GPII 1992 Insegnamenti - Visita "ad limina" ai Presuli della regione apostolica Centro-Est della Francia - Città del Vaticano (Roma)

Visita "ad limina" ai Presuli della regione apostolica Centro-Est della Francia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una società costruita senza precetti morali corre il rischio di generare nell'uomo una visione della vita senza speranza

Signor Cardinale, Cari confratelli nell'Episcopato,


1. Durante questa visita ad limina in cui avete la gioia di vivere un momento di fratellanza e di stretta collaborazione tra voi, Vescovi della regione apostolica "Centre-Est", sono felice di accogliervi per manifestare la comunione che vi unisce alla Sede di Pietro e per condividere la nostra comune missione di successori degli Apostoli. Le vostre giornate di preghiera e di scambi con i miei collaboratori vi consentiranno di rinnovare il vostro servizio pastorale in questa regione della Francia che fu la prima dell'antica Gallia ad accogliere e vivere il Vangelo, talvolta fino ad offrire il proprio sangue.

Ringrazio il Presidente della vostra regione, Mons. Hubert Barbier, che ha ricordato alcune delle preoccupazioni del vostro enorme lavoro di Pastori. Nel rapporto regionale che mi avete inviato, sottolineate le speranze che animano le vostre diocesi ricche di risorse scientifiche ed umane. Ciononostante, come affermate voi stessi, alcune popolazioni sono gravemente colpite dalla recessione economica, molti stranieri presenti nel vostro paese, terra di asilo, non ricevono l'accoglienza che normalmente si deve ad ogni essere umano; alcune regioni rurali sono abbandonate perché non consentono più la sussistenza delle famiglie; la crescente mobilità delle persone destabilizza la società. Sono altrettanti elementi dolorosi nella vita degli uomini che richiedono la vostra sollecitudine e che hanno bisogno dell'attenzione delle comunità cristiane che aiutino i propri fratelli più indifesi. Esorto i cristiani a trovare mezzi ispirati dal Vangelo per vivere con i loro concittadini il più grande comandamento che ci ha lasciato Cristo, quello dell'amore. Noi tutti ci riconosciamo in esso. Porto anche insieme a voi nella preghiera questa spina nella carne rappresentata dal modesto numero di giovani che rispondono all'appello di Cristo a seguirlo nel sacerdozio o nella vita religiosa e dalla mancanza di giovani sacerdoti. Tuttavia, voi desiderate porre in essere ogni cosa che possa provvedere ai bisogni del popolo di Dio.


2. Le rapide e molteplici trasformazioni vissute nella nostra epoca sono altrettante sfide al rispetto della dignità dell'uomo e alla diffusione del Vangelo. Questo mi offre l'occasione per ricordare con voi i problemi morali che derivano dal Vangelo. Perché la Parola di Dio esorta ogni cristiano ad un comportamento conforme alla chiamata di Cristo, maestro di vita. Come avete constatato, la società moderna è tentata dal relativismo che rende molte persone scettiche. In particolare, i mutamenti culturali e il progresso scientifico sembrano sconvolgere i criteri di discernimento in materia di vita morale. I valori e i riferimenti morali obiettivi sono poco riconosciuti. L'individualismo e il soggettivismo diventano le caratteristiche dominanti nella riflessione e nelle decisioni etiche. Si direbbe che, talvolta, alcuni comportamenti vengano considerati normali e moralmente accettabili perché appartengono ad un vasto numero di persone. Regna la confusione quando si lascia credere che quanto è legale sia di per sé morale, in particolare laddove la legge civile contraddice le esigenze della morale. Presso molti nostri contemporanei che non si sono ancora aperti alla speranza della salvezza cristiana e al senso del peccato, sono comparse nuove forme di angoscia. Queste possono portare ad un pessimismo esistenziale.


3. Dinanzi a ciò, Cristo, quando si rivolge al giovane ricco, suggerisce una proposta radicale, in vista della vita eterna: "Se vuoi essere perfetto,... vieni e seguimi" (Mt 19,21). E l'Apostolo Giacomo ricorda chiaramente che una fede che non ha opere è una fede morta (cfr. Jc 2,14-26). Sant'Ireneo ne da conferma: "A quanti lo seguono e lo servono, Dio procura la vita incorruttibile e la gloria eterna" (Adv. haer. 14,1). La Chiesa ha il dovere di ricordare che la pratica morale è innanzitutto un invito alla felicità rivolto da Dio affinché l'uomo e il mondo abbiano la vita in abbondanza.

