GPII 1992 Insegnamenti - Nell'aeroporto al termine della visita - Sao Tomé (Angola)

Nell'aeroporto al termine della visita - Sao Tomé (Angola)

Titolo: La grandezza di un popolo non si misura in base alla ricchezza ma alla solidarietà manifestata verso i più deboli

Eccellentissimo Signor Presidente della Repubblica Caro e venerato fratello Abilio Ribas, Signore e Signori,


1. Anche se la mia permanenza tra voi è stata così breve, sono veramente grato a Dio per avermi offerto l'opportunità di venire a Sao Tomé e Principe. Ho potuto ammirarne alcune bellezze, alcuni monumenti storico-religiosi, ma soprattutto, ho potuto verificare con profonda soddisfazione il sentimento religioso e umano del popolo di queste isole. Conservo nel cuore l'eco del vostro entusiasmo nel lodare Gesù Cristo, della vostra devozione a Nostra Signora, della vostra felicità di essere insieme, della volontà che vi anima ad un rinnovato impegno nel servizio del vostro Paese. Per organizzare questa visita in ogni suo dettaglio, è stata necessaria la collaborazione di tanti uomini e donne che, con grande dedizione, l'hanno trasformata in una felice realtà. Prima di partire, rivolgo a tutti il mio grazie. Dio vi ricompensi con la Sua benedizione! Sono profondamente grato delle gentilezze che le Autorità di questo Paese hanno avuto verso di me. Ringrazio in primo luogo Sua Eccellenza, Signor Presidente, per avermi gentilmente accolto e accompagnato: formulo i miei migliori voti per la sua persona e per la nobile missione che svolge. Vorrei ancora esprimere il mio affetto cordiale a tutti i membri della Chiesa Cattolica in questo Paese. Indirizzo questo saluto al Signor Vescovo e a ognuno dei sacerdoti, delle religiose e dei fratelli religiosi, dei catechisti e degli animatori dei diversi movimenti di apostolato. Penso alle vostre comunità cristiane, sia nella città che in ambito rurale: in ognuna di esse, per umile che sia, i battezzati costituiscono il popolo di Dio, il vero santuario che ha come pietra angolare Cristo stesso. A coloro che non ho potuto incontrare, specialmente i malati e coloro che vivono in solitudine, mando un saluto affettuoso e il conforto della Benedizione di Dio, che da qui invio loro.


2. Cari abitanti di Sao Tomé, piaccia a Dio che voi non dimentichiate mai che la grandezza di un popolo non si misura in base alla ricchezza o al potere, ma in base alla mutua solidarietà, alla sollecitudine di ognuno per le necessità del prossimo, specialmente del più debole e del meno fortunato. La Sacra Scrittura promette che "chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà" (2Co 9,6).

Queste parole esprimono una profonda verità che guida sia la vita degli individui che quella dei popoli. Dal momento che rispettate la legge di Dio e che ponete il bene del prossimo prima di voi stessi, sperimenterete una ricchezza che va molto al di là di qualsiasi calcolo materiale. Amati cristiani, vi incoraggio a lavorare per il bene comune di questo Paese, secondo gli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa. Fatelo, animati dallo spirito fraterno che Gesù Cristo vi ha insegnato. Sappiamo che la chiave dell'unità, della riconciliazione, della fratellanza è nel Vangelo; soltanto edificando una Nazione cristiana, rimanendo fedeli alle vostre autentiche radici, potrete costruire il paese nuovo che desiderate: un Sao Tomé e Principe sempre degni, giusti e prosperi.


3. Durante la mia visita, ho cercato di mettere in evidenza l'importanza della famiglia, il cui ruolo è di primaria importanza nel tessuto della società di Sao Tomé, in quanto fonte di forza e di carattere morale per la vita delle generazioni future. E' convinzione della Chiesa Cattolica che soltanto la famiglia, rettamente consolidata, potrà garantire la stabilità sociale di una Nazione, perché, come principale educatrice, le compete la missione di trasmettere ai giovani i valori morali e spirituali. Essa è lo strumento più efficace di umanizzazione e di personalizzazione della società (cfr. FC 24 FC 48). Nell'interesse della Nazione, rinnovo qui il mio appello alle Autorità e al popolo di Sao Tomé affinché proteggano e promuovano l'istituzione matrimoniale - così come Dio la costitui - monogama e indissolubile, feconda e rispettosa della vita familiare.


