GPII 1992 Insegnamenti - Lettera del Papa all'Arcivescovo di Genova, Monsignor Giovanni Canestri - Città del Vaticano (Roma)

Lettera del Papa all'Arcivescovo di Genova, Monsignor Giovanni Canestri - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Non si deve ridurre il Cristianesimo ad una sapienza meramente umana

Al venerato fratello Cardinale Giovanni Canestri, Arcivescovo di Genova


1. Nel contesto del V centenario dell'Evangelizzazione dell'America, si tiene in codesta Città di Genova la "Esposizione Internazionale specializzata Colombo '92: la nave e il mare", a commemorazione di quel grande navigatore che compi l'epica traversata dell'Atlantico ed apri nuovi orizzonti all'annuncio della salvezza. Mi fa piacere apprendere che tale evento è stato posto sotto il patrocinio di San Giovanni Battista, Precursore del Signore e Patrono di Genova, con le cui reliquie sarà impartita la tradizionale benedizione del mare. Atteso il vitale rapporto che lega la storia religiosa e civile della Città con il mare, la Santa Sede ha voluto partecipare all'iniziativa con un padiglione, intitolato "Il mare, via del Vangelo", auspicando che le celebrazioni del centenario siano effettivamente occasione propizia per una approfondita riflessione su quell'impresa singolare, vista nella prospettiva del suo tempo e secondo una ben informata coscienza ecclesiale.


2. "Cinque secoli fa - dicevo in altra circostanza - un figlio della vostra terra parti alla ricerca di altre vie di comunicazione attraverso l'occidente e fu proprio grazie al suo ingegno, alla sua costanza e alla sua fede che le popolazioni del nuovo mondo poterono aprirsi all'annunzio del Vangelo" (Visita a Genova, 14 ottobre 1990). Sulla personalità di Cristoforo Colombo e sullo spirito che animo i suoi viaggi gli storici hanno già espresso i loro pareri, mettendo in rilievo sia gli aspetti positivi che quelli negativi. Occorre, ad ogni modo, riconoscere a quel grande uomo di mare una convinta fede cristiana, che sostenne la sua impresa e gli suggeri di dedicare al Salvatore la terra, su cui mise per la prima volta il piede. Fu appunto la decisione di piantare su quella terra e sulle altre, che avrebbe scoperto in seguito, la Croce di Cristo, che diede l'avvio all'opera di evangelizzazione nel Continente americano. Tale opera fu svolta con generoso impegno dai missionari, ai quali spetta il merito di aver anche saputo raccogliere con amore le testimonianze culturali più antiche degli indigeni, mitigare gli eccessi dei conquistatori, proporre mezzi legali contro gli abusi, esigere l'applicazione delle leggi e lottare perché diventasse effettivo il rispetto delle popolazioni locali. Gli evangelizzatori della prima ora, come quelli che continuarono a solcare il mare nei secoli seguenti, non andarono in cerca di onori, di guadagni o di potere; essendo essi in gran parte membri di Ordini religiosi, vedevano quella nuova esperienza come un campo vastissimo di annuncio del Cristo redentore. Lo stretto legame che vige tra il mare e la proclamazione del Vangelo ha lasciato tracce visibili anche a Genova, grande Città marinara. Da essa non è partito solo Cristoforo Colombo: innumerevoli Religiosi e Religiose hanno oltrepassato l'oceano, per portare nel Nuovo Mondo gli ideali del Vangelo e della solidarietà cristiana. Durante i due viaggi apostolici che ho compiuto nella vostra Città, ho avuto modo di costatare la fede e l'impegno operoso della gente della Liguria: anche nella vostra terra fede e progresso hanno camminato insieme, l'evangelizzazione si è sempre congiunta con la promozione umana, l'ambito religioso non è mai stato disgiunto dall'impegno civile, perché il popolo genovese, ricco di iniziative, ha trovato nei valori cristiani la sua profonda ispirazione.


3. "Il mare via del Vangelo"! Ripercorrendo idealmente la rotta tracciata da Cristoforo Colombo, anche la Chiesa genovese farà oggi un grande passo avanti; vorrà cioè entrare in una nuova tappa storica del suo impegno evangelico e del suo dinamismo missionario. La missione, che avete aperto nella periferia più povera di Santo Domingo, è segno di fede e testimonia l'amore a Cristo e ai fratelli.