Come afferma il catechismo dei Vescovi di Francia, la vita appartiene all'Alleanza che Dio ha stretto con gli uomini; un'Alleanza in cui l'uomo s'impegna con la fede e con le sue opere. La Chiesa desidera rivelare al mondo che la vita morale, appoggiandosi alla pratica della legge, è un modo nuovo di vivere volgendosi risolutamente verso la salvezza, offerta per grazia. Per questo, l'insegnamento morale presuppone una catechesi sul senso dell'essere e dell'agire umani, sulla teologia della creazione e dei fini ultimi, del peccato e della grazia.

Una società che non voglia incorrere nei rischi di una disperazione certa per i suoi membri, non può costruirsi senza precetti morali e soprattutto senza riferimento ad una visione dell'uomo come essere spirituale chiamato, per sua natura, alla perfezione; in altre parole, senza una sana antropologia. Cristo, nella sua Incarnazione, ci ha svelato l'uomo perfetto. Nel mistero dell'Assunzione, contempliamo in Maria il dono che ci è stato riservato. La Scrittura ci rivela la natura dell'uomo creato a somiglianza di Dio, specchio dello splendore trinitario che nessuna debolezza, nessun peccato e nessuna malformazione può oscurare o alterare completamente. L'umanità dell'uomo è l'iconostasi di Dio. perciò, l'essere umano è un bene tanto prezioso che nessun altro può paragonarsi ad esso nel momento della decisione morale. Questo messaggio, inserito nella Scrittura, fornisce all'uomo una grande speranza ed un'intensa gioia che nessuno gli può rapire. Il discernimento e il retto agire sono le risposte dell'uomo che, esercitando le sue capacità più elevate, il suo giudizio e la sua ragione, accetta di volgersi verso Dio e di entrare nell'Alleanza definitivamente suggellata in Cristo. Quest'Alleanza comporta due aspetti congiunti, il decalogo presente nell'Antico e nel Nuovo Testamento, e la legge d'amore che ne trae le conclusioni. Sono questi i due polmoni della vita morale. Ogni esperienza umana è esigente, perché non può succedere che ci si lasci guidare dal desiderio di un istante, ma bisogna, al contrario, unificare la propria vita e il proprio essere per orientarli verso il bene. La legge morale è uno degli elementi necessari perché questo orientamento sia fonte di un'autentica libertà. Non si tratta di un fatto privato e puramente soggettivo, poiché la grandezza della vocazione umana supera l'esistenza individuale. Più ancora, essa non deve sposare le idee del tempo, poiché è ordinata ai beni essenziali e svolge, per questa ragione, un ruolo profetico. Infatti, apre l'uomo alla dimensione della speranza che esige da ciascuno un impegno radicale. La legge d'amore può allora espandersi nella verità; essa porta all'adesione a Cristo per essere, come Lui, al servizio dei nostri fratelli.

Le virtù teologali e morali sono la chiave di un tale modo di vivere.

Ricordate agli uomini che la vera gioia viene dall'ascesi, dall'esigenza e dalla lotta affinché il peccato non vinca sul bene.


4. Far conoscere agli uomini le implicazioni della vita morale, fornire ad essi i mezzi per discernere il bene e vivere nella verità e formare le coscienze, costituiscono dei compiti essenziali ed urgenti del vostro ministero episcopale.

Saluto gli sforzi compiuti nella vostra regione, in particolare nelle Facoltà cattoliche di Lione, per ridare il suo posto alla ricerca in materia morale, specialmente nel settore della famiglia e dei diritti dell'uomo. L'Università cattolica, sotto la vostra responsabilità, ha l'alta missione di insegnare la fede viva della Chiesa e la rettitudine morale, come ricorda il giuramento di fedeltà prestato dal corpo docente. Vi incoraggio a far appello a persone - sacerdoti, religiosi e laici -, che abbiano una maturità ed un equilibrio sufficienti ed una retta vita personale. Essi potranno acquisire le competenze e i diplomi richiesti dall'insegnamento e diventeranno professori di filosofia, di metafisica e di teologia morale in grado di offrire ai seminaristi, ai sacerdoti e ai fedeli un insegnamento di qualità, che attinga dalle Scritture, dalla tradizione viva, dalla teologia dei Padri e dei grandi Dottori, dalla teologia spirituale e dal Magistero della Chiesa, gli elementi necessari alla formazione delle coscienze al fine di consentire scelte morali. Ricordate agli insegnanti, agli studenti e a quanti partecipano ad una conoscenza e approfondimento del messaggio cristiano, quanto il loro lavoro sia importante per l'insieme della Chiesa.


5. Il divenire della famiglia vi preoccupa al di sopra di tutto. Avete inserito questo tema nel programma della prossima Assemblea generale della Conferenza dei Vescovi di Francia, a Lourdes, durante questo anno 1992. A varie riprese, avete segnalato quanto le condizioni di vita, gli orari di lavoro e la scarsità degli alloggi incidano sulla vita familiare dei vostri contemporanei; ma, più profondamente, è la stessa istituzione del matrimonio che viene scossa in queste fondamenta. Auspico che i vostri lavori contribuiscano a riavvivare, nelle comunità cristiane, la cura di questo aspetto centrale della Pastorale delle vostre diocesi e possano offrire alle famiglie, sull'esempio di quanto proponeva San Francesco di Sales ai laici della sua epoca, un aiuto per costruire la loro vita spirituale e per superare le difficoltà quotidiane. Vi siete impegnati nel promuovere nelle vostre diocesi il servizio di Pastorale familiare che ha il compito di coordinare l'educazione dei giovani in materia di vita affettiva e la preparazione al matrimonio ed aiutare le famiglie. Alcuni movimenti di laici forniscono il loro generoso contributo a queste opere.

La presa di coscienza del valori legati al sacramento del matrimonio presuppone una pedagogia di vasto respiro. Sin dall'infanzia, ma soprattutto nel periodo dell'adolescenza, è importante che i giovani trovino accanto a loro adulti equilibrati in grado di rispondere chiaramente alle domande che essi portano in sé. So che non mancate di incoraggiare i movimenti di laici qualificati per accompagnarli in questo periodo della loro esistenza tanto importante per la costruzione della loro personalità.

In questa formazione, i genitori devono avere il primo posto anche se i figli non si rivolgono spontaneamente a loro. Ricordate ad essi che trasmettono i valori essenziali, la beltà e la profondità del mistero della vita attraverso il loro proprio modo di vivere il loro amore. I figli sanno riconoscere la grandezza di una rettitudine morale e di una purezza di vita. La famiglia è il luogo della prima formazione morale. In essa si imparano gli atteggiamenti di rispetto per la vita. Mediante questo insegnamento, essa conserva la qualità dell'amore. Offre ai giovani una visione del senso dell'esistenza, delle relazioni amorose e delle virtù della castità e della continenza. Sembra essenziale anche ricordare il senso della sessualità umana e di ritrovare il valore dei fidanzamenti.

So che avete a cuore la formazione di sacerdoti e di sposi cristiani in grado di preparare i fidanzati al matrimonio. Senza dimenticare il contributo delle scienze umane, è importante mostrare che il senso del sacramento del matrimonio è fondato sulla Scrittura, sulla Tradizione e sul Magistero della Chiesa. Il matrimonio presuppone uno spirito di donazione e di sacrificio ed un'accoglienza dell'altro capace di arrivare fino al perdono. Voi avete constatato che l'attuale ambiente, spesso orientato verso una ricerca edonistica, non invita a vivere un tale impegno che, tuttavia, è il solo che può aprire ad una vita coniugale e familiare responsabile, costruita sulla profondità del mistero dell'Alleanza. La costruzione di una famiglia riposa su un si definitivo e indefettibile. Con il sacramento del matrimonio, gli sposi hanno il compito insigne di rendere presente l'amore di Dio per il suo popolo e l'amore di Cristo per la sua Chiesa. Impegnarsi in quest'Alleanza rende responsabili non soltanto della propria fedeltà, ma anche della fedeltà del congiunto. A quanti si dedicano al servizio delle famiglie, nelle organizzazioni diocesane, o nei movimenti, portate l'incoraggiamento del Papa.

