GPII 1993 Insegnamenti - Omelia nella Basilica Superiore - Assisi

Omelia nella Basilica Superiore - Assisi

Titolo: "Siamo venuti in pellegrinaggio ad Assisi ad invocare Dio: abbatti le barriere dell'odio... apri la strada alla pace"




1. "Domine, murum odii everte, nationes dividentem, et vias concordiae fac hominibus planas" "O Signore, abbatti le barriere dell'odio che dividono le nazioni, - apri la strada alla concordia e alla pace" (Martedi della III settimana dell'Avvento, Invocazioni delle Lodi). Carissimi fratelli e sorelle, il grido, che noi oggi innalziamo a Dio, proviene dalla liturgia dell'Avvento. La preghiera per la pace in Europa, e in particolare nei Balcani, s'innalza in questo periodo nelle lingue dei diversi popoli del Continente Europeo. Insieme con i Presidenti degli Episcopati di tutta l'Europa abbiamo implorato dal Signore la pace. Abbiamo chiesto di pregare per questo anche ai nostri fratelli cristiani, nonché ai figli d'Israele e ai musulmani. Ci troviamo qui in Assisi sulle orme di san Francesco, che amo in maniera eminente Cristo, gli uomini e tutto il creato. Insieme con lui riviviamo il mistero del Battesimo di Cristo nel Giordano, evento chiave nella missione messianica di Gesù di Nazareth.


2. "In quel tempo Gesù dalla Galilea ando al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni pero voleva impedirglielo, dicendo: 'Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?'. Ma Gesù gli disse: 'Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia'" (Mt 3,13-15). Il Battesimo di penitenza, conferito da Giovanni al Giordano, è un segno della giustizia che l'uomo aspetta da Dio, cercandolo con tutto il cuore. E' anche un segno della pace, desiderata da ogni spirito umano in tutti i popoli e le nazioni della terra. Ed ecco, troviamo Gesù di Nazareth nel corteo degli uomini che, animati da un tale desiderio, vengono per ricevere il Battesimo di penitenza, confessando i loro peccati. Gesù è senza peccato, ma nonostante ciò si inserisce tra i peccatori. Si tratta di un fatto molto eloquente. "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt 3,17). Appunto il Figlio - compiacenza infinita del Padre - si inserisce tra i peccatori ed insieme con loro riceve il Battesimo di penitenza. "Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori" (Mt 9,13). Alla fine, questo compito Lo condurrà alla Croce. E' quanto esprimeva lo stesso Giovanni sulle rive del Giordano, quando diceva: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Jn 1,29).


3. Siamo venuti qui, oggi, facendoci carico dei grandi peccati del nostro tempo, del nostro continente. La guerra in atto nei Balcani costituisce un particolare accumulo di peccati. Esseri umani usano strumenti di distruzione per uccidere e sterminare altri loro simili. Quali terribili esperienze di guerre - in particolare in Europa, ha conosciuto il XX secolo! E' stato un secolo segnato da odio e da profondo disprezzo nei confronti dell'umanità, odio e disprezzo che non rinunciavano a nessun mezzo e metodo per annientare e sterminare l'altro. Si è violato il precetto divino dell'amore molte volte e in vari modi, si da giungere perfino ad interrogarsi con paura se l'uomo europeo sarebbe stato capace di rialzarsi da quell'abisso in cui l'aveva spinto una folle bramosia di potere e di dominio - a spese degli altri: di altri uomini, di altre nazioni. Una così tragica esperienza sembra purtroppo essere rinata in qualche maniera in questi ultimi anni; essa continua a dilagare proprio nella penisola balcanica. Ecco la ragione per cui l'Europa tutta intera si raccoglie in preghiera; ecco perché siamo venuti in pellegrinaggio ad Assisi, ad invocare Dio per mezzo di Cristo: "Abbatti le barriere dell'odio... apri la strada alla concordia e alla pace".


4. Cristo prega insieme con noi. Egli si è inserito nel corteo dei peccatori non solo una volta, sulla riva del Giordano, ove ricevette da Giovanni il Battesimo della penitenza. In ogni secolo e in ogni generazione Egli torna a mescolarsi in tale corteo nei vari luoghi della terra. Cristo è infatti il Redentore del mondo, che Dio "tratto da peccato in nostro favore perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio" (2Co 5,21). Scaturisce di qui la nostra ferma convinzione, illuminata dalla fede, che nella tormentata terra degli uomini e delle nazioni dei popoli balcanici Cristo è presente tra tutti coloro che soffrono e subiscono un'assurda violazione dei diritti umani. Egli, il Cristo, è sempre testimone e difensore dei diritti dell'uomo: ho avuto fame, ho avuto sete, ero forestiero, nudo, sono stato torturato, straziato, violentato, oltraggiato nell'umana dignità... (Cfr. Mt 25,31-46). In lui i diritti della persona non sono parole soltanto, ma vita: vita che prevale sulla morte e mediante la Croce s'afferma nella vittoria della Risurrezione. Noi oggi preghiamo insieme con Lui e per mezzo di Lui, perché siamo fermamente convinti che Egli prega incessantemente con noi.


