GPII 1992 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)


1. Il pellegrinaggio spirituale, che di domenica in domenica stiamo compiendo nelle terre di America, durante quest'anno che ricorda il quinto centenario dell'inizio dell'evangelizzazione nel Mondo nuovo, ci porta quest'oggi in Cile.

Facciamo sosta presso il celebre Santuario di Nostra Signora di Maipù: luogo d'incontro tra la grazia di Dio e la fede del nobile e amato popolo cileno. Il Santuario non dista molto dalla Capitale, Santiago. E' dedicato alla Madonna del Carmine, Regina e Patrona della Nazione, perché la Vergine Santa, invocata sotto il titolo di Nostra Signora del Carmine, ha svolto un ruolo di grande rilievo nel corso della storia del Cile, soprattutto nel periodo di consolidamento dell'indipendenza nazionale. Fin dagli inizi dell'evangelizzazione, il Cile fu un paese mariano e già dalla metà del secolo XVI si registrarono le prime manifestazioni di devozione verso la Vergine del Carmine. L'immagine che si venera a Maipù proviene da Quito ed il Santuario sorse nel luogo dove venne ratificata la libertà del Cile come Nazione, il 5 aprile 1818. Venne eretto proprio per dar compimento ad un voto formulato in tal senso dalle autorità religiose e civili.

Nel 1944 iniziarono i lavori dell'attuale grandiosa Basilica completata, nella sua struttura fondamentale, nel 1974 ed oggi divenuta centro di attrazione spirituale per tutti i Cileni. In essa si sviluppa un'intensa attività pastorale.


2. Mi sono recato come pellegrino apostolico a Maipù il 3 Aprile 1987, per incoronare la venerata effigie della Madonna del Carmine ed affidare, con una preghiera tutta particolare, "al suo cuore di madre la Chiesa e tutti gli abitanti del Cile", affinché "sotto la sua protezione" possano costituire "una Patria riconciliata nella pace". Ho, inoltre, raccomandato espressamente alla Vergine Santa il "continente latinoamericano", perché "conservi" sempre la sua "fedeltà a Cristo".


3. Ecco il punto chiave della nuova evangelizzazione: la fedeltà alla persona e alla dottrina di Cristo Gesù. Per questo, "la figura e la missione del Salvatore saranno al centro della Conferenza di Santo Domingo. I Vescovi latinoamericani si riuniranno là per celebrare Gesù Cristo: la fede ed il messaggio del Signore diffuso in tutto il continente. La cristologia perciò farà da sfondo all'Assemblea in modo che, come primo suo frutto, il nome di Gesù Cristo, Salvatore e Redentore, continui ad essere sulle labbra e nel cuore di tutti i latinoamericani" (Discorso alla Riunione Plenaria della Pontificia Commissione per l'America Latina, 14 Giugno 1991).

Si, la Chiesa deve sempre più concentrare la sua attenzione su Cristo crocifisso e risorto; deve presentare agli uomini e alle donne del nostro tempo, con chiarezza ed audacia, il messaggio evangelico, nella sua piena integrità.

Domandiamo questo a Maria, a Lei che è la strada per andare a Gesù.

Data: 1992-02-16 Data estesa: Domenica 16 Febbraio 1992

Al termine della recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Saluto alla sezione italiana dell'IPA

Rivolgo un saluto particolare agli appartenenti alla Sezione italiana dell'"International Police Association" (IPA), riuniti in questi giorni per un loro convegno. Vi auguro che gli incontri romani siano occasione e stimolo anche per un approfondimento della vostra fede cristiana.

Data: 1992-02-16 Data estesa: Domenica 16 Febbraio 1992

Credenziali del nuovo Ambasciatore di Grecia presso la Santa Sede - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le incomprensioni e le difficoltà non devono fermare il cammino ecumenico intrapreso da cattolici ed ortodossi

Signor Ambasciatore, Mi è gradito accoglierla in Vaticano e accettare le Lettere che la accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Grecia presso la Santa Sede. Le sono molto grato per le cordiali e generose parole rivoltemi.

Le chiedo di porgere cortesemente i miei saluti a Sua Eccellenza il Presidente Karamanlis, che le ha affidato l'alto compito che oggi lei assume. Le porgo anche i miei migliori auguri per il successo della sua missione. Si sentirà certamente come a casa nella Città Eterna dove la storia e l'archeologia offrono un costante ricordo di quanto il mondo latino sia indebitato alla cultura greca, che rimane un'eredità di inestimabile valore non solo per il vostro popolo ma per tutta l'umanità. Sono particolarmente lieto di riceverla nel periodo in cui il suo Paese si è unito agli altri membri della Comunià Economica Europea nella firma del Trattato di Maastricht. L'accordo rappresenta un notevole passo avanti nell'edificazione di una nuova Comunità Europea. Esso offre ai popoli del Continente un'opportunità di contribuire alla definizione e allo sviluppo di iniziative e strutture di collaborazione che, senza eliminare le caratteristiche distintive di ogni Nazione, permetteranno di mettere i doni, le esperienze e le tradizioni degli uni al servizio degli altri.