Gli uomini e le donne che vivono in situazioni irregolari dal punto di vista religioso hanno bisogno dell'assistenza spirituale e dell'aiuto pieno di sollecitudine affettuosa della Chiesa e, in primo luogo i divorziati risposatisi, come ho affermato nell'esortazione apostolica Familiaris consortio (cfr. FC 79-84). Tuttavia, questo non si può realizzare fuori dal quadro fissato dal Diritto e dal Magistero della Chiesa, perché la Chiesa è custode e non signora dei sacramenti istituiti da Cristo. Incoraggio i Pastori ad accogliere le persone che vivono in simili situazioni e a essere attenti ai loro bisogni per consentir loro di vivere la propria vita battesimale.


6. Le nuove scoperte e i progressi legittimi delle ricerche scientifiche costituiscono un'opportunità da cogliere per il divenire dell'umanità. Nel momento in cui sembra che si volti poco a poco la pagina dello scientismo, esse impongono ai ricercatori e a tutti gli uomini d'interrogarsi sui criteri di moralità dell'agire umano e sulla qualità delle decisioni che vengono assunte. Il mondo della sanità e della ricerca è al servizio della vita per consentire all'uomo di vivere tutte le fasi della sua esistenza nella dignità e nell'umanità che gli sono proprie. La società e le autorità civili hanno il dovere di proteggere le persone, in particolare le più fragili, dinanzi agli eventuali eccessi delle scienze e delle tecniche.

Molte domande sorgono nelle scelte scientifiche o terapeutiche.

Tuttavia, le decisioni non possono essere prese senza tener presente la natura infinitamente rispettabile di ogni essere umano, creatura amata da Dio, che ha un diritto inalienabile alla vita e che dev'essere protetto sin dal suo concepimento, fino alla sua morte naturale. Rifiutare la vita ai più deboli e agli handicappati è una vera ingiuria a tutti coloro che, per diverse ragioni, vivono queste situazioni. Questo costituisce un inconfessabile eugenetica. Inoltre, qualunque sia la prognosi, non si possono mai giustificare scelte terapeutiche radicali, in funzione di un'arbitraria e soggettiva definizione della qualità della vita e dei soli criteri medici o scientifici. In uno slancio di umanesimo, il personale della sanità deve far comparire i referenti evangelici che illuminano le sue decisioni terapeutiche e morali, cioè la dignità di ogni essere umano. Saluto quanti lavorano nel mondo della sanità al servizio dell'uomo e della vita e si dedicano, con un'attenta presenza, alle persone provate dalle malattie. Assicurate la mia preghiera ai malati, agli handicappati e ai gruppi di cappellanie che li accompagnano con delicatezza e che hanno il compito di manifestare l'amore di Cristo per ogni uomo. Il mio incoraggiamento va alle Congregazioni religiose che perpetuano una lunga tradizione caritatevole ed ospedaliera al servizio dei più deboli e dei più piccoli.




7. Cari Confratelli, nel concludere questo incontro, vorrei rinnovarvi il mio appoggio per gli sforzi che state compiendo nella vostra missione pastorale. Ne conosco le dfficoltà e chiedo a Cristo di colmarvi della sua gioia e del suo Spirito perché possiate dare al popolo di Dio il nutrimento spirituale di cui ha bisogno e fargli scoprire la verità che rende liberi. Portate il cordiale saluto del Successore di Pietro a tutti i laici delle vostre diocesi, ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose che si impegnano affinché, in tutte le situazioni della sua esistenza, l'uomo viva degnamente. Portate loro il mio incoraggiamento a continuare a trasmettere al mondo la salvezza e la speranza, seguendo il soffio dello Spirito. Che in questo tempo di Quaresima ognuno lasci purificare i suoi sensi per vivere la libertà dei figli di Dio. Vi affido alla cura della Madre di Cristo e dei santi delle vostre diocesi ed invoco su voi tutti la Benedizione di Dio.

Data: 1992-03-28 Data estesa: Sabato 28 Marzo 1992

L'omelia durante la Messa per i fedeli della parrocchia di San Giovanni Leonardi

Titolo: "Come ambasciatori di Cristo portate tra chi non lo conosce il suo messaggio di riconciliazione"

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia "San Giovanni Leonardi"!


1. Sono lieto di incontrarmi con voi, che siete una distinta porzione di questa Chiesa Particolare di Roma, madre e capo di tutte le Chiese. Sono venuto a visitarvi per elevare con voi la lode e il ringraziamento al Datore di ogni bene, per rafforzare i vostri sentimenti cristiani di fede, speranza ed amore, per confermarvi nell'adesione alla Parola di Cristo, per stimolarvi alla perseveranza nell'imitazione e nel servizio di Lui, nostra forza nel cammino verso il Padre.


