GPII 1992 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nostra Signora Aparecida guidi il Brasile verso un futuro di solidarietà e di speranza

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Proseguendo il nostro ideale pellegrinaggio ai Santuari e Templi della fede e della devozione mariana nel Continente latinoamericano, a ricordo del V Centenario dell'Evangelizzazione di quelle Terre, facciamo oggi sosta nello Stato di San Paolo, in Brasile, presso la venerata effigie di Nostra Signora Aparecida, proclamata dal Papa Pio XI, nel 1930, Patrona del popolo brasiliano. Il venerato simulacro, che, secondo la tradizione, fu rinvenuto nel 1717 da alcuni pescatori nel Rio Paraiba, fu collocato dapprima in una piccola cappella e, più tardi, in una chiesa, diventata rapidamente meta di pellegrinaggi, cuore pulsante di entusiasmo religioso e centro di fervida irradiazione del Vangelo in tutte le Regioni del Paese. Ho potuto rendermi conto personalmente di questa sorprendente vitalità spirituale durante i due viaggi apostolici, che ho avuto la gioia di effettuare nella vasta ed amata Nazione brasiliana: nel 1980, quando mi fu dato di consacrare il nuovo Santuario, e nell'ottobre dello scorso anno.


2. Il Santuario di Nostra Signora Aparecida è chiamato "Capitale della fede", oppure "Capitale mariana del Paese". Ad esso accorrono senza sosta milioni di devoti, desiderosi di incontrare Cristo Evangelizzatore, e di incontrarlo per mezzo di Maria, Evangelizzatrice del Brasile. Questa mattina ci uniamo anche noi a quella Comunità orante per domandare alla Madonna di condurci a Cristo, "luce per illuminare le genti" (Lc 2,32). Come ricorda l'odierna liturgia della Presentazione di Gesù al tempio, la vita cristiana è un incessante andare incontro al Signore, "luce del mondo". Ed in questo itinerario di conversione e di vita nuova ci guida Maria, associata in modo tutto speciale all'opera del Redentore (cfr. LG 61).


3. Preghiamo perché, per intercessione di Nostra Signora Aparecida, il Vangelo illumini i cuori e le intelligenze di quanti in Brasile sono impegnati a costruire, pur tra tante difficoltà, un futuro migliore, segnato dalla solidarietà e dalla speranza. Invochiamo la sua speciale assistenza per le Comunità cristiane brasiliane, che sono vive, numerose e dinamiche. Grazie anche alla loro diversità di etnie e culture, esse non faranno mancare un apporto significativo alla prossima Conferenza dell'Episcopato Latinoamericano di Santo Domingo, per tracciare le linee maestre della nuova evangelizzazione in America.

La Madonna diriga i passi delle Comunità di quell'amata Nazione affinché, fedeli all'unica verità di Cristo, crescano sempre più nella comunione tra loro e con la Chiesa universale, e siano pronte a rispondere coraggiosamente alle molteplici sfide spirituali e sociali del nostro tempo.

Data: 1992-02-02 Data estesa: Domenica 2 Febbraio 1992

Udienza ai membri della Giunta e del Consiglio Regionale del Lazio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Con coraggio, la società odierna sappia evitare ogni forma di discriminazione razziale

Onorevole Presidente della Giunta Regionale del Lazio, Onorevole Presidente del Consiglio Regionale, Illustri Signori e Capi Gruppo del Consiglio Regionale!


1. L'incontro con Voi, Amministratori regionali del Lazio, per lo scambio degli auguri del Nuovo Anno è per me motivo di vivo compiacimento. Porgo a tutti un sincero e cordiale saluto, insieme col mio ringraziamento per le parole di omaggio e di ossequio a me rivolte a nome vostro dal Presidente della Giunta. Ricambio di cuore gli auguri, formulando l'auspicio che il Nuovo Anno sia per voi un tempo di più intensa e feconda attività a vantaggio delle popolazioni che si trovano nell'area della vostra giurisdizione. La Regione laziale, come entroterra del centro della Cristianità, sede privilegiata d'Istituzioni Internazionali, è da sempre luogo di vigili cure da parte della Santa Sede nell'adempimento del ministero apostolico. L'incontro con i Responsabili delle Pubbliche Amministrazioni è, perciò, circostanza favorevole ad uno scambio reciproco di idee e di propositi ed incentivo ad una più efficace collaborazione, la quale è tanto più necessaria, in quanto viviamo in tempi nei quali, crollati vecchi miti e muri divisori, si agitano fermenti di trasformazioni radicali. Ma perché lo sbocco sia positivo e meno esposto a imprevedibili avventure, è necessario realizzare una più proficua intesa tra le forze costruttive; in particolare, tra le Organizzazioni ispirate dalla Chiesa e le Amministrazioni locali.


2. Missione primaria della Chiesa è quella di evangelizzare, irradiando dappertutto la parola di Cristo. Collegato con questa è il compito di difendere il valore della vita, della famiglia, della persona umana. Stare dalla parte dei deboli, dei poveri, degli emarginati; interessarsi delle innumerevoli situazioni di povertà e di difficoltà che oggi colpiscono gli uomini come singoli e come collettività; educare i giovani al senso della vita associata; ricuperare coloro che vivono ai margini della società. Fare tutto questo è, si, un dovere cristiano, ma altresi un'esigenza umana. E' qui che i compiti s'intrecciano, diventano comuni, sia pure con modalità diverse, imponendosi alla coscienza religiosa e insieme a quella civile. So che la Giunta Regionale non manca di contribuire a risolvere i problemi concernenti l'assistenza, la sanità, la scuola. Sono, questi, compiti specifici, che vanno al di là delle capacità dei singoli individui e delle organizzazioni private; spetta perciò alle Amministrazioni locali, soprattutto regionali, come enti intermedi tra cittadino e Stato, promuovere tali istanze in collaborazione con le altre forze disponibili, che si distinguano per competenza, correttezza, moralità e per uno spiccato senso di servizio verso la comunità.

Oggi, purtroppo, c'è molto da rifare in tale campo; si levano talora voci allarmate, che invocano l'onesta gestione della cosa pubblica per il bene comune.

Voi, che ponete al centro delle vostre preoccupazioni i problemi del Lazio, ne conoscete bene le insufficienze di coordinamento nel campo sanitario e le disfunzioni nel settore dei servizi e dell'accoglienza. E' noto come il Lazio abbia il più alto numero di immigrati extracomunitari e a nessuno sfuggono i problemi che tale fenomeno crea, e l'urgenza di porvi rimedio. La dura realtà dell'emigrazione esige grande attenzione, in quanto tende a divenire più grave per via delle nuove situazioni determinate in vari Paesi. Siamo di fronte a un evento di grandi proporzioni, come si è verificato altre volte nella storia dell'umanità.

Occorre perciò far fronte con coraggio e fiducia alle diverse esigenze, perché la società odierna sappia evitare ogni forma di discriminazione razziale, promuovendo il senso della giustizia e della solidarietà umana.


3. Nell'Enciclica Centesimus Annus, parlando della necessità di porre rimedio alle molte forme di povertà e di situazioni indegne della persona umana, ho voluto attirare l'attenzione sugli eccessi ed abusi derivanti da un'inadeguata comprensione dei compiti propri dello Stato (cfr. CA 48ss). Quando esso interviene direttamente finisce col deresponsabilizzare la società, provocando la perdita di energie umane e l'aumento esasperato degli apparati pubblici, dominati da logiche burocratiche più che dalla preoccupazione di servire il prossimo. A risolvere le precarie situazioni, in cui vivono tanti nostri fratelli, riesce meglio chi è ad essi più vicino e ne condivide le ansie, le attese e le giuste richieste. I profughi, gli immigrati, gli anziani, i malati, tutti quelli che si trovano in condizioni bisognose di assistenza, come i tossicodipendenti, hanno diritto, oltre alle necessarie cure, anche ad un sostegno morale e spirituale. E' qui soprattutto che si apre un campo quanto mai vasto di collaborazione tra la Regione e le Organizzazioni ecclesiali, che nel Lazio sono vive, numerose e sostenute dalla forza del Volontariato.


