GPII 1992 Insegnamenti - Battesimo a 42 bambini - Città del Vaticano (Roma)

Battesimo a 42 bambini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Uniti a Cristo Gesù come membra vive del Corpo mistico mediante il sacramento del Battesimo ricevuto in dono

1. "E' apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini" (Tt 2,11). Abbiamo rivissuto con gioia questa "apparizione" della grazia di Dio celebrando il mistero dell'Incarnazione durante le festività natalizie, che oggi si concludono. Nella festa del Battesimo di Cristo, la Chiesa ci propone, attualizzandolo nella Liturgia, il momento in cui il Padre presenta all'umanità il Figlio sulle rive del Giordano, mentre, in atteggiamento penitenziale, Egli assume su di sé i peccati degli uomini. In tal modo, ancora una volta "appare" nel mondo la grazia di Dio, apportatrice di Salvezza. Oggi, quella grazia "appare" nuovamente per questi bambini portati al Battesimo e, mediante il sacramento, li unisce come membra vive a Cristo Gesù, li incorpora alla Chiesa, li trasforma in figli di Dio, li arricchisce col dono della fede.


2. Porgo il mio saluto ai papà ed alle mamme di questi piccoli, condividendo con loro la gioia di questo giorno, nel quale i loro figli rinascono a vita nuova nella grazia di Dio. Saluto anche i padrini e le madrine, mentre auspico che, insieme con i genitori, essi siano presenti nel cammino di fede dei nuovi battezzati. E' necessario che essi collaborino con parole sapienti e con premurosa cura alla loro crescita, aiutandoli a divenire sempre più consapevoli del tesoro di verità portato da Cristo e ad attuarne le esigenze nella loro condotta.

Riconosciamo i doni della grazia battesimale nelle parole del Vangelo: "Gesù... stava in preghiera... e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio Figlio prediletto" (Lc 3,21-22). Oggi, in forza del Battesimo, Dio Padre chiama suoi figli questi piccoli. Anche ad essi, infatti, la vita divina è comunicata realmente, così che anche in loro si manifesta "quale grande amore ci ha dato il Padre, per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente (1Jn 3,1). Il nostro comune augurio è che la sublime bellezza della partecipazione alla vita divina, oggi attuata in questi piccoli mediante il Battesimo, possa essere difesa ed alimentata in ogni giorno della loro vita.


3. Chiedo, perciò, a tutti voi, genitori e padrini, di raccogliere la raccomandazione insistente che la Chiesa oggi vi fa, invitandovi ad assumere il compito di educatori nella fede di questi vostri figli. Da voi essi impareranno ad amare Cristo, mentre il vostro esempio conforterà in loro la speranza.

Tenete accesa la fiamma della fede, che ad essi vien oggi consegnata nel simbolo del cero, così che nelle prove della vita possano operare sempre secondo la sapienza evangelica, come veri discepoli del Signore, a lode di Dio Padre.

Data: 1992-01-12 Data estesa: Domenica 12 Gennaio 1992

Ai Presuli della Conferenza Episcopale Francese in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La spiritualità viva e robusta aiuta il sacerdote e resistere alla tempesta contraria del secolarismo

Cari Confratelli nell'Episcopato,


1. Nell'accogliervi in occasione della vostra visita ad Limina, sono felice di iniziare gli incontri che avro con tutti i Vescovi di Francia nel corso dei prossimi mesi. Vi porgo un cordiale benvenuto in questi giorni, in cui effettuate il vostro pellegrinaggio alle tombe di Pietro e Paolo, gli Apostoli che hanno fondato la a Roma trasmettendoci il messaggio di Cristo Redentore, morto e risorto per stabilire la nuova ed eterna Alleanza. Il martirio degli Apostoli, di molti dei loro successori e dei loro compagni ci invita a rinnovare incessantemente il dono di noi stessi nella missione pastorale e nella testimonianza evangelica che ci è stata affidata. Che lo Spirito Santo, che ci è stato donato in modo particolare con l'ordinazione episcopale, vi renda sempre più fedeli e audaci nell'annunciare la speranza della salvezza con la parola di verità e nel raccogliere i fedeli delle vostre diocesi in una luminosa comunione! Ringrazio Mons. Jean Honoré, Presidente della Regione apostolica del Centro, per il discorso che ha appena pronunciato. Apprezzo la sua esposizione lucida e particolareggiata della situazione ecclesiale in queste diocesi che possiedono un prestigioso patrimonio cristiano, costituito nel corso dei secoli dai Santi, così come dai pastori e i fedeli rimasti nell'anonimato, ma la cui opera resta viva. Voi presentate un'analisi esigente della vita ecclesiale nella vostra Regione ed esprimete vivamente le vostre preoccupazioni e i vostri motivi di speranza. Spero che i nostri scambi, così come i vostri incontri con i miei collaboratori dei diversi dicasteri, rafforzino in voi il desiderio di servire. Come ho potuto dire personalmente a ciascuno di voi, vi incoraggio con fiducia a proseguire la vostra missione per il bene della Chiesa e della società, in cui essa testimonia l'alta vocazione dell'uomo. Avete ricordato numerosi aspetti della vostra missione e potete comprendere come oggi io non possa riprenderli tutti. In occasione dei miei incontri successivi con i Vescovi di Francia tornero su molti di essi. Vorrei parlarvi oggi soprattutto dei sacerdoti, vostri collaboratori privilegiati. Le attuali condizioni del loro ministero e il calo del loro numero costituiscono una delle preoccupazioni essenziali vostre e di tutti i Vescovi, soprattutto nei Paesi europei.


