GPII 1992 Insegnamenti - Regina Caeli: un pensiero ai nuovi Vescovi ordinati nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Regina Caeli: un pensiero ai nuovi Vescovi ordinati nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La vostra missione è l'annuncio della misericordia divina e gioiosa testimonianza dell'amore che trasforma e redime

Carissimi fratelli e sorelle!


1. "Pace a voi!" (Jn 20,19). Con questo saluto il Cristo risorto si rivolge ai discepoli ancora spaventati dai tristi eventi della crocifissione e morte del loro Maestro. Abbiamo ascoltato nuovamente poco fa questa confortante parola di Gesù nel corso della liturgia eucaristica, durante la quale la Chiesa si è arricchita di sette nuovi Vescovi. A questi successori degli Apostoli il Signore risuscitato ripete: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). La loro missione è annuncio della misericordia divina, è gioiosa testimonianza del suo amore che trasforma e redime. Possa lo Spirito Santo guidare e sorreggere la loro azione apostolica, conservandoli fedeli sempre al dono straordinario che oggi hanno ricevuto. Mentre ancora una volta li saluto con affetto, rivolgo un particolare pensiero anche ai loro familiari, agli amici e a quanti, in questo giorno di festa, fanno loro corona. Vorrei salutare in maniera tutta speciale coloro che sono venuti per la circostanza dai Paesi e Diocesi di origine dei nuovi Vescovi o dalle terre nelle quali essi si recheranno per svolgere il ministero ecclesiale ad essi affidato.


2. "Pace a voi"! Gesù ci rivolge quest'oggi, a conclusione della solenne settimana pasquale, quest'augurio di speranza e di gioia. Ci dona la sua pace, mostrando i segni della dolorosa passione. E dalle sue mani trafitte, dal suo costato perforato sgorga per l'umanità intera il dono prezioso della pace e della divina misericordia. Egli rivela nel prodigio della sua risurrezione "il Dio dell'amore misericordioso, proprio perché ha accettato la croce come via alla risurrezione".

Lo stesso Cristo - come ho avuto modo di scrivere nell'Enciclica Dives in misericordia - "al termine e, in certo senso, già oltre il termine, della sua missione messianica, rivela se stesso come fonte inesauribile della misericordia, del medesimo amore che, nella prospettiva ulteriore della storia della salvezza nella Chiesa, deve perennemente confermarsi più potente del peccato" (DM 8). Il Cristo pasquale è veramente "l'incarnazione definitiva della misericordia, il suo segno vivente: storico-salvifico ed insieme escatologico" (ib DM 8).


3. Carissimi fratelli e sorelle, chi più di Maria, la Madre del Crocifisso e del Risorto, conosce in profondità il mistero della divina misericordia? Essa ne sa il prezzo, la grandezza ed il valore. Per tale ragione, la "chiamiamo anche Madre della misericordia: Madonna della misericordia, o Madre della divina misericordia" (DM 9). Affidiamo al suo cuore di Madre i nuovi Presuli ed il loro futuro campo di apostolato; le nostre speranze e preoccupazioni come pure le attese ed i problemi del genere umano "consapevole dell'approssimarsi del terzo Millennio e che sente profondamente la svolta che si sta verificando nella storia" (DM 10).

A lei, Regina del cielo, ci rivolgiamo ora, con fiducia.

Data: 1992-04-26 Data estesa: Domenica 26 Aprile 1992

L'omelia durante la solenne celebrazione nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nel nome del Signore Risorto e nella potenza del suo Spirito la Chiesa vi invia nel mondo quali evangelizzatori e testimoni di Cristo




1. "Questo è il giorno fatto dal Signore" (Ps 117/118,24). Questo giorno si misura col numero di otto giorni: è un giorno che si articola in un'ottava.

L'odierna domenica conclude questo "giorno" pasquale. Lo incorona, in un certo senso, con la professione di fede di Tommaso, fatta nel cenacolo: "Mio Signore e mio Dio" (Jn 20,28). Queste parole contengono tutta la verità su Cristo. Si trova in esse la pienezza della rivelazione portata a compimento da Cristo-Messia. In tale pienezza è racchiusa anche la sua risurrezione. La fede dell'Apostolo convertito diventa la norma della fede della Chiesa: "perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!" (Jn 20,29).