2. Questo incontro avviene nella quarta domenica di Quaresima, quasi a metà dell'itinerario spirituale e liturgico che ci condurrà alla Pasqua. Anticamente la Quaresima costituiva la fase più intensa dell'iniziazione dei catecumeni, i quali si impegnavano in tale periodo di istruzione cristiana in un clima di grande penitenza e preghiera, finché, la notte di Pasqua, nel fulgore della luce di Cristo, venivano lavati nelle acque battesimali, rinascendo a nuova vita nella incorporazione a Cristo e alla Chiesa. Anche noi, che abbiamo ricevuto il santo Battesimo, siamo chiamati, ad ogni ritorno della Quaresima e della Pasqua, a rivivere ed a rendere nuovamente attuale quel cammino che conduce alla rinascita in Cristo, perché diventi vita durevole per mezzo della sua grazia.


3. Con cuore aperto abbiamo perciò ascoltato la parabola del figlio prodigo o, meglio, della tenerezza del Padre. La missione di Gesù è consistita principalmente nel rivelare agli uomini il Padre suo: un Padre sollecito delle sue creature, provvidente, misericordioso, che ama il mondo fino a donargli il proprio Figlio unigenito, "perché chi crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna" (cfr. Jn 6,47); un Padre che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, che è benevolo verso gli ingrati e i malvagi; un Padre che ama intensamente i discepoli di Gesù e che prepara ad essi una grande accoglienza nella sua casa.


4. Il padre della parabola odierna ama senza condizioni e senza limiti. Non è un padre che strumentalizza il figlio o lo mortifica o lo sfrutta o gli impedisce di crescere, come, purtroppo, può accadere su questa terra per umana fragilità. Il Padre celeste, pur conoscendo i peccati, i limiti e i difetti dei suoi figli, li ama lo stesso così come sono. E quando ritornano a Lui, anche con motivazioni egocentriche come quelle del figlio prodigo, che pensava più a sé che non al padre, questi li accoglie con grande gioia, ordinando che gli si metta il vestito più bello, l'anello al dito, i calzari ai piedi e che si prepari un festoso banchetto. Soltanto chi ha il cuore indurito nel peccato, accecato dall'egoismo e dalle passioni sregolate può opporre resistenza al suo amore e perseverare nell'ostinazione e nel male, rifiutandosi di dare inizio a quel processo di conversione, che è indispensabile per colui che desidera davvero incontrare il Padre. Per questo ascoltiamo il grido di San Paolo: "Vi supplichiamo in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio" (2Co 5,20).


5. Cari fratelli e sorelle! Non c'è vera Pasqua senza la riconciliazione con Dio dal profondo del cuore. E' Lui che ce la offre; dobbiamo solo accoglierla, rinnovandoci interiormente e accostandoci al Sacramento del perdono. Avvertiremo allora che il Padre del Signore Nostro Gesù Cristo (cfr. Col 1,3), dimenticando ogni nostra infedeltà, ci fa l'onore di costituirci suoi ambasciatori, per far conoscere a tutti di aver riconciliato a sé il mondo in Cristo. Ciò è detto nel brano di Paolo, in cui è riassunta la teologia dell'apostolato. E' stato Dio a riconciliarci a sé mediante Cristo; Dio ha trattato Lui, l'Innocente, come se fosse il peccato in persona, affinché noi peccatori potessimo diventare, per mezzo di Lui, quasi la giustizia in persona. Ed è stato Lui ad affidare a noi il ministero della riconciliazione nel mondo. Con quel "noi" Paolo intende riferirsi agli apostoli, ai successori degli apostoli, ai presbiteri e a tutti i loro collaboratori. Tutti, infatti, abbiamo la missione di annunciare al mondo la riconciliazione offerta da Dio in Gesù Cristo. Dobbiamo compiere tutto questo non con la gelosia del fratello maggiore, di cui parla la parabola, ma con l'entusiasmo di chi ha già ricevuto tanto dal Padre e ne capisce l'apertura e la generosità: penso ai numerosi fratelli e sorelle di questa Parrocchia, di questa Città, che sono lontani da Lui, che non lo conoscono ancora o non lo riconoscono più. Siamo chiamati a fungere da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro, supplicando tutti in nome di Cristo che si lascino riconciliare con Dio. Questo è il punto d'arrivo di ogni sforzo di evangelizzazione, che noi facciamo con la parola, con l'esempio e con la testimonianza della carità. Voi sapete che la Chiesa di Roma sta vivendo una stagione feconda, per l'impegno posto nella celebrazione di un Sinodo pastorale diocesano, che si propone di rinnovare il suo volto spirituale. In queste settimane, infatti, è in corso un grande dialogo con la Città sul tema della famiglia. So che anche la vostra Parrocchia è impegnata nel portare il proprio contributo.


