GPII 1992 Insegnamenti - Il discorso durante l'incontro con i capi religiosi nusulmani nel salone della Camera di Commercio - Dakar (Senegal)

Il discorso durante l'incontro con i capi religiosi nusulmani nel salone della Camera di Commercio - Dakar (Senegal)

Titolo: Cristiani e musulmani hanno uno speciale dovere di agire attraverso il dialogo in favore della pace

Cari fratelli, Distinti rappresentanti dei Musulmani in Senegal,


1. E' per me un grande piacere incontrarvi, in occasione della mia visita nel vostro bellissimo paese. Sono molto grato al popolo senegalese per la sua accoglienza tanto calorosa. Rendo grazie a Dio per aver avuto, durante il mio pontificato, molte occasioni d'incontrare capi religiosi musulmani e credenti dell'Islam. Penso alle delegazioni di Musulmani che ho ricevuto in Vaticano e agli incontri che si sono svolti durante i miei viaggi apostolici, in Africa particolarmente. Penso specialmente a quel giorno memorabile in cui ho rivolto la parola a migliaia di giovani riuniti nello stadio di Casablanca.


2. E' assolutamente naturale che credenti in Dio si incontrino fraternamente in uno spirito di condivisione. Cristiani e Musulmani, con quanti seguono la religione ebraica, appartengono a quella che tutti sono d'accordo nel chiamare "la tradizione abramitica". Nelle nostre rispettive tradizioni, Abramo è chiamato "l'amico intimo di Dio" (in arabo al-khalil). Riceve questo titolo a causa della sua fede indefettibile in Dio. Abbandonando il suo paese per andare laddove Dio lo conducesse, Abramo era animato dalla convinzione che solo a Dio è dovuta l'adorazione, a Lui soltanto l'obbedienza. Anche nelle prove, Abramo è rimasto il servitore di Dio, fedele e obbediente. Nel Concilio Vaticano Secondo, i Vescovi della Chiesa cattolica hanno adottato una dichiarazione solenne sull'atteggiamento della Chiesa riguardo ai credenti di altre religioni. A proposito dei Musulmani, questo documento afferma: "La Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano anche di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti nascosti di Dio, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volontieri si riferisce" (NAE 3).


3. Quali comunità religiose che cercano di sottomettersi con tutta l'anima alla volontà di Dio, Cristiani e Musulmani dovrebbero vivere in pace, nella fratellanza e nella collaborazione. Sono felice di vedere che, dall'arrivo dei primi Cristiani nella sua terra, il popolo senegalese ha dato al mondo un buon esempio di questa collaborazione. L'anno scorso, nel mese di maggio, in un messaggio collettivo ai Cristiani, i Vescovi hanno segnalato quanto accade nel paese, in quanto a "sforzi reali di comprensione e di dialogo tra Cristiani e Musulmani, a incontri tra responsabili religiosi". Essi hanno notato che dei giovani si uniscono per costruire cimiteri, moschee, chiese; che degli scolari s'impegnano in una sana emulazione a rendere le loro scuole gradevoli e pacifiche; che degli adulti collaborano per migliorare la vita e lo spirito comunitario nel paese. Vorrei aiutare e incoraggiare tutti questi sforzi per costruire una società armoniosa, poiché sono convinto che Dio, nostro Creatore, che sarà anche il nostro Giudice, desidera che noi viviamo così. Il nostro Dio è un Dio di pace, che desidera che la pace regni tra quanti vivono secondo i suoi comandamenti. Il nostro Dio è il Dio Santo, che desidera che quanti lo invocano vivano santamente, nella giustizia e nell'onestà. E' un Dio di dialogo che, sin dalle origini, si è impegnato in un dialogo di salvezza con l'umanità che ha creato, un dialogo che continua oggi e che continuerà fino alla fine dei tempi. Cristiani e Musulmani, noi dobbiamo essere persone di dialogo. Come ho detto spesso, e come hanno ripetuto i Vescovi del Senegal, l'impegno nel dialogo esige innanzitutto un "dialogo di vita", cioè l'accoglienza reciproca, il rispetto reciproco della libertà di coscienza e di culto, la condivisione, la collaborazione con cui noi testimoniamo, in quanto credenti, l'ideale cui Dio ci chiama.