Esprimo il mio plauso per codesta vostra iniziativa: siate sempre consapevoli che il primo dono da offrire ai fratelli è Cristo, luce dei popoli. Ma sarete testimoni credibili dell'amore di Cristo, se non vi lascerete sedurre dalla tentazione di ridurre il cristianesimo ad una sapienza meramente umana, ad una salvezza puramente secolare. Tutta la Chiesa genovese deve sentirsi partecipe di tale impegno missionario: i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i Laici, le Istituzioni civili e le Associazioni ecclesiali. Tutti riconoscano in questa esperienza di cooperazione tra le Chiese il valore della cattolicità del Cristianesimo. In tutto ciò vi sia di sostegno la Vergine SS.ma della Guardia, che dal suo Santuario veglia sulla Città e sulla Diocesi di Genova.

Rivolgete a Lei l'invocazione che era solito ripetere Cristoforo Colombo: "Jesus cum Maria sit nobis in via". Con questi voti imparto a Lei, Signor Cardinale, e all'intera Comunità diocesana la mia Benedizione Apostolica, in pegno di eletti favori celesti.

Data: 1992-06-24 Data estesa: Mercoledi 24 Giugno 1992

Udienza ai componenti della Riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese Orientali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Sede di Pietro è pronta a raccogliere il grido di ogni chiesa e di ogni uomo che soffre

Signor Cardinale, Venerati Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Cari membri ed amici della "Riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese Orientali" (R.O.A.C.O.)!


1. Mi è gradito rivolgervi un caloroso benvenuto, in occasione del vostro incontro per coordinare gli aiuti ai cristiani d'Oriente. Saluto con affetto il Signor Cardinale Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e lo ringrazio per le parole di saluto che mi ha rivolto a nome di voi tutti. Saluto pure il Segretario della Congregazione, Monsignor Miroslav Marusyn, il Delegato Apostolico in Gerusalemme e Palestina, i Presuli che partecipano all'Assemblea, i Collaboratori della Congregazione e tutti voi qui presenti. Le vostre riunioni semestrali, che hanno avuto inizio nel 1968, si vanno sempre più strutturando, crescendo nel coordinamento e quindi nell'efficacia operativa. So che, in questi tempi, particolare attenzione avete dedicato al metodo più opportuno per svolgere la vostra opera. Voi siete un prezioso aiuto per il Papa, al quale consentite di esercitare in modo più efficace il ministero di presiedere "alla carità universale". Questa celebre espressione di Sant'Ignazio di Antiochia ci ricorda che il cuore della Chiesa è l'amore, e che il Successore di Pietro è il custode della carità, colui che ad essa crea i ponti, perché le Chiese non si chiudano in se stesse, ma si aprano alla comunione, concretamente manifestata nella solidarietà, che anche voi, da tanti anni e instancabilmente, promuovete.

Ringrazio, pertanto, tutti voi, e ciascuno in particolare, per questo prezioso servizio, che già tante sofferenze ha lenito e molte si propone ancora di alleviare, prevenendone e rimuovendone, quando possibile, le cause, sollecitando e sostenendo l'iniziativa di coloro che sono nel bisogno, curando le piaghe della povertà e dell'emarginazione, favorendo una ripresa coraggiosa dove flagelli naturali o il peccato dell'uomo hanno seminato le tenebre della sofferenza e dell'oppressione.


2. La Sede di Pietro è la voce che raccoglie il grido di ogni Chiesa, il grido di ogni uomo che soffre. Lo raccoglie e lo fa giungere all'orecchio di altre Comunità ecclesiali e di altri uomini, perché la legge dell'amore mostri al mondo concretamente il volto di Cristo, morto per garantire alla vita una vittoria definitiva sulla morte. Il vostro cuore aperto alle necessità dei fratelli d'Oriente è un segno di tale universale sollecitudine che è elemento costitutivo del cristiano. In un'epoca in cui sembrano trionfare i particolarismi, la Chiesa risplende proprio per questa universalità, per questa coscienza fattiva che laddove un uomo soffre, li occorre recare la Buona Novella con la parola della fede e con la mano tesa nel gesto della solidarietà. La Sede di Roma, costruita sulla roccia di Pietro e chiamata ad essere promotrice infaticabile di questa universalità, vi esprime la sua gratitudine, sicura e lieta di far giungere a tutti voi anche la riconoscenza dei popoli, delle comunità e dei singoli che voi non cessate di beneficare.