5. Egli è il compiacimento del Padre. Crediamo quindi che in Lui e per mezzo di Lui l'uomo - perfino quello più oltraggiato, ed anche il più colpevole - viene abbracciato dall'unico Amore, più forte di ogni odio, peccato e disumana malvagità. Lui..., Servo della nostra giustificazione, "non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino della fiamma smorta... non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra" (Is 42,3-4). Il Padre gli dice: "Ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni..." (Is 42,6). Ecco: i popoli, le nazioni di quella terra, coinvolta nell'orrendo conflitto in atto nei Balcani, costituiscono comunità unite fra loro da tanti legami, inscritti non soltanto nelle memorie del passato, ma anche nella comune speranza di un futuro migliore fondato sui valori della giustizia e della pace. Ciascuna di tali nazioni rappresenta un bene particolare, una conferma della multiforme ricchezza donata dal Creatore all'uomo e all'intera umanità. Inoltre ciascuna nazione ha diritto all'autodeterminazione come comunità. Si tratta di un diritto che si può realizzare sia mediante una propria sovranità politica, sia mediante una federazione o confederazione con altre nazioni. Poteva essere salvata l'una o l'altra modalità tra le nazioni della ex Jugoslavia? E' difficile escluderlo. Tuttavia, la guerra che si è scatenata sembra aver allontanato una simile possibilità. E la guerra è tuttora in corso. Umanamente parlando, può apparire difficile intravvederne la fine. E tuttavia: "Sanabiles fecit Deus nationes..." (Cfr. Sg 1,14, Vulg.).


6. Ci rivolgiamo, dunque, a Te, Cristo, Figlio del Dio vivo, Verbo che sei il compiacimento del Padre, e hai voluto compiere la missione di servo della nostra Redenzione. Tu sei giustificazione del peccatore, di tutti i peccatori e malfattori della storia umana. Tu sei l'alleanza degli uomini, la luce delle nazioni. Sii con noi. Intercedi per noi. Prega con noi peccatori, affinché non prevalgano le tenebre. Perdona le nostre colpe - terribili colpe di uomini dominati dall'odio - così come noi perdoniamo... Cercando di rompere la spirale del male... Distruggi Tu stesso l'odio che divide le nazioni. Là, dove adesso abbonda il peccato, fa' che sovrabbondino la giustizia e l'amore, cui è chiamato ogni uomo, ogni popolo e nazione in Te, Principe della Pace. In quest'ora difficile, ci rivolgiamo pure alla tua Madre Santissima, che è anche Madre di tutti i popoli, Madre in particolare dei popoli d'Europa, che nel corso dei secoli hanno elevato a Lei santuari famosi, meta anche oggi di moltitudini di pellegrini.

Penso in questo momento innanzitutto al tempio mariano più antico di Santa Maria Maggiore in Roma, alla "Parete Indistruttibile" in Ucraina e a quei luohi di devozione in Russia, dove l'immagine della Madre di Dio è venerata sotto il titolo di Madonna di Wladimir, di Kazan, di Smolensk. Il mio pensiero va inoltre ai santuari di Mariapocs in Ungheria, di Marija Bistrica in Croazia, di Studenica in Serbia, al santuario nazionale dell'"Addolorata" in Slovacchia, alla "Porta dell'Aurora" in Lituania, ai santuari di Aglona in Lettonia, di Marija Pomagaj in Slovenia, di Czestochowa in Polonia, di Montserrat in Spagna, di Lourdes in Francia, di Fatima in Portogallo... ed a tanti altri ancora. A Maria Santissima, Madre tua e Madre nostra, o Cristo, l'intera Europa affida questa sua preghiera per la pace, utilizzando nell'odierna celebrazione tutte le lingue parlate nel Continente.


7. Siano abbattute le barriere dell'odio! O Dio della Pace! Raddrizza le vie degli uomini, perché sappiano di nuovo vivere insieme come vicini, come fratelli e sorelle, "Figli del Padre nel Figlio Unigenito" (Cfr. Ep 1,4-5): in Cristo Gesù nostra autentica pace.

Data: 1993-01-10 Data estesa: Domenica 10 Gennaio 1993

Angelus Domini per la pace in Bosnia ed Erzegovina - Basilica Superiore (Assisi)

Titolo: Iddio conceda ai partecipanti ai negoziati di Ginevra sapienza e coraggio per raggiungere un'autentica pace