4. Ma il nostro impegno nel fare la volontà di Dio ci porterà più lontano di questa vita in armonia. I problemi della vita attuale sono molti. Noi che crediamo nella bontà di Dio abbiamo il dovere speciale di affrontare questi problemi e di cercare, nel dialogo, soluzioni che rendano la società moderna più giusta, più umana, più rispettosa della libertà, dei diritti e della dignità di ogni individuo. Tra questi problemi, alcuni sono di ordine economico. In quanto credenti, noi dobbiamo avere un'attenzione particolare verso quanti vivono nella povertà. In un mondo in cui alcuni vivono nell'abbondanza mentre ad altri manca lo stretto necessario per sopravvivere, Cristiani e Musulmani devono studiare insieme il problema della ripartizione dei beni secondo la giustizia. Noi dobbiamo essere attenti al ruolo dei governi che hanno la responsabilità di sviluppare il loro paese per il bene di tutti. Dobbiamo promuovere dappertutto i valori dell'onestà, del rispetto della vita umana e del suo ambiente indispensabile. Dobbiamo vegliare affinché tutti i cittadini, senza discriminazioni di razza, di religione, di lingua o di sesso, possano avere una vita di famiglia santa e degna, che tutti abbiano le stesse possibilità nei campi dell'educazione e della salute e la possibilità di contribuire al bene comune.


5. Una delle maggiori piaghe dell'umanità, in questo secolo che volge al termine, è quella della guerra. Quante vite perse, distruzioni prodotte, quanta collera e risentimento suscitati da tanti conflitti! Quanti uomini, donne e bambini hanno perso il loro pane quotidiano, la loro casa, i loro averi e persino la loro patria a causa delle guerre! Cristiani e Musulmani hanno un dovere speciale di agire in favore della pace, di collaborare nella creazione di strutture sociali, nazionali e internazionali, che possano ridurre le tensioni e impedir loro di sfociare in conflitti sanguinosi. Per questa ragione, incoraggio Cristiani e Musulmani a prendere parte attiva in incontri inter-religiosi e in organismi che hanno come scopo quello di lavorare e di pregare per la pace.


6. Non tutti i bisogni dell'umanità sono di ordine materiale. Questo gli adoratori di Dio sono i primi a riconoscerlo. Nel nostro mondo di oggi, c'è molta sofferenza morale. Molte persone si sentono disorientate, disperate, isolate e abbandonate.

Molti hanno perso il senso di un Dio che è attento a loro, un Dio Clemente e Misericordioso. Noi, per i quali Dio è una realtà, la realtà più profonda della nostra vita, dobbiamo testimoniare senza sosta che Dio è presente al centro della vita umana. Noi non crediamo in un Dio corrucciato che sparge il terrore nel cuore degli uomini, né in un Dio assente dai problemi di questo mondo. Noi crediamo in un Dio che è buono, un Dio presente, che desidera guidarci sul cammino che meglio ci conviene. E' vero, come ho detto a Casablanca, che la "lealtà esige anche che noi riconosciamo e rispettiamo le nostre differenze. La più fondamentale è evidentemente la visione che noi abbiamo della persona e dell'opera di Gesù di Nazareth" (n. 10). Per i Cristiani, è Lui che ci fa conoscere Dio come Padre, è da Lui che noi riceviamo lo Spirito, è anche grazie a Lui che noi entriamo nell'intimità di Dio. Noi crediamo che Egli è Signore e Salvatore. Sia gli uni che gli altri, crediamo che Dio è pieno di misericordia per coloro che si sono persi, ma che si volgono verso di Lui in uno spirito di umiltà e di pentimento. Ecco una lieta novella, un messaggio per quanti cercano una fede che possa dare senso e direzione alla loro vita. Per offrire un contributo specificamente religioso alla società, il dialogo tra Cristiani e Musulmani dev'essere sviluppato. Noi dobbiamo essere pronti a parlarci apertamente e con tutta franchezza e dobbiamo ascoltarci reciprocamente con molta attenzione e rispetto. Lo scorso marzo, ho ricevuto una bella lettera di Sua Eccellenza il Signor M. Hamid Algabid, Segretario generale dell'Organizzazione della Conferenza islamica (OCI), in cui ha assicurato "la disponibilità dei paesi membri dell'OCI a collaborare con la Santa Sede per far progredire la pace e consolidare il dialogo islamico-cristiano". Noi accogliamo volentieri questa offerta di collaborazione ed incoraggiamo i Cristiani, dappertutto nel mondo, a cooperare con i Musulmani in questo senso.


