GPII 1992 Insegnamenti - Ad un gruppo di emigrati spagnoli in Svizzera - Città del Vaticano (Roma)

Ad un gruppo di emigrati spagnoli in Svizzera - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: A voi la Chiesa guarda con stima

Cari fratelli e sorelle, Mi è gradilo darvi il mio più cordiale benvenuto a questo incontro che, nel vostro pellegrinaggio a Roma, avete voluto avere con il Successore di Pietro, per condividere le vostre esperienze e speranze, e ricevere anche una parola di stimolo e incoraggiamento nella vostra vita cristiana.

A voi che, come Giuseppe e Maria di Nazareth, avete sperimentato le difficoltà di abbandonare la propria patria, la Chiesa guarda con grande stima, cercando di condividere le vostre preoccupazioni e speranze, e assistendovi nei vostri bisogni spirituali. La condizione di emigrato in terre lontane da quelle di origine significa dover affrontare una serie di problemi come quello della lingua, dei costumi e della cultura, che a volte creano non pochi ostacoli ad un adeguato inserimento sociale. Tocca alle istanze pubbliche, dunque, e anche ai responsabili delle vostre comunità ecclesiastiche creare condizioni appropriate di accoglienza e di solidarietà, sotto il segno della fratellanza e senza nessun tipo di discriminazione.

Allo stesso tempo vi incoraggio affinché nella vostra vita abbiate una visione cristiana della persona, del suo destino eterno e del valore trascendente del lavoro, affinché il mistero della vostra esistenza si realizzi alla luce del Vangelo, con l'aiuto dei sacerdoti che si occupano con zelo delle missioni spagnole.

Prima di concludere questo incontro, vi prego di portare l'affettuoso saluto del Papa ai vostri amici e compagni di lavoro, così come alle vostre famiglie, mentre vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1992-05-30 Data estesa: Sabato 30 Maggio 1992

Nella Basilica di San Giovanni in Laterano per la sintesi dei risultati emersi nel "Confronto con la Città" - Roma

Titolo: Il Sinodo pastorale diocesano costituisce il "tempo favorevole" per prepararsi al grande Giubileo dell'inizio del terzo millennio




1. "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8). Queste parole di Gesù risorto, le ultime che egli ha rivolto ai suoi discepoli prima di salire alla gloria del Padre, sono anzitutto le parole di una promessa: annunziano, infatti, il dono e la forza dello Spirito Santo che pochi giorni dopo, nella Pentecoste, discenderà sulla Chiesa nascente. Sono, nello stesso tempo, le parole del comandamento missionario, reso possibile dall'adempiersi di quella promessa: con la forza dello Spirito gli Apostoli, nel volgere di pochi decenni, sapranno portare di fatto la testimonianza di Gesù, "messo a morte per i nostri peccati e risuscitato per la nostra giustificazione" (Rm 4,25), non soltanto a Gerusalemme, in Giudea e in Samaria, ma praticamente in tutto il mondo allora conosciuto, in particolare in questa Città di Roma, che di quel mondo era il centro e quasi il simbolo. In questa Assemblea ecclesiale, che raccoglie i frutti di una fase molto significativa del cammino del Sinodo pastorale diocesano, dedicata al "Confronto con la Città", abbiamo invocato anche noi il dono dello Spirito, che tra pochi giorni celebreremo nella Pentecoste, e in virtù di questo medesimo Spirito ci colleghiamo a quei primi evangelizzatori di Roma, agli Apostoli Pietro e Paolo, che col loro sangue hanno fecondato questa Chiesa, facendo di essa il centro vivo della cristianità, la "Città posta sopra il monte" (cfr. Mt 3,14-16) per riflettere la luce di Cristo ed essere focolare di irradiazione missionaria.


2. Cari fratelli e sorelle della Chiesa di Roma, desidero dirvi anzitutto la mia gratitudine per la dedizione con cui vi impegnate nel lavoro sinodale, per l'attenzione con cui vi siete posti in ascolto di questa Città grande e complessa, cercando di capirla dal di dentro e di parlare al suo cuore, di coglierne le difficoltà antiche e nuove con l'animo e l'atteggiamento concreto del buon samaritano, di dare un contributo perché il suo sviluppo avvenga nel segno del primato della persona umana e di una cultura aperta ai valori dello spirito.