2. Il mio pensiero va spesso a questi uomini che, fedelmente e umilmente, rimangono al servizio del popolo di Dio, molti da lunghi anni, con una dedizione ammirevole. Vi chiedo di trasmettere loro gli affettuosi incoraggiamenti del Successore di Pietro, di assicurare loro che la nostra comunione è profonda nell'offerta eucaristica, nella preghiera di ogni giorno, nel ministero della misericordia, in quegli atti ricchi di grazia che sono la celebrazione dei sacramenti e la loro preparazione, nell'accoglienza delle persone provate dalla vita e delle vittime della povertà materiale, nel fervido annuncio di Colui che è Parola di vita. Trasmettete ai sacerdoti delle vostre Chiese diocesane la mia gioia di saperli interamente dediti, seguendo Cristo, alla cooperazione quotidiana nella sua missione salvifica. Sappiano quanti tra loro sono preoccupati o scoraggiati per le difficoltà del ministero, che io resto vicino a loro e che li raccomando alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, che ci precede nel pellegrinaggio della fede. Presso di voi i sacerdoti sono meno numerosi e la loro età media tende a salire. Arrivano giovani sacerdoti, sono pieni di entusiasmo, ma il loro numero non basta a garantire il ricambio! E' una vostra preoccupazione quotidiana. Condivido la vostra inquietudine dinanzi a questa specie di traversata dell'inverno. Ma sono convinto che non si tratta di un regresso definitivo e che questa situazione fondamentalmente non rimette in discussione la struttura del popolo di Dio, così come è stata costituita conformemente alla volontà di Cristo sin dalle fondamenta apostoliche e lungo la Tradizione. La storia, in Francia come in molti altri Paesi, non ci ha risparmiato periodi di impoverimento; essa dimostra anche che la vitalità del corpo sacerdotale non si è mai spenta per questo motivo. Il Signore non lascerà il gregge senza pastori: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). E' una convinzione che tutti i membri del popolo di Dio devono aver presente nella preghiera e che deve ispirar loro nuove iniziative affinché l'appello ai giovani venga ribadito con insistenza e in modo credibile.


3. Insieme ai sacerdoti stessi e con tutte le comunità, mi sembra necessario innanzitutto riflettere su una giusta comprensione del senso del sacerdozio nella Chiesa. Non è questo il luogo per fare un'estesa esposizione su questo argomento, ma vorrei sottolinearne alcuni aspetti. Chiamati dal seno della comunità e messi da parte, i sacerdoti sono consacrati per il servizio al popolo di Dio. Voi li avete ordinati affinché siano, nel corpo, quelli che rendono presente il Capo, il Cristo, che hanno l'incarico di riunire la comunità, che sono gli "amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1), che animano gli sforzi missionari dei cristiani.

E' attraverso il loro ministero che un'assemblea di fedeli può essere veramente fondata sulla pietra angolare. Attraverso la parola che è loro affidata, il Salvatore è presente; Egli rivolge autenticamente la parola della salvezza, si dona in nutrimento come Pane di vita, riconcilia e perdona, unisce i diversi membri in una medesima comunione. E' stato sufficientemente meditato il grande testo del Vaticano Secondo su questa presenza di Cristo nella Chiesa (Cfr. SC 7)? I fedeli, privati della presenza costante dei sacerdoti, sentono bene - me lo dicono molti di voi - che l'assemblea non raggiunge la sua pienezza. Poiché il sacerdozio comune dei battezzati non può essere piena partecipazione al sacrificio dell'amore di Cristo senza la mediazione di colui che ha ricevuto l'incarico di compiere per i suoi fratelli i segni del dono di Dio, i sacramenti. Spetta al sacerdote guidare l'assemblea eucaristica nella preghiera, annunciare il Vangelo, pronunciare la preghiera di lode durante la quale Cristo rende sacramentalmente presente il sacrificio perfetto, offrire il Pane di vita in comunione e inviare in missione tutti i partecipanti. Se i laici si rendono conto che l'Eucaristia fa la Chiesa, possono meglio comprendere che il ruolo insopprimibile del sacerdote nell'atto liturgico è il segno dell'insieme della sua missione al servizio della comunità. E ciò sarà tanto più avvertito, quanto più si tratterà di una comunità di battezzati consapevoli della vocazione e della missione che è loro propria. Per essere fedeli ad essa, sanno bene che è necessario collaborare con colui che, in mezzo a loro, ha l'incarico del ministero sacerdotale specifico.