7. L'onestà mi porta ad ammettere che Cristiani e Musulmani non si sono sempre comportati reciprocamente in un modo che riflette l'immensa bontà di Dio. In certe regioni del mondo vi sono ancora tensioni tra le nostre due comunità e i Cristiani sono vittime di discriminazioni in molti paesi. Il dialogo islamico-cristiano deve progredire per giungere a questa vera collaborazione, per assicurare il reciproco rispetto della libertà di coscienza e di culto, con uguaglianza di trattamento fra tutti, qualunque sia il luogo di residenza. Ancora una volta, vorrei ricordare la dichiarazione Nostra aetate: "Se nel corso dei secoli non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacrosanto concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e a promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (NAE 3). Riprendo oggi, dinanzi a voi, questo appello. Compiamo insieme uno sforzo sincero per giungere ad una comprensione mutua più profonda. Che la nostra collaborazione in favore dell'umanità, iniziata nel nome della nostra fede in Dio, sia una benedizione e favorisca tutto il popolo!


8. Vorrei concludere questo incontro con un'invocazione che riflette le aspirazioni spirituali comuni ai Cristiani e ai Musulmani: O Dio, Tu sei il nostro Creatore.

Tu sei buono e la tua misericordia non ha limiti.

A Te la lode di ogni creatura.

O Dio, Tu ci hai donato una legge interiore secondo la quale noi dobbiamo vivere.

Fare la tua volontà significa adempiere al nostro compito.

Seguire i tuoi cammini significa conoscere la pace dell'anima.

A Te noi offriamo la nostra obbedienza.

Guidaci in tutte le opere che iniziamo sulla terra.

Liberaci dalle propensioni maligne che sviano il nostro cuore dalla tua volontà.

Non consentire che ci allontaniamo da Te.

O Dio, giudice di tutta l'umanità, aiutaci a far parte dei tuoi eletti l'ultimo giorno.

O Dio, autore della giustizia e della pace, accordaci la vera gioia, l'amore autentico e una durevole solidarietà tra i popoli.

Colmaci dei tuoi doni per sempre. Amen! Che il Dio della Misericordia, il Dio dell'Amore, il Dio della Pace benedica ognuno di voi e ogni membro delle vostre famiglie!

Data: 1992-02-22 Data estesa: Sabato 22 Febbraio 1992

La visita alla "Pouponnière" delle Francescane Missionarie di Maria - Dakar (Senegal)

Titolo: Una migliore qualità della vita per la nuova Africa

Care sorelle, Infermiere, Membri della Pouponnière e del Centro di Promozione Femminile, Rivolgo un caloroso saluto a tutte voi che in questi luoghi lavorate al servizio della vita, in una delle sue forme più amabili: l'accoglienza e l'accompagnamento dei neonati.

La Pouponnière delle Suore Francescane Missionarie di Maria si presenta quale risposta a diversi appelli, giunti da famiglie o istituzioni civili del paese. Essa manifesta la stima rivolta all'essere umano sin dalle prime tappe della sua esistenza. Testimonia un'autentica sollecitudine per il mutuo soccorso che va ad onore dei Senegalesi. Che il Signore, che tanto ha amato i bambini, protegga questa casa e benedica le Religiose e le persone che si prodigano con esse! Chiedo anche al Signore di accordare i suoi benefici e le sue grazie a tutte le persone che si preparano alla vita in famiglia. Che sotto lo sguardo di Maria possano prendere coscienza della loro dignità, prepararsi alle loro funzioni di spose e di madri e cercare di realizzarsi pienamente quali donne. L'uomo e la donna, con le loro particolari qualità, esprimono insieme la totalità dell'essere umano: possano le giovani ragazze del centro imparare ad essere femminili in tutto quel che fanno, per una migliore qualità della vita sociale e per il progresso della nuova Africa! Infine, vorrei cogliere l'occasione di questa visita per lanciare un appello affinché si cerchi di prevenire meglio gli incidenti mortali di cui le donne sono vittime durante la gravidanza e il parto. Auspico che si moltiplichino, in Africa e nel Terzo Mondo, dispensari e maternità che si occupino dei problemi di salute femminili e dell'informazione delle coppie, in particolare per quanto riguarda l'uso dei medicinali dagli effetti a lungo termine ancora poco conosciuti. La Chiesa deve agire per la promozione della vita di quante danno la vita.

Di tutto cuore, imparto la mia Benedizione apostolica a tutte voi e ai fanciulli affidati alle vostre cure.

Data: 1992-02-22 Data estesa: Sabato 22 Febbraio 1992

L'omelia pronunciata durante la concelebrazione eucaristica per i fedeli della diocesi nello stadio dell'Amicizia - Dakar (Senegal)

Titolo: Portare il nome di cristiani è una responsabilità e un appello




1. "Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20).