6. Di tutto ciò mi compiaccio con voi, cari fedeli di questa circoscrizione di Torre Maura. Insieme al Cardinale Vicario, Camillo Ruini, e al Vescovo del Settore, Monsignor Giuseppe Mani, vi esprimo il mio affettuoso saluto e il mio abbraccio nel Signore. Saluto particolarmente il Parroco, Padre Tommaso Galasso, e i suoi Confratelli dell'Ordine della Madre di Dio, ai quali fin dal 1951 è stata affidata la cura pastorale della Parrocchia, che si intitola al loro fondatore San Giovanni Leonardi. Saluto parimenti quanti sono attivi nell'ambito della Parrocchia: mi riferisco ai membri del Consiglio Pastorale e di quello per gli Affari Economici; ai Catechisti, che preparano i fanciulli alla Prima Comunione ed alla Cresima; ai numerosi aderenti al Cammino Neocatecumenale, che recano tanto entusiasmo nella loro testimonianza di fede. Ringrazio, infine, coloro che collaborano nell'ambito del Volontariato e della Caritas parrocchiale, rendendosi disponibili nell'aiutare quanti sono afflitti dal triste fenomeno della droga e nell'accogliere coloro che hanno bisogno, soprattutto tra gli extracomunitari, di vitto e di alloggio. Vivete nella società di oggi, accanto a fratelli e sorelle, e portate loro Gesù. Non rinunciate a questo mirabile compito, nel quale si fonda la crescita e la dilatazione della Chiesa, come avvenne alle origini. La forza che attingete dalla catechesi, dai Sacramenti, dall'Eucaristia, dalla fraternità tra voi e con i Religiosi, che operano al vostro servizio, si traduca in un servizio verso tutti, anche verso i cosiddetti "lontani". E' il Padre che ve lo chiede, attraverso il Figlio unigenito, Gesù Cristo. I nuovi quartieri, come il vostro, se vogliono costruire effettivamente un futuro migliore e trasformare la presente realtà sociale e spirituale, devono recare ben visibile il segno di Cristo, redentore di ogni uomo. Il tempo di Quaresima deve essere impegnativo anche sotto questo aspetto. Ogni miglioramento nella vita dell'uomo e della donna parte sempre dalla umile costatazione della propria situazione di peccato e dalla volontà di radicale cambiamento, come fece il figlio prodigo: "mi alzero e andro da mio padre e gli diro: padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te!" (Lc 15,18).

"Alziamoci" anche noi e mettiamoci in cammino verso il Padre che ci attende con infinita tenerezza.

Amen!

Data: 1992-03-29 Data estesa: Domenica 29 Marzo 1992

Ai bambini della parrocchia di San Giovanni Leonardi

Titolo: Gesù ha pagato un prezzo alto per la nostra figliolanza divina

Voi, ha detto, siete nello stesso tempo scuola e parrocchia. Ma soprattutto siete tutti fratelli e sorelle. tante volte avete sentito queste parole. Anche il Papa tante volte dice "Carissimi fratelli e sorelle". Fratelli e sorelle sono quelli che vivono nella stessa famiglia, hanno gli stessi genitori, hanno lo stesso papà e la stessa mamma. Ma anche nella Chiesa si dice carissimi fratelli e sorelle, pensando al nostro Padre che sta nei cieli. Abbiamo un solo Padre e per questo noi siamo fratelli e sorelle. Senza questo Padre non ci potremmo chiamare così, ma soprattutto non potremmo essere così. E questo Padre si è rivelato a noi, si è avvicinato a noi attraverso il suo figlio unigenito, eterno, figlio Dio di Dio e luce da luce come professiamo nel Credo. E questo figlio di Dio fattosi uomo, nato dalla Vergine Maria, ci ha fatto tutti figli e figlie del suo Padre e così ci ha fatto tutti fratelli e sorelle. così si spiega questo modo di parlare della Chiesa, così si spiega questo modo di parlare nelle prediche e in altre diverse circostanze. La verità è questa: che noi siamo figli di Dio nell'unico Figlio di Dio. Lui ci ha portato la sua figliolanza, ci ha fatto figli adottivi del suo Padre attraverso il suo sacrificio, attraverso la sua croce, attraverso la sua resurrezione. Voleva convincerci che siamo figli di Dio e per questo è morto sulla croce, ha dato la sua vita per mostrarci quale è il prezzo grande della nostra figliolanza divina. E così noi dobbiamo anche riflettere su queste parole, ma anche apprezzare questa figliolanza divina che ci rende tutti fratelli e sorelle. Il tempo della Quaresima che adesso viviamo serve ad approfondire questa realtà della nostra redenzione, vuol dire capire il prezzo del sacrificio con il quale Gesù ha pagato la nostra figliolanza divina. E sempre dobbiamo guardare verso questo nostro fratello maggiore, unico figlio di Dio, grazie al quale noi siamo figli e figlie di Dio, fratelli e sorelle. Grazie a lui abbiamo anche una madre. Questa madre è Maria, sua madre. lui ci ha dato sua madre come la nostra. Ce l'ha data nel momento della sua morte in croce quando ha detto a Giovanni "Ecco la tua Madre" e quando ha detto alla sua Madre "ecco il tuo figlio". E questa Madre, la Vergine Maria, è anche modello di quell'altra Madre che è la Chiesa. E così noi siamo fratelli e sorelle grazie alla Paternità di Dio e grazie anche a questa maternità della Madre Maria e della chiesa-Madre. Ecco volevo spiegarvi perché queste due parole, fratelli e sorelle, sono tanto usate e contengono una grande profondità. Voi dovete capire cosa vogliono dire queste parole e quale è la loro profondità.

Voglio anche augurarvi la buona Pasqua perché ci stiamo avvicinando alla Pasqua del Signore. La voglio augurare a tutti".

Data: 1992-03-29 Data estesa: Domenica 29 Marzo 1992

Al Consiglio Pastorale della parrocchia di San Giovanni Leonardi

Titolo: La parrocchia è un centro di appstolato e non solo una categoria statistica

Saluto di cuore questo Consiglio Pastorale che è un frutto della consacrazione battesimale. Tutti siamo stati battezzati in Gesù Cristo, nello Spirito Santo, nella sua forza, e tutti, attraverso questo battesimo, siamo diventati il popolo di Dio. Questo popolo di Dio viene anche chiamato regale sacerdozio. Ce lo chiama San Pietro nella sua Lettera. E allora essendo tutti popolo sacerdotale, tutti abbiamo una parte, una partecipazione nell'unico sacerdozio del nostro redentore, così anche tutti abbiamo una comune responsabilità verso il bene comune della Chiesa. La vostra Chiesa certamente è una Chiesa universale, è la Chiesa Romana con il ministero petrino.

Ma questa è anche e soprattutto la vostra Chiesa parrocchiale. Qui voi portate il sacerdozio regale e come tali dovete tutti, carissimi fratelli e sorelle, impegnarvi per il bene di questa comunità. Ci sono diversi bisogni: bisogni dal punto di vista della vita umana e bisogni dal punto di vista della vita cristiana. Tutto ciò costituisce i diversi impegni della parrocchia. La parrocchia non è solamente una categoria statistica, ma è un centro di apostolato, un centro dove Cristo è presente perché l'apostolato viene sempre da Cristo. Lui che è stato inviato dal Padre invia sempre gli apostoli. Gli apostoli erano 12 ma adesso siamo tutti i loro eredi. C'è l'apostolato dei sacerdoti, l'apostolato della vita religiosa, l'apostolato dei laici. Io vi auguro di approfondire sempre questo fondamento della vostra missione. Anche per compiere sempre meglio questa missione, con sempre maggiore consapevolezza e con più vivacità. Questo vi porterà anche più gioia. Io vi auguro questa gioia che porta l'apostolato, la partecipazione alla vita cristiana. Vi auguro poi una buona Pasqua nel Signore".

Data: 1992-03-29 Data estesa: Domenica 29 Marzo 1992

Angelus: nell'anno del V centenario dell'inizio dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Vergine Patrona della Bolivia ci accompagni nel cammino della nuova evangelizzazione dell'America

Cari fratelli e sorelle,


1. Nel corso del nostro pellegrinaggio spirituale, che ci conduce a visitare alcuni luoghi sacri del Continente Americano, al fine di implorare luce e grazia dal Signore per le celebrazioni giubilari del V Centenario della sua evangelizzazione, ci rechiamo oggi in Bolivia, sulle alture delle Ande. Facciamo sosta presso il Santuario mariano di Copacabana, su una penisola del vastissimo e suggestivo lago Titicaca, dove la venerazione della "Virgen de la Candelaria" risale agli inizi dell'evangelizzazione delle popolazioni dimoranti sull'altipiano andino.


2. L'immagine di "Nuestra Senora" Patrona della Bolivia è opera di un indio e fu intronizzata in una chiesetta di Copacabana nel 1583 dai Padri Agostiniani, che recarono l'annuncio evangelico in quelle terre. L'attuale tempio, ampio e maestoso, fu iniziato nel 1605 ed è stato recentemente rinnovato allo scopo di soddisfare le esigenze religiose dei numerosi pellegrini, soprattutto della Bolivia e del Perù, che li si recano con devozione ad implorare la protezione di Maria. A questi pellegrini ci uniamo anche noi quest'oggi e chiediamo alla Madre di Dio di accompagnarci nel cammino della Nuova Evangelizzazione dell'America, come guido i passi dei primi missionari che ivi giunsero.


3. Molteplici e urgenti sono le sfide, che il nostro tempo pone alla Nuova Evangelizzazione: il necessario incremento del numero degli evangelizzatori, il rinnovamento delle strutture ecclesiali, il potenziamento della catechesi e l'approfondimento della conoscenza della Parola di Dio, il confronto con l'espansione e l'aggressività delle sette, la risposta al grido struggente dei poveri, dei "campesinos", degli "indios", la decisa e vigorosa difesa della vita dal suo concepimento nel grembo materno sino al suo termine naturale. Inoltre, come non ricordare i tanti bambini abbandonati per le strade delle grandi Città latino-americane? E come non fare appello all'impegno di tutti per trovare una soluzione a così angustiante problema? Ugualmente occorre uno sforzo determinato e concorde per assicurare la pace ed il rispetto dei diritti umani nei diversi ambiti della società, così come è necessaria una attenta azione missionaria per arginare il fenomeno della crescente secolarizzazione e per evangelizzare in profondità le culture, permeandole col lievito vivificante del messaggio cristiano. Ecco, carissimi fratelli e sorelle, alcuni problemi che, nel momento presente, sfidano gli evangelizzatori dell'America Latina e che saranno oggetto di attenzione pastorale da parte della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, a Santo Domingo, il prossimo mese di ottobre. Chiediamo a Maria, in questa santa Quaresima, tempo di preghiera, di riflessione e di penitenza, di aiutare le Comunità ecclesiali particolarmente quelle del Continente americano, nel difficile ma esaltante compito apostolico della Nuova Evangelizzazione. (Saluto ad un gruppo di pellegrini moravi): Saluto cordialmente i pellegrini da Znojmo e d'intorni. Il vostro conterraneo, S. Clemente Maria Hofbauer, vi sia di esempio nella preghiera e nella proclamazione del Vangelo.

(Saluto ad un gruppo di pellegrini italiani): Saluto tutti i romani e i pellegrini che si sono uniti a questa preghiera dell'Angelus. Mi rivolgo, in particolare, ai ragazzi portatori di handicap della Cooperativa di Solidarietà Sociale "Il Germoglio" di Paratico, in diocesi di Bergamo, e di Marone, in diocesi di Brescia. Carissimi, vi ringrazio per la vostra presenza e per la testimonianza della vostra fede. Il Signore vi assista e vi dia sempre il coraggio e la forza per superare ogni difficoltà.

Saluto pure gli appartenenti alla Corale Parrocchiale di Santa Maria La Longa, in diocesi di Udine, venuti a Roma per una manifestazione teatrale. A tutti auguro che questa quarta domenica di Quaresima sia ricca di frutti spirituali.

Data: 1992-03-29 Data estesa: Domenica 29 Marzo 1992




GPII 1992 Insegnamenti - Visita "ad limina" ai Presuli della regione apostolica Centro-Est della Francia - Città del Vaticano (Roma)