4. Signor Presidente, cari abitanti di Sao Tomé! Spero che la mia visita si sia rivelata per tutti un messaggio portatore di pace e di fraternità, che vi renda più facile poter usufruire e mettere insieme il contributo di ognuno a favore del bene comune. Regni tra tutti la fiducia reciproca, senza dimenticare che l'uomo deve essere l'origine e il termine di ogni sviluppo economico e sociale! Infine, mi auguro che il popolo di Sao Tomé e Principe abbia veramente fiducia in se stesso, e che, in modo coraggioso, si faccia carico del proprio futuro. Cari amici, è giunto il momento di lasciarvi, ma vi assicuro che il vostro Paese e tutto il suo popolo rimarranno sempre indelebilmente impressi nel mio cuore e nel mio spirito. Assicurandovi la mia preghiera, affido voi e le vostre famiglie alla "bontà di Dio e al suo amore" (cfr. Tt 3,4).

Benedica Egli tutto il popolo di Sao Tomé e Principe! Benedica e protegga queste isole con la pace che solo Lui può dare! Vi benedica tutti Dio Onnipotente Padre, Figlio e Spirito Santo.

Arrivederci!

Data: 1992-06-06 Data estesa: Sabato 6 Giugno 1992

L'omelia durante la concelebrazione della Santa Messa nella Domenica di Pentecoste - Luanda (Angola)

Titolo: Il V centenario dell'evangelizzazione dell'Angola sia il punto di partenza di un nuovo slancio missionario




1. "Mandi il Tuo spirito...e rinnovi la faccia della terra" (Ps 103/104,30).

Questo grido del Salmista dell'Antico Testamento ha il suo compimento nel giorno della Pentecoste. In quel giorno, gli Apostoli riuniti nel cenacolo di Gerusalemme "furono tutti pieni di Spirito Santo" (Ac 2,4). Ciò avvenne in maniera invisibile, ma fu accompagnato da segni esteriori. Si trattava del segno del vento impetuoso e del fuoco: "...venne dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte...e riempi tutta la casa dove si trovavano" (Ac 2,2). E, allo stesso tempo, "apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro" (Ac 2,3). "Pieni di Spirito Santo...cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi" (Ac 2,4).


2. La Chiesa nasceva nel dono delle lingue. Le lingue significavano la molteplicità e la varietà dei popoli, che nel corso dei secoli sarebbero entrati nella stessa comunità della Chiesa di Cristo. "E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?" (Ac 2,8), chiedevano i pellegrini presenti davanti al cenacolo, venuti per partecipare alla festa di Gerusalemme. Gli Atti degli Apostoli indicano col nome gli abitanti dei luoghi che presero parte direttamente alla nascita della Chiesa ad opera del soffio dello Spirito Santo.

Ecco che tutti dicevano: "li udimmo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio" (Ac 2,11). Cinquecento anni fa a questo coro di lingue si sono aggiunti i popoli dell'Angola. In quel momento, nella vostra Patria africana, si è rinnovata la Pentecoste di Gerusalemme. I vostri antenati udirono il messaggio della Buona Novella, che è la lingua dello Spirito. I loro cuori accolsero per la prima volta questa parola e chinarono il loro capo nell'acqua del fonte battesimale, in cui l'uomo, ad opera dello Spirito Santo, muore insieme a Cristo crocefisso e rinasce a nuova vita nella sua resurrezione. Non posso trattenere la gioia che provo, cristiani dell'Angola, nel celebrare con voi, nella solennità della Pentecoste, l'Eucaristia di ringraziamento per la conclusione del Giubileo angolano.

Cinquecento anni di Evangelizzazione! Poche parole che, pero, racchiudono una lunga e gloriosa storia della Chiesa cattolica e del cristianesimo in queste terre benedette del vostro Paese. Con questo spirito saluto il Signor Cardinale Alexandre do Nascimento e gli altri fratelli della Conferenza Episcopale dell'Angola e di Sao Tomé. Con questa, saluto i vescovi delle Chiese sorelle presenti: Mozambico, Zaire, Namibia e Sudafrica. Saluto e ringrazio per la loro presenza il Signor Presidente della Repubblica e le altre autorità. Saluto anche gli angolani che si trovano all'estero. "Lo Spirito Santo invero è il protagonista di tutta la missione ecclesiale: la sua opera rifulge eminentemente nella missione ad gentes" (RMi 21). Fu certamente lo stesso Spirito che spinse quegli uomini di fede, i primi missionari, che nel 1491 approdarono alla foce del fiume Zaire, a Pinda, dando inizio a una vera e propria epopea missionaria. Fu lo Spirito Santo, che opera a modo suo nel cuore degli uomini, che spinse il grande re del Congo Nzinga-a-Nkuwu a chiedere missionari per annunciare il Vangelo. Fu lo Spirito Santo che sostenne la vita di quei quattro primi cristiani angolani che, di ritorno dall'Europa, testimoniarono il valore della fede cristiana. Dopo i primi missionari, molti altri vennero dal Portogallo e da altri paesi europei per continuare, ampliare e consolidare l'opera iniziata: sacerdoti secolari, gesuiti, cappuccini, spiritani, benedettini, saletini e molti altri religiosi in tempi più recenti e anche sacerdoti angolani, che furono sempre presenti in passato; e inoltre tantissime religiose che, dal secolo scorso, contribuirono efficacemente all'evangelizzazione. Desidero ricordare le prime e le più antiche: Suore di San Giuseppe di Cluny, Francescane Missionarie di Maria, Benedettine di Tutzing, Dorotee, Suore del Santissimo Salvatore, Teresiane. A queste si aggiungono oggi le Congregazioni femminili nate in Angola, alcune delle quali hanno già all'attivo buoni frutti nella coltivazione del campo del Signore. A tutti rivolgo il mio caloroso saluto: "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1Co 1,3). Un saluto cordiale anche ai credenti delle altre Chiese cristiane e di altre religioni.


3. "Le grandi opere di Dio" (Ac 2,11). La Pentecoste ebbe inizio nel Cenacolo di Gerusalemme dove, dopo la crocefissione di Cristo e la sua sepoltura, i suoi discepoli continuavano a rimanere, colti da un profondo timore. Nel pomeriggio del giorno di Pasqua, si trovavano li timorosi e disorientati. Improvvisamente si verificarono "le grandi opere di Dio": venne Gesù e si mise in mezzo a loro: Gesù vivo. Gli apostoli si convinsero che Egli era veramente resuscitato, come avevano già annunciato di mattina le donne, dopo aver trovato vuoto il luogo in cui era stato sepolto. Cristo resuscito. E' in mezzo a loro e dice: "Pace a voi" (Jn 20,21). Parla, perciò, di fatto, è resuscitato. Ed è lo stesso che era stato crocefisso e deposto nel sepolcro quando mostra loro le mani e il costato trafitto sulla Croce.


4. Cristo allora disse agli Apostoli: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). Dopo queste parole, soffio sopra di loro dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi" (Jn 20,22-23). Quello che si sarebbe compiuto il giorno di Pentecoste, era stato iniziato nel Cenacolo di Gerusalemme il giorno della resurrezione. Queste sono esattamente "le grandi opere di Dio": la redenzione attraverso la Croce di Cristo e la nascita del nuovo popolo nella Chiesa di Dio attraverso il soffio santificatore dello Spirito Paraclito. "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Rendiamo grazie oggi allo Spirito Santo perché, cinquecento anni fa, quella chiamata agli apostoli da parte di Cristo si è compiuta nella vostra storia. "Le grandi opere di Dio" si sono compiute nei vostri predecessori e sono state accolte con fede e di cuore.


5. Senza l'aiuto dello Spirito Santo nessuno può dire: "Gesù è il Signore" (1Co 12,3). Fin da quei giorni, che appartengono ora al passato, il cuore degli angolani comincio ad affermare che "Gesù è il Signore" e i vostri antenati professavano questa stessa fede nella lingua nativa. "Gesù è il Signore", crocefisso e resuscitato, che con il Padre e in unità con lo Spirito Santo riceve lo stesso onore e gloria: "Dio da Dio, Luce da Luce" (Credo) - Gesù Cristo il quale "per noi uomini e per la nostra salvezza si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo e nacque dalla Vergine Maria". Nel Suo nome, per l'azione invisibile dello Spirito Santo, sono perdonati i peccati dell'uomo, prima di tutto attraverso il Battesimo e, poi, attraverso il sacramento della Penitenza e della riconciliazione. So che durante il quinquennio della preparazione alle cerimonie del V Centenario dell'Evangelizzazione dell'Angola, avete meditato sulla Chiesa e i suoi Sacramenti, guidati, in questa riflessione, dalle Lettere Pastorali dei vostri Vescovi. Continuate a meditare su queste cose e a mettere in pratica quanto vi viene insegnato sull'evangelizzazione e la catechesi, oltre al Battesimo e alla Penitenza, anche sulla Confermazione e sull'Eucaristia, sul mistero della Chiesa, Popolo di Dio, chiamato alla santità e mandato ad evangelizzare. La nuova evangelizzazione necessita di una Iniziazione cristiana, che, a partire dal primo annuncio di salvezza in Cristo, o Kerigma, attraverso un catecumenato ben strutturato, accompagni i passi, il cammino di quanti hanno abbracciato la fede, si sono convertiti a Cristo e hanno ricevuto i sacramenti per vivere la novità del Vangelo, cioè una vita nuova. Ma non c'è vita nuova in Cristo se non c'è una "nuova maniera di essere, di vivere insieme, che il Vangelo inaugura" (EN 23). E' necessario superare la dicotomia, la separazione fra il Vangelo e la vita del cristiano. Perché questo accada, bisogna rivolgere maggior attenzione all'evangelizzazione e alla catechesi degli adulti, alla formazione di autentiche famiglie cristiane e di piccole comunità ecclesiali, anche nelle grandi città, quali strumento di formazione cristiana e di irradiazione missionaria (Cfr. RMi 51).


