GPII 1992 Insegnamenti - L'omelia durante la celebrazione della Parola nella "Praca da Revolucao" - Lubango (Angola)

L'omelia durante la celebrazione della Parola nella "Praca da Revolucao" - Lubango (Angola)

Titolo: Cari sposi non abbiate paura di essere segni di contraddizione: rifiutate decisamente l'aborto

"La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché adesso siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!" (Col 3,15).

Miei cari fratelli e sorelle in Cristo, Carissime famiglie angolane, Cari bambini e bambine,


1. Queste parole dell'Apostolo San Paolo, proclamate nella presente celebrazione, ci invitano a cantare un canto di lode al Signore, per la grazia meravigliosa della nostra vocazione cristiana. Questa grazia ci ha riconciliati con Dio e ci ha fatti un solo Corpo - la Chiesa. A nome di Gesù Cristo e quale Successore di Pietro sono venuto in questa provincia ecclesiastica dell'Angola meridionale che ha come centro l'Arcidiocesi di Lubango. Carissimi cristiani dell'Arcidiocesi di Lubango e delle Diocesi di Menongue e Ondjiva, il Papa è con voi! Nel mio cuore si alternano la gioia di vedervi e il desiderio di rendere grazie insieme a voi al Padre celeste che vi ha sostenuti mirabilmente nella vostra dedizione a Gesù Cristo, come poco fa ricordava il venerabile fratello Manuel Franklin da Costa. Lo ringrazio per il saluto che mi ha rivolto. Il mio abbraccio fraterno va a tutti i popoli di Huila, di Cubango, di Cunene e di Namibe, con un saluto deferente alle loro Autorità. Saluto in particolare le famiglie di qui e di tutta l'Angola, a cui rivolgo adesso la mia parola di Pastore universale: con la parola del Signore che vi porto, voglio confermarvi nel ruolo che è proprio della famiglia cristiana di trasmettere e difendere la vita, e nel suo compito di costruire un mondo nuovo di pace.


2. In Africa la famiglia è altamente considerata e il matrimonio è sempre stato ritenuto come qualcosa di molto importante. L'evangelizzazione è venuta senz'altro a completare questi beni con la grazia di Cristo Redentore, innalzando il matrimonio a sacramento e la famiglia a "santuario domestico della Chiesa" (AA 11). Tuttavia, influenze estranee e gli avvenimenti degli ultimi anni hanno inferto danni enormi all'istituto del matrimonio e alle famiglie dell'Angola. Da una parte, la guerra ha disperso le famiglie, le ha divise, è stata motivo di complicazione per la vita delle coppie; ha separato i bambini dai genitori o li ha resi orfani. La perdita delle radici dovuta allo smembramento del mondo rurale e l'emigrazione dei giovani verso le città si sono ripercosse anche sulla solidità familiare, tradizionalmente difesa dall'attenzione dei "più vecchi". D'altra parte, i valori familiari angolani sono stati messi alla prova da idee e costumi venuti da fuori, che avevano come obiettivo di far deviare l'amore tra uomo e donna dal suo senso autentico, a discapito della sua dimensione di comunione duratura di vita e di amore. Cari "sposi", non abbiate paura di essere "segni di contraddizione", a somiglianza di Cristo, in questo mondo che vuol permettere tutto e che pensa soltanto a godere; così, a volte, "rifiuta l'indossolubilità matrimoniale e deride apertamente l'impegno degli sposi alla fedeltà" (FC 20).

Ebbene, pensare soltanto al corpo dell'altro o all'utilità che la persona dell'altro può rappresentare, non è amore: è egoismo e sfruttamento. L'amore è voler bene alla persona dell'altro più che a se stessi; interessarsi della persona dell'altro e voler condividere con lei il peso e le gioie della vita.


3. Per giungere a vivere quest'ideale tanto nobile ed esigente, è necessario che abbiano un'adeguata preparazione quanti, per vocazione, sono chiamati al matrimonio. I primi missionari hanno ascoltato questo appello e lo hanno preso sul serio, quando, oltre un secolo fa, hanno annunciato qui la Buona Novella cristiana. Essi hanno cominciato curando particolarmente i primi matrimoni tra quanti accoglievano, nel proprio cuore ben disposto, il fermento nuovo del messaggio di Gesù Cristo. Si può anche dire che i buoni risultati dell'evangelizzazione dell'Angola meridionale sono dovuti alla cura con cui i missionari si sono prodigati alla formazione di famiglie veramente cristiane.

Ebbene! Come ieri, anche oggi "l'evangelizzazione dipende in gran parte dalla "Chiesa domestica"" (FC 65). In questo momento rinnovo qui, a voi, famiglie cristiane dell'Angola, l'appello che ho rivolto a tutte le famiglie del mondo: "Famiglia: diventa ciò che sei!" (FC 17). Si, ciò che sei "dal principio" (Cfr. Mt 19,3-6), secondo il piano di Dio Creatore e Redentore. Diventa vera comunità di amore, solida e duratura, in cui la vita umana possa sbocciare e crescere!


4. La famiglia possiede un bene che le è proprio: i figli. Ha come compito fondamentale il servizio alla vita: è la sua culla e la prima scuola. Il rispetto per la vita è una delle caratteristiche più importanti della tradizione e della cultura africana, che accetta il matrimonio come è, e come Dio lo ha voluto, fecondo per sua propria natura.

Fratelli e amici miei, rifiutate decisamente, con la vostra parola e il vostro esempio, la propaganda ingannevole a favore dell'aborto; rifiutate il criminoso annientamento di persone innocenti e indifese. Giovani che vi preparate alla vita, rispettate sempre la maternità! Ricordate ciò che ci dice il Vangelo (cfr. Lc 1,41 Lc 1,44), quando Gesù ha voluto essere riconosciuto da Giovanni Battista ancor prima di nascere: Giovanni Battista si è rallegrato e ha saltato di gioia alla presenza di Cristo nel seno verginale di Maria! La difesa della vita si estende per tutta la durata della vita stessa, dal momento del concepimento fino al suo termine naturale. così l'educazione è anche difesa della vita, e il nucleo familiare dovrà fungere da trasmettitore fedele dei valori umani e della fede cristiana. In verità, "i genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può a stento essere supplita" (GE 3). Conosco le serie difficoltà che dovete affrontare nel compito educativo, ma, con la grazia di Dio voi - padri e madri insieme - potrete fare della vostra famiglia la prima scuola delle virtù umane e cristiane. Anche qui l'influenza della tradizione antica si va perdendo. Prima, nei villaggi, tutta la famiglia apprezzava le buone maniere e l'educazione dei figli. Le circostanze attuali hanno indebolito quest'influenza della famiglia cosiddetta "allargata". così aumenta la responsabilità del padre e dei parenti più prossimi. Genitori cristiani, prendete sul serio il vostro obbligo di educare umanamente e cristianamente i vostri figli.

Essi sono la vostra continuazione. Date loro ciò che avete di meglio: una retta coscienza, una vita cristiana, la capacità di essere membri utili e preparati della società e del Paese. Levate lo sguardo verso la Sacra Famiglia di Nazaret! Guardate lo stile di vita nascosta, che il Figlio di Dio fatto uomo conduceva insieme a Maria e Giuseppe. Dice il Vangelo: "Parti dunque con loro e torno a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia, davanti a Dio e agli uomini" (Lc 2,51-52). Che la Sacra Famiglia vi conceda questa profonda maturità umana e cristiana. Condizione necessaria per questo, è che il vostro focolare sia un luogo privilegiato di preghiera e di catechesi viva, che faccia crescere i figli nella loro vocazione soprannaturale e li formi ai valori degni dell'uomo e della donna.

Allora la vostra famiglia sarà veramente una "Chiesa domestica" (LG 11), dove incontreranno il terreno fertile per germogliare e crescere le diverse vocazioni di cui la società e la Chiesa hanno bisogno. Padri e madri! A volte questa vocazione è un dono totale al servizio della Chiesa come sacerdoti o come consacrati alla vita religiosa. Sappiate riconoscere questa vocazione, rispettatela e collaborate alla sua realizzazione.


5. Vedendo qui presenti tanti vostri figli e figlie non posso fare a meno di rivolger loro una parola: Carissimi bambini e bambine, essere qui con voi in questo momento è una gioia grandissima per me. Innanzitutto voglio dire questo: a Roma, dov'è la mia casa, quando visito le parrocchie, l'incontro con i bambini è sempre un momento di grande gioia per me. Sono amico dei bambini! Sono anche amico di tutti voi! E voi: anche voi siete miei amici? Siete amici del Papa? Io sono "più vecchio" di voi. Posso insegnarvi molte cose. Se sarete buoni, anche voi potrete insegnare ai "più vecchi". Credo che andiate a scuola; penso che andiate al catechismo. E' vero? Il catechismo, la scuola, i vostri genitori, gli zii, il missionario, le suore, il Signor Arcivescovo, vi insegnano il cammino per arrivare a Dio. Anch'io voglio insegnarvi la strada per giungere a Dio. Volete veramente imparare la strada per arrivare a Dio? Il futuro sarà bello per voi se, con l'aiuto dei vostri genitori e dei vostri maestri, lo preparerete bene. Preparare il futuro è imparare bene adesso, è avere un buon cuore, è voler parlare con Gesù in Chiesa. Voi non amate la guerra, vero? Guardate! Ha provocato tante disgrazie, ha causato tanta sofferenza, e adesso ci sono tanti bambini e tante bambine senza il papà e la mamma. Quindi voglio chiedervi di essere buoni, perché non ci siano mai più guerre. Essere buoni a volte costa. Dovete pregare molto. Sapete pregare? Guardate! C'erano una volta tre bambini che hanno visto Nostra Signora; si chiamavano Lucia, Giacinta e Francesco. Due bambine e un bambino. Pregavano molto; e allora, un giorno Nostra Signora ha cominciato a parlare con loro. Noi chiamiamo questi bambini i Pastorelli di Fatima. Quanti erano? Erano tre, si. Siccome pregavano molto, erano molto buoni. Volete essere buoni come loro? Allora pregate: pregate Gesù, pregate Nostra Signora. E ascoltate i vostri genitori e i vostri zii! Spero che loro vi diano soltanto buoni consigli. Ascoltate anche i catechisti, i vostri maestri e i missionari. E siate amici gli uni con gli altri.

Va bene? Anch'io preghero per voi e per tutti i bambini e le bambine dell'Angola.

Siate certi che il Papa è molto amico vostro. Preghero perché tutti siano buoni; perché aiutino gli amici che hanno perso il papà o la mamma, o che sono bisognosi.

Preghero anche perché le persone "più vecchie" vi diano un Paese senza guerra, un Paese di pace e di progresso. Come non desiderare la benedizione di Dio e la prosperità per l'Angola dinanzi a questa immensa ricchezza che sono i suoi bambini, così piccoli, ma che hanno già dovuto conoscere la sofferenza?


6. Nel nome di Gesù, bambini e bambine, io vi abbraccio tutti e vi benedico. Di cuore estendo la mia benedizione ai vostri padri e alle vostre madri, ai fratelli e a tutta la vostra famiglia. Benedico tutte le famiglie dell'Angola, soprattutto quelle che più soffrono o che si sono più sacrificate negli ultimi anni. Benedico anche gli anziani e gli ammalati. Alla Sacra Famiglia affido tutti i cuori e tutti i focolari angolani, con i loro propositi di fedeltà e di rinnovamento. Grazie, famiglie angolane, perché anche voi volete essere messaggere di vita! Spalancate le porte del vostro focolare a Cristo! Nel concludere, vi lascio l'esortazione dell'Apostolo San Paolo: "Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre" (Col 3,17). così sia.

Data: 1992-06-05 Data estesa: Venerdi 5 Giugno 1992

Durante la cerimonia di benvenuto all'aeroporto - Sao Tomé (Angola)

Titolo: La solidarietà e la fiducia della Chiesa nel presente e nel futuro di questo giovane Paese

Eccellentissimo Signor Presidente, Illustri autorità civili e militari, Venerato fratello Dom Abilio Ribas, Amato popolo di Sao Tomé e Principe:


1. Nel toccare la terra benedetta di questa Nazione amata ho voluto baciarla in segno della cordiale stima e della fratellanza che mi legano a tutti voi, e in omaggio a quanti qui hanno testimoniato con parole di verità e con la vita guidata dalla fede, il potere del Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo. Saluto tutta la popolazione di queste Isole, nella persona di Sua Eccellenza, il Signor Presidente, al quale esprimo sincera riconoscenza per le parole di benvenuto che mi ha appena indirizzato e per l'invito, rivoltomi al momento opportuno, a visitare questo popolo cristiano e amico. Rivolgo l'espressione della mia deferente e grata stima al Signor Primo Ministro, ai Membri del Governo e alle altre Autorità, così come al Corpo Diplomatico accreditato in questa Nazione: grazie per essere cordialmente venuti ad accogliermi. Saluto tutti, sia i presenti sia coloro che ci sono vicini grazie ai mezzi di comunicazione sociale. Abbraccio tutti nella mia preghiera e nei voti che elevo a Dio per la migliore felicità di ciascuno e per il benessere del popolo di Sao Tomé. Un pensiero e una benedizione particolare vanno ai poveri e a coloro che soffrono, agli anziani e agli emarginati. Sappiate che la Chiesa e il Papa sono solidali con voi, che egli vi ama e vi accompagna nelle vostre sofferenze e tribolazioni.


2. Nel visitare il vostro paese, rispondo all'invito rivoltomi sia da Sua Eccellenza il Presidente, sia dal carissimo fratello Dom Abilio Ribas, al quale, in questo momento, va il mio abbraccio felice e affettuoso, che estendo a tutti quanti - sacerdoti, religiosi e laici - lo accompagnano da vicino alla guida di questa Chiesa di Sao Tomé e Principe. So che, già da molto tempo, desideravate di vedermi nella vostra terra; posso confidarvi che mi animavano identici sentimenti; per tale motivo nasce, nel mio cuore, una spontanea e intensa azione di grazie al Padre del Cielo per aver reso finalmente possibile la realizzazione dei nostri sogni comuni. La mia visita a questo Paese - desidero sottolinearlo - riveste un carattere eminentemente pastorale. Come Vescovo di Roma, mi sento felice di venire incontro a questa Comunità ecclesiale - la più antica diocesi dell'Africa Sub-sahariana, costituita dal mio predecessore Papa Paolo III, con una bolla emanata il 3 Novembre 1534. Il mio primo dovere verso questa Chiesa locale è quello che Gesù affido a Pietro. Confermare nella fede i propri fratelli (cfr. Lc 22,32).

Desidero confermare i miei fratelli nella fede ricevuta dagli Apostoli, in modo che, attraverso la loro testimonianza, la luce di Cristo brilli sempre più intensa e ferma nella città degli uomini. Amati abitanti di Sao Tomé, voi sarete forti grazie alla vostra fede, una fede già messa alla prova da tante vicissitudini nel passare dei secoli e che, grazie a Dio, siete stati capaci di preservare e che ora vi caratterizza come popolo. Voglio, in questo momento, manifestarvi il profondo rispetto e l'apprezzamento che nutro verso il bel mosaico di genti che, in questo arcipelago di Sao Tomé e Principe, convivono e crescono, fedeli al patrimonio ricevuto, ricco di storia, di tradizioni e di religiosità.

Possa lo Spirito Santo compiere in mezzo a voi quella unione di Cristiani in un cuore solo e in un'anima sola (cfr. Ac 4,32), che caratterizza i credenti nel Signore Gesù!


3. Signor Presidente: come un fratello-pellegrino di tutta la famiglia umana, la mia visita vuole essere una espressione di profonda solidarietà e fiducia della Chiesa nel presente e nel futuro di questa giovane Nazione. Mi rallegro nel vederla determinata a vincere le grandi sfide della società di Sao Tomé, tra le quali risalta oggi quella di favorire, nel proprio tessuto sociale, una profonda comprensione dei diritti umani e delle corrispondenti responsabilità personali e sociali di ogni cittadino, che divenga l'anima della Nazione. Certo che questo sia il vostro momento, incoraggio tutto il popolo di Sao Tomé a unirsi e aiutarsi vicendevolmente nella costruzione di una società giusta e solidale, fraterna e libera, luogo di pace e di progresso integrale per tutti i cittadini.


4. Che tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà, indipendentemente dal loro credo religioso, sentano nella mia breve permanenza in mezzo a loro, un appello a promuovere la "cultura del bene comune". La Chiesa, solidale con il popolo di Sao Tomé, è impegnata nel prestare la sua collaborazione specifica, in questa opera. Affido i buoni propositi di ognuno alla custodia e all'intercessione di Nostra Signora delle Grazie, Madre comune di tutti noi. Che aiuti il popolo di Sao Tomé e Principe ad essere una vera famiglia di fratelli. Con questi voti, benedico tutti di cuore.

Sia lodato Nostro Signore Gesù Cristo!

Data: 1992-06-06 Data estesa: Sabato 6 Giugno 1992

L'omelia durante la concelebrazione della Santa Messa nella piazza adiacente al Palazzo dei Congressi - Sao Tomé (Angola)

Titolo: Il futuro del mondo comincia dal focolare domestico




1. "La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente" (Col 3,16). Saluto nel nome di Cristo la Chiesa che è nelle isole di Sao Tomé e Principe. Saluto tutti i presenti con la parola della verità divina rivelata al mondo in Gesù Cristo. Che la Sua parola, con tutta la sua ricchezza, dimori in voi, sia con voi, fratelli e sorelle, cari nel Signore. Saluto anche il carissimo Vescovo Abilio Ribas e i sacerdoti, i religiosi e le religiose che lo accompagnano nell'edificazione del Regno di Dio. "La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito" (Ph 4,23).


2. La verità divina contenuta nel Verbo Incarnato è allo stesso tempo la più completa verità sull'uomo. L'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, suo Creatore, ha ricevuto, come leggiamo nel libro del Genesi, il potere di dare un nome a tutte le creature. Dare un nome significa, allo stesso tempo, governare le creature nel mondo visibile secondo le leggi della conoscenza e della saggezza che sono in Dio e provengono da Dio. L'eterna Sapienza significa, riguardo alle creature, la Provvidenza, e l'uomo che partecipa a questa Provvidenza vi si sottomette e allo stesso tempo coopera con essa. In questo senso, acquista un significato particolare la sua partecipazione al potere creatore di Dio quando diventa collaboratore alla generazione e all'educazione di nuovi esseri che la Provvidenza divina vuole dare al mondo. Sapere che si è amati da Dio contribuendo all'edificazione del suo Regno in questo mondo, è motivo di viva gioia e di speranza per quanti, uomini e donne, iniziano una vita a due. Più ancora quando si considera che il matrimonio è stato elevato a dignità di Sacramento da Cristo nostro Signore, per guarire, perfezionare e innalzare l'amore dei coniugi con un dono speciale di grazia e di carità (cfr. GS 49). Nel creare l'uomo e la donna, Dio li ha inseriti nel mondo con una particolare vocazione alla comunità e all'unione. "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Gn 2,24). Tuttavia, per un cristiano, il matrimonio non consiste in un semplice rimedio creato dagli uomini per ordinare e regolare i rapporti domestici nella società civile: è una autentica vocazione, una chiamata alla santificazione rivolta ai coniugi e ai genitori cristiani.

Sacramento grande in Cristo e nella Chiesa, dice San Paolo (Ep 5,32), segno sacro che santifica, azione di Gesù che si impossessa dell'anima degli sposi e li invita a seguirlo, trasformando tutta la vita matrimoniale in un cammino divino sulla terra. Proprio per questo, è opportuno ricordare qui che "il dono del sacramento è nello stesso tempo vocazione e comandamento per gli sposi cristiani perché rimangano tra loro fedeli per sempre, al di là di ogni prova e difficoltà, in generosa obbedienza alla santa volontà del Signore: "Quello che Dio ha congiunto l'uomo non lo separi"" (FC 20). Il matrimonio, secondo il Vangelo di Cristo, è una comunità di vita e di amore per sempre, in cui gli sposi si aiutano a vicenda e si completano nella loro vita umana e cristiana.


3. L'unione matrimoniale dell'uomo e della donna - il Sacramento del matrimonio - dà origine alla famiglia. La liturgia odierna contiene un messaggio particolare per le famiglie. L'Apostolo Paolo esorta i mariti e le mogli a comportarsi conformemente a ciò che Dio ha stabilito, a ciò che "è dal principio" e che è stato rinnovato da Cristo e confermato in modo particolare. La sorgente di questa conferma è il comandamento dell'amore, che riguarda in modo particolare il matrimonio e la famiglia. Se il vero amore che viene da Dio unisce gli sposi e a sua volta unisce i genitori ai figli in un amore reciproco, allora il matrimonio e la famiglia adempiono alla loro vocazione umana e cristiana. Da qui deriva "il quotidiano impegno a promuovere una autentica comunità di persone fondata e alimentata dall'interiore comunione di amore" (FC 64). L'amore verso l'altro coniuge non può essere un amore mascherato verso se stessi. Molti matrimoni falliscono perché gli sposi non sono uniti da un amore autentico, ma da un egoismo a due. Il vero amore si misura dalla capacità di sacrificio e di mutua consegna. I figli e tutta la comunità familiare sono i primi a risentirne, quando vedono che i genitori non corrispondono a questi ideali cristiani. Desidero perciò lanciare un forte appello: ascoltate i disegni di Dio per la famiglia. Non permettete che l'influenza dell'ambiente o della propaganda vi allontani dalla responsabilità di formare una vera famiglia cristiana all'interno del focolare. A voi, giovani sposi, ricordo che il futuro comincia dal focolare; dovete cercare una formazione cristiana solida per poter portare all'umanità quei grandi ideali di amore e di pace, a cui il mondo anela. In tempi fortunatamente passati, in cui una gran parte della popolazione di Sao Tomé non godeva della libertà personale a cui aveva diritto come persone e figli di Dio, si è verificata una perdita dell'autentico senso del matrimonio. Ma questo periodo è passato. E' importante che passino anche le conseguenze di questa antica condizione. La Patria e la Chiesa hanno bisogno di famiglie unite e stabili, in cui l'amore degli sposi, confermato della grazia di Cristo, possa vincere tutti gli ostacoli, e in cui i figli possano crescere sani ed essere educati secondo la legge di Dio. Ascoltate la Chiesa: che non sia vano il lavoro generoso dei sacerdoti, delle suore e dei catechisti, perché gli altri vedano in voi Cristo stesso. Con Cristo è possibile riscattare l'amore e vincere la paura e la sfiducia dinanzi al dubbio tra la possibilità di essere felice in un matrimonio cristiano, o se sia preferibile un'unione libera.


4. La Chiesa è la famiglia di Dio. In un certo senso la Chiesa è la famiglia delle famiglie. Ciò che San Paolo scrive nella liturgia odierna, si riferisce tanto alla famiglia quanto alla Chiesa. Dai primi secoli, la famiglia è stata chiamata "Chiesa domestica". E' "il santuario domestico della Chiesa" (FC 55), in cui gli sposi, con l'aiuto della grazia, cercano di santificare la vita coniugale e familiare. Da una parte è importante santificare la vita comiugale, perché Dio ha voluto servirsi dell'amore coniugale per dare nuove creature al mondo e completare l'edificazione del suo Regno. Ma la paternità e la maternità non finiscono con la nascita: comprendono l'educazione dei figli. Nei tempi antichi, era la famiglia intera, o il villaggio, ad occuparsi dell'educazione dei bambini e dei giovani. Con le trasformazioni che il tempo ha portato, questo dovere tocca oggi molto di più ai genitori: sono loro che devono trasmettere ai figli i valori umani e la fiamma della fede cristiana di cui hanno bisogno per diventare cittadini consapevoli e cristiani illuminati. E i genitori renderanno un autentico servizio alla vita dei figli se li aiuteranno a fare della propria esistenza un dono, rispettando le scelte mature e promuovendo con gioia ogni vocazione, compresa quella religiosa o sacerdotale. Un figlio sacerdote, religioso o missionario; una figlia consacrata a Dio e al servizio della Chiesa, sono una benedizione per la famiglia. Attraverso questo figlio o questa figlia, tutta la famiglia partecipa della sua consegna a Dio, del suo servizio alla comunità cristiana. La famiglia che gode di salute spirituale trova il suo sostegno nella Chiesa, e diventa una forza morale fondamentale della società. Il Vescovo di Roma si augura che nascano tali famiglie nella Chiesa e nella società di Sao Tomé.


5. La liturgia di oggi parla della Sacra Famiglia di Nazaret. Maria e Giuseppe, insieme a Gesù quando aveva dodici anni, si misero in viaggio per partecipare alla festa di Gerusalemme. Conclusi i giorni festivi, i genitori di Gesù intraprendono la via del ritorno verso Nazaret: Maria tra le donne, Giuseppe con gli uomini, come era l'usanza di quel popolo. Ma Gesù è rimasto nel tempio "...seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte" (Lc 2,46-47).

Nel Figlio di Maria dodicenne si era manifestata la sua futura vocazione messianica. perciò dinanzi al rimprovero fatto dalla Madre, quando con Giuseppe lo trovo nel tempio, Gesù rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). Questo passo del Vangelo non indica forse che la famiglia è l'ambiente in cui l'uomo matura e "cresce in età" (cfr. Lc 2,52), ma che è necessario che cresca anche "in sapienza e grazia" (Cfr. Lc 2,52) davanti a Dio e agli uomini?


6. Fratelli e sorelle! Vi auguro che Cristo sia con voi con tutta la sua ricchezza. Vi auguro che la pace di Cristo regni nei vostri cuori. Essa è il frutto dell'amore che Cristo ha per noi, poiché costituisce "il vincolo della perfezione" (Col 3,14) nel cuore dell'uomo e nella comunità degli uomini.

La grazia di Dio sia con voi.

Amen.

Data: 1992-06-06 Data estesa: Sabato 6 Giugno 1992

Ai sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti e rappresentanze ecumeniche presenti in Cattedrale - Sao Tomé (Angola)

Titolo: Accogliere Cristo e il suo Vangelo significa scegliere la vita

"Venite, saliamo al Tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri" (cfr. Is 2,3).

Carissimi sacerdoti, fratelli e sorelle religiose, Cari laici, servitori del Vangelo:


1. Da circa quattrocento anni questa Casa del Signore serve da cenacolo, dove, sotto la potente intercessione di Nostra Signora delle Grazie, si riunisce, in un unico e medesimo Spirito, questa parte di popolo di Dio che, a Sao Tomé e Principe, cammina lungo i sentieri del Vangelo. Mi sento felice per la visita alla Chiesa-madre di questa diocesi, proprio alla vigilia della solennità della Pentecoste: il grande affetto che in Cristo provo per tutti voi mi ha condotto sin qui per confermarvi nel vostro impegno ecclesiale, vissuto in stretta unione col vostro vescovo, il nostro stimato fratello Don Abilio Ribas. Nel vedervi, mi sono venute in mente le parole di Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). Le pronuncio, per la prima volta, rispondendo a San Tommaso che gli aveva chiesto: "Signore, come possiamo conoscere la via?". Anche questo popolo sente la necessità di conoscere meglio il cammino della Vita. Voi, missionari provenienti dall'estero o cristiani figli di questa terra, avete conosciuto Gesù Cristo e avete accettato di illuminare il cammino di questo popolo. A nome della Chiesa, vi dico "La pace sia con voi!".


2. Il Vangelo è saldamente impiantato nella vita di questa giovane Nazione, come ho potuto ben constatare nella meravigliosa Eucaristia di questa mattina. Ma è necessaria una rievangelizzazione della vita famigliare e sociale, della cultura di Sao Tomé. Non si tratta infatti di proclamare il Vangelo a quanti non lo hanno mai udito. Oggi, la questione che qui vi si pone è quella di dirigervi a coloro che lo hanno ascoltato, ma non hanno risposto: penso a quelli che sono stati battezzati, ma non lasciano che la fede modelli la loro vita personale né si impegnano attivamente nella Chiesa.