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Al termine di questo incontro di preghiera ad Assisi, iniziato con la Veglia di ieri e proseguito stamane con la celebrazione della Santa Messa, sento di dover condividere con voi, che vi avete così fervorosamente preso parte superando disagi e difficoltà, un sentimento profondo di gratitudine al Signore per la speciale grazia concessa a ciascuno. In effetti, l'appello da me rivolto, insieme con i Rappresentanti degli Episcopati di Europa, il primo dicembre scorso, ha avuto una risposta corale e generosa all'interno della Chiesa Cattolica, ed ha trovato eco anche nelle altre Chiese e Comunità ecclesiali cristiane, come pure presso rappresentanti dell'Ebraismo e dell'Islam. E' questo un chiaro segno che la coscienza degli uomini e delle donne sensibili ai valori religiosi e di quanti ricercano il bene dell'umanità diventa sempre più attenta ai problemi dell'uomo sofferente, vittima di conflitti di cui non capisce né le ragioni né gli scopi. In tutti si fa più acuto il senso dell'impegno per la fine di ogni guerra e per una pace fondata sulla giustizia e sulla mutua riconciliazione. Questa consapevolezza, che sgorga dalla profondità della nostra risposta a Dio, non è forse anch'essa dono del Signore? Si, essa è dono di Dio, come lo è la pace a cui aspiriamo e in nome della quale ci siamo nuovamente riuniti qui ad Assisi. Ci conceda Iddio la grazia di essere sempre più fedeli a questo servizio disinteressato ed urgente in favore della pace. Esso è proprio di ogni autentico atteggiamento religioso e costituisce un segno distintivo per i discepoli di Cristo, ai quali Egli, prima della Passione, ha voluto affidare la pace come sua propria eredità (Cfr. Jn 14,27).


2. Mi preme, inoltre, in questa cornice di spirituale fraternità, ringraziare ciascuno dei convenuti. I Signori Cardinali, i fratelli nell'Episcopato, i Sacerdoti, i Religiosi, le Religiose e, soprattutto, i giovani, così numerosi e visibilmente presi dalla preoccupazione per la pace ed impegnati nel ricercarla e nel costruirla effettivamente. Il mio ringraziamento si estende ai fratelli e sorelle delle altre Chiese e Comunità ecclesiali cristiane, che ci hanno accompagnato dall'inizio della Giornata; la loro presenza ad Assisi sottolinea in maniera visibile ancora una volta la dimensione ecumenica dell'impegno per la pace. Vada la mia gratitudine più sentita ai rappresentanti dell'Islam per la loro partecipazione alla Veglia di ieri sera. E saluto con affetto anche i nostri "fratelli maggiori", gli Ebrei, spiritualmente uniti a noi nell'invocare da Dio il prezioso dono della sua giustizia e della sua pace. L'evento di ieri ci ha concesso di rivivere l'indimenticabile Giornata di Preghiera, tenutasi nell'ottobre 1986 in questo stesso luogo, segnato dallo spirito di Francesco, pellegrino ed apostolo di pace. Il ritrovarci ci ha dato modo di apprezzare nuovamente i profondi legami che ci uniscono nel servizio alla causa dell'uomo e delle sue più legittime aspirazioni.


3. Questo incontro è stato dedicato particolarmente alla Preghiera per la Pace in Europa, tenendo presente soprattutto la grave situazione delle popolazioni nei Balcani. L'abbiamo vissuto insieme; a noi si sono associate le Chiese particolari dell'intero Continente europeo. E' stato nostro comune obiettivo manifestare e rendere fruttuosa la costante preoccupazione che ci anima per chi soffre a causa della cecità e durezza di cuore di altri uomini; per chi - bambino, uomo, donna, anziano, civile inerme, individuo e popolo - è costretto a pagare il triste prezzo della guerra, non voluta ma subita. Il nostro vuole essere un interesse fattivo, concretizzato in fervida ed incessante preghiera, a cui deve far seguito un'azione disinteressata di aiuto e sostegno umanitario. Il nostro vuole, inoltre, essere un impegno a promuovere la cultura della pace con gesti quotidiani di rispetto per gli altrui diritti e con una paziente opera di riconciliazione. Mentre vi parlo, si sta predisponendo a Ginevra la ripresa dei negoziati per la pace in Bosnia Erzegovina. Voglia Iddio concedere a tutti i partecipanti a quel decisivo incontro sapienza e coraggio, affinché raggiungano soluzioni accettabili per tutte le parti, in vista di una autentica e durevole pace.


4. Vorrei affidare tutto questo all'intercessione del Santo di Assisi, emblema egli stesso della pace. Vorrei, soprattutto, implorare sulle nostre aspirazioni e sui nostri progetti di pace la materna protezione di Maria Santissima. Ci ottenga la Vergine dal Figlio divino, fatto Uomo, la grazia di vedere spuntare finalmente in Europa e nel mondo la pace, una pace che non abbia mai fine. Della pace, traguardo universale a cui s'è rivolto l'intero nostro incontro di preghiera giunto ormai al suo termine, vogliono essere eloquente simbolo i ceri, che ho poc'anzi consegnato ai membri delle delegazioni provenienti dalle regioni devastate dalla guerra. Queste tenui fiamme di speranza rechino a quanti vivono tra i lutti e le rovine, causate dai persistenti conflitti, il conforto della luce e dell'amore di Dio, unica e vera sorgente di pace. Ci accompagni e tutti ci assista Maria, Regina della pace. A Lei ora insieme ci rivolgiamo.