2. In questo ultimo giorno dell'ottava di Pasqua, Cristo racconta innanzi tutto con le parole del Salmo liturgico le esperienze dei giorni precedenti: "Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato mio aiuto. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza" (Ps 117/118,13-14). La salvezza è passata attraverso la passione. Si è compiuta nell'umiliazione. Si è avvicinata a tutti gli uomini mediante la debolezza di Colui che cadeva sotto il peso della croce. In questo modo la salvezza si è rivelata come il dono di Dio stesso: "Egli è buono". "Eterna è la sua misericordia" (Ps 117/118,1). E' lo stesso Salvatore che proclama questa verità con le parole del Salmista. Si è compiuta in lui la verità circa la pietra, che scartata dagli uomini, diventa testata d'angolo della salvezza dell'umanità (cfr. Ps 117/118,22). "Il Signore è stato mio aiuto" (Ps 117/118,13).


3. Agli uomini è difficile credere nel fatto che Egli vive - che è risuscitato.

Anche gli Apostoli che "la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato" (Jn 20,19), erano presenti nel cenacolo (quando mancava Tommaso) - anche loro si trovano li pieni di timore. Cristo allora, per la prima volta, si presenta ad essi, conservando tutta la semplicità e naturalezza di prima, come essi Lo avevano conosciuto: pero è un Altro. E saranno necessari tanti incontri come quello - durante i quaranta giorni - affinché sia vinta la resistenza delle umane abitudini mentali. può essere vinta la morte? può essere vivo Colui che era morto? Sarà necessaria, alla fine, la potenza dello Spirito Santo, affinché tutto quello che hanno visto e udito diventi incrollabile certezza.


4. Cristo, pero, non tarda e non aspetta. Anticipa il momento della Pentecoste - e già "la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato" dice loro: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,21-22). La Chiesa, che oggi ricorda queste parole, vive continuamente di esse.

Queste parole acquistano particolare attualità quando, nel nome del Signore Risorto e in virtù dello Spirito Santo, la Chiesa invia coloro che sono gli eredi del mandato apostolico. E' quanto essa fa oggi con voi, cari fratelli, che ricevete l'ordinazione episcopale in questa Basilica di San Pietro.

La Chiesa manda te, Mons. Crescenzio Sepe, dopo il servizio generosamente reso in Segreteria di Stato, ad occuparti, in qualità di Segretario della Congregazione per il Clero, dei problemi che riguardano la vita e l'azione pastorale dei presbiteri e dei diaconi.

La Chiesa manda te, Mons. Antonio Franco, quale Nunzio Apostolico, a portare il conforto e la pace di Cristo, nel vincolo della fraterna unità cattolica, ai fedeli della nobile nazione Ucraina, che di recente ha riconquistato l'indipendenza.

Invia te, Mons. Carlo Maria Vigano, quale pro-Nunzio Apostolico in Nigeria, col compito di farti testimone della solidarietà ecclesiale verso le giovani Chiese di quella grande Nazione africana, condividendo con esse la gioia dell'annuncio evangelico.

Invia te, Mons. Luigi Travaglino, ad alcuni paesi dell'Africa Occidentale, perché, come Rappresentante pontificio con sede a Freetown, rechi a quelle care popolazioni la testimonianza della indefettibile carità della Chiesa, la quale intende camminare con esse verso la piena attuazione del progetto divino sulle singole persone e sulle comunità.

La Chiesa manda te, Mons. Tadeusz Rakoczy! Caro Mons. Tadeusz! Oggi inizia la tua nuova missione. Oggi ricevi la tua parte del mandato apostolico del Cenacolo. Torni nella terra dalla quale sei uscito, nella neo eretta diocesi di Bielsko-Z\ywiec di cui sarai il primo pastore, il primo vescovo ordinario. Dio ti benedica in questo nuovo cammino, in questa nuova missione intrapresa dopo anni di servizio assiduo e creativo nella Segreteria di Stato della Santa Sede.

