che, in questi momenti, l'azione evangelizzatrice e assistenziale di tutte le persone e istituzioni della Chiesa risponda efficacemente alle necessità dei tempi, in maniera ben organizzata e in stretta relazione e collaborazione con voi, superando incertezze e timori.


6. Pensando alle vostre singole Chiese, ho presente anche le molte congregazioni e comunità religiose che vi fanno parte. Importanti e numerose opere della Chiesa nel campo dell'insegnamento, dell'assistenza sociale e dell'attenzione ai poveri, ai malati e agli emarginati, sono dirette e organizzate da religiosi e religiose.

Molti altri lavorano nelle parrocchie o in luoghi non parrocchiali. Per questo, insieme a voi e a vostro nome ringrazio il lavoro ecclesiale di questi religiosi e religiose per la fioritura spirituale delle vostre comunità. Allo stesso tempo, li invito a spingere all'estremo la loro disponibilità e il loro spirito di comunione con i Vescovi, seguendo fedelmente le loro direttive dottrinali e pastorali, coscienti che tutto ciò darà una rinnovata forza alla loro testimonianza di persone consacrate e ridonderà in una maggiore efficacia dei loro compiti apostolici. In questa circostanza il mio ricordo pieno di affetto va anche ai numerosi monasteri di vita contemplativa per ringraziare vivamente quelle anime consacrate per la loro intercessione per tutte le intenzioni e necessità della Chiesa e del mondo e incoraggiarle nella loro testimonianza delle virtù soprannaturali. Penso con singolare premura alle istituzioni dedite all'insegnamento della sacre scienze che sono presenti in entrambe le province ecclesiastiche. In esse si preparano intellettualmente i futuri sacerdoti di numerose diocesi e di non poche congregazioni religiose. Desidero incoraggiare il lavoro di coloro che dedicano i loro sforzi a questi centri e li esorto a svolgere i loro compiti come un vero ministero ecclesiale, in intima comunione e collaborazione con voi, rimanendo fedeli al magistero della Chiesa e in stretta relazione con la vita reale delle comunità e con le necessità spirituali dei fedeli cristiani.


7. Insieme al mio affetto e a un vivo ringraziamento ai sacerdoti delle vostre diocesi per il loro lavoro ministeriale, desidero rivolgere anche una parola di incoraggiamento ai laici che collaborano ai compiti e alla missione della Chiesa, alle famiglie cristiane che ricevono con gratitudine il dono della vita e trasmettono la fede e lo spirito di pietà ai loro figli; ai giovani e ai bambini, agli anziani e ai malati; a tutti i membri delle vostre Chiese desidero che arrivi oggi il saluto e la benedizione del Papa.

So che l'Arcidiocesi di Granada commemora il prossimo anno il V Centenario della sua Rifondazione avvenuta nel 1492, nella cui cornice il Sinodo diocesano ha avviato un programma di rinnovamento spirituale e apostolico. Prego il Signore che questa gioiosa effemeride produca frutti ecclesiali abbondanti per il bene di quella singola Chiesa e di tutta la cara comunità andalusa.

E in prospettiva del V Centenano dell'inzio dell'evangelizzazione d'America, come non ricordare i grandi eventi che si stanno programmando in Andalusia con tanto impegno e sollecitudine pastorale? In primo luogo il Congresso Eucaristico Internazionale, che si terrà a Siviglia, e che sotto il lemma "Cristo, luce dei popoli", vuole essere una professione solenne della fede della Chiesa alla Santissima Eucaristia e, allo stesso tempo, testimonianza di fronte al mondo di quella universalità che nasce dall'amore e che cinque secoli fa spinse i missionari spagnoli a lanciarsi nella esaltante avventura apostolica di annunciare il messaggio di salvezza ai fratelli dell'altra parte dell'oceano. Con l'aiuto di Dio spero di poter partecipare a quel Congresso Eucaristico, unendomi così all'azione di grazie dell'Episcopato e di tutta la Chiesa in Spagna per gli abbondanti frutti che in questi cinquecento anni ha prodotto la generosa semina evangelica fatta da una legione di uomini e di donne spinti dall'amore per Cristo e per i fratelli. In questo contesto si terranno anche l'XI Congresso Marialogico e il XVIII Congresso Mariano Internazionale che, con il titolo "Maria, Stella dell'Evangelizzazione", si celebrerà a Huelva, diocesi particolarmente legata al culto mariano e alla scoperta dell'America.