4. Insistere sul ministero pastorale e sacramentale dei sacerdoti, spero di averlo già lasciato intendere, non riduce assolutamente il valore delle responsabilità e delle iniziative assunte dai laici. Per dirlo chiaramente, riprendero le parole di un messaggio rivolto dai sacerdoti francesi ai membri di un prossimo sinodo diocesano: "Il fatto di condividere con i cristiani la responsabilità della missione non è per noi uno spossessamento, ma una grazia di rinnovamento e di speranza". Infatti, la notevole evoluzione del ministero sacerdotale che noi conosciamo, è dovuta in gran parte all'accresciuta vitalità dei laici che, a causa del loro impegno, esigono un rinnovamento nell'esercizio del sacerdozio ministeriale. Il pastore è chiamato a guidare la comunità, a strutturarla come Corpo di Cristo. Per questo, egli si pone, umilmente, al seguito del Signore dicendo: "Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me" (Jn 10,14). Ciò significa promuovere l'invio in missione con cui il celebrante conclude l'assemblea eucaristica, affinché ciascuno diffonda il messaggio della salvezza che è felice di aver ascoltato. Una parte essenziale del ministero presbiteriale consiste nell'incoraggiare o nel suscitare, nel coordinare o nel sostenere l'azione responsabile dei fedeli nei molteplici ambiti della loro vocazione battesimale. In un'altra occasione tornero sulla missione dei laici, ma volevo ricordare sin d'ora che essa si articola naturalmente con quella del sacerdote.


5. Desidero ricordare qui l'altro grado del sacramento dell'Ordine che voi conferite, il diaconato, ristabilito dal Concilio Vaticano Secondo nella sua forma permanente. E' utile riprendere le parole con cui Paolo VI ha presentato il senso di questa vocazione specifica: il diacono è "in qualche modo interprete delle necessità e dei desideri delle comunità cristiane, animatore del servizio, ossia della diaconia della Chiesa presso le comunità cristiane locali, segno o sacramento dello stesso Cristo Signore, "il quale non venne per esser servito, ma per servire" (cfr. Mt 20,28)" (Lettera Apostolica Ad Pascendum, 15 agosto 1972, Prologo). Senza sostituirsi al sacerdote, questo collaboratore del Vescovo riceve in particolare l'incarico di servire, come Cristo Servitore: servire l'assemblea liturgica, servire i poveri, servire la comunità nelle missioni che voi gli affidate. Egli è segno della Chiesa che serve in mezzo agli uomini. Si presentano dei candidati, oppure voi prendete l'iniziativa di chiamarli; la loro esperienza precedente del servizio, nella loro famiglia, nel loro ambiente professionale e nella loro vita ecclesiale, giustifica la loro vocazione, che sarà approfondita nel corso di una formazione specifica, maturata nella maggior parte dei casi con la propria moglie e i propri figli. Direte ai diaconi del vostro Paese che rendo omaggio alla loro generosità e che prego il Signore per la fecondità del loro ministero.


6. Il Pastore di una diocesi affida il ministero specifico a quelli che ha ordinato, ed è grazie a loro che risponde al meglio ai molteplici appelli dei fedeli e alle attese di quanti non hanno ricevuto il Vangelo. Gli incarichi sono pesanti. Non si possono portare se non insieme. Sempre di più, si avverte il bisogno di una stretta solidarietà dei sacerdoti completamente impegnati nella missione e che formano uno stesso presbiterio in seno alla Chiesa diocesana.

Naturalmente non si tratta di cancellare la diversità dei talenti o delle culture degli uni e degli altri, o le differenze di sensibilità tra le generazioni, ma di favorire la loro reciproca accoglienza per un autentico sostegno fraterno.

I consigli presbiteriali costituiscono un notevole mezzo di collaborazione nel ministero. Sono un importante segno della coesione tra i sacerdoti. I fedeli hanno anch'essi bisogno di avvertire la comunione del presbiterio per impegnarsi nelle loro missioni. D'altronde, oltre a questo organismo statutario, li sostengono molteplici incontri tra sacerdoti, per la preghiera comune, per lo studio o anche per l'amichevole distensione. So che vi preoccupate di suscitare o di incoraggiare queste iniziative necessarie, dato il superlavoro del ministero o una frequente solitudine. Aiutate così la vitalità del presbiterio. D'altra parte, i legami personali di ogni sacerdote con il Vescovo hanno una grande importanza per la missione comune. Dovete vegliare sull'equilibrio di vita dei vostri sacerdoti, sulla loro salute e sulle condizioni materiali della loro esistenza, dato che spesso i mezzi sono insufficienti e il concorso dei fedeli troppo ridotto. Apprezzo i grandi sforzi compiuti nelle diocesi per consentire ai sacerdoti di condurre una vita quanto più possibile sana e felice. Potete assicurar loro che io vi attribuisco un grande valore e che sono riconoscente a quanti vi contribuiscono. Dal punto di vista spirituale, occorre oggi prendere in considerazione le difficoltà incontrate dai sacerdoti, sia anziani che più giovani. Le difficili condizioni del loro ministero esigono da parte loro che siano saldamente radicati in un rapporto personale con Colui che hanno accettato di seguire "lasciando le reti" (cfr. Mt 4,20).

