GPII 1992 Insegnamenti - L'omelia durante la concelebrazione della Messa per la conclusione del Congresso Eucaristico Diocesano - Udine

L'omelia durante la concelebrazione della Messa per la conclusione del Congresso Eucaristico Diocesano - Udine

Titolo: Famiglie friulane non abbiate paura di essere cristiane!




1. "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini..." (Ac 5,29). così risposero Pietro e gli Apostoli ai rappresentanti del Sinedrio, che volevano proibire loro di insegnare nel nome di Gesù. La Chiesa, nell'odierna liturgia, non solo ricorda questi eventi degli Atti degli Apostoli, che riguardano l'inizio dell'annuncio del Vangelo, ma li rivive. Essi sono diventati la chiave del nostro annuncio e costituiscono per noi, come anche per gli Apostoli, la ragion d'essere della missione di testimoni di Cristo. La Chiesa medita sull'atteggiamento di Pietro e degli altri Apostoli i quali, di fronte al Sinedrio, capirono di non poter rispondere che con un coraggioso rifiuto: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" (Ac 5,29); bisogna rendere testimonianza alla verità. E la verità su Gesù Cristo era ed è questa: "Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce" (Ac 5,30). Ecco il Cristo: Egli è "l'Agnello che fu immolato" (Ap 5,12), come scrive Giovanni nell'Apocalisse; l'Agnello di Dio "che toglie il peccato del mondo", come già presso il Giordano aveva profetizzato Giovanni Battista (Jn 1,29). Questo Cristo "Dio lo ha innalzato con la sua destra, facendolo capo e salvatore, per dare ad Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati" (Ac 5,31). Si, Dio lo ha innalzato! L'innalzamento sulla croce è stato l'inizio dell'innalzamento voluto da Dio quale definitiva espressione della verità sul Messia-Salvatore e sulla salvezza. Per questo tutto il creato annunzia la gloria dell'Agnello, la gloria del Redentore del mondo. L'intende così l'autore dell'Apocalisse, quando sente proclamare la grande voce cosmica della gloria: "All'Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli" (Ap 5,13).


2. "E di questi fatti siamo testimoni - continuano gli Apostoli, parlando al Sinedrio - noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a Lui" (Ac 5,32). La testimonianza è obbedienza alla verità; è obbedienza a Dio, che nella verità si è rivelato all'uomo. La testimonianza degli uomini che hanno visto, udito e perfino toccato con le proprie mani il mistero di Dio, acquista definitiva potenza grazie alle Spirito Santo, il quale dal giorno della Pentecoste opera nella Chiesa, fondata sugli Apostoli. Le letture bibliche di questa domenica ci ricordano, in modo particolare, la forza di tale testimonianza, che giustifica e fonda la missione della Chiesa in ogni epoca, lungo tutte le generazioni. Nel nostro secolo, in molti punti della vecchia Europa e del resto della terra, si è cercato di soffocare la voce di questa testimonianza: "Vi avevamo... ordinato di non insegnare più" (Ac 5,28). Si sono applicati metodi, di cui solo ora veniamo ad avere informazioni più precise. Altrove, invece, col pretesto di rispettare la lettera della libertà di religione, si continua a fare del tutto perché diventi privo d'importanza e superfluo ogni annuncio della fede. Si impone un sistema di vita "come se Dio non esistesse"..., come se Cristo non fosse risorto, come se Cristo non avesse redento l'uomo.


3. La lunga tradizione religiosa della vostra terra, invece, carissimi fratelli e sorelle dell'Arcidiocesi di Udine, è caratterizzata dal desiderio di testimoniare la verità, in obbedienza "a Dio piuttosto che agli uomini". Anzi, questo ha costituito in passato il vanto e il sostegno della gente del Friuli. Nei momenti della prova - come, ad esempio, durante il terremoto del 1976, che ha causato vittime umane ed ingenti danni materiali - voi avete trovato l'energia necessaria per non soccombere proprio nell'attaccamento sincero ai valori morali. Non avete mai soffocato la voce di questa testimonianza. Carissimi, la fede cristiana continui ad essere la vostra fondamentale risorsa spirituale. Di fronte alle sfide dell'attuale momento storico, sentite viva l'esigenza di salvaguardare il ricco patrimonio evangelico che è alla base della vostra tradizione friulana. La sciagura del sisma vi ha dato modo di sperimentare quanto sia importante lavorare uniti, come in una famiglia, e crescere nello spirito della fattiva condivisione e della solidarietà cristiana.