3. La vostra preoccupazione, già in se stessa così aperta all'universalità, si rivolge in particolar modo a Paesi, dove le lotte, la guerra o l'instabilità sociale sembrano farsi croniche, o dove la fatica di ricominciare a vivere la speranza a volte sembra far emergere esigenze ed aspirazioni contraddittorie, e dove può essere in agguato la tentazione di credere che lo sviluppo di una comunità vada necessariamente a scapito del progresso di un'altra. Oggi più che mai i credenti in Cristo, coloro che sono stati battezzati nella sua morte e risurrezione e si nutrono del Pane della Vita, devono presentarsi uniti e concordi. Il servizio della carità, una carità aperta a tutti senza discriminazioni, è un grande servizio all'incontro delle Chiese. Già il Concilio ci ricorda che "la cooperazione di tutti i cristiani esprime vivamente quella unione, che già vige tra di loro, e pone in una luce più piena il volto di Cristo servo" (UR 12). Svolgete, carissimi, questa "diaconia" lavorando con i fratelli di altre Chiese a servizio dell'uomo. La mutua conoscenza maturata nella comune sollecitudine per il bene di tutti costituisce un veicolo privilegiato per l'unità, perché non richiude le Chiese su se stesse, ma le apre al comune servizio al mondo, "perché il mondo creda" (Jn 17,21), e in questo modo contribuisce a relativizzare ciò che altrimenti sembrerebbe insormontabile. Maria, la Donna santa che con il suo fiat contribui a dare un corpo al Dio-Carità, interceda per voi e per i vostri cari.

Di cuore imparto a Voi ed alle Opere che rappresentate la Benedizione Apostolica.

Data: 1992-06-25 Data estesa: Giovedi 25 Giugno 1992

Approvazione ufficiale del nuovo Catechismo durante l'udienza al Cardinale Ratzinger - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Prezioso strumento per la missione della Chiesa

Signori Cardinali, Venerati fratelli nell'Episcopato!


1. E' per me motivo di intensa gioia poter esprimere in questa cerimonia, semplice ma di notevole rilevanza per tutta la Chiesa, la mia approvazione al testo di Catechismo della Chiesa Cattolica. Mi congratulo vivamente col Signor Card. Joseph Ratzinger, Presidente della Commissione del suddetto Catechismo e con gli altri Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, Membri della medesima Commissione e del Comitato di redazione, per aver portato a compimento questa non facile impresa in un tempo relativamente breve. Tutti ben ricordiamo la proposta fatta dal Sinodo Straordinario dei Vescovi, al termine dei suoi lavori nel 1985, di preparare "un catechismo e compendio di tutta la dottrina cattolica, per quanto riguarda sia la fede che la morale, perché sia quasi un punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nelle diverse regioni" (Relatio finalis, II, B, 4).

Accogliendo ben volentieri la proposta, il 10 luglio 1986 costituii questa vostra Commissione, rappresentativa di Pastori di vari continenti e responsabili dei competenti Dicasteri della Curia Romana, allo scopo di elaborare un progetto di tale Catechismo. Durante questi anni ho seguito con viva attenzione il vostro lavoro, intervenendo alle vostre riunioni collegiali e soprattutto accompagnando le varie fasi di elaborazione dei successivi progetti, che venivano sottoposti al mio giudizio, con osservazioni, proposte, consigli, che Voi avete sempre accolto con grande disponibilità ed attuato con premurosa fedeltà. Debbo altresi rilevare che l'attuale testo è frutto di una collaborazione ecclesiale veramente eccezionale: esso infatti, oltre ad essere il risultato del prezioso contributo dei numerosissimi esperti interpellati, ha potuto avvalersi anche e soprattutto del notevole apporto, scaturito dalla consultazione di tutto l'Episcopato cattolico nel 1989-'90.


2. Al termine pertanto di così complesso lavoro, sono ben lieto di manifestare ufficialmente, in questa circostanza così prossima alla Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, la mia approvazione al Catechismo della Chiesa Cattolica.

Nel fare questo, non posso non ringraziare di cuore anzitutto il Signore, che ha mirabilmente guidato tale intenso e impegnativo lavoro, e poi ciascuno di Voi, che con encomiabile solerzia non avete risparmiato energie per condurre a termine l'impegnativo compito nei tempi stabiliti. La mia riconoscenza si estende inoltre a tutti coloro che in un qualunque modo hanno contribuito a portare a felice conclusione l'importante e attesa opera.

L'attuale testo, la cui redazione risulta accurata, chiara e sintetica, si colloca mirabilmente nel solco della Tradizione della Chiesa: di essa esprime ed attualizza catechisticamente la perenne vitalità e la sovrabbondante ricchezza. Il contenuto, ben articolato e rispondente alle indicazioni dei Padri Sinodali, rispecchia fedelmente l'insegnamento del Concilio Vaticano II, e si rivolge all'uomo di oggi presentandogli il messaggio cristiano nella sua integrità e completezza. Grazie alle sue caratteristiche e qualità, potrà costituire un sicuro "punto di riferimento" nell'elaborazione dei catechismi nazionali e diocesani, la cui mediazione è da ritenersi indispensabile.