La Chiesa invia te, Mons. Tadeusz Pieronek! Caro Mons. Tadeusz! Anche tu ricevi oggi la tua parte del mandato apostolico del Cenacolo. Tu, esimio canonista, professore dell'Accademia Teologica di Cracovia, segretario generale del Sinodo Pastorale della diocesi di Cracovia, e ora segretario generale del Sinodo Plenario in Polonia, ricevi questa parte legata alla neo eretta diocesi di Sosnowiec e servi il popolo di Dio con la tua esperienza e con il tuo zelo.

La Chiesa invia te, Mons. Enzo Dieci, quale Ausiliare del Vescovo di Roma, per condividere col Cardinale Vicario e gli altri Vescovi Ausiliari la quotidiana sollecitudine della seminagione evangelica nella diocesi romana.

Nel nome del Signore Risorto e nella potenza del suo Spirito, con fiducia e gioia grande, la Chiesa vi invia nel mondo, fratelli carissimi, quali evangelizzatori e testimoni di Cristo, della sua parola, della sua carità, che tutti ci unisce in un unico Corpo.


5. "Questo è il giorno fatto dal Signore". Egli stesso ha fatto questo giorno - Cristo "nostra Pasqua" (cfr. 1Co 5,7) - Egli stesso in certo senso è questo Giorno. Egli, che è "Luce da luce, Dio da Dio, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre": testata d'angolo. Egli stesso dice oggi alla Chiesa e dice a voi, cari figli e fratelli - allo stesso modo come diceva a Giovanni che si trovava nell'isola di Patmos: "Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi" (Ap 1,17-18).

Cari fratelli! Proprio Lui vi manda.

Andate nel suo Nome e nella sua forza.

Che Lui - prima morto, ma ora vivo per sempre - sia la luce e la forza della vostra missione; del vostro ministero pastorale. Possa Egli, mediante il vostro servizio, prolungare e rinnovare la fede delle comunità a cui siete inviati: quella fede di cui testata d'angolo è Lui stesso: Cristo nostra Pasqua.

Amen.

Data: 1992-04-26 Data estesa: Domenica 26 Aprile 1992

Al Concistoro Ordinario per il voto su due cause di canonizzazione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le vostre preghiere oggi hanno un duplice scopo

Tra le consolazioni pasquali si offre oggi a noi un altro motivo di conforto per l'animo; un'altra gioia si aggiunge al nostro cuore, per questo rito solenne con cui si procede ad annoverare tra i Santi della Chiesa di Dio due Beati Celesti. Infatti la testimonianza del Redentore risorto e il suo perenne Vangelo suscitano nel corso dei secoli uomini e donne sempre nuovi i quali non solo accolgono profondamente l'annuncio salvifico di Gesù il Nazareno e lo portano nella vita quotidiana ma prendono l'esempio di vita e di comportamento del Signore e lo rendono norma del vivere, al punto che la Madre Chiesa non esita a indicarli, mediante una sua pubblica celebrazione, quali esempi di fede viva e di solida vita cristiana per tutta la comunità ecclesiale.

Inoltre questo vostro consenso unanime ci riempie di grande gioia oggi, per molte ragioni; vediamo infatti con quanto zelo e senso di responsabilità per i vostri doveri trattate queste questioni assai gravi per la Chiesa, che riguardano appunto il nostro parere ultimo e il giudizio sulla canonizzazione di due religiosi, i cui processi canonici, or ora conclusi, ci spingono, anzi ci persuadono in tutto e per tutto, a far in modo che siano innalzati quanto prima all'altissimo onore degli altari. Uno, Claudio de la Colombiere, appartiene in vita alla Compagnia di Gesù, l'altro Ezechiel Moreno y Dios, all'Ordine degli Agostiniani Recolletti, e fu Vescovo di Posto, in Colombia. Dopo aver raccolto un compendio delle opere, della vita e delle virtù di costoro, vi siete liberamente, e secondo il rito, espressi in merito alla loro dignità e all'opportunità della canonizzazione. Pertanto le nostre preghiere liturgiche di oggi e quest'ultima Orazione per la Chiesa hanno questo scopo: che questa nostra decisione sia accolta con favore in cielo e che la grande saggezza della Madre Chiesa in questa occasione porti salutari frutti di santità tra i cristiani di tutto il mondo, affinché, pregando questi due nuovi intercessori presso Dio e venerati imitatori di Gesù Cristo imparino anche nei nostri tempi a mettere in pratica con sapienza e costanza le memorabili parole di Cristo prima della Passione e della Risurrezione: "Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato" (Jn 13,34)... "Infatti io vi ho dato l'esempio, affinché, come ho fatto io, facciate anche voi" (Jn 13,14).

(Traduzione dal latino) (Il Santo Padre guidava poi la preghiera per la Chiesa che si concludeva con il canto del Pater noster. Giovanni Paolo II impartiva infine la Benedizione Apostolica ai presenti. Subito dopo, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie invitava i Protonotari Apostolici presenti a redigere lo strumento pubblico "ad perpetuam rei memoriam".)

Data: 1992-04-28 Data estesa: Martedi 28 Aprile 1992

All'Unione Mondiale degli Insegnanti Cattolici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Occorre essere discepoli dell'unico Maestro

Signore e Signori, Sono felice di avervi qui in questi giorni in cui si è riunito a Roma il nuovo Consiglio dell'"Unione mondiale degli Insegnanti cattolici", dopo il suo quattordicesimo Congresso generale. Avete desiderato incontrare il Successore di Pietro per manifestare il vostro attaccamento e la vostra fedeltà alla Chiesa.

Saluto in modo particolare il Signor Harry Mellon che termina il suo mandato come Presidente dell'Unione e lo ringrazio per la dedizione ed il dinamismo di cui ha dato prova nell'esercizio delle sue funzioni. Ringrazio anche il Signor Arnoldus Backs che assume l'incarico di guidare l'Unione fino alla prossima Assemblea generale. Trasmettete, inoltre, a tutti gli insegnanti cattolici delle vostre Associazioni nazionali la stima e la fiducia del Papa per l'apostolato cui si sono consacrati.

Nell'ambito della scuola cattolica o laica che sia, avete il compito di essere al servizio dei giovani per contribuire allo sviluppo della loro personalità, per garantire il rispetto delle persone, promuovere la libertà religiosa e rendere possibile l'insegnamento della religione cattolica. Data la loro specifica missione, gli insegnanti cattolici costituiscono una parte fondamentale del compito della Chiesa di educare l'umanità, moralmente e spiritualmente (GE 7-8). L'accesso al sapere ed alla cultura in generale accresce la dignità delle persone.

Le vostre associazioni hanno come obiettivo principale la formazione permanente degli insegnanti. In particolare, è vostra cura formare degli insegnanti che saranno degli educatori e dei testimoni, dei maestri di dottrina cristiana e dei testimoni per tutta la loro vita. Oggi le giovani generazioni hanno bisogno che gli adulti mostrino loro i valori e le esigenze della vita che conducono alla felicità, ma hanno altresi bisogno che gli adulti, con una vita morale retta e fedele al Magistero della Chiesa, siano un modello da seguire per formare la propria personalità. Come insegnanti, ma anche come genitori cristiani, dovete accompagnare pazientemente i giovani fino alle porte dell'età adulta, così che sappiamo recepire l'appello di Cristo e fare una scelta di vita che permetta loro di seguire la loro vocazione nel matrimonio, nella vita religiosa o nel sacerdozio.

La vostra missione educativa trova le proprie radici nella missione battesimale. Per diventare ogni giorno testimoni, occorre in primo luogo essere discepoli dell'unico Maestro, Cristo. E per fare questo, bisogna nutrire la propria vita spirituale con la preghiera, ascoltando la Parola di Dio, partecipando ai sacramenti e aderendo all'insegnamento della Chiesa.

Con il ritorno alla libertà nei paesi dell'Europa dell'Est, gli insegnanti cattolici di quelle nazioni hanno aderito alla vostra Unione. Vorrei esprimervi quanto io apprezzi in modo particolare il prezioso aiuto che offrite loro assicurando la continua formazione di molti insegnanti, recandovi presso di loro o accogliendoli presso di voi. La vostra tradizione di insegnanti cristiani costituisce un ineguagliabile contributo alla formazione delle generazioni che un domani avranno il compito di guidare i paesi che ritrovano a poco a poco un regime democratico, avendo riconquistato la libertà. Con queste azioni, voi attuate la solidarietà cristiana aiutando i popoli e le persone a costruire una società in cui ciascuno possa accrescere le qualità che ha ricevuto e dare ai propri fratelli il meglio di sé.