Saluto e ringrazio in particolare il Signor Cardinale Vicario, Camillo Ruini, Monsignor Vicegerente, i Vescovi Ausiliari, i relatori dei seminari di studio. So con quanto impegno hanno operato, perché il "Confronto con la Città" potesse individuare i nodi più importanti e impegnativi della vita di Roma e riuscisse ad affrontarli con spirito costruttivo, con animo aperto alla collaborazione con tutti coloro che vogliono il bene di questa Città e, nello stesso tempo, con la coraggiosa determinazione di cambiare e di correggere quelle situazioni e quei comportamenti che sono in obiettivo contrasto con la dignità di ogni persona umana e con la solidarietà fra gli uomini. La mia gratitudine va egualmente alle Autorità e alle numerose insigni Personalità che hanno portato il loro contributo di pensiero e di proposta a questo "Confronto" e che oggi ci onorano della loro presenza. così il "Confronto con la Città" è stato veramente un dialogo a più voci, che la Chiesa di Roma ha promosso nel sincero rispetto delle diverse posizioni e proponendo con lealtà e chiarezza quella visione della vita e della società che ha la sua matrice nel Vangelo di Gesù Cristo. Saluto con viva cordialità il Cardinale Ugo Poletti. Con lui abbiamo lavorato parecchi anni.

Vostra Eminenza può vedere a quale punto ci troviamo e se ci comportiamo bene.

Rivolgo un fervido pensiero al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Sindaco di Roma che hanno voluto onorare con la loro presenza questa riunione del Sinodo romano.


3. Le relazioni che abbiamo ascoltato ci hanno fatto comprendere, pur nella loro forzata brevità, la ricchezza dei risultati a cui il "Confronto" è pervenuto, in ciascuno dei molteplici ambiti in cui si è articolato. Non si tratta, evidentemente, di risultati conclusi in se stessi, ma di proposte e di stimoli rivolti al futuro, per tenere vigile l'attenzione del Sinodo alla vasta problematica presente nella realtà di Roma, per dare impulso e continuità a quel dialogo tra Chiesa e Città, in cui ciascuno ha qualcosa da offrire e qualcosa da apprendere, e soprattutto perché la Chiesa di Roma possa impegnarsi con crescente concretezza in quel molteplice servizio attraverso il quale essa "trova se stessa fuori di se stessa", divenendo così autenticamente missionaria. L'immagine complessiva di Roma, che è emersa da questi mesi di intenso "Confronto", chiede di essere guardata con un'attenzione preferenziale alle zone di sofferenza che essa ha messo a nudo: non perché queste siano prevalenti, ma perché Gesù si è immedesimato anzitutto negli ultimi e nei più piccoli dei fratelli (cfr. Mt 25,40). A seconda dei criteri usati per misurarle variano, come abbiamo udito, le dimensioni di queste aree di sofferenza. In ogni caso si tratta, pero, di centinaia di migliaia di nostri fratelli: di anziani, di bambini, di giovani, di famiglie. Ricordando che il Signore ci giudicherà sulla base degli atteggiamenti che abbiamo verso di loro, siamo chiamati tutti, come persone e come comunità cristiana, a un impegno di servizio, ma anche di condivisione e di revisione di vita, perché le sofferenze siano alleviate e perché nessuno possa avere l'impressione che Dio si è dimenticato di lui. Le testimonianze di molteplici situazioni di miseria, di malattia, di degrado morale, di disperazione, di solitudine, che trovano aiuto e accoglienza nel volontariato organizzato, ma anche nella generosità spontanea e spesso nascosta di Sacerdoti, di Religiosi, di persone e famiglie cristiane, ci dicono che la Chiesa di Roma per grazia del Signore percorre con slancio questo cammino di fraternità. Ma la strada è ancora lunga, perché ogni parrocchia, ogni casa religiosa, ogni cellula viva della Chiesa giunga ad esprimere veramente una piena misura di carità e di solidarietà. Su questa strada il "Confronto con la Città" impegna noi tutti a procedere più speditamente.