La nuova Comunità Europea affronta l'enorme sfida di assistere gli Stati in cui l'instabilità economica e politica impedisce il diffondersi dell'inestimabile beneficio della pace. Oltre la questione dell'assistenza economica immediata, una parte fondamentale di quella sfida consiste nel dare appoggio morale a quelle Nazioni che, ora liberate dal giogo del totalitarismo, desiderano godere della loro legittima libertà ma i cui popoli non hanno ancora acquisito l'esperienza di lavorare insieme servendo il bene comune. Il suo Paese è benedetto da un'antica comprensione filosofica e culturale dei principi della democrazia. L'ideale di libero governo che ispiro la Città-Stato della Grecia Classica, può essere un'ispirazione per quelle Nazioni che desiderano vivere insieme in armonia e costruire una società contrassegnata dalla fratellanza e dalla cooperazione. La concezione della vita sociale all'interno della polis era radicata in un profondo apprezzamento della dignità degli individui in quanto persone libere.

I pensatori che hanno contribuito allo sviluppo dell'antica cultura ellenica hanno indicato nell'inalienabile dignità della persona umana la base stessa della vita sociale; è questa dignità che garantisce il diritto di ogni individuo ad essere rispettato nella sua vita personale, nelle sue convinzioni, nel suo credo e nella sua scelta religiosa. Il diffondersi di questi ideali era assicurato sia dal dominio della cultura greca su molte aree del Mediterraneo, sia dal fatto che i grandi condottieri macedoni hanno esteso la cultura ellenica verso Est, fino alle rive dell'Indo. Il motto del suo Paese, "Il mio potere è l'amore della mia gente. Libertà o morte", rende perenne testimonianza dell'impegno della Repubblica Ellenica per la difesa dei principi universali sui quali è basata la vera libertà.

Signor Ambasciatore, le relazioni diplomatiche esistenti tra Grecia e Santa Sede, danno espressione a profondi legami di natura culturale e storica, così come a molte visioni comuni riguardanti la vita della comunità internazionale. Ma essi acquistano una loro unicità se si considerano le origini della fede cristiana e il sentiero che i primi cristiani seguirono nella loro espansione. Lei ha menzionato le prediche di San Paolo in Grecia, che di fatto costituiscono parte integrante della dottrina della Chiesa. Lei si è anche riferito ai santi fratelli Cirillo e Metodio, eredi della fede ma anche della cultura dell'antica Grecia, continuata da Bisanzio.

Commemorando l'undicesimo centenario delle loro imprese, ho scritto: "La loro opera è un grande contributo alla formazione delle comuni radici cristiane dell'Europa, radici che per la loro forza e per la loro vitalità sono uno dei più solidi punti di riferimento che non può essere ignorato da nessun serio tentativo di ricostruire l'unità del Continente in modo nuovo e rilevante" (Slavorum Apostoli, 25). La forza dell'unità europea oggi non può non essere messa in relazione al ruolo che la fede cristiana ha svolto nello sviluppo dell'identità europea e che continua a svolgere nel formare il sentimento capace di ispirare il movimento verso una più grande integrazione. L'emergere di un'Europa più profondamente radicata nella giustizia e nella solidarietà dipende grandemente dalla testimonianza unita dei cristiani.

E' essenziale in questi ultimi anni del Secondo Millennio che i cristiani cattolici ed ortodossi siano impegnati nell'edificare quella comunione e quella comprensione che sono ardentemente desiderate dopo la dolorosa separazione che avvenne quasi mille anni fa. I fratelli di Salonicco sono, come erano, i campioni e i patroni dello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle dell'Est e dell'Ovest (cfr. Lc 27). Come ho detto in molte occasioni, l'impegno ecumenico deve essere una delle nostre priorità. Incomprensioni e difficoltà momentanee non devono fermare il nostro cammino. I popoli del mondo, e specialmente quelli dell'Europa, si aspettano che tutti i seguaci di Cristo siano uniti nel professare e nel vivere il Vangelo. Possa la consapevolezza delle ragioni fondamentali per la comprensione e la cooperazione reciproche crescere e creare le condizioni favorevoli per un ulteriore progresso nel campo delle relazioni ecclesiali.

Da parte loro, i cattolici di Grecia, come cittadini patrioti, restano fermamente attaccati ai valori fondamentali che che governano la vita civile. Loro desiderio è di essere al servizio del Paese e proclamare il Vangelo insieme con i loro fratelli e le loro sorelle ortodossi, portatori delle tradizioni e delle concezioni dell'Est cristiano.

Signor Ambasciatore, assicurandola della cooperazione di tutti i Dicasteri della Santa Sede nello svolgimento della sua missione, invoco la benedizione di Dio su di lei e su i suoi concittadini.

Data: 1992-02-17 Data estesa: Lunedi 17 Febbraio 1992

Discorso pronunciato nella cerimonia di benvenuto all'aereoporto di Dakar - Senegal

Titolo: "Le nazioni di tradizione cristiana del Nord e dell'Ovest non dimentichino di sostenere i loro fratelli dell'Africa"

Signor Presidente,


1. E' con molta gioia che giungo in Senegal, terra di incontri e paese dell'ospitalità, della "Téranga". Ringrazio Dio per aver finalmente guidato i miei passi fin qui. Sono tanto più felice di iniziare questa visita pastorale in quanto Lei stesso e, in altre circostanze, molti suoi compatrioti, siete venuti a trovarmi a Roma o a Castel Gandolfo, rendendo così più vivo il mio desiderio di venire da voi.