Il vostro Consiglio ha il compito di sostenere le diverse Associazioni che aderiscono all'Unione e di incoraggiarle, affinché con la loro azione esse possano promuovere l'educazione ed i valori cristiani. Nell'ambito delle Organizzazioni internazionali dedite all'istruzione ed allo sviluppo culturale, voi apportate il vostro sapere e la vostra esperienza basate sui principi evangelici. Insieme alle Organizzazioni internazionali cattoliche e agli organismi della Santa Sede assolvete il nobile compito di far crescere in ogni uomo il germe della vita posto dal Creatore.

Al termine di questo incontro, vorrei incoraggiarvi a proseguire in tutti i settori l'attività che ho appena ricordato. Che lo Spirito Santo illumini la riflessione che farete in occasione di questo incontro, perché siate testimoni della Risurrezione! Benedico con tutto il cuore voi, le vostre famiglie e tutti coloro che nel mondo si aprono all'UMEC per educare gli uomini di domani.

(Traduzione dal francese)

Data: 1992-04-28 Data estesa: Martedi 28 Aprile 1992

Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lettera ai Sacerdoti per il Giovedi Santo

"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo" (Jn 15,1).

Cari fratelli Sacerdoti!


1. Consentite che mi richiami oggi a queste parole del Vangelo di Giovanni. Esse sono collegate con la liturgia del Giovedi Santo: "Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora" (Jn 13,1), lavo i piedi ai suoi discepoli, e poi parlo loro in modo particolarmente intimo e cordiale, come riferisce il testo giovanneo. Nel quadro di questo discorso d'addio vi è anche l'allegoria della vite e dei tralci: "Io sono la vite, voi i tralci: Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5). Proprio a queste parole di Cristo desidero riferirmi in occasione del Giovedi Santo di quest'anno del Signore 1992, offrendo alla Chiesa l'Esortazione Apostolica sulla formazione sacerdotale. Essa è frutto del lavoro collegiale del Sinodo dei Vescovi nell'anno 1990, che fu totalmente dedicato proprio a quest'argomento. Abbiamo elaborato insieme un documento, tanto necessario ed atteso, del Magistero della Chiesa, raccogliendo in esso la dottrina del Concilio Vaticano II ed anche la riflessione sulle esperienze dei venticinque anni trascorsi dalla sua conclusione.


2. Desidero oggi deporre tale frutto della preghiera e della riflessione dei Padri Sinodali ai piedi di Cristo Sacerdote e Pastore delle nostre anime (cfr. 1P 2,25). Insieme a voi desidero ricevere questo testo dall'altare di quell'unico ed eterno Sacerdozio del Redentore, che durante l'Ultima Cena è divenuto in modo sacramentale la nostra parte. Cristo è la vera Vite. Se l'Eterno Padre coltiva in questo mondo la sua vigna, lo fa nella potenza della Verità e della Vita che sono nel Figlio. Qui si trova l'incessante inizio e l'inesauribile fonte della formazione di ogni cristiano e specialmente di ogni sacerdote. Nel giorno del Giovedi Santo cerchiamo di rinnovare in modo particolare questa consapevolezza e insieme la disposizione indispensabile per poter rimanere, in Cristo, sotto il soffio dello Spirito di Verità, e per poter recare un frutto abbondante nella vigna di Dio.


3. Unendoci nella liturgia del Giovedi Santo con tutti i Pastori della Chiesa, ringraziamo per il dono del Sacerdozio al quale partecipiamo. Al tempo stesso, preghiamo perché i molti sollecitati dalla grazia della vocazione in tutto il mondo rispondano a questo dono. Perché non manchino gli operai per la messe che è grande! (cfr. Mt 9,37). Con questo auspicio, a tutti invio un affettuoso saluto e la Benedizione Apostolica.

