GPII 1992 Insegnamenti - Celebrazione eucaristia per l'Opera Romana Pellegrinaggi e l'Unitalsi - Città del Vaticano (Roma)

Celebrazione eucaristia per l'Opera Romana Pellegrinaggi e l'Unitalsi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dio è l'unico che vi darà sostegno e consolazione quando la Croce busserà alla porta della vostra esistenza




1. "Come una madre consola un figlio, così io vi consolero" (Is 66,13). Con questo messaggio oggi, festa della Beata Vergine Maria di Lourdes, la parola di Dio ci convoca e ci interpella. Noi ravvisiamo in esso l'annuncio e la promessa che solo il Signore è la nostra consolazione. Egli attua per noi quella liberazione, da cui fu profondamente segnata l'attesa del popolo eletto. Oggi noi siamo chiamati a riconoscere e a proclamare che in Cristo Redentore ogni promessa si è adempiuta e la consolazione già preannunciata è diventata realtà. Vi consolero: saro per voi, io, il vostro Dio, la vostra gioia, il vostro conforto ed il vostro gaudio! Vi faro risorgere da ogni male, dal peccato e dalla sofferenza del corpo e dello spirito. Vi liberero da quella tristezza interiore, che vi tormenta per esservi allontanati dal vostro Dio. Vi consolero con la mia misericordia, purificandovi da ogni colpa e facendo scorrere verso di voi, "come un fiume... come un torrente in piena" (Is 66,12), la grazia, la vita divina, che zampilla fino alla vita eterna (cfr. Jn 4,14). Tutto questo vi darà sostegno soprattutto quando la Croce, presente nella storia di ogni persona, busserà alla porta della vostra esistenza.

La sofferenza, vista alla luce della Croce, irrorata dal sangue purpureo del Redentore (cfr. Inno "Vexilla regis"), è per ogni cristiano fonte di salvezza.


2. Torna come un evento di grazia, perciò, la festa della Beata Vergine di Lourdes, che migliaia di pellegrini, sani e malati, celebrano oggi insieme con noi, ricordando i prodigi che Dio, per sua intercessione, ha compiuto alla Grotta di Massabielle. Anche a Lourdes Dio rivela il suo amore, realizzando ancora nel nostro tempo la promessa di consolazione, attraverso la tenerezza materna di Maria e l'umile testimonianza di Santa Bernardetta, che ne accolse il messaggio. Dio consola noi, suo popolo, quando ci fa riflettere sul mistero del Figlio suo, nato dall'Immacolata, la Piena di Grazia. I nostri occhi contemplano oggi in Maria l'immagine viva della santità voluta da Dio, che ci chiama ad essere in Cristo santi ed immacolati al suo cospetto (cfr. Ep 1,4). Egli, l'Onnipotente, che in Maria ha fatto grandi cose, ci consola donandoci nella Vergine un segno sicuro di speranza. Tutte le ricchezze e le grazie, che sono state riservate all'uomo e al suo destino, si ritrovano in Maria; in lei si rivela la misericordia, che si estende di generazione in generazione. Nell'Immacolata si riscopre la dignità dell'uomo, nel quale il Creatore ha effuso il soffio del suo Spirito. In Lei, Vergine e Madre, ci si rivela la vittoria del bene sul male, il fascino dell'amore verginale consacrato, il valore e la forza santificante dell'amore coniugale, immagine viva dell'amore di Dio. Nell'Immacolata ravvisiamo anche la missione di ogni donna che, "guardando a Maria, trova in lei il segreto per vivere degnamente la sua femminilità ed attuare la sua vera promozione" (RMA 46).

Ella è modello mirabile per le giovani generazioni, le quali, attonite nel vedere tante espressioni di progresso materiale, che si ritorcono a danno dell'uomo, ricercano nel Vangelo gli ideali, che devono ispirare la moderna società.


3. "Ha innalzato gli umili, ha colmato di beni gli affamati, ha soccorso Israele, suo servo" (Lc 2,52 Lc 2,53 Lc 2,54). Queste parole del "Magnificat" tracciano un programma ed un cammino di fede. In tale spirito il motto che quest'anno accompagna i pellegrini di Lourdes si ispira alle parole della Vergine: "Lourdes è la voce dei poveri". Il malato, secondo il Vangelo, è un povero, e tutti coloro che servono i sofferenti cercano di capire il mistero del dolore alla luce della prima beatitudine predicata da Cristo sul Monte. Coloro che soffrono sono l'immagine della povertà evangelica; una povertà che, illuminata dalla Croce e dal dolore di Cristo, si trasforma in ricchezza e dono. Infatti, proprio nell'estrema "povertà" del Calvario, Gesù si è rivelato "servo" del Padre e servo-redentore di ogni uomo.