Data: 1993-01-10 Data estesa: Domenica 10 Gennaio 1993

Al termine della preghiera mariana - Assisi

Titolo: I giovani, speranza di pace per la vecchia Europa

Desidero ora esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che, in vario modo, hanno collaborato alla preparazione ed allo svolgimento di quest'incontro di preghiera per la pace in Assisi, "Città della Pace". Ringrazio vivamente quanti hanno preso parte ai vari momenti di questa esperienza di fede e di spirituale solidarietà: in primo luogo, il Presidente della Repubblica Italiana, qui venuto insieme con i Presidenti del Senato e della Camera; le Autorità civili, militari e religiose e tutti coloro che hanno voluto unirsi a noi nel riflettere e nell'invocare da Dio il dono della pace. Sono, inoltre, riconoscente agli Amministratori regionali, provinciali e comunali, per l'accoglienza riservatami e per i servizi diligentemente approntati, affinché tutto potesse svolgersi nel migliore dei modi. Un grazie speciale e fraterno va ai carissimi Padri Francescani del Sacro Convento per la loro ospitalità. Se Assisi è considerata sempre più quale "Città della Pace", questo è dovuto anche al fatto che quanti qui giungono hanno l'opportunità di vivere una singolare e significativa esperienza di fraternità, tipica della spiritualità francescana. Ma alla fine non posso non ritornare a voi, ai giovani. Voi avete dato il calore e la luce a questa Veglia, avete portato la fiaccolata nei diversi posti sacri di questa città sacra di Assisi. Voi avete poi vegliato tutta la notte, e probabilmente adesso avete sonno... Per questo vi ringrazio e confermo la mia convinzione che con i giovani si ringiovanisce sempre. Con i giovani c'è sempre la speranza, e la speranza di una pace, anche in questa vecchia Europa. Che il Santo di Assisi, San Francesco, accompagni dappertutto voi e anche me. Grazie di cuore a tutti! Vi accompagni la mia Benedizione.

Data: 1993-01-10 Data estesa: Domenica 10 Gennaio 1993

Alle Clarisse e le Claustrali - Basilica di Santa Chiara (Assisi)

Titolo: Francesco e Chiara, due nomi, due vocazioni che evocano i valori evangelici della povertà,della pace e della preghiera

Carissime sorelle in Cristo,


1. E' con grande gioia che, venendo ad Assisi per pregare per la pace in Europa assieme ai fratelli nell'Episcopato, ai Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità cristiane, e ad altri credenti in Dio, uomini e donne di buona volontà, ho voluto rendere visita a voi qui riunite nella Basilica di santa Chiara, in questa città sul monte, simbolo ormai mondiale della preghiera e della pace. Voi rappresentate la ricca varietà degli Istituti femminili di vita contemplativa, uniti nel dono e nell'impegno della consacrazione religiosa e della sequela di Cristo; voi vivete la comunione con la Chiesa universale ed il Successore di Pietro, ma siete anche profondamente inserite nella Chiesa locale, attorno al vostro Vescovo, Mons. Sergio Goretti, che saluto con affetto. In questo modo rendete evidente la vostra vocazione ad essere membra vive della famiglia diocesana, partecipi delle sue gioie e speranze, testimoni degli avvenimenti che ne segnano la storia. Questo suggestivo momento di preghiera, che vede riunite attorno al Papa le famiglie claustrali presenti in diocesi - le Monache Clarisse, le Clarisse Cappuccine, le Agostiniane, le Benedettine - fa pregustare qui in terra la comunione dei Santi Fondatori e Fondatrici in cielo. Essi, insieme con noi, pregano affinché la volontà del Padre, che vuole la pace di tutti i suoi figli, sia fatta "come in cielo così in terra". Si, questo nostro incontro è un'esperienza della "communio sanctorum" nella carità e nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Come non ricordare con voi, in questa giornata di preghiera per la pace in Europa, in modo speciale nelle martoriate regioni dei Balcani, i tanti Religiosi e Religiose, molti dei quali appartenenti alla famiglia francescana, che là vivono? Essi hanno offerto e continuano ad offrire una testimonianza eroica di carità e si adoperano per la riconciliazione dei cuori, condividendo i disagi e le sofferenze delle popolazioni con rischio anche della propria vita. Voi, care sorelle, appartenenti ai monasteri di vita contemplativa della diocesi, rappresentate al vivo tutti i luoghi dove, in Europa e nel mondo, anime contemplative giorno dopo giorno, e in modo speciale in questa circostanza, fanno salire la loro pressante implorazione al Datore di ogni bene, affinché scenda su tutti lo Spirito dell'amore e del perdono, della concordia e della pace.

Il mondo ha bisogno delle vostre "mani pure che si alzano verso il cielo senza ira e senza contese" (Cfr. 1Tm 2,8), per implorare la pace. Voi rappresentate la Chiesa Sposa, la "Ecclesia orans", che nella sua perseverante ed unanime preghiera nei monasteri di Occidente si unisce alla ardente intercessione dei monasteri di Oriente "per la pace che scende dall'alto e per l'unità di tutti" (Cfr. Preghiera di pace della liturgia bizantina).


