GPII 1992 Insegnamenti - Il saluto durante la cerimonia di congedo al termine del pellegrinaggio apostolico - Luanda (Angola)

Il saluto durante la cerimonia di congedo al termine del pellegrinaggio apostolico - Luanda (Angola)

Titolo: Caro popolo dell'Angola non ti fermare! Procedi sulla via della riconciliazione e della pace

Signor Presidente della Repubblica, Venerati fratelli nell'Episcopato, Illustri membri del Governo e del Corpo Diplomatico, Cari Angolani:


1. Al termine di questa Visita pastorale, sento il dovere di esprimere la mia profonda riconoscenza a tutti coloro che si sono prodigati per renderla possibile.

Esprimo la mia gratitudine in primo luogo a lei, Signor Presidente della Repubblica, per la sua ossequiosa accoglienza e per il trattamento riverente che mi ha riservato; ringrazio anche i membri del Governo e tutte le altre Autorità, per le agevolazioni offerte nei diversi luoghi, che sono servite a portare avanti il programma stabilito. Desidero manifestare particolare stima e gratitudine a tutti i miei fratelli nell'Episcopato, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose ed alle tante persone ed entità che, con devozione e con altruismo, hanno fortemente contribuito alla concretizzazione del mio viaggio apostolico. Manifesto la mia stima anche agli uomini ed alle donne della comunicazione sociale, per l'importante contributo dato alla stampa locale e straniera, alla radio ed alla televisione, i quali hanno reso partecipi sia l'insieme degli angolani che gli ascoltatori d'oltre frontiera agli eventi di questa mia Visita.


2. Al caro popolo angolano che mi ha riservato una così calorosa accoglienza, vorrei esprimere i miei più sentiti ringraziamenti. Il mio pensiero si rivolge allo stesso modo a tutti i figli di questa patria amata, di qualunque origine etnica, credenza religiosa, cultura, o posizione socio-politica essi siano. Se dovessi privilegiare qualcuno, privilegerei coloro che soffrono, le famiglie che hanno problemi e ancora quanti non hanno neppure una famiglia: il Papa non dimenticherà facilmente la sofferenza di tanti angolani! A tutti loro rivolgo, in questo momento di commiato, un pensiero di solidarietà e una benedizione particolare.


3. Porto con me grandi ricordi. Essi dovranno alimentare la mia preghiera e manterranno viva, nonostante la distanza, l'amicizia consolidata in questi giorni passati col popolo angolano. Ho potuto constatare con gioia, la speranza e la decisione che vi animano nella costruzione di un Paese riconciliato e fraterno. Il popolo angolano è deciso a prendere in mano il proprio destino. Nelle diverse celebrazioni e incontri, ho potuto presentare a Dio l'omaggio di adorazione di questo popolo credente. Ho chiesto a Cristo, "Principe della Pace", di versare su tutto il popolo angolano, dopo tanti anni di tribolazioni, i doni più fecondi di prosperità familiare e sociale. Momento importante della mia permanenza tra voi è stata l'Eucaristia di chiusura del Giubileo del quinto centenario dell'evangelizzazione dell'Angola. Per cinque secoli il Vangelo si è radicato tra voi e oggi la Chiesa si presenta come albero foglioso, ricco di frutti e capace di adempiere la missione che Gesù Cristo le ha affidato in beneficio di questa Nazione. Cari fratelli cattolici dell'Angola, voi siete una Chiesa giovane e vigorosa. Che le vostre comunità cristiane si consolidino e guardino al futuro, guidate dai vostri pastori e dall'esempio di gloriosa testimonianza cristiana, che già onora qui la storia della trasmissione della fede. Amate la vostra Patria che ha bisogno del contributo di tutti i cittadini per seguire il suo destino nazionale e collaborare efficacemente per il futuro dell'Africa e del mondo.


4. Un altro fatto di particolare rilievo è stata l'apertura dei lavori della Seconda Riunione Preparatoria in vista dell'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Africa. Con essa abbiamo voluto dare inizio alla nuova tappa del cammino sinodale: la pubblicazione dell'Instrumentum laboris, che orienterà la prossima preparazione di questo grande e promettente evento ecclesiale. Imploro la benevola protezione di Nostra Signora su tutti i figli e le figlie dell'Africa.