Sono molto grato per le parole di benvenuto che Vostra Eccellenza mi ha appena rivolto e La ringrazio vivamente. Nell'accogliermi, Lei ha espresso con chiarezza alcune delle convinzioni essenziali che ispirano l'adempimento della mia missione al servizio di questo mondo amato dal Signore. Ho il compito, infatti, di "proporre agli uomini del nostro tempo integra e pura la verità di Dio", per riprendere le parole del Concilio Vaticano Secondo (Messaggio a tutti gli uomini).

La verità su Dio è anche verità sull'uomo. L'azione della Chiesa deriva da essa quando elabora il suo insegnamento sociale, quando difende i diritti dell'uomo o opera per la pace e lo sviluppo. Apprezzo l'attenzione che Lei riserva a questi aspetti del mio ministero e Le esprimo tutta la mia gratitudine per questa testimonianza che Le rende onore e onora il suo Paese. Saluto rispettosamente le Autorità governative presenti a questa cerimonia e i Signori membri del Corpo Diplomatico che hanno avuto la cortesia di venirmi incontro e cui sono grato per questo segno di attenzione.


2. Mi consenta ora, Signor Presidente, di rivolgere i miei cordiali saluti al Signor Cardinale Hyacinthe Thiandoum, Arcivescovo di Dakar, a Monsignor Théodore-Adrien Sarr, Vescovo di Kaolack e Presidente della Conferenza episcopale, e a tutti i miei Confratelli nell'episcopato. Saluto anche di tutto cuore la cara comunità cattolica del Senegal, nella persona dei suoi rappresentanti. Esprimo ai Pastori e ai fedeli la mia gioia di rendere visita ad una Chiesa di grande vitalità, che ha ricevuto molto dal passato e la cui luce è reale nonostante il ridotto numero dei suoi membri, grazie in particolare alla qualità del suo impegno sociale, scolastico e sanitario.


3. In occasione di questo primo contatto sul suolo senegalese, vorrei salutare tutti coloro che vi abitano: i figli e le figlie del paese ed anche i numerosi stranieri. Pioniere sulle vie della democrazia africana, il Senegal si presenta desideroso di fondare il suo sviluppo innanzitutto sulle ricchezze umane dei suoi abitanti. Esprimo l'auspicio che i suoi compatrioti continuino a progredire sulla via della concordia e del consenso nazionale per prendere attivamente parte agli scambi e alla collaborazione tra le diverse nazioni del continente africano. In questi tempi di cambiamenti profondi, in particolare in Europa, esprimo il desiderio, come recentemente ha sottolineato Lei, Signor Presidente, che le nazioni del Nord e dell'Ovest, di tradizione cristiana, non dimentichino di sostenere i loro fratelli e sorelle dell'Africa, i cui bisogni restano immensi, anche se occorre rispondere ad altri appelli venuti dall'Est.


4. Venendo in Senegal, vado incontro ad un popolo in cui si professano varie religioni, ma che sa accettare le sue differenze e avere fiducia nel dialogo.

Saluto quindi cordialmente tutti i credenti di questo paese. In Lei, che è stato eletto Presidente della Ummah Islamica, saluto i membri delle comunità musulmane senegalesi. Infine, il mio saluto si rivolge anche alle altre comunità cristiane e a coloro che praticano le religioni africane tradizionali. Spero che la mia visita contribuisca a rinsaldare i legami di fratellanza fra tutti, come si deve tra figli e figlie di una stessa nazione, uniti in uno stesso destino e nel servizio del bene comune. Auspico inoltre che progredisca il dialogo tra quanti non professano la stessa fede. Noi, infatti, pensiamo che le tradizioni religiose degli uni e degli altri possano condurre a una solidarietà più profonda e contribuire al successo delle forze spirituali che abitano i cuori. Rispettando sempre meglio l'eminente dignità dell'essere umano e la sua vocazione alla trascendenza, i Senegalesi sapranno sviluppare il meglio di sé stessi, nella fedeltà ai talenti ricevuti in eredità dalla saggezza degli anziani. In un mondo alla ricerca di una pace solida e duratura, possano promuovere l'uso ancestrale dell'"accordo di conciliazione"!


5. Fratelli e sorelle cattolici del Senegal, è come pellegrino della fede che giungo da Roma fino a voi. Avevo un profondo desiderio di vedervi. Desidero che la mia presenza ravvivi la vostra comunione nell'amore e confermi la vostra fede.

Come voi sapete, l'albero non cresce se non affondando le radici nella terra che lo alimenta. Allo stesso modo, è accogliendo nel profondo del cuore il messaggio di Cristo che si cresce nella fede: insieme ascolteremo la sua Parola durante i nostri diversi incontri, affinché tutti voi siate, con ancor maggiore slancio, messaggeri attivi di Nostro Signore Gesù Cristo nel rispetto dell'identità religiosa delle persone con cui vivete. Al tempo stesso, sarete fedeli alle migliori tradizioni della vostra terra d'Africa e alla cultura del vostro popolo di cui voi conservate con entusiasmo la vitalità. Auspico anche che il mio soggiorno sia per voi occasione per rinnovare il vostro impegno a servire i vostri compatrioti, specialmente nei settori dell'insegnamento, della salute, dello sviluppo e della promozione umana, sull'esempio di Cristo che ha amato la sua patria.


6. Al termine di questo indirizzo, Signor Presidente, mi consenta di ripeterle la mia gratitudine per i suoi auguri di benvenuto e di ringraziarla vivamente per le disposizioni che ha assunto per facilitare la mia visita pastorale.