Le sofferenze, iscritte nel corpo e nello spirito di ogni uomo, ci fanno comprendere il valore e i meriti di chi si trova in una dura prova. La Chiesa, nata dal mistero della passione di Cristo, è consapevole che la prima via per l'incontro con l'uomo è quella della sofferenza; infatti ogni persona, nel proprio pellegrinaggio terreno, in un modo o in un altro, si imbatte nella realtà del dolore. Accostando l'uomo che soffre e proclamando la beatitudine della povertà in spirito, la Chiesa si fa tramite della consolazione che viene da Dio. Tale consolazione costituisce il cuore dell'annuncio e il fondamento della speranza.

Con Maria la Chiesa crede all'adempimento della parola del Signore, e mentre annuncia la beatitudine del povero, proclama, nello stesso tempo, la beatitudine della fede: "Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).


4. "Beata colei che ha creduto" e beati, perciò, tutti coloro che, guidati dalla medesima fede, opereranno affinché le promesse della consolazione divina trovino compimento nel cuore dei fratelli sofferenti. Con questi pensieri nel cuore, saluto tutti voi qui presenti. Saluto, in particolare, voi malati, che sapete unire le vostre sofferenze a quelle del Redentore in Croce. Saluto il Cardinale Vicario Camillo Ruini, al quale esprimo tutta la mia solidarietà e stima, ed il Vescovo Ausiliare, Monsignor Luca Brandolini, responsabile della pastorale sanitaria nella diocesi di Roma. Un pensiero rivolgo pure ai Membri e Consultori del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, i quali in questi giorni si sono riuniti per i lavori della Plenaria. Penso, inoltre, a tutti i componenti dell'U.N.I.T.A.L.S.I., all'Opera Romana Pellegrinaggi, alle Associazioni che accompagnano ed assistono i pellegrini di Lourdes. A tutti esprimo il mio ringraziamento, unitamente all'augurio che si accresca sempre più in voi lo spirito di dedizione nel servizio ai fratelli bisognosi di aiuto. Saluto anche i partecipanti al Primo Convegno Teologico Pastorale sui pellegrinaggi.

Esprimo la mia viva gratitudine per il dono dell'apparecchiatura medica da destinare ad un nuovo centro psico-pedagogico. Ringrazio, altresi, il Parroco ed i fedeli della parrocchia Gesù di Nazaret, nel quartiere Verderocca, per le iniziative che svolgono in favore delle famiglie e delle persone in situazioni difficili. Ringrazio, infine, per il dono dell'immagine della Madonna di Lourdes, da destinare al Santuario Mariano di Larissa in Libano. Invito tutti ad innalzare a Dio fervide preghiere per la pace in quella cara Terra tanto provata ed in tutte le regioni che sono colpite da conflitti fratricidi.


5. "Benedetta sei tu, Maria, fra le donne"! Sulla scorta di questo saluto di Elisabetta, vogliamo anche noi ora innalzare alla Vergine un cantico di lode: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo". Benedetta sei tu, o Maria, modello della nostra fede ed immagine viva del nostro itinerario verso Cristo. Benedetta sei tu, Vergine Maria, modello di carità e di amore materno per tutti coloro che cercano consolazione. Benedetta sei tu, che hai generato per noi la sorgente della vita. Benedetta perché hai associato ciascuno di noi alla sofferenza redentrice di Cristo Crocifisso, e ci hai chiamati a servire chi soffre. Benedetta sei tu, perché ci precedi sulla via del Vangelo e ci inviti a fare ciò che Egli, il tuo Figlio, ci dirà di compiere lungo le vie del mondo. Benedetta sei tu, perché ci insegni ad amare i poveri, gli umili, i peccatori, come Dio li ama.

Benedetta sei tu, Madre del Signore, e benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù Cristo nostro Signore. Amen!

Data: 1992-02-11 Data estesa: Martedi 11 Febbraio 1992







Udienza alla "Graduate School" dell'istituto ecumenico di Bossey - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il nostro mondo lacerato dai conflitti ha bisogno di testimoni dell'unità

Cari amici dell'Istituto Ecumenico di Bossey, "La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi" (Rm 16,20).

