GPII 1992 Insegnamenti - Regina Caeli con i fedeli a Castel Gandolfo - Roma

Regina Caeli con i fedeli a Castel Gandolfo - Roma

Titolo: "Cristo è risorto! E' la buona novella che la Chiesa proclama ed offre in dono

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Non temete, Cristo è risorto! Alleluja! In questo Lunedi dopo Pasqua, detto Lunedi "dell'Angelo", sentiamo indirizzate a ciascuno di noi le parole che l'Angelo ha rivolto alle donne, che si erano recate afflitte, incerte e sconsolate al sepolcro dove Gesù era stato sepolto. Esse trovano la tomba vuota e l'Angelo che trasmette loro il lieto annunzio della risurrezione del loro divino Maestro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E' risorto, non è qui" (Mc 16,6).


2. La gioia spirituale della Pasqua, che pervade in questi giorni il nostro spirito, trae la sua ragione da questa profonda verità: Cristo è risorto. Ed in Lui anche noi siamo risorti, passando dalla morte alla vita, dalla schiavitù del peccato alla libertà dell' amore. Le suggestive celebrazioni del Triduo Santo ci hanno fatto rivivere questo mistero sconvolgente che ha trovato sul Calvario il suo epilogo drammatico. La solenne Veglia Pasquale ci ha, poi, permesso di partecipare al trionfo definitivo del Redentore sulla morte, riempiendo il nostro cuore di luce e di speranza.


3. Cristo è risorto! E' il grido della fede, che ha animato la testimonianza eroica di innumerevoli santi e martiri di tutti i tempi. E' il conforto dello spirito che ha sostenuto e continua a sostenere la tenace pazienza di numerose persone ammalate e sofferenti. E' il principio della vita nuova, della rinnovata rigenerazione dell'umanità. Cristo è risorto! E' la buona novella che la Chiesa proclama ed offre in dono a quanti sono alla ricerca della gioia, della vera felicità.

E' con noi Maria, testimone silenziosa della dolorosa passione del suo Figlio e fedele Madre degli Apostoli nel tempo della gioia pasquale. A Lei domandiamo, carissimi fratelli e sorelle, con la preghiera del "Regina Caeli", di vivere in pienezza questi giorni di grazia e di misericordia.

Data: 1992-04-20 Data estesa: Lunedi 20 Aprile 1992



Al Dottor Gottfried Brakemeier, presidente della Federazione Mondiale Luterana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dal dialogo una più profonda comprensione del mistero della nostra salvezza

Signor Presidente Brakemeier,


1. Sono lieto di accogliere Lei e i delegati della Federazione Mondiale Luterana in occasione della vostra visita in Vaticano. Quattro anni fa, quando incontrai l'ex Presidente della vostra Federazione, il Vescovo Johannes Hanselmann, notai, ringraziando per questo Dio Onnipotente, che negli anni trascorsi dal Concilio Vaticano Secondo i Luterani e i Cattolici hanno fatto molto progresso sulla via del superamento delle barriere di separazione e nel rafforzamento dei legami di unità per mezzo sia del dialogo teologico sia di una collaborazione pratica.

Confido nel fatto che i nostri pazienti sforzi continueranno a portare frutti per la piena unità di tutti coloro che hanno fede nel Signore Risorto e che hanno sperimentato una nuova nascita per mezzo dell'acqua e dello Spirito Santo (cfr. Jn 3-5). L'impegno della Chiesa ad operare per l'unità cristiana deriva in primo luogo dalla sua obbedienza alla volontà del Signore, che la notte prima di morire prego affinché tutti i suoi discepoli fossero uniti (cfr. Jn 17-21). Come dono dello Spirito Santo, l'unità della Chiesa di Cristo deve essere il segno e la promessa di quella più profonda riconciliazione in Cristo che costituisce l'opera suprema della grazia di Dio e che trascende ogni umano sforzo e iniziativa.

L'obiettivo della piena unità tra Cristiani verrà raggiunto secondo i disegni provvidenziali di Dio, poiché Egli è il Signore della Storia. Ciò che Egli richiede da noi è la ferma determinazione a rispondere alle richieste della sua costante grazia. Noi riconosciamo che il nostro incontro odierno, nel rappresentare un passo significativo di questo pellegrinaggio ecumenico, è un dono di Dio a noi. Io prego che questo rafforzi il nostro impegno ad andare avanti, certi che la speranza che questo Spirito infonde non ci lascerà delusi (cfr. Rm 5).


2. Quest'anno segna il venticinquesimo anniversario del dialogo tra Cattolici e Luterani, ed è opportuno che noi oggi ricordiamo con gratitudine i risultati significativi che esso ha prodotto. Tramite il suo esame di problemi di importanza vitale quali la giustificazione, natura e missione della Chiesa, confido nel fatto che questo dialogo darà un contributo durevole al nostro progresso verso l'unità nella fede apostolica. Poiché le due questioni che ho menzionato sono così strettamente legate alla autentica proclamazione del Vangelo, e poiché i disaccordi circa tali questioni ai tempi della Riforma furono determinanti nel portare alle tristi divisioni che tuttora esistono, è tanto più importante che esse siano esaminate con pazienza e in uno spirito di fedeltà al Verbo che il Padre ci ha detto "in questi giorni" (He 1-2). A questo proposito, voglio esprimere la mia convinzione che il dialogo ecumenico debba tendere ad una sempre più profonda comprensione del mistero della nostra salvezza, compiuta per mezzo dell'Incarnazione, della Morte e della Resurrezione di Gesù Cristo. In questa prospettiva, il dialogo teologico diventerà una fonte di arricchimento reciproco e condurrà certamente a quella crescita nella verità che il Signore ha promesso come opera del suo Spirito Santo (cfr. Jn 16-13). Noi tutti conveniamo sul fatto che il raggiungimento dell'unità Cristiana non potrà mai essere il risultato di un mascheramento delle differenze o di una ricerca di un qualche minimo comune denominatore accettabile per tutti. In realtà, "i nostri sforzi porteranno frutti nella misura in cui scopriamo e accettiamo insieme la piena, autentica eredità della fede donata da Gesù Cristo per mezzo dei suoi Apostoli" (Ecumenical Prayer Service, Uppsala, 9 giugno 1989).


3. E' inoltre fonte di incoraggiamento il fatto che molte discussioni teologiche, molti contatti ufficiali e progetti comuni tra Cattolici e Luterani siano avvenuti in un clima di crescente carità fraterna. Tra gli avvenimenti degli anni recenti che hanno contribuito a creare questa atmosfera più positiva, ricordo con gratitudine la mia visita nei Paesi Scandinavi, una parte importante della quale fu dedicata agli incontri ecumenici e ai servizi di preghiera. Né posso omettere di ricordare la commemorazione del seicentesimo anniversario della canonizzazione di Santa Brigida di Svezia, quando vescovi Luterani e Cattolici mi affiancarono nei Solenni Vespri nella Basilica di San Pietro. La straordinaria santità di quella grande donna, la cui testimonianza di amore per Cristo e la Chiesa la rende un "fulcro di unità" (Omelia al Servizio Ecumenico di Preghiera, 5 ottobre 1991) tra i Cristiani divisi di Europa, può fungere da modello per tutti i credenti e infondere un impegno rinnovato per la nostra unità per amore del Vangelo.


4. Egregi amici: alcuni giorni fa abbiamo celebrato la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Colui che ha il potere di sconfiggere la morte sa anche superare le divisioni tra i suoi fedeli. Con fiducia nell'amore riconciliante di Colui "che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare" (Ep 3-20), voglio esprimere la mia speranza che i rapporti tra la Chiesa Cattolica e la Federazione Mondiale Luterana portino ad una sempre maggiore comprensione e ad un servizio crescente del Vangelo tra tutti coloro che credono che "Gesù è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Ph 2-11). La pace del Signore Risorto sia con tutti voi.

Data: 1992-04-23 Data estesa: Giovedi 23 Aprile 1992

Udienza ai partecipanti all'Assemblea Nazionale dell'Azione Cattolica Italiana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'Azione Cattolica diventi un segno visibile che ripropone a tutti il volto autentico della Chiesa come mistero, comunione e missione

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono grato al Signore per questo nostro incontro, che mi offre l'opportunità di esprimere all'Azione Cattolica Italiana la mia ammirazione per il suo impegno al servizio del Vangelo. Voi state tenendo, proprio in questi giorni, l'VIII Assemblea Nazionale, che ha come tema: "Perché il mondo creda. Azione Cattolica: laici in missione con il Vangelo della carità". Siate tutti benvenuti! Vi accolgo con affetto e cordialmente vi saluto. Rivolgo innanzitutto il mio pensiero al Signor Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e al Segretario Generale del medesimo Organismo, Mons. Dionigi Tettamanzi. Saluto poi il vostro Assistente Ecclesiastico Generale, Mons. Salvatore De Giorgi, al quale esprimo gratitudine per le parole che poc'anzi, a vostro nome, mi ha rivolto. Con lui saluto l'Avv. Raffaele Cananzi, zelante Presidente dell'Associazione, i Sacerdoti, gli animatori, i responsabili e quanti attraverso l'Azione Cattolica si consacrano, con spirito missionario, all'edificazione del Regno di Dio nelle parrocchie, fra i giovani ed in ogni altro ambito della società.


2. "Azione Cattolica: laici in missione con il Vangelo della carità". Il tema dell'attuale vostro incontro si collega strettamente a quello della precedente Assemblea Nazionale: "Per la vita del mondo. Nella Chiesa e nella società italiana al servizio dell'Azione Cattolica per gli anni '90". Allora la vostra riflessione, che prendeva lo spunto dall'Esortazione Apostolica Christifideles laici ed era focalizzata sulla nuova evangelizzazione, vi invitava a percorrere "strade apostolicamente sempre più feconde". La tematica dell'attuale assemblea è tratta dall'Enciclica Redemptoris missio, come pure dagli orientamenti pastorali della Conferenza Episcopale Italiana per gli anni '90, "Evangelizzazione e testimonianza della carità". Seguendo docilmente le direttive dei vostri Pastori, in comunione profonda e permanente col Successore di Pietro, voi siete decisi a portare il vostro originale e insostituibile servizio alla crescita della fede nel popolo cristiano. A voi è domandato di far risuonare l'annuncio della salvezza di Cristo dappertutto, divenendo voi stessi fermento di santità, sale della terra e luce del mondo (cfr. Mt 5,13-14). Già siete in cammino su questa strada, fratelli e sorelle carissimi. Questa è la strada dell'intima e personale adesione a Gesù Cristo e al suo Vangelo, della piena comunione con la Chiesa, della coraggiosa testimonianza della fede e della carità, dell'audacia missionaria. Nel prossimo triennio, poi, avete in animo di intensificare questa vostra azione evangelizzatrice si da renderla più ampia e capillare, più significativa ed incisiva. Volete sottoporre ad approfondita riflessione la realtà della "missione" e della "nuova evangelizzazione", e consacrare ad essa ogni vostra spirituale energia. Molte volte, anche di recente, ho avuto occasione di ribadire che "l'annunzio ha la priorità permanente nella missione: la Chiesa non può sottrarsi al mandato esplicito di Cristo, non può privare gli uomini della "buona novella" che sono amati e salvati da Dio... L'annunzio ha per oggetto il Cristo crocifisso, morto e risorto: in lui si compie la piena ed autentica liberazione dal male, dal peccato e dalla morte; in lui Dio dona la "vita nuova", divina ed eterna" (RMi 44). Ecco la "buona novella", che anche voi siete chiamati a proclamare senza sosta: essa cambia il cuore umano e rinnova la storia del mondo. Questa buona novella tutte le persone e tutti i popoli hanno diritto di conoscere.


3. Ma per poter essere all'altezza di una così nobile e impegnativa missione, l'Azione Cattolica deve rimanere costantemente fedele alla sua identità associativa, delineata sia dalle ripetute indicazioni dei vostri Pastori che dallo Statuto e dai suoi Progetti formativi. La vostra identità è quella di una singolare forma di apostolato laicale a servizio dell'intera comunità cristiana e per il bene della stessa società civile. Si tratta di una "vocazione speciale" affidatavi dal Signore, di un particolare "carisma" di diretta collaborazione con i Pastori (cfr. Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 29), "sotto la spinta dello Spirito Santo, nella comunione coi Vescovi e coi Sacerdoti" (CL 31). Lo stretto e costante raccordo con le direttive della Gerarchia non solo non mortifica la vostra piena maturità di laici dediti all'apostolato, ma la esalta rendendo più eloquente la vostra testimonianza ecclesiale. Conservano, al riguardo, valore ed attualità le esortazioni che il mio predecessore Paolo VI rivolgeva alla I Assemblea Nazionale della vostra Associazione, nel 1970. "Non temete - egli diceva - per l'efficienza della vostra attività, del vostro apostolato, quasi che il suddetto peculiare rapporto con la Gerarchia abbia ad intralciare i movimenti dell'azione, a cui siete chiamati. E' chiaro, infatti, che il laicato cattolico assumerà un'efficienza tanto maggiore e tanto più libera e responsabile nella comunità ecclesiale, quanto più aderente e qualificato sarà il rapporto che lo unisce alla Gerarchia, un rapporto cioè di leale collaborazione. La quale, ad un certo momento, quando la vostra azione apostolica deve svolgersi al di fuori del recinto ecclesiale, nel mondo, diventerà incarico, diventerà fiducia ed autoresponsabilità" (Insegnamenti, vol. VIII, 1970, p. 931).


4. Su di voi debbono poter contare in ogni momento i Pastori della Chiesa italiana e questo renderà il vostro servizio ancor più importante e significativo. Forti di tale consapevolezza, sarà per voi più facile impegnarvi con decisione per conseguire i traguardi che vi attendono nel prossimo triennio. Occorre, in primo luogo, intensificare l'impegno per la formazione cristiana permanente e globale con particolare attenzione alla preparazione dei formatori. L'Azione Cattolica è scuola di formazione permanente, perché abbraccia tutte le età e condizioni di vita; è palestra di educazione integrale umana, culturale e pastorale per il suo fine stesso, che è il fine globale apostolico della Chiesa. Ponete al centro di ogni vostro progetto formativo il primato della vita spirituale, come lo esige la risposta che tutti, come battezzati, dobbiamo dare alla fondamentale chiamata alla santità. E' necessario, inoltre, un impegno più deciso per la una profonda intelligenza della fede e una evangelizzazione della cultura, che domandano un'amorosa e matura conoscenza della verità cristiana, una lettura sapienziale della realtà sociale e storica ed una capacità di dialogo e di comunicazione con tutti nella logica della piena fedeltà a Dio e all'uomo. A queste condizioni, l'Azione Cattolica potrà diventare autentica scuola di evangelizzazione, radicata nell'ascolto della Parola di Dio e nella catechesi, e si porrà in condizione di evangelizzare soprattutto quanti si sono allontanati dalla fede e dalla pratica della vita cristiana. Voi dovete essere, come Azione Cattolica, e quindi nella vostra realtà comunitaria, soggetti attivi di evangelizzazione, promuovendo iniziative, soprattutto a livello parrocchiale, che vi consentano di esprimere la vostra generosa capacità missionaria aperta a tutti. L'evangelizzazione non è, d'altronde, la vostra prima finalità? Non basta che evangelizzino i singoli aderenti: è necessario che lo faccia l'Associazione come tale, in forma solidale e "a guisa di corpo organico" (AA 20).


5. Gli Orientamenti pastorali dei Vescovi italiani per i prossimi anni vi chiamano, altresi, a percorrere le tre "vie privilegiate" attraverso le quali "il Vangelo della carità può farsi storia": l'educazione dei giovani al Vangelo della carità, l'amore preferenziale per i poveri nel contesto di una cultura della solidarietà, e la presenza responsabile dei cristiani nel sociale e nel politico (cfr. Evangelizzazione e testimonianza della carità, nn. 43-52). So che la vostra Assemblea Nazionale intende soffermare la propria attenzione su questa ultima via.

Avendo ben chiari gli orientamenti più volte ribaditi dai vostri Pastori circa l'unità dei credenti nella difesa e promozione degli imprescindibili valori umani ed evangelici, non sarà difficile per voi operare responsabilmente per l'educazione dei fedeli al sociale e al politico attraverso la conoscenza, l'approfondimento, la diffusione della dottrina sociale della Chiesa, alla cui elaborazione nel corso della sua storia l'Azione Cattolica ha costantemente prestato un valido apporto. E' necessario, infine, che l'Azione Cattolica sia e diventi sempre più un segno visibile, uno specchio che ripropone a tutti il volto autentico della Chiesa come "mistero, comunione e missione". In particolare, la comunione ecclesiale deve trovare nella vita associativa dell'Azione Cattolica una sua immagine viva, una sua luminosa testimonianza per l'intensità dell'amore verso Dio che lo Spirito Santo effonde nei cuori degli associati, per la reciproca collaborazione tra sacerdoti e laici, per la cordiale valorizzazione di tutti i carismi e di tutte le vocazioni come pure delle diverse sensibilità ed esperienze spirituali e pastorali dei suoi membri, ed infine l'apertura e la collaborazione con le altre aggregazioni laicali presenti e operanti nella Comunità cristiana.


6. Carissimi fratelli e sorelle, vi ringrazio sinceramente per la vostra visita e per i sentimenti di docile fedeltà che avete voluto ancora una volta manifestarmi.

Vi auguro di cuore che questa ottava Assemblea Nazionale costituisca per tutti voi un privilegiato momento di comunione e di maturazione spirituale. Possa la vostra Associazione essere anche in avvenire un profetico segno di unità per la Chiesa e per il Paese.

Il Signore, ne sono certo, vi benedirà con abbondanti grazie e coronerà il vostro lavoro di copiosi frutti apostolici. Susciterà, soprattutto fra i giovani, coraggiose risposte vocazionali al sacerdozio, alla vita religiosa, all'apostolato laicale. Vi renderà testimoni del suo amore misericordioso ed araldi del suo Vangelo di speranza. Vi accompagni nel vostro diuturno cammino la Vergine Maria, Madre degli Apostoli. E vi sia di conforto anche la mia benedizione, che imparto volentieri a voi qui presenti ed a tutti gli aderenti all'Azione Cattolica Italiana.

Data: 1992-04-24 Data estesa: Venerdi 24 Aprile 1992

Udienza ai pellegrini delle parrocchie di San Maria Maggiore di Monteforte d'Alpone del Ss.mo Salvatore di Modica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La parrocchia resta il punto capitale di riferimento per il popolo cristiano

Carissimi fratelli e sorelle,


1. Desidero anzitutto manifestarvi la mia gioia per questo incontro e porgere il mio cordiale benvenuto a tutti e a ciascuno di voi. Saluto in particolare il vostro Parroco, il Vicario Parrocchiale, le Reverende Suore e le numerose coppie di sposi presenti. In occasione della solennità dell'Immacolata, voi avete dato inizio alle celebrazioni commemorative del Centenario della Consacrazione della vostra Parrocchia. Ora siete venuti in pellegrinaggio a Roma, per rinnovare, in maniera concreta e visibile, la comunione profonda che vi lega alla Chiesa universale ed al Successore di Pietro.


2. So, inoltre, che state compiendo un impegnativo itinerario di fede per vivere con più grande intensità il dono della grazia, ricevuto con il Battesimo. Al fonte battesimale siete stati resi "pietre vive", poggiando la vostra vita spirituale su Cristo, "pietra angolare" della nostra salvezza. Su Cristo è costruita la vostra Comunità, edificio spirituale di cui è simbolo adeguato la vostra Chiesa parrocchiale, realizzata con notevoli sacrifici da coloro che vi hanno preceduto.

La vostra parrocchia vi richiama costantemente alla radicale dedizione evangelica, che deve caratterizzare l'esistenza di ogni cristiano. Proprio per tale motivo, voi comprendete quanto essa sia importante: dopo la famiglia è la prima scuola della fede, della preghiera, della piena vitalità cristiana; essa è anche il primo campo della carità ecclesiale e dell'azione pastorale e sociale; è il terreno più adatto a favorire il sorgere di vocazioni sacerdotali e religiose. Già nell'Esortazione Apostolica Catechesi tradendae, ebbi occasione di dire che "lo si voglia o no, essa resta il punto capitale di riferimento per il popolo cristiano ed anche per i non praticanti" (n. 67). La Parrocchia, inoltre, può essere definita autentica "comunità di apostolato", che ha ricevuto la missione di annunciare il messaggio salvifico e servire la causa del Regno di Dio. Essa, aperta a chiunque, è chiamata a far conoscere Gesù ad ogni uomo che lo cerca e condurre tutti sulla via del suo Vangelo. Carissimi, ecco il modo migliore per celebrare il Centenario della vostra Parrocchia, dedicata alla Beata Vergine Maria. Vi aiuti proprio Lei, Maria Santissima, a riscoprire le radici della vostra fede, a rinnovare il vostro impegno battesimale, a testimoniare con coerenza il prezioso dono della comunione che il Signore vi elargisce ogni volta che vi accostate al suo altare.

Saluto anche i pellegrini provenienti dalla Parrocchia del Santissimo Salvatore di Modica, in provincia di Ragusa. Carissimi, vi auguro che la visita a Roma, alle sue Basiliche e ai luoghi santificati dal sangue dei Martiri, in particolare alla Tomba dell'Apostolo Pietro valga a corroborare la vostra fede, ravvivando in ciascuno il proposito di farsi testimone coraggioso di Cristo nel proprio ambiente.

A tutti la mia affettuosa Benedizione.

Data: 1992-04-25 Data estesa: Sabato 25 Aprile 1992

Ai degenti dell'ospedale di San Giovanni - Roma

Titolo: Responsabilità, amore per la vita, spirito di servizio per superare l'attuale crisi del "mondo della malattia"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono molto grato a coloro che mi hanno rivolto un così cordiale saluto a nome di tutta la comunità dell'Ospedale San Giovanni: a nome dei malati e insieme di tutti coloro che sono responsabilmente e generosamente al loro servizio. Questa visita pastorale del Vescovo di Roma è stata ugualmente desiderata da voi e da me.

Essa si svolge in un giorno particolarmente felice per la comunità credente: il sabato dell'Ottava di Pasqua. Per otto giorni la Chiesa esprime intensamente la gioia per la risurrezione del suo Capo e Maestro Gesù, esaltando con il grido festoso dell'"Alleluja" la sua vittoria sul peccato e sulla morte. Nei racconti evangelici relativi a ciò che accadde subito dopo il sabato del riposo nel sepolcro, Gesù viene chiamato "il Vivente": "Perché cercate tra i morti colui che è il vivente? Non è qui, è risuscitato" (Lc 24,5). Gesù aveva definito se stesso "la vita". Giovanni nel suo Vangelo ha registrato due espressioni molto esplicite.

Una dice: "Io sono la via, la verità e la vita" (Jn 14,6); l'altra dice "Io sono la risurrezione e la vita" (Jn 11,25). La Pasqua è la conferma di tutto questo.

Gesù è il Figlio di Dio che si è fatto uomo, ha vissuto e predicato, ha sofferto, è morto ed è risorto con un solo scopo: che tutti da Lui "abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).


2. La vita, di cui parla Gesù, è quella dei figli adottivi di Dio, la vita della grazia o vita eterna, per sua natura interminabile e beata. Noi la riceviamo in dono nel battesimo, diventando nuove creature. Essa viene consolidata e accresciuta attraverso gli altri sacramenti della nuova Alleanza, la cui efficacia è subordinata alla nostra libera accettazione e alla nostra perseveranza nella sequela di Gesù Redentore. Essa avrà la sua piena manifestazione al di là della nostra vicenda terrena, quando, "asciugata ogni lacrima, i nostri occhi vedranno il suo volto e noi saremo simili a Lui e canteremo per sempre la sua lode" (Preghiera eucaristica III).


3. E' chiaro, tuttavia, che Gesù non ha dedicato il suo "Vangelo della vita" soltanto all'al di là. Gesù vuole che i suoi fratelli vivano la loro vita nel tempo, lottando contro ogni forma di morte. Se non è possibile eliminare la morte fisica, alla quale egli stesso volle sottomettersi, facendone il massimo segno di amore e di redenzione e offrendo a tutti la possibilità di renderla tale in unione con Lui, è pero possibile vincere molte forme di morte fisica e spirituale, che insidiano la vita umana. Gesù ha comandato ai suoi di vivere lottando per la vita e contro la morte, nel momento stesso in cui ha proclamato il "suo comandamento": "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,34-35). Amore significa dare la vita, significa lottare per la vita, significa sostenere e difendere ogni vita, significa offrire la propria vita per la vita.


4. Ed ecco l'Ospedale: una struttura di servizio alla vita e perciò una struttura di amore. Nel servizio sanitario si compie quanto ha detto Gesù: "Ero malato e mi avete curato... (perché)... ogni volta che avete fatto questo anche al più piccolo dei miei fratelli l'avete fatto a me" (Mt 25,36 Mt 25,40). E' segno di civiltà, è segno di cristianesimo avere cura dei malati. In questa attività, l'uomo riconosce il suo simile, il fratello riconosce il fratello, ed attua la regola d'oro espressa da Gesù con queste parole; "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro" (Mt 7,12). Nella moderna organizzazione della società civile, la cura dei malati, che in altri tempi era lasciata all'iniziativa delle famiglie e del volontariato religioso, è stata assunta dalle strutture pubbliche, con consapevolezza degna del più alto elogio. Ma guai se, dopo aver organizzato un servizio sanitario nazionale, venisse a mancare il senso di responsabilità personale! La presenza della struttura pubblica non disimpegna i singoli da quella partecipazione attiva e da quel sentimento umano ai quali i malati hanno diritto non meno che alla cure fisiche, in conseguenza delle loro condizioni di umana sofferenza, che talvolta rasentano la desolazione!


5. Il "Vangelo della vita" può essere minacciato proprio all'interno di una struttura ospedaliera, se non si vigila sulle passioni, sull'egoismo, sugli interessi dell'individualismo e del consumismo imperante. Di qui l'invito, che sento di dover rivolgere a tutti, a proclamare il "Vangelo della vita": ai malati, nell'imitazione paziente di Gesù sofferente; agli operatori sanitari, nell'imitazione di Gesù "buon Samaritano" dell'umanità; agli amministratori, ai tecnici, ai politici, nell'imitazione del Padre celeste, che provvede a tutti con generosità disinteressata, non trascurando i dettagli, ben sapendo che a beneficiarne o a soffrirne è l'uomo, immagine di Dio e fratello di Gesù Cristo.


6. I questo momento, il "mondo della malattia" è sottoposto un po' dappertutto a critiche e rivendicazioni. Si lamentano ritardi nella legislazione, lentezze burocratiche, inefficienza organizzativa, contrasti tra gli operatori, disinteresse di molti, carenze strutturali. Urgono di certo miglioramenti sul piano legislativo e funzionale. Tuttavia il problema principale rimane legato alla coscienza, ai valori morali, al senso di responsabilità, alle motivazioni umane e cristiane degli operatori del servizio sanitario. Anzitutto su questo fronte occorre un deciso miglioramento, una sorta di conversione, affinché donne e uomini nuovi, trasformati dallo spirito della Pasqua, realizzino una nuova presenza di amore e di servizio accanto all'uomo sofferente. A questo intende offrire un importante contributo anche il Sinodo diocesano di Roma, che, nelle prossime settimane, nel quadro del "confronto con la Città", darà vita a un seminario di studio su "La tutela della salute a Roma". La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire. Ma può raccogliere il grido dei sofferenti, le proposte dei più sensibili, e farsene eco presso i responsabili della sanità. Soprattutto, può rilanciare il significato umano e cristiano di un modo sempre più accurato, delicato e responsabile di accudire ai malati e di proteggere, con la vita, la loro umanità.


7. Questo Ospedale San Giovanni ha alle sue spalle una storia memorabile. Nato, nel secolo XIII, come Ospizio per i poveri e i malati della Città, è diventato, nel secolo XVII, l'Ospedale della Chiesa di Roma per la cura delle membra sofferenti della comunità, da oltre 150 anni vede in servizio religioso i Padri Camilliani - glorioso Ordine ospedaliero che quest'anno celebra i suoi 400 anni di vita - e da molti decenni, in cure infermieristiche e assistenziali, le benemerite Suore della Misericordia. Con essi voglio ricordare i numerosi volontari che si prodigano con spirito cristiano nell'assistenza ai malati, le Associazioni professionali cattoliche AMCI ed ACOS che si impegnano a sensibilizzare cristianamente i loro associati, e il Consiglio pastorale, primo ad essersi costituito in ambito ospedaliero, per una presenza viva della Chiesa locale di Roma tra i tanti malati che qui giungono, non solo da Roma, ma da molte altre parti d'Italia. Unitamente al mio Vicario per Roma, Cardinale Camillo Ruini, e al Vescovo per la pastorale sanitaria, Monsignor Luca Brandolini, esprimo tutto il mio affetto ai cari dirigenti e un vivo elogio e ringraziamento alle Autorità sanitarie, civili, amministrative, ai medici, al personale paramedico, e a tutti coloro che in qualsiasi modo cooperano al buon funzionamento di questo Ospedale.

Su tutti invoco da Cristo risorto copiosi doni di gioia e di pace, in pegno dei quali imparto con affetto a voi qui presenti e a quanti vi sono cari la mia Benedizione.

Data: 1992-04-25 Data estesa: Sabato 25 Aprile 1992

Ai Presuli della Conferenza Episcopale Austriaca in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le Chiese europee dell'Est e dell'Ovest devono garantire al continente una nuova forza missionaria

Signor Cardinale, amati confratelli!


1. Vi porgo il mio sincero benvenuto in occasione della vostra visita alla Città Eterna e ai sepolcri degli Apostoli Pietro e Paolo. A voi è affidata la responsabilità della Chiesa nelle Diocesi di un Paese, che è situato nel cuore dell'Europa e che vanta una lunga tradizione cristiana fin dai primi secoli. La vostra visita ad limina costituisce la conferma e il rinnovamento della vostra evidente comunione e unità con il Papa e con tutta la Chiesa. "Il Vescovo di Roma, quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli. I vescovi, invece, singolarmente presi, sono il principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro chiese particolari, formate a immagine della chiesa universale, nelle quali e a partire dalle quali esiste la sola e unica chiesa cattolica" (Costituzione dogmatica LG 23).


2. Con riconoscenza verso Dio, ripenso ai giorni pieni di grazia del 1988, in cui, rispondendo al vostro invito fraterno, ho potuto compiere la mia seconda visita pastorale alla Chiesa austriaca. Serbo un gradito ricordo della testimonianza di fede di molti uomini, della sincera accoglienza avuta ovunque, dei buoni preparativi alla visita e degli incontri indimenticabili con le persone del vostro Paese. In un'epoca, alla quale sarebbero seguiti immediati e inaspettati mutamenti soprattutto nell'Europa orientale, ho potuto incoraggiare i fedeli della vostra patria alla disponibilità e alla perseveranza nella verità di Cristo. La rafforzata speranza degli austriaci è diventata, soprattutto negli anni 1989/1990, la speranza e il sostegno per molti uomini dei Paesi con voi confinanti da Oriente. Molti oggi collegano il nome del vostro Paese al ricordo riconoscente del soccorso ai profughi, ai perseguitati, agli immigrati e ai bisognosi di ogni parte del Mondo. Sono lieto di sentire che la formazione della coscienza fra i fedeli e fra gli uomini di buona volontà dell'Austria ha compiuto grandi progressi, in questi ultimi anni, nel desiderio missionario e nell'offerta di mezzi finanziari.

In realtà un segno evidente dell'amore dei cristiani austriaci sta nel fatto che essi donano molto alla missione, al sostegno per lo sviluppo e alla Caritas. Sono profondamente convinto che, anche nelle necessità dei prossimi anni, i cattolici austriaci saranno pronti alla generosa disponibilità, all'amore quotidiano per il prossimo e alla cura particolare per i loro fratelli nella fede.


3. Il vostro Paese è strettamente legato alla cultura, alla storia e alla civiltà dell'Europa. In un modo spesso straordinario, la Chiesa austriaca, specialmente negli ultimi decenni, è stata il ponte di collegamento con i fratelli di fede dell'Europa orientale. Nell'Europa ormai mutata, il vostro Paese avrà una voce importante. I numerosi contatti e le molteplici iniziative per l'Europa orientale, intrapresi nel passato, possono continuare a fiorire, in forme nuove, anche in futuro. Ricordiamo, con animo riconoscente, l'opera del cardinale Franz König, le cui iniziative lungimiranti e coraggiose danno ora i loro frutti. Ormai la Chiesa dell'Europa orientale, nelle mutate circostanze, può contribuire alla libertà dello scambio di ogni bene spirituale, che deve essere lo stimolo e la testimonianza di fede della nuova evangelizzazione dell'Europa. Il Sinodo dei Vescovi europei ha incoraggiato a riflettere sulla nuova evangelizzazione dell'Europa, a trovare il coraggio nella preghiera e a cercare reciprocamente delle strade per poter diffondere il rinnovamneto nella verità di Cristo, sia nell'Europa occidendate che in quella orientale, in modo che quest'angolo della terra ritrovi una nuova forza missionaria. Se, in Europa, bisogna giungere ad un incontro nuovo con il Vangelo di Gesù Cristo, sono soprattutto necessarie un'apertura spirituale, una nuova determinazione e una gioia rinnovata della fede fra i cristiani. Solo così si può dare una "testimonianza della nostra speranza"; soltanto in questo modo la fede diventerà anche una forza creativa a livello spirituale e culturale. Fa parte di questi sforzi un dialogo coraggioso con le diverse correnti della moderna vita spirituale, su cui la fede può avere effetti purificatori e fecondi, ed è, al tempo stesso, approfondita e diffusa.


4. E' mio vivo desiderio incoraggiarvi e sostenere la vostra opera spesso faticosa; conosco i vostri sforzi e le vostre preoccupazioni. Con l'aiuto di Dio supererete le vostre prove, se siete uniti da uno spirito fraterno e se testimoniate apertamente la vostra comunione con il Papa e con i confratelli, come ha sottolineato la Costituzione dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano Secondo: "Il collegio o corpo episcopale non ha pero autorità, se non lo si concepisce insieme con il romano pontefice, successore di Pietro, quale suo capo... L'ordine dei Vescovi, che succede al collegio degli Apostoli nel magistero e nel governo pastorale, nel quale anzi si perpetua ininterrottamente il corpo apostolico, è pure, insieme con il suo capo il romano pontefice, e mai senza di esso, soggetto di suprema e piena potestà su tutta la chiesa" (LG 22).

Saluto di cuore il presidente della vostra Conferenza Episcopale, il Cardinale Hans-Hermann Groër, Arcivescovo di Vienna. Saluto sinceramente tutti voi, soprattutto quei confratelli, che, dall'ultima visita ad limina, sono entrati a far parte del collegio dei Vescovi o, in seno ad esso, hanno ricevuto nuovi incarichi: l'Arcivescovo Georg Eder, i Vescovi diocesani Klaus Küng e Kurt Krenn, il coadiutore del Vescovo militare, Monsignor Christian Werner e il Vescovo ausiliario dell'Arcidiocesi di Vienna, Monsignor Christoph Schönborn. #801

5. Le relazioni quinquennali offrono un quadro oggettivo dello stato delle vostre diocesi, dei graditi progressi e anche di alcuni sviluppi, che possono destare qualche preoccupazione. Ciò che oggi accade nella Chiesa e nel mondo, in qualsiasi posto, ha ripercussioni sul tutto. In un mondo che si avvia verso l'unità, la responsabilità di tutti per tutti è diventata una esperienza diretta. Adempite, dunque, al vostro ministero episcopale con coscienziosità ed accortezza, che sia sempre più anche ministero di unità della Chiesa universale; rispettate l'unità della dottrina della fede e della morale, come questa vincola il magistero.


6. In modo particolare, tutti noi dobbiamo impegnarci nell'organizzazione dello studio della teologia e in uno sviluppo fecondo delle facoltà e degli istituti superiori di teologia. Nella mia recente esortazione postsinodale "Pastores dabo vobis" ho espresso i principi fondamentali della formazione scientifico-intellettuale e spirituale dei candidati al presbiterio: "La formazione intellettuale dei candidati al sacerdozio trova la sua specifica giustificazione nella natura stessa del ministero ordinato e manifesta la sua urgenza attuale di fronte alla sfida della "nuova evangelizzazione" alla quale il Signore chiama la Chiesa alle soglie del terzo millennio" (PDV 51). Tra religione e scienza, tra fede e cultura deve esistere un rapporto di armonia: "Il teologo è, dunque, anzitutto un credente, un uomo di fede. Ma è un credente che s'interroga sulla propria fede (fides quaerens intellectum), che s'interroga al fine di raggiungere una comprensione più profonda della fede stessa. I due aspetti, la fede e la riflessione matura, sono profondamente connessi, intrecciati" (PDV 53). Il compito delle facoltà di teologia è quello di assicurare la presenza della fede cristiana e del suo grande patrimonio nelle università.

Rientra inoltre nei doveri di tali facoltà universitarie la fedeltà alla vera essenza e alla vera origine della teologia, senza la quale essa perde il suo significato e non ha più nulla da offrire. Ma questa fedeltà comprende, al tempo stesso, un'apertura a tutte le questioni della vita spirituale, poiché essa è, per sua natura, fedeltà alla verità e ricerca di una sua più profonda conoscenza. E' perciò la stessa natura della teologia ad esigere il dialogo con le altre facoltà universitarie. Il vostro compito, quali insegnanti della fede, è quello di accogliere e di incoraggiare i teologi in questa loro importante missione con consigli e ammaestramenti, laddove questi o quelli siano necessari. Ciò che interessa nella formazione teologica dei futuri sacerdoti, dei docenti e di quanti collaborano all'insegnamento della religione, non è soltanto la qualità scientifica, ma anche il "sentire cum Ecclesia" fra insegnanti e studenti. Quindi la formazione dei futuri sacerdoti occupa un posto rilevante nell'organizzazione degli studi nelle facoltà universitarie e negli istituti superiori di teologia. E' vostra responsabilità preoccuparvi che un numero sufficientemente elevato di presbiteri sia addestrato alla funzione di docente universitario di teologia. In comunione con i superiori delle comunità religiose, dobbiamo percepire il desiderio della Chiesa di far istruire, di regola, i futuri presbiteri da sacerdoti. Anche la formazione teologica e spirituale dei futuri docenti di religione e dei collaboratori in seno alla Chiesa spetta alla responsabilità dei Vescovi.


7. Con la mia rinnovata preghiera accompagno i vostri sforzi nella cura per le vocazioni spirituali, nel ministero sacerdotale e in una vita di consacrazione a Dio. Il seminario sia l'intimo desiderio di ogni Vescovo; ma c'è bisogno anche dei collaboratori dei pastori spirituali, dei docenti di religione, delle famiglie e delle comunità parrocchiali. La richiesta di vocazioni spirituali deve essere il desiderio costante di tutte le diocesi, affinché ognuno dei chiamati da Dio percepisca anche nelle voci degli uomini l'appello alla vigna del Signore. Il senso profondo della vita sacerdotale è riconoscibile soltanto alla luce della Pasqua. Questa incoraggia i presbiteri a ricercare la comunione interiore con il Signore risorto, "perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome" (Jn 20,30).

Tutti noi abbiamo il dovere di rinnovarci nell'incontro con il Signore risorto.

Per questo motivo, invito voi e tutti i sacerdoti a spiegare ai fedeli il valore del sacramento della penitenza, affinché possano ricevere nuovamente la pace pasquale.


8. La dottrina pura e integrale della fede costituisce l'irrinunciabile fulcro dell'insegnamento scolastico della religione in tutti i suoi gradi e in tutte le sue forme. I giovani studenti, attraverso le lezioni di religione, che nel vostro Paese ricevono un generoso sostegno dallo Stato, devono avere la certezza che venga loro presentato il bene completo della fede. Solo in tal modo l'insegnamento religioso può essere quell'autentico sostegno di vita che deriva dalla grazia e dalla verità del Redentore. Con viva speranza attendiamo la pubblicazione del Catechismo universale che può diventare, in tutto il mondo, la Magna Charta della catechesi. A tale evento ha contribuito in modo decisivo Monsignor Schönborn. Quali Pastori e docenti della fede assicuratevi che i metodi, gli obiettivi e i mezzi didattici dell'insegnamento religioso corrispondano alle esigenze della fede cattolica, affinché gli studenti facciano del mistero di Cristo il centro della loro vita e crescano quali membri vivi e spiritualmente maturi nella comunione della fede ecclesiale. In tal modo la Chiesa contribuirà, nella maniera migliore, anche alla formazione di cittadini consapevoli della loro responsabilità morale in seno allo Stato e alla società.


9. I giovani del vostro Paese cercano la strada verso il Redentore Gesù Cristo, che svela l'uomo all'uomo e gli rende nota la sua altissima vocazione (Cfr. GS 22). Ci sono segni di speranza per un orientamento più deciso dei giovani verso Dio, verso la sua Rivelazione e i suoi comandamenti. Rendete i giovani partecipi della responsabilità delle esigenze della Chiesa e preservateli dalla tentazione di rifugiarsi in un proprio mondo di sogni utopistici, di desideri e di mode, senza alcun interesse per la Chiesa, lo Stato e la cultura.

Insegnate loro che il vero destino dell'uomo è la santità; guidateli a fare il bene.


10. Una particolare attenzione da parte nostra merita la tutela delle famiglie, che sono, per così dire, la chiesa domestica di Dio, e nelle quali devono germogliare la fede e l'amore, la fedeltà, il dono e la cura instancabile delle madri e dei padri verso i propri figli. Nell'opinione pubblica, si diffondono sempre più il disprezzo della fedeltà, la degradazione della donna, il vilipendio dei comandamenti di Dio, l'egoismo illimitato, la svilente pornografia e il gioco sconsiderato del consumismo volto alla distruzione del mondo. Si fa sempre più pressante la domanda sul vero destino dell'uomo. E' Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, a svelare il mistero dell'uomo; Egli è l'uomo perfetto, che, come Redentore, ha restituito all'uomo la somiglianza con Dio, resa deforme dal primo peccato di Adamo (cfr. GS 22). Egli è dietro ai poveri, ai sofferenti, agli oppressi, ai perseguitati ed ai disprezzati; Egli è il sostenitore dei più deboli, degli indifesi e della vita mai nata; Egli è ed opera nella sua Chiesa, che è il sacramento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano (Cfr. LG 1).


11. Un grande riconoscimento ed un notevole apprezzamento ha riscosso tra gli uomini del vostro Paese la comune Lettera pastorale sociale dei Vescovi austriaci, redatta sotto la responsabilità del nostro confratello Aichern. Con un prezioso documento avete proseguito la buona tradizione austriaca nello sviluppo e nell'applicazione della dottrina sociale cattolica, annunciata dai Papi fin dal tempo del mio predecessore Leone XIII. Gli eventi e i rivolgimenti verificatisi nell'Europa orientale hanno dimostrato che nessun sistema antisociale e inumano può resistere a lungo contro la dignità donata da Dio all'uomo. Cento anni dopo l'Enciclica "Rerum novarum", possiamo esprimere con nuove idee ciò che pone a fondamento del disegno divino nei confronti dell'uomo, la giustizia sociale, il rispetto della dignità e dei diritti umani, la pace, l'essere umano e la solidarietà della famiglia degli uomini. Con grande soddisfazione ho constatato che la mia Enciclica "Centesimus annus" è stata accolta con totale disponibilità, studiata e spesso adottata dai cattolici austriaci come fondamento essenziale nelle questioni sociali, etiche e politiche.


12. Nella Chiesa c'è diversità di ministero, ma unità di missione. Spetta soprattutto all'apostolato dei laici compenetrare e perfezionare l'ordine temporale con lo spirito del Vangelo. I cristiani laici, nella missione di tutto il popolo di Dio, assolvono compiti propri nella Chiesa e nel mondo (Cfr. AA 2). Incoraggiate i fedeli al senso e all'azione sociale, alla responsabilità civile e politica nel vostro Paese, alla fondazione di una cultura umana, all'apprezzamento del bene comune e alla costituzione dell'ordine temporale, in armonia con i principi più elevati della vita cristiana (Cfr. AA 7). Il rispetto della dignità umana e il rifiuto della violenza nella convivenza fra gli uomini e fra gli Stati devono essere i sommi principi del nostro operato. Con soddisfazione ho constatato che diverse organizzazioni ecclesiali del vostro Paese hanno condiviso, in modo ammirevole, la mia preoccupazione per la guerra del Golfo, per gli scontri bellici in Europa e per un trattamento degli stranieri che sia degno dell'uomo. Da molto tempo, l'apostolato dei laici, nelle sue forme particolari, è parte di quella forza che caratterizza il vostro Paese. Molte organizzazioni e numerosi movimenti compiono, oggi, in modi diversi, la loro missione. Occupa un posto particolare l'Azione Cattolica che, con le sue strutture, collabora all'apostolato gerarchico sotto la direzione generale della gerarchia stessa. La cooperazione fraterna tra tutte le forze dell'apostolato laico contribuirà, nel modo migliore, a promuovere la competizione nel bene, escludendo, pero, l'aspirazione al potere e il predominio, in conformità alle parole di Cristo "siate tutti fratelli".


13. In Austria, la maggior parte della popolazione appartiene alla Chiesa cattolica. Proprio in questa situazione, l'impegno ecumenico assume un'importanza particolare. So con quale impegno la "Commissione mista Cattolica-Evangelica" si prodiga, fin dalla sua costituzione avvenuta nel 1966, per un approfondimento della reciproca comprensione. Quest'opera merita riconoscimento ed incoraggiamento. Dal 1964 la fondazione "Pro Oriente" svolge un servizio ecumenico, che, per la sua importanza, va ben oltre i confini dell'Austria. In armonia con lo scopo della fondazione di contribuire alla "intesa fra i cristiani dell'Est e quelli dell'Ovest", "Pro Oriente" negli anni scorsi, con coraggio ed inventiva, ha saputo gettare diversi ponti in molte situazioni difficili. Non potendo qui apprezzare, in modo adeguato, la molteplicità delle sue iniziative ecumeniche, desidero ringraziare di cuore questa fondazione per i suoi sforzi nel far incontrare i Vescovi cattolici e quelli serbi-ortodossi, l'11 giugno dell'anno scorso, per contribuire ad una soluzione pacifica del conflitto in questa regione.


14. Il bellissimo monumento, che si trova nella piazza "Am Graben" attigua al Duomo di S. Stefano, fu eretto dall'Imperatore Leopoldo nel 1679; è dedicato alla Santissima Trinità. Sulle colonne tripartite si legge fra l'altro: Deo Patri, Creatori / Deo Filio, Redemptori / Deo Spiritui, Santificatori. Questo concetto, impresso su quel monumento, possa ispirare l'operato di tutti i membri della Chiesa del nostro tempo rendendoli ferventi collaboratori di Dio e annunciatori della Buona Novella, che è la manifestazione dell'amore di Dio per ogni uomo. Si incoraggia, dunque, il concetto di una famiglia umana, di un mondo senza confini, in cui trovi conferma la paternità universale di Dio e la fratellanza universale fra gli uomini, figli dello stesso Padre che è nei cieli. Con la sua lunga tradizione storica e la sua grande saggezza, possa l'Austria contribuire ad una "Europa delle Nazioni". Ciò può aiutare ad abbattere i muri innalzati dalle divisioni, dall'incomprensione e dalle lotte; può promuovere il rispetto e la fiducia per risolvere i molteplici problemi sorti, soprattutto, in seguito agli avvenimenti del 1989.

Per il vostro Paese, che presto celebrerà il millennio del suo nome "Austria", per i suoi politici, responsabili del benessere e della pace, e per la Chiesa, supplico la speciale intercessione della Madre di Dio. Imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a voi, ai vostri sacerdoti, ai fedeli a voi affidati e al vostro Paese, perché possa essere esempio e testimonianza per una Europa rinnovata in Cristo.

Data: 1992-04-25 Data estesa: Sabato 25 Aprile 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Regina Caeli con i fedeli a Castel Gandolfo - Roma