La strada che hanno intrapreso mostra man mano asperità e ostacoli imprevisti e non è possibile avanzare con passo fermo se ogni giorno non si ascolta la Parola di Gesù, che rende saldi nel vento e nella tempesta. Per affrontare i venti contrari è necessario il sostegno di una spiritualità viva e robusta. Nel vostro Paese in particolare, in epoche diverse, avete saputo creare una spiritualità adeguata al sacerdote diocesano. Non è forse questo un compito da riprendere attualmente, in un mondo che è cambiato? I modi di vivere e le mentalità dei contemporanei, il rapporto con la fede e con la Chiesa, si evolvono. Sarebbe quindi necessario che quanti hanno impegnato la loro vita per servire Cristo potessero insieme individuare le vie di una spiritualità del sacerdote diocesano, in un ascolto incessantemente rinnovato della Parola viva che ci è trasmessa dalla Chiesa e in una intensa vita eucaristica. Nella vita e nella testimonianza dei sacerdoti esiste un elemento che voglio sottolineare in modo particolare. Si tratta del dono radicale rappresentato dal celibato sacerdotale. Le discussioni che si fanno mascherano troppo spesso il senso di questo impegno e suscitano l'incomprensione verso quanti lo vivono generosamente. Non si potrebbe far meglio comprendere ai nostri contemporanei che si tratta di un dono di sé libero, di un dominio di sé accolto non soltanto per una maggiore disponibilità, ma innanzitutto come un'adesione totale a Colui al quale si è offerta la propria vita, Lui, che si è offerto per tutti gli uomini? Una tale rinuncia, vissuta in umile fedeltà, è una forma liberamente scelta del compimento della propria vita, che non sminuisce la personalità. In una comunione di intenso amore con Dio e in una autentica apertura all'altro, il celibato per il Regno consente la crescita reale della persona e costituisce una vera testimonianza di generosità; noi lo scopriamo ogni giorno nei sacerdoti che ci circondano, poiché essi mostrano con semplicità che gli uomini possono assumere la loro affettività e offrirla a Dio. Riguardo a quanto costituisce la vita dei sacerdoti, affrontero ancora un altro aspetto. Diro che i messaggeri del Vangelo devono essere a loro volta evangelizzati. Essi capiscono il bisogno di lasciarsi prendere da Cristo nell'ardore dello Spirito. Sentono la necessità di accogliere nel loro cuore e nella loro intelligenza di uomini di oggi la Rivelazione che Dio fa di se stesso in Cristo, per esserne i veri testimoni.

Non si può quindi dissociare la ricerca spirituale dallo sforzo di intelligenza della fede, poiché i nostri contemporanei attendono da noi di essere orientati verso la luce: noi dobbiamo rispondere alle loro domande, e comprendere le ragioni della loro ricerca e della loro confusione. Per rispondere nella verità a tante ricerche del senso della vita e della storia, non possiamo allentare gli sforzi di formazione e di riflessione teologica in tutti i campi. Per amore verso questo mondo fragile e spesso deluso, in cui l'indifferenza nasconde molti interrogativi, dobbiamo comprendere ed esprimere giustamente ciò che l'uomo rappresenta nel disegno di Dio. Aprire in modo credibile i nostri fratelli e le nostre sorelle alla speranza della Redenzione. Preoccupatevi di dare l'incarico della ricerca teologica non solo ai singoli, ma di associarvi anche l'insieme del presbiterio.


7. Con i sacerdoti di cui abbiamo appena ricordato le funzioni e la vita personale, è importante ora preparare con fervore l'avvenire. Per la pastorale delle vocazioni, avete preso molte iniziative; vi incoraggio a continuare senza sosta a lanciare tra i cristiani l'appello al servizio sacerdotale, insostituibile nella Chiesa. E questo incoraggiamento vorrei che sia rivolto all'insieme dei fedeli. La stessa possibilità di una risposta alla chiamata di Dio da parte dei giovani nasce dalla convinzione di tutte le comunità. E' dalla loro sete spirituale, dal loro senso di comunione ecclesiale, dalla loro accoglienza dei doni sacramentali e dal loro impegno nella missione che dipende infine la credibilità di ogni vocazione. Alcuni giovani sentiranno la chiamata se avvertiranno un'attesa reale da parte dei laici e, occorre dirlo, una disponibilità di tutti a collaborare con i loro sacerdoti nella fiducia e nel rispetto delle loro persone, dei loro impegni e delle loro missioni specifiche.

Una migliore comprensione della struttura del popolo di Dio, qual è stata mirabilmente descritta dal Concilio, dovrebbe anche guidare i suoi membri a portare e a trasmettere la chiamata al servizio sacerdotale. Voi accogliete giovani che vogliono rispondere generosamente a Cristo. Dedicate tutte le vostre cure al discernimento e alla formazione dei candidati al sacerdozio. Le diverse condizioni della loro educazione e talvolta l'ambiente molto lontano dalla vita ecclesiale in cui sono cresciuti invitano a sostenere attentamente questi giovani; per prepararsi ad entrare nei cicli di formazione, è bene che essi beneficino del tempo preliminare di riflessione che viene loro offerto dalle "propedeutiche", per progredire nella conoscenza del messaggio cristiano. Vi incoraggio a continuare lo sviluppo di queste "propedeutiche"; consentirete così ai giovani di vivere un'esperienza spirituale e un inserimento nell'attività pastorale diocesana che li aprano alle ricchezze dell'amore di Cristo e della sua Chiesa. Sulla formazione in vista del sacerdozio, sapete che sto per pubblicare le conclusioni della riflessione condotta nel quadro del Sinodo di Vescovi. Vorrei insistere qui semplicemente sulla qualità della formazione: occorre al tempo stesso tener conto delle aspirazioni dei giovani che si rivolgono a voi e delle necessità pastorali concrete, senza bruciare le tappe verso una pratica pastorale che non poggerebbe su una preparazione sufficiente alla vita di preghiera e alla cultura teologica.