3. Nel dare la mia approvazione al testo, desidero ora affidarlo nuovamente a Voi, perché possiate predisporre quanto è necessario per la sua traduzione e stampa nelle principali lingue moderne. Adempiuti tali ulteriori e indispensabili passi, saro ben lieto di presiedere con un atto solenne, la cerimonia della pubblicazione del nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, in un tempo che mi auguro non troppo lontano. Grazie anche all'intercessione di Maria Santissima, "catechismo vivente, madre e modello dei catechisti" (Catechesi Tradendae, CTR 73), possa questo Catechismo della Chiesa Cattolica costituire un ulteriore e prezioso strumento per la rinnovata missione apostolica ed evangelizzatrice della Chiesa universale, alle soglie del terzo Millennio cristiano.

Con questi voti a tutti imparto una speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1992-06-25 Data estesa: Giovedi 25 Giugno 1992

Udienza al Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' necessario promuovere il giusto ruolo della donna in ogni ambiente della società

Cari amici,


1. E' con grande piacere che saluto voi, partecipanti al Colloquio "Women in Society according to Islam and Christianity", organizzato congiuntamente dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso e dalla Reale Accademia per la Ricerca sulla Civiltà Islamica (Fondazione Al Abait) di Amman, in Giordania. Terzo nella vostra serie di Colloqui su temi di interesse comune a Cristiani e Musulmani, questo seminario tratta un argomento di grande interesse e attualità, di fondamentale importanza nella costruzione di più equi rapporti tra gli individui e tra i popoli del mondo.

I credenti devono sentire l'urgenza della chiamata a difendere la dignità di tutte le persone, create da Dio uomini e donne. La differenza tra la donna e l'uomo non deve mai diventare strumento di oppressione o di discriminazione verso l'una, né di rivendicazione di una posizione di superiorità dell'altro. Eppure, purtroppo, ci rendiamo conto che, in pratica, le donne vivono dappertutto esperienze di discriminazione.

Per i credenti ci sono invece molte possibilità di lavorare insieme per difendere e per promuovere il particolare spazio di dignità voluto da Dio per la donna nella società.


2. Come Cristiani il nostro approccio a tale questione si basa sull'insegnamento della Bibbia - i ruoli sociali attivamente svolti dalle eminenti figure femminili dell'Antico Testamento: Deborah, Naomi, Giuditta, Ester, e da quelle fedeli del Vangelo che hanno accompagnato Gesù, che "hanno ascoltato la parola e la hanno tenuta in serbo" e che con Maria Maddalena sono state le prime a annunciare la Resurrezione (cfr. MD 16). La nostra interpretazione cristiana del ruolo della donna è innanzitutto basata sull'atteggiamento di rispetto e di considerazione che Gesù ha sempre mostrato nei confronti delle donne, e sulla nostra meditazione sulla elevata figura di Maria, che per i cristiani è il modello di verginità e di maternità di fede e di attivo impegno sociale.

Ricordiamo le parole di Maria nell'inno detto il "Magnificat": "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, e Santo è il Suo nome!... ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi" (Lc 1,46-53).

Allo stesso modo voi partecipanti musulmani al Colloquio spiegate ai vostri colleghi cristiani che il Corano e le vostre tradizioni vi insegnano sul ruolo delle donne nella vostra società. In questo modo il vostro Colloquio offre un eccellente esempio del dialogo inter-Religioso e della cooperazione necessaria a promuovere la giustizia, l'armonia e la pace.


3. Vi incoraggio quindi nelle vostre riflessioni, così come sostengo e incoraggio tutti i seri tentativi dei cristiani e dei musulmani di studiare insieme le importanti questioni del nostro tempo.

Quali credenti in Dio che cercano di rimettere le proprie vite alla sua volontà, dobbiamo portare un contributo essenziale al nostro mondo. Possiamo fare questo in modo efficace quando ci teniamo informati grazie a un attento esame delle questioni e quando vi riflettiamo alla luce delle nostre rispettive religioni.

I problemi e le sfide che si pongono alle donne nelle società moderne si presentano come una delle questioni che più urgentemente hanno bisogno di essere raccomandate in tali sforzi congiunti.