Imploro su tutti la benedizione di Dio. Che essa permetta loro di superare con saggezza le tribolazioni cui è sottoposto il Continente e di ricevere l'appoggio solidale da parte delle Nazioni più sviluppate le quali, al tempo stesso, devono rispettare l'iniziativa, l'indipendenza a l'identità proprie di ogni Nazione! Dio conceda all'Africa di poter conservare intatta la sua ammirevole vitalità, le sue preziose tradizioni e la ricchezza spirituale dei suoi popoli.


5. Caro Popolo dell'Angola, hai davanti a te compiti enormi. Non ti fermare e non desistere nel cammino che conduce a una riconciliazione autenticamente fraterna e all'unità. Piaccia a Dio che l'amore e l'armonia siano sempre nei vostri cuori, nelle vostre case, nelle vostre piazze e istituzioni. così potrete superare gli ostacoli della povertà e proseguire uno sviluppo del Paese che possa assicurare un futuro migliore, non solo a voi ma anche alle generazioni future.

Il Signore faccia discendere la sua benedizione su di voi! Dio benedica il presente e il futuro di questa cara Nazione! Arrivederci Angola! Rimani con Dio.

Data: 1992-06-10 Data estesa: Mercoledi 10 Giugno 1992

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Vergine di Lima susciti in America Latina intrepidi e generosi evangelizzatori e sacerdoti secondo il Cuore di Cristo

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Durante quest'anno, che commemora il V Centenario dell'inizio dell'Evangelizzazione in America, stiamo compiendo un pellegrinaggio spirituale attraverso i Santuari di quel Continente. Oggi ci rechiamo nella Cattedrale Metropolitana di Lima, centro di intensa vita ecclesiale e di efficace lavoro apostolico fin dai primi tempi della cristianizzazione del Nuovo Mondo. La costruzione del tempio, dedicato a San Giovanni Evangelista, fu iniziata nel 1535, appena fondata la città, mentre la diocesi fu eretta dal mio predecessore Paolo III nel 1541. Nella cattedrale, più volte restaurata e ricostruita, si celebrarono i famosi Concilii di Lima, che tanto influirono sulla vita ecclesiale dell'America Latina. In una delle cappelle, si trova la tomba di San Turibio di Mogrovejo, il grande Arcivescovo, che io stesso ho dichiarato Patrono dell'Episcopato Latinoamericano. A questo insigne Pastore e missionario dei primi tempi dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo raccomandiamo la Conferenza Generale dei Vescovi dell'America Latina, che si celebrerà a Santo Domingo dal 12 al 28 del prossimo mese di ottobre.


2. Nella cattedrale di Lima si venera Nostra Signora dell'Evangelizzazione.

L'immagine della Vergine, che reca un titolo tanto significativo, fu inviata - come narrano alcune antiche cronache - dal Re di Spagna e collocata nel primo tempio della città, da poco fondata. Dalla metà del secolo XVI divenne oggetto di culto e punto di riferimento per l'evangelizzazione del popolo peruviano. Durante la mia prima visita a Lima, nel 1985, ebbi la gioia di incoronare questa suggestiva immagine e nel 1988 le offrii la "Rosa d'oro", che ora essa stringe fra le mani, e recentemente l'ho proclamata Patrona dell'Arcidiocesi di Lima (Cfr. "Litterae Apostolicae" del 6 ottobre 1980, AAS, LXXXIII, 1991, p. 19-20).

Preghiamo la Vergine dell'Evangelizzazione, perché susciti anche nel nostro tempo intrepidi e generosi evangelizzatori per l'America Latina; preghiamo perché non manchino in quel Continente sacerdoti secondo il Cuore di Cristo.


3. La promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose dev'essere una priorità pastorale per i Vescovi, sostenuti dalle preghiere e dall'impegno ecclesiale dei fedeli. Condizione, infatti, principale per la Nuova Evangelizzazione è che vi siano numerosi e qualificati evangelizzatori. Occorre pertanto imprimere un impulso decisivo alla pastorale vocazionale e affrontare, con saggezza e speranza, la questione dei seminari, diocesani e religiosi, come pure il problema della formazione permanente del Clero. Tutto ciò secondo gli orientamenti espressi anche nella recente Esortazione Apostolica postsinodale Pastores dabo vobis. Affidiamo queste nostre intenzioni alla Vergine, "Santuario della Santissima Trinità".

Imploriamo ardore pastorale e santità per i sacerdoti, in particolare per i presbiteri che ho avuto la gioia di ordinare nella Basilica di San Pietro.