E' una gioia ricevervi oggi durante il vostro pellegrinaggio a Roma, per il quale sono stato lieto di offrirvi ospitalità tramite il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

Durante gli ultimi quattro mesi avete vissuto in una comunità ecumenica con persone di nazionalità e culture diverse. Nel corso della quarta sessione della "Graduate School" i vostri professori vi hanno portato a riflettere sul tema "Verso Nuovi Modelli di Comunità".

Per i cristiani, il modello supremo di comunità è la Santissima Trinità, il mistero delle Tre Persone Divine in una perfetta comunione di amore. Ogni parola e ogni atto di Gesù Cristo, il Figlio Incarnato di Dio, hanno rappresentato la rivelazione della vita interiore che Egli condivide con il Padre e con lo Spirito Santo. Nel Vangelo di San Giovanni, per esempio, lo sentiamo parlare della sua profonda comunione di vita col Padre, con queste parole: "Il Padre è in me e io nel Padre" ( 14, 10; 12). Lo stesso Evangelista ci ha tramandato queste parole di Cristo sull'unità del Figlio e del Padre con lo Spirito Santo: (lo Spirito) "dirà tutto ciò che ha udito... prenderà del mio e ve l'annunzierà.

Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà" (Jn 16,13-15).

Nel piano della salvezza Dio voleva riconciliare l'umanità a sé facendo si che partecipassimo a questo mistero di divina comunione attraverso suo Figlio.

La nostra partecipazione alla vita della Trinità è stata la preghiera del suo cuore mentre si avvicinava l'ora della sua morte: "perché siano una sola cosa - pregava -. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una sola cosa..." (Jn 17,21). San Cipriano ha sintetizzato questo rapporto tra la comunità dei discepoli di Cristo e la comunione delle Tre Persone Divine nella sua descrizione della Chiesa come "un popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (De orat. Dom. 23, citato in LG 4).

Il popolo di Dio, diventato una cosa sola con la partecipazione alla divina unità, è, come afferma il Concilio Vaticano Secondo, "sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). Il mondo di oggi, lacerato com'è da conflitti e sfiducia, ha particolarmente bisogno che tutti i credenti rendano chiara testimonianza di questa unità e siano strumenti di Dio per la riconciliazione.

Vivendo in armonia gli uni con gli altri, nel reciproco amore e rispetto, sostenendosi e perdonandosi reciprocamente (cfr. Col 3,13), essi, con le parole della Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, saranno "come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio" (GS 40).

Cari amici in Cristo, mentre vi accingete a far ritorno ai vostri rispettivi paesi al termine del vostro corso di Bossey, prego affinché abbiate un rinnovato vigore per aiutare le comunità cui appartenete a compiere gli atti di amore che manifestano al mondo il mistero di Dio Uno e Trino.

Che Dio Onnipotente vi benedica!

Data: 1992-02-13 Data estesa: Giovedi 13 Febbraio 1992

Celebrazione eucaristica per i membri della Commissione del Catechismo per la Chiesa universale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il frutto di lunghi anni di lavoro contribuisca a rinsaldare la comunione delle fede e della carità fra tutti i credenti

Venerati fratelli nell'Episcopato, Carissimi fratelli e sorelle! E' giunta ormai a termine l'importante opera redazionale del Catechismo per la Chiesa Universale, che ha impegnato a lungo la vostra Commissione. Insieme ringraziamo il Signore per la sua costante assistenza; insieme Gli domandiamo che il frutto di lunghi anni di lavoro contribuisca efficacemente a rinsaldare la comunione della fede e della carità tra i credenti, e a diffondere con fedeltà e chiarezza il messaggio della salvezza nel mondo. Deponiamo queste nostre comuni intenzioni di preghiera sull'altare nella festa liturgica dei Santi Cirillo, Monaco, e Metodio, Vescovo, Compatroni d'Europa. Sono particolarmente lieto di poter concelebrare l'Eucaristia insieme con voi proprio oggi, in cui la Chiesa fa memoria di questi Santi "amici di Dio, gloriosi araldi del Vangelo", ai quali si deve la diffusione del messaggio di Cristo in tanta parte del continente europeo.

Iddio ci conceda i doni del suo Spirito, renda anche noi coraggiosi e coerenti messaggeri della Buona Novella, seguendo l'esempio dei santi fratelli Cirillo e Metodio, e possa l'umanità intera accogliere la luce del Salvatore. Prendendo parte all'unico sacrificio, "memoriale della morte e risurrezione" del Redentore, apriamo i nostri cuori alla grazia divina.