Occorre interrogarsi sull'equilibrio, nei programmi di formazione dei seminari, tra gli ambiti complementari: i giovani devono imparare ad accogliere la ricchezza del patrimonio cristiano attraverso gli studi biblici, patristici e storici, con la filosofia, con la teologia dogmatica e morale, con la comprensione del senso della liturgia, con una conoscenza articolata della dottrina sociale, pur restando aperti alle esigenze del pensiero contemporaneo, che non si potrebbe evangelizzare senza amare quanto contiene di vero e fecondo. Questi programmi sono ambiziosi, ma è necessario condurvi i futuri sacerdoti affinché essi affrontino il proprio ministero con sicurezza dottrinale e con una prima esperienza dell'attività pastorale. Malgrado il numero ridotto di sacerdoti disponibili, continuate, come fate già, a permettere a quanti che ne hanno l'attitudine, di seguire gli studi necessari per diventare buoni formatori.


8. Cari fratelli, ho ben compreso la gravità delle vostre preoccupazioni per la Chiesa nelle vostre diocesi e nel vostro Paese, il vostro desiderio di rimanere solidali con la Chiesa universale. Fanno onore alla vostra coscienza di Pastori.

Vorrei che la vostra visita al Successore di Pietro rappresenti per voi una ragione in più per riprendere il vostro lavoro di successori degli Apostoli con la forza della fede e della speranza, con il fervore dell'amore per tutto il popolo.

Nel presentare qui la vita delle vostre diocesi, mi avete fatto sentire il vostro attaccamento agli uomini e alle donne della vostra terra. A mia volta, vi chiedo di trasmettere a quanti compongono le vostre comunità diocesane il mio cordiale saluto e il mio pressante appello a far vivere una Chiesa luminosa, a costituire insieme il Corpo di Cristo, accogliendo tutti coloro che cercano la Verità della vita. A voi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai laici delle vostre diocesi, imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica e chiedo a Maria e ai Santi della vostra terra di aiutarvi a progredire sul vostro cammino.

Data: 1992-01-13 Data estesa: Lunedi 13 Gennaio 1992

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La croce di Santo Domingo rischiari le vie del vangelo per il futuro del Continente

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Diamo oggi inizio al pellegrinaggio spirituale, del quale ho parlato domenica scorsa, verso i Santuari o Luoghi di culto più significativi dell'America Latina, allo scopo di soffermarci colà a pregare e a riflettere sulla Nuova Evangelizzazione, in occasione del quinto Centenario dell'arrivo del Messaggio di Gesù Cristo nel Continente americano. Rivolgiamo, innanzitutto, il nostro pensiero alla Cattedrale di Santo Domingo: la prima Cattedrale costruita in America. In essa si venera la grande "Croce dell'Evangelizzazione" che, nel 1514, fu benedetta ed innalzata da Mons. Alessandro Geraldini, primo Vescovo che arrivo a quelle Terre, nell'Isola "La Espanola" corrispondente attualmente alla Repubblica Dominicana e ad Haiti.


2. Il dodici Ottobre del 1984, nella città di Santo Domingo, ho consegnato io stesso una riproduzione di detta Croce, in dimensioni ridotte, ai Presidenti delle Conferenze Episcopali d'America e ne ho destinata al Vaticano un'altra, che si conserva ora nella navata centrale della Basilica di San Pietro. La Croce di Cristo, che già da cinque secoli illumina l'America, deve continuare a rischiarare le vie del Vangelo in questi anni decisivi per il futuro di quel Continente! Sono certo che la quarta Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano indicherà, proprio da Santo Domingo, le linee di una rinnovata strategia evangelizzatrice, atta a rispondere alle grandi sfide pastorali dell'ora presente.


3. Nella Cattedrale di quella Città, che comincio ad essere edificata nel 1523 e fu terminata e consacrata nel 1541, si trova il primo dipinto della Vergine Santissima giunto in quelle Terre. Secondo la tradizione, Cristoforo Colombo lo porto da Siviglia in America, nel suo primo viaggio, nell'anno 1492. In quel tempio maestoso, dedicato a Nostra Signora dell'Incarnazione, la Madre di Dio è invocata ancor oggi come "Nuestra Senora de la Antigua".

A Maria, umile e fedele serva del Signore, affidiamo con la preghiera dell'Angelus l'opera affascinante della Nuova Evangelizzazione e gli sforzi che i popoli latino-americani compiono a difesa della dignità umana e per il consolidamento di una cultura autenticamente cristiana.

Data: 1992-01-13 Data estesa: Lunedi 13 Gennaio 1992

Angelus nella Giornata del Seminario Romano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I giovani sappiano aprire il cuore al Signore che li chiama

Si celebra, oggi, la "Giornata del Seminario di Roma", annualmente promossa dall'Opera delle Vocazioni Sacerdotali della Diocesi, allo scopo di richiamare l'attenzione dei fedeli sull'importanza fondamentale che, nella Comunità ecclesiale, ha la promozione delle vocazioni sacerdotali. Invito i cari Romani ad amare il loro Seminario, che si articola nelle tre istituzioni del Seminario Maggiore al Laterano, dell'Almo Collegio Capranica, per gli studi filosofici e teologici, e del Seminario Minore al Viale Vaticano, per gli studi medi e liceali.

Cari fratelli e sorelle, pregate il Signore e la Vergine Santa, Regina degli Apostoli, per le vocazioni sacerdotali nella nostra Diocesi e impegnatevi a compiere un gesto anche piccolo, in conformità alle vostre possibilità, che sia testimonianza del vostro fattivo interesse per questa grande causa ecclesiale.

Voglia il Signore far si che numerosi giovani sappiano aprire il cuore alla sua chiamata e farsi strumenti del suo amore!

Data: 1992-01-13 Data estesa: Lunedi 13 Gennaio 1992

Visita alla mostra "Il lavoro dell'uomo nella pittura da Goya a Kandiskij" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nè il capitalismo sfrenato in cerca di profitto e di potere nè l'idiologia materialista essenzialmente atea risolvono i problemi della vita quotidiana di milioni di persone

Signori Cardinali, Illustri Signori, Cari fratelli e sorelle,


1. Sono lieto di poter compiere oggi la visita a questa mostra dedicata a "Il lavoro dell'uomo nella pittura da Goya a Kandiskij" la quale vuole essere come un coronamento e una meditazione ispirata dall'arte sui grandi temi del lavoro umano che hanno attirato la riflessione della Chiesa durante l'anno da poco trascorso.

Saluto di cuore tutti voi che prendete parte a questo incontro. Esprimo il mio grato pensiero e il mio vivo apprezzamento ai responsabili della Biblioteca Apostolica e alla Società Muse di Bologna che hanno sostenuto e curato la realizzazione di questa interessante iniziativa.

In pari tempo saluto i partecipanti al Colloquium organizzato in Vaticano sotto gli auspici del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Li ringrazio per la presenza, mentre rivolgo un particolare saluto al Signor Mario Conde per l'appoggio offerto.


2. Cari amici, vi siete incontrati in seguito alla pubblicazione dell'Enciclica Centesimus Annus per discutere il tema: "Dopo il 1991: capitalismo ed etica". Il 1991 è stato, infatti, un anno di enormi sfide, ed ha lasciato nella sua scia straordinarie attese. Significativamente, è stato anche l'anno che ha segnato il centenario dell'Enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII.

Questa mostra cerca di illustrare sia il contesto artistico che l'ambiente sociale di quel tempo. Credo che entrambe le date, il 1891 e il 1991, saranno sicuri punti di riferimento per la vostra riflessione e per la vostra discussione.

Inoltre, il tema del vostro Colloquio è strettamente correlato a vari aspetti della vostra vita personale e professionale. Tutti voi avete importanti responsabilità, sia nella vita politica e accademica, sia nel mondo degli affari e delle finanze.

Visitare questa mostra significa sentirsi invitati a considerare gli effetti sulla vita di milioni di persone di due risposte estreme al bisogno di organizzazione economica e sociale della società, due aspetti di grande portata del problema del "capitalismo ed etica": da una parte un capitalismo sfrenato che pone sopra ogni altra considerazione la ricerca del potere, del profitto ed il culto di una efficienza spesso priva di umanità; d'altra parte, la dannosa - e in ultima analisi disastrosa - illusione che possa esistere una soluzione ideologica materialistica, ed essenzialmente atea, ai problemi sociali.

Sono fiducioso che le conferenze e le discussioni alle quali state prendendo parte, con l'aiuto di eminenti esperti dell'insegnamento sociale della Chiesa, vi renderanno capaci di apprezzare più pienamente le solide basi di questo insegnamento, la sua profonda dimensione umana, e lo spirito evangelico che lo informa.

Possa questo scambio di opinioni, che ha luogo a così alto livello, mostrarsi di aiuto per ognuno di voi mentre svolgete i vostri compiti per il bene comune.

Ancora una volta vi offro il mio cordiale benvenuto. Su di voi e sul vostro lavoro invoco le benedizioni di Dio Onnipotente.

Data: 1992-01-14 Data estesa: Martedi 14 Gennaio 1992




Discorso ai Vescovi della Puglia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' necessario l'impegno di tutti per promuovere una "cultura della legalità" che argini il dilagare del crimine

Venerati fratelli nell'Episcopato!


1. Con grande gioia porgo a ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto e sono lieto di accogliervi in quest'incontro familiare, che ci offre l'opportunità di sperimentare insieme la realtà consolante delle parole del Salmo: "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!" (Ps 133,1). In voi saluto le Chiese particolari, affidate alle vostre cure pastorali e, in special modo, coloro che con voi più direttamente condividono la missione dell'evangelizzazione: i Presbiteri, i Diaconi, i Religiosi e le Religiose, ed i Laici attivamente impegnati nell'apostolato. Assicuro a tutti il mio costante ricordo, e formulo di cuore fervidi voti augurali, all'inizio del Nuovo Anno, che auspico sereno e fruttuoso. Ringrazio il carissimo Mons. Mariano Magrassi, Arcivescovo di Bari-Bitonto, per essersi fatto interprete dei vostri comuni sentimenti e avermi reso partecipe delle speranze e dei progetti apostolici che, in questo singolare momento storico, ricco di sfide e di attese epocali, animano il vostro servizio al Vangelo.