Spero che le vostre discussioni risveglino un grande interesse nel promuovere il rispetto per il giusto ruolo e la giusta libertà delle donne.

Dio benedica il vostro lavoro in questo Colloquio!

Data: 1992-06-26 Data estesa: Venerdi 26 Giugno 1992

Udienza all'Associazione giornalisti cattolici del Belgio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'esercizio del Ministero Petrino ha bisogno anche della dedizione e della concreta generosità dei fedeli

Signor Presidente, Signore e Signori, Fedeli a una tradizione belga stabilitasi ormai da tempo, siete venuti fino a qui per consegnare al Vescovo di Roma il contributo offerto dai vostri lettori agli oneri imposti dal servizio di tutta la Chiesa. E' con gratitudine che accolgo voi, rappresentanti dell'Associazione dei Giornalisti Cattolici del Belgio, dicendovi quanto apprezzo la generosità dei numerosi fedeli del vostro Paese e il gesto che oggi rinnovate.

Le azioni di generosità che avete suscitato traducono il legame dei cattolici della vostra patria con colui che ha ricevuto l'incarico di assicurare la comunione in tutto il mondo cattolico. Certamente siete stati capaci di mostrare loro che l'esercizio del ministero di Pietro richiede la collaborazione di molti: quella di persone che a Roma assicurino la continuità del servizio dei diversi organismi della Curia, quella dei Cardinali e dei Vescovi, membri delle Congregazioni e dei Consigli provenienti dai cinque continenti, quella dei numerosi esperti, quella dei Rappresentanti pontifici presso le Chiese locali e le Nazioni. Questa pluralità di persone e di funzioni permette al Vescovo di Roma di mantenere un legame vivo con le comunità sparse nel mondo, di mettersi all'ascolto delle loro esperienze, di conoscere la loro vitalità, di incoraggiare la loro partecipazione alla missione affidata da Cristo ai suoi discepoli nel mondo intero, di stimolare l'aiuto reciproco tra di loro. E' chiaro che senza la devozione e i contributi materiali di tante persone, sarebbe molto difficile portare avanti tali attività.

Ringrazio il vostro Presidente per il modo in cui ha menzionato il recente documento di riflessione e di orientamento del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. Ancora una volta voglio manifestare qui la mia stima per il lavoro di informazione sulla vita della Chiesa svolto dai giornalisti, così come per il punto di vista cristiano che propongono ai loro lettori sugli avvenimenti e sui fatti della società. Poiché troppo spesso constatiamo che mancano riferimenti solidi e una presentazione obiettiva e accessibile dei principi che la Chiesa difende in fedeltà al messaggio evangelico che le è stato affidato. Ciò implica che gli operatori cristiani della comunicazione prendano le distanze dal flusso quotidiano di notizie e sappiano interpretarle fondatamente per permettere ai destinatari delle informazioni di formarsi un giudizio obiettivo e di accostarsi meglio alla verità dell'uomo.

Data: 1992-06-26 Data estesa: Venerdi 26 Giugno 1992

Visita "ad limina" dei Vescovi della Repubblica Ceca e Slovacca - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Avete pagato un prezzo pesante per la vostra fedeltà. Ora vi attende il compito della nuova evangelizzazione"

Signor Cardinale, Cari fratelli, Arcivescovi e Vescovi delle tre Province Ecclesiastiche di Boemia, Moravia e Slovacchia!


1. Siate i benvenuti, in questa Udienza che non esito a chiamare storica perché, per la prima volta dopo 40 anni, il Successore di Pietro ha finalmente la gioia e la grazia di ricevere tutto l'episcopato delle tredici diocesi in cui è organizzata la vita cattolica nella cara Repubblica Federativa Ceca e Slovacca.

Dio buono e misericordioso, "il padre della luce, dal quale procede ogni buon regalo e ogni dono perfetto" (cfr. Jc 1,16-17), ci concede oggi di vivere nuovamente in pienezza, dopo le devastazioni di ben quattro decenni, questo momento esaltante della collegialità e quell'unione fraterna. Il ricordo di precedenti Visite "ad limina" s'accompagna in me alla memoria di situazioni penose. Dieci anni fa, erano qui presenti solo cinque Vescovi della Cecoslovacchia (cfr. Insegnamenti, V,1,1982, pp. 806-818); e, nel 1987, il Cardinale Tomasek, aveva l'enorme peso di rappresentare tutto il Paese nella Visita "ad limina", che stava compiendo tutto solo (cfr. Ibid., X,3,1987, pp. 751-754). Si, quell'uomo di Dio significava davanti a me la fede e l'eroismo di una Chiesa decimata, ma viva.