Riuniti qui nel nome di Cristo, nella grande città di Dakar, sulla costa Atlantica, noi costituiamo la Chiesa. Dall'epoca degli Apostoli, si è iniziato a chiamare "cristiani" i discepoli del Crocifisso, del Risorto (cfr. Ac 11,26). E noi abbiamo ereditato questo nome. Noi costituiamo la Chiesa, non solo perché portiamo il nome di Cristo, ma perché egli stesso è in noi e in mezzo a noi. La Chiesa è più di un'assemblea di uomini e di donne che si richiamano al Nome di Cristo: essa è innanzitutto una comunità umana organicamente unita a Lui, unita alla sua Persona viva. Per Lui, con Lui e in Lui, noi siamo la Chiesa. Per definire la natura di questa comunità, San Paolo la chiamerà Corpo di Cristo.

Fratelli e sorelle di Dakar e di tutto il Senegal, sono felice di salutarvi, membri del corpo di Cristo, della Chiesa che vive e cresce su questa terra. Ringrazio il mio caro fratello, il Cardinale Hyacinthe Thiandoum, vostro Arcivescovo, per le parole che mi ha rivolto a vostro nome. Desidero salutare amichevolmente i Vescovi di Kaolack, di Saint Louis, di Thiès, di Ziguinchor e di Tambacounda. La loro presenza durante questi giorni insieme con numerosi diocesani ha dato alle diverse manifestazioni la dimensione dell'incontro del Vescovo di Roma con tutta la Chiesa in Senegal. Ho anche il piacere di salutare i Vescovi e i superiori religiosi, così come i vostri numerosi amici venuti da paesi vicini e lontani per manifestare la loro fedele simpatia. In particolare, desidero rivolgere un cordiale incoraggiamento al Vescovo e ai Cattolici della Mauritania.

Vorrei esprimere i miei sentimenti cordiali e il mio incoraggiamento ai sacerdoti, ai religiosi ed alle religiose, ai laici impegnati e a tutti i fedeli che formano questa magnifica assemblea. Sono grato per la presenza dei rappresentanti delle Autorità civili di questo paese; esprimo loro la mia gratitudine per la loro presenza nella comunità cattolica, in questo giorno di festa. Il mio cordiale saluto si rivolge anche ai vostri compatrioti appartenenti ad altre tradizioni religiose che condividono oggi la vostra gioia nel celebrare la vostra fede.


2. Abbiamo ascoltato l'Apostolo Paolo esortarci alla "comunione nello Spirito" affinché la sua gioia sia completa. Si, lo Spirito di Dio, lo Spirito Santo che è Dio stesso ci unisce. Egli è il dono di Cristo. Egli è il Santo Consolatore, lo Spirito di Verità, che fa nascere nelle nostre anime la preghiera. La preghiera di ciascuno, recitata anche in solitudine, fa entrare colui che la pronuncia nella comunità della Chiesa in preghiera. Ma il Signore ricorda subito il senso della preghiera in comunità: "se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà" (Mt 18,19). La preghiera è il vincolo profondo della nostra unità. Attraverso la preghiera, attraverso il vincolo della preghiera, la Chiesa si presenta come "un popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Queste parole, il Concilio Vaticano II le ha riprese da un grande santo africano di un tempo, San Cipriano (cfr. LG 4). Lo Spirito Santo rende viva e autentica la nostra preghiera. Per mezzo di Lui, che vive nei nostri cuori, ciascuno di noi fa salire verso Dio ciò che desidera e ciò che spera. Attraverso lo Spirito Santo, la nostra preghiera ci conforma alla volontà di Dio e all'amore fedele di Dio. Lo Spirito Santo di Gesù ci permette di scoprire il mistero dell'unità e dell'amore della Santissima Trinità, affinché viviamo da ora in poi il mistero dell'unità della Chiesa, unico corpo di Cristo, nella comunione dei santi.

Fratelli e sorelle, vi è stato concesso di portare il nome di cristiani.

E' una responsabilità e un appello. Siate fedeli! Siate fedeli insieme alla Chiesa che vi ha trasmesso il dono della fede. Vivete come membri della Chiesa e fate vivere la Chiesa tutti insieme. Poiché voi ne siete tutti responsabili, ciascuno secondo la propria vocazione. Continuate a costruire una Chiesa fraterna, in cui i pastori e i fedeli, gli uomini e le donne, gli anziani ed i giovani, ciascuno così com'è, porti la propria pietra alla costruzione, alla comunione di tutti nell'amore che viene da Dio. Affinché l'edificio sia solido, nello stesso Spirito, rimanete uniti nella stessa fede. Il messaggio del Vangelo ci viene trasmesso, noi lo riceviamo come il più bello dei doni. Non finiamo mai di scoprirlo e di approfondirlo insieme. La Chiesa ha la missione di insegnarci il contenuto della fede e le regole per vivere la nostra vocazione umana in tutta la sua dignità e tutta la sua esigenza. Mantenete il cuore e lo spirito aperti a questo insegnamento: il Signore ha promesso ai suoi Apostoli lo Spirito di Verità; voi potete quindi fare affidamento sulla parola trasmessa dai loro successori. Che la Chiesa, nell'unità della fede, sia una vera famiglia, la famiglia dei discepoli di Cristo in Senegal. Voi parlate diverse lingue, ma predicate la stessa fede. Sulla vostra terra, il Cristo vive, attraverso il suo Spirito, nei figli e nelle figlie del Senegal che accolgono la sua presenza, che lo pregano, lo cantano e lo celebrano con le loro parole, i loro gesti, con quanto hanno di meglio nella loro bella cultura africana. Voi lo ricordate: Pietro prendeva la sua barca di pescatore sul lago, e Gesù gli diceva di gettare le sue reti; qui, voi prendete le vostre piroghe, ed è lo stesso Gesù che vi dice di gettare le vostre reti. Sulla riva di Genesareth, Gesù ha detto a Pietro che sarebbe stato un pescatore di uomini; sulle vostre coste senegalesi, è lo stesso Gesù che chiama i nuovi discepoli a seguirlo per divenire a loro volta pescatori di uomini. E quando viene la tempesta, è lo stesso Gesù che vi dice di non avere paura. Oggi, è il successore di Pietro che vi dice: accogliete i doni di Dio e siate pescatori di uomini, portatori della Buona Novella. La Chiesa che costruite in Senegal è in comunione con la Chiesa in tutte le parti del mondo. Cattolici, voi siete fratelli e sorelle di tutti i cattolici del mondo. Ve lo dico perché ho ricevuto da Cristo l'incarico di confermare i miei fratelli nella fede e di servire l'unità della Chiesa universale. Potete contare sulla solidarietà fraterna di tutte le membra del Corpo di Cristo, e il Corpo conta sulle membra insostituibili che siete voi, i fedeli del Senegal.


3. L'unità spirituale della Chiesa è l'unità di esseri umani che hanno differenti aspirazioni, e differenti debolezze, le debolezze del peccato, come, fra le altre, "lo spirito di rivalità" o la "vanagloria", come leggiamo nel testo di San Paolo della liturgia di oggi (cfr. Ph 2,3). La Chiesa sa bene di essere una comunità i cui membri sono dei peccatori. Tutti sono chiamati alla santità, ma commettono peccati. Peccando, si fanno torto gli uni gli altri e fanno torto al Corpo intero.

E' per questo che è importante essere capaci di correggersi, attraverso la reciproca correzione fra fratelli e attraverso il ricorso al sacramento della penitenza. Quando i contrasti si inaspriscono, nonostante gli sforzi fraterni, spetta alla Chiesa esprimere un giudizio per mantenere l'unità. E se Cristo stesso parla di escludere qualcuno dalla comunità, questa è evidentemente l'ultima delle eventualità. Ma la Chiesa desidera sempre la conversione dei peccatori per formare la comunità degli uomini riconciliati con Dio e tra di loro. E' per questo che essa veglia sull'unità nella fede e nella carità. Quando sorgono dei disaccordi, essa richiama i suoi figli al dialogo fraterno, nella verità. L'obbedienza che richiede la Chiesa - l'adesione intelligente al suo insegnamento dottrinale come sua applicazione nella vita privata e pubblica - è un mezzo necessario per garantire l'unità del Corpo di Cristo fondata sul Vangelo: è la via verso la santità che bisogna intraprendere insieme concordemente. Noi siamo realmente riuniti in nome di Cristo quando siamo uniti dal vincolo che è frutto dello Spirito Santo. Il Cristo risorto ha fatto dono dello Spirito Santo alla sua Chiesa, lo Spirito di verità, lo Spirito di unità che costruisce la Chiesa, fino alla fine del mondo.


4. Nella Lettera ai Filippesi che abbiamo letto oggi, l'Apostolo Paolo scrive a proposito della Chiesa: "rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti... ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma anche quello degli altri" (Ph 2,2-4).