2. Due santi sono indissolubilmente accomunati nel ricordo in questa città di Assisi: Francesco e Chiara. Due nomi, due vocazioni, che evocano i valori evangelici della carità, della povertà, della purezza, dell'amicizia spirituale, della preghiera e della pace. Qui, ci troviamo accanto alle spoglie mortali di santa Chiara, presso il Protomonastero dove aleggia viva la sua presenza e permane il suo ideale di santità, oggi vissuto da numerose figlie spirituali, sparse nel mondo. Sono lieto di essere con voi, care Figlie di santa Chiara, alla soglia ormai delle celebrazioni giubilari in occasione dell'ottavo Centenario della sua nascita. Un anno di grazia che permetterà all'intera Comunità dei credenti di sostare ammirata davanti al carisma di questa "donna evangelica" nella quale risplende in modo speciale il mistero di Cristo. Chiara, come Francesco, è viva immagine di Cristo povero. Ella, la più autentica discepola del Poverello, amava chiamarsi così: "Chiara, indegna serva di Cristo e pianticella del beatissimo Padre Francesco..." (Regola di santa Chiara, I, 3; Fonti Francescane, Assisi 1978, p. 2248). Tutti e due hanno espresso il primitivo ideale francescano, nella complementarità fra la predicazione del Vangelo, svolta da Francesco e dai suoi frati, e la vita contemplativa nella povertà e nella penitenza, abbracciata da Chiara e dalle sue sorelle. Se è vero che Chiara era come un "riflesso" di Francesco, e in lui "ci si vedeva tutta come in uno specchio", non c'è dubbio che, nella comunione dello stesso Spirito, la luce della purezza e della povertà di Chiara ha illuminato il volto del Poverello, così come il suo ricordo e la certezza della sua preghiera lo hanno rincuorato in momenti di difficoltà e di prova. Per tale ragione Chiara è indissolubilmente legata a Francesco e il messaggio evangelico dei due risulta complementare. Venendo fra voi nel marzo del 1982, vi esortai a preparare e a celebrare con grande solennità l'ottavo Centenario della nascita della vostra Madre spirituale. Vi dicevo allora: "Nella nostra epoca è necessario ripetere la scoperta di santa Chiara, perché è importante per la vita della Chiesa. Non sapete quanto voi nascoste e sconosciute, siate importanti nella vita della Chiesa, quanti problemi, quante cose dipendono da voi. E' necessaria la riscoperta di quel carisma, di quella vocazione, ci vuole la riscoperta della leggenda divina di Francesco e di Chiara" (Cfr. L'Osservatore Romano, 14 marzo 1982, p. 3).


3. Nell'odierna circostanza, quando gli occhi dell'Europa e del mondo sono rivolti ad Assisi, il messaggio di Francesco e di Chiara sembra sintetizzarsi in tre parole evangeliche perennemente attuali: povertà, pace, preghiera. Chiara ha scelto, seguendo l'esempio di Francesco, il cammino della povertà evangelica. Ella che invitava santa Agnese di Praga ad attaccarsi "vergine poverella a Cristo povero" (Cfr. Lettera II a santa Agnese di Praga, n. 18; Fonti Francescane p.


2288), amava contemplare il Signore della gloria nella sua povertà al fine di vivere per amore di colui che "povero alla sua nascita fu posto in una greppia, povero visse sulla terra e nudo rimase sulla croce" (Testamento di santa Chiara, n. 45: Fonti Francescane, p. 2273). Era infatti consapevole di essere partecipe di un "piccolo gregge... che l'Altissimo Padre, per mezzo della parola e dell'esempio del beato padre nostro Francesco, genero nella sua santa Chiesa, per imitare la povertà e l'umiltà del diletto Figlio e della sua gloriosa Madre vergine..." ( p. 2273). Povertà e pace sono poi come due facce dello stesso mistero di Cristo. Esse costituiscono due esigenze del suo messaggio, valido quanto mai per il mondo di oggi, al quale voi, care sorelle, siete chiamate ad offrire una fedele testimonianza evangelica con la vostra disarmante povertà, vissuta nella piena unità di cuori miti e riconciliati. Nel Messaggio per la Giornata della Pace di quest'anno ho esortato i credenti a vivere lo spirito di povertà evangelica come fonte di pace. "Tale povertà evangelica - scrivevo - si pone come fonte di pace, perché grazie ad essa la persona può instaurare un giusto rapporto con Dio, con gli altri e con il creato" (n. 5). Ma non c'è pace senza preghiera. La Chiesa domanda questo dono quotidianamente al Signore durante la celebrazione eucaristica. Quando sembrano dissolversi le umane speranze di pace, quando avvertiamo ancora potenti le forze del male e l'influsso del Maligno, che essendo il "dia-bolos", il "separatore", semina nei cuori lo spirito di odio e di divisione, i cristiani, concordi ed uniti nel nome di Cristo (Cfr. Mt 18,19-20), perseverano pregando l'"Altissimo, Onnipotente, bon Signore...", e da Lui invocano lo Spirito di pace e di bontà, lo Spirito che muove i cuori ed ispira pensieri di pace e non di afflizione.