Data: 1992-04-29 Data estesa: Mercoledi 29 Aprile 1992



Lettera di nomina del Cardinale Castillo Lara - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In occasione del Congresso Mariano del Venezuela

AI Venerabile Fratello Nostro S.R.E. Cardinale Rosalio José Castillo Lara Sono trascorsi già 500 anni da quando l'annuncio del Vangelo tocco le lontane coste dell'America. Gettato con abbondanza questo seme di verità, il campo del Signore comincio a rivestirsi da quel momento in poi di una ricca messe e a produrre copiosi frutti. Non pochi benefici effetti di ciò si trovano nella terra del Venezuela, dove una fervente pietà e un forte amore per la religione cominciarono felicemente a svilupparsi. Ben presto l'animo dei fedeli si volse anche alla Vergine Madre, che essi giustamente vedevano quale consolatrice e avvocata nelle difficoltà.

Noi desideriamo che questi esempi e testimonianze cristiane siano consolidati e rafforzati anche in questo nostro tempo. perciò siamo lieti di sapere che in Venezuela, e in particolare nella città di Guanare, dal 29 al 31 maggio, sarà celebrato solennemente il Congresso Mariano Nazionale. In esso sarà approfondito il tema della partecipazione e dell'importanza della Madre di Dio nel mistero della salvezza, dal punto di vista biblico, storico e artistico. Sappiamo bene inoltre che in quel luogo si trova un santuario dedicato alla Vergine Maria devotamente frequentato da innumerevoli pellegrini, che accorrono fiduciosi a Lei per chiedere celesti aiuti.

perciò, affinché questo Congresso possa svolgersi nel modo migliore e più utile, abbiamo stabilito di inviare un uomo eminente per rappresentare la nostra persona e manifestare parimenti la nostra benevola esortazione e il nostro favore. Abbiamo quindi pensato a lei, venerabile fratello nostro, come persona degna di assumersi questo ufficio e di compierlo nel modo migliore e più affidabile. Pertanto la nominiamo Inviato Speciale al Congresso Mariano Nazionale del Venezuela, dove, come richiede l'occasione stessa, parlerà della dignità di Maria e rappresenterà la nostra stessa voce, affinché i fedeli del luogo acquistino nuova forza e una pietà più fervida.

Manifesterà inoltre a tutti la nostra benevolenza, che abbracci tutti, consoli le pene di tutti, di tutti allieti i cuori. Desideriamo infine impartire la nostra Benedizione Apostolica a tutti i partecipanti al Congresso e nello stesso tempo a tutta la comunità. Essa sia apportatrice di grazie divine e pegno certissimo della salvezza che viene.

(Traduzione dal latino)

Data: 1992-04-29 Data estesa: Mercoledi 29 Aprile 1992

Udienza all'Assemblea Plenaria della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La santità nella condizione di apostolo laico è impegno di ogni catechista aperto alla dimensione missionaria

Signori Cardinali, venerati fratelli nell'Episcopato, carissimi fratelli e sorelle,


1. Con vero piacere rivolgo a tutti voi il mio deferente e cordiale saluto e vi sono grato, perché siete venuti anche da lontano, per riconfermare la vostra comunione e la vostra fedeltà alla Sede Apostolica. Un grazie particolare al Signor Cardinale Jozef Tomko, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, per le parole che mi ha rivolto e per le puntuali informazioni che mi ha fornito circa l'attività del Dicastero. Nel corso di questa quattordicesima Congregazione Plenaria avete approntato, dopo ampia consultazione e lunga preparazione, una "Guida per i catechisti nei territori di missione". Mi compiaccio per tale iniziativa, che concerne un tema di grande attualità, per il quale costante è la sollecitudine della Chiesa. Durante i miei viaggi apostolici ho potuto constatare di persona che i catechisti offrono, soprattutto nei territori di missione, un "contributo singolare e insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa" (AGD 17). Nell'Esortazione Apostolica Catechesi Tradendae, affermavo che "sono i catechisti in terra di missione coloro che meritano, in modo tutto speciale, questo titolo di "catechisti"", riconoscendo che "Chiese ora fiorenti non sarebbero state edificate senza di loro" (n. 66). E nella recente Enciclica Redemptoris missio, ho evidenziato l'opera dei catechisti nel contesto degli "operatori della pastorale missionaria". Nel febbraio scorso, poi, a Conakry, in Guinea, ho pubblicamente dichiarato che meritano un "posto d'onore" nel popolo di Dio, soprattutto quei catechisti, che avendo preso con serietà la loro vocazione di battezzati, hanno sostenuto i loro fratelli e sorelle, privati talora delle visite regolari dei pastori durante lunghi anni di dure prove. Quale contributo, pertanto, al vostro lavoro di questi giorni, vorrei evidenziare alcuni aspetti di speciale rilevanza della missione propria del catechista nei territori di missione, oggi e in prospettiva futura.