8. Cari fratelli, prima di concludere questo incontro, desidero domandare al Signore delle messi di benedire il vostro ministero, e di darvi la gioia della fedeltà vissuta nella fraternità e nel servizio. Dobbiamo ricordare le parole del Signore: "Abbiate fiducia, io ho vinto sul mondo" (Jn 16,33). Con Lui, con la forza della sua presenza e del suo spirito, dobbiamo proseguire il nostro ministero apostolico con la speranza riposta nel potere del Dio della misericordia e della grazia.

Con tutta la fiducia che ci ispira la Santissima Vergine, affido le vostre singole Chiese, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, le famiglie cristiane, i giovani e gli anziani, i malati e i poveri, alla sua protezione materna. A Lei, alla sua amorosa intercessione con suo Figlio divino, raccomando la vita e l'attività apostolica delle vostre Chiese e di tutti voi, mentre vi benedico di cuore.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1991-11-18
Lunedi 18 Novembre 1991




Ai partecipanti ad un seminario su "risorse e popolazione" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un problema anche politico




1. Rivolgo a tutti voi, illustri Scienziati, il mio cordiale benvenuto. Vi saluto e ringrazio poichè, accogliendo l'invito della nostra Accademia delle Scienze, avete voluto, con competente attenzione scientifica, dedicarvi allo studio di una problematica che tanto preoccupa la nostra società: la relazione tra l'accentuata crescita demografica e la disponibilità delle risorse naturali.

Lo stretto legame esistente tra risorse e abitanti è da valutare, come voi opportunamente avete fatto, tenendo presente anche gli attuali squilibri nella distribuzione della popolazione e nei flussi migratori, nella ripartizione delle risorse e nel loro sfruttamento.

L'incremento demografico e quello delle risorse disponibili registra ritmi localmente diversi, tanto che esistono e si prevedono distribuzioni disuniformi nelle differenti parti della terra.

Risulteranno perciò importanti e preziosi i dati che potrete mettere a disposizione della Sede Apostolica. Essa ne fa tesoro per formulare e precisare adeguatamente - secondo la missione e i compiti che le sono propri - orientamenti e suggerimenti. L'autonomia e la competenza scientifica dell'Accademia garantiscono un servizio prezioso alla Chiesa, che dell'analisi di dati attendibili si serve per elaborare, anch'essa nell'ambito della propria autonomia e competenza, un ponderato giudizio di ordine religioso ed etico.


2. Il punto di partenza della vostra ricerca è la situazione odierna, ma vi siete correttamente interessati anche al passato, mettendo in luce le cause che hanno portato la terra allo stato attuale e che hanno consentito il notevole accrescimento della popolazione mondiale degli ultimi decenni. Avete volto, poi, lo sguardo verso il futuro per delineare alcune prospettive che tengano conto soprattutto della connessione fra dinamica demografica e dinamica delle risorse nel loro impatto ambientale.

E' noto come la disponibilità delle risorse sia ostacolata da molti fattori di carattere sociale, economico e politico, tanto da indurre taluni a temere che si giunga addirittura all'impossibilità di nutrire tutti gli uomini.

Non ci si deve, pero, lasciar guidare dal timore, occorre piuttosto valutare attentamente i vari aspetti del problema.