Portiamo al Signore "la gioia e la fatica di ogni giorno", le preoccupazioni e le speranze dei nostri contemporanei, soprattutto di coloro che soffrono e di quanti attendono con ansia l'annuncio di Cristo, Verità che salva.

La Madre di Dio, Vergine dell'ascolto fedele, interceda per noi.

Data: 1992-02-14 Data estesa: Venerdi 14 Febbraio 1992

Udienza all'Amministrazione Provinciale di Roma - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un'articolazione diversa del rapporto Città-Provincia per una crescita più ordinata e una più consona partecipazione ai beni comuni

Onorevole Presidente, Illustri Signori della Giunta e del Consiglio Provinciale di Roma, Signori tutti, qui presenti!


1. L'appuntamento per gli auguri dell'Inizio dell'Anno mi offre ancora una volta l'occasione di incontrarmi con voi, Responsabili dell'Amministrazione provinciale di Roma. Esprimo la mia riconoscenza all'On. Presidente per le parole significative e cortesi che mi ha rivolto a nome di tutti. Ringrazio tutti i presenti per questa visita, che è motivo di riflessione e di propositi. Gli stretti rapporti tra il Vaticano e la Provincia determinano quelle buone relazioni di vicinato e di collaborazione costantemente attestate in innumerevoli occasioni.

Ricambio ogni felice augurio per l'anno da poco incominciato, mentre invoco da Dio i doni della saggezza, della prudenza e del coraggio, che vi aiutano a compiere le scelte che via via si richiedono per favorire un cammino spedito verso l'ulteriore sviluppo dell'intera Provincia.


2. La somma dei problemi, che costantemente fanno appello alla vostra dedizione ed al vostro diligente servizio, sembra concentrarsi sempre più insistentemente sul complesso rapporto tra Roma città e territorio provinciale. Roma, questa nostra "communis patria", è una Città in rapida espansione, che dilaga nel territorio mediante uno sviluppo edilizio, spesso carico di incognite riguardanti l'organizzazione e la disposizione di servizi pubblici essenziali ed urgenti; è una Città che nella sua crescita sembra talvolta compromettere quel tenore di vita corrispondente alla dignità dell'uomo. Un territorio, per contro, quello della Provincia, che rivela, a ben guardare, la ricchezza dei doni, che natura e storia gli hanno elargito: un panorama vario e pittoresco; il verde della campagna, delle colline e delle zone boschive costituisce un polmone indispensabile per la vita della Città. Un territorio, inoltre, che conserva tracce di una storia di interesse universale: dai monumenti della civiltà romana a quelli della cultura cristiana. Si tratta di originalissime e stupende memorie che sono conosciute ed altamente apprezzate. Esistono, dunque, queste due realtà: Roma e territorio provinciale. Due espressioni diverse, che si confrontano, e delineano i compiti che attendono la vostra premurosa sollecitudine.


3. Occorre riconoscere con onestà quanto è stato fatto per dare una risoluzione ottimale ai diversi problemi. Se la Città cresce, anche i posti di lavoro devono aumentare. A questo proposito, è con soddisfazione che si nota lo sviluppo delle zone industriali, che assicurano e garantiscono una vitale attività alla popolazione. Tuttavia non è senza preoccupazione che si nota un confluire di numerosi nuclei familiari verso la Città a scapito del territorio, dove alcune occupazioni, specialmente quelle legate al mondo agricolo, sono lasciate in abbandono. L'afflusso verso il centro cittadino sembra talora un fenomeno febbrile ed inarrestabile, mentre suscita emozione e sorpresa vedere tanti paesi, i quali vanno progressivamente spopolandosi e svuotandosi. Ci si chiede se si può fare qualcosa per ridare vita ad uno spazio così prezioso, affinché nulla si perda di ciò che appartiene alla storia e alle sane tradizioni. Si può pensare ad un'articolazione diversa del rapporto Città-Provincia, così che l'una e l'altra trovino un modo di integrarsi e di assicurare una più ordinata crescita e una più consona partecipazione ai comuni beni.


4. Con tali pensieri, mentre rinnovo il mio grato animo per la vostra cortese visita, invoco dal Signore, che si è fatto partecipe della nostra condizione umana, divenendo solidale con noi, l'aiuto che a tutti voi occorre per promuovere il bene comune. Siano le vostre scelte sempre degne di Amministratori saggi e premurosi.

Per tutti voi, per i vostri collaboratori, per le vostre famiglie e per tutta la cara popolazione della Provincia imploro abbondanti grazie di prosperità e di pace.