Fratelli e sorelle, i doni che ci vengono fatti, dobbiamo farli fruttificare. Questa presenza di Cristo nello Spirito Santo è la sorgente dell'amore che esprime l'unità degli spiriti e dei sentimenti. Quando andiamo a bere a questa sorgente, noi non lo facciamo cercando "ciascuno il proprio interesse, ma anche quello degli altri" (Ph 2,3). La sorgente ci viene aperta affinché noi riversiamo a nostra volta la sua freschezza benefica intorno a noi, nella vita fraterna. San Paolo ci ha trasmesso una regola semplice e molto valida: "ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso" (Ph 2,4). Il mondo fraterno al quale aspirate, iniziate ad instaurarlo nelle vostre famiglie. Ogni giorno, l'amore degli sposi e l'amore dei genitori si traducono concretamente quando si pensa prima al bene dell'altro senza cercare di usarlo solo per la propria soddisfazione. così si comprendono meglio le esigenze di fedeltà e purezza, di umile servizio dell'altro, che derivano dal Vangelo.

Lasciate entrare nelle vostre case la luce d'amore dello Spirito di santità.

Genitori, l'amore vi rende capaci di una paziente dedizione e di reali sacrifici per i figli ai quali avete dato la vita; in nome di questo amore, mantenete per loro un focolare unito dalla reciproca fedeltà; mostrate loro il cammino della fede e della santità. Bambini e giovani, siate riconoscenti con gioia per ciò che i vostri genitori vi trasmettono. Preparatevi a riprendere a vostra volta la costruzione di un mondo solidale, sviluppando i vostri talenti con perseveranza.

Scoprite, anche voi, la gioia di preoccuparvi più degli altri che di voi stessi.

Per riprendere ancora le parole di San Paolo, ripeto a tutte le generazioni di cristiani del Senegal: incoraggiatevi nell'amore, siate in comunione nello Spirito. Rispondete agli appelli che ascoltate nel fondo del vostro cuore, e non esitate a donarvi interamente alle vostre famiglie. Giovani, ragazzi e ragazze, se il Signore ve lo chiede, andate al suo seguito per dare la vostra vita al suo servizio nel sacerdozio o nella vita religiosa.


5. Fratelli e sorelle, voi lo sapete, dovete conservare lo stesso spirito generoso e disinteressato quando uscite dall'ambito della vostra famiglia e della vostra parrocchia. Nella società del vostro paese, nella vostra attività professionale, lavorate volentieri per il bene di tutti, senza fare differenze. Per il benessere e la dignità di tutti i vostri compatrioti, collaborate ogni giorno con i credenti di altre tradizioni. Cercate di comprendervi, di riconoscere le vostre qualità.

Cercate il dialogo fra i credenti di diverse religioni. La vostra pratica africana dell'oratoria vi predispone a dialoghi lunghi e profondi per giungere a un'intesa.

Nella chiarezza, senza trascurare nulla di ciò che avete ricevuto nella Chiesa, cercate insieme ciò che sarà più giusto e più utile per il bene dell'uomo, nella pace sociale. Vegliate insieme sulla vostra terra affinché essa nutra i suoi abitanti. Sviluppate la vostra economia affinché il maggior numero di persone possibile goda della sua prosperità. Fate gli sforzi necessari affinché i giovani ricevano una formazione che permetta loro di entrare nella vita attiva.

Partecipate al sostegno dei più poveri, alla cura dei malati, all'assistenza delle persone anziane. E' naturale per i cristiani dare prova dello spirito di servizio ed impegnarsi senza limiti per tutto il loro popolo. Leali verso il vostro paese, contribuite sempre di più alla vita delle sue istituzioni pubbliche. Siate i primi a rispettare tutti i gruppi e tutte le minoranze, a riconoscere concretamente la libertà di coscienza, di culto e di vita religiosa per tutti, difendendo la stessa libertà per voi. Per quanto dipende da voi, nelle diversità di opinione, pensate sempre al bene comune. Abbiate la preoccupazione di mantenere il vostro paese nella pace interna e in una solidarietà costruttiva con le nazioni. Da un punto di vista cristiano, non potete dimenticare lo sguardo di Dio sulla vita degli uomini e sulla loro storia. Questo sguardo di Dio è allo stesso tempo benevolo e esigente. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità (cfr. 1Tm 2,4).Egli ci chiede di collaborare al suo disegno; ci illumina attraverso lo Spirito di verità e ci fortifica per mezzo del suo amore.