4. Proprio per questo siamo venuti ad Assisi, anche per voi, siamo venuti ad Assisi: per invocare da Dio la pace. Questo compito il Papa vuole affidare a voi, carissime sorelle, affinché non si spenga il fuoco sacro dell'implorazione per la pace e non cessi di salire al cielo l'incenso delle orazioni insieme all'oblazione del Corpo e del Sangue di Cristo. Vi chiedo di proseguire a sostenere l'universale mio ministero petrino con la forza della vostra preghiera incessante. Si, con la preghiera, nella quale si rivela un peculiare aspetto del profilo mariano della Chiesa. Voi infatti siete nella Chiesa una particolare "icona" del mistero di Maria, secondo le parole di Francesco rivolte a Chiara e alle sue sorelle. Queste sono le cose che volevo dirvi. Sono forse troppe. Questo messaggio si poteva e si doveva abbreviare. Voi sapete tutto. Alla fine, insieme al vostro Vescovo, ai Cardinali, e ai Monsignori che mi accompagnano voglio offrirvi una Benedizione. E' una Benedizione disinteressata, ma anche un po' interessata, sapendo che chiedete la Benedizione e in cambio pregate, digiunate molto più del Papa, molto più di noi tutti. Sono molto contento di questa visita presso la tomba di san Francesco e anche presso questo santuario della sua sorella spirituale, santa Chiara. Sono contento di incontrarvi, di vedere che avete vocazioni. Si vedono questi veli bianchi e i volti molto giovanili. Vi auguro di avere sempre vocazioni, perché abbiamo bisogno di questo esercito armato della preghiera, del sacrificio, della povertà, dell'umiltà, dell'ubbidienza e dell'amore. Come Lei, infatti, "per divina ispirazione vi siete fatte figlie e ancelle dell'altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo" (Scritti a Chiara di Assisi: A) Forma di vita, n. 1; Fonti Francescane, p. 136). Siate immagine di Maria nella sua continua e fervente intercessione. "Maria, ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, è l'Orante perfetta, figura della Chiesa. Quando la preghiamo, con lei aderiamo al disegno del Padre, che manda il Figlio suo per salvare tutti gli uomini... Possiamo pregare con lei e pregarla. La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria, alla quale è unita nella speranza" (n. 2679). Si! Anche in questa circostanza la nostra preghiera e la nostra speranza per la pace sono sostenute da Maria, Regina Pacis, Spes nostra! Vi accompagni la mia Benedizione, che di cuore estendo a tutte le Claustrali a voi unite spiritualmente.


17/01/19102 Pag. 18828

Data: 1993-01-10 Data estesa: Domenica 10 Gennaio 1993

Visita alla tomba di San Francesco - Assisi

Titolo: I nuovi impegni della Chiesa scrivono un nuovo capitolo della storia di Francesco

Ci sono tante cose da pensare in questa Assisi, presso la tomba di San Francesco. Certamente la sua vita è stupenda nel secolo XIII. Ma possiamo dire che ancora più stupenda è quella dopo il XIII secolo, fino ai nostri tempi. Possiamo dire anche che appunto i nostri tempi, il XX secolo, il Concilio Vaticano II, i nuovi impegni della Chiesa, impegni ecumenici, per la pace, per la giustizia, scrivono un nuovo capitolo della storia di San Francesco: non nella vita, ma nella "Communio Sanctorum", nella Chiesa che finalmente è sempre "Communio Sanctorum".

Non è una "Communio Sanctorum" separata, staccata dal mondo. Si vede attraverso la figura di San Francesco come questa "Communio Sanctorum" è radicata nel mondo. E la Chiesa è radicata nel mondo contemporaneo attraverso la sua "Communio Sanctorum". In questa verità, in questa realtà, Francesco ha una parte molto speciale, stupenda. La storia della Chiesa, alla fine del secondo millennio, scrive di nuovo la storia di Francesco. Francesco è necessario, per la Chiesa e per il mondo, per scrivere nuovi capitoli della sua storia. Mi congratulo con voi, carissimi Figli di San Francesco, mi congratulo con lei, Padre Ministro Generale, mi congratulo con tutta la Famiglia Francescana nel mondo, per questo fenomeno che tutti percepiscono: tutti vengono in pellegrinaggio ad Assisi con questa consapevolezza nuova. Oggi è stata una giornata di più per acquistare ed approfondire questa consapevolezza. Cosa devo dire a tutti voi, carissimi? Mi congratulo con voi per essere Figli di San Francesco. Mi congratulo con voi per questo nuovi compiti, per questa nuova missione che la vostra comunità religiosa sta svolgendo sempre nella Chiesa e nel mondo. Poi vi ringrazio per questa nuova giornata per la pace, questa volta in Europa, nella Penisola Balcanica, tanto vicina a voi. Infine, mi raccomando alle vostre preghiere. Siete qui, presso questo tesoro, in questo luogo privilegiato: mi raccomando, come Vescovo di Roma, e insieme con me tutti i miei collaboratori qui presenti, e raccomando tutta la Chiesa Romana e tutta la Chiesa Cattolica nel mondo. Raccomando anche questa grande causa ecumenica che è di nuovo diventata causa della nostra Chiesa contemporanea e raccomando anche finalmente il grande problema, la grande realtà della pace, sempre così fragile nel mondo, nell'Europa, dappertutto. Raccomando alla fine la mia persona. Bisogna dire che Francesco trattava bene i Papi, grazie a Dio. Allora possiamo sperare che anche voi non sarete peggiori di lui.