3. Nel libro del profeta Isaia, si legge un'esortazione che in questa circostanza desidero rivolgere a tutto il popolo di Sao Tomé: "Venite, saliamo al Tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri" (cfr. Is 2,3). Il profeta precedeva il tempo in cui la gente, presa dal desiderio di incontrare Dio, si sarebbe incoraggiata a cercarlo insieme: "saliamo al Tempio di Dio"! Adesso, la Chiesa, la famiglia di Dio, è il compimento di questa profezia. Ogni domenica, i fedeli si uniscono per salire al Tempio del Signore: accorrono per comprendere la verità divina e trovare il volto del Dio vivo. Questo ci aiuta ad uscire da noi stessi, a vincere il nostro egoismo, e l'esperienza dimostra che l'uomo non può essere se stesso, se non si supera fino ad aprirsi alla conoscenza di Dio. Una delle tentazioni proprie del nostro tempo è quella dell'uomo diventato così sicuro e autosufficiente da non aprire la mente e il cuore alla parola di Dio. Essa è "viva, efficace e più tagliente di una spada a doppio taglio" (He 4,12), ma è necessario aprirsi liberamente ad essa per avere la vita. La "porta stretta" e la "via angusta" del Vangelo sono di fatto il cammino "che conduce alla vita" (cfr. Mt 7,14); la "via spaziosa" dell'egoismo, dell'edonismo, dell'erotismo finisce per portare alla disumanizzazione, senza soddisfare la profonda inquietudine dell'uomo. Allontanarsi da Dio è una fuga verso le tenebre e la morte, mentre i sentieri della Casa di Dio sono i sentieri che portano alla vita.


4. Tuttavia, nella prospettiva cristiana, c'è altro ancora. Gesù Cristo è colui che ci ha rivelato una nuova vita: la vita dello Spirito (cfr. Rm 8,11). Secondo le parole del Concilio Vaticano II, Gesù Cristo "non ci ha dato semplicemente l'esempio perché seguiamo le sue orme, ma ci ha anche aperta la strada: se la seguiamo, la vita e la morte vengono santificate e acquistano un nuovo significato" (GS 22). Gesù Cristo offre continuamente all'uomo la vera vita: a ogni individuo, a ogni famiglia, e a tutta l'umanità. Queste isole - così colme di benedizioni e, allo stesso tempo, così bisognose - e questo popolo di Sao Tomé e Principe hanno sete della vita, sete della vera vita. Ditegli che accogliere Cristo e vivere il suo Vangelo significa scegliere la vita. In unione con tanti figli e figlie di Dio che, a Sao Tomé e Principe, vivono con generosità la loro fede, il Papa vuol dire a tutti coloro che si sentono lontani dalla comunità cristiana: la Chiesa ha bisogno di voi! Tornate a casa! La comunità di fede in cui siete rinati e in cui, fino ad un certo punto, siete cresciuti, vi chiede di prendere il vostro posto in mezzo al popolo di Dio - un posto che solo voi potete prendere.


5. Cari sacerdoti, fratelli e sorelle religiose, catechisti e altri operatori di pastorale: siate certi che il mio affetto e la mia sollecitudine pastorale vi accompagnano. Vi benedico con tutto il cuore, benedico voi e quanti vi sono stati affidati dal Signore! Quando ritornerete nelle vostre comunità, parrocchie, istituzioni o famiglie, portate a tutti l'abbraccio fraterno e la benedizione del Papa, ed esprimete loro la mia solidarietà e l'immensa speranza che ci unisce, poiché celebriamo ogni giorno la stessa Eucaristia e testimoniamo, ovunque, la stessa fede. Vegli su tutti voi e sui vostri cari la Vergine Nostra Signora. Nel Suo cuore di Madre, si sono raccolte e sono sbocciate le speranze di vita per tutta l'umanità, a Lei affidata dall'alto della Croce, nella persona del discepolo amato.


6. Madre della divina Grazia, ti affido la Chiesa di Sao Tomé e Principe, e ti chiedo di donarle la fiducia, la dedizione e la gioia santa che ha inondato il tuo cuore quando lo Spirito Santo fu inviato su di te, sia all'inizio dell'Incarnazione che agli inizi della Chiesa. Conferma nel cuore di tutti i cristiani la fedeltà alle parole e alle promesse di Dio, perché diventino, a somiglianza di Te, testimoni ardenti di Cristo - Speranza e Luce dei popoli, nel cammino di questa Nazione e di tutta l'umanità! In mezzo alle sofferenze e alle prove della vita, possano questi tuoi figli e figlie trovare la pienezza della gioia nella vittoria del tuo Figlio resuscitato, certi che essa permanga in ognuno dei credenti grazie al dono dello Spirito. Aiutali a vivere nello Spirito Santo la gioia piena del tuo Cuore Immacolato! Amen!

Data: 1992-06-06 Data estesa: Sabato 6 Giugno 1992


GPII 1992 Insegnamenti - L'omelia durante la celebrazione della Parola nella "Praca da Revolucao" - Lubango (Angola)