3. L'analisi delle situazioni mostra un'accentuata diversificazione, che non riguarda soltanto le risorse elementari della natura, ma più specificamente quelle rese utilizzabili all'azione dell'uomo, della sua intelligenza, della sua intraprendenza e del suo lavoro. La scienza e le relative applicazioni hanno reso disponibili nuove risorse e promettono forme alternative di energia. Ma i centri di ricerca scientifica sono concentrati e la diffusione delle conoscenze e delle tecnologie è condizionata e talvolta frenata da diversi fattori che rendono difficile l'esercizio della solidarietà internazionale, che pure rappresenta la condizione fondamentale per un integrale ed equilibrato sviluppo.

E', dunque, un problema di organizzazione della società e quindi anche politico.

Entrano in gioco vari aspetti della convivenza civile, dal diritto di famiglia al regime di proprietà dei suoli, dall'assistenza sociale all'organizzazione del lavoro, dall'ordine pubblico alle norme di consolidamento del consenso sociale.

La società umana è anzitutto società di persone, i cui diritti inalienabili devono sempre essere rispettati, e nessuna autorità politica, nazionale o internazionale, può mai proporre, ne tanto meno imporre, una politica contraria al bene delle persone e delle famiglie (cfr. GS 25-26, DH 3).


4. E' diffusa opinione che il controllo delle nascite sia il metodo più facile per risolvere il problema di fondo, dato che una riorganizzazione su scala mondiale dei processi di produzione e ripartizione delle risorse richiederebbe un tempo enorme e comporterebbe complicazioni economiche immediate.

La Chiesa è consapevole della complessità del problema che va affrontato senza indugio, tenendo conto, tuttavia, delle situazioni regionali diversificate, e talora persino di opposto segno: esistono Paesi con forte tasso d'incremento demografico e altri che si avviano verso un'involuzione senile. E sono spesso proprio questi ultimi, con i loro consumi, i maggiori responsabili del degrado ambientale.

Nel proporre interventi, l'urgenza non deve indurre a errori: l'applicazione di metodi non consoni alla vera natura dell'uomo finisce, infatti, con il provocare danni drammatici. Per questo la Chiesa, "esperta in umanità" (cfr. Paolo Vl), riconoscendo il principio della maternità e paternità responsabili, ritiene suo precipuo dovere attirare con forza l'attenzione sulla moralità dei metodi, che devono sempre rispettare la persona e i suoi inalienabili diritti.


5. L'incremento o il forzato decremento della popolazione sono in parte causati dalla carenza di istituzioni sociali, i danni ambientali e lo scarseggiare delle risorse naturali derivano spesso dagli errori degli uomini. Nonostante che nel mondo si producano generi alimentari sufficienti per tutti, centinaia di milioni di persone soffrono la fame, mentre altrove si assiste a macroscopici esempi di sprechi alimentari.

Considerando questi molteplici e diversi atteggiamenti umani non corretti, è necessario rivolgersi anzitutto a coloro che ne sono maggiormente responsabili.


6. Occorre affrontare la crescita demografica non solo attraverso l'esercizio della maternità e della paternità responsabili nel rispetto della legge divina, ma pure con mezzi economici incidenti profondamente sulle istituzioni sociali.

Specialmente nei Paesi in via di sviluppo, dove gran parte della popolazione è in età giovanile, va eliminata la gravissima carenza di strutture adeguate per l'istruzione, per la diffusione della cultura e la formazione professionale. Va promossa la condizione della donna, anche quale elemento integrante della modernizzazione della società.

Grazie ai progressi della medicina, che hanno positivamente ridotto la mortalità infantile e prolungato l'esistenza media umana, grazie pure allo sviluppo tecnologico, sono venute a crearsi nuove condizioni di vita che l'uomo deve affrontare non solo con la ragione scientifica, bensi ricorrendo a tutte le energie intellettuali e spirituali. Egli ha bisogno di riscoprire il significato morale che riveste il porsi dei limiti e deve crescere e maturare nel senso di responsabilità di fronte ad ogni manifestazione della vita (cfr. MM 195, Humanae Vitae, passim: GS 51-52).