Data: 1993-01-10 Data estesa: Domenica 10 Gennaio 1993

Ai Presuli della Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi in visita "ad limina" - Roma

Titolo: Impegno sincero dei fedeli e comunione con i Vescovi: segni di speranza nel clima di secolarizzazzione in Europa

Carissimi fratelli in Cristo!


1. E' per me motivo di grande gioia poter ricevere di nuovo i Vescovi dei Paesi Bassi. Nel rivolgervi il mio saluto cordiale, ringrazio il Signor Cardinale Adrianus Johannes Simonis per i pensieri ed i sentimenti espressi a nome di tutti.

Ricordo molto bene il nostro ultimo incontro, allorché il Successore di Pietro ed i Vescovi Olandesi insieme a molti fedeli celebrarono l'Eucaristia intorno alla tomba di Pietro e, per la prima volta nella storia, ciò avvenne nella vostra lingua materna. Questo fu in occasione della chiusura dell'anno di Willibrord (8 novembre 1990) e rappresento una toccante testimonianza di unità nella fede degli Apostoli, quella fede che Willibrord porto alla vostra Terra tredici secoli or sono. Siete ora tornati a visitare le tombe degli apostoli Pietro e Paolo, per mettere a parte delle vostre cure pastorali colui che è "stato costituito pastore di tutti i fedeli per promuovere sia il bene comune della Chiesa universale sia il bene delle singole Chiese" (CD 2).


2. E' un incontro, il nostro, che cade in un momento particolarmente significativo a motivo dei grandi rivolgimenti in atto. Già il Concilio Vaticano II sottolineava la necessità di rivedere le linee dell'impegno pastorale alla luce delle mutate "condizioni dell'umana società, che ai nostri giorni è incamminata verso un nuovo ordine di cose" (CD 3). Oggi tale esortazione appare aderente alla realtà anche più di ieri. Dopo il Trattato di Roma (1957) e gli Accordi di Maastricht (1991), l'Europa ha fatto importanti passi verso la sua unificazione.

Tale dato di ordine politico comporta implicazioni molto rilevanti per la vita della Chiesa nel vostro Paese, oltre che in tutta l'Europa. E' necessario che i cristiani sappiano cogliere le opportunità offerte dal kairos del momento presente e mostrarsi all'altezza delle sfide pastorali emergenti della concreta situazione storica. Piccoli Paesi possono spesso offrire un contributo significativo in campo internazionale, anche per quanto riguarda l'azione della Chiesa in Europa.

Importante è, a questo fine, il ruolo delle Organizzazioni internazionali cattoliche. Esse possono nutrire le ispirazioni dei laici, i quali, a loro volta, saranno presenti nella comunità internazionale con spirito apostolico, e questo in un momento come l'attuale in cui le istituzioni e la dinamica della vita sociale moderna procedono spesso in modo parallelo con le aspirazioni universali della Chiesa.


3. Questo compito, tuttavia, presenta non piccole difficoltà nel momento di accentuata secolarizzazione in cui vive la Chiesa in Europa ed in special modo nei Paesi Bassi. Anche tra molti cattolici che ancora si dichiarano tali si è notevolmente affievolita la fede in Dio come Persona e, conseguentemente, quella in Cristo come Figlio di Dio. Si stenta anche a vedere la Chiesa come sacramento e come dono oggettivo, non manipolabile, di Lui. Sta qui la ragione per cui, non di rado, l'interiorità o la spiritualità è fatta coincidere con la filantropia e con l'azione politico-sociale a favore della pace, della giustizia, dell'ecologia, ecc., e la preghiera, la contemplazione, la "lectio divina" appaiono ad alcuni destituite di sufficiente fondamento. Evidenziano tale "forma mentis" secolarizzata anche alcuni laici impegnati nelle strutture ecclesiali parrocchiali, diocesane e nazionali, ed alcuni Religiosi e Religiose, sempre più presi dalla missione sociale, spesso identificata con la stessa opera missionaria.

Non mancano, tuttavia, segni di speranza per il futuro. Permangono pur sempre numerosi cattolici fedeli, che vivono sinceramente la fede in Dio e si impegnano, tanto nelle parrocchie quanto nelle strutture diocesane, in iniziative che rispecchiano l'amore di Cristo per gli uomini. Va inoltre affievolendosi l'aggressività delle frange critiche e si rilevano sintomi confortanti di convergenza nella comunione intorno al Vescovo. La pubblicazione del nuovo "Catechismo della Chiesa Cattolica" non mancherà di rassicurare e fortificare i fedeli disorientati nella fermentazione teologica di questi anni, riportando alle genuine sorgenti della fede quanti si erano sviati dietro falsi profeti.