Data: 1992-02-14 Data estesa: Venerdi 14 Febbraio 1992

Udienza ai partecipanti ad una riunione promossa in preparazione dell'Anno Internazionale della Famiglia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Di fronte alle forze di violenza e di morte, la famiglia deve testimoniare i valori fondamentali della vita umana

Cari fratelli e sorelle in Cristo, Sono lieto di porgere il benvenuto a voi, che partecipate, su invito del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ad una riunione preparatoria per l'Anno internazionale della Famiglia, che si svolgerà nel 1994, su felice iniziativa delle Nazioni Unite. In un mondo in cui molti dei nostri contemporanei sono indifesi, la famiglia resta veramente la struttura fondamentale della società e della Chiesa. Essa è la culla e la custode di ogni vita, valore che non ha uguale nella nostra umanità. Con il sacramento del matrimonio, che rende la coppia depositaria dell'alleanza divina, l'uomo e la donna che si donano reciprocamente in un amore fedele e definitivo ricevono il ministero della vita, della formazione e dell'evangelizzazione dei figli che sono loro affidati. Con la loro vita esemplare e la loro testimonianza, i genitori sono i primi educatori delle creature che dovranno accompagnare lungo tutta la loro maturazione umana e spirituale. Ogni figlio, grazie alla vita comunitaria in seno alla propria famiglia, farà un apprendistato della vita sociale che contribuisce notevolmente alla pace tra le persone e tra i popoli. Dinanzi alle forze di violenza e di morte, ogni famiglia avrà a cuore di trasmettere i valori fondamentali di ogni vita umana, dal suo concepimento fino alla morte naturale. Nessun altro valore può eguagliare il dono che Dio ha fatto a ciascuno chiamandolo all'esistenza.

Pazientemente, le famiglie testimonieranno la grandezza di questo bene prezioso, che va infinitamente rispettato, non soltanto di fronte ai propri figli, ma anche nella società e dinanzi ai responsabili politici e legislativi. La Chiesa attinge dalla Scrittura la verità sull'uomo e sulla famiglia. Essa desidera comunicare al mondo la felicità dell'alleanza pasquale di Cristo. Accanto agli uomini di buona volontà, la Comunità cristiana vuole impegnarsi ad aiutare le coppie ad adempiere alla loro missione di sposi e di genitori e affinchè ogni figlio provi la gioia di essere amato ed accolto in una famiglia in cui potrà svilupparsi e realizzare la sua vocazione umana di figlio di Dio. La famiglia ha diritti fondamentali che la Chiesa non cessa di ricordare per la felicità dell'uomo e dell'umanità. E' opportuno far conoscere e approfondire questi diritti in occasione dell'Anno internazionale della Famiglia. Incoraggio voi, che siete qui riuniti per alcuni giorni di lavoro, ad offrire il vostro contributo per il rinnovamento, nella Chiesa e nella società, del ruolo della famiglia.

Affidando (a Dio) i vostri compiti e le vostre persone, vi imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-02-14 Data estesa: Venerdi 14 Febbraio 1992

Udienza per la presentazione dell'Opera "Storia dei Santi e della Santità Cristiana" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il mondo moderno esige testimoni della perenne verità del Vangelo

Signor Cardinale, illustri studiosi,


1. Vi do il mio benvenuto e vi esprimo rallegramenti per l'iniziativa editoriale della "Storia dei Santi e della Santità Cristiana". Mi compiaccio per l'argomento trattato, perché risponde ad una profonda esigenza degli spiriti del nostro tempo più che mai assetati di verità e desiderosi di ispirarsi a quelle figure che hanno vissuto in pienezza i grandi ideali recati a noi dal Cristo. La vera storia dell'umanità è costituita dalla storia della santità, perché insegna a servire i fratelli nella giustizia e nella carità.