4. Con tali spirituali sentimenti mi è gradito porgere, nel corso di questa solenne concelebrazione eucaristica, un cordiale saluto a ciascuno di voi, cominciando dai Presuli presenti e in special modo dal vostro Pastore, il carissimo Monsignor Alfredo Battisti, che ringrazio per le cortesi espressioni di benvenuto pronunciate all'inizio della Santa Messa. Saluto il Cardinale Eduardo Pironio la cui famiglia trae le sue origini da questa terra. Saluto gli Arcivescovi e i Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, gli operosi laici impegnati nelle molteplici attività catechetiche, educative e caritative della Diocesi. Rivolgo un deferente pensiero alle Autorità amministrative, politiche e militari, che hanno voluto condividere con noi questo momento di preghiera. Ricordo, inoltre, gli ammalati, i sofferenti nel corpo e nello spirito, coloro che non hanno potuto essere fisicamente presenti in questo stadio e che ci seguono attraverso la radio e la televisione. Penso, poi, con affetto ai giovani, speranza della vostra fervente Comunità ed ai Friulani che vivono fuori della Regione. E come non ricordare gli immigrati, qui giunti da Nazioni talora molto povere nella speranza di procurarsi i mezzi necessari per una vita meno stentata e precaria? Un tempo, anche taluni di voi hanno sperimentato il disagio del vivere lontani da casa, in un contesto umano diverso e non sempre totalmente accogliente. Ora tocca a voi cercare di comprendere le esigenze di questi fratelli ed offrire loro un aiuto concreto. Saluto in particolare voi, care famiglie, che costituite la struttura portante della società e della Chiesa. A voi sono rivolte le premure pastorali della Diocesi, seriamente impegnata in un itinerario formativo che punta a mettere in luce la vocazione peculiare della famiglia cristiana in ordine alla nuova evangelizzazione.


5. Per secoli la famiglia cristiana è stata custode e veicolo dei valori religiosi che hanno contrassegnato la vostra cultura, contribuendo a temprare il carattere del popolo friulano e a difenderne l'esistenza nelle alterne vicende della storia.

La fede che ha sostenuto i vostri avi ci riunisce questa sera attorno all'altare.

"Una famiglia, una Chiesa", non è questo il motto del quarto Congresso Eucaristico Diocesano, che proprio oggi si conclude? Sono trascorsi venti anni da quando il mio predecessore, il Papa Paolo VI, venne ad Udine, in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale, che aveva per tema: "Eucaristia e Chiesa locale". Tra questi due solenni Congressi ecclesiali esiste una provvidenziale continuità. Il Sacramento eucaristico che costruisce l'unità della Chiesa, "Corpo mistico di Cristo", costruisce pure l'unità della famiglia, "piccola Chiesa domestica", nella quale coloro che si sposano in Cristo, "non sono più due, ma una sola carne" (Mt 19,6). Ben a ragione, pertanto, è stato scelto il tema della famiglia per il piano pastorale diocesano, a seguito del quinto Sinodo Udinese, conclusosi dopo un cammino sinodale di cinque anni dal 1983 al 1988.


6. Famiglie friulane, non abbiate paura di essere cristiane! Anzi, siate orgogliose delle vostre radici religiose, della vostra consistenza cristiana.

Rimanete salde nella fede che avete ereditato dai vostri padri e che sta alla base dei valori tipici del Friuli: l'amore alla casa, l'educazione dei figli, la cura degli anziani, l'impegno nel lavoro, l'amore alla vostra terra, alla vostra cultura, alla vostra lingua, alle vostre tradizioni. Solo Dio può garantire un futuro alle famiglie: "Se il Signor nol tire su le cjase, a lavorin dibant i muradors" (Ps 126/127,1). Non essendo sicuro del mio friulano, lo ripeto ancora in italiano: "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori". Riscoprite ciò che Dio dice di voi, care famiglie friulane, ciò che siete per Lui. Apprendetelo mettendovi in ascolto della sua Parola. Riscoprite il dono di amarvi nel vincolo sacro del matrimonio. Non private il Friuli del potenziale immenso di bene, di cui siete depositarie. Amate il vostro focolare domestico; siate gelose del "fogolar furlan", perché il Friuli sia vivo. Voi siete le prime, vivificanti cellule da cui partire per ritessere rapporti di autentica umanità nella vita sociale. Famiglie friulane, ritornate all'Eucaristia, per riscoprire in questo mistero di amore la sorgente e il modello dell'amore coniugale e familiare e il valore della vita. Nella luce dell'Eucaristia e con la forza di questo sacramento voi potrete realizzare il progetto evangelico della famiglia: una famiglia che fa sua la "logica del dono", della fedeltà coniugale, della solidarietà e della sobrietà e soprattutto che rimane aperta alla vita.

Friulani, tornate alla vita, amate la vita, aprite le vostre case alla vita.

Crescete in esse come in "piccole chiese", in "chiese domestiche", dove si prega insieme, dove i figli sono formati alla vita cristiana con la parola e l'esempio dei genitori, dove ci si educa l'un l'altro all'autentica libertà, al sacrificio, al servizio reciproco. Se sarete animati da questo spirito di fede, di carità, di pietà, i vostri figli potranno vivere una vera esperienza vocazionale e aprirsi alla vita con fiducia e con speranza. Tra voi torneranno anche a fiorire numerose le vocazioni alla vita consacrata e al sacerdozio. Friulani, costruite la vostra comunità ecclesiale e sociale come "famiglia di famiglie": crescete nella reciproca solidarietà, soprattutto per sostenere i coniugi in difficoltà. Assumete le vostre responsabilità dentro la comunità parrocchiale, come protagonisti dell'azione pastorale. Svolgete la vostra missione nella comunità degli uomini: custodite, rivelate e comunicate l'amore che vi è stato dato in dono, "quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo per la sua Chiesa" (FC 17).


7. Fratelli e sorelle dell'Arcidiocesi di Udine, il Signore vi chiede ancor oggi di gettare con fiducia la rete per un'abbondante pesca spirituale. E' lui, è il Signore! Riconoscetelo presente nell'Eucaristia, come avete avuto occasione di fare solennemente durante questo vostro Congresso Eucaristico. Riconoscetelo nelle vostre famiglie, santificate dal sacramento del matrimonio. Non restino prive di frutti le riflessioni che avete sviluppato sul significato, sul valore, sulla grazia della sua presenza nella "Chiesa domestica". Sia il mistero della divina carità a sostenere il bene incalcolabile dell'amore, a santificarlo, a disporlo al riconoscimento della vocazione coniugale, dono di Dio e missione che impegna l'umana esistenza. L'Eucaristia sostiene il sacramento coniugale, lo genera e lo alimenta, assumendo nell'amore divino la ricchezza dell'amore umano. Amatevi "come Cristo ha amato la Chiesa ed ha dato se stesso per lei" (Ep 5,27): questo è il programma e il dono del Signore. In tal modo la vostra Comunità ecclesiale, in virtù dello Spirito di verità, potrà rimanere salda nella testimonianza degli Apostoli, continuando a proclamare la verità che salva: Cristo, Redentore dell'uomo, sempre presente nella sua Chiesa. Questa sera, a conclusione del Congresso Eucaristico Diocesano, Cristo ci ripete quanto disse agli Apostoli sulla riva del lago: "Venite a mangiare". Andiamo dunque, e, come allora i discepoli, anche noi confessiamo che egli "è il Signore!". Apriamo a Cristo il nostro cuore, le nostre famiglie, l'intera società. Egli è il Signore della vita. Lasciamo che egli viva in noi! Amen! (Al termine della celebrazione eucaristica, il Papa ha rivolto ai numerosi fedeli presenti espressioni di saluto in italiano, in friulano e in sloveno. Queste le sue parole): Fratelli e sorelle friulani, concludendo con questa celebrazione eucaristica il Congresso Eucaristico diocesano di Udine, concludo anche la mia visita pastorale nella vostra terra. Voglio, insieme con voi, ringraziare la Provvidenza che ci ha condotto, guidato attraverso queste terre durante gli ultimi giorni, cominciando da Aquileia, perché Aquileia è la Chiesa Madre di tutte queste Chiese della vostra terra. Ho fatto una visita alle diverse diocesi, dopo Aquileia a Concordia-Pordenone, a Trieste, a Gorizia, a Udine, ma sempre rimanendo dentro la Casa della Madre comune, che era il Patriarcato di Aquileia, Chiesa Madre che rispecchia in sé in modo speciale questa maternità della Chiesa, che è maternità universale di tutto il Popolo di Dio. Ringraziamo tutti quelli che ci hanno invitati, che hanno lavorato per la preparazione e per la realizzazione di questa opera apostolica, la visita pastorale del Papa.

Ringraziamo i Confratelli nell'Episcopato, ringraziamo tutti i sacerdoti, ringraziamo in modo speciale le suore, le religiose di ogni Diocesi, e specialmente qui nell'Arcidiocesi di Udine. Rimango con un nuovo tesoro nel mio cuore, perché la Chiesa in ogni sua dimensione, dovunque e dappertutto è un tesoro, è un mistero: mistero di Dio che vuol essere fra noi e con noi e per noi, suo mistero che noi viviamo insieme soprattutto celebrando l'Eucaristia ma anche al di fuori dell'Eucaristia, celebrando la Chiesa nelle sue diverse dimensioni della Chiesa universale, attraverso la Chiesa diocesana fino alla Chiesa domestica, e poi scendendo in questa Chiesa intima che è ciascuno di noi, nel suo cuore, nel suo essere spirituale abitato e santificato dallo Spirito Santo. Ecco la Chiesa! Io ringrazio la Santissima Trinità per averci di nuovo avvicinato al mistero della Chiesa in questa sua specifica dimensione friulana. E poi dobbiamo ancora ringraziare le circostanze atmosferiche: le previsioni erano piuttosto cattive, pessimistiche, invece la realtà si è mostrata diversa, finora...

Ringraziando le condizioni atmosferiche, ringraziamo anche la Provvidenza. E ringraziandoci tutti insieme reciprocamente, ringraziamo lo stesso Signore che opera in noi e attraverso di noi tutto il bene, anche questo bene del Congresso Eucaristico, anche questo bene della visita pastorale del Papa.

Fratelli friulani, vi saluto nella vostra lingua materna e vi invito a conservare, con le tradizioni, la fede cristiana ed i valori del vostro focolare e a farli crescere nel cuore dei vostri figli.

Saluto cordialissimamente i fedeli di lingua slovena di questa Arcidiocesi. Gioisco con voi perché avete conservato nei vostri cuori la fede che vi è stata annunciata nei tempi antichi del Patriarcato di Aquileia.

Data: 1992-05-03 Data estesa: Domenica 3 Maggio 1992

Durante sosta presso il sacrario militare - Redipuglia

Titolo: Da questo altare sale un pressante invito alla pace: pace per l'Italia, pace per l'Europa, pace per il mondo

Carissimi fratelli e sorelle! Di fronte a questo maestoso Sacrario, il più grande d'Italia, sento in me una profonda commozione, ricordando il sacrificio di migliaia di giovani, e le sofferenze causate dalla guerra.

Da questo luogo, ricco di memorie e di religiosi sentimenti, rivolgo a ciascuno di voi il mio cordiale pensiero. Saluto il Ministro della Difesa, l'On.Virginio Rognoni, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale di Corpo d'Armata Goffredo Canino e gli altri Capi di Stato Maggiore, Generali, Ufficiali, Sottufficiali, Soldati di tutte le armi e specialità. Saluto il Sindaco di Fogliano. Saluto, inoltre, l'Ordinario Militare Mons. Giovanni Marra, i cappellani militari presenti ed in particolare voi militari, che prestate il vostro servizio in divisa nella Regione Friuli-Venezia Giulia e in tutto il Paese. Ripeto quest'oggi a voi quanto già altre volte ho avuto occasione di dire: Siate sempre autentici "ministri della sicurezza e della libertà" del vostro popolo. Adempite con rettitudine e spirito cristiano il vostro dovere; cooperate attivamente a rendere stabile la pace nel mondo, proseguendo con generosità le missioni umanitarie di solidarietà internazionale a voi affidate.

Inginocchiandoci dinanzi a questo altare, che commemora il sacrificio generoso di tante vite umane, desidero rendere omaggio alla Patria italiana, per la quale questi giovani sono caduti in battaglia. Mi inginocchio a pregare idealmente anche per tutti i luoghi del mondo che raccolgono i caduti di tutte le guerre, e in particolare per quelli che riposano nel vicino cimitero austro-ungarico. Nello stesso tempo, vorrei raccogliere da loro un pressante invito alla pace: pace per la vostra terra, pace per la diletta Nazione italiana, pace per l'Europa ed il mondo intero.

Iddio protegga e benedica tutti voi qui presenti, l'Italia e tutta l'umanità. Vi accompagni anche la mia Benedizione che volentieri imparto a ciascuno di voi, alle vostre famiglie, ai cappellani militari che curano la vostra assistenza religiosa e assicurano fra voi la presenza della Chiesa, ed alle persone che hanno voluto prendere parte a questa breve e suggestiva cerimonia.

Data: 1992-05-03 Data estesa: Domenica 3 Maggio 1992

La preghiera recitata nel sacrario - Redipuglia

Titolo: Mai più la guerra per risolvere i problemi della convivenza tra i popoli

Dio dei nostri Padri, Padre di tutti, che nel tuo Figlio Gesù, principe della Pace, hai annunziato la pace ai vicini e ai lontani per riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe in una sola famiglia, noi ti preghiamo di concedere la vita senza fine e la tua pace ai caduti di tutti i fronti che riposano, molti senza un nome, in questa terra, bagnata dal loro sangue.

Il loro sacrificio e il loro eroismo, mentre aprono il cuore alla riconoscenza e ravvivano i grandi ideali di libertà e di amore alla terra madre, suscitano sentimenti di tolleranza, di non violenza e di pace.

Per questo, in comunione con Maria, la Madre di Gesù, ti supplichiamo, o Padre, che chiunque salga i gradini di questo sacrario, sia illuminato dallo Spirito del tuo Figlio e maturi nella sua coscienza il desiderio di operare per la pace, nel rispetto di tutte le creature.

Illumina i responsabili delle nazioni, perché alla luce della lezione che viene dalla storia mai più alla guerra affidino il compito di risolvere problemi di convivenza tra i popoli.

La pace donata dal tuo Figlio, Crocifisso e Risorto, fiorisca nelle nostre contrade, rechi agli uomini e alle donne del nostro tempo il gusto di far maturare quei valori che mai tramontano e che costruiscono il tuo Regno.

Amen.

Data: 1992-05-03 Data estesa: Domenica 3 Maggio 1992

Al Consiglio di Direzione della Fondazione Gregoriana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Diffondere la Luce della verità di Cristo

Cari amici, Sono felice di salutare oggi i membri del Consiglio di Direzione della Fondazione Gregoriana. Spero che la vostra visita a Roma, dove San Pietro e San Paolo hanno portato il Vangelo di Cristo e che è stata accresciuta nella fede ad opera di molti altri santi uomini e donne nei secoli, sia per voi un'occasione di rinnovamento spirituale. La vostra opera a favore della Pontificia Università Gregoriana, del Pontificio Istituto Biblico e del Pontificio Istituto Orientale aiutano in modo rilevante queste facoltà ecclesiastiche ad adempiere alla loro missione in modo da approfondire la comprensione della Rivelazione Divina ed analizzare il patrimonio della saggezza della Chiesa, così che gli uomini e le donne del nostro tempo possano far loro questa eredità (cfr. GE 11). Il sostegno da voi dato a queste istituzioni, che fanno risalire la loro esistenza al Collegio Romano fondato da Sant'Ignazio di Loyola e da San Francesco Borgia nel 1553, dimostra che, in un certo senso, attualmente voi siete colleghi di questi grandi preti della Compagnia di Gesù nel lavoro apostolico che lo Spirito Santo li ha spinti ad intraprendere per la grande gloria di Dio. In questi centri di cultura si ritrovano da ogni parte del mondo professori e studenti per servire la Chiesa con i loro studi e la loro ricerca; così, in modo molto pratico, voi, loro benefattori, vi occupate di diffondere la Luce della verità di Cristo in ogni angolo della terra.

Prego, perché Iddio premi la vostra generosità e vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1992-05-05 Data estesa: Martedi 5 Maggio 1992



Ad un gruppo di pellegrini di Besancon - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Testimoniare l'esperienza e l'amore che abbiamo ricevuto

Cari amici, Il vostro pellegrinaggio romano mi dà l'occasione di potervi ricevere nella casa del Vescovo di Roma. Voi che siete fedeli al ricordo del suo lontano predecessore Callisto II, nato nella vostra diocesi di Besancon. Egli è stato eletto papa a Cluny e voi in qualche modo state facendo lo stesso viaggio che aveva fatto lui, anche se con altre tappe, per raggiungere la Sede di Pietro.

Il vecchio arcivescovo di Vienne sul Rodano fu un negoziatore abile e paziente. In un periodo di profonde dispute tra pastori e sovrani, Callisto II fece tutto il possibile per ottenere delle garanzie di indipendenza a favore della Chiesa. Il Concordato di Worms ne fu il risultato decisivo, che in molti altri settori riusci a ristabilire la pace.

Per dare ancora maggior peso ai provvedimenti già presi, Callisto II convoco il primo Concilio Lateranense. Si adopero quindi. per unire i suoi fratelli nell'episcopato per la tutela dei diritti della Chiesa e, d'altro canto, per delle riforme disciplinari che si presentavano allora necessarie.

La vostra "Associazione Callisto II" vi darà modo di approfondire il senso e la portata storica di tali ricordi, che io posso soltanto rievocare. Non viviamo nella stessa epoca, ma forse troverete ugualmente, nel vostro compatriota divenuto papa, uno stimolo per riflettere su certi temi oggi tanto attuali.

Pellegrini a Roma, ricordatevi che il nome di Callisto II resta legato alla storia stessa del culto espresso sulla tomba del Principe degli Apostoli. Che la vostra strada vi conduca a rafforzare la comunione con la Chiesa universale.

Sostenete i suoi propositi con la preghiera. Sappiate capire il suo insegnamento.

Siate risoluti nell'assumervi la responsabilità della sua missione, con un'attiva collaborazione tra pastori e laici, perché tutta la comunità ecclesiastica porti nel mondo la testimonianza dell'esperienza e dell'amore indissolubili nella fede che abbiamo ricevuto.

In questo breve incontro vorrei rivolgere un saluto cordiale ai rappresentanti dell'Arcivescovato di Besancon, alle autorità che vi accompagnano ed ai responsabili della vostra Associazione.

A tutti, concedo di cuore la mia Benedizione apostolica.

(Traduzione dal francese)

Data: 1992-05-07 Data estesa: Giovedi 7 Maggio 1992

Ai partecipanti al "Columbus Voyage Trip to Italy" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La scoperta del Nuovo Mondo

Cari amici, Sono lieto di salutare i partecipanti al Columbus Voyage Trip to Italy, sponsorizzato dal Comitato di Filadelfia per il cinquecentenario di Colombo.

Questa visita, che segna l'inizio delle celebrazioni dell'Anno di Colombo nella vostra città, mira a promuovere una sempre maggior consapevolezza dell'importanza della scoperta dell'America, un evento che ha aperto un nuovo capitolo nella storia dell'umanità ed ha portato alla nascita di nuovi popoli e nuove culture.

La Chiesa ricorda con gratitudine il significato spirituale della scoperta del Nuovo Mondo e, in modo particolare, la proclamazione del Vangelo ai popoli del Continente. Dal seme piantato dai primi missionari il messaggio cristiano ha messo radici nelle Americhe, è cresciuto ed ha prodotto un raccolto abbondante fatto di fede, santità e di generoso servizio agli altri. Oggi è particolarmente appropriato ricordare le generazioni di italoamericani che, come zelanti laici o come preti e Religiosi, hanno contribuito alla crescita della Chiesa ed alla realizzazione della sua missione nel vostro paese.

Possa la vostra celebrazione di questo Anno di Colombo darvi una maggior comprensione della fede e della visione spirituale che ha ispirato i vostri antenati. Possa essa condurvi ad un rinnovato impegno a continuare il lavoro di costruzione di una società che rispetti pienamente la dignità di ogni essere umano fatto ad immagine e somiglianza di Dio.

Su di voi invoco la Benedizione di Dio Onnipotente.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1992-05-07 Data estesa: Giovedi 7 Maggio 1992

Lettera al Delegato Pontificio per il Santuario di Pompei - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il primo centenario di fondazione dell'Opera per i Figli dei Carcerati

Al Venerato Fratello Monsignor Francesco Saverio Toppi Delegato Pontificio per il Santuario della Beatissima Vergine Maria del SS.mo Rosario di Pompei


1. Ho appreso con gioia che ai memorabili eventi, che costellano la storia di codesto Santuario della Beatissima Vergine Maria del SS.mo Rosario, si aggiunge quest'anno la fausta ricorrenza del primo Centenario di fondazione dell'Opera per i Figli dei Carcerati. La provvida iniziativa, nata dal cuore del beato Bartolo Longo, si è rivelata una geniale intuizione capace di ridare il sorriso e la gioia di vivere a tanti ragazzi e ragazze in difficili condizioni familiari. Essa servi, fin dai suoi inizi, a smentire le teorie di quanti ritenevano che fosse impresa vana tentar di educare al bene i figli di coloro che avevano dato prova di tendenze trasgressive. La società colta dell'epoca, imbevuta di pregiudizi circa l'ereditarietà del carattere, mostro scetticismo di fronte a tale nobile sforzo educativo, ma il Beato non si lascio intimidire né indietreggio. Con ferma costanza egli persevero nell'iniziativa, riuscendo a conquistare alla sua causa uomini di grande prestigio, i quali giunsero ad offrire il loro contributo per la redazione del regolamento della erigenda Istituzione, basata, per volontà del Longo, sulla religione, sulla scuola, sul lavoro, e soprattutto sull'amore cristiano.


2. E' noto che l'Istituto, nel corso degli anni, ha saputo forgiare personalità di grande levatura, le quali si sono distinte, oltre che per impegno cristiano e capacità professionale, anche per ineccepibile correttezza nell'esercizio di pubbliche responsabilità. Meritevole di menzione è pure l'influsso benefico svolto dall'Istituto in modo, per così dire, collaterale. Bartolo Longo, infatti, non si preoccupo soltanto della difesa dei fanciulli, figli dei carcerati, ma s'adopero anche per recuperare i loro genitori. Sia i ragazzi accolti nell'Opera, sia i genitori carcerati venivano condotti dall'apostolo a scoprire, attraverso l'amore dell'uomo, l'amore di Dio. Nel carcerato, punito dalla società, il Beato Longo vedeva il Signore, sempre memore delle parole del Vangelo: "Ero carcerato, e mi avete visitato" (Mt 25,36ss.). Scriveva a questo proposito: "Abbracciare i figli dei carcerati e sottrarli alla miseria e all'ignominia è il modo più semplice e pratico di mostrare con i fatti ai padri e ai compagni dei padri la bontà della società che hanno offesa, e di avviarli irresistibilmente ad una rapida e completa rigenerazione".


3. Bartolo Longo fu tra i pionieri della riforma carceraria e rimane anche oggi un punto di riferimento per quanti intendono offrire la loro opera al risanamento della società. Non potendo da solo attendere ad un'attività così vasta ed impegnativa, ricorse all'aiuto dei fratelli delle Scuole Cristiane, i quali, da autentici figli di San Giovanni Battista de La Salle, non hanno cessato di consacrare la loro vita alla nobile causa di tanti giovani desiderosi di acquistarsi una solida formazione spirituale e sociale. In seguito, il Beato fondo la Congregazione delle Suore Figlie del Santo Rosario di Pompei, alle quali affido le figlie dei carcerati. L'attività educativa, svolta con spirito materno da queste Religiose, dedite al servizio di chi vive nella emarginazione, si è rivelata quanto mai opportuna e benefica. In questi cento anni, nell'Opera fondata dal Beato Longo sono passati circa quattromila ragazzi, dei quali il primo, Domenico Pullano, divento Sacerdote. Il 12 aprile del 1909, lunedi di Pasqua, egli celebro la seconda S. Messa nella Cappella dell'Istituto e, commosso, amministro l'Eucaristia anche al suo grande benefattore, Bartolo Longo, che l'aveva amorevolmente accolto mentre si trovava in una situazione di abbandono.


4. Auspico che la ricorrenza giubilare serva ad attirare l'attenzione su codesta Casa di educazione, che conserva tutta la sua attualità, esercitando la sua benefica opera a vantaggio di tanti ragazzi e ragazze. Come agli inizi, anche oggi essa vive col sostegno della carità e della solidarietà umana e cristiana. Le celebrazioni centenarie vogliono essere, da parte di tutti, assolvimento di un debito di riconoscenza verso il venerato Fondatore, che con animo coraggioso e intrepido promosse e porto avanti tale Opera contro ogni avversità, fidando nell'aiuto di Dio e nella materna protezione della Vergine Ss.ma del Rosario. A Maria, Madre del Redentore, affido ancora l'intera Istituzione, mentre, da parte mia, ben volentieri imparto a Lei, venerato fratello, ai ragazzi, alle ragazze ed ai loro familiari, come pure agli educatori ed educatrici la mia speciale Benedizione Apostolica, in pegno di abbondanti favori celesti.



Data: 1992-05-08 Data estesa: Venerdi 8 Maggio 1992

Udienza alla "Associazione Mondiale dei Giuristi del Centro per la Pace mondiale attraverso la Legge" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La salvaguardia della verità morale e spirituale è necessaria per la difesa della dignità e della libertà di persone e di popoli

Signori e Signore,


1. Sono lieto di accogliere qui in Vaticano la "World Jurist Association" del "World Peace through Law Center" in occasione della giornata mondiale della legge.

Da trentacinque anni la vostra associazione è impegnata nello stabilire la pace internazionale attraverso lo sviluppo di strutture capaci di tutelare i diritti e di risolvere i conflitti mediante la legge. Vi assicuro che la Chiesa nutre un grande interesse per la vostra opera e apprezza i vostri sforzi miranti a promuovere la causa della giustizia nella vita internazionale. La Santa Sede è stata, concretamente, vicina ai vostri sforzi inviando una sua rappresentanza alle vostre assemblee e spera che, in futuro, possa nascere una collaborazione più feconda.

Nel nostro tempo, la famiglia umana è diventata sempre più consapevole della sua interdipendenza ed ha assistito al provvidenziale accrescimento di un approfondito senso di solidarietà fra i popoli e di una maggiore preoccupazione per il benessere di tutte le genti e di ogni individuo (cfr. SRS 38). Le organizzazioni come la vostra rispecchiano questa crescente consapevolezza dell'imperativo morale della solidarietà ed esercitano un ruolo importante nel tradurlo in un'azione efficace.


