GPII 1991 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I recenti avvenimenti del Continente europeo impegnano i cristiani nell'immediato futuro

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Oggi, ultima domenica dell'anno liturgico, celebriamo la solennità di Gesù Cristo, Re dell'universo.

La liturgia ci invita a riflettere sulla centralità di nostro Signore nella storia umana: egli - come ci ricorda il Libro dell'Apocalisse - è "l'Alfa e l'Omega... Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente" (Ap 1,8). Nulla di ciò che accade nel mondo sfugge al suo influsso sovrano: "A lui appartengono il tempo e i secoli. A lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno": così proclama il sacerdote durante la veglia del Sabato santo, incidendo i numeri dell'anno corrente sul cero pasquale. Un gesto, questo, che vuol esprimere un dato di fatto: la storia umana, nonostante le apparenze, si svolge secondo un disegno provvidenziale, che ha come definitivo punto d'arrivo il Regno di Cristo.


2. Per una singolare coincidenza l'odierna solennità precede di poco la celebrazione dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Europa: giovedi prossimo 28 novembre, infatti, avrà inizio tale importante evento ecclesiale, che si protrarrà poi fino al successivo 14 dicembre. Saranno giorni di riflessione, durante i quali i pastori si interrogheranno, alla luce della parola di Dio, sul senso profondo dei recenti avvenimenti del Continente europeo e sulle indicazioni che da essi emergono per l'impegno dei cristiani nell'immediato futuro. Agli avvenimenti di ieri, proprio in questi giorni se ne aggiungono altri, che accrescono interrogativi e preoccupazioni. Non si può restare inerti davanti al tumultuoso succedersi di vicende che, se presentano prospettive incoraggianti, non sono prive di aspetti anche gravemente negativi. E' necessario mettersi in ascolto di ciò che lo Spirito nelle presenti circostanze vuole suggerire alla Chiesa, per offrire poi un responsabile servizio al divino disegno di salvezza. Invito tutti i fedeli a sostenere con la preghiera il lavoro dei Padri nell'imminente Sinodo, vivendo le prossime settimane in stretta comunione di fede con loro: solo grazie alla corale invocazione che si leverà a Dio da tutta la Chiesa potranno essere decise iniziative utili per la nuova evangelizzazione del Continente.


3. Anche nel cammino sinodale della Chiesa, Maria è figura ed esempio di coloro che credono e sanno riflettere nel loro cuore sui misteri di Dio ed insieme sugli eventi della storia. Preghiamo la Vergine dell'Annunciazione, perché ci ottenga di comprendere a fondo le vicende del momento presente, per recare un efficace contributo alla edificazione di un futuro degno delle gloriose tradizioni cristiane d'Europa.

Data: 1991-11-24
Domenica 24 Novembre 1991

Incontro con i bambini - Parrocchia del Preziosissimo Corpo e Sangue di Gesù (Roma)

Titolo: Tutti i sacramenti fanno crescere in noi il Regno di Dio che dobbiamo costruire

Voglio salutare tutta la vostra parrocchia del Preziosissimo Corpo e Sangue di Gesù. Voglio salutare la parrocchia intera, tutta la comunità attraverso i più giovani che sono qui riuniti. Ecco, quando vi vedo mi vengono in mente le parole di Gesù quando diceva: il Regno di Dio è in voi. E questo era vero quando lo diceva Gesù e questo è ugualmente vero quando lo ripete oggi il Papa nel giorno di Cristo Re.

Questo giorno, questa grande festività, solennità della Chiesa ci ricorda che in noi è il Regno di Dio grazie a Lui. Il Regno di Dio, Lui, Gesù ci ha portato in questo mondo e ci ha lasciato come dono di Dio e come compito nostro. E questo si riferisce a tutti gli uomini, a tutta l'umanità, ma soprattutto a quelli che hanno ricevuto Cristo, che hanno ascoltato la sua Parola, che si sono fatti cristiani, che appartengono alla Chiesa, a voi qui riuniti della parrocchia del Preziosissimo Corpo e Sangue di Gesù.

Il Regno di Dio è in noi quando Cristo è in noi e Cristo è in noi attraverso la sua grazia, attraverso lo Spirito Santo operante nei nostri cuori per farci simili a Cristo e per farci partecipi del suo Regno.

Così vi saluto con questi pensieri legati alla festività, alla solennità di Cristo Re. Vi saluto tutti, saluto i vostri genitori, saluto i vostri sacerdoti, che appartengono alla comunità fondata da San Gaspare Del Bufalo, società del Preziosissimo Sangue di Gesù. Saluto tutti i catechisti e le catechiste che si impegnano in questa opera della conoscenza del Vangelo e soprattutto portano questa conoscenza del Vangelo ai bambini, ai giovani ma poi anche agli adulti perchè tutti dobbiamo sempre essere catechizzati per catechizzare.

Il Regno di Dio è in voi perchè siete state battezzati e così è incominicato in voi il Regno di Dio, ha cominciato in voi Cristo, la sua vita che ci porta a questo Regno. E adesso alcuni di voi si preparano alla Prima Comunione e poi i più grandi si preparano alla Cresima. Tutti i Sacramenti fanno crescere in noi il Regno di Dio, fanno crescere in noi la presenza di Cristo, fanno crescere in noi il nostro legame esistenziale con Gesù Cristo.

Vi auguro che questa opera sacramentale che così procede in ogni comunità cristiana, in ogni parrocchia e insieme in tutta la Chiesa nel mondo intero, vi auguro che questa opera sacramentale sia in voi ben preparata e poi fruttuosa spiritualmente perchè veramente il Regno di Dio cresca in voi, durante tutta la vostra vita, vita perenne, perchè noi siamo chiamati al Regno Eterno di Dio. E' da osservare anzi che siamo partecipi del Regno di Cristo in questa terra per ritrovare nella eternità il Regno di Dio in noi, ritrovarci in questo Regno Eterno che oggi la Chiesa ci ricorda e ci ripresenta nella sua liturgia in modo speciale.

Sono contento che mi avete salutato con le parole consuete ai ragazzi: "Ciao, Papa!". E io vi rispondo: "Ciao, oratorio!". Potrei dire anche: "Ciao parrocchia!". Ecco, questa parrocchia di cui voi siete la fascia più giovane, di questa comunità cristiana che vive in questo quartiere di Roma. Vi ringrazio per la vostra presenza ed esprimo la mia gioia di essere oggi tra voi.

Data: 1991-11-25
Lunedi 25 Novembre 1991

Incontro con il Consiglio Pastorale - Parrocchia del Preziosissimo Corpo e Sangue di Gesù (Roma)

Titolo: L'azione pastorale è compito anche dei laici

Vorrei ringraziare soprattutto per le parole di accoglienza e di conforto, perchè se il Papa deve confortare i suoi fratelli ha bisogno anche di essere confortato dai suoi fratelli. Poi voglio ringraziare per la vostra missione all'interno della parrocchia. Questa missione del Consiglio Pastorale che, come suona il nome, è impegnato nella pastorale, questa pastorale che sacramentalmente è compito dei sacerdoti, dei vostri sacerdoti, il parroco ed i suoi collaboratori, è anche un compito di tutto il popolo di Dio, è un apostolato dei laici e questo apostolato dei laici della parrocchia si esprime attraverso un Consiglio Pastorale. Si esprime anche attraverso altre forme associative: associazioni, movimenti, diversi gruppi, perchè sono tanti i possibili compiti spirituali, cristiani che contribuiscono all'edificazione del Regno di Cristo.

Ma il Consiglio Pastorale ha una missione, una funzione sintetica nella parrocchia perchè in qualche senso raduna tutti questi sforzi, tutte queste forme di apostolato per contribuire alla comunità parrocchiale, al bene comune di questa comunità. Per questo vi ringrazio e vi auguro in questa grande solennità di Cristo Re una buona continuazione e tutto il bene per la vostra vita personale, familiare, professionale e associativa.

Data: 1991-11-25
Lunedi 25 Novembre 1991

Incontro con i giovani - Parrocchia del Preziosissimo Corpo e Sangue di Gesù (Roma)

Titolo: Vivete ogni giorno quello che pregate: "Signore, venga il tuo Regno"

Vi saluto di cuore, vi saluto in questa grande festività, solennità di Cristo Re. Ciascuno di voi, personalmente e anche nelle diverse comunità, associazioni e movimenti, ciascuno si sforza per "fare vita" quello che prega.

Ogni giorno pregate "adveniat Regnum tuum", che vuol dire: "Venga il tuo regno".

Ogni giorno pregate, ma sentite che non basta solamente ripetere queste parole con le labbra, bisogna contribuire a questo avvento del Regno di Cristo e lo fate in modi diversi, lo fate personalmente, ma lo fate soprattutto nelle comunità, nelle associazioni, nei gruppi, nei movimenti come la Comunità di Sant'Egidio, come i neo-catecumenali.

Devo aggiungere che il Regno di Cristo ha bisogno anche del canto.

Allora è bene che cantate. Avete cantato prima in chiesa, adesso avete cantato qui e cantate altrove con grande forza e questo è anche un segno della presenza del Regno di Cristo in voi, in noi e fra noi.

Ma vorrei ancora rivolgermi a questo gruppo speciale che si prepara alla vocazione matrimoniale, i fidanzati. E' bene che avete un posto, una presenza in questa parrocchia perchè certamente il matrimonio e la famiglia non sono altro che una delle dimensioni fondamentali del Regno di Dio, del Regno di Cristo, che chiama "Chiesa domestica" il matrimonio e la famiglia.

Vi auguro di prepararvi bene e di vivere profondamente questo sacramento grande che è il sacramento del matrimonio. Come anche auguro a quelli che hanno un'altra vocazione, sentono una chiamata del Signore per dedicarsi a Lui in modo esclusivo, per la causa del Regno dei Cieli, come dice Gesù. A questi auguro una continuazione ed una perseveranza.

Vi ringrazio per l'incontro, per la vostra accoglienza, per la vostra presenza e per la vostra partecipazione attiva, apostolica, nella vita di questa parrocchia. così anche la parrocchia diventa giovane: tutti si sentono giovani, anche il Papa quando si trova tra voi.

Ci sono i fidanzati, ma io vedo che ci sono anche gli sposati! Allora non lasciano la comunità dopo il matrimonio, ma tornano come sposi e come genitori. Che il Signore vi benedica a tutti.

Data: 1991-11-25
Lunedi 25 Novembre 1991

Alla Conferenza organizzata dal Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Tossicodipendenza e alcoolismo frustrano la persona proprio nella sua capacità di comunione e di dono




1. Mi è particolarmente gradito esser presente ancora una volta alla Conferenza Internazionale di studio e di riflessione, che il Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari promuove annualmente sin dalla sua istituzione, per richiamare l'attenzione dei cristiani e, più in generale, di tutti gli uomini di buona volontà su questioni centrali e sempre di grande attualità, che investono la scienza medica, l'etica e la pastorale sanitaria. Il mio cordiale saluto si rivolge, innanzitutto, al Signor Cardinale Fiorenzo Angelini e ai suoi collaboratori, cui va il merito del presente incontro; e si estende, al tempo stesso, agli illustri ospiti delle diverse Nazioni, agli scienziati, ai ricercatori, ai medici, ai sociologi, ai teologi, che partecipano a questo importante simposio, dedicato ad un problema specifico che ai nostri giorni s'impone con somma urgenza all'attenzione dell'intera società umana. Droga e alcoolismo contro la vita: è questo l'argomento a cui è diretta la vostra riflessione. Molto opportunamente esso è preceduto e come introdotto dalla pregnante espressione paolina: Contra spem in spem (Rm 4,18), quasi a rivendicare per coloro che, sull'esempio dell'antico patriarca Abramo, credono fiduciosamente nelle promesse di Dio, il diritto di non abbandonare mai la speranza, anche quando, umanamente parlando, essa potrebbe apparir vuota e inconsistente.

Tossicodipendenza ed alcoolismo, per l'intrinseca loro gravità e per la devastante estensione, sono due fenomeni che minacciano il genere umano, incrinando nel singolo individuo, nell'ambiente familiare e nel tessuto sociale le più profonde ragioni di quella speranza che, per esser tale, dev'essere speranza nella vita - speranza di vita.


2. A ben considerare, infatti, è facile scoprire un duplice collegamento tra questi fenomeni e la disperazione. Da una parte, alla radice dell'abuso di alcool e di stupefacenti - pur nella dolorosa complessità delle cause e delle situazioni - c'è di solito un vuoto esistenziale, dovuto all'assenza di valori e ad una mancanza di fiducia in se stessi, negli altri e nella vita in generale.

Dall'altra, le difficoltà che s'incontrano per uscire da tale situazione, una volta instaurata, aggravano e dilatano il senso di disperazione, per cui le vittime, le stesse famiglie e la comunità circostante sono indotte ad un atteggiamento di rassegnazione e di resa.

Col passare degli anni, inoltre, il quadro "alcolismo e droga", s'è allargato a dismisura, ed oggi noi ci troviamo di fronte a piaghe sociali insidiose e capillarmente diffuse in tutto il mondo, favorite da grossi interessi economici e, talora, anche politici. Mentre molte vite vengono così bruciate, i potenti signori della droga si abbandonano spavaldamente al lusso ed allo sperpero. Umanamente considerate, sembrerebbero prelevare le ragioni della disperazione (contra spem), specie per le famiglie che, essendo segnate e direttamente colpite dal triste fenomeno, non si sentono sufficientemente assistite e protette. Con grande affetto sono a loro vicino e condivido il loro dolore; vorrei incontrarle ad una ad una, per portare loro un po' della consolazione di Cristo (cfr. 2Co 1,5) e spronarle a reagire al senso dell'abbandono ed alla tentazione dello scoraggiamento.

Tanto spesso, pensando alle vittime della droga e dell'alcool - per lo più giovani, anche se è sempre più preoccupante la loro estensione tra gli adulti - sono portato a ricordare l'uomo della parabola evangelica che, assalito dai malviventi, fu derubato e lasciato mezzo morto lungo la strada di Gerico (cfr. Lc 10,29-37). Mi sembrano anch'esse, infatti, come persone "in viaggio", che vanno alla ricerca di qualcosa in cui credere per vivere; incappano, invece, nei mercanti di morte, che le assalgono con la lusinga di illusorie libertà e di false prospettive di felicità. Sono, queste vittime, uomini e donne che si ritrovano, purtroppo, derubate dei valori più preziosi, profondamente ferite nel corpo e nello spirito, violate nell'intimo della loro coscienza ed offese nella loro dignità di persone. Davvero, in queste situazioni, potrebbero sembrar forti le ragioni che riducono ad abbandonare ogni speranza (contra spem).


3. Pur consapevoli di ciò, voi ed io tuttavia vogliamo testimoniare che le ragioni per continuare a sperare ci sono e sono molto più forti di quelle in contrario: (contra spem in spem). Anche oggi, infatti, come nella parabola evangelica, non mancano i buoni Samaritani che con personale sacrificio e, talora, a proprio rischio sanno "farsi prossimo" di chi è in difficoltà. Per questo, alle famiglie toccate dalla prova voglio dire: Non disperate! Pregate piuttosto con me, perchè si moltiplichino questi buoni Samaritani che operano nelle strutture pubbliche e nei gruppi di volontariato, tra i privati cittadini e i responsabili dei popoli, e si formi così un fronte compatto che s'impegni sempre più non solo nella prevenzione e nel recupero dei tossicodipendenti, ma anche nel denunciare e perseguire legalmente i trafficanti di morte e nell'abbattere le reti della disgregazione morale sociale.

Siamo ormai di fronte ad un fenomeno di vastità e proporzioni terrificanti non solo per l'altissimo numero delle vite stroncate, ma anche per il preoccupante estendersi del contagio morale, che sta già da tempo raggiungendo anche i giovanissimi, come nel caso - non infrequente, purtroppo - di bambini costretti a farsi spacciatori e a divenire, con i loro coetanei, essi stessi consumatori. Rinnovo, perciò, l'accorato appello che ho rivolto qualche anno fa alle varie istanze pubbliche, sia nazionali che internazionali, affinchè "pongano un freno all'espandersi del mercato delle sostenze stupefacenti. Per questo occorre che vengano, innanzitutto, portati alla luce gli interessi di chi specula su tale mercato; siano, poi, individuati gli strumenti e i meccanismi di cui ci si serve; e si proceda, infine, al loro coordinato ed efficace smantellamento.

Occorre, inoltre, operare per lo sviluppo integrale di quelle popolazioni che, per la loro sussistenza, si dedicano alla produzione di tali sostanze. Al tempo stesso, si cercherà di promuovere reti collegate di servizi che operino per una reale prevenzione del male e sostengano il ricupero e il reinserimento dei giovani che ne sono coinvolti" (Discorso del 23 settembre 1989).


4. Esiste, certo, una netta differenza tra il ricorso alla droga ed il ricorso all'alcool: mentre infatti un uso moderato di questo come bevanda non urta contro divieti morali, ed è da condannare soltanto l'abuso, il drogarsi, al contrario, è sempre illecito, perchè comporta una rinuncia ingiustificata ed irrazionale a pensare, volere e agire come persone libere. Del resto, lo stesso ricorso su indicazione medica a sostanze psicotropiche per lenire in ben determinati casi sofferenze fisiche o psichiche, deve attenersi a criteri di grande prudenza, per evitare pericolose forme di assuefazione e di dipendenza. Compito delle autorità sanitarie, dei medici, dei responsabili dei centri di ricerca, e quello di adoperarsi per ridurre al minimo questi rischi mediante adeguate misure di prevenzione e di informazione.

Tossicodipendenza ed alcolismo sono contro la vita. Non si può parlare della "liberta di drogarsi" ne del "diritto alla droga", perchè l'essere umano non ha il diritto di danneggiare se stesso e non può ne deve mai abdicare alla dignità personale che gli viene da Dio! Questi fenomeni - bisogna sempre ricordare - non solo pregiudicano il benessere fisico e psichico, ma frustrano la persona proprio nella sua capacità di comunione e di dono. Tutto ciò è particolarmente grave nel caso dei giovani. La loro, infatti, è l'età che si apre alla vita, è l'età dei grandi ideali, è la stagione dell'amore sincero e oblativo.

Ai giovani, perciò, voglio ancora una volta dire con accorata sollecitudine: Guardatevi dalla tentazione di certe esperienze illusorie e tragiche! Non arrendetevi ad esse! Perchè immettervi in una strada senza sbocco? Perchè rinunciare alla piena maturazione dei vostri anni, accettando una precoce senescenza? Perchè sciupare la vostra vita e le vostre energie che, invece, possono trovare gioiosa affermazione negli ideali dell'onestà, del lavoro, del sacrificio, della purezza, del vero amore? Ecco: l'amore! Ai tossicodipendenti, alle vittime dell'alcolismo, alle comunità familiari e sociali, che tanto soffrono per questa infermità dei loro membri, la Chiesa nel nome di Cristo propone come risposta e come alternativa la terapia dell'amore: Dio è amore, e chi vive nell'amore attua la comunione con gli altri e con Dio. "Chi non ama rimane nella morte" (1Jn 3,14). Ma chi ama, gusta la vita e vi rimane! Non si combattono, cari fratelli, i fenomeni della droga e dell'alcolismo ne si può condurre un'efficace azione per la guarigione e la ripresa di chi ne è vittima, se non si ricuperano preventivamente i valori umani dell'amore e della vita gli unici che son capaci, soprattutto se illuminati dalla fede religiosa, di dare pieno significato alla nostra esistenza. Al senso di estraneità, che tanto spesso affligge i tossicodipendenti, la società non può e non deve: opporre la propria indifferenza, nè considerarsi assolta semplicemente perchè sostiene l'azione del volontariato, che è, si, insostituibile, ma è da solo inevitabilmente insufficiente. Ci vogliono leggi, ci vogliono strutture! Ci vogliono interventi coraggiosi!


5. Come, dunque, spetta alla Chiesa operare sul piano morale e pedagogico, intervenendo con grande sensibilità in questo settore specifico, così spetta alle pubbliche Istituzioni impegnarsi in una politica seria, intesa a sanare situazioni di disagio personale e sociale, tra le quali spiccano la crisi della famiglia, principio e fondamento della società umana, la disoccupazione giovanile, la casa, i servizi socio-sanitari, il sistema scolastico. In questa campagna di prevenzione, trattamento e ricupero ha un ruolo determinante quella ricerca interdisciplinare, a cui proprio questa Conferenza ha offerto un contributo così rilevante.

Nel compiacermi per l'impegno ed i risultati di questo proficuo colloquio scientifico, desidero anche rivolgere un pensiero di vivo apprezzamento alla numerosa schiera di giovani e meno giovani che partecipano a programmi di ricupero e ad ogni altra iniziativa finalizzata a questo nobile intento.

Assicurando la mia fervida preghiera e la mia sentita solidarietà, rinnovo ad essi l'invito a guardare con fiducia alla vita, a credere nella grandezza inestimabile del destino della persona umana, che - amo ripetere - è riflesso dell'immagine stessa di Dio. In una parola, ripeto ancora l'invito a sperare contro ogni speranza: contra spem in spem, e lo rivolgo in particolare a quanti, con ammirevole generosità e con spirito cristiano, si fanno prossimo dei fratelli bisognosi di aiuto, perché coinvolti e travolti dal duplice deplorevole fenomeno.

La Chiesa, che vuol operare - ed è suo dovere - nella società come il lievito evangelico, è e continuerà ad esser sempre accanto a quanti affrontano con responsabile dedizione le piaghe sociali della droga e dell'alcoolismo per incoraggiarli e sostenerli con la parola e con la grazia di Cristo.

Egli è la luce che illumina l'uomo e può portarlo all'approdo di un'esistenza più matura e più degna. La Vergine Santissima accompagni gli sforzi generosi di tutti coloro che spendono le loro energie in questo arduo e coraggioso servizio.

Ad essi, in auspicio di soprannaturale aiuto, imparto di cuore la mia Benedizione.

Data: 1991-11-25
Lunedi 25 Novembre 1991

Ai Vescovi dell'Africa del Nord in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Regno è come un seme posto nella terra

Cari fratelli nell'Episcopato,


1. E' con grande gioia e con tutto il mio affetto nel Signore che vi ricevo nella vostra qualità di membri della Conferenza episcopale regionale del Nord dell'Africa, in occasione della vostra visita "ad limina". Saluto cordialmente, nelle vostre persone, il clero, i religiosi, le religiose e i fedeli laici del vostro paese o delle vostre comunità ecclesiali internazionali, che danno veramente un'immagine dell'universalità della Chiesa. Il mio pensiero va inoltre al caro Cardinale Duval, absens corpore sed mente presens, e ringrazio vivamente il suo successore nella sede di Algeri, Monsignor Henri Teissier, Presidente della Conferenza, per l'indirizzo di saluto molto affettuoso che ha appena pronunciato a nome vostro.

Venendo ad incontrarvi con il Successore di Pietro e con i suoi collaboratori nei diversi dicasteri della curia romana, esprimete in questo modo tangibilmente i legami che ci uniscono nella grande famiglia dei battezzati. In un'epoca in cui la società tende anch'essa a rendere gli scambi tra i suoi membri più frequenti e più diretti, è opportuno promuovere la comunione permanente tra le Chiese particolari e la Sede apostolica, con la condivisione della sollecitudine pastorale sulle questioni, le esperienze, i problemi, gli orientamenti e i programmi di lavoro relativi all'annuncio della Lieta Novella. Oltre al beneficio dell'informazione reciproca, questo andamento esprime lo spirito collegiale grazie al quale la Chiesa vive la sua unità nella diversità. Al termine del vostro pellegrinaggio a Roma, possiate provare il conforto e il sostegno che era nelle vostre attese affinché, di ritorno in mezzo al vostro popolo, il vostro servizio episcopale sia ancora più qualificato e più fiducioso nel felice esito della missione ricevuta da Cristo: "questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede" (1Jn 5,4)!


2. Vi sono nel Vangelo delle parabole in cui l'azione di Dio nel mondo è paragonata a quella della natura. Il Regno, dice San Marco, è come un seme posto nella terra: "Il Regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa" (Mc 4,26-27). Questa legge della vita e della crescita si applica all'intero Corpo di Cristo. Lo Spirito Santo agisce con una forza misteriosa, ma la sua azione presuppone il concorso di esseri umani che, sull'esempio di Maria, acconsentono a collaborare con una disponibilità totale nell'opera salvatrice del Signore. Con l'aiuto dello Spirito, i cristiani cercano di allontanarsi dal peccato e di credere nel Vangelo, per crescere nella santità vivendo sempre meglio di fede, di speranza e di amore. In questo modo, essi diventano segni di salvezza per tutti gli altri membri della famiglia umana. Questi segni, per conservare la loro reale portata, devono restare visibili e comprensibili per coloro ai quali si rivolgono; devono guidare alla scoperta di Dio e dei suoi testimoni.

Nella loro ricerca del vero e del bene, i nostri contemporanei, spesso scettici al cospetto dei maestri sulle dimostrazioni o affermazioni troppo categoriche, tendono a preferire i testimoni autentici e discreti. E' stata questa l'intuizione di base di un grand'uomo di Dio della vostra regione, Padre Charles de Foucauld, che cerco di manifestare il Vangelo in maniera laboriosa e nascosta, nel silenzio in cui Dio dimostra la sua presenza nella forma di una "brezza leggera" (cfr. 1R 19,12). La missione dell'apostolo che ha incontrato Dio in questo modo è quella di farlo conoscere ai suoi fratelli mostrando che Egli si trova già li, nascosto tra i popoli, nel cuore di tutte le culture. Il discepolo di Gesù si sente responsabile, dove vive, di tutti gli esseri umani per la preghiera e attraverso la comunione dei santi. La sua azione apostolica è profondamente integrata nella missione universale della Chiesa.


3. Non è forse, cari Fratelli, la situazione particolare che voi conoscete nei vostri paesi in cui l'Islam permea di sé tutta la società e le sue strutture? E tuttavia, per riprendere le parole del Concilio Vaticano Secondo, "La Chiesa, per poter offrire a tutti il mistero della salvezza e la vita portata da Dio, deve inserirsi in tutti questi raggruppamenti con lo stesso movimento, con cui Cristo stesso, attraverso la sua incarnazione, si lego a determinate condizioni sociali e culturali degli uomini con cui visse" (AGD 10). E' quanto voi fate con coraggio, pazienza e perseveranza: in nome di tutta la Chiesa, vi ringrazio per quest'opera apostolica esigente che si ispira alla vita appartata di Gesù a Nazareth e che trasfigura già il mondo in cui vivete dando ad esso un sapore cristiano, seguendo la raccomandazione del Signore: "Voi siete il sale della terra" (Mt 5,13). Con la vostra vita di testimonianza e di condivisione, con il vostro inserimento umile e rispettoso in seno a popoli che possiedono la loro propria storia e lo loro propria tradizione culturale e religiosa, con la vostra disponibilità nei confronti delle vostre controparti musulmane, mostrate, in una società in cui Dio è punto di riferimento, la forma di vivere la fede cristiana e di tradurre in atti l'amore del Padre celeste.

Tuttavia, il vostro ministero verso i vostri fratelli e sorelle dell'Islam conosce dei limiti, in particolare per quanto riguarda il dialogo.

Questo è difficile se alcune controparti non arrivano a comprendere l'altra religione per quello che essa è realmente ma si lasciano influenzare da pregiudizi transitori che deformano la realtà. Malgrado ciò, continuate a dialogare, soprattutto con sincerità, anche con serenità, appoggiandovi innanzitutto al dialogo della vita e delle opere, in particolare delle opere di "misericordia" raccomandate dal Vangelo. In uno spirito di apertura e di buon vicinato, condividete le gioie e le pene, i problemi e le preoccupazioni dell'esistenza; collaborate allo sviluppo integrale e alla liberazione totale dell'uomo. Potrete ispirarvi in questo campo al documento "Dialogo e annuncio" pubblicato lo scorso maggio dal Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso e dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Sull'esempio del Salvatore, che il Vangelo ci mostra con il volto del Dio della misericordia e della compassione, abbiate per tutti i vostri fratelli una parola di speranza: per i giovani, che rappresentano il sessanta per cento della popolazione e che troppo spesso considerano il loro avvenire con pessimismo; per gli studenti e gli adulti maghrebini che soffrono forse più di altri per le difficoltà dei rapporti tra Nord e Sud perché la situazione geografica dei loro paesi li rende più prossimi a questi problemi e ravvivano la loro sete di una migliore condivisione dei beni; per tutti coloro che in questa regione del mondo e nel Medioriente aspirano alla pace.