Prego l'Altissimo di benedire coloro che hanno posto la propria responsabilità al servizio della nazione e di accordare in abbondanza i suoi benefici a tutto il Popolo Senegalese.

Data: 1992-02-19 Data estesa: Mercoledi 19 Febbraio 1992

Discorso ai rappresentanti del Sinoso diocesano a Dakar - Senegal

Titolo: Chiesa di Dakar: sii fedele alla tua missione evangelizzatrice

Cari fratelli e sorelle,


1. Che gioia trovarmi in mezzo a voi! Che emozione iniziare la mia visita pastorale con questo incontro con i membri del Sinodo diocesano di Dakar e i rappresentanti di tutta la Chiesa in Senegal! Vi ringrazio con tutto il mio cuore per la vostra calorosa accoglienza. Grazie, caro amico Cardinale Hyacinthe Thiandoum, di aver evocato il bel ricordo della nostra comunione durante l'Anno Mariano, quando questa cattedrale, Nostra Signora delle Vittorie, fu gemellata con la Basilica romana di Santa Maria Maggiore. Grazie anche per aver ricordato la figura del Beato Daniel Brottier, fondatore di questo santuario che ricorda tante vite donate per l'Africa. Grazie per questa accoglienza nella vostra comunità diocesana, che conserva fedelmente la memoria dei missionari venuti ad annunciare la Buona Novella, soprattutto dei Padri dello Spirito Santo. Attraverso i suoi Vescovi e i suoi rappresentanti, saluto con affetto tutta la Chiesa di Cristo in Senegal e i suoi numerosi amici di altri paesi. Ed esprimo i miei sentimenti di cordialità ai rappresentanti delle altre comunità ecclesiali che ci manifestano la loro simpatia con la loro presenza.


2. "Ricordati che Gesù Cristo... è risuscitato dai morti" (2Tm 2,8). Membri del Sinodo dell'Arcidiocesi di Dakar, siete riuniti affinché la vostra Chiesa sia "segno di Gesù Cristo e testimone del suo Vangelo nel Senegal di oggi". Sono felice di condividere con voi questa sosta che è un Sinodo, sosta delle forze vive della vostra Chiesa riunite intorno al loro Pastore per rendere grazie dei doni ricevuti, sosta per meglio riprendere insieme il cammino di Cristo. La vostra riflessione tocca gli aspetti essenziali della vita pastorale, affinché l'esperienza messa in comune sia il punto di partenza di un nuovo slancio nelle vostre responsabilità. Siete giustamente orgogliosi della vitalità feconda delle vostre comunità, e ora avete il coraggio di tracciare vie ancora più esigenti per rispondere agli appelli di Cristo, e perché altri fratelli e sorelle "raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù" (2Tm 2,10). Le vostre nove commissioni studiano con assiduità numerosi temi per proporre progetti al vostro Arcivescovo. Mi congratulo con voi per questa attiva assunzione di responsabilità e per la collaborazione tra sacerdoti, religiosi, religiose e laici. Vorrei incoraggiarvi nei diversi cammini sui quali procedete, ma mi limitero ad alcuni punti.


3. Nella vita ecclesiale, date il primo posto alla liturgia. E' nella Messa che il Signore riunisce, nutre e conferma la sua Chiesa, attraverso i doni della sua Parola e del suo Corpo. E' nella Messa che riviviamo il Sacrificio supremo del Salvatore del mondo che, con il costato aperto, ha fatto scorrere l'acqua e il sangue del Battesimo e dell'Eucaristia. Attraverso l'azione del sacerdote e attraverso segni efficaci, Cristo è veramente presente nella celebrazione eucaristica, che riunisce i membri del suo Corpo mistico. Ci istruisce, accoglie i nostri poveri doni e ci colma della sua grazia. Questo dimostra bene che bisogna fare in modo che la comunità, riunita per celebrare il Signore, possa vivere pienamente il suo incontro e ricevere con fervore i sacramenti. In piena fedeltà alle regole liturgiche della Chiesa, cercate di esprimere degnamente l'intercessione, la lode, l'azione di grazia e la supplica, con le qualità di espressione che sono naturali agli africani. Che i responsabili dell'azione liturgica, del servizio dell'altare, della lettura della Parola, dei canti, siano formati a comprendere il significato della loro azione e a compierla in un'adesione sincera ai misteri celebrati. E' chiaro che i fedeli hanno bisogno di una preparazione seria perché la loro esperienza dei sacramenti e della liturgia possa essere intensamente vissuta. Fin dall'infanzia, la catechesi assicura questa iniziazione. Nel fare questa osservazione, aggiungo semplicemente che il ruolo della vostra commissione sinodale per la catechesi mi sembra molto importante, poiché la trasmissione della fede e di una sana concezione della vita è una funzione primaria della comunità. La famiglia e la Chiesa devono unirsi affinché giovani e meno giovani sappiano rendere conto della speranza che è in loro (Cfr. 1P 3,15). Dovrete prevedere una buona organizzazione della catechesi ed anche un esame attento del contenuto e dei metodi.


4. Nel momento in cui i membri dell'assemblea liturgica si separano, arricchiti e fortificati dall'ascolto della Parola e dalla comunione al Corpo di Cristo, sono chiamati ad andare lungo le vie a portare la Buona Novella. L'abbiamo ricevuta da testimoni venuti da fuori, dobbiamo anche noi diventare dei testimoni per continuare la missione di evangelizzazione affidata dal Signore a tutta la sua Chiesa. Abbiamo ascoltato l'appello dell'Apostolo: "Ricordati di Gesù Cristo".