2. Si tratta, innanzitutto, di un servizio ricco e diversificato. Il catechista, di cui l'attuale vostra plenaria si interessa, ha sicuramente "peculiari caratteristiche" (RMi 73) che lo differenziano rispetto a quello operante nelle Chiese di antica tradizione. Nei territori di missione egli è chiamato a compiere un servizio in connessione con lo svolgimento stesso dell'azione missionaria e a contribuire, così, all'edificazione della comunità cristiana, aiutando i fratelli e le sorelle con l'istruzione religiosa, l'animazione della preghiera comunitaria e l'iniziazione sacramentale. Conduce i catecumeni alla conoscenza del messaggio evangelico ed al battesimo, introducendoli gradualmente nella vita della comunità cristiana. Annuncia con coraggio la verità e la novità del Vangelo. Collabora, nelle diverse forme di apostolato, con i ministri ordinati in cordiale e stretta obbedienza. E' importante - come ho avuto modo di illustrare nella Es. Ap. Christifideles Laici - che il catechista viva la sua dimensione di laico e, come tale, attui la sua preziosa collaborazione nella missione (cfr. CL 23 CL 35). Egli vive quotidianamente accanto ai fedeli nei villaggi o città, ed essendo in grado di conoscere dall'interno le situazioni reali della vita, può diventare valido testimone della fede. Come laico, poi, è chiamato ad operare attivamente a nome della Chiesa, per la difesa della dignità umana, per il rispetto della vita e per la promozione dell'autentica pace. Ai catechisti sposati, inoltre, è richiesto di testimoniare con coerenza il valore cristiano del matrimonio, vivendo il sacramento nella piena fedeltà ed educando responsabilmente i loro figli.


3. Importante e degna di essere sostenuta è l'azione del catechista, in maniera particolare a rispondere a impellenti necessità pastorali e missionarie. Per un così fondamentale servizio evangelico occorrono numerosi "operai". Tuttavia, senza trascurare il numero, oggi occorre puntare, con tutte le energie, soprattutto alla qualità dei catechisti. E' nota la situazione di diversi territori di missione, dove scarseggiano soggetti con una adeguata preparazione. Ciò indubbiamente crea concrete difficoltà: mai, pero, deve impedire di proseguire nel fermo proposito di curare, in modo appropriato, la loro formazione. A tal fine vengano sempre forniti chiari criteri di scelta dei candidati; si preveda per loro un serio itinerario educativo, che includa sia l'accompagnamento da parte dei Pastori che la loro continua formazione. Privilegiare la qualità significa, perciò, privilegiare un'adeguata formazione di base e un costante aggiornamento. E' questo un impegno fondamentale, che tende ad assicurare alla missione della Chiesa personale qualificato, programmi completi e strutture adeguate, abbracciando tutte le dimensioni della formazione, da quella umana, a quelle spirituale, dottrinale, apostolica e professionale. Rinnovo qui l'incoraggiamento ed il plauso che nella citata Es. Ap. Catechesi Tradendae rivolgevo al vostro Dicastero per la premura dimostrata in tale settore vitale ai fini dell'annuncio evangelico. Dicevo: "Mi rallegro per gli sforzi compiuti dalla Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli al fine di promuovere sempre meglio la formazione dei catechisti" (CTR 66). Vorrei oggi aggiungere semplicemente di proseguire in questo cammino di una sempre più accurata "preparazione dottrinale e pedagogica", e di un "costante rinnovamento spirituale e apostolico" (RMi 73).


4. A nessuno sfugge la preminenza della formazione spirituale del catechista.

Tenendo, in effetti, presente la sua peculiare identità apostolica e la realtà socio-ecclesiale in cui è chiamato ad operare, egli deve essere soprattutto formato spiritualmente. Non c'è dubbio che il compito di educare alla fede i fratelli richiede che egli stesso viva un'intensa spiritualità. Come quella di ogni apostolo, l'esistenza spirituale del catechista si incentra in una comunione profonda con la persona di Gesù. E' Cristo che lo chiama, è Cristo che lo manda.