La Vergine dell'Evangelizzazione li accompagni e guidi nel loro cammino di evangelizzatori.

La Madonna aiuti tutti noi ad essere in ogni circostanza testimoni del Vangelo della salvezza.

(Saluti a Comunità neo-catecumenali) Saluto i membri di alcune Comunità neo-catecumenali provenienti da Bergamo e da Piacenza, che hanno rinnovato presso la tomba di Pietro la loro professione di fede. Carissimi, esprimete sempre più pienamente nella vostra vita il dono e le esigenze del Battesimo. Stringendovi a Cristo, roccia di salvezza, siate anche voi pietre vive per la costruzione della Chiesa, là dove il Signore vi chiama e vi invia come suoi testimoni.

(Invito ai fedeli) Giovedi prossimo è la Solennità del "Corpus Christi", Solennità del Corpo e del Sangue di Cristo. La celebriamo a Roma, insieme con tutta la Chiesa.

La celebriamo con la processione eucaristica dalla Basilica di San Giovanni in Laterano alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Iniziamo la celebrazione solenne alle ore 19, alle 7 del pomeriggio. Invito tutti i romani e i pellegrini.

Data: 1992-06-14 Data estesa: Domenica 14 Giugno 1992

Udienza ai partecipanti al Simposio Internazionale "Conversioni delle testate nucleari per scopi pacifici" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' necessario dedicare alla causa della pace le risorse impiegate per costruire disumani strumenti di guerra

Signore e Signori,


1. Sono felice di dare il benvenuto ai partecipanti al Simposio internazionale "Conversione delle testate nucleari per scopi pacifici". Il mio particolare ringraziamento va a Monsignor Elio Sgreccia per le sue gentili parole rivoltemi a vostro nome. L'argomento che discuterete in questi giorni offre una forma concreta e pratica al messaggio di speranza che la Chiesa ha proclamato attraverso i secoli echeggiando il Profeta Isaia che annunciava l'era messianica: "Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci" (Is 2,4).


2. Come ben sappiamo, negli ultimi cinquanta anni l'umanità è veramente divenuta capace di auto-distruzione. Per mezzo della corsa agli armamenti, è stata all'opera una certa "logica del potere" che ha richiesto una costante preparazione per un possibile conflitto di enormi propozioni, e che ha condotto alla costruzione di immenzi arsenali di armi convenzionali e nucleari. Nel lanciare un appello per superare questa pericolosa situazione, i Padri del Concilio Vaticano II, citando l'Encilica di Papa Giovanni XXIII Pacem in terris, hanno dichiarato quanto segue: "La pace deve sgorgare spontanea dalla mutua fiducia dei popoli, piuttosto che essere imposta alle nazioni dal terrore delle armi, tutti debbono impegnarsi per far cessare finalemente la corsa agli armemanti; in maniera tale che il disarmo incominci realmente e proceda non uniteralmente, s'intende, ma con uguale ritmo da una parte e dall'altra, in base ad accordi comuni ed assicurato da vere ed efficaci garanzie" (GS 82) Dal tempo del Concilio, specialmente dagli storici eventi del 1989, il quadro del mondo è grandemente cambiato, aumentando la speranza dell'umanità in un disarmo veramente efficace. La possibilità di eliminare la minaccia costituita dalla corsa agli armamenti ha fatto scaturire la prospettiva di trasformare le armi in mezzi di produzione di quei beni richiesti per la vita e per lo sviluppo degni della persona umana.


3. Lo scopo specifico del vostro incontro è di investigare i modi in cui le risorse recuperate attraverso il disarmo e attraverso la conversione delle armi nucleari possono essere usate per il progresso economico e sociale non solo dei Paesi che le producevano, ma anche dei Paesi in via di sviluppo. Il trasferimento a questi Paesi delle enormi risorse derivate da tale conversione costituisce un nuovo sforzo vero la collaborazione e la solidarietà tra i popoli e le Nazioni (cfr. CA 29). Usando la vostra conoscenza e la vostra abilità scientifica per aiutare a dedicare alla causa della pace le risorse prima impiegate in strumenti di guerra, voi contribuite veramente al bene dell'umanità.