4. Quella della solidarietà è, pero, un'opera immensa, con dimensioni anche istituzionali, economiche, politiche, legislative, che la Chiesa non può e non vuole compiere da sola. Al contrario, lo spirito del confronto che abbiamo intrapreso è proprio quello di un grande sforzo comune, che coinvolga responsabilità, forze e competenze distinte e diverse, per adempiere con più concorde efficacia un dovere e un impegno che è di tutti. I problemi acuti e talvolta drammatici, che sono stati messi in luce non solo dal seminario sulle povertà, ma anche da quelli sulla tutela della salute e sul lavoro, oltre che dal confronto di base, svolto sul grande tema della famiglia, sono in realtà molto spesso anche problemi "strutturali", che richiedono l'attenzione e l'impegno delle pubbliche istituzioni, come delle forze sociali, economiche e politiche, del mondo della cultura e della comunicazione. Si tratta di "pensare" la città nel suo complesso, nella multiforme connessione delle sue interdipendenze, per progettare e finalmente attuare - al di là dei troppi palleggiamenti di responsabilità, dei conflitti di interessi o di competenze, delle visioni corporative o, peggio, dei comportamenti illeciti - le iniziative necessarie per una forma di vita associata e di sviluppo che abbia veramente a cuore la popolazione di Roma nella sua interezza, comprese le persone e le famiglie più deboli e più a rischio. Un simile impegno di solidarietà non è, d'altronde, come i seminari hanno opportunamente sottolineato, alternativo alla creatività, alla modernizzazione, alla ricerca di una reale efficenza, quindi a quelle modalità di organizzazione sociale ed economica che consentono a ciascuno di esprimere il meglio delle proprie capacità in una competizione libera ed onesta, che venga orientata anzitutto al soddisfacimento dei veri bisogni e delle migliori aspirazioni della gente (Cfr. Lettera Enciclica CA 36). E qui sono chiamati in causa non solo i pubblici poteri ma anche, e forse prima, tutti coloro che in vario modo hanno un ruolo peculiare nella formazione della cultura, nell'educazione, nella comunicazione sociale.


5. Di questi temi si sono occupati non pochi dei sette "Seminari", affrontando una dimensione del servizio alla persona umana - quella del pensiero, della cultura, della formazione della coscienza morale, dell'apertura alla verità -, che è altrettanto essenziale e riguarda l'uomo in ciò che lo caratterizza e lo distingue fra tutte le creature del mondo. Anche dai Seminari sono venute varie indicazioni positive circa l'opera svolta dalle comunità cristiane e da tanti credenti, in forme singole o associate, attraverso l'impegno professionale o nel servizio volontario. Ma è pure emersa con particolare evidenza la sproporzione che spesso esiste tra le forze disponibili e gli obiettivi che si vorrebbero raggiungere.

Abbiamo udito, ad esempio, come i giovani che l'opera formativa della comunità cristiana riesce a raggiungere in modo continuato e profondo, pur essendo numerosi, rimangono pero sempre una parte modesta del mondo giovanile di questa popolosa Città. E abbiamo verificato egualmente come le logiche, a cui ubbidisce di fatto la comunicazione sociale, troppo spesso rispondano a criteri commerciali e sensazionalistici, piuttosto che alla ricerca del vero e alla messa in comune delle esperienze umane più autentiche. Più in profondità, la ragione di molti smarrimenti e del disagio che investe larga parte del mondo giovanile, ma ormai anche degli adulti, è stata ricondotta a una cultura troppo frammentaria e disarticolata, nella quale le persone faticano a individuare qualche credibile punto di riferimento, che dia unità e significato al proprio progetto di vita. Sia i Seminari, sia il confronto sul tema della famiglia hanno messo in luce, pero, il vivo desiderio di un dialogo e di una collaborazione che, senza passare sopra alle differenze di idee e di proposte, possano stimolare la crescita culturale e arricchire tutti i partecipanti. Auspico vivamente che questo dialogo e questa collaborazione, in certa misura già in atto, possano incrementarsi anche tra istituzioni civili ed ecclesiastiche - come in particolare le Università - che hanno nella ricerca e nella comunicazione del sapere la loro comune origine e finalità. Vi è poi da tenere presente come una certa concezione del significato ideale di Roma e del posto che essa occupa nel mondo pervada gli innumerevoli legami che uniscono la comunità cristiana al vissuto di questa Città. La Chiesa può, pertanto, contribuire a far maturare la coscienza collettiva della Città, instillando in coloro che vivono in essa il senso di una speciale missione da svolgere. E soprattutto occorre confidare che il seme della verità di Cristo, se testimoniato con sincerità di vita, germogli e fruttifichi nelle coscienze espandendosi ben al di là di ciò che lascerebbe prevedere la modestia delle forze impiegate per la sua diffusione.