Ad imitazione del divino Maestro il catechista, allora, educa e serve i fratelli con l'insegnamento e le opere, che sempre debbono proporsi quali convicenti gesti di fede e di amore. La santità nella sua condizione di apostolo laico: questo l'impegno prioritario a cui egli deve tendere costantemente si da illuminare l'intero suo servizio alla Chiesa e alla comunità. All'opera della nuova evangelizzazione egli contribuisce soprattutto con il suo buon esempio e la sua gioiosa testimonianza cristiana. Osservavo nella Redemptoris missio: "Non basta rinnovare i metodi pastorali (...); occorre suscitare un "nuovo ardore di santità" per i missionari e in tutte le comunità cristiane, in particolare per coloro che sono i più stretti collaboratori dei missionari" (RMi 90). Ed il "Direttorio Catechistico Generale" ricorda che il modo più idoneo per raggiungere questo alto grado di maturità spirituale è un'intensa vita sacramentale e di preghiera (Cfr. 114). Questa auspicata maturità spirituale è strettamente unita a quella apostolica. proprio perché vive in contatto con seguaci di altre religioni, il catechista deve essere aperto alla dimensione missionaria, che è insita nella sua stessa identità di evangelizzatore. Siano costantemente presenti al suo spirito le parole del buon pastore: "Ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre" (Jn 10,16). Occorrerà, a tal fine, incoraggiarlo a ritenere rivolto anche a sé il mandato universale affidato agli Apostoli dal Signore Risorto: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Non venga mai meno nei catechisti delle giovani Chiese un forte spirito missionario; diventino, anzi, essi stessi animatori missionari delle loro comunità ecclesiali, e siano disposti, se lo Spirito interiormente li chiama e i pastori li inviano, ad andare fuori del proprio territorio per annunciare il Vangelo, preparare i catecumeni al Battesimo e contribuire a costituire nuove comunità ecclesiali.


5. Venerati fratelli nell'Episcopato, cari fratelli e sorelle! Oltre a queste considerazioni più generali, tanti altri aspetti importanti e pratici della missione del catechista meriterebbero attenzione, come, ad esempio, l'aspetto economico e quello sociale, che interessano direttamente anche le famiglie. So, comunque, che è stata vostra cura esaminarli a fondo, per mettere a punto il progetto della menzionata "Guida". Pertanto, mentre esprimo viva gratitudine per il prezioso servizio reso con questa vostra assemblea alla causa del Vangelo e della Chiesa, desidero manifestare il mio compiacimento a codesto Dicastero missionario per la dedizione che in questo campo profonde. E' un impegno al quale auguro, con l'aiuto di Dio, ogni positivo successo. Sono persuaso che esso contribuirà ad aiutare i Vescovi, soprattutto quelli delle giovani Chiese, quali "primi responsabili della catechesi" (Catechesi Tradendae, CTR 63), a dare sempre, insieme con i loro presbiteri, la priorità della loro azione apostolica alla cura dei catechisti. A ciascuno di loro vorrei far pervenire, anche in questa circostanza, il mio sincero ringraziamento per quanto già stanno facendo, talora tra tante difficoltà e con ridotti mezzi materiali.

A Maria, che il Sinodo dei Vescovi del 1977 ha invocato quale "Madre e Modello dei catechisti" (cfr. Catechesi Tradendae, CTR 73), affido con fiducia questa diletta schiera di apostoli. La sua materna protezione e il suo esempio di "prima fra i discepoli", li confermi e li rinnovi continuamente nella loro vocazione.

A voi, infine, qui presenti, ai membri del vostro Dicastero, alle Chiese da cui provenite e a tutte le Chiese di missione, in particolare a tutti i benemeriti catechisti e alle loro famiglie, imparto di cuore la confortatrice Benedizione Apostolica.



Data: 1992-04-30 Data estesa: Giovedi 30 Aprile 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Regina Caeli: un pensiero ai nuovi Vescovi ordinati nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)