Oggi più che mai la scienza deve dedicare i suoi sforsi all'autentico progresso dell'uomo e deve operare per diminuire i rischi che nascono dall'uso dannoso delle sue scoperte. La scienza è un elemento essenziale dello sviluppo umano, perché ciò che lo scienziato scopre nella sua ricerca di comprensione dell'universo è parte della più piena verità circa la creazione e circa il posto che in essa occupa la persona umana. Da qui, il bisogno per la comunità scientifica di vigilare sul corretto uso dei risultati della sua ricerca nel servizio dell'umanità.

Esprimo a tutti voi il mio apprezzamento per il degno scopo del vostro Simposio, e offro i miei migliori auspici affinché il vostro studio e la vostra cooperazione aiutino a promuovere la pace e a migliorare le condizioni di vita di milioni di nostri fratelli e di nostre sorelle nel bisogno. Possa lo Spirito che ha guidato il Profeta Isaia, dirigere anche voi, e possa il Redentore dell'umanità coronare i vostri sforzi con il successo.

Dio benedica tutti voi.

Data: 1992-06-15 Data estesa: Lunedi 15 Giugno 1992

Udienza ai membri del Capitolo generale dei Missionari d'Africa - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Con il Sinodo dei Vescovi per l'Africa quelle comunità ecclesiali rafforzeranno il loro desiderio di unità e il loro ardore missionario

Cari padri e fratelli, Missionari d'Africa,


1. Il Capitolo generale della vostra Società delle Missioni d'Africa, che si svolge nello stesso anno in cui si celebra il centenario della morte del vostro fondatore, il Cardinale Charles Lavigerie, mi offre la felice occasione di accogliere voi che continuate l'opera che egli aveva iniziato con tanta audacia e lungimiranza. Saluto in particolare Padre Etienne Renaud, che ha appena abbandonato l'incarico di Superiore generale e Padre Gotthard Rosner, nuovamente eletto alla testa dei Padri Bianchi. Lo ringrazio per le sue parole e gli auguro di conoscere la soddisfazione di continuare in maniera fruttuosa il servizio della vostra missione.


2. Il tratto caratteristico della vostra vocazione è quello di consacrarvi con amore all'Africa, all'annuncio della Lieta Novella in questo continente ricco di promesse. La Chiesa vi si è ormai ben stabilita, il ché testimonia la grazia costituita dall'opera dei missionari in particolare dal secolo scorso. Ma questa terra amatissima è anche colpita da numerose prove e numerose sofferenze. I cambiamenti politici intervenuti in molti paesi africani, l'evoluzione della situazione sanitaria, culturale ed economica lanciano nuove sfide agli evangelizzatori. Voi state riflettendo su questo, per elaborare nuovi modi di compiere la missione che vi è stata affidata con l'amore fedele verso i popoli d'Africa che animava il Cardinale Lavigerie e che ci anima tutti oggi.

Con fervore, vi incoraggio nelle vostre ricerche, poiché le Chiese locali d'Africa hanno sempre bisogno dell'assistenza dei missionari nella loro crescita e maturazione. Si avvicina il momento in cui si svolgerà l'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Africa, tempo di accoglienza dello Spirito Santo affinché l'insieme delle comunità ecclesiali rafforzi la propria fedeltà al Vangelo, il proprio senso del servizio verso i rispettivi fedeli, i propri legami con la Chiesa universale, il proprio desiderio di unità, il proprio ardore missionario. E occorre che in queste circostanze, la Chiesa in Africa benefici dei contributi di quanti sono servitori per vocazione, per non sentirsi isolata o trascurata dagli altri membri del corpo ecclesiale. D'altronde, voi avete coscienza che il vostro apostolato si estende al di là del continente, per raggiungere gli Africani che vivono in altre regioni del mondo, dove hanno anche bisogno di vivere come Chiesa e di prepararsi a lavorare per i loro popoli.


3. Dalle fondazioni cui avete contribuito, il vostro ruolo si è evoluto.

Rispettate l'autonomia delle Chiese africane che hanno i loro propri Pastori.

Restate loro controparti, più in disparte, ma non meno utili. Continuate a trasmettere ai vostri fratelli e sorelle africani il vostro ardore missionario.