6. Rendiamo grazie oggi a Dio col Battesimo. "In realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo Corpo" (1Co 12,13). Questo Corpo è la Chiesa di Cristo, in cui ricerchiamo la comunione dei santi per l'eternità. Ma qui, dicendo insieme che "Gesù è il Signore", riceviamo dallo stesso Spirito Santo una "diversità di carismi" e anche una "diversità di ministeri" (1Co 12,4-5). In questa diversità si manifesta l'unico Signore, "uno solo è Dio, che opera tutto in tutti" (1Co 12,6). Attraverso molti uomini e diversi modi di agire, si realizza "l'utilità comune" (1Co 12,7) della salvezza, in cui si manifesta lo Spirito Santo. In questo modo la Pentecoste continua sempre nella Chiesa di questo mondo: in questa Chiesa in cui anche i figli e le figlie della vostra terra africana confessano e proclamano "le grandi opere di Dio".

Prendendo ora in considerazione la nuova tappa che vi aspetta, cristiani, non posso non esortarvi ad un rinnovato impegno evangelizzatore che coinvolga tutte le forze vive della Chiesa. Per questo sono venuto a sapere con grande soddisfazione che nel prossimo mese di luglio si terrà, per volontà dei vostri Vescovi, il I Congresso Nazionale dei Laici, che costituirà la prima risposta concreta alla sfida della nuova evangelizzazione dell'Angola. Ai laici spetta l'immenso compito di essere fermento vivo del Vangelo in tutte le strutture della vita sociale, economica e politica del Paese. Non solo la Chiesa, ma anche la Patria ha bisogno di voi, per la sua ricostruzione, che non sarà né può essere esclusivamente materiale ed economica, ma soprattutto morale e spirituale. Vi attende l'immenso compito della promozione della dignità e dei diritti dell'uomo e della donna; della protezione della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento fino alla morte naturale; dell'azione a favore della famiglia minacciata da ideologie e campagne che attentano alla sua unità e indissolubilità; della partecipazione attiva alla vita politica della Nazione, per l'edificazione di una società più libera, giusta e solidale; della comunicazione sociale, i cui mezzi devono essere oggi le vie privilegiate del Vangelo per la diffusione di una cultura cristiana e di una civiltà dell'amore.


7. Nel concludere le celebrazioni del 500 anniversario dell'Evangelizzazione dell'Angola, il Vescovo di Roma, Successore di Pietro, benedice con voi la Santissima Trinità: "Signore, mio Dio, quanto sei grande! Quanto sono grandi, Signore, le Tue opere! La terra è piena delle Tue creature.

Mandi il Tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.

La gloria del Signore sia per sempre; gioisca il Signore delle sue opere" (Ps 103/104,1.24.30-31) Amen.Il Signore sia con voi.

Data: 1992-06-07 Data estesa: Domenica 7 Giugno 1992

Durante la recita della preghiera del "Regina Caeli" - Luanda (Angola)

Titolo: "Dio non permetterà che veniate abbandonati!"

Carissimi angolani e quanti sono riuniti con noi, Cari fratelli e sorelle,


1. In quest'ora di mezzogiorno, rivolgiamoci alla beata Vergine Maria, invocando la "Regina del Cielo", affinché, con la Sua intercessione, lo Spirito Santo, come in una Pentecoste perenne, discenda sulla Chiesa e sull'umanità, per rinnovare il volto della terra. Possa lo Spirito dell'unità e della pace concedervi la grazia di riuscire ad abbattere i muri che separano, per lavorare insieme alla ricostruzione del Paese - un Paese in cui tutti abbiano un posto e una voce e possano degnamente procurarsi il pane per sé e per i loro familiari! In nome dell'affetto che provo per ognuno di voi, vi chiedo fermamente di cercare il dialogo, di superare le vostre apprensioni e di dedicarvi alla ricostruzione della vostra patria! Dio non permetterà che veniate abbandonati!


2. Caro popolo dell'Angola, come desidererei poter dare speranza e coraggio a tutti coloro che si sentono oppressi, smarriti o emarginati! Cancellare dai cuori dei bambini e dei giovani quelle orribili immagini di sangue e di distruzione! Manifestare la mia compassione a tutti i genitori che dovranno assistere i figli, mutilati per sempre! Incoraggiare i responsabili della Nazione e quanti hanno influenza sul suo progresso affinché non desistano, nonostante le difficoltà, dal costruire un futuro di comprensione, di pace e di giusta prosperità per la Patria angolana. La Chiesa cammina con l'umanità, condividendo le sue gioie ed i suoi dolori. Ha condiviso le sofferenze del passato, quando persone umane furono strappate a questa loro terra e trascinate verso l'America, in una disumana schiavitù. Condivide oggi la gioia della Chiesa in Angola, con i suoi cinquecento anni di servizio e cammino di liberazione per questo popolo, a cui ha offerto il Divino Salvatore. Da qui salutiamo, in una fiduciosa comunione dei Santi, i Paesi americani e i figli liberi di coloro che allora vennero fatti schiavi. Anche li, la fede nel Liberatore inviato dal cielo - nostro Signore Gesù Cristo - apri nuovi e definitivi orizzonti di speranza per l'uomo: e anche la Chiesa in America si appresta a celebrare i cinquecento anni dell'evangelizzazione. In questo giorno di Pentecoste, invochiamo lo Spirito Consolatore su tutta l'umanità, perché purifichi e guidi i suoi passi verso la civiltà dell'amore.


3. Che Nostra Signora, da voi affettuosamente chiamata "Mama Muxima", benedica le famiglie con il pane, la fedeltà e l'unione! Che aiuti a sanare le ferite della separazione! Che illumini i governanti e coloro che decidono i destini della nazione! Incoraggi i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i catechisti: che in tutti loro abbondino lo zelo e la compassione e siano sempre autentici testimoni del Regno di Dio! Madre di tutta l'umanità, come pegno del nostro omaggio e della filiale fiducia nel tuo Cuore Immacolato, accogli il canto del Regina Caeli che ora ti innalziamo, in un coro solenne e gioioso; uniamo al nostro canto l'impegno che saremo testimoni degli autentici valori del Vangelo, quali artefici di pace, fratellanza e armonia, nella società angolana e in tutto il continente africano.

Ho la gioia di annunciare la nomina di Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Serafim Shyngo-Ya- Hombo, a Vescovo di M'Banza Congo.

Ho inoltre nominato Vescovo ausiliare dell'Arcivescovo di Luanda, Cardinale Alexandre do Nascimento, il Reverendo Monsignor Dâmiao Antonio Franklin.Raccomando alle vostre preghiere i Vescovi ora nominati, affinché Dio colmi di benedizioni il loro ministero pastorale.

Data: 1992-06-07 Data estesa: Domenica 7 Giugno 1992

Durante l'incontro con i Presuli della Conferenza Episcopale di Angola e di Sao Tomé e Principe - Luanda (Angola)

Titolo: Forti nello spirito di comunione servite il popolo aprendo nuove strade di giustizia e di progresso

Signor Cardinale, Carissimi Confratelli nell'Episcopato,


1. Ringrazio il buon Dio per questa opportunità di rinnovare la comunione e la fratellanza ecclesiale che abbiamo vissuto insieme durante la vostra recente visita ad Limina. Siete venuti alla Sede di Pietro per manifestare la vostra fede apostolica. Adesso, con gioia immensa, il Successore di Pietro è venuto nella vostra terra per confermarvi e rafforzarvi nel vostro servizio al Vangelo, che è "potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1,16). Questo incontro sarà quindi la continuazione spirituale e tematica della vostra visita ad Limina, poiché la mia presenza oggi in mezzo a voi vuole essere segno e conferma del fatto che tutta la Chiesa è con voi e voi siete, con la Chiesa e nella Chiesa, solleciti nel "conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ep 4,3).

Ringrazio di cuore per il saluto fraterno che il Signor Cardinale Alexandre do Nascimento mi ha appena rivolto, pieno di grande speranza e consolazione. A ciascuno di voi, venerabili confratelli, e alle vostre rispettive diocesi - senza dimenticare quella di M'Banza Congo - estendo il mio abbraccio incoraggiante e vi assicuro un posto particolare nella mia preghiera e nel mio cuore di Pastore della Chiesa universale.


2. La sera della domenica di Pasqua, Gesù apparve ai suoi discepoli nel cenacolo e disse: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21).

Obbedienti al mandato missionario di Cristo, essi partirono per tutto il mondo, portando nel loro cuore e sulle loro labbra la Buona Novella del perdono e della pace. Essi partirono... e molti altri partirono dopo di loro. Nell'anno di grazia 1491, alcuni giunsero in questi paraggi, illuminando le genti con il Vangelo e con la grazia. Oggi vive qui un popolo di figli che Dio ha preso per mano e a cui ha annunciato in suo Figlio, la vita eterna, che rinnova il cuore umano nella verità e nell'amore. I cristiani incontrarono in Gesù Cristo il Redentore del mondo: "è colui che è penetrato, in modo unico e irripetibile, nel mistero dell'uomo ed è entrato nel suo "cuore"" (RH 8). perciò la Chiesa in Angola, rallegrandosi dei suoi numerosi figli, Gli ha dedicato questo Giubileo di Azione di Grazia e Rinnovamento nella fedeltà al Vangelo, promuovendo una seria presa di coscienza dell'essere cristiani e il conseguente impegno di servire fedelmente Cristo nella vita di ogni giorno. Sia benedetta la divina Provvidenza che mi ha permesso di essere presente tra voi in questo giorno: un giorno memorabile, poiché è quello della chiusura delle celebrazioni giubilari, ma anche perché vi si celebra liturgicamente la Pentecoste, quando lo Spirito Santo discende sulla Chiesa per confermarla nella fedeltà verginale al Suo Sposo e spingerla sempre più lontano, fino ai confini della terra, lungo i cammini dell'uomo. Come un tempo gli Apostoli nel cenacolo, lasciamo che i nostri cuori trabocchino delle meraviglie operate da Dio nell'unità dello Spirito che ci ha consacrati e inviati.


3. Il Concilio Vaticano Secondo indica il servizio all'unità - la communio - come una dimensione fondamentale della nostra missione episcopale: "Il Romano Pontefice, quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli. I Vescovi, invece, singolarmente presi, sono il principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro chiese particolari" (LG 23). Questa communio è un'idea fondamentale e centrale dell'autocoscienza della Chiesa. Infatti si autodefinisce come un mistero di "comunione trinitaria in tensione missionaria" (PDV 12). La Chiesa è comunione ed esiste per questa missione: essere "segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). Al centro di questo mistero, si trova la comunione dei Vescovi tra di loro.

Siete, cari fratelli, legittimi successori degli Apostoli e membri del Collegio Episcopale, avendo per vostro capo il Successore di Pietro: di conseguenza dovete sentirvi strettamente uniti a lui e tra di voi, come membra di un solo corpo (Cfr. CD 6). Sento di dovervi rinnovare qui la mia più viva gratitudine per l'indefettibile testimonianza di fedeltà e di adesione alla Cattedra di Pietro, gloria questa che vi onora e vi accredita come pastori mossi dalla passione di vedere tutta la famiglia umana riunita sotto un solo Pastore - Nostro Signore Gesù Cristo - e decisi a impedire, a costo della propria vita, che il lupo disperda e catturi le pecore (cfr. Jn 10,11-13 Jn 10,16). Potete immaginare quanta consolazione provo nel vedere queste comunità ecclesiali angolane che riuniscono in sé più del 50% della popolazione nazionale! Tuttavia, cari fratelli, non possiamo accontentarci delle mète raggiunte, se consideriamo i vasti orizzonti di possibile espansione e approfondimento cristiano che si aprono dinanzi ai nostri occhi.

Questa comunità angolana, già evangelizzata, andrà a evangelizzare!


4. Il Vescovo svolge un servizio di unità nella sua diocesi. Ricordo qui con piacere quelle parole del Concilio piene di speranza per le diocesi ancora alle prese con limitazioni di ogni genere: "In queste comunità, sebbene spesso piccole e povere o che vivono nella dispersione, è presente Cristo, in virtù del quale si raccoglie la Chiesa una santa, cattolica e apostolica" (LG 26). Siete il punto di convergenza e di propulsione di questa vita di comunione. Quali vescovi, non possiamo mai stancarci di meditare su questa realtà della communio. Poiché il nostro ministero viene proprio a rispondere alla necessità più profonda dell'essere umano: aprirsi alla comunità di vita e di verità in Cristo. "Dinanzi ai nostri contemporanei, così sensibili alla prova delle concrete testimonianze di vita, la Chiesa è chiamata a dare l'esempio della riconciliazione anzitutto al suo interno; e per questo tutti dobbiamo operare per pacificare gli animi, moderare le tensioni, superare le divisioni, sanare le ferite eventualmente inferte tra fratelli, quando si acuisce il contrasto delle opzioni nel campo dell'opinabile, e cercare invece di essere uniti in ciò che è essenziale per la fede e la vita cristiana, secondo l'antica massima: in dubiis libertas, in necessariis unitas, in omnibus caritas" (RP 9). Il grande compito che si presenta alla Chiesa, nelle sue diverse comunità, è quello di divenire annuncio di pace e luogo di riconciliazione e amicizia per tutti gli uomini di buona volontà, invitandoli ad essere artefici di pace. So che il vostro cuore di Pastori soffre dinanzi a tutto quanto rappresenta un ostacolo alla concordia fra la vostra gente.

Questa sofferenza deve costituire uno stimolo per il vostro zelo - allo stesso tempo fervido e paziente - che vi spingerà ad essere portatori di Dio alle vostre comunità e portatori delle vostre comunità a Dio.


5. Vi spetta fratelli, il nobile compito di essere i primi a proclamare le "ragioni della vostra speranza" (cfr. 1P 3,15); questa speranza che si fonda sulle promesse di Dio, sulla fedeltà alla sua parola e che ha come certezza incrollabile la risurrezione di Cristo, la sua vittoria definitiva sul male e sul peccato. Lo Spirito del Signore non cessa di sorprenderci, facendo emergere nuovi ed esigenti segni dei tempi - autentici cammini di speranza. Tra questi mi limito a ricordarvene tre, di cui abbiamo già parlato all'epoca della Visita ad Limina.

In primo luogo, siamo testimoni di una promettente fioritura di vocazioni consacrate nelle vostre comunità cristiane: esse potranno, con la grazia di Dio e l'impegno di tutta la comunità ecclesiale, rappresentare la risposta alla grave carenza di pastori e religiosi che ancora affligge il cammino delle vostre diocesi. Il vostro popolo avrà sempre più bisogno di ministri di Cristo che predichino la sua parola e comunichino la vitalità dello Spirito. Ma "come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati?" (Rm 10,14-15).

Fratelli miei, affinché l'evangelizzazione nuova e rinnovata, promessa e impegno di questo Giubileo, si estenda fino agli estremi confini di questo Paese, dovrete incrementare "il più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie" (CD 15). Permettetemi di ricordarvi il Seminario, istituzione che, secondo la felice espressione del mio predecessore Papa Pio XII, dovranno essere come "la pupilla dei vostri occhi". La Chiesa di domani passa attraverso i Seminari di oggi. Con il trascorrere del tempo la responsabilità non sarà più nostra. Ma adesso la responsabilità è nostra ed è pesante. Il suo generoso adempimento è un grande atto di amore verso il gregge.


6. I venti dello Spirito soffiano anche sulla famiglia: è un altro cammino di speranza e una sfida pastorale che vi si presenta. Sin dall'arrivo del Vangelo, è stata data un'attenzione tutta particolare a questo settore in cui la vita ha la sua fonte e la sua prima scuola. Vorrei rinnovare qui tutto il mio sostegno e la gratitudine della Chiesa per quanto fate in favore della vita familiare. Se da una parte l'istituzione familiare gode di grande stima in seno alle tradizioni africane, sappiamo anche che essa si confronta con nuovi modelli e controvalori, che non sempre rispettano il suo vincolo sacro e il diritto alla vita del figlio concepito. Tra le vostre molteplici attività al servizio della vita vi è la vostra attenzione e la campagna contro l'"abominevole crimine" dell'aborto (cfr. GS 51); infatti il disprezzo del carattere sacro della vita nel seno materno indebolisce l'autentica struttura della civiltà.


7. Il terzo cammino di speranza è l'alta percentuale di giovani nelle vostre nazioni. I giovani sono la speranza della Chiesa e della società, poiché rappresentano la sua possibilità di permanenza. Dopo tanti anni di instabilità e di violenza, essi avvertono la necessità di ascoltare una parola che sia realmente la Parola di Dio, che venga a colmare il vuoto spirituale che l'ateismo e altre ideologie materialistiche hanno lasciato nelle loro anime. Siate testimoni di speranza per i giovani, minacciati dall'alternarsi di false illusioni e dal pessimismo di sogni che svaniscono. Hanno bisogno che indichiate loro la via del ritorno al Padre (cfr. Lc 15,11-32), affinché raggiungano la suprema libertà dei figli di Dio, affinché possano farsi carico del proprio futuro, impegnandosi liberamente in un amore pieno e fruttuoso che offra loro la possibilità di costruire una vita nobile e feconda in Gesù Cristo. Nell'ambito di questo amore e di questa vita al servizio degli altri, ricordate loro il diritto e il dovere di lavorare per la loro Patria. In verità spetterà agli abitanti dell'Angola e di Sao Tomé con un'istruzione superiore rinnovare la mentalità delle proprie società originarie e promuovere l'uso razionale delle tecniche moderne. Soltanto essi, rompendo la rigidità di schemi ancestrali, potranno imprimere un vigoroso impulso alla modernità. "Specialmente nelle regioni economiche meno progredite - dice il Concilio Vaticano Secondo - dove si impone l'impiego di tutte le risorse ivi esistenti, danneggiano gravemente il bene comune", in particolare tutti quelli che, godendo di doti intellettuali e beni economici, si lasciano prendere dal desiderio e dalla tentazione di emigrare. In tal modo, "privano la propria comunità dei mezzi materiali e spirituali di cui essa ha bisogno" (GS 65).

L'amore dei giovani per la propria gente dovrà essere più forte della tentazione di stabilirsi in un Paese moderno, anche se sembra più facile che modernizzare il proprio. Nelle vostre mani avete la possibilità di indicare alle giovani generazioni il modello supremo di servizio - Gesù Cristo. Egli non rifiuto la Croce, affinché gli uomini avessero vita e l'avessero in abbondanza (cfr. Jn 10,10). In questo contesto saprete dedicare un'attenzione particolare al campo dell'istruzione e della formazione professionale, che consentirà di dotare i vostri Paesi di una "élite" dirigenziale e imprenditoriale. Segno di questa vostra attenzione e strumento prezioso è l'Università Cattolica dell'Angola, la cui apertura è imminente e alla quale auguro lunga vita e un fruttoso servizio alla causa dello sviluppo integrale dell'uomo e della Nazione.


8. Spetta a voi, sempre nella vostra qualità di artefici di concordia e di unità, l'opera di riconciliazione nel vostro Paese. Cari Pastori, come Conferenza Episcopale dell'Angola e Sao Tomé, la vostra responsabilità ha un ampio orizzonte, che abbraccia tutta la nazione. Con la grazia che scaturisce dalla comunione della fede, con la forza morale che acquistano i vostri interventi unanimi, con la collaborazione e il discernimento presenti nell'ambito della conferenza Episcopale, siate servitori del vostro popolo, aprendo strade di maggiore giustizia e di progresso sociale per tutti. Il vostro contributo in quest'ora particolare delle vostre Nazioni è quello di tutelare e rafforzare quella "visione della dignità della persona, la quale si manifesta in tutta la sua pienezza nel mistero del Verbo incarnato" (CA 47); il vostro annuncio del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa, trasmettendo ai cittadini lo spirito e la struttura della libertà, del servizio, della solidarietà e della giustizia, costituirà il fermento della società in costruzione e della sua cultura politica. Dio vi aiuti, cari fratelli, a illuminare questa strada su cui i popoli dell'Angola e di Sao Tomé stanno compiendo ora i primi passi, nella speranza di trovare la loro vera identità e la soluzione alle gravi privazioni che li affliggono.


9. "Pace a voi!": Il Successore di Pietro è venuto ad offrire alle vostre Nazioni, diocesi e famiglie, questo dono pasquale di Gesù - il dono della riconciliazione e della pace, nella speranza che essa riposi e dimori abbondantemente nel cuore di questi amati popoli. Nel corso della mia visita pastorale sto spargendo questo messaggio di speranza e di riconciliazione, sapendo a priori che sarete in grado di accoglierlo e approfondirlo con la medesima responsabilità pastorale con cui avete preparato il vostro popolo al suo incontro col Papa.

Fratelli carissimi, che condividete con me la sollecitudine spirituale dell'Episcopato, nell'indimenticabile Eucaristia di questa mattina abbiamo potuto invocare e annunciare insieme il dono del Paraclito divino. Nel vostro ministero episcopale, vivete e affidatevi sempre più a questa "potenza dall'alto" (Lc 24,49) che vi renderà instancabili nella costruzione dell'unità e intrepidi nella missione. Illuminati dallo Spirito, saprete riconoscere i segni dei tempi e indicare ai vostri fedeli la rotta da seguire. In ciascuno di essi sia rafforzato l'"uomo nuovo", affinché ognuno risponda nel miglior modo possibile, con coerenza e fedeltà, al mandato divino: "mi sarete testimoni" (Ac 1,8).

Rinnovo la mia gratitudine a tutti voi per il lavoro che svolgete mentre, avvalendomi della potente intercessione della Beata Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, Regina e Patrona delle vostre Nazioni, invoco su di voi e sui vostri fedeli, in una nuova Pentecoste, l'abbondanza dei doni dall'alto, di cui è pegno la Benedizione Apostolica che affettuosamente vi imparto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.



Data: 1992-06-07 Data estesa: Domenica 7 Giugno 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Nell'aeroporto al termine della visita - Sao Tomé (Angola)