6. Cari amici del Senegal, giunti quasi al termine della mia visita pastorale tra voi, vorrei esortarvi con tutto il fervore della speranza cristiana a proseguire il vostro cammino nella gioia e nella fiducia. Su questo cammino, avrete a cuore di essere animati da uno spirito missionario che farà di voi i testimoni di Cristo nell'ambiente in cui vivete. La missione vi fa annunciare che Dio è Padre e che chiama ciascuno dei figli. Essa vi fa dono di "rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1P 3,15). Essa vi spinge a riunire tutti i vostri fratelli in nome di Gesù, presente in mezzo a voi (cfr. Mt 18,20). Voi avete d'altronde preparato un grande evento per la missione della Chiesa in Africa, l'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi. Vi esorto a continuare la vostra riflessione e a pregare intensamente, poiché questa sarà una tappa fondamentale per l'evangelizzazione del vostro continente. I vostri Vescovi esprimeranno i vostri desideri; offriranno a Cristo le vostre qualità africane di generosità e di solidarietà, di profondo senso spirituale. Essi presenteranno a Dio la Chiesa che è cresciuta in Africa. A Dakar, oggi, rendo grazie a Dio, nostro Padre, per i doni che ha riversato sul suo popolo in Senegal, per la presenza del Cristo Salvatore nelle vostre comunità di Chiesa, come in tutte le comunità della Chiesa universale. Noi custodiamo la sua parola che ci è stata donata: "...dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20).

Data: 1992-02-22 Data estesa: Sabato 22 Febbraio 1992

Nella "Maison des Esclaves" - Isola di Gorée (Senegal)

Titolo: "Sono venuto a rendere omaggio a tutte le vittime sconosciute"

Queste generazioni di negri, di schiavi mi fa pensare che Gesù Cristo si è voluto rendere schiavo, che è diventato un servitore. Egli ha portato la luce della rivelazione di Dio nella schiavitù. La rivelazione di Dio che vuol dire "Dio-amore". Qui si vede soprattutto l'ingiustizia. E' un dramma della civiltà che si diceva cristiana. Il grande filosofo antico Socrate diceva che quelli che subiscono l'ingiustizia si trovano in una situazione migliore di quelli che ne sono causa. E' l'altro lato della realtà dell'ingiustizia vissuta in questo luogo.

E' un dramma umano: il grido delle generazioni, esige che noi ci liberiamo per sempre da questo dramma, perché le sue radici sono in noi, nella natura umana, nel peccato. Sono venuto per rendere omaggio a tutte le vittime sconosciute. Non si sa esattamente quante sono state. Non si sa esattamente chi sono state. Purtroppo, la nostra civiltà che si diceva e che si dice cristiana, è tornata per un momento, anche durante il nostro secolo, alla pratica della schiavitù. Sappiamo cosa furono i campi di sterminio. Qui ce ne è un modello. Non possiamo immergerci nella tragedia della nostra civiltà della nostra debolezza, del peccato. Dobbiamo rimanere fedeli a un altro grido, quello di San Paolo che ha detto: "Ubi abundavit peccatum, superabundavit gratia".

Data: 1992-02-22 Data estesa: Sabato 22 Febbraio 1992

All'aeroporto internazionale durante la cerimonia di congedo dalla nazione - Dakar (Senegal)

Titolo: Una società degna dell'uomo non si lascia invadere dai flagelli contemporanei che sfigurano l'umanità

Signor Presidente, Dopo le giornate tanto intense che ho appena trascorso in Senegal, la ringrazio per avermi accompagnato nel momento in cui parto per una nuova tappa del mio viaggio pastorale.

Sono grato per la presenza di tanti distinti rappresentanti del Governo e dei Corpi costituzionali della Repubblica. E' grande la mia gratitudine per l'accoglienza che Sua Eccellenza e i suoi compatrioti mi hanno riservato con tanta delicatezza, nella nobile tradizione della téranga, cara al vostro popolo.

Desideravo compiere da anni questa visita. Ecco che la mia attesa è esaudita. In seguito a numerosi contatti, avevo già potuto apprezzare le profonde qualità umane dei Senegalesi, uomini e donne. Ma ora riparto con dei ricordi vivi e concreti. E' nella memoria del cuore che resteranno impressi i visi, gli sguardi o le voci di tanti uomini e donne di tutte le generazioni, incontrati durante il mio tragitto.

Dakar, Ziguinchor e Poponguine saranno d'ora in poi molto più che dei luoghi ricchi di storia, delle città in cui sono stato felice di scoprire un popolo caloroso con il suo prezioso patrimonio ancestrale, il suo senso spirituale e la sua coraggiosa determinazione di costruire l'avvenire.

Signor Presidente, in questo momento emozionante, il mio pensiero si rivolge verso tutti i suoi compatrioti che avrei voluto salutare personalmente, in particolare verso quanti non hanno potuto partecipare alle nostre festose riunioni, costretti dalla distanza, o anche trattenuti dalla malattia e da molte altre dolorose circostanze. Esprimo ad essi la mia viva simpatia. Esprimo a tutto il Senegal i più fervidi auguri. Che la nazione rafforzi incessantemente, nel suo desiderio di condivisione, la sua coesione per affrontare le difficoltà e continuare la costruzione già iniziata grazie ai notevoli talenti dei suoi figli! Spero che raggiungiate insieme una maggiore prosperità, unendo tutte le vostre forze in una vita pubblica resa dinamica dal suo clima di libertà e di reciproca tolleranza.