2. La conferma di questa considerazione è offerta dai due millenni di storia della Chiesa. Anche codesta opera enciclopedica tende a dimostrare che in ciascuna età della Chiesa, fin dalle prime generazioni cristiane, non è mai mancata la testimonianza della santità: santi e beati appaiono tutti come "testimoni", cioè come persone che, confessando Cristo, la sua persona e la sua dottrina, hanno dato concreta consistenza e credibile espressione ad una delle note essenziali della Chiesa, che è precisamente la santità. Senza tale testimonianza continua, la stessa dottrina religiosa e morale, predicata dalla Chiesa, rischierebbe di essere confusa con un'ideologia puramente umana. Essa invece è dottrina di vita, cioè, è applicabile e trasferibile alla vita: dottrina "vivibile" sull'esempio che ci dà Gesù stesso, il quale proclama "io sono la vita" (Jn 14,8), e afferma di essere venuto per dare questa vita e darla in abbondanza (cfr. Jn 10,10). La santità non come ideale teorico, ma come via da percorrere nella fedele sequela di Cristo, è un'esigenza particolarmente urgente ai nostri tempi. Oggi la gente si fida poco delle affermazioni verbali e delle dichiarazioni enfatiche, ma vuole i fatti, per cui guarda con interesse, con attenzione ed anche con ammirazione ai testimoni. Si potrebbe dire addirittura che l'auspicata mediazione tra la Chiesa e il mondo moderno, perché veramente riesca, esige testimoni che sappiano trasfondere la perenne verità del Vangelo nella propria esistenza ed insieme ne facciano strumento di salvezza per i propri fratelli e sorelle.


3. Codesta impresa editoriale merita apprezzamento anche perché è prova di un'equilibrata e feconda simbiosi tra fede e cultura. La fede penetra, arricchisce, vivifica la cultura, e questa, a sua volta, si fa veicolo della fede, a cui presta il linguaggio. A questo proposito, va dato atto alle Case editrici, le quali hanno corrisposto egregiamente alle indicazioni degli Organizzatori e Collaboratori.

Con questi voti imparto la Benedizione Apostolica.

Data: 1992-02-15 Data estesa: Sabato 15 Febbraio 1992

Visita alla Parrocchia di San Valentino - Roma

Titolo: Beati voi poveri perché in realtà siete ricchi Guai a voi ricchi perché in realtà siete poveri

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di San Valentino!


1. Abbiamo ascoltato il brano del Vangelo di San Luca, che contiene il discorso delle Beatitudini. Si tratta di una specie di proclama solenne del Regno di Dio, di una sintesi della predicazione evangelica, che mostra ciò che agli occhi di Dio ha valore nella vita dell'uomo e ciò che in essa non ha valore. Luca segna questa contrapposizione, usando i termini beati e guai. Beati sono i poveri, quelli che hanno fame, quelli che piangono, quelli che subiscono persecuzioni a causa della giustizia. Essi possiederanno il Regno dei cieli, saranno saziati, gioiranno, avranno una grande ricompensa. Invece i guai sono per i ricchi, per coloro che sono sazi, che ridono e che sono applauditi. Essi hanno già ricevuto la loro ricompensa. Siamo invitati a considerare il contrasto tra due scale di valori o, meglio, tra due sapienze: quella del mondo che è effimera e quella divina che è eterna. In una civiltà come la nostra, in cui l'avere prevale sull'essere, e il denaro diventa un idolo, a cui si sacrifica ogni altro valore, solamente il richiamo delle beatitudini evangeliche può liberarci dall'affanno per le cose, può farci riscoprire la vera gerarchia delle realtà che contano. Le beatitudini esprimono il capovolgimento radicale dei valori che Gesù ha realizzato. Con esse si proclama l'avveramento delle antiche promesse messianiche. Chi dice si a Gesù prova la gioia di sentirsi inserito nella storia della salvezza, partecipando alla sorte dei profeti. Chi, invece, dice no al Signore e non crede al suo Vangelo, si autoesclude dal raggio salvifico, ponendosi non nell'area delle "beatitudini", ma in quella dei "guai". Il Signore rivela un diverso tipo di ricchezza e un diverso tipo di povertà, sicché il suo annuncio può essere così parafrasato: "beati" voi, poveri, perché in realtà siete ricchi, guai a voi, ricchi, perché in realtà siete poveri! Potete essere poveri. Tale è anche il pensiero dell'apostolo Giacomo, quando scrive nella sua Lettera: "Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del Regno che ha promesso a coloro che lo amano?" (Jc 2,5). La contrapposizione, pertanto, non è tra i ricchi e i poveri, ma tra i ricchi di fronte al mondo e i ricchi di fronte a Dio.


2. Queste impegnative parole del Signore servono a farci comprendere come il cristiano non deve fondare le sue certezze nelle cose terrene, che sono per loro natura labili e passeggere, e rischiano di far dimenticare lo scopo per il quale Dio ci ha creati. In questo senso vanno anche le parole del profeta Geremia, quando esclama: "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo... Benedetto l'uomo che confida nel Signore". Le certezze del cristiano sono in Dio, dal quale egli proviene e al quale ritornerà, sono nel Figlio suo Gesù Cristo, il quale, come spiega San Paolo nel brano della prima Lettera ai Corinzi, è veramente risuscitato dai morti, rendendo così granitica la fede e sicuro il perdono dei peccati. Con ciò il fedele non rifiuta le realtà terrene, ma le usa per meglio servire Dio e i fratelli, senza lasciarsi irretire in esse o idolatrarle, ben sapendo che è solo Dio Colui che può garantire la vera, definitiva, ultima felicità dell'uomo.


3. Una sintesi di questi pensieri è contenuta nel ritornello del primo Salmo che abbiamo recitato in coro: "Beato chi pone la speranza nel Signore". Tutto il Salmo spiega che l'uomo è beato se si compiace della legge del Signore, cioè se compie scelte appropriate. Egli sarà come un albero piantato lungo corsi d'acqua, carico di foglie e di frutti a suo tempo, mentre l'empio sarà come pula che il vento disperde. Queste verità vanno richiamate alla coscienza e alla pratica di vita dei cristiani con tanto maggior vigore, quanto più sembrano diventate estranee a quello che appare oggi il comune modo di ragionare, di valutare e di comportarsi nel nostro tempo, spesso condizionato dal materialismo pratico, alimentato dalla secolarizzazione, dal consumismo e da un sottile nichilismo, che toglie valore ad ogni cosa che non sia un tornaconto immediato.


4. Voi vivete in un quartiere che ricorda con il suo stesso nome le competizioni olimpioniche. Le strade della vostra Parrocchia portano i nomi di tante nazioni affratellate nelle Olimpiadi e alle quali va spesso il nostro pensiero, per gli eventi che li rendono di volta in volta protagonisti e per i progetti di cooperazione, di sicurezza e di pace che li coinvolgono. Ebbene, la competizione sportiva è un simbolo dell'impegno, col quale il cristiano deve tendere al traguardo della perfezione evangelica. La metafora è contenuta nella prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, nella quale l'Apostolo esorta i cristiani di quell'antica Comunità a gareggiare per un premio non passeggero, ma duraturo. "Non sapete - egli dice - che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Pero gli atleti sono temperanti in tutto, essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile - che si chiama medaglia d'oro o d'argento - noi invece per una incorruttibile" (1Co 24-25).


5. Cari fedeli! Mi rallegro con voi per la vita cristiana che svolgete all'interno della vostra Parrocchia, la quale ha ormai una storia trentennale. Esprimo il mio ringraziamento al Parroco, Padre Dino Fortunato, dell'Istituto secolare Casa San Raffaele di Vittorio Veneto, e ai suoi Confratelli nel sacerdozio, che vi assistono e vi seguono fin dal sorgere della Comunità. Insieme al Cardinale Vicario, Camillo Ruini, e al Vescovo Ausiliare per il Settore Nord, Monsignor Salvatore Boccaccio, i miei più stretti collaboratori nel Consiglio Episcopale si uniscono a me nell'esprimere vivo compiacimento per la vitalità veramente ricca, per un associazionismo molto attivo, che copre tutti i centri di interesse e gli obiettivi essenziali della vita cristiana. Continuate ad approfondire la conoscenza dei problemi e delle necessità non solo della Parrocchia, ma anche della Diocesi di Roma, che in questi mesi è particolarmente impegnata nei lavori del Sinodo diocesano, da cui ci si attende un profondo rinnovamento nella vita privata e pubblica della Diocesi e della città. E' superfluo dire che queste mète si potranno raggiungere pienamente, se saprete confidare nell'aiuto di Dio e corrispondervi con un generoso e quotidiano impegno. Non cessate, perciò, di far fronte alle insidie del tempo e ai mali sociali presenti pure in questa Comunità parrocchiale. So che a questo proposito non manca il contributo delle Associazioni di Azione Cattolica, dei Gruppi giovanili, delle Associazioni degli Anziani e di quelle della preghiera, come del Raggruppamento delle famiglie per la Cooperazione alle Attività Parrocchiali. So pure che la vostra Parrocchia desidera essere una Comunità orante. Lasciate che sottolinei questo aspetto come il più importante di una vita cristiana bene impostata e spiritualmente fruttuosa. Gesù ha dato l'esempio e ha esortato a pregare senza intermissione (Lc 18,1-8).

Se farete questo, non solo preserverete dal male le vostre anime, le famiglie, i bambini, la gioventù, ma coopererete a rendere la Città più cristiana.