Ricordati di colui che ci ha promesso di restare con noi fino alla fine del mondo, lui, il fedele (cfr. Mt 28,20 2Tm 2,13). Come ho scritto nell'Enciclica Redemptoris missio: "Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli" (RMi 3).

Chiesa di Dakar, riunita in Sinodo, sii fedele alla tua missione di evangelizzazione! La vostra riflessione vi porterà a ricordare che la prima esigenza per i testimoni è quella di essere degni di fede, essi stessi fedeli alla Parola che hanno ricevuto con il loro modo di mettere in pratica le esigenze del Vangelo. Insieme all'annuncio, praticate il dialogo con i vostri compatrioti di altre religioni. Per favorire il necessario discernimento in questo campo, la Santa Sede ha dato di recente delle direttive che vi chiedo di conoscere e di seguire. Si tratta di utili punti di riferimento per una Chiesa minoritaria come la vostra, che si preoccupa di stabilire rapporti chiari con quanti vivono sulla stessa terra. D'altra parte, cercherete di progredire per esprimere la vostra fede in maniera tale che il messaggio possa essere compreso nella vostra cultura.

L'inculturazione è un lavoro paziente, che esige molto discernimento. La Chiesa, attraverso i secoli e i continenti, accoglie la persona di Cristo che, con l'Incarnazione, è presenza totale e definitiva di Dio nell'umanità: Dio, vicino ad ogni uomo, ha potuto essere riconosciuto e celebrato nelle diverse culture. Come diceva Paolo VI, ci vuole una lunga "incubazione del mistero cristiano nel vostro popolo" (Kampala, 31 luglio 1969). Ormai numerose generazioni di cristiani hanno assimilato il Vangelo. Grazie alle loro acquisizioni, andate verso nuovi traguardi, per "esprimere progressivamente la (vostra) esperienza cristiana in modi e forme originali, consone alle (vostre) tradizioni culturali, purché sempre in sintonia con le esigenze oggettive della stessa fede" (RMi 53).

Vi incoraggio vivamente in questo compito, e riprendo per questo i termini dell'Enciclica sulla Missione che ho appena citato: "Grazie a questa azione nelle Chiese locali, la Chiesa universale si arricchisce di espressioni e valori nei vari settori della vita cristiana" (n. 52).


5. L'insieme dei temi studiati dal vostro Sinodo diocesano presuppone la valorizzazione della collaborazione dei sacerdoti e degli altri fedeli. E' l'occasione per definire il ruolo dei laici sotto diversi aspetti. Hanno naturalmente il loro posto in numerosi settori della vita interna della Chiesa, con responsabilità proprie, senza confusione con i ministeri ordinati. Ossia le funzioni liturgiche che possono assicurare, fino all'incarico materiale più autonomo che ormai volete assumervi. Va da sé, allo stesso modo, che i laici competenti sono spesso catechisti ammirevoli, educatori cristiani ascoltati e meritevoli animatori di comunità. Ogni battezzato è chiamato a partecipare alla missione di evangelizzazione nella sua cerchia più ristretta e negli ambienti di cui condivide la cultura. Aggiungerei a questo proposito che, parlando di laici, mi riferisco agli uomini e alle donne, come dimostra la composizione della vostra assemblea. Sapete che ho pubblicato, qualche anno fa, una Lettera Apostolica sulla dignità e la vocazione della donna. Apprezzo le vostre iniziative perché alla donna africana venga accordato il posto che le spetta naturalmente, in famiglia come nella Chiesa e nella società. Come ha sottolineato bene il Concilio Vaticano Secondo, la missione dei laici si esercita spontaneamente nel mondo, nei vari ambiti della società. Spetta a loro, attraverso la loro testimonianza esplicita con la rettitudine di vita, di essere quei "fedeli" del Vangelo e dei valori cristiani che aiutano a rendere il mondo più conforme al disegno di Dio. E' in questo senso che si iscrive tutto l'insieme di iniziative raggruppate sotto il nome di "pastorale sociale", come la "Pouponnière" che devo visitare. Penso in particolare ai servizi sanitari, al sostegno ai più poveri, o anche all'educazione e alla formazione dei giovani. Incoraggio tutti coloro che vi si dedicano, dando il meglio di se stessi. Prendono sul serio la preferenza che il Signore stesso ha mostrato per i più piccoli. Vorrei inoltre menzionare un altro campo d'azione in cui i laici hanno un ruolo privilegiato, ossia i media. Conoscete bene l'influenza dei mezzi di informazione e di intrattenimento. Sforzatevi di impegnarvi in questo campo. In un paese dalle molteplici appartenenze religiose, il rispetto delle convinzioni di tutti si impone, cosa che permette ai cristiani di far sentire la loro voce, di manifestare la loro preoccupazione per una sana concezione della vita e per una giusta presentazione dei valori a cui tengono.


6. Una delle vostre commissioni ha per tema "Famiglia e educazione". Ho intenzione di riparlarne altrove, ma voglio qui sottolineare quanto bisogna rispettare le famiglie, aiutarle a restare dei focolari uniti nell'amore della vita e delle cellule attive nella Chiesa. Le famiglie sono come sorgenti zampillanti: costituiscono insieme un bel fiume fecondo che avanza senza essere fermato dagli scogli della divisione. Che non cessino mai di abbeverarsi all'acqua viva promessa da Cristo!