A lui, oggi, va il mio pensiero riverente e riconoscente.


2. Negli anni in cui si sono svolte le ricordate Visite "ad limina", molti di voi, venerati e cari fratelli erano privi della libertà, o costretti dalle autorità statali a lavori che impedivano loro di esercitare il sacro ministero, o confinati in piccole parrocchie spopolate dove la loro azione risultava estremamente circoscritta. Avete pagato un prezzo pesante per la vostra fedeltà a Cristo e per quell'amore a Pietro, che oggi vi fa trovare qui uniti, dopo la preghiera sulla sua Tomba, con il suo Successore. Voi, cari fratelli, insieme con i vostri amatissimi sacerdoti, e con tutta la schiera coraggiosa e silente delle comunità cristiane, "siete venuti dalla grande tribolazione" (Ap 7,14). Si cercava di soffocare la Chiesa con uno sforzo accanito, meticoloso, poliziesco, sottoponendola a pressioni inaudite. Ma dopo quattro decenni di vessazioni e di sofferenza, la mano provvidente e paterna di Dio ha guidato i vostri popoli alla libertà, in una rivoluzione, che, se è stata chiamata "dolce" per la sua incruenta e pacifica affermazione, non meno fortemente ha fatto vedere al mondo la fermezza, la risolutezza, il coraggio di chi aveva saputo resistere. E, accanto a tutte le forze sane, sociali, politiche, culturali, la Chiesa ha potuto rivendicare il suo posto di primo piano. Tutte le diocesi hanno riavuto i loro Vescovi; le strutture ecclesiali sono state rimesse gradualmente in piedi, e si sta lavorando alacremente, per adeguare la condizione delle diocesi alle direttive del Vaticano II.


3. Ho seguito con profonda attenzione le relazioni, che avete steso in preparazione di questa Visita "ad limina", compiaciuto delle luci che avete sottolineato con grande senso di realismo e di ansia pastorale: la presenza di un clero ben formato, fedele al proprio ministero come espressione della propria fedeltà alla Chiesa e alla Cattedra di Pietro; sacerdoti che non hanno defezionato, anche nei momenti più drammatici, patendo la prigionia, il lavoro forzato, la sospensione delle facoltà ecclesiastiche, la solitudine del confino.

La recuperata libertà ha messo nuovamente in luce il numero e la qualità dei Religiosi e delle Religiose, che poco per volta, ma non ancora totalmente, hanno potuto ritornare nei loro conventi per riprendere le opere proprie del carisma delle rispettive Congregazioni, ma continuando, per quanto riguarda i singoli, a collaborare nella vita pastorale della Diocesi. Ho rilevato con piacere che vi sono vocazioni numerose e promettenti; i vostri seminari e i noviziati sono pieni di giovani; si vanno inoltre moltiplicando i Diaconi permanenti. Le vocazioni sono il segno sicuro della sanità delle famiglie cristiane: e sono da ammirare quelle vostre popolazioni tanto in Boemia-Moravia quanto in Slovacchia, che rimangono fedeli alla Santa Messa domenicale, alla confessione anche frequente, alle forme tradizionali della pietà popolare, tra cui i pellegrinaggi nei vostri tanto numerosi santuari mariani, centri di rigenerazione spirituale. Il laicato sta prendendo sempre più coscientemente il proprio posto nella Chiesa, dopo essere stato forzatamente tenuto lontano: lo comprovano il numero crescente dei catechisti, che frequentano i corsi presso le diverse Facoltà Teologiche e le varie iniziative in campo assistenziale e caritativo, tanto opportune nelle odierne acuite necessità sociali. In generale, poi, si nota un risveglio di interesse, anzi una vera e propria sete di conoscere più a fondo le verità della fede cristiana, come dimostrano i numerosissimi battesimi, che sono impartiti a giovani e adulti che, dopo un periodo di seria ricerca e di studio, si sono accostati alla Chiesa. Sono luci meravigliose, per cui dobbiamo ringraziare in ginocchio il Signore. Ma, accanto ad esse, non mancano le ombre. I pur ottimi sacerdoti hanno un'età media che sta crescendo sempre più, sicché le forze attive decadono; il numero di sacerdoti è sempre piuttosto impari alle reali necessità della cura d'anime, né le pur promettenti vocazioni permettono di avere subito i rinforzi necessari. E se i valori cristiani distinguono tante famiglie, non meno allarmanti sono i segni di una disgregazione in atto. Mi riferisco alle vere e proprie "piaghe", che indistintamente tutti Voi avete segnalato nelle vostre rispettive diocesi: l'alto numero di divorzi; l'elevato numero di aborti; la diffusione delle pratiche anticoncezionali.


4. La Chiesa nelle vostre care Nazioni ha perciò davanti a sé un compito pressante, che solo con l'aiuto del Signore Gesù può essere adempiuto adeguatamente. E tale compito ha una sola parola d'ordine: la nuova Evangelizzazione. E' la consegna che il Sinodo dei Vescovi europei, nello scorso ottobre, ha lasciato a tutti voi (cfr. Dichiarazione Finale, 2,3). Tutta la pastorale d'insieme, che dovrete affrontare nel prossimo quinquennio, e in prospettiva del terzo Millennio che si avvicina, dev'essere pertanto inquadrata in questo comune sforzo di un nuovo, aggiornato, continuo, lieto annuncio del Vangelo. I vostri primi collaboratori in quest'opera immensa sono i sacerdoti. Le vicende dolorose del passato quarantennio sono state una straordinaria occasione di santificazione e di eroismo. Ma hanno portato anche con sé dolorose conseguenze, che si ripercuotono oggi: è mancata la possibilità del necessario aggiornamento nelle scienze teologiche e pastorali, come nei documenti conciliari; è subentrato un certo individualismo. Rimediare a questi inconvenienti dev'essere ora un vostro impegno prioritario: le riunioni periodiche delle "Giornate del clero", i ritiri mensili, e soprattutto gli Esercizi spirituali.


5. Nel corso della mia Visita apostolica nell'aprile 1990 auspicavo che le dolorose divisioni, createsi nelle file del clero a opera dell'organizzazione simpatizzante col regime, potessero essere finalmente superate. Avete celebrato nel settembre del 1990 una grande Eucaristia di riconciliazione, in una giornata interdiocesana indetta a questo scopo nel santuario di Velehrad, né sono mancate nelle diocesi varie iniziative. Auspico vivamente che il processo di pacificazione si realizzi pienamente. così ho la viva speranza che gli ecclesiastici, ordinati clandestinamente, i cui casi sono stati studiati uno per uno, e con accurata attenzione dal competente Dicastero, accettino le soluzioni proposte e si mettano a disposizione dei legittimi Pastori, che siete Voi Vescovi, per il bene della Chiesa. Li invito con affetto grande, fraterno, commosso, per la testimonianza che hanno dato. La "molta messe" li attende!


6. La vita parrocchiale è poi il centro, diciamo naturale, del lieto annuncio per il rinnovamento delle coscienze e la formazione di una vera società cristiana convinta. Occorrerà perciò dotare le parrocchie delle necessarie strutture, specie con l'istituzione dei Consigli pastorali, per il coinvolgimento di tutte le componenti della vita parrocchiale. I sacerdoti, da voi guidati, devono alimentare la consapevolezza che la parrocchia è una Chiesa in miniatura, ove, attorno all'altare dell'Eucaristia la comunità cristiana si sente "un cuor solo e un'anima sola" (Ac 4,32) e attinge la forza necessaria per vivere coerentemente il Vangelo.

Lo sforzo della Catechesi, oggi più che mai necessario, deve cercare di raggiungere tutti i ceti della società civile: dai genitori che si preparano al battesimo dei propri figli, ai ragazzi e ai giovani, agli studenti, ai catecumeni, agli uomini del lavoro, della cultura e della politica. La forma spesso composita di molte delle vostre diocesi, ove convivono gruppi non trascurabili di minoranze sociali ed etniche, richiede uno sforzo continuo perché ciascuno di tali strati riceva la cura spirituale, di cui ha bisogno e che la Chiesa deve fornire a tutti, senza differenza. così pure è da tenere presente anche il crescente fenomeno delle sette che presso di voi si stanno diffondendo, affinché i credenti abbiano in sé vive e solide le ragioni della propria fede, per poterla difendere e diffondere con la gioia contagiosa della convinzione. così è da perseguire ogni sforzo perché gli alunni delle scuole possano usufruire della possibilità, che è loro offerta dalla legge, di avere l'insegnamento della religione in ore adatte e propizie all'apprendimento, soprattutto curando la formazione di un numero adeguato di insegnanti e catechisti, provvisti dei necessari titoli di studio, che possano sopperire alle richieste delle Autorità scolastiche e degli stessi insegnanti.


7. Fra le varie sollecitudini indicate, vorrei ancora privilegiare alcune realtà, che devono attirare le vostre premure pastorali. Durante gli ultimi decenni, molte famiglie nel vostro Paese sono rimaste veri santuari di fede, di amore, di fedeltà a Cristo e alla Chiesa. I pericoli che ne minacciano l'integrità sono oggi forti.

Occorre che la nuova evangelizzazione tenga presente in modo prioritario le necessità spirituali della famiglia: la santità e l'indissolubilità del matrimonio devono essere proclamate con tutte le forze, come motivi del mutuo perfezionamento dei coniugi e della loro intima ricchezza umana, prima ancora che come condizione per la difesa dei valori sacrosanti della nazione. La vita nascente dev'essere protetta fin dal primo istante del concepimento: e occorre continuare nella educazione delle giovani generazioni, affinché scoprano il vero senso dell'amore e della paternità responsabile. Nei giovani è fondata la speranza dell'avvenire per la Chiesa e per la Società. Vi chiedo di intensificare la vostra attenzione per questa porzione eletta e promettente delle vostre diocesi. Guardando al futuro, si deve mettere in primo luogo la formazione delle nuove generazioni. Sono perciò urgenti e insostituibili le cure che dovete porre nell'annunzio della verità cristiana alla gioventù, specialmente mediante la catechesi aggiornata e modernamente persuasiva e attraente; l'insegnamento della religione nelle scuole; la pastorale sacramentaria condotta in profondità: specialmente nel campo dell'Eucaristia, della Penitenza, per il cammino di fede e di conversione; nell'animazione missionaria; nella proposta di una vita che si distingua dalla mediocrità e tenda verso le ardue altezze della coerenza col Vangelo, perché i giovani sono molto esigenti e non si accontentano della mediocrità. Particolari settori sono poi da considerare, perché l'evangelizzazione voluta dal Sinodo raggiunga tutte le sfere della gioventù: penso in special modo, agli universitari, ai giovani lavoratori, ai militari di leva e alle forze armate in genere. Ho rilevato che i rapporti ecumenici con i fratelli delle Chiese e denominazioni cristiane, si mantengono su livelli di mutua comprensione e di grande sincerità, nonostante alcuni problemi controversi. E auspico, in questo contesto, che si possa trovare una equa e ragionevole intesa fraterna, con sincerità di intenti e carità di colloqui, nei contatti tra la carissima Chiesa di rito Greco-Cattolico, che tanto ha sofferto in passato, e la Chiesa Ortodossa.

8. Signor Cardinale, venerati fratelli nell'episcopato! Ancora ringrazio Dio Trinità per il dono di questa Visita. Che altro posso dirvi, se non che vi porto tutti nel cuore? Il ricordo delle folle oranti e commosse, che mi hanno accolto a Praga, Velehrad e Bratislava è tuttora vivissimo in me, perché mi ha fatto comprendere più a fondo ciò che già conoscevo fin dagli anni del mio ministero episcopale a Cracovia: che l'eredità dei Santi Cirillo e Metodio continua a essere viva, corroborata dalla testimonianza degli altri venerati Santi e Beati - Gorazd, Ludmila, Vaclav, Vojtek, Radim, Prokop, Hrosnata, Aneska, Jan Nepomuckého, i martiri di Kosice, quelli francescani di Praga, su su fino a Sarkander, all'Arcivescovo Stojan, al Vescovo Gojdic, il Cardinale Beran e tutti i martiri della fede degli anni della persecuzione. Quell'eredità permane fra la vostra gente. Aiutatela a conservarla. A questo serviranno molto le importanti iniziative pastorali del Decennio di preparazione al martirio di S. Adalberto per le diocesi ceche, e del Decennio in preparazione al nuovo secolo, indetto dalle diocesi slovacche. Sono occasioni preziose per conservare e rinvigorire il patrimonio di fede, che ha fatto e fa grande le vostre Patrie.

Nel nome dolcissimo della Madre di Dio, che venerate in modo commovente nei vostri santuari, invoco sulle vostre amatissime diocesi la particolare protezione di Dio.

Nel nome tre volte santo di Dio Padre Figlio e Spirito Santo chiedo per voi la forza e la gioia di essere veri Pastori nella Chiesa di Dio, che è in Boemia, Moravia e Slovacchia.

E questa Chiesa benedico di tutto cuore.

Data: 1992-06-26 Data estesa: Venerdi 26 Giugno 1992




GPII 1992 Insegnamenti - Lettera del Papa all'Arcivescovo di Genova, Monsignor Giovanni Canestri - Città del Vaticano (Roma)