Desidero concludere con un pensiero particolare per coloro che non hanno potuto prendere parte a questa Eucaristia a causa della infermità o per qualunque altra ragione. Assicuro la mia preghiera anche per coloro che non si riconoscono come membri di questa Comunità. Sappiano questi nostri fratelli che non sono lontani dal mio cuore e dal cuore della Chiesa, che è Madre di tutti.

Vi ringrazio per la fervida partecipazione a questa Eucaristia e a questa visita. Amen!

Data: 1992-02-16 Data estesa: Domenica 16 Febbraio 1992

Incontro con i bambini della parrocchia di San Valentino - Roma

Titolo: Dovete essere la parte migliore della parrocchia

Sia lodato Gesù Cristo, ecco vi saluto nel nome di Gesù di cui ha parlato così bene la vostra amica, una buona oratrice, ma soprattutto molto sincera. Ha chiesto al Papa di dire le stesse parole che Gesù diceva ai bambini, ma Gesù parlava soprattutto sui bambini, molte volte ha detto agli apostoli: "Lasciateli avvicinarsi a me" e poi li abbracciava, baciava questi bambini. E questo ci ha detto la ragazza che il Papa deve venire fra voi come veniva Gesù, ma questo è difficile, Gesù è unico, Gesù è insostituibile, d'altra parte Gesù ha voluto essere sostituito da noi, da ciascuno di noi, e specialmente da quelli che sono chiamati al suo sacerdozio, questi devono agire al posto di Gesù, in persona Christi, devono sostituirlo naturalmente con tutte le imperfezioni, con tutta la sproporzione, ma devono sostituire Gesù, così il Papa, ma così anche tutti i vescovi, i sacerdoti, e poi gli altri, i vostri genitori, i vostri insegnanti, maestri, catechiste e catechisti, tutti, ma alla fine anche ciascuno di voi deve sostituire Gesù, questa è la profonda logica del Vangelo, così profondamente divina e nello stesso tempo così profondamente umana, non si può dire, non si può presentare all'umanità un programma più completo e più semplice. Ecco, volevo anche dire una parola sul baciare, perché Gesù baciava i bambini ed anche il Papa cercava di baciare parecchi di voi quando è arrivato qui, specialmente i più piccoli, e questo bacio "osculum", è un segno dell'amore, un segno della pace e certamente viene usato come espressione di questi sentimenti, nelle diverse dimensioni, ma anche nella Chiesa: "offerte vobis pacem", è un invito all'"osculum pacis": deve essere sempre molto rispettato questo gesto dell'amore e della pace fra le persone. Deve essere veramente un'espressione dell'amore specialmente a riguardo dei bambini, dei giovani, un'espressione sincera, un'esporessione pura, un'espressione autentica. così alcune parole, alcuni pensieri che volevo condividere con voi che siete, come diceva il vostro parroco, la parte migliore della parrocchia. Io penso che ogni parte è buona, forse nel suo genere ogni parte è la migliore, se prendiamo anche i più anziani che ho incontrato prima entrando nella chiesa, con i capelli bianchi, allora sono diverse parti buone e migliori della parocchia, ma voi bambini dovete essere veramente una parte buona e migliore, anzi la migliore della parrocchia perché vi preparate ad incontrare Gesù in un grande "osculo" dell'amore che è la Comunione Eucaristica, Gesù entra in noi, vuol vivere nei nostri cuori, questa è l'espressione dell'amore più completa, più perfetta, Gesù ama più che è capace di amare l'uomo, che gli stessi genitori, tutti noi, dobbiamo prepararci bene a questo "osculum pacis", a questa Comunione Eucaristica in cui Gesù vuol incominiciare a vivere in noi, vivere come un preannuncio grande della vita eterna, dell'eterna unione con Dio. Ecco, così volevo dire a questi bambini una parola buona, molto cordiale, ringraziando quelli che li guidano, i catechisti, le suore che amano i bambini come le mamme ed i papà.

Allora attraverso voi una Benedizione speciale per tutta la parrocchia che è nata e cresciuta dentro il Villaggio Olimpico.

Data: 1992-02-16 Data estesa: Domenica 16 Febbraio 1992

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nostra Signora di Maipiù aiuti il continente latinoamericano a conservare la sua fedeltà a Cristo

Carissimi fratelli e sorelle!


GPII 1992 Insegnamenti - Celebrazione eucaristia per l'Opera Romana Pellegrinaggi e l'Unitalsi - Città del Vaticano (Roma)