Non impegnandosi in questa direzione, potrebbe cadere vittima di una dittatura devastante che lo renderebbe schiavo in un aspetto fondamentale della sua umanità, qual è il dare la vita a nuovi esseri umani ed educarli alla maturità.

Tocca, pertanto, ai pubblici poteri, nell'ambito delle loro legittime competenze, emanare norme atte a conciliare il contenimento delle nascite con il rispetto delle libere e personali assunzioni di responsabilità (cfr. GS 87 PP 47). Un intervento politico, che tenga conto della natura dell'uomo, può influenzare gli sviluppi demografici, ma dovrebbe essere affiancato da una ridistribuzione di risorse economiche fra i cittadini. In caso diverso si rischia, con quei provvedimenti, di pesare soprattutto sui ceti più poveri e deboli, assommando ingiustizia a ingiustizia.

L'uomo, "sola creatura che Dio abbia voluta per se stessa" (GS 24), è soggetto di diritti e di doveri originari, antecendenti a quelli che scaturiscono dalla vita sociale e politica (cfr. PT 5 PT 35). E' la persona umana "il principio, il soggetto e la fine" di tutte le Istituzioni sociali (cfr. GS 25) e per questo ogni autorità deve tener conto dei limiti della propria competenza. La Chiesa, da parte sua, invita l'umanità a progettare il futuro, spinta non solo da preoccupazioni materiali, ma anche e soprattutto dal rispetto per l'ordine posto da Dio nella creazione.


7. Abbiamo tutti precisi doveri verso le generazioni a venire: sta qui una dimensione essenziale del problema, che spinge a basare le nostre indicazioni su valide prospettive in ordine allo sviluppo demografico e alla disponibilità delle risorse.

Premessa della conservazione delle risorse e la convivenza pacifica degli uomini, poichè - com'è generalmente riconosciuto - le guerre sono fra i peggiori devastatori ambientali. Premessa della convivenza pacifica è a sua volta la solidarietà, frutto di un alto senso morale. Le virtù basilari della vita sociale costituiscono il terreno propizio per la solidarietà mondiale, di cui ho parlato nella Sollicitudo Rei Socialis (cfr. SRS 39-40), solidarietà dalla quale dipende principalmente la soluzione delle questioni da voi trattate.


8. In questo contesto occorre un forte comune impegno nella riforma delle Istituzioni che punti all'innalzamento del livello d'istruzione e maturazione personale grazie ad un sistema educativo adeguato; al rafforzamento dell'iniziativa e alla creazione di posti di lavoro con corrispondenti investimenti. La distruzione dell'ambiente causata dall'industria e dai prodotti industriali deve essere ridotta secondo precisi piani ed impegni anche a livello internazionale. Si impone un'opera di radicale revisione dell'attuale stato di fatto.

A fondamento di tale riforma deve porsi il rinnovamento delle persone (cfr. GS 24). E' necessario intervenire nel campo dell'istruzione, ma ancor più nell'ambito della formazione globale per lo sviluppo di autentiche personalità, educando l'uomo alla consapevolezza dei propri specifici valori, per realizzare una società di cui egli sia parte costitutiva e che presenti migliori condizioni di vita per l'intera umanità. Certo non è un'impresa facile. E' un compito che spetta innanzitutto alla famiglia, cellula di base della società. Essa trae forza morale dal senso di responsabilità proprio dei genitori, di cui parla il Concilio (cfr. Ibidem, GS 51), che garantisce, tra l'altro, un atteggiamento procreativo equilibrato, teso a costruire una società più solidale.


9. Pressante è il richiamo alla responsabilità di ogni singola persona, pressante è l'appello alla solidarietà di tutti.

Il dinamismo della crescita demografica, la complessità del reperimento e della distribuzione delle risorse, le reciproche connessioni e conseguenze sull'ambiente costituiscono una lunga ed esigente sfida.

Solo grazie ad un nuovo e rigoroso stile di vita, che scaturisca dal rispetto della dignità della persona, l'umanità sarà in grado di affrontarla in maniera adeguata (cfr. DH 3).

S'impone, insomma, un modo di vivere rinnovato che, diffondendosi attraverso l'esercizio di un autentico umanesimo, divenga capace di dissuadere i pubblici poteri dal proporre e legittimare soluzioni contrarie al vero e duraturo bene comune. E' uno stile di vita che, riflettendo i reali interessi della persona, favorisca la realizzazione di un mondo in cui l'amore per gli altri è preso a generale criterio normativo.

Illustri Signori, vi ringrazio sentitamente per l'apporto scientifico da voi offerto in questi giorni all'approfondimento di così attuali problematiche.

Con tali sentimenti, ed invocando la protezione celeste su ogni vostra persona, tutti ancora una volta cordialmente vi saluto.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1991-11-22
Venerdi 22 Novembre 1991

Ai Vescovi della Sicilia in "visita ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La criminalità organizzata di stampo mafioso è una minaccia alla società e alla missione della Chiesa

Signor Cardinale, Venerati fratelli nell'Episcopato!


1. E' per me motivo di grande gioia accogliervi quest'oggi, a conclusione degli incontri personali che ho avuto con ciascuno di voi.

Vi saluto tutti con fraterna cordialità e rendo grazie al Signore per la piena comunione che lega voi e le vostre Chiese locali al Successore di Pietro.

Ringrazio il Signor Cardinale Salvatore Pappalardo per essersi fatto interprete dei vostri sentimenti e per avermi descritto le speranze e le difficoltà, i progetti e le attese delle vostre Comunità ecclesiali. Vorrei profittare di questa opportuna circostanza per inviare a tutti il mio affettuoso ricordo: ai sacerdoti, ai religiosi e religiose, ai laici impegnati nelle Associazioni e Movimenti apostolici ed all'intero popolo cristiano della Sicilia, cui penso con stima e simpatia.


2. Circa un mese fa, esattamente il 17 ottobre, con la partecipazione del Segretario della Congregazione per i Vescovi, voi avete celebrato i cento anni della Conferenza Episcopale Siciliana: una lunga e proficua esperienza di comunione e di corresponsabilità, che ha aiutato le vostre Diocesi a mettere insieme le forze al servizio dell'evangelizzazione. Nel succedersi degli anni, le Conferenze Episcopali Regionali si sono dimostrate, come diverse volte ho avuto occasione di ricordare, uno strumento privilegiato di comunione e un organo appropriato della collegialità episcopale. Anche la vostra Isola, pur nelle specifiche diversità delle singole Diocesi, ha certamente situazioni e problemi che esigono un'azione pastorale concorde, per superare "nell'unità e nella carità un certo tipo di non bene intesa autonomia, che potrebbe manifestarsi, alla prova dei fatti, o inutile o insufficiente" (Discorso ai Vescovi della Campania, 21 novembre 1981). Tale cooperazione va oltre la pressione "del bisogno immediato locale" per favorire una programmazione d'insieme. Mi è di conforto sapere che questa è la vostra esperienza, che questo è anche l'impegno della vostra Conferenza Episcopale. Dalla celebrazione del Primo Convegno Ecclesiale Regionale, nel 1985, infatti, le vostre Chiese locali vivono in stato di "permanente convegno", con la volontà di condividere le esperienze, di delineare proficui piani pastorali, di analizzare le problematiche emergenti a livello regionale, di individuare linee operative comuni. Segno e strumento di tale volontà sono sia gli incontri regionali, succedutisi in questi anni e centrati su temi di grande interesse, quali il ministero presbiterale, la vita religiosa e la pastorale giovanile; sia i convegni dei vari settori pastorali: sulla famiglia, la catechesi, le vocazioni, la migrazione, i problemi sociali e la carità. Volete camminare insieme per realizzare il progetto pastorale sintetizzato nel motto-programma: "Una presenza per servire", ed il cui obiettivo è la nuova evangelizzazione della Sicilia.


3. Proseguite, venerati fratelli nell'Episcopato, su questa strada, in piena comunione tra voi e con i presbiteri, i religiosi, le religiose e ogni componente del Popolo di Dio. Costruite l'unità nella verità e nella carità. Potrete così insieme rispondere alle gravi sfide che il mondo, ed in particolare la vostra Regione, si trova oggi ad affrontare, fra le quali voi stessi sottolineate la crescente crisi del lavoro, il fenomeno della criminalità mafiosa, le difficoltà politiche a guidare la Sicilia sulle vie di un autentico rinnovamento e di un integrale sviluppo. Tante donne e uomini sono ancora privi di una degna attività lavorativa e molti giovani cercano faticosamente, talora a lungo e invano, una prima occupazione. La disoccupazione soprattutto giovanile è un problema di proporzioni così vaste da farlo configurare come una questione fra le più gravi degli anni 90. Occorre fare qualcosa. Occorre che, primi fra tutti, i responsabili politici affrontino seriamente "questo fenomeno, con la sua serie di effetti negativi a livello individuale e sociale, dalla degradazione alla perdita del rispetto che ogni uomo o donna deve a se stesso" (SRS 18), consapevoli che "all' interno delle singole comunità politiche... - per quanto concerne l'organizzazione del lavoro e dell'occupazione - c'è qualcosa che non funziona e proprio nei punti critici e di maggiore rilevanza sociale" (LE 18). Come, poi, non condividere le vostre apprensioni per l'espandersi della criminalità organizzata di stampo mafioso, sempre più seminatrice di vittime e delitti? Tale piaga sociale rappresenta una seria minaccia non solo alla società civile, ma anche alla missione della Chiesa, giacché mina dall'interno la coscienza etica e la cultura cristiana del popolo siciliano. Nel corso di questi anni, di fronte a fatti di grave inquietudine, voi giustamente avete fatto sentire la vostra voce di Pastori, preoccupati della sorte del gregge a voi affidato.

Mentre cresce il rischio di un adattamento passivo alle situazioni, voi, infatti, avvertite chiaramente la necessità di curare la formazione di coscienze cristiane mature, di suscitare rinnovato coraggio, di combattere ogni forma di rassegnazione, di promuovere la cultura della vita, dell'amore e del perdono. Vi sentite chiamati a sostenere la buona volontà di tanta gente onesta e laboriosa, che quotidianamente opera per la giustizia e per la pace. Di questo popolo siciliano, pieno di risorse e valori, la Chiesa, come lo è stata fino ad oggi, deve continuare ad essere sicuro punto di riferimento. Anzi è necessario che le vostre Comunità ecclesiali siano luoghi e strumenti di aggregazione per tut- ti coloro che intendono consacrarsi attivamente al servizio del bene comune.


4. Consapevoli, tuttavia, che solo in Cristo si trova la risposta definitiva ai problemi dell'uomo, voi, venerati fratelli nell'Episcopato, ispirati dallo Spirito di Dio, avete voluto rilanciare una vasta e profonda opera di rievangelizzazione.

Ecco la scelta prioritaria della vostra azione missionaria per gli anni futuri, che punta a favorire la riscoperta e la crescita di una fede capace di rendere le tradizioni di pietà e religiosità popolare ed il patrimonio morale e spirituale della vostra Isola, una forza di autentica libertà. A tal fine avete già convocato le vostre Chiese ad un prossimo Convegno centrato sul tema: "Nuova evangelizzazione e Pastorale". Ed intanto le avete invitate, durante il lungo ed importante itinerario di preparazione, a verificare la propria vitalità spirituale e a ricomporre, nella quotidiana esistenza, l'unità della vita ispirata al Vangelo. Volete così dare consistenza, con il contributo di ciascuno, ad una pastorale "nuova", nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nella sua espressione, per riannunciare il Vangelo agli uomini della Sicilia e raggiungere in modo vitale e fino alle radici la loro cultura, impregnandola efficacemente della Buona Novella di Cristo e sconvolgere mediante la sua forza i criteri di giudizio, i valori determinanti, i modelli di vita che sono in contrasto con la parola di Dio e col disegno della salvezza (cfr. Paolo VI, EN 19).


5. Si tratta di uno sforzo di rinnovamento evangelico che esige vera conversione interiore. Evangelizzare significa proclamare con forza Gesù, unico Redentore dell'uomo, e la sua efficace opera di salvezza, destinata all'intera umanità.

Cristo trasforma i credenti in lievito profetico di una società rinnovata nella verità e nella carità. Se a Lui farete costante ricorso, Egli renderà le vostre Comunità "Chiese di frontiera", pronte a farsi carico dell'uomo che vive, che soffre e che muore, decise sempre ad essere dalla parte dell'uomo, nel cui volto brilla l'immagine dell'eterno Creatore.


6. Un vasto campo di attività vi attende. Attende la vostra opera e il contributo di ogni credente. La gente della vostra Regione ha bisogno di sacerdoti numerosi, zelanti e culturalmente preparati, di religiosi e religiose testimoni gioiosi del Regno celeste, di uomini e donne, operatori pastorali e catechisti, entusiasti e generosi. So bene come il problema delle vocazioni e della formazione dei candidati al presbiterato e ai ministeri ordinati costituisca la vostra primaria sollecitudine. Siate, per quanti si preparano al sacerdozio, padri e fratelli, incoraggiateli con il vostro consiglio, aiutateli con la preghiera e l'amicizia.

Vi sono di valido supporto per la formazione di quanti sono chiamati alla missione sacerdotale, per l'aggiornamento pastorale del Clero e per la promozione di un attivo e consapevole Laicato cattolico, i vari Istituti Teologici presenti nell'Isola. Soprattutto voi vi attendete un grande contributo dalla Facoltà Teologica di Sicilia "San Giovanni Evangelista", cui è stato aggregato di recente lo Studio Teologico "San Paolo" di Catania. Lo stesso ho eretto tale Facoltà dieci anni or sono ed auspico che diventi sempre più significativo punto di riferimento per l'intera Comunità cristiana siciliana.


7. Venerati fratelli nell'Episcopato, l'asperità del lavoro non affievolisca mai il vostro entusiasmo, siate piuttosto apostoli di ottimismo e di speranza, infondendo fiducia ai più diretti collaboratori e all'intera società della vostra Regione. Nella esaltante fatica della edificazione del Regno di Dio vi assistano i Santi e le Sante della Sicilia, in particolare quelli che ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari: la Beata Maria Schininà, i Beati Giuseppe Benedetto Dusmet, Annibale Maria di Francia e Giacomo Cusmano; Santa Eustochia Smeralda Calafato, San Giordano Anzalone e San Giuseppe Maria Tomasi di Lampedusa.

Vi protegga la Vergine Santissima, venerata con particolare e intensa devozione dalle vostre popolazioni come l'Odigitria, Madre di Dio e della Chiesa.

Alla sua vigile e materna protezione affido i vostri disegni apostolici ed i bisogni materiali e spirituali delle Diocesi di cui siete Pastori.

Vi accompagni la Benedizione Apostolica, che imparto a voi e a quanti vi stanno particolarmente a cuore.




Data: 1991-11-22
Venerdi 22 Novembre 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Appello per la pace in Jugoslavia - Città del Vaticano (Roma)