7. Nel campo del Signore che è a Dakar e in Senegal, c'è molto da fare. Ci vogliono numerosi operatori apostolici. Siate insieme i portavoce dell'appello di Cristo a lavorare nel suo campo. Sostenete la generosità dei giovani e delle giovani che accolgono questo appello. Senza il dono della loro persona, la Chiesa-famiglia perderebbe la sua vitalità. Rendete grazie per i figli del vostro popolo che assicurano il ministero sacerdotale, per gli uomini e le donne che si consacrano alla preghiera nella vita contemplativa, per i religiosi e le religiose che sono artefici insostituibili dell'evangelizzazione nella carità, per i laici che animano numerose comunità, servizi e movimenti. Pregate per loro, pregate perché siano ancora più numerosi.


8. Dopo il Vaticano II, numerose diocesi hanno celebrato il loro Sinodo. Le situazioni sono diverse, ma lo scopo è lo stesso: i membri di una Chiesa particolare si uniscono per meglio compiere la loro missione, in una intensa comunione con la Chiesa universale. Ribadisco per voi ciò che dicevo in un'altra occasione: "Questa comunione è allo stesso tempo obbedienza, scambio, partecipazione, solidarietà. La Chiesa universale ispira e sostiene la vostra azione, e voi la fate beneficiare della vostra testimonianza, della vostra vitalità e del vostro aiuto reciproco. La vostra riflessione sinodale deve impegnarvi a vivere al ritmo dei grandi progetti missionari delle altre comunità cristiane del mondo... Un Sinodo è un rilancio missionario" (Nancy, 10 ottobre 1988, n. 11). Voglio sottolineare a questo proposito che l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi sarà un momento essenziale di solidarietà tra le Chiese particolari di tutto il continente. Ho saputo con soddisfazione che avevate già dato un notevole contributo alla sua preparazione. Caro Cardinale Thiandoum, che festeggia i suoi 30 anni di episcopato, cari fratelli e sorelle, offro al Signore con voi il cammino del vostro Sinodo, e gli affidiamo insieme il futuro della Chiesa a Dakar e in Senegal, nell'azione di grazie e nella lode, come avete cantato: "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace" (cfr. Is 52,7).

Che Dio vi conceda un fervore gioioso e un ardore apostolico instancabile! Che vi colmi con le sue Benedizioni!

Data: 1992-02-19 Data estesa: Mercoledi 19 Febbraio 1992

Messaggio a tutti gli abitanti del Senegal

Titolo: Continuate il vostro cammino

Cari fratelli e sorelle in Cristo, Amici credenti e cittadini del Senegal, Sia benedetto Dio che mi dà la gioia di venire da voi in Senegal! Già da tanto tempo desideravo scoprire la vostra terra, camminare da pellegrino sul vostro suolo, e avere un contatto concreto con le care popolazioni del paese della Teranga (dell'ospitalità).

Porta oceanica dell'Africa, il Senegal è anche un ponte tra l'Africa Nera e l'Africa Bianca. Inoltre, l'interesse che avete per le relazioni umane, le vostre qualità d'apertura, il vostro amore per la coesistenza armoniosa tra membri di fedi differenti vi hanno assicurato la stima della comunità internazionale.

Il Senegal sa fondare il suo sviluppo prima di tutto sulle ricchezze umane degli uomini e delle donne che lo abitano. Certo, esistono delle difficoltà.

Tuttavia, il popolo senegalese ha tutte le risorse necessarie per garantire a ciascun cittadino una vita degna. Continuate coraggiosamente il vostro cammino verso il progresso, restando sulla via della concordia e del consenso nazionale.

Sono molto felice al pensiero di incontrare presto i cattolici senegalesi. Vengo, come messaggero del Vangelo, a testimoniare loro il mio affetto e a rafforzarli nella fede.

Allo stesso modo, mi auguro che la mia visita sia l'occasione di stringere i legami di fraternità tra tutti i credenti del paese. Alla nazione intera auguro di tutto cuore felicità e prosperità.

Che la pace del Signore scenda nei vostri cuori e nelle vostre case! (Traduzione dal francese)

Data: 1992-02-19 Data estesa: Mercoledi 19 Febbraio 1992

Incontro con i religiosi nella Cattedrale di Sant'Antonio a Ziguinchor - Senegal

Titolo: Operai del Vangelo, continuate insieme a radicare la Chiesa del Signore nella vostra beneamata terra




1. La vostra accoglienza mi commuove, poiché essa illustra bene le parole di San Paolo: "Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito" (1Co 12,4).

Vorrei salutare personalmente ciascuno di voi ed esprimere a voi tutti la mia gioia di ritrovare a Ziguinchor gli operai del Vangelo, uniti nello stesso Spirito. Ringrazio di tutto cuore Mons. Augustin Sagna, il vostro Pastore, per avermi presentato con calore la vostra assemblea in questa cattedrale consacrata a Sant'Antonio da Padova. Sono felice di evocare qui, nell'atto di ringraziamento, l'opera dei fondatori della Chiesa vivente che furono generazioni di missionari venuti ad annunciare la Buona Novella. E poiché siamo vicini al Seminario minore di San Luigi, desidero condividere la vostra riconoscenza nei confronti della diocesi canadese di Saint-Hyacinthe per i servizi che vi hanno reso i suoi preti e le sue religiose.