2. Lo spunto per le riflessioni che vorrei parteciparvi stamani mi è offerto dal tema che ebbi a trattare con voi nel Dicembre di cinque anni or sono, in occasione della precedente Visita ad limina. "Riflettere insieme sulla dimensione ecumenica della Chiesa locale - dissi allora -, ed in specie delle Diocesi pugliesi che sono un ponte lanciato verso l'Oriente - è essenzialmente "un implorare dallo Spirito Divino la grazia di una sincera abnegazione, dell'umiltà e mansuetudine nel servire e della fraterna generosità d'animo verso gli altri" (UR 7). Infatti, le tradizioni storico-religiose della vostra Terra, così ricche di santità e di testimonianza cristiana, molto devono alla presenza e all'influsso del vicino Oriente cristiano" (, IX,2, p. 2006). La "consegna ecumenica", che allora vi affidai, è ancor più attuale oggi, ed è con gioia che ve la ripropongo mentre ci apprestiamo a celebrare la Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani. Proseguite, fratelli carissimi, nel- l'impegno per l'Ecumenismo. Alcune iniziative religiose, culturali e sociali organizzate in Puglia nel corso di questi anni, come pure la rispettosa e fraterna collaborazione fra le vostre Chiese e quelle Ortodosse del vicino Oriente, mettono in evidenza il ruolo singolare che la vostra Regione può svolgere nel dialogo ecumenico aperto ad ogni campo della solidarietà umana.

Fedeli alla vostra tipica vocazione ecclesiale, voi potete contribuire notevolmente alla crescita dell'intesa e della comunione fra i Cristiani.


3. Il tema della Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani è tratto quest'anno dalla conclusione del Vangelo di Matteo: "Io sono con voi... andate dunque e ammaestrate tutte le genti" (Mt 28,19-20). Esso aiuta a meglio comprendere che soltanto la salda consapevolezza della comune appartenenza a Cristo, "capo del corpo, cioè della Chiesa" (Col 1,18), rende i credenti perseveranti annunciatori della verità evangelica e collaboratori della riconciliazione fra i discepoli di Cristo. Un serio impegno per l'ecumenismo ha, così, come presupposto essenziale la sincera adesione a Cristo e la generosa apertura ai fratelli nel desiderio dell'unità voluta da Cristo. Convertirsi a Cristo è la prima esigenza della nostra vita cristiana ed è l'invito che il Vangelo ci rivolge. "Si ricordino tutti i fedeli - osserva il Concilio Vaticano II - che tanto meglio promuoveranno, anzi vivranno in pratica l'unione dei Cristiani, quanto più si studieranno di condurre una vita più conforme al Vangelo. Quanto infatti più stretta sarà la loro comunione col Padre, col Verbo e con lo Spirito Santo, tanto più intima e facile potranno rendere la fraternità reciproca" (UR 7). Dalla sincera conversione a Cristo scaturisce il desiderio di crescere insieme nella fede e nella pratica evangelica: crescere come Chiesa. Voi avvertite l'urgenza di questo itinerario spirituale; si tratta d'un cammino necessario, perché ogni battezzato assuma responsabilmente e con vigore il proprio impegno missionario. L'educazione alla fede concerne tutti: i giovani e gli adulti, i fanciulli e le famiglie. "L'evangelizzazione e la testimonianza della carità - ricordano opportunamente i Vescovi italiani - esigono oggi, come primo passo da compiere, la crescita di una comunità cristiana che manifesti in se stessa, con la vita e le opere, il vangelo della carità" (Evangelizzazione e testimonianza della carità, 26).


4. "Crescere insieme in Puglia": è questo il tema significativo del prossimo primo Convegno ecclesiale pugliese, da voi promosso per rinsaldare l'indispensabile intesa all'interno di ogni Comunità e fra le Diocesi della vostra Regione, in vista di una nuova e ardita evangelizzazione. Tenendo conto della multiforme realtà geografica e sociale delle "cinque terre" di Puglia - dalla Capitanata alla terra di Bari e alle Murge, dallo Jonio al Salento - voi intendete individuare progetti concreti e proposte operative da attuare insieme, congiungendo in un vincolo di carità affettiva ed effettiva le Chiese che vivono nello stesso territorio. Siete ben consapevoli che i valori e le attese dello sviluppo e della solidarietà rappresentano per i credenti pugliesi delle autentiche sfide da accogliere senza indugi, se si vuole costruire un avvenire illuminato dalle grandi prospettive del rinnovamento morale e religioso. Non si tratta certamente di una impresa facile: s'impone innanzitutto un'opera di riflessione comunitaria e di attento discernimento; occorre, poi, confrontarsi con le variegate espressioni della società civile. Giustamente, pertanto, voi avete invitato a prendere parte ai lavori del Convegno ecclesiale tutte le componenti e gli organismi delle vostre Chiese particolari, dai Consigli Presbiterali e Pastorali diocesani alle Parrocchie, dalle Associazioni ai Movimenti d'apostolato. Auspico, venerati fratelli nell'Episcopato, che tale provvida iniziativa, grazie all'assistenza dello Spirito Santo, porti i frutti apostolici da voi attesi. Lavorare insieme sarà per voi, Pastori, una provvidenziale spinta a vivere la dimensione della "collegialità" all'interno della vostra Regione ecclesiastica, e la comunione fra voi vi condurrà ad una più forte sollecitudine per tutte le Chiese.