Ormai, i cattolici africani sono i loro propri evangelizzatori e accedono essi stessi alla dimensione missionaria. Lavorate con essi, specialmente per risvegliare in queste Chiese vocazioni missionarie. E', d'altra parte, un vero motivo di soddisfazione vedere che giovani africani entrano nel vostro Istituto per partecipare al suo apostolato, confermando in questo modo il suo carattere internazionale. Restate fedeli all'ispirazione paolina che il Cardinale Lavigerie ha trasmesso instancabilmente ai Padri Bianchi: "tutto a tutti", in un'attiva simpatia con i popoli di cui voi condividete la vita e le preoccupazioni, privilegiate i "compiti iniziali" dell'evangelizzazione. Consacrate le vostre forze all'annuncio della salvezza in Cristo, espressa e vissuta come l'incontro vero della Parola di Dio con le persone, tenendo conto della ricchezza delle loro tradizioni proprie; così progredisce l'inculturazione, condizione necessaria al fermo radicarsi della Chiesa nel mondo. La vocazione specifica della vostra Società vi prepara bene a questo compito. In particolare, vorrei incoraggiarvi a continuare attivamente il vostro lavoro di formazione dei catechisti, degli animatori laici, del clero, dei religiosi e delle religiose; è questo un servizio fondamentale reso alle giovani comunità, per aiutarle ad assumere pienamente la loro missione, in unione con tutta la Chiesa e la sua tradizione viva.


4. Sin dai primi anni della vostra attività, a Gerusalemme e in Libano in particolare, vi siete interessati al dialogo ecumenico, la cui necessità si è man mano imposta. Il cammino che porta all'unità è lungo, richiede un ascolto paziente di quanto lo Spirito dice alle Chiese e, oggi in particolare, alle comunità ecclesiali in Africa. Lo ho spesso sottolineato, le collaborazioni possibili fra tutti i battezzati e la ricerca di una maggiore fedeltà all'unico Signore fanno direttamente parte della missione. Continuate senza stancarvi i vostri sforzi in questo senso.

La vostra competenza e la vostra esperienza vi portano anche ad assumere un ruolo eminente nel dialogo inter-reli- gioso, in particolare con l'Islam, nel Medioriente, nei paesi del Maghreb e nell'insieme del Continente africano.

Considero questo dialogo un compito importante e vi ringrazio di lavorare ad esso con perseveranza. A questo riguardo, saluto qui l'opera svolta dal Pontificio Istituto di Studi arabi e islamologici di cui voi siete responsabili. Mi congratulo per la collaborazione che esso offre alla Santa Sede e per la sua diffusione fra tutti coloro che si occupano di stabilire rapporti fraterni con i credenti dell'Islam, nel reciproco rispetto e nella ricerca della verità.


5. Il vostro Capitolo generale riflette sul rinnovamento spirituale e apostolico senza il quale la prosecuzione e l'adattamento delle vostre missioni non potrebbero assumere la loro reale dimensione. In quest'anno del centenario, attingete un'ispirazione sempre più feconda dal semplice e luminoso motto del vostro fondatore: "Caritas". Lasciatevi prendere dall'amore di Cristo, vera fonte della missione evangelica. In questo senso, il Cardinale Lavigerie diceva: "Il vero zelo deve avere la sua sede nel cuore e nascere dall'amore di Nostro Signore Gesù Cristo... Questo amore si nutre della preghiera" (Retraite, 1880). L'amore con cui Cristo ci ha amati "sino alla fine" (Jn 13,1) consente la forte coesione tra i membri della vostra Società, "riuniti in un solo sentimento e formando un solo cuore", come diceva il vostro fondatore alla partenza della nona carovana (29 giugno 1890). La grazia dell'amore di Cristo vi consente di seguirlo, nella gioia che danno le primizie del Regno o nella prova in cui i discepoli portano la Croce insieme al loro Maestro.


6. Cari amici, al termine di questo incontro, vorrei rendere grazie insieme a voi per l'opera compiuta dal Cardinale Lavigerie e da quasi seimila missionari che, sul suo esempio, si sono dedicati alla missione della Chiesa in Africa. E desidero associare a quest'azione di ringraziamento le quasi tremila Sorelle Missionarie di Nostra Signora d'Africa, fondate anch'esse da Lavigerie, la cui professione religiosa ha portato sugli stessi cammini di evangelizzazione. Con quanti, uomini e donne, vi hanno preceduti, ascoltate l'appello alla "santità almeno desiderata e cercata con fedeltà e coraggio", l'appello che formulava il vostro fondatore ai missionari della prima carovana (marzo 1878).

Che Nostra Signora d'Africa protegga i Padri Bianchi e le Sorelle Bianche, giunti ormai da tantissime regioni del mondo e che sostenga il loro apostolato! Di tutto cuore, invoco su di voi la Benedizione di Dio!

Data: 1992-06-15 Data estesa: Lunedi 15 Giugno 1992

Messaggio all'Arcivescovo di Freiburg per il Katholikentag 1992

Titolo: Sorge una nuova città. Costruire l'Europa in un mondo unico

Venerato Confratello! Care sorelle e cari fratelli! "Sorge una nuova città - Costruire l'Europa in un unico mondo".

Questo tema del novantunesimo Katholikentag tedesco, che si svolge a Karlsruhe, rappresenta un felice proseguimento di quel messaggio annunciato, nel dicembre scorso, dall'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Europa.

Questa città nuova, la Gerusalemme celeste (cfr. Ap 21,2) non si può paragonare ad un evento politico o associare ad un concetto secolare di vita sociale. Come il profeta Giovanni descrive nella sua Apocalisse, essa può discendere soltanto da Dio e non può realizzarsi completamente nel corso della storia dell'umanità, poiché essa è la futura città di quel Regno, in cui culminerà la storia del mondo e che, comunque, trascende la caducità di quest'ultimo. Quali cristiani, pero, noi possiamo riconoscere la nostra responsabilità su questa terra soltanto alla luce della città nuova, che ci è stata promessa da Dio. Una Europa rinnovata dal Vangelo, non soltanto rappresenta questa città nuova, ma, quale segno e modello, può e deve preannunciare il mondo che verrà.

Tuttavia, una realtà, che ci viene rivelata, nell'Apocalisse, sulla futura città nuova, costituisce fin da ora una misura del nostro agire in seno alla storia, misura da cui dipende l'applicazione di ciò che è decisivo per il futuro dell'Europa e di tutta l'umanità: l'Agnello è la luce di questa città (Cfr. Ap 21,23).

L'Agnello è un modello per il Figlio di Dio, che si è fatto uomo, spogliandosi della sua potenza e della sua magnificenza, e, sacrificando la sua vita, ha donato al mondo la salvezza, la pace e la riconciliazione. Mediante il sangue dell'Agnello ci riconciliamo con Dio e con gli uomini. "Sorge una città nuova", ossia: sorge una città riconciliata. Ciò rappresenta un programma concreto per le nostre azioni.

Voi vivete in un Paese che, dopo decenni di divisione, ha trovato l'unità. Ora si tratta essenzialmente di colmare con la vita l'unità riconquistata. Nei diversi sistemi sociali e nelle varie tappe storiche, in Oriente e in Occidente, occorre diffondere, sempre più, la comprensione e la solidarietà reciproche, bisogna saper accettare gli altri e condividere con loro gli oneri.

Nonostante i difficili compiti e i gravi problemi economici e sociali, che vi attendono, dovete dare un'importanza primaria ai valori religiosi e spirituali, per intraprendere l'arduo cammino verso la realizzazione comune di una società veramente umana.

Un altro onere altrettanto pesante: nel sistema di ingiustizia, che per decenni ha dominato l'Est del vostro Paese, esistevano situazioni intricate, con il conseguente pericolo di suddividere la società in vittime e colpevoli. Né la verità può essere celata né l'ingiustizia subita può essere minimizzata; noi, comunque, dobbiamo considerare la verità alla luce dell'Agnello, alla luce della disponibilità alla riconciliazione, che concede un'opportunità anche ai colpevoli.

Le nuove occasioni e le nuove sfide, sorte in Europa con il crollo dei sistemi comunisti e con la nascita di una maggiore unità e di una maggiore libertà, esigono un cuore riconciliato da tutti coloro che hanno partecipato a questo processo, in modo che, dalle antiche radici, possa sorgere una nuova cultura della comunità e una vera civiltà dell'amore.

può contribuire alla riconciliazione anche il richiamo alla memoria della preghiera rivolta da Gesù al Padre suo celeste, la sera prima della sua passione: "Tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21).

Questa preghiera di Gesù al Padre si riferisce tanto all'unità nella Chiesa quanto all'unità dei cristiani nelle chiese e nelle comunità ecclesiastiche ancora divise. Una nuova evangelizzazione dell'Europa può diventare feconda, solo se i cristiani di questo continente riconoscono il loro contributo alla salvaguardia e alla diffusione della fede e cercano di superare, in uno sforzo comune, quegli ostacoli che ancora si oppongono ad una completa unità. Un certo distacco tra la cultura moderna e il messaggio cristiano rende urgente tale sforzo e tale lotta per l'unità.

La storia europea è strettamente connessa con la storia di quel popolo da cui Gesù stesso discende. In Europa, al popolo ebraico è stata commessa una indicibile ingiustizia che ne ha minacciato l'esistenza, e non possiamo assolutamente affermare che tutte le radici di questa ingiustizia sono definitivamente estirpate. La riconciliazione tra ebrei e cristiani deve incondizionatamente comparire nel programma della nuova Europa.

La luce dell'Agnello non ci è stata donata per vedere con occhi nuovi solo l'Europa. L'Agnello di Dio ha cancellato i peccati del mondo, la pace di Cristo è pace per tutta la terra. L'Europa non può chiudersi in se stessa, l'Europa vive in un mondo unico e grande è la sua responsabilità nella crescita e nello sviluppo di esso. Proprio quest'anno volgiamo lo sguardo oltre i confini dell'Europa, verso l'America Latina, dove, cinquecento anni fa, giunsero dall'Europa gli annunciatori della fede cristiana. La riconciliazione ha una dimensione internazionale. L'Europa non deve dimenticare, attraverso la storia e attraverso il presente, quanto grande sia la sua responsabilità nel far si che tutti i popoli di questa terra prendano parte al processo di partecipazione umana e di sviluppo di tutta l'umanità.

Potrebbe sembrare che i molteplici doveri ed incarichi, che istintivamente affollano la nostra mente se pensiamo alla costruzione di una nuova Europa in un mondo unico, esigano troppo da noi. Un fattivo ripensamento e una disponibilità ad un serio sforzo non possono essere evitati. Fondamentalmente, pero, ci troviamo anche in una situazione ricca di opportunità e di sfide.

La testimonianza di valori e di comportamenti conformi al Vangelo è la condizione necessaria, affinché lo splendore della nuova città già discenda sulla nuova Europa.

Proprio nelle nuove generazioni di oggi è viva la ricerca di una unità e di una comunità internazionale, dell'abolizione delle barriere che ci dividono, del dialogo e della solidarietà. I giovani d'Europa costituiscono un dono per il futuro di questo continente e di tutto il mondo. Invito, dunque, i giovani, in occasione del novantunesimo Katholikentag tedesco, a porsi sinceramente e fattivamente al servizio della riconciliazione nello sforzo per l'unità dell'Europa e di tutto il mondo.

Il novantunesimo Katholikentag tedesco si svolge in una regione del vostro Paese, che, per la sua situazione e la sua tradizione, è predestinata ad offrire un esempio di riconciliazione e di comunità che va al di là delle barriere. A tal proposito, saluto sinceramente i membri dei Paesi europei, soprattutto quelli provenienti dalla Francia e dalla Svizzera. Agli uomini della città di Karlsruhe e ai fedeli dell'arcidiocesi di Friburgo possa essere concesso, anche in futuro, di contribuire, in modo decisivo, data la posizione geografica di questa regione, al riavvicinamento degli uomini e dei popoli e all'apertura reciproca favorendo un'unione che vada al di là di ogni confine.

A tutti i partecipanti al novantunesimo Katholikentag tedesco, che si tiene a Karlsruhe, ai numerosi coadiutori e collaboratori, che contribuiscono al successo di questo evento, imparto di cuore la mia speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1992-06-16 Data estesa: Martedi 16 Giugno 1992




Omelia messa Corpus Domini - Basilica Lateranense (Roma)

Titolo: L'Eucarestia: Pane che sazia la fame dell'anima




1. "Io sono il, pane vivo" (Jn 6,51). Nel deserto gli Apostoli dicono a Gesù: "Congeda la folla" (cfr. Lc 9,12). Questa folla seguiva il Maestro, ascoltando le sue parole sul Regno di Dio; ma si avvicinava ormai la notte e l'ora della cena.

La folla rimaneva li nel silenzio e nell'attesa. Già un tempo nel deserto, quando era venuto a mancare il pane, i figli d'Israele si erano ribellati contro Mosè.

Avevano ricevuto allora il cibo, che cadeva ogni mattina sull'accampamento, e lo avevano chiamato "manna". così il popolo, proveniente dalla terra di Egitto, aveva potuto continuare il cammino dalla regione della schiavitù verso la terra promessa. Ora Gesù dice agli Apostoli: "Dategli voi stessi da mangiare" (Lc 9,13), e poiché essi non riescono a trovare alcuna soluzione, Cristo moltiplica i pani: benedice quel poco che hanno, lo spezza e lo dà ai discepoli; e questi, a loro volta, al popolo. "Tutti mangiarono e furono saziati".


2. La moltiplicazione dei pani nel deserto è un annunzio, così come lo fu la manna Le folle seguono Gesù, quando sperimentano il suo potere sul cibo e sulla fame umana. Sono pronte perfino a proclamarlo re. Il Salmo di Davide non parla forse del dominio del Messia e del giorno del suo trionfo? "A te il principato - esso dice - nel giorno della tua potenza" (cfr. Ps 109/110,3). Contemporaneamente, il medesimo Salmo chiama Sacerdote il Messia regale: Egli è Sacerdote per sempre al modo di Melchisedek (cfr. ibid., Ps 110,4). Melchisedek fu re e al tempo stesso Sacerdote del Dio Altissimo. A differenza dei Sacerdoti dell'Antica Alleanza, egli offerse a Dio non il sangue di animali immolati, ma pane e vino.


3. La moltiplicazione dei pani nel deserto è, per questo, un messaggio profetico: Cristo sa che Egli stesso realizzerà un giorno la profezia contenuta nel sacrificio di Melchisedek. Quale Sacerdote della Nuova Alleanza - dell'Eterna Alleanza - Gesù entrerà nel santuario eterno, dopo aver compiuto l'opera della Redenzione del mondo grazie al proprio sangue. Agli Apostoli nel cenacolo darà in sostanza, ancora una volta, lo stesso comando: "Dategli voi stessi da mangiare! - Fate questo in memoria di me!". Esistono diverse categorie di fame, che tormentano la grande famiglia umana. C'è stata la fame che ha trasformato in cimiteri intere città e paesi. C'è stata la fame dei campi di sterminio, prodotti dai sistemi totalitari. In diverse parti del globo c'è ancor oggi la fame del terzo e del "quarto" mondo: là muoiono di fame gli uomini, le madri e i bambini, gli adulti e gli anziani. E' terribile la fame dell'organismo umano - la fame che stermina. Ma esiste anche la fame dell'anima, dello spirito. L'anima umana non muore sui sentieri della storia presente. La morte dell'anima umana ha un altro carattere: essa assume la dimensione dell'eternità. E' la "seconda morte" (Ap 20,14).

Moltiplicando i pani per gli affamati, Cristo ha posto il segno profetico dell'esistenza di un altro Pane: "Io sono il pane vivo, disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno" (Jn 6,51).


4. Ecco il grande mistero della fede. Le stesse persone per le quali il Cristo ha moltiplicato i pani, quelle che "mangiarono e si saziarono" (Lc 9,17), non sono state, pero, in grado di credere alle sue parole, quando egli ha parlato del cibo che è la sua Carne, e della bevanda che è il suo Sangue. Per questo, le medesime persone hanno chiesto in seguito la sua morte sulla Croce. così è avvenuto. E quando tutto si è compiuto, si è svelato proprio allora il mistero dell'ultima Cena: "Questo è il mio corpo, che è per voi... Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue" (1Co 11,24-25). Dal cenacolo è uscito il Sacerdote "al modo di Melchisedek". Egli cammina ora con il suo popolo attraverso la storia.


5. Tale è il contenuto che la Solennità del Corpus Domini intende esprimere, e che noi vogliamo proclamare con questa processione eucaristica per le vie di Roma, dalla Basilica del Santissimo Salvatore in Laterano alla Basilica Mariana sull'Esquilino. "Ave verum Corpus natum de Maria Virgine". La via che percorriamo diventi un'immagine concreta delle tante altre vie della Chiesa nel mondo di oggi.

Il Vescovo di Roma, servo di tutti i servi dell'Eucaristia, segue con il pensiero e con il cuore tutti coloro che oggi danno testimonianza a questo Mistero, dal nord al sud, dal sorgere del sole al suo tramonto. Dappertutto dove si trova il Popolo di Dio della Nuova Alleanza, si trova anche Lui, "il pane vivo, disceso dal cielo".

Dappertutto. "Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno".

Data: 1992-06-18 Data estesa: Giovedi 18 Giugno 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Il saluto durante la cerimonia di congedo al termine del pellegrinaggio apostolico - Luanda (Angola)