A questo riguardo, a causa del fenomeno migratorio, tanto importante nelle vostre società, è opportuno preparare sempre meglio i giovani al dialogo, in particolare con i paesi mediterranei. La Chiesa, attraverso le scuole e gli insegnanti, può apportare un contributo positivo alla comprensione tra mondi culturali diversi: tutto quel che è seminato in profondità nel cuore della gioventù porta, a lungo termine, frutti durevoli e ricompensa largamente dei sacrifici affrontati.


4. Vorrei adesso rivolgere uno sguardo con voi su certi argomenti del vostro ministero. In passato sono stati lanciati degli appelli pressanti per l'invio di religiose nelle vostre comunità e si è potuto rispondere in parte a queste richieste.

Tra i religiosi e le religiose, ve ne sono alcuni che si adoperano, nel rispetto delle differenze di sensibilità e di cultura, per la formazione, per l'educazione della gioventù, per la promozione femminile, per l'assistenza agli ammalati e alle persone minorate. Un buon numero di loro assicura una presenza cristiana in zone isolate, in quartieri popolari, tra montagne o in pieno deserto.

Continuate ad incoraggiarli e a confortarli come state facendo, con visite e messaggi, dando loro così il sostegno di cui hanno bisogno. Desidero ringraziare i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli laici delle vostre diocesi per il segno dato in questo modo della misericordia di Dio e della sollecitudine della Chiesa verso l'uomo sofferente e in favore del suo inserimento attivo nella società, manifestazione discreta ma reale della loro fedeltà alla parola del Maestro: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,35).


5. Le famiglie di matrimoni misti sono oggetto di un'attenzione particolare da parte vostra: vedete in esse un luogo concreto di dialogo, da persona a persona, sulla fede. Auspico che si sviluppi in tal modo un rispetto sempre più grande della libertà di coscienza di ogni essere umano. Come ricordavo nel mio messaggio per la Giornata mondiale della Pace del 1991, "Nell'importante compito di formazione della coscienza, la famiglia riveste un ruolo primario. E' grave dovere dei genitori aiutare i propri figli, fin dalla più tenera età, a cercare la verità ed a vivere in conformità ad essa, a cercare il bene e a promuoverlo" (n. III).


6. E' chiaro che l'attività pastorale trova la sua fonte nella preghiera e, più particolarmente, nella Messa. Nella Messa, la Chiesa si raduna e proclama quello che essa è. Essa rafforza quest'identità cristiana che, per voi forse più che per altri, è una necessità in vista di una testimonianza evangelica di qualità e per intrattenere un fruttuoso dialogo con i musulmani. Memoriale della morte e della resurrezione di Cristo, sacramento della sua presenza tra noi e del suo sacrificio redentore, l'Eucaristia è la sorgente della vita cristiana. Essa mantiene viva la speranza della piena realizzazione di quel che significa e produce. Comincia a rendere presente sin d'ora il mondo nuovo. In mezzo all'oscurità e alle prove, essa sostiene la fervida attesa del Signore risorto.

Possano le vostre celebrazioni liturgiche, preparate con cura e compiute con convinzione e dignità, essere per coloro che ne sono testimoni un'entusiasta proclamazione della fede cristiana! Esse aiuteranno i fedeli a divenire sempre più tempio santo nel Signore e irrobustiranno "le loro forze per predicare il Cristo" (SC 2).


7. Cari fratelli, il Vescovo di Roma si sente vicino ad ognuno di voi nel compimento della sua missione, in unione con i sacerdoti, i religiosi e le religiose e i fedeli laici, per la salvezza del mondo. Che il Signore della Messe sia con voi, specialmente in questi tempi in cui, in collaborazione con i vostri fratelli e le vostre sorelle dell'insieme del continente, state preparando l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi per rendere il volto della Chiesa sempre più conforme al disegno di Cristo e la sua azione salvifica ancora più riconosciuta! Grazie per la vostra visita, per la vostra testimonianza di affetto fraterno, per la vostra preghiera. Consentitemi di aggiungere un saluto particolare al caro e venerabile Cardinale Duval che tanto ha meritato dalla Chiesa e dalla nazione cui ha consacrato la sua vita.

Che Dio lo mantenga in salute! Di cuore, vi imparto la mia Benedizione apostolica, a voi e a tutte le vostre comunità ecclesiali.

Data: 1991-11-26
Martedi 26 Novembre 1991






GPII 1991 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)