5. La vostra Regione, come del resto l'intera società, vive oggi un momento di trapasso storico in cui emergono domande antiche ed esigenze nuove. La cultura del mare e dell'olivo, tradizionali risorse economiche e lavorative, coesistono e interagiscono con quella dell'acciaio e dell'informatica. Al notevole sviluppo economico, registrato sino ad alcuni anni or sono, è seguito in quest'ultimo periodo un calo degli investimenti nell'industria, un'insufficiente diversificazione produttiva delle manifatture, ed un accrescersi delle difficoltà nell'agricoltura. La disoccupazione e le problematiche connesse con la sicurezza sociale, la carenza di servizi e gli squilibri territoriali e culturali, rischiano di pregiudicare seriamente il progresso faticosamente conseguito. Il clima, poi, di incertezza, che talora pesa sulle attuali complesse situazioni sociali ed economiche, ingenera, o per lo meno favorisce, l'estendersi del disagio, soprattutto giovanile, con pericolosi fenomeni di violenza criminale.


6. E' necessario l'impegno di tutti per promuovere una "cultura della legalità" che argini il dilagare del crimine, e per mettere la società in condizione di rispondere alle incalzanti esigenze del momento presente. Ai responsabili delle varie Istituzioni è richiesto di mostrarsi sempre all'altezza delle attese della gente dando ai problemi risposte adeguate e in spirito di servizio; ad ogni persona di buona volontà è domandato di partecipare attivamente allo svolgimento della vita sociale, non facendo mancare il proprio apporto allo sviluppo globale del bene comune. Poiché il senso della legalità non si improvvisa, si rende necessario un paziente e costante processo educativo, che faccia leva sulle risorse ideali e morali del popolo pugliese, quali, ad esempio, il sentimento religioso, l'attaccamento alla famiglia, il rispetto delle tradizioni ed una spiccata disponibilità al sacrificio. E' gente generosa, la vostra, pronta ad aprire le case ed, il cuore a chi è nel bisogno. La dolorosa vicenda dei profughi albanesi, nella quale le vostre Comunità non hanno fatto mancare il loro contributo, ha posto in luce la grande disponibilità al sostegno vicendevole che è propria dei Pugliesi. Dall'Albania vi giunge ora - e di ciò voi stessi avete voluto informarmi - un'ulteriore richiesta di cooperazione: sostenere, come Chiesa cattolica, insieme con altri Gruppi religiosi, la realizzazione di uno sviluppo armonico ed integrale del Paese. Si tratta per voi di una nuova sfida da accogliere generosamente. Essa allargherà gli orizzonti dell'azione missionaria e costituirà, per le vostre Comunità avviate in un itinerario di crescita evangelica, un modo concreto per valorizzare, insieme ed al massimo, le molteplici risorse disponibili, materiali e spirituali.


7. Potrete condurre a buon fine ogni vostro progetto, se Cristo guiderà il vostro cammino. Egli dice: "Rimanete in me e io in voi" (Jn 15,4).

Carissimi e venerati fratelli! Quali Pastori del gregge di Cristo, non stancatevi mai di alimentare questa certezza anche nei fedeli. Sia vostra prima e fondamentale cura occuparvi dei Sacerdoti, diretti vostri collaboratori, chiamati da Dio ad essere in mezzo agli altri uomini come fratelli tra fratelli. Il loro ruolo è insostituibile per l'annuncio del Vangelo e per la guida dei credenti nella crescita verso una fede matura ed una carità operosa. So, poi, quanto stia a cuore a ciascuno di voi la pastorale giovanile, l'animazione vocazionale e la formazione dei candidati al Sacerdozio e alla Vita consacrata e come, a tal fine, voi intendiate valorizzare le attuali strutture diocesane e interdiocesane, coordinandole sempre meglio. Penso, in maniera tutta speciale, al Seminario Teologico Regionale, al quale guardate con speranza. Possa esso crescere per numero di seminaristi, per qualità di formazione ed entusiasmo religioso si da costituire il centro reale del dinamismo spirituale di tutta la Regione. Una seria preparazione teologica di base, la incessante ricerca di Cristo nella preghiera e nell'abnegazione di sé, una coraggiosa e prudente apertura alle realtà del nostro tempo, prepareranno convenientemente i futuri Ministri dell'altare alla loro missione. Per i Sacerdoti in cura d'anime, inoltre, s'avvera quanto mai utile una adeguata formazione permanente, a prolungamento e sviluppo di quella impartita nei Seminari, perché possano rispondere alle incalzanti necessità spirituali del popolo di Puglia.


8. Venerati fratelli nell'Episcopato, a conclusione di questo cordiale incontro, invoco dalla Vergine Santissima, venerata nella vostra Regione sotto numerosi titoli - voglio qui ricordare in particolare quello di "Odegitria" - conforto e sostegno per il vostro quotidiano servizio apostolico. Intercedano per voi e per le vostre Diocesi i Santi Patroni.

Vi accompagni pure il mio affetto, avvalorato dalla Benedizione Apostolica, che volentieri imparto a voi e a tutto il popolo cristiano di Puglia.

Data: 1992-01-16 Data estesa: Giovedi 16 Gennaio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Battesimo a 42 bambini - Città del Vaticano (Roma)