Eredi di una cultura che avete saputo irradiare ben oltre le vostre frontiere, voi accogliete anche gli apporti della modernità; conservando il meglio del patrimonio ricevuto dagli antenati, la vostra saggezza vi consentirà di fondare la vostra società sui valori più degni dell'uomo, senza lasciarvi invadere dai flagelli contemporanei che sfigurano l'umanità. Spero anche che la solidarietà delle nazioni più favorite nel mondo vi aiuti a continuare lo sviluppo del paese, in particolare per offrire le migliori possibilità ai giovani mediante l'educazione, per proteggere la terra tanto minacciata in questa zona del Sahel cui, come sapete, sono molto attaccato. La mia visita era innanzitutto dedicata alla Chiesa cattolica del Senegal. Sono stato il felice testimone del suo fervore nella fede e nella comune preghiera. E' viva la mia gratitudine per lo svolgimento delle magnifiche liturgie e degli altri incontri che hanno costellato queste giornate. E' il frutto visibile di una preparazione intensa.

Così, cari fratelli e sorelle, questa visita pastorale del Vescovo di Roma potrà darvi un nuovo slancio per compiere la vostra comune missione di discepoli di Cristo. Per tutto quel che già è stato realizzato, rivolgo innanzitutto i miei calorosi ringraziamenti ai vostri Pastori, al Cardinale Hyacinthe Thiandoum, Arcivescovo di Dakar, a Mons. Théodore-Adrien Sarr, Presidente della Conferenza episcopale, e agli altri Vescovi. Auguro loro di vedere le proprie comunità diocesane diventare ogni giorno più vive, nella luce della fede, nel dinamismo della speranza e nell'ardore della carità. Mi è stata data una gioia particolare, quella di aver potuto compiere il pellegrinaggio a Poponguine, vostro Santuario nazionale, in cui ho pregato con voi Nostra Signora Liberatrice, ringraziandola perché veglia sui suoi figli del Senegal.

Porgo i miei auguri affettuosi e i miei incoraggiamenti a tutti quanti si sono messi qui al servizio della Chiesa, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e a tutti i laici impegnati. Saluto molto cordialmente tutti i battezzati che vivono nel paese. Dopo la mia visita, siete più vicini a me e, a Roma, resterete presenti nella mia preghiera. Ho potuto rendermi conto della sua lealtà alla patria e del suo desiderio di contribuire generosamente alla sua prosperità e alla crescita umana dei suoi concittadini. Che Dio sostenga i suoi sforzi disinteressati in favore della società senegalese! Desidero anche rivolgere un saluto particolare ai Senegalesi, uomini e donne, che appartengono ad altre tradizioni religiose. Ho apprezzato il loro desiderio di dialogo e di collaborazione con i loro compatrioti cattolici. Che sia concesso a tutti di vivere in sentimenti di rispetto reciproco e di amicizia! Nel corso del mio soggiorno, ho apprezzato la preveggenza con cui le Autorità civili hanno preso delle disposizioni per facilitare gli spostamenti ed assicurare il corretto svolgimento delle nostre varie riunioni. Ai responsabili dei servizi e ai loro collaboratori, che hanno lavorato con discrezione ed efficienza, esprimo tutta la mia gratitudine. Vorrei anche ringraziare particolarmente i giornalisti e i tecnici dei mezzi di comunicazione che si sono prodigati per consentire ad un vasto numero di persone di seguire gli avvenimenti successivi della mia visita, in Senegal e oltre le sue frontiere.

Signor Presidente, nel congedarmi, le rinnovo di cuore la mia rispettosa gratitudine per le attenzioni di cui mi ha circondato. Le auguro di tutto cuore la soddisfazione di adempiere con successo al suo compito al servizio della nazione.

Che l'Onnipotente colmi il Senegal delle sue benedizioni!

Data: 1992-02-23 Data estesa: Domenica 23 Febbraio 1992

Il discorso pronunciato durante la cerimonia di benvenuto nell'aeroporto internazionale Yundum - Banjul (Gambia)

Titolo: "Andate avanti nel costruire una comunità nazionale che sia rifugio di pace e di fratellanza"

Vostra Eccellenza Presidente Jawara, Vescovo Cleary, Cari amici,


GPII 1992 Insegnamenti - Il discorso durante l'incontro con i capi religiosi nusulmani nel salone della Camera di Commercio - Dakar (Senegal)