2. Poiché, come osservano le Sacre Scritture, la pace sarà sempre effetto della giustizia (cfr. Is 32,17), gli sforzi per raggiungere una pace duratura nel mondo devono essere collegati ad una difesa paziente e costante dei diritti umani fondamentali. Uno degli scopi principali della legge deve essere quello di assicurare che ogni persona riceva ciò che le è dovuto, ad ogni livello della vita sociale. Il riconoscimento che la persona umana è, per natura, oggetto di determinati diritti che nessun individuo, nessun gruppo o Stato può violare, rappresenta un importante raggiungimento giuridico e deve considerarsi un principio essenziale della legge internazionale. Dinanzi ad ogni tentativo di negare o di modificare questa verità, esprimo la mia speranza che la vostra associazione elaborerà argomenti sempre più validi e convincenti per l'esistenza di questi diritti inviolabili, al fine di sostenerli ovunque siano minacciati e di sollecitare la costituzione di istanze sempre più efficaci per la loro difesa.


3. Come ho scritto nella Enciclica Centesimus Annus: "Se non esiste una verità trascendente, obbedendo alla quale l'uomo acquista la sua piena dignità, allora non esiste nessun principio sicuro che garantisca giusti rapporti tra gli uomini" (CA 44). I vostri contributi per porre le fondamenta della pace mondiale mediante la legge devono convincervi della esigenza di rispettare i dettami della verità, soprattutto della verità relativa all'uomo, nei meccanismi di ogni sistema giuridico. Infatti, come ho già detto alla vostra associazione in un'altra occasione, "tutta la storia della legge dimostra che essa perde la sua stabilità e la sua autorità morale ... ogni volta che cessa di ricercare la verità relativa all'uomo" (24 settembre 1979). Le tragiche conseguenze del disprezzo della verità si sono manifestate, in modo particolarmente evidente, nel nostro secolo, nei regimi che hanno tentato sistematicamente di sopprimere la verità, osando privare le persone dei loro diritti inalienabili in nome di una giustizia superiore o dimostrandosi pronti a sacrificare i diritti degli individui ai diritti dello Stato e dei suoi programmi. Ma tali conseguenze esistono anche oggi in un pericoloso relativismo morale che indurrebbe alcuni a vedere il bene comune della società semplicemente come un insieme di interessi particolari e a considerare i profondi temi etici con uno spirito di parte da risolvere con un appello all'opinione pubblica o con un profitto elettorale.


4. Il ruolo della religione nell'illuminare le coscienze sulla natura spirituale e trascendente della vita umana non può essere ignorato o sottovalutato. Infatti, in ogni considerazione dei fondamentali diritti umani, occorre dare sempre un posto di primaria importanza alla libertà di religione, cioè, in un certo senso, loro fonte e sintesi (CA 47), in quanto essa comprende il diritto di ogni individuo a ricercare la verità in base alla propria coscienza e a vivere in conformità con quella verità, in uno spirito di rispetto e di tolleranza verso gli altri. Questo momento della storia è caratterizzato, da una parte, dalla liberazione di interi popoli dall'oppressione e, dall'altra, dalla triste rinascita di vecchie ostilità fra alcuni gruppi etnici e religiosi. C'è un bisogno urgente di rafforzare, all'interno di un ordine legale internazionalmente riconosciuto, i mezzi giuridici per tutelare i diritti degli individui e dei gruppi, compreso il diritto alla libertà di religione, e per promuovere il rispetto per il contributo significativo che i credenti possono offrire per la costruzione di una società pacifica.


5. Cari amici: nei vostri sforzi di porre le basi di un'organizzazione giuridica della comunità internazionale più efficace, vi invito, ancora una volta, a considerare l'importanza del rispetto e della dovuta tutela di quelle verità morali e spirituali necessarie per una difesa adeguata della dignità e della libertà degli individui, dei popoli e delle nazioni. Prego affinché l'opera della vostra associazione continui a favorire la nascita di una cultura giuridica che sia degna dell'umanità. Spero che ciò contribuirà alla fondazione di quella "civiltà di amore", in cui ogni essere umano possa godere del rispetto, della libertà e della pace necessari per rispondere alla sua nobile chiamata. Su voi tutti invoco cordialmente le copiose benedizioni di Dio Onnipotente.

Data: 1992-05-09 Data estesa: Sabato 9 Maggio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - L'omelia durante la concelebrazione della Messa per la conclusione del Congresso Eucaristico Diocesano - Udine