4. Tali problemi sono certamente ben presenti alle vostre cure. Per questo vorrei, quasi facendomi interprete delle aspirazioni dell'intera Regione, incoraggiare ogni vostra iniziativa, ricordandovi quanto importante sia per tutti coloro che cercano e si propongono il bene comune, aver presente il fine di ogni intrapresa rivolta alla crescita ed allo sviluppo della società. Tale fine è sempre il bene dell'uomo. L'uomo inteso non nella sua accezione astratta, ma nella sua concretezza; l'uomo che vive nella nostra storia e che dobbiamo sempre sentire come fratello e partecipe della nostra stessa esistenza, destinatario del comandamento del Signore: "Ama il prossimo tuo come te stesso" (Mt 19,19).

In questo servizio dovuto all'uomo per amore si può riconoscere un vincolo etico che unisce le attività vostre a quelle delle singole Chiese distribuite nel territorio laziale. La Chiesa sarà sempre solidale con il vostro lavoro, perché non può abbandonare l'uomo: "prima via" che essa percorre nel compimento della sua missione.

Vi assista il Signore in tale sforzo e vi siano di conforto i miei voti Benedicenti.

Data: 1992-02-03 Data estesa: Lunedi 3 Febbraio 1992

Ai membri dell'Accademia Marittima del Massachusetts - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Mentre vi preparate ad assumere le vostre responsabilità

Cari amici, Estendo un cordiale benvenuto agli studenti e alla facoltà dell'Accademia Marittima del Massachusetts. Nel vostro viaggio alla Città Eterna, voi avete seguito le orme sia di San Pietro, che fu sepolto su questa collina vaticana, che di San Paolo, che approdo vicino alla Baia di Napoli e si mise in cammino verso Roma (cfr. Ac 28,13-14). Che la vostra visita ai tesori culturali e artistici di Roma si dimostri spiritualmente arricchente e approfondisca il vostro apprezzamento della fede religiosa della quale molti di essi portano eloquente testimonianza.

La vostra crociera di addestramento vi ha portato attraverso l'Oceano Atlantico, che Cristoforo Colombo attraverso cinquecento anni fa in un eroico viaggio di esplorazione che porto alla scoperta dell'America. La commemorazione di questo grande evento ci offre l'opportunità di riflettere sulle nuove sfide che la vostra generazione affronterà in un mondo che cambia rapidamente. Alla fine, l'efficacia con cui voi affronterete queste sfide dipenderà non solo dalle capacità conoscitive e tecniche che voi avete approfondito ma anche dalla vostra maturità e disciplina personale, dalla vostra integrità morale e dal vostro impegno a lavorare generosamente con altri nella ricerca del bene comune.

L'esperienza di lavorare insieme come una squadra nell'equipaggiare una nave senza dubbio vi ha convinto dell'importanza di questi valori. La vostra crociera in Europa vi ha anche fatto conoscere ad alcuni dei molti popoli e culture che costituiscono il nostro mondo. Queste esperienze saranno per voi di buon aiuto mentre vi preparate ad assumere le vostre responsabilità dopo la laurea. Uno dei segni promettenti dei nostri tempi è un crescente apprezzamento dell'unità della famiglia umana e la necessità di solidarietà tra tutti i suoi membri. Qualsiasi siano i vostri eventuali piani, vi incoraggio ad essere sempre sensibili ai bisogni degli altri, a porre il loro bene sopra i vostri personali interessi e a mostrare un autentico impegno per coloro che sono meno fortunati di voi.

Offro a ognuno di voi i miei migliori e pii auguri mentre continuate i vostri studi e mentre l'Accademia inizia il suo secondo secolo di servizio. Su voi e sulle vostre famiglie cordialmente invoco le abbondanti benedizioni divine di grazia e pace.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1992-02-03 Data estesa: Lunedi 3 Febbraio 1992



Udienza all'Ispettorato generale di pubblica sicurezza del Vaticano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fedeltà e servizio alla Sede di Pietro

Signor Ispettore, Signori Funzionari, Signore e Signori Agenti di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano!


1. Ringrazio con voi il Signore, che, come ogni anno, ci offre la gioia di questo incontro, nel quale è data a me l'opportunità di ringraziarvi per il vostro servizio, ed a voi quella di ravvivare ed approfondire le motivazioni più alte del vostro quotidiano impegno. Saluto il Dottor Marinelli, Ispettore Generale, con animo grato per le nobili parole con cui s'è fatto interprete dei vostri sentimenti. Carissimi, desidero anzitutto esprimervi il mio apprezzamento per la validissima opera che svolgete con grande senso di responsabilità. Tale opera, alla luce della fede, si arricchisce di significati profondi, ai quali ciascuno di voi può rifarsi per trovarvi incitamento e sprone nell'adempimento del dovere, soprattutto nei momenti nei quali la fatica si fa più pesantemente sentire.