4. La situazione pastorale nei Paesi Bassi, venerati fratelli, presenta dunque un insieme di luci e di ombre che sollecita con urgenza la vostra azione responsabile sia come singoli sia come Conferenza Episcopale. Sono lieto, a questo proposito, di darvi atto delle molte ed importanti iniziative da voi prese in questo quinquennio. Non è evidentemente possibile passarle tutte in rassegna. Per non richiamare che le principali, non si può dimenticare che, da allora, Voi, insieme con i Vescovi belgi, avete approvato l'edizione fiamminga della Liturgia delle Ore, completata poi e pubblicata integralmente in vista della presente visita ad limina. Sia per i sacerdoti che per i laici, la Liturgia delle Ore rappresenta una fonte inesauribile di nutrimento per la vita cristiana, così da "santificare tutto il corso del giorno e della notte per mezzo della lode a Dio" (SC 84). Avete inoltre pubblicato vari documenti che trattano i differenti aspetti pratici della vita della Chiesa nel vostro Paese, come l'insegnamento, le parrocchie, le finanze ecclesiali, la musica liturgica, le istituzioni caritative ed altri argomenti ancora. Per le vostre comunità ecclesiali avete scritto alcune "Lettere pastorali" di grande valore: sul movimento carismatico; sulla Pace, la Giustizia e l'Integrità della Creazione; sull'Anno di Willibrord; sulla difesa della vita e sulla vecchiaia. La vostra Lettera sulla celebrazione comunitaria della Domenica mi fa pensare alle statistiche che, al riguardo, mi avete inviato.

Il calo della frequenza domenicale è per Voi fonte di comprensibile preoccupazione. Il fenomeno, tuttavia, è presente, in misura maggiore o minore, anche nelle altre parti d'Europa. E' pertanto doveroso chiedersi se non sia questo un campo nel quale una più stretta collaborazione tra i Pastori del Continente potrebbe portare a risoluzioni pastorali più efficaci per far si che la celebrazione settimanale del Giorno del Signore riceva di nuovo la dovuta attenzione nella vita cristiana. La Celebrazione eucaristica è pure una fondamentale occasione di catechesi. Naturalmente è necessario utilizzare anche le possibilità che altre celebrazioni offrono per spiegare i contenuti della fede, per rafforzare il vincolo dei fedeli con la loro Chiesa e per testimoniare la propria fede nei confronti di persone che ancora non la condividono. Penso, in particolare, alla liturgia dei defunti, con la possibilità che essa offre di un'efficace testimonianza e di una approfondita catechesi sulla nostra fede nella vita eterna; penso alla celebrazione del matrimonio, con la possibilità per il sacerdote di illustrare ai presenti la dottrina cristiana sull'amore e sulla famiglia; una buona liturgia in occasione di un battesimo può altresi favorire in tutti i presenti, attraverso le azioni e le parole del sacerdote, la personale riflessione sul proprio battesimo e sulle sue conseguenze.


5. Rilevo inoltre con piacere che nella Lettera pastorale In Christus Naam (nel Nome di Cristo), nella quale vi soffermate su Parola, Sacramento, Ministero e Ordinazione, ci sono molte osservazioni pregevoli per quanto riguarda diversi aspetti che interessano la funzione del sacerdote e la vocazione al sacerdozio. In essa Voi spiegate ancora una volta ciò che Paolo enuncia quando paragona i vari compiti all'interno dell'unica Chiesa con le diverse funzioni delle membra del corpo umano (1Co 12,12-30). Voler affidare ai laici ciò che è riservato ai soli sacerdoti sarebbe un far torto alla ricchezza della Comunità ecclesiale ed alla sua pluriformità e costituirebbe, al tempo stesso, la negazione della divisione dei compiti derivante nella Chiesa dall'Ordinazione sacra. Ciò significherebbe anche attentare al ruolo proprio dei laici, invadendo i campi di loro competenza nella Chiesa. Attribuire ai laici compiti sacerdotali potrebbe apparire un'allettante soluzione per qualche necessità del momento, ma lo sbocco finale sarebbe che la Comunità ecclesiale nel suo insieme si ritroverebbe più povera. Nei Paesi Bassi hanno assunto un notevole rilievo gli operatori pastorali, anche se in alcuni casi i Vescovi sono dovuti intervenire per correggere situazioni nelle quali l'operatore pastorale era andato oltre le sue competenze.

In linea generale, tuttavia, si possono nutrire fondate speranze circa l'apporto che essi, insieme ad un numero crescente di diaconi permanenti e di laici volontari, possono recare all'attività pastorale della Chiesa nei Paesi Bassi. Il numero crescente di candidati al sacerdozio e di Ordinazioni presbiterali offre solidi motivi per un ragionevole ottimismo. Nel 1991 ho ricevuto il Seminario di Haarlem e nel 1992 quello di Den Bosch: ho avuto così modo di far conoscenza con tutti i centri di formazione sacerdotale dei Paesi Bassi. Già precedentemente, infatti, avevo avuto la gioia di accogliere i componenti delle comunità di Rolduc, Bovendonk, Arienscovict e Vronesteyn. I confortanti segnali registrati anche nel vostro Paese, di un'inversione di tendenza per quanto concerne il problema delle vocazioni sacerdotali, confermano quