GPII 1992 Insegnamenti - Udienza agli autori di un libro sul Primato del Vescovo di Roma nel primo millennio - Città del Vaticano (Roma)

Udienza agli autori di un libro sul Primato del Vescovo di Roma nel primo millennio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Voglia Iddio che il servizio del Papa all'unità valga a promuovere la piena comunione

Signori Cardinali, illustri Signori!


1. E' per me motivo di gioia e di gratitudine accogliervi oggi, in questa Sedes Petri, per ricevere l'omaggio del volume: Il primato del Vescovo di Roma nel primo millennio, a cui avete collaborato partecipando al Symposium storico-teologico, promosso nell'ottobre 1989 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dal Pontificio Comitato di Scienze storiche. Nel rivolgere a ciascuno il mio saluto cordiale, ringrazio l'arcivescovo Alberto Bovone per il nobile indirizzo con cui mi ha espresso i vostri sentimenti. Desidero manifestarvi il mio apprezzamento per l'impegno posto in un'opera che, come precisa il sotto

Titolo: Ricerche e testimonianze, non vuol essere una storia del Primato papale in quel primo millennio - impresa che meriterebbe ben più ampio sviluppo ed una diversa impostazione - ma soltanto presentare alcuni aspetti e momenti di quel periodo con approccio scientificamente ineccepibile, nell'intento di portare un contributo chiarificatore alla complessa materia. A questo proposito, mi piace sottolineare che, tra voi, alcuni sono storici ed altri teologi. Non a caso l'iniziativa è qualificata come Symposium storico-teologico: ciò costituisce un felice esempio di collaborazione tra due discipline che, in questo genere di studi, possono opportunamente incontrarsi con reciproco giovamento.


2. La prospettiva in cui si sono mosse le vostre ricerche, illustri Signori, è stata quella della Chiesa del primo millennio, con una cristianità ancora sostanzialmente unita nella comunione della fede e della carità, grazie al superamento della crisi e delle rotture intervenute nel corso dei primi secoli. E' una prospettiva, quella da voi adottata, che riveste un grande interesse anche al presente. E', infatti, molto importante che si torni a guardare ai problemi esistenti tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa ponendosi nell'ottica che ne accompagno il cammino durante l'intero primo millennio. In questo senso, ricordando quell'evento di enorme importanza per gli sviluppi del cristianesimo che fu il Battesimo di Kiev del 988, scrivevo nella Lettera Apostolica Euntes in mundum: "C'era la Chiesa d'Oriente e c'era la Chiesa d'Occidente, ognuna sviluppatasi secondo le proprie tradizioni teologiche, disciplinari, liturgiche, con differenze anche notevoli, ma esisteva la piena comunione tra l'Oriente e l'Occidente, tra Roma e Costantinopoli, con relazioni reciproche. Ed è stata la Chiesa indivisa di Oriente e di Occidente che ha ricevuto ed ha aiutato la Chiesa di Kiev" (n. 4). Il Vescovo di Roma, sul finire di quel millennio, continuava a conservare viva consapevolezza dell'universalità del suo ministero di Successore di Pietro. Il papa Giovanni XV, ad esempio, in una lettera del 4 aprile 995, così si definiva: "Johannes humillimus omnium servorum Dei in sancta sede Romana, totius orbis magistra, non meritis propriis constitutus sed intercessione beatissimi apostoli Petri principis ab Omnipotente in apostolatus arce electi" (H.

Zimmermann, Papsturkunde 896-1046, I, Wien 1984, n. 324, p. 632). Nella coscienza, dunque, della continuità del ministero petrino, il Vescovo di Roma così passava dal primo al secondo millennio cristiano. Voglia Iddio concedere che il servizio all'unità, per il cui adempimento il Successore di Pietro pone anche oggi ogni suo impegno, valga a promuovere, sulla soglia ormai del terzo millennio, un decisivo avanzamento verso la ricomposizione di quella piena comunione per la quale Cristo prego insistentemente al momento di dare la sua vita per la salvezza del mondo.

Con questo auspicio, che affido all'intercessione di Maria, nostra Madre comune, vi benedico di cuore.