6. Con la realizzazione del "Confronto con la Città" il Sinodo pastorale ha potuto congiungere più concretamente all'attenzione per la comunione interna della Chiesa di Roma - che ha conosciuto un momento forte nelle Assemblee presinodali di Prefettura, svoltesi nei primi mesi dello scorso anno - la prospettiva del rapporto tra Chiesa e società: è un passo di vitale importanza, perché l'annuncio e la promozione della verità dell'uomo, incarnata nelle molteplici e mutevoli circostanze della vita sociale, è parte essenziale della missione evangelizzatrice della Chiesa. L'impegno del "Confronto con la Città" ha pure aiutato la nostra Chiesa di Roma a far si che le sue molteplici articolazioni - dalle parrocchie agli istituti religiosi, alle associazioni e movimenti e alle tante altre realtà ecclesiali che costituiscono la sua ricchezza - acquistino una più viva e concreta consapevolezza dell'unità della loro missione, per il bene spirituale ed anche umano e civile di questa Città, unica al mondo. E' stato giustamente ricordato che non si può stare convenientemente a Roma senza un'idea e un proposito universale: a sua volta, il nostro "Confronto con la Città" non ha potuto perdere di vista quell'unità delle due dimensioni, particolare e universale, che caratterizza la Chiesa di Roma, partecipe della missione universale del suo Vescovo. così, dallo svolgimento e dagli sviluppi futuri di questo confronto anche il popolo di Roma, che conosce la fatica e spesso l'anonimato della vita quotidiana in questa Città, potrà essere stimolato a non perdere di vista il significato che essa ha per l'Italia e per tutto il mondo, non solo a motivo del suo grande passato, ma anche per quello che essa è oggi. E qui il nostro sguardo si indirizza spontaneamente verso un traguardo ormai non lontano: il grande Giubileo dell'inizio del terzo millennio del tempo segnato dalla nascita di Gesù Cristo. In questa circostanza l'Urbe sarà quasi costretta a fare una rinnovata e grandiosa esperienza di ciò che essa rappresenta per l'intero orbe della terra. A un evento di tal genere occorre prepararsi degnamente e tempestivamente: non si tratta, infatti, solo di approntare strutture di ospitalità o celebrazioni esteriori, ma soprattutto di promuovere la testimonianza di una comunità che sappia vivere quel dono e quel compito di esemplarità cristiana che le sono affidati da quando la predicazione e il martirio di Pietro e di Paolo segnarono i suoi inizi. Il nostro Sinodo diocesano, che nelle prossime Assemblee plenarie dovrà far tesoro di quanto è emerso in questi mesi di "Confronto con la Città", costituisce il "tempo favorevole" per por mano a questa preparazione, che, del resto, già è indicata nel titolo programmatico del Sinodo: "La comunione e la missione della Chiesa di Dio che è in Roma alle soglie del terzo millennio". Il Signore onnipotente e misericordioso, che nel corso della storia ha dato tanti e così ammirevoli segni del suo amore per questa Città, illumini e sostenga il nostro cammino. Maria Santissima, Salus Populi Romani, in cui è riposta la nostra fiducia, San Giuseppe suo Sposo e Patrono della Chiesa universale, la catena preziosa di Santi e Sante che hanno edificato con la loro presenza e testimonianza questa Città e questa Chiesa, siano il nostro modello e ci accompagnino con la loro amorosa intercessione. Vorrei ancora aggiungere un riferimento molto importante per questa nostra assemblea. E' questo il secondo Sinodo romano. Ma, bisogna pensare anche al primo. Allora bisogna pensare a Papa Giovanni XXIII. Giovanni XXXIII ha convocato e realizzato il primo Sinodo diocesano di Roma prima del Concilio Ecumenico Vaticano II. Ma c'è, forse, un altro aspetto che tocca più da vicino questa conclusione che viviamo oggi: il "Confronto con la Città". I giorni conclusivi del mese di maggio del 1963, erano gli ultimi giorni di vita di Papa Giovanni. Vogliamo ricordare, questa sera, che appunto in questo ultimo periodo della sua vita, in queste ultime settimane lui insisteva molto perché il Concilio introducesse nella sua programmazione tematica la Chiesa nel mondo contemporaneo.

Era quasi il suo testamento. Ecco, ciò che stiamo concludendo, oggi, dentro il programma del Sinodo romano che ha voluto un "Confronto con la Città", altro non è che una attuazione di quella sua intensa preoccupazione: la Chiesa nel mondo contemporaneo. La Chiesa non è solamente in Roma, ma essendo in Roma è tutta coinvolta in quello che è Roma e non può essere diversamente.

C'è una reciprocità che è emersa alla fine del Concilio Vaticano II così sollecitata da Papa Giovanni XXIII. La Chiesa nel mondo contemporaneo ci ha mostrato come il mondo è nella Chiesa. Penso che il frutto prevedibile di questo lavoro centrato sui diversi temi del "Confronto con la Città" sarà anche questo: che il mondo, i diversi elementi costitutivi di questo mondo contemporaneo di Roma, questa Roma come mondo contemporaneo si troverà più nella Chiesa perché la Chiesa si trova in questo mondo il cui nome: Roma, collegato con quello di Romuius come i Padri e gli antenati di questa Urbe ci hanno tramandato, può essere anche letto dalla fine per andare all'inizio. E il nome che ne esce fuori è: "Amor".

Grazie!

Data: 1992-05-30 Data estesa: Sabato 30 Maggio 1992

Ai pellegrini giunti per la canonizzazione di La Colombiere - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una nuova sorgente nella vostra città

Cari amici, Dopo la canonizzazione di Claudio La Colombière, sono contento di ritrovarmi un momento con voi, pellegrini delle diocesi di Autun, Chalon e Macon, accompagnati da Monsignor Raymond Séguy. Siete qui per condividere la gioia della Chiesa intera di includere nel numero dei santi questo grande testimone della storia spirituale del vostro paese.

Accogliendovi, i ricordi preziosi del mio pellegrinaggio a Paray-le-Monial si ravvivano. Sono felice di salutare in voi i rappresentanti di questa cittadina dalla grande tradizione monastica e religiosa, sempre viva, sempre rinnovata, e rappresentata soprattutto dalla santa Visitandina Margherita Maria e dal Santo Gesuita Claudio.

Nel XVII secolo, la scelta del Signore ha in qualche modo fatto scaturire una nuova sorgente nella vostra città, una sorgente d'amore misericordioso e in infinitamente generoso, alla quale hanno attinto generazioni di pellegrini. La fecondità di grazia che si lega al culto del Sacro Cuore si manifesta particolarmente attraverso lo sviluppo di cui il pellegrinaggio di Paray è stato protagonista in questi anni. Con le diocesi, le diverse comunità presenti hanno contribuito a far condividere a molti la ricchezza del messaggio affidato ai santi della vostra città.

Mi rallegro sapendo che Paray nutre la spiritualità di molti preti e religiosi, e ispira la prima formazione di un notevole numero di candidati al sacerdozio. Le sessioni che riuniscono giovani e famiglie sono un vero motivo di speranza per la vitalità della Chiesa nel vostro paese, senza dimenticare la partecipazione dei pellegrini di altre nazioni. Voi vi preoccupate anche di dare larga importanza all'arte sacra, che è giusto favorire affinché i nostri contemporanei possano esprimere meglio la lode a Dio e celebrare il tesoro del suo amore.

A tutti coloro che lavorano nella vita pastorale quotidiana e all'animazione dei pellegrinaggi e delle sessioni rivolgo un incoraggiamento: penso, in particolare, alle comunità monastiche, ai sacerdoti della diocesi, ai Padri Gesuiti, alla Comunità dell'Emmanuel, ai fedeli della città e di Saone-el-Loire, oltre a tutti quelli che si uniscono ad essi nello stesso fervore.

Che San Claudio La Colombiere e Santa Margherita Maria vi assicurino la loro intercessione, e ottengano dal Signore di rendere sempre più vivo il fuoco spirituale che ha voluto a Paray-le-Monial! Nella gioia di questa festa, invoco su di voi la Benedizione di Dio.

(Traduzione dal francese)

Data: 1992-05-31 Data estesa: Domenica 31 Maggio 1992

Udienza ai fedeli giunti a Roma per la canonizzazione di Claude La Colombière - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il nuovo Santo ci insegna a partecipare all'opera della salvezza attraverso l'apostolato della preghiera e l'impegno della riparazione

Carissimi fratelli e sorelle,


1. Sono lieto di accogliervi in speciale Udienza dopo la solenne celebrazione di ieri, nella quale ho avuto la gioia di iscrivere il Beato Claudio La Colombière nell'Albo dei Santi. Rivolgo il mio affettuoso saluto a tutti voi qui presenti, con un particolare pensiero per i Vescovi che vi accompagnano e per i Padri della Compagnia di Gesù che vedono elevato alla gloria degli altari un loro Confratello.

L'evento determinante, che segno la vita e la spiritualità di San Claudio La Colombière, fu certamente l'incontro con Suor Margherita Maria Alacoque, avvenuto nel Monastero della Visitazione a Paray-le-Monial nel febbraio del 1675. In occasione di una meditazione che egli tenne alla comunità, una voce interiore suggeri alla Religiosa di rivolgersi a lui con fiducia: "Ecco colui che ti mando".

Di fatto, fin dalla prima confessione, Padre Claude poté rendersi conto dell'autenticità dell'esperienza mistica della giovane Visitandina e Margherita Maria comprese che si stava avverando la visione del Cuore infuocato di Gesù con altri due cuori che si inabissavano nel Cuore divino: il suo e quello del Padre spirituale, a Lei appositamente inviato. Nell'Autobiografia la grande mistica descrisse poi ampiamente la visione avuta il 15 giugno 1675, in cui Gesù, mostrandole il suo Cuore, le disse: "Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini, che non ha risparmiato nulla fino ad esaurirsi e a consumarsi, per testimoniare loro il suo amore e per riconoscenza riceve dalla maggior parte ingratitudine...".

Per questa ragione Gesù stesso chiese che il primo venerdi dopo l'ottava del Corpus Domini fosse dedicato in modo particolare ad onorare il suo Cuore con la partecipazione all'Eucaristia e con particolari preghiere di riparazione per le indegnità commesse verso il Sacramento dell'Amore. Non sapendo come compiere quanto da lei si desiderava, Suor Margherita Maria chiese titubante a Gesù qualche indicazione; così annota nell'Autobiografia: "Mi disse di rivolgermi al suo Servo che mi aveva mandato per il compimento di questo disegno". Padre Claude accetto la missione e divento così un fervido apostolo della devozione al Sacro Cuore e dell'impegno per la riparazione.


2. Come sapete, la permanenza di Padre Claudio a Paray-le-Monial fu breve; ma egli aveva perfettamente compreso che contro la freddezza del giansenismo e contro l'indifferenza religiosa di molti cristiani e anche di tante persone consacrate era necessario predicare e far sentire profondamente il vero motivo della creazione e della redenzione: l'Amore! Conseguentemente egli continuo a farsi annunciatore instancabile in tale messaggio per tutto il resto della sua vita.

Anche oggi San Claudio La Colombière, quale Maestro di illuminata spiritualità, ci insegna che solo Gesù Cristo conduce al vero Dio, solo l'Amore - simboleggiato biblicamente nel Cuore, espressione di tutta la Persona e di tutta la missione di Gesù - ci fa penetrare nei misteri di Dio, creatore, redentore e rimuneratore! Infatti, nel Cuore di Gesù Dio mostra di voler essere compreso nella sua assoluta volontà di amare, di perdonare, di salvare; nel Cuore di Gesù Dio insegna che la Chiesa, nel suo ministero e nel suo magistero, deve sempre essere amorevole e sensibile, mai aggressiva o oppressiva, pur dovendo sempre condannare il male e correggere l'errore; nel Cuore di Gesù Dio ci fa comprendere che è necessario partecipare alla sua opera di salvezza mediante l'"apostolato della preghiera" e l'"impegno della riparazione".

Giustamente, pertanto, il Movimento dell'"Apostolato della preghiera" ha questi tre ideali e finalità: l'annunzio e la testimonianza delle infinite ricchezze del Cuore di Gesù, che vuole solo amare le sue creature ed essere da esse amato; il senso costante della presenza reale di Gesù nell'Eucaristia, mantenendo viva e profonda la devozione eucaristica mediante la Santa Messa, la Comunione e l'adorazione al Santissimo Sacramento dell'Altare; l'impegno della riparazione, come volle Gesù stesso nel messaggio a Margherita Maria, anche mediante il sacrificio e la sofferenza. così scriveva un giorno San Claudio La Colombière ad una persona da lui diretta: "Non riconosco devozione dove non c'è mortificazione" (Lett. n. 74).

La conversione, la salvezza e la santificazione delle anime sono il vero contenuto della devozione al Cuore di Gesù e del messaggio imperituro di San Claudio La Colombière.


3. (Omissis, in lingua francese).

4. (Omissis, in lingua francese).




5. (Omissis, in lingua francese).

A tutti ora imparto con affetto l'Apostolica Benedizione.

Data: 1992-05-31 Data estesa: Domenica 31 Maggio 1992

Regina Caeli: nell'anno del V centenario dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nostra Signora di Coromoto guidi i popoli dell'America verso Cristo

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Continuiamo il nostro pellegrinaggio spirituale per le strade d'America, evocando il felice momento dell'arrivo del messaggio di Gesù a quel Continente della Speranza pasquale. Oggi, ultimo giorno del mese di maggio nel quale si ricorda la Visitazione della Vergine Maria a Santa Elisabetta, ci rechiamo in Venezuela per visitare il Santuario di Nostra Signora di Coromoto, nelle vicinanze della città di Guanare, dove si sta concludendo il VI Congresso Mariano Nazionale organizzato dall'Episcopato Venezuelano, in occasione del 50 anniversario della proclamazione della Vergine di Coromoto quale Patrona di quel caro e nobile Paese.

Guanare, città fondata nel 1591, è "il centro spirituale di quella nazione cristiana e mariana che è il Venezuela" (cfr. Lettera pontificia al VI Congresso Mariano Nazionale del Venezuela, 13 maggio 1992). A Guanare, Maria Santissima apparve ad alcuni indios Coromotos, l'8 settembre del 1652 e da allora, tanto gli indigeni, quanto gli spagnoli giunti in quelle terre, cristianizzate alla fine del secolo XVI, cominciarono a venerare la Vergine col titolo di "Nostra Signora di Coromoto". Tale devozione si è mantenuta viva attraverso i secoli ed ora è sorto là un grande Santuario, intorno al quale è oggi spiritualmente riunito tutto il popolo venezuelano.


2. Il Congresso Mariano di Guanare si colloca nel segno del V Centenario dell'Evangelizzazione del Nuovo Mondo e, perciò, ha come motto "Maria, da 500 anni ci conduce a Gesù". In questa frase è chiaramente riassunto ciò che è stata l'evangelizzazione del nuovo Mondo durante questi cinque secoli e che cosa deve continuare ad essere nel futuro. Si tratta di fare in modo che i popoli dell'America camminino verso Cristo. Occorre proclamare il suo messaggio di salvezza, con audacia e speranza, in tutte le nazioni; a tutte le etnie, a tutte le città, alle famiglie, ai bambini, ai giovani, agli anziani; in tutti gli ambienti culturali o sociali, in modo speciale ai poveri e ai sofferenti.


3. Per questo è necessaria una strategia evangelizzatrice, che dovrà essere predisposta, nel prossimo mese di ottobre, dalla IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, la quale centrerà la propria attenzione pastorale sui problemi più urgenti dell'ora presente. Lo farà avendo davanti a sé il tema prestabilito: "Nuova Evangelizzazione, Promozione umana, Cultura cristiana", e seguendo come filo conduttore la Cristologia: "Gesù Cristo ieri, oggi e sempre" (cfr. He 13,8). Gli specialisti in diversi convegni hanno studiato la traiettoria storica di questi cinquecento anni, mettendo in rilievo le radici cristiane e l'identità cattolica del Continente. Ora si devono affrontare, a Santo Domingo, i problemi più vitali che sfidano oggi la Chiesa in America Latina. E questo senza pretendere di trattare tutte le questioni e senza perdersi in discussioni marginali o relative a temi già risolti per la Chiesa universale, dai Sinodi dei Vescovi, dalle norme della Santa Sede o dal Magistero del Romano Pontefice.

Raccomandiamo tale delicato e difficile impegno ecclesiale alla Vergine Santissima, che guida il nostro cammino in questo anno benedetto del V Centenario dell'inizio della cristianizzazione dell'America.

(Al termine del Regina Caeli e dopo aver invitato i fedeli alla preghiera per il buon esito della Conferenza di Rio de Janeiro, il Papa ha salutato alcuni gruppi presenti in Piazza San Pietro. Ecco le sue parole:) Rivolgo, infine, un pensiero al numeroso gruppo dei soci della Cassa Rurale e Artigiana di Altavilla Silentina, in diocesi di Vallo della Lucania. Li ringrazio per la loro presenza e, mentre invito tutti a conservare viva memoria di questo pellegrinaggio romano e della spirituale esperienza di fede, fatta presso le tombe degli Apostoli e dei Martiri, imparto loro ed alle rispettive famiglie la Benedizione Apostolica.

Data: 1992-05-31 Data estesa: Domenica 31 Maggio 1992

Al termine della processione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria dà inizio alla vita nuova

Ci incontriamo con gioia in questo nostro Santuario mariano della Grotta di Lourdes in Vaticano, vicino alla Basilica di San Pietro e alla Sede dei suoi Successori.

Ci incontriamo nell'ultima giornata di questo mese che dappertutto è dedicato alla Madre di Dio, Madre di Cristo e Madre nostra.

C'è un legame tra quello che il mese di maggio significa nell'ordine della natura e il mistero di Maria. Questo mese, almeno nella nostra zona geografica, significa l'inizio della nuova vita dopo il periodo invernale, l'inizio della nuova vita nella natura. E Maria significa l'inizio della nuova vita nell'ordine soprannaturale della grazia.

E' la piena di grazia, Madre di Cristo, Madre del Redentore.

Cantando durante il mese di maggio le nostre litanie, o in altro modo dando espressione della nostra devozione alla Madonna, noi tocchiamo la profondità del mistero divino, mistero che in Lei ha il suo centro, il suo nuovo inizio.

Lo facciamo guidati dall'amore, guidati dalla gratitudine, guidati dall'ammirazione per questa Madre di Cristo, per questa Madre Vergine, per questa "Tota Pulchra", per questa Immacolata. Lo facciamo anche con un desiderio di avvicinare la nostra vita umana a questo mistero divino a cui Maria ha dato inizio, o meglio, a cui Dio ha dato inizio in lei.

Vorrei ringraziare tutti voi che oggi avete partecipato alla processione e poi alla celebrazione mariana in questa Grotta che, come ho detto, è il nostro Santuario mariano della Città del Vaticano.

Vorrei augurare a tutti e a ciascuno di voi, carissimi fratelli e sorelle, carissimi Signori Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, a tutti i presenti, che questo nuovo inizio della vita divina sia alla fine di questo mese di maggio più consolidato nei nostri cuori, nella nostra vita personale, familiare, in ogni ambiente. Specialmente nella vita di questa famiglia che qui in Vaticano serve la Chiesa universale, la missione universale, il ministero petrino del Papa.

Mi raccomando come sempre alle vostre preghiere.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1992-05-31 Data estesa: Domenica 31 Maggio 1992

Ai Presuli della Conferenza Episcopale della Bulgaria in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dall'esperienza di un drammatico passato di martirio alla ricostruzione della vita della Chiesa in Bulgaria

Cari fratelli nell'Episcopato,


GPII 1992 Insegnamenti - Ad un gruppo di emigrati spagnoli in Svizzera - Città del Vaticano (Roma)