2. Fra voi, "vi sono delle diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti" (1Co 12,6). Dio vi unisce nel medesimo appello a seguire Cristo e a annunciare il Regno che egli ha reso presente. Il Concilio Vaticano II ha giustamente sottolineato che "innanzitutto il regno si manifesta nella stessa persona di Cristo, figlio di Dio e figlio dell'uomo, il quale è venuto "a servire e a dare la sua vita in riscatto per molti" (Mc 10,45)" (LG 5). Il primo scopo della mia visita pastorale in mezzo a voi è di confermarvi nella fede e di confermarvi nel vostro impegno missionario, ciascuno secondo i propri doni.

Ho rivolto la mia enciclica Redemptoris missio a tutta la Chiesa. Oggi vi rinnovo gli stessi appelli. Ricordatevi che "la fede si afferma nel momento in cui la si dona!". Siate convinti dell'"urgenza dell'evangelizzazione missionaria, (poiché) essa costituisce il primo servizio che la Chiesa può rendere a ciascun uomo e all'intera umanità" (RMi 2). Mantenete vivo in voi lo spirito missionario che ha permesso di fondare qui la Chiesa. Senza paura, affermate con semplicità la vostra fede in Cristo, unico Salvatore dell'uomo, fede che avete ricevuto come un dono dall'alto, senza merito da parte vostra (cfr. LG 11). Questo annuncio attivo si realizza nello spirito evangelico del dialogo rispettoso che ricercate con i vostri compatrioti appartenenti ad altre tradizioni religiose; ma rimanete coerenti con le vostre convinzioni, "senza dissimulazioni o chiusure, ma con verità, lealtà, sapendo che il dialogo può arricchire ognuno" (LG 56).

"Aprite le porte a Cristo! Il suo Vangelo nulla toglie alla libertà dell'uomo, al dovuto rispetto delle culture, a quanto c'è di buono in ogni religione" (ibid. RMi 3).

3. Cari amici preti, voi avete una responsabilità tutta particolare nella vita e nella missione della Chiesa. Ordinati per partecipare al sacerdozio del Vescovo, rispondete alle aspettative di tutti essendo pienamente uomini di Dio. La vostra vocazione comporta innanzitutto un appello alla santità personale, come vi è stato detto durante l'ordinazione. Voi avete lasciato molte cose per seguire Cristo e sarete i suoi servitori fedeli solo se rimarrete con lui, nell'intimità della preghiera, se voi stessi vivrete pienamente i sacramenti dell'Eucaristia e della penitenza che rendono forti nei momenti della prova. Che i vostri numerosi incarichi non vi impediscano di nutrire la vostra vita spirituale: dedicate tempo alla preghiera e alla meditazione; tornate costantemente alla Parola di Dio, fonte di ogni missione; nei vostri ritiri annuali, lasciatevi catturare dallo Spirito per rinnovare la vostra conversione. Non trascurate neppure la formazione permanente, per far conoscere meglio Cristo, per rafforzare il popolo cristiano e mantenerlo nell'unità della fede nell'unico Signore. Fondate la vostra parola sulla pietra della Parola di Dio, ricevuta attraverso la ricca Tradizione della Chiesa. Totalmente consacrati a Cristo, sarete uniti al vostro popolo. Nella libertà della vostra adesione e delle vostre promesse al Signore, siate fermamente e serenamente fedeli alla castità nel celibato, rinunciando al matrimonio per servire meglio il Regno; siate disponibili ed attenti a tutti i cristiani; siate testimoni fedeli nei confronti dei non cristiani. Formate intorno ai vostri Vescovi un presbiterio fraterno. Siate aperti ad una collaborazione fiduciosa con tutti coloro che prendono parte alla missione ecclesiale. La comunità ha bisogno di voi, collaboratori del mistero di Dio, per trasmettere i doni sacramentali della grazia. Essa ha bisogno di voi anche per radunare nell'unità tutti gli operai del Vangelo che sono al vostro fianco.


4. Sono felice di sapere che un numero sempre maggiore di giovani si prepara al sacerdozio, e che voi avete potuto inaugurare recentemente il vostro nuovo Seminario Maggiore di Brin. Per voi, seminaristi, ciò che ho appena detto ai sacerdoti deve illuminare la vostra risposta all'appello del Signore. Per seguire Cristo, dovete compiere una scelta esigente, consolidata dalla vita spirituale e dallo studio, rinunciare ad altre strade che si aprono di fronte a voi. Questa scelta di Gesù Cristo, non la fate per trovare un rifugio o la sicurezza nella condizione sacerdotale. Voi dovete essere servitori a immagine di Cristo venuto per servire. E, nell'unirvi al Signore e alla sua Chiesa, scoprirete presto che, totalmente consacrati, si cresce e si entra nella gioia del proprio Maestro.


5. Fratelli e sorelle, religiosi e religiose, la vostra vocazione è preziosa per tutto il popolo di Dio. Attraverso i vostri voti, siete chiamati a rendere davanti al mondo la testimonianza insostituibile della semplice consacrazione delle vostre vite a Dio, per testimoniare che solamente Dio può soddisfare pienamente le aspettative di un uomo o di una donna. L'amore del Signore si riflette allora su tutti coloro che Egli ama. Ciò è vero per i contemplativi così come per i religiosi e per le religiose apostolici, ciascuno secondo il carisma del proprio istituto. Gli uni e le altre riservano, nelle loro giornate, il primo posto alla preghiera. Per rendervi capaci, è necessario che la vostra formazione spirituale sia approfondita fin dal noviziato, ma anche che voi prendiate i tempi e i mezzi per rinnovare le fonti e l'esperienza della preghiera nell'arco completo della vostra vita religiosa. Lavoro e svariati servizi ne sono allora illuminati.

Voi avete il vostro ruolo nella missione unica della Chiesa, nel luogo in cui siete. Vi si chiede anche di armonizzare bene le vostre attività fra i diversi istituti presenti, sotto la responsabilità dei Pastori che si prendono cura di tutto il popolo del loro territorio. Avete bisogno a volte di pazienza e discrezione, ma queste qualità fanno naturalmente parte della vostra vocazione. I voti che pronunciate davanti al Signore vi predispongono a garantire disinteressatamente numerosi servizi pastorali, educativi o sanitari, o ancora di aiuto reciproco e di promozione umana. Ricevete tutto il mio incoraggiamento per il vostro lavoro che so essere spesso pesante. Che il Signore vi sostenga affinché conserviate l'equilibrio della vostra vita religiosa pur rispondendo alle aspettative dei vostri fratelli e delle vostre sorelle della Chiesa e dell'insieme della società.


6. Dall'inizio dell'evangelizzazione, e con il Concilio in particolare, la vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo hanno acquisito maggior rilievo. E' divenuto abituale, nel corso dei miei viaggi, che i laici abbiano un posto importante nei miei incontri con le "forze vive" delle Chiese locali. Ed è bello, poiché essi sono l'insieme dei battezzati che costituisce il popolo di Dio.

Hanno preso maggior coscienza della loro missione e delle responsabilità che da essa derivano. Trasmettono il loro dinamismo a tutto l'organismo ecclesiale, attraverso i movimenti specificamente laici, attraverso le funzioni di animazione che competono loro - e non soltanto per supplenza - attraverso il loro farsi carico di tanti compiti necessari al sostegno di tutta la pastorale. Ma, al di sopra di tutto, i battezzati sono i primi testimoni del dono della fede, cominciando dalla loro vita coniugale e familiare che riflette l'amore di Cristo per la sua Chiesa e prepara i figli a scoprirlo a loro volta. In tutti i campi della società, amici laici, voi rimanete dei battezzati a cui è affidata la missione di diffondere l'amore del Salvatore. Attraverso di voi, la Chiesa "è forza dinamica nel cammino dell'umanità verso il Regno escatologico, è segno e promotrice dei valori evangelici tra gli uomini" (RMi 20). Voi avete l'ambizione di trasformare il mondo, poiché il Vangelo è una forza che completa, purifica e trasforma. Avete la passione della pace e dell'intesa fraterna, perché il Vangelo è un messaggio di pace per tutti gli uomini che Dio vuole salvare. In questo spirito, assumetevi le vostre responsabilità, agite per il bene comune del vostro paese, lottate per far trionfare l'onestà e la verità, sostenete i più deboli. E quando vi verrà chiesto perché desiderate così ardentemente la felicità di tutti in una giustizia generosa, voi saprete far comprendere che il vostro dinamismo è quello della speranza, riversata nei vostri cuori dallo Spirito di Cristo (cfr. Rm 5,5).


7. Fra i laici, vorrei rivolgere una parola particolare ai catechisti. Nella vostra Chiesa, essi svolgono un ruolo essenziale. Viene chiesto loro, in qualche modo, di riunire nella loro persona tutte i compiti dei laici che ho appena ricordato. E so che essi lo fanno con una dedizione senza limiti, accettando, con le loro famiglie, condizioni di vita precarie per essere ogni giorno al servizio della comunità. Essi meritano di essere fedelmente aiutati a compiere bene le loro opere dai preti delle parrocchie e dai responsabili diocesani della pastorale.

Cari catechisti, vi esprimo tutta la stima e la riconoscenza della Chiesa che avete tanto contribuito a fondare saldamente nella vostra regione. E rendo grazie a Dio per l'opera che continuate a svolgere.


8. Cari fratelli e sorelle, vorrei incoraggiare voi tutti a progredire nella vita fraterna che è il segno che distingue i discepoli del Signore. Dopo aver lavato i piedi dei suoi Apostoli, in un magnifico gesto di servizio, Gesù ha detto loro: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,35). Uniti da questo amore, introdotti dal vostro battesimo nella nuova vita, riprendete con nuovo entusiasmo l'annuncio missionario.

Nell'enciclica sulla missione, l'ho ricordato: "Questa nuova vita è un dono di Dio, ed all'uomo è richiesto di accoglierlo e di svilupparlo, se vuole realizzarsi secondo la sua vocazione integrale in conformità a Cristo" (n.7). Operai del Vangelo, ciascuno secondo la propria vocazione, continuate a radicare insieme la Chiesa del Signore nella vostra beneamata terra di Casamance e di tutto il vostro paese. Potete esserne certi, Dio ha cura del piccolo seme che piantate. Per mezzo dello Spirito Santo, lo farà crescere e diventare un bell'albero che porterà abbondanti frutti.

Membri del Corpo di Cristo che mi ascoltate, vi affido a Nostra Signora, Madre della Chiesa e Madre degli uomini, e vi benedico di tutto cuore.

Data: 1992-02-20 Data estesa: Giovedi 20 Febbraio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)