Data: 1992-02-08 Data estesa: Sabato 8 Febbraio 1992

Udienza ai membri del consiglio generalizio dei Redentoristi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Siate come Sant'Alfonso "Maestri di Verità"

Carissimi Padri della Congregazione dei "Redentoristi"!


1. Sono lieto di accogliere i Membri del Consiglio Generalizio in questa Udienza e a tutti porgo il mio saluto più cordiale, estendendo il mio pensiero e il mio affetto a tutti i vostri Confratelli, che, nel nome e nello spirito di Sant'Alfonso, sono a servizio della Chiesa e delle anime nei vari Continenti. Vi ringrazio della vostra presenza: avete voluto, anche se per brevi istanti, incontrarvi col Papa per esprimere la vostra fedeltà alla Chiesa ed alla sua Persona, e per ascoltare la sua parola. Questo gesto, mentre è di conforto per me, fa grande onore a tutti voi, perché vi pone in piena sintonia con Sant'Alfonso, il quale portava un profondo amore al Successore di Pietro ed era mosso da vivo senso di obbedienza verso le sue direttive, riconoscendone nella fede il valore illuminante e corroborante. Sant'Alfonso è una figura gigantesca non solo nella storia della Chiesa, ma della stessa umanità, tanto che vi fu chi - e non si trattava di persona a lui vicina per scelte ideali - vide in lui "l'educatore dell'anima cattolica dell'Occidente", colui che "nel cattolicesimo moderno ha fatto quello che per l'antico fece Agostino".


2. Nella Lettera Apostolica "Spiritus Domini", che indirizzai al vostro Padre Generale il 1 agosto 1987, in occasione del bicentenario della morte del Santo vostro Fondatore, tracciai in rapida sintesi le linee fondamentali della spiritualità e dell'attività pastorale di Sant'Alfonso, sottolineando il suo zelo imperterrito, le sue opere dottrinali e sociali, il suo geniale apporto nell'ambito specifico della "teologia morale", il suo decisivo influsso nel favorire una vera fioritura di santi. Vorrei ora sottolineare che la società moderna ha un estremo bisogno di Verità, perché soltanto sul fondamento della Verità si può costruire in modo sicuro l'edificio della vita morale e ascetica e si può esprimere a Dio in modo autentico la propria adorazione. Sant'Alfonso è stato essenzialmente un "Maestro di Verità" qualificato e sicuro, e ci commuove perfino il pensiero che alla sua scuola si è formato anche San Giovanni Maria Vianney, esempio e modello di tutti gli ecclesiastici, parroci, teologi, sacerdoti impegnati nei vari campi del ministero. Solo dalla Verità nasce la moralità autentica, oggettiva, universale, solo da essa può scaturire la devozione sicura, come ben attestano le opere ascetiche nelle quali il vostro Fondatore si è dimostrato Maestro di vita spirituale illuminato ed esperto. Ed egli ben sapeva e insegnava che la "prima regola della fede" è il Magistero della Chiesa. Dalla Verità conosciuta, amata, vissuta, Sant'Alfonso faceva sgorgare giustamente e logicamente l'anelito alla santità, dal quale derivava con logica consequenzialità quello che si potrebbe definire il suo programma di vita e di apostolato: "Salvarsi e salvare!". A tutti è noto il suo magistero severo e tuttavia confidente circa i "Novissimi", che fanno appunto parte della Verità dogmatica: "Pregate! Pregate! - egli andava ripetendo con ansia e insistenza -. Tanti si dannano, mentre è tanto facile salvarsi! Pregate!". E inculcava l'amore fervoroso all'Eucaristia, la devozione alla Madonna, la meditazione della Passione di Cristo. "La salvezza è l'affare che importa di più di tutti gli altri... Felici noi se viviamo e terminiamo la vita dicendo così: Fiat voluntas tua!" ("Apparecchio alla morte").


3. Cari Figli di Sant'Alfonso! Siate anche voi sempre e dappertutto "Maestri di Verità", seguendo i suoi esempi e i suoi insegnamenti! Questo invoca la società moderna! Di questo hanno bisogno gli uomini d'oggi, confusi e frastornati da tante ideologie contrastanti e da tante aspirazioni vane e dispersive! Vi assista sempre e vi illumini Maria Santissima, da Lui tanto amata e venerata. Come sapete, egli ebbe la consolazione di morire tenendo tra le mani l'immagine di Maria, mentre suonava l'"Angelus": "Se sano fu divoto di Maria - scrive il biografo Tannoia - devotissimo lo fu agonizzante e tra le braccia della morte".

Che il cammino della vostra vita sia impegnato sempre e solo nell'annunziare la Verità! E vi accompagni la mia Benedizione, che ora vi imparto e che estendo di gran cuore a tutta la Congregazione!

Data: 1992-02-08 Data estesa: Sabato 8 Febbraio 1992

Visita pastorale alla parrocchia romana della Sacra Famiglia di Nazaret, quartiere Centocelle - Roma

Titolo: Da questa parrocchia si irradi una testimonianza che renda onore alla santità della Famiglia

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia della Sacra Famiglia!


1. La visita pastorale, che sto compiendo in mezzo a voi, trova in questa celebrazione eucaristica il suo momento più alto. Tutti insieme, pastori e fedeli, siamo raccolti, in gioiosa partecipazione, intorno all'altare del Signore, come membri della sua famiglia. A questa mensa veniamo nutriti anzitutto con il Pane della verità, costituito dalla Parola di Dio, poi con il Pane eucaristico, nel quale c'è la presenza reale di Gesù in corpo, sangue, anima e divinità. Per effetto della grazia che il Signore elargisce nel Sacramento dell'Eucaristia, vengono accresciute e rafforzate in noi la fede, la speranza e la carità, come pure le altre virtù cristiane, così da metterci in condizione di meglio conoscere, amare e servire il Signore e i nostri fratelli.


2. Il nutrimento della Parola, che ci è offerto in questa quinta domenica del tempo ordinario, si incentra sulla missione, cioè sulla chiamata di Dio a collaborare alla diffusione del suo messaggio di amore e di salvezza tra gli uomini. La prima lettura riguarda la vocazione del profeta Isaia. In una visione sublime, nella quale il Profeta vede il Signore assiso in trono, circondato da Serafini che lo acclamano tre volte Santo, Isaia si rende conto anzitutto della sua indegnità e grida: "Uomo dalle labbra impure io sono". Ma un Serafino lo purifica con una pietra infuocata, rassicurandolo: "La tua iniquità è scomparsa, il tuo peccato è espiato". Egli, incoraggiato così ad accogliere la chiamata di Dio, dichiara la propria disponibilità: "Eccomi, manda me!". Anche la seconda lettura, dalla Lettera di San Paolo ai Corinzi, si riferisce alla missione, quando presenta Paolo come Apostolo, cioè come chiamato ed inviato dal Signore, anche se egli si considera indegno per aver perseguitato la Chiesa. La terza lettura è una pagina tra le più note e suggestive del Vangelo di Luca. Gesù, nei primi giorni della sua predicazione, trovandosi sulle rive del lago di Genesaret, sale sulla barca di Pietro e lo invita a prendere il largo e a calare le reti per la pesca.

Pietro, che si era già affaticato per tutta la notte senza prendere nulla, fa fede alla parola del Signore e getta di nuovo la rete. Si compie allora il prodigio di una abbondantissima pesca. Pietro si getta ai piedi di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore!", cioè sono indegno di starti vicino.

Ma Gesù di rimando: "d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Lo chiama in tal modo alla missione apostolica. Isaia, Pietro e Paolo ebbero coscienza dei loro limiti, dei loro peccati e della loro indegnità. Ma il Signore volle servirsi di costoro, che non presumevano di sé, per operare le meraviglie della sua grazia nel mondo. Essi sentirono la propria inadeguatezza di fronte al compito che si prospettava davanti ai loro occhi. Fu proprio questa umiltà ad attirare la benevolenza di Dio e a corroborarli. Questi esempi ci servano ad affrontare con serenità, fiducia e fermezza gli incarichi affidatici dalla Provvidenza, e a non presumere mai delle nostre forze. La pesca infruttuosa degli Apostoli, perché non fecondata dalla presenza di Cristo, spiega tanti nostri insuccessi, quando confidiamo esclusivamente nelle nostre energie umane, senza tener conto dell'aiuto divino. Chiunque è chiamato a compiere una missione deve far leva sulle potenzialità della preghiera, se vuole superare gli ostacoli e trionfare su ogni forma di scoraggiamento. Con le parole del Salmo responsoriale di questa liturgia eucaristica abbiamo così pregato: "Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la mia forza" (Ps 137). La preghiera è una risorsa inesauribile per il potenziamento delle nostre capacità.


3. Questo insegnamento della Parola di Dio è rivolto oggi anche a voi, cari fratelli e sorelle di questa Parrocchia della Sacra Famiglia di Nazaret, qui a Centocelle. Il Signore si attende molto dalla vostra Comunità. Anche voi dovete essere pescatori di uomini, come Pietro, Paolo e gli altri Apostoli. Gli uomini si trovano oggi più che mai coinvolti in fenomeni diffusi di egoismo, di materialismo e di indifferentismo religioso. Essere pescatori di uomini significa offrire la propria collaborazione affinché essi si ravvedano e ricuperino il senso della dignità di figli di Dio, della preghiera e della meditazione delle verità eterne.

Significa partecipare a tutte le iniziative che sono destinate a far evitare all'uomo la perdizione e a tirarlo fuori dalle onde minacciose dell'odio e della violenza fratricida. Insieme al Cardinale Vicario, Camillo Ruini, e al Vescovo Ausiliare del Settore Est, Monsignor Giuseppe Mani, saluto tutti voi, cari fratelli e sorelle. Saluto, in particolare, il Parroco, Padre Beniamino Maurizio, ed i suoi Confratelli della Congregazione dei Figli della Sacra Famiglia, i quali reggono questa Parrocchia fin dalla sua fondazione, avvenuta esattamente 30 anni fa. Esprimo loro il mio incoraggiamento, perché nello spirito di umiltà, di servizio e di amore del loro Fondatore, il Beato Giuseppe Manyanet, che ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari, vi assistono e vi guidano sulla via della perfezione cristiana. Un pensiero particolare rivolgo a quanti sono impegnati nell'ambito delle iniziative parrocchiali: i membri del Consiglio Pastorale e di quello Economico, gli addetti alle Commissioni rispettivamente della Liturgia, della Catechesi, della Caritas, della Famiglia, ricordo specialmente i sodali dell'Azione Cattolica, del Movimento Adulti Scouts Cattolici Italiani (MASCI) e dell'Associazione Giovanile Esploratori (AGESCI), del Volontariato Vincenziano, della Legione di Maria e di quella della Visita Mensile Domiciliare della Sacra Famiglia. Vi esorto a perseverare nel servizio attivo di Dio e dei fratelli, oggi che tante insidie ed ostacoli si elevano contro una religiosità autenticamente vissuta. Se un carisma deve emergere come tipico della vostra Parrocchia, questo dev'essere la cura della famiglia, affinché si rafforzi negli ideali della sua vocazione cristiana. Sappiamo bene che la famiglia è in crisi, perché il mondo con le sue teorie e la sua prassi non privilegia l'unità e la fedeltà della coppia, non ne stima abbastanza la fecondità, non ne comprende adeguatamente l'indissolubilità, non ne favorisce la santità, giungendo perfino a misconoscere la vita già concepita e a consentirne la soppressione. Sia la vostra Parrocchia una Comunità che promuove il dialogo, un luogo dove ogni persona, da qualsiasi estrazione culturale provenga, possa interrogarsi sulle ragioni della fede e trovare nel vostro modo di essere e di vivere un modello che orienti al Signore, nostro fratello, amico e redentore. Fate della vostra Parrocchia una vera Famiglia, che è assidua alla Santa Messa festiva, per dare viva espressione alla propria fede e al senso di solidarietà umana.


4. Faccio appello alla vostra coscienza cristiana, affinché da questa Parrocchia della Sacra Famiglia di Nazaret si irradi nella città una testimonianza di parole e di opere che renda onore alla santità della Famiglia, così come la Chiesa la propone, nella fedeltà agli insegnamenti del suo Signore e Maestro. Anche il Sinodo diocesano nelle prossime settimane svilupperà delle iniziative che avranno come perno la Famiglia, dando così concreta attuazione a quel "Confronto con la Città", col quale la Chiesa di Roma intende "cercare e trovare se stessa fuori di se stessa" per una vita cristiana più partecipata. Per tutte queste intenzioni imploro su voi, sulle vostre famiglie, sull'intera Parrocchia la protezione di Gesù, Maria e Giuseppe, i modelli della Famiglia voluta da Dio.

Prego affinché questa Visita pastorale sia portatrice di nuovo vigore cristiano, di impegno generoso, di risposta senza riserve alla chiamata del Signore.

Amen!

Data: 1992-02-09 Data estesa: Domenica 9 Febbraio 1992

Ai bambini della parrocchia della Sacra Famiglia di Centocelle - Roma

Titolo: Attraverso voi parla la famiglia

La vostra presenza è di per sé un discorso. Mi piace il discorso della vostra presenza perché essa esprime molte famiglie: attraverso tutti voi parlano molte famiglie, queste piccole comunità in cui nasce l'uomo, in cui egli cresce in senso fisico e spirituale. La vostra presenza mi parla poi delle scuole che frequentate - non so quali, ma certamente ciascuno di voi frequenta una scuola; la vostra presenza mi parla della vostra parrocchia, affidata alla Congregazione dei Padri della Sacra Famiglia. Ma poi la Sacra Famiglia ci parla di quel grande ideale, di quel grande esempio di tutte le famiglie: quelle domestiche - chiamate anche Chiese domestiche - le famiglie parrocchiali e di ogni comunità umana: scuola, quartiere. Vorrei prendere spunto da questa circostanza così importante per augurare alle vostre famiglie, alle vostre comunità, a quella civile ma soprattutto a quella parrocchiale, la presenza della Sacra Famiglia, la sua benedizione; che siano qui tra voi Gesù, Maria e Giuseppe, questa Trinità terrena, e che attraverso questa sia vicina a voi la Trinità divina: Padre, Figlio e Spirito Santo. Vorrei offrire una benedizione nel nome di questa Trinità divina a voi qui presenti, alle vostre comunità domestiche, alle vostre scuole, ai vostri maestri, ai vostri insegnanti, e alla vostra parrocchia legata alla Trinità terrena della Sacra Famiglia.

Vi auguro una buona preparazione ai Sacramenti.

Data: 1992-02-09 Data estesa: Domenica 9 Febbraio 1992

Al consiglio pastorale della parrocchia Sacra Famiglia di Centocelle - Roma

Titolo: Auguro "buon consiglio" a tutte le famiglie

Davanti a questo consiglio pastorale vorrei soprattutto invocare Maria, Madre di Dio e nostra Madre, Madre del Buon Consiglio. Ci vuole un buon consiglio e poi ci vuole una Madre. Vorrei augurare un Buon Consiglio a ogni famiglia della vostra parrocchia che è tanto legata a ogni famiglia, fin dal titolo. Anche leggendo la Scrittura, il Vangelo, si vede il Buon Consiglio, il dono dello Spirito Santo che accompagna la Sacra Famiglia anche nel momento drammatico della fuga davanti alle atrocità di Erode. Il resto viene coperto da un grande silenzio, perché c'era la vita nascosta - trent'anni di vita nascosta: questi sono gli anni della Sacra Famiglia. Auguro "Buon Consiglio" a tutte le famiglie e anche al vostro Consiglio, questo Consiglio Pastorale. Dovrei fare un paragone fra ogni famiglia, dove ogni consiglio deve essere anche un consiglio pastorale, come guidare verso il bene la comunità della famiglia, come guidare se stessi verso la salvezza, verso il bene umano e soprannaturale: divino. Auguro questo consiglio a ogni famiglia e al vostro consiglio pastorale. Guidare questa famiglia parrocchiale della Sacra Famiglia di Nazaret è come guidare al bene proprio, della comunità ecclesiale, di una parte della Chiesa di Roma, di una parte della Chiesa universale. Tutta la Chiesa, nella sua dimensione particolare, locale, universale, tutta la Chiesa deve essere guidata dalla Spirito Santo, ma, sotto la sua guida, deve essere guidata dalle persone: dal Papa, dai Vescovi, dai parroci, dai sacerdoti, dai laici. Questa è una certa novità, ma non totalmente. Oggi il Concilio Vaticano II ha posto un nuovo accento sulla responsabilità apostolica dei laici. In diverse dimensioni, la responsabilità apostolica è sempre responsabilità per il bene, per la salvezza; per il bene umano e divino. Il coinvolgimento dei laici in questo compito apostolico-pastorale si esprime attraverso il consiglio pastorale della parrocchia. Vi auguro un buon consiglio.

Vi raccomando alla Madonna del Buon Consiglio. A conclusione dell'incontro, è stata consegnata al Santo Padre un'offerta da devolversi in favore delle popolazioni africane del Sahel.

Data: 1992-02-09 Data estesa: Domenica 9 Febbraio 1992

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sull'esempio di San Pietro Claver, apostolo degli schiavi negri, preghiamo per vittime di tutte le schiavitù

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Il pellegrinaggio spirituale, che stiamo compiendo attraverso i Santuari dell'America nel quinto centenario dell'arrivo del Messaggio di salvezza in quel Continente, ci porta oggi a Cartagena delle Indie, in Colombia, dove vogliamo sostare a riflettere e pregare nel Santuario di San Pietro Claver. Missionario gesuita spagnolo, questo Santo è stato uno dei più grandi ed eroici evangelizzatori che abbia avuto l'America durante la prima fase dell'espansione della Chiesa nelle terre dei Caraibi. E' passato alla storia col titolo di Apostolo degli schiavi negri. Era ancora studente di teologia, quando fu inviato nel Nuovo Regno di Granada, l'attuale Colombia, per completarvi la sua formazione.

Li, a Cartagena, fu ordinato sacerdote e li visse per quasi quarant'anni, dedicandosi con carità pastorale senza limiti a proteggere, assistere, aiutare ed evangelizzare gli schiavi provenienti dall'Africa. Battezzo più di trecentomila negri che persone prive di coscienza avevano buttato, senza alcun rispetto della dignità umana, sulle spiagge del Nuovo Mondo.


2. Pietro Claver mori all'età di 73 anni, nel 1654. Il suo corpo è molto venerato nel Santuario di Cartagena, che porta il suo nome. Davanti alla sua tomba ho avuto la gioia di pregare nel luglio del 1986, durante la mia visita pastorale in Colombia. In quella circostanza volli unire la mia voce di Pastore della Chiesa universale a quella dell'Apostolo degli schiavi negri, per difendere le vittime di tutte le schiavitù moderne, che opprimono tanti uomini e donne di oggi.


3. San Pietro Claver ottenga abbondanti grazie spirituali e temporali a tutti gli afroamericani sparsi nelle diverse regioni d'America, affinché possano raggiungere, secondo il disegno di Dio, la loro piena promozione umana nell'ambito personale e sociale. Desidero che essi sappiano che la Chiesa li porta nel cuore.

Proprio per questo, la loro situazione sarà oggetto di speciale attenzione pastorale da parte dei Vescovi che si riuniranno nella Conferenza di Santo Domingo.

Li saluto tutti cordialmente fin d'ora, nella gioiosa attesa di avere un incontro anche con molti di loro, in occasione del programmato Viaggio in America Latina, nel prossimo ottobre. Maria Santissima, "Ancella del Signore", Stella della prima e della nuova Evangelizzazione, accolga sotto la sua protezione e benedica tutte le care popolazioni d'America.

Data: 1992-02-10 Data estesa: Lunedi 10 Febbraio 1992

Udienza ai partecipanti del Pontificio Consiglio pastorale operatori sanitari - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'aiuto generoso a chi soffre è testimonianza d'amore e premessa di una nuova solidarietà fra gli uomini




1. Sono molto lieto di porgere il mio saluto a voi tutti, partecipanti alla II Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari. Ringrazio il Signor Cardinale Fiorenzo Angelini per le cortesi parole rivoltemi e per la presentazione che ha fatto dei vostri lavori. Mi congratulo con voi e a voi mi unisco nel render grazie al Signore per quanto vi è stato possibile realizzare in questi anni di attività del vostro Consiglio. Attraverso di esso la Chiesa svolge, in modo specifico, una parte importante della sua missione al servizio dell'uomo. Le implicazioni della pastorale sanitaria sono molteplici e complesse: come tali, richiedono costante attenzione, dedizione qualificata e notevole disponibilità al dono generoso di se stessi agli altri.


2. Prima di accennare alle iniziative più rilevanti da voi condotte, credo giusto sottolineare l'assiduo e proficuo lavoro impropriamente detto ordinario, che i responsabili, i membri, i consultori, il personale e i collaboratori volontari del vostro Dicastero quotidianamente assicurano. Mi riferisco all'incremento delle relazioni con i Rappresentanti pontifici e con le Conferenze episcopali; al crescente dialogo con i Vescovi delegati per la Pastorale sanitaria nelle Chiese locali; alle numerose visite pastorali ad ospedali; agli incontri col personale religioso sanitario, con le associazioni di medici, di infermieri e di volontariato; alla pubblicazione in più lingue della vostra apprezzata rivista; alla preparazione di sussidi di pastorale sanitaria; al contributo offerto alle Assemblee ordinarie e speciali del Sinodo dei Vescovi; all'elaborazione del Codice deontologico per gli Operatori Sanitari; all'attenta azione svolta per avviare la Federazione internazionale degli Ospedali Cattolici.


3. Il mio particolare apprezzamento va, inoltre, alle Conferenze internazionali che il vostro Dicastero, dalla sua istituzione, ha promosso ogni anno affrontando, con un approccio interdisciplinare scientifico, filosofico, teologico, questioni di grande attualità quali: i farmaci al servizio della vita umana, l'umanizzazione della medicina, la longevità e la qualità della vita, l'Aids, la mente umana, la droga e l'alcoolismo. So che già siete al lavoro per preparare la prossima Conferenza, in programma per l'autunno 1992, sul tema dei disabili e dei portatori di handicap. L'intervento di prestigiosi relatori, la sempre più numerosa e qualificata partecipazione di operatori sanitari, l'accoglienza incontrata dagli Atti tempestivamente pubblicati sono altrettante conferme del valore e dell'utilità di queste Conferenze internazionali. Vi incoraggio, perciò, a continuare su questa strada che si è dimostrata tanto proficua, contribuendo a far crescere, ad ogni livello, la coscienza della gravità e dell'urgenza dei problemi legati al mondo della sanità e della salute. Apprezzamento merita pure la dedizione con cui il Pontificio Consiglio è più volte intervenuto, in maniera discreta e in spirito di carità, per alleviare sofferenze e situazioni di profondo disagio, collaborando con le Conferenze Episcopali, con i Pastori delle Chiese locali, con le Istituzioni religiose e con tutti gli Organismi impegnati nel difendere e promuovere la vita là dove si trova ad essere più gravemente in pericolo.


4. Ma non vogliamo soffermarci soltanto a ricordare il passato. Il pensiero si volge, soprattutto verso il futuro, per individuare le sfide emergenti ed assicurare nuovo impulso alla vostra azione. Proprio a tale sentita esigenza intende rispondere l'attuale "Plenaria" con gli argomenti che ne costituiscono l'ordine del giorno. Il Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari mi sta particolarmente a cuore, perché ritengo fondamentale il contributo che esso è chiamato a dare allo svolgimento della missione della Chiesa nel nostro tempo. Come ho scritto nell'Esortazione apostolica "Christifideles laici", "nell'accoglienza amorosa e generosa di ogni vita umana, soprattutto se debole o malata, la Chiesa vive oggi un momento fondamentale della sua missione, tanto più necessaria, quanto più dominante si è fatta una "cultura di morte"" (CL 38).


5. Il pensiero va alle parole riferite dall'evangelista Giovanni: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto" (Jn 11,21). Esse non sono soltanto il lamento e quasi un velato e amorevole rimprovero a Gesù di due sorelle, Marta e Maria, profondamente addolorate per la morte del loro fratello Lazzaro. Sono anche il lamento che si rinnova lungo la travagliata storia del genere umano: il lamento del dolore, della malattia, della morte. Su questa condizione di umana miseria getta vivida luce la fede in Cristo Risorto. Da essa sorretti, noi sappiamo che Cristo è con noi, che lui è la risurrezione e la vita, e che perciò, chi crede in Lui, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in Lui non morrà in eterno (cfr. Jn 11,25-26). Cristo ha iniziato il suo ministero evangelizzando il dolore, la malattia e la morte, "affinché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie" (Mt 8,17 cfr. Is 53,4). Come buon Samaritano dell'umanità, si è fatto "prossimo" dei sofferenti che incontrava sul suo cammino, chinandosi sulle loro infermità, lenendone il dolore col balsamo della sua parola, e spesso guarendone le stesse malattie. Secondo la parola di Pietro, Egli "passo beneficando e risanando tutti" (Ac 10,38). Gesù continua questo suo ministero a favore degli uomini, suoi fratelli, mediante gli uomini stessi. Egli chiama ciascuno ad essere suo collaboratore in questa premura per l'altro; a vedere, quindi, con gli occhi dell'amore la grandezza dell'uomo - l'unica creatura sulla terra che Dio ha voluto per se stessa (cfr. GS 22) -, grandezza spesso celata dietro il velo della debolezza fisica.


6. In questo contesto si collocano le proposte che voi indicate come urgenti per la pastorale sanitaria nell'immediato avvenire. Di fatto, gli argomenti da voi trattati in questi giorni di lavoro si trovano al centro dell' attenzione dell'umanità: la difesa e la promozione del valore incommensurabile di ogni vita umana dal suo concepimento fino al suo naturale tramonto; l'integrazione sociale dei disabili e dei portatori di handicap; l'aiuto alla ricostruzione dei Paesi dell'Est europeo, dove urgenti sono i problemi sanitari e dove la collaborazione con le Chiese Orientali nel campo della pastorale sanitaria può contribuire alla promozione del dialogo ecumenico; e infine, l'evangelizzazione. La pastorale sanitaria si conferma così quale componente integrale della missione della Chiesa.

Chiamata a recare il Vangelo di salvezza a tutto il mondo, la Chiesa non può fare a meno della testimonianza di un amore che si china su chi soffre, per condividerne la pena e cercare di alleviarla per quanto è possibile.


7. Carissimi fratelli e sorelle, irradiate con zelo crescente il Vangelo della sofferenza, convinti che l'aiuto generoso a chi soffre è un fattore di unità nella carità e una premessa di nuove solidarietà tra gli uomini. Vi sostenga in tale provvida azione la fiducia nell'Uomo-Dio, che proprio dalla Croce volle trarre a sé ogni cosa, santificando il dolore e trasformandolo in forza redentrice. Dal mistero pasquale s'effonde una luce singolare sul compito specifico che la pastorale sanitaria è chiamata a svolgere nel grande impegno dell'evangelizzazione. L'attenzione al malato, sperduto talora nell'anonimato di corsie affollate, rappresenta una vera priorità nel ministero degli operatori sanitari: dall'infermiere al medico, al volontario, dal religioso alla religiosa, soprattutto, al sacerdote, ministro della misericordia e dell'amore divino. Gesù, attraverso queste persone si rende operativamente presente al fianco del malato, lo consola, lo conforta, ne perdona i peccati e non di rado gli restituisce il dono della salute.


8. Preziosa è inoltre la missione dei sofferenti. Al servizio di chi soffre, la Chiesa può ricevere da loro il più efficace sostegno alla sua azione missionaria (Lett. Enc. RMi 78), perché essi partecipano da vicino, con Maria, ritta presso la croce (Jn 19,25), al sacrificio redentore di Cristo. Siate voi stessi consapevoli di ciò e diffondete tale messaggio soprannaturale da cui scaturisce la luce della speranza, disperdendo le ombre che incombono sull'arcipelago della umana sofferenza. Tanto più efficace sarà il vostro apostolato quanto maggiormente inserito nella pastorale di insieme della Chiesa.

La memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes, nella cui ricorrenza volli istituire il vostro Dicastero mediante il Motu Proprio "Dolentium hominum", illumina anche questa vostra Plenaria. So che state lavorando alla proposta dell'istituzione della Giornata Mondiale per il Malato, nella duplice finalità di far sentire a chi soffre l'importanza del dono della sua sofferenza e a tutto il Popolo di Dio il dovere di farsi prossimo verso ogni malato. La Beata Vergine, celebrata ed invocata a Lourdes come Salute degli Infermi, sia modello di un così fondamentale apostolato. Lei, madre dell'amore e del dolore, benedica il vostro lavoro.

Con questo auspicio, anch'io vi benedico di cuore.

Data: 1992-02-11 Data estesa: Martedi 11 Febbraio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Udienza agli autori di un libro sul Primato del Vescovo di Roma nel primo millennio - Città del Vaticano (Roma)