2. Il servizio a voi affidato ha caratteristiche che lo distinguono da quello dei vostri colleghi, a motivo del reale, se pur indiretto, collegamento con l'attività propria del Successore di Pietro. Voi, carissimi, avete il privilegio di svolgere il vostro lavoro accanto al Papa, per contribuire al sereno e ordinato svolgimento del suo ministero. Vi invito a ricuperare costantemente la dimensione più vera del compito a voi affidato: in questa Roma, nella quale la Provvidenza ha voluto porre il centro del Cristianesimo, voi siete chiamati a creare condizioni atte a favorire l'incontro del Papa con i fedeli che qui convengono da ogni parte del mondo. La consapevolezza di questa importante funzione vi sostenga sia durante l'ordinaria vigilanza intorno alla Città del Vaticano, che in occasione di speciali Visite in Roma o in altre città d'Italia. Il Successore di Pietro ha da Dio il compito di confermare nella fede tutti i credenti (cfr. Lc 22,32), i quali a lui ricorrono con fiducia da ogni parte della terra. Voi siete chiamati a cooperare, sul piano umano, affinché gli incontri avvengano in un contesto di mutuo rispetto e di tranquilla sicurezza. Sentitevi impegnati a confermare con la testimonianza della condotta personale quanto la vostra vicinanza al Papa autorizza a supporre. Per questo vi esorto ad essere uomini e donne che coltivano una propria vita interiore nella preghiera personale, nella frequenza alla Messa festiva ed ai sacramenti, nell'approfondimento dei contenuti della fede professata. In tal modo il lieto annuncio di pace, di verità, di giustizia, di amore, che il Papa porta al mondo, riceverà un'ulteriore conferma anche dallo stile del vostro comportamento e troverà più facile ascolto ed accoglienza.


3. Nel rinnovarvi l'espressione della mia stima e del mio incoraggiamento, rivolgo un pensiero anche ai vostri familiari, specialmente alle persone anziane o malate e ai bambini: a tutti auguro un anno sereno e prospero.

A tal fine invoco la materna intercessione di Maria, Regina della Pace, mentre di cuore imparto a voi ed ai vostri cari la mia Benedizione.

Data: 1992-02-06 Data estesa: Giovedi 6 Febbraio 1992

Udienza ai cappellani militari capi dell'Europa e del Nord America - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Chiamati ad aspirare alla pace anche quando sembra irraggiungibile

Cari cappellani militari,


1. Sono lieto di dare il benvenuto ai partecipanti alla terza Conferenza internazionale e interconfessionale dei cappellani militari capi dell'Europa e del Nord America. Voi rappresentate molte confessioni religiose ed io vi saluto con le parole dell'Apostolo Paolo: "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro" (Col 1,2).

Ringrazio l'Arcivescovo Marra, Ordinario Militare per l'Italia, per le sue gentili parole di presentazione pronunciate a vostro nome. Saluto il personale militare presente con voi, incluso il Generale Domenico Corcione, Capo di Stato Maggiore per la Difesa, e gli altri Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate italiane. Il nostro incontro mi procura consolazione e speranza perché ho sempre considerato l'opera pastorale tra i militari come un campo molto importante. La vostra Conferenza, che si incontra per la terza volta, dopo un promettente avvio a Stoccarda ed un secondo incontro a Lubecca, mi offre l'opportunità di esprimere ancora una volta il mio sincero apprezzamento per il valido lavoro pastorale in cui siete impegnati tra il personale militare e le sue famiglie. Guardando la lista delle ventitré Nazioni rappresentate in questa Conferenza, noto con piacere come la presenza dei cappellani militari si stia espandendo nei Paesi dell'Europa centrale ed orientale.


2. Nel mondo cattolico c'è sempre stata una notevole tradizione di cura pastorale verso il personale militare. Il rispetto e la sollecitudine della Chiesa cattolica per quanti sono coinvolti nel servizio militare è chiaramente espressa nella Costituzione Pastorale del Concilio Vaticano II Gaudium et spes, dove leggiamo: "Coloro... che si dedicano al servizio del proprio Paese e sono membri delle forze armate devono considerarsi come ministri della sicurezza e della libertà dei loro popoli, e nel momento in cui svolgono questo dovere nel modo appropriato, contribuiscono genuinamente allo stabilimento della pace (op. cit. GS 79). La Costituzione Apostolica Spirituali Militum Curae, del 21 aprile 1986, che regola l'attività della Chiesa in questo campo, uniforma gli Ordinariati Militari alle Chiese particolari o alle Diocesi, e compara l'assistenza spirituale che i cappellani forniscono nelle caserme, nei campi, nelle scuole e nelle accademie militari a quella garantita nelle parrocchie. Alla vostra cura pastorale è affidato un gran numero di giovani ed anche uomini e donne in servizio effettivo chiamati a servire i loro Paesi come custodi della sovranità e, se necessario, dell'ordine internazionale e della stessa pace. Come cappellani, siete consapevoli del ruolo della Parola di Dio nella formazione delle coscienze e dei cuori delle persone, nel condurle a pensieri di pace e al corretto uso della libertà. Dovete seminare abbondantemente nel fertile terreno della libertà di coscienza così che anche nella sfera militare gli individui agiranno in modo da riflettere un profondo rispetto verso Dio e, di conseguenza, un costante rispetto per la dignità ed i diritti degli altri. L'attuale momento storico presenta una sfida speciale per i cappellani militari. Davanti a voi c'è il compito di educare gli altri ai valori umani e spirituali, e di aiutarli a porre l'etica al di sopra della tecnologia, la moderazione sulla passione, un senso di giustizia sull'odio e l'oppressione. Un gruppo altamente qualificato come il vostro, ponendo insieme diverse culture ed esperienze, non mancherà di fornire indicazioni circa i metodi migliori per costruire una vera civiltà della pace.


3. C'è un altro punto che intendo chiarire. La pace è un prezioso e fragile dono che Dio affida all'uomo, alla sua coscieza e alla ragione. Per voi, due compiti, egualmente necessari, derivano da ciò. Il primo è il dovere di operare attraverso la formazione delle coscienze per favorire un autentico desiderio di pace. Il secondo compito è pregare costantemente per la pace, affinché Dio garantisca questo dono ai popoli del nostro tempo. In innumerevoli occasioni ho pregato pubblicamente per la pace e ho lanciato appelli alla preghiera per la pace, più recentemente durante la Guerra del Golfo e il conflitto in Jogoslavia. "Nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,37). Quando gli sforzi dell'uomo sembrano destinati al fallimento, il potere dello Spirito di Dio può agire in profondità nei cuori delle persone, per placare l'odio e per destare l'amore. La pace può talvolta apparire irragiungibile, ma noi siamo chiamati ad aspirare sempre ad essa, fidandoci delle promesse di Dio. Pregate, quindi, perché così facendo renderete il più grande servizio alle persone affidate alla vostra cura pastorale, coloro che si trovano in prima linea quando crolla la coesistenza pacifica e scoppia la guerra.


4. Cari cappellani, sia in guerra che in pace siate sempre e solo Pastori di anime. Siate vicini a coloro che vi sono affidati. Aiutateli con la vostra preghiera ed esortateli a svolgere con generosità il compito affidatogli, che è quello di assicurare, se necessario con il sacrificio della vita, che gli altri possano godere della sicurezza e della pace.

Con questi sentimenti invoco su voi tutti le benedizioni di Dio Onnipotente.

Vi invito ad alzarvi e a recitare con me la preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato: Padre Nostro.

Data: 1992-02-06 Data estesa: Giovedi 6 Febbraio 1992

Visita "ad limina" dei Vescovi della regione di sud-ovest della Francia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La parrocchia è il luogo privilegiato in cui il cristiano può vivere in pienezza l'apostolato comunitario

Cari confratelli nell'Episcopato,


1. E' con grande gioia che vi do il benvenuto stamane nel cuore dell'Urbe, dove venite ogni cinque anni in pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Manifestate in tal modo la vostra comunione con il Successore di Pietro e visitate gli uffici della curia che vegliano sulla vita e la crescita della Chiesa universale. Vi porgo il benvenuto più cordiale e ringrazio in particolare il vostro Presidente, Mons. Pierre Eyt, per le parole che ha appena pronunciato, presentandoci in modo preciso e dettagliato la Regione Apostolica del "Sud-Ovest", in cui adempite la vostra missione di successori degli Apostoli. Ne ha illustrato le caratteristiche principali: nell'affrontare le difficoltà della nostra epoca, voi incontrate molti uomini e donne provati dalla vita; ma testimoniate la speranza indefettibile di quanti Cristo chiama a servirlo nei suoi fratelli.

Successori degli Apostoli! E' questo il nome che voi assumete, il dono che avete ricevuto, la grazia che fa vivere la Chiesa. Siete stati inviati, dice il Decreto Christus Dominus, per "perpetuare l'opera di Cristo... insieme col sommo pontefice e sotto la sua autorità" (CD 2). Più avanti, lo stesso Decreto spiega in tutta la sua luce la bellezza e la grandezza della vostra missione quando afferma che la diocesi, "aderendo al suo pastore e da lui unita per mezzo del vangelo e della eucaristia nello Spirito santo, costituisce una chiesa particolare, nella quale è veramente presente e agisce la chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica" (cfr. CD 11).


2. Il vostro posto in mezzo al popolo affidato alle vostre cure, il vostro posto di padri delle diocesi mi porta a ricordare con voi, in questo incontro, alcuni problemi che attualmente molti di voi devono affrontare riguardo all'organizzazione della vita diocesana e, in particolare, della riorganizzazione delle parrocchie. Nei rapporti che avete presentato sullo stato delle vostre diocesi avete sottolineato la necessità di procedere a certi raggruppamenti, visti i cambiamenti nella ripartizione della popolazione di diverse regioni e tenendo anche conto della diminuzione del numero dei sacerdoti. Questi ultimi spesso si affaticano in corse incessanti tra i molti luoghi di culto in cui si prodigano fino allo stremo affinché le comunità riescano a strutturarsi in modo dinamico.

Possiamo attenderci molti di questi cambiamenti per la vitalità stessa del popolo di Dio, poiché queste trasformazioni hanno come obiettivo la formazione di comunità di fedeli più numerose, in cui le ricchezze di ciascuno contribuiranno a edificare "sulla roccia" la Casa che Dio ci chiede di costruire. In un primo tempo, occorre certamente dissipare le legittime preoccupazioni sollevate da ogni cambiamento. E' difficile sostituire il contatto personale con i parrocchiani garantito dalla presenza costante di un parroco. Ma la parrocchia è anche una "determinata comunità di fedeli" (CIC 515), che raccoglie i battezzati e rende visibile la Chiesa. In essa e per essa Cristo invia il suo popolo in missione nel mondo. Attraverso le parrocchie che fondate o riorganizzate, offrite ai cristiani la possibilità di abitare questo mondo rispondendo alla loro vocazione battesimale. Le comunità cristiane, grazie alla loro presenza negli agglomerati in cui la popolazione risiede e lavora, saranno punti di appoggio indispensabili, segni dell'azione del Signore nel suo popolo. Cellula viva, tale è la funzione della parrocchia in questo Corpo di Cristo che è la Chiesa. Ma so anche che rispettate per quanto possibile, nelle piccole località in cui non si può mantenere una parrocchia, il desiderio degli abitanti di riunirsi e di celebrare diverse liturgie nelle loro chiese, che amano e che, di solito, i comuni mantengono con cura. Questi santuari sono segni visibili della fede ricevuta dalle generazioni precedenti; esortate i cristiani a mantenerli vivi. Riguardo alle parrocchie raggruppate nelle zone rurali, o a quelle delle città, è bene notare che i rimproveri e i sospetti di ieri non si appuntano più su di loro: persone impegnate in movimenti diversi oggi si integrano meglio nell'insieme dei parrocchiani e partecipano agli stessi gruppi di animazione. Il Decreto sull'apostolato dei laici ha ricordato infatti che la parrocchia offre un luminoso esempio di apostolato comunitario, "fondendo insieme tutte le differenze umane che vi si trovano e inserendole nell'universalità della chiesa" (n. 10). E' questo un argomento di riflessione da riprendere spesso, poiché la missione del Figlio di Dio, venuto "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52), trova nella parrocchia il mezzo per realizzarsi in verità. Vorrei cogliere questa occasione per rendere omaggio dinanzi a voi alla figura dei pastori di anime, spesso sconosciuti, che lavorano nella vigna del Signore e "sopportano il peso del giorno e del caldo", come amo ripetere seguendo San Paolo. La riorganizzazione delle parrocchie mette i sacerdoti al centro di vasti gruppi, al tempo stesso stimolanti e difficili da animare. Nel procedere ai raggruppamenti necessari, cercate di organizzare le comunità in modo che il sacerdote possa esercitare il suo ministero conducendo una vita equilibrata. D'altronde, solo la presenza e l'esempio di questi uomini, che hanno dato tutto per seguire Cristo e diventare "pescatori di uomini", può aiutare i giovani ad ascoltare la chiamata a servire nel sacerdozio. Il vostro Presidente ha giustamente insistito su questo punto. Vi attendete da queste riorganizzazioni un nuovo slancio per la missione della Chiesa particolare. E avanzate prudentemente, di concerto con i sacerdoti e i fedeli, il che è molto auspicabile affinché tutti si sentano chiamati a far vivere le comunità. Ricordo le celebri pagine di Sant'Ignazio di Antiochia: "Abbiate a cuore di fare ogni cosa nella concordia, sotto la guida del vescovo che occupa il posto di Dio, dei presbiteri, che occupano il posto del senato degli Apostoli, e dei diaconi, cui è stato affidato il servizio di Gesù Cristo" (cfr. Lettera ai Magnesi 6,1).


3. E' bene dar forza a realtà quali i decanati e le zone apostoliche, ma, in diversi campi dell'evangelizzazione, si avverte il bisogno di istanze diocesane.

Penso non soltanto ai servizi amministrativi abituali, ma anche alla direzione o all'animazione di settori importanti della pastorale, come quelli che sono stati appena ricordati: la catechesi e la formazione dei giovani e degli adulti, la liturgia, la comunicazione, la cultura, il lavoro, la salute, il mutuo soccorso soprattutto verso le persone che sono escluse o emarginate, la presenza pastorale presso gli immigrati, i prigionieri e l'apostolato specializzato in diversi ambienti o la riflessione su i problemi che si pongono nella società. E' necessario che, in questi campi o in altri ancora, i sacerdoti e i fedeli siano sostenuti e orientati. Ma una diocesi non ha sempre i mezzi per affrontare tante esigenze, che richiedono competenza e molto tempo a quanti hanno l'incarico degli studi e dell'animazione. Non sarebbe forse opportuno, a questo proposito, sviluppare la collaborazione tra diocesi limitrofe della Regione e creare servizi comuni? Sarebbe questo, potremmo dire, un modo di dare un'esistenza più concreta alla "provincia ecclesiastica", quali che siano, d'altra parte, gli appartenenti alle diocesi che si associano per motivi pratici. In una scala diversa, le istanze nazionali vi aiutano a risolvere problemi che si pongono a tutto il paese e che esigono un trattamento d'insieme. D'altronde, e non è meno importante, i diversi consigli che hanno visto la luce in questi ultimi anni nelle diocesi, in conformità alle disposizioni del Codice e sotto l'impulso dei sinodi, svolgono un ruolo di primo piano. Istanze quali i consigli presbiteriali e i consigli pastorali favoriscono una partecipazione attiva dei sacerdoti e dei laici all'adempimento della missione ecclesiale, grazie ad una collaborazione meditata tra tutti, sotto la responsabilità del vescovo che ha il compito di guidare la vita ecclesiale nell'unità. Nei consigli pastorali, la partecipazione dei laici e le loro responsabilità vengono opportunamente affermate. Spesso sono i sinodi diocesani, o altre strutture analoghe, che coinvolgono un gran numero di fedeli, ad aver dato vita a una mobilitazione che continua nella organizzazione di questi consigli. A partire da questi impulsi dei sinodi, come affermano i vostri rapporti, si è potuta intraprendere la riorganizzazione territoriale in condizioni favorevoli, le collaborazioni tra sacerdoti e laici sono progredite, la vita liturgica e la preghiera comunitaria hanno avuto un nuovo slancio. In definitiva, ciascuno è stato confermato nella sua missione. Tutto ciò manifesta una vitalità incoraggiante nelle diocesi. Pur sapendo, se ce ne fosse bisogno, rimodellare con flessibilità i nuovi strumenti al servizio dell'evangelizzazione, occorre rallegrarsi per la loro apparizione. Una fruttuosa cooperazione consentirà ad ogni cristiano di avvertire in profondità che la Chiesa, la diocesi e la parrocchia gli appartengono e che, in verità, sua res agitur! Ogni battezzato ha un suo posto nella Chiesa, poiché Cristo lo aspetta li. Ogni battezzato è un figlio della Chiesa che, secondo la felice formula del Cardinale de Lubac, non è soltanto "la mera unione di quanti, ciascuno per suo conto, avrebbero aderito al Vangelo e successivamente messo in comune la loro vita religiosa, sia secondo il loro progetto personale o le indicazioni delle circostanze, sia secondo le prescrizioni del Maestro. Essa non è un organismo esteriore creato o adottato di colpo dalla comunità dei credenti" (Catholicisme, pag. 38).


4. Tra le forze vive delle vostre Chiese particolari, i vostri rapporti mettono in chiara evidenza il ruolo svolto dai religiosi e dalle religiose che sono ben inseriti nella comunità diocesana, secondo i propri carismi. Desidero lodare il contributo prezioso della vita religiosa alla vita di una diocesi. "Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito" (1Co 12,4), ricorda l'Apostolo delle genti. Con una formula molto ricca, la Costituzione Lumen Gentium invita i religiosi a porre "ogni cura, affinché per loro mezzo la Chiesa ogni giorno meglio presenti Cristo... o mentre egli contempla sul monte, o annunzia il regno di Dio alle turbe, o risana i malati e i feriti e converte a miglior vita i peccatori" (LG 46). La luce dei monasteri contemplativi, la predicazione, la partecipazione alla pastorale parrocchiale, la cura dei malati, l'insegnamento, le opere caritative, sono questi alcuni dei campi di azione in cui i religiosi e le religiose delle vostre diocesi si prodigano con grande dedizione, non sminuita dal loro invecchiamento né dalla scarisità del loro numero. In certi casi, alcuni Istituti devono rinunciare a determinate attività, abbandonare certi luoghi. E' importante che questi cambiamenti vengano decisi in pieno accordo con il vescovo, che rimane il primo responsabile delle istituzioni cattoliche al servizio del popolo di Dio. Auspico che il contributo specifico dei religiosi e delle religiose conservi tutta la sua importanza, in buona intesa con voi, affinché i doni ricevuti da alcuni servano alla crescita dell'intero Corpo. Insieme a voi, vorrei rendere grazie per l'immensa opera compiuta dai religiosi e dalle religiose nel vostro paese. Essi hanno contribuito grandemente alla costituzione del suo patrimonio cristiano. Rimangono oggi testimoni e servitori esemplari, nonostante condizioni spesso difficili. Portate alle comunità anziane o più recenti la mia ammirazione per la loro fedeltà e il loro dinamismo, porgete loro il caldo incoraggiamento del Vescovo di Roma che conta sulla loro preghiera e chiede con fervore a nostra Signora e ai loro Santi fondatori di vegliare su di loro.


5. Cari confratelli nell'Episcopato, nel concludere questo incontro vorrei confermarvi nel vostro servizio personale nella Chiesa, questa madre sulle cui ginocchia noi abbiamo "imparato tutto", e che prefigura la Gerusalemme celeste già presente in mezzo a noi. Con speranza, prego la Vergine Maria di intercedere ogni giorno per voi presso suo Figlio affinché la vostra missione vi dia molta gioia.

Invoco su di voi la protezione di uno dei vostri predecessori in questa regione della Francia, Sant'Ilario di Poitiers, che diceva: "E' bene, e motivo di gioia per dei fratelli abitare insieme, perché abitando lo stesso luogo formano una cellula della Chiesa; vengono chiamati fratelli perché sono d'accordo nella carità che dà ad essi un solo volere" (Commentaire sul le Psaume, 132).

Di cuore invoco su ciascuno di voi la benedizione di Dio.

Data: 1992-02-07 Data estesa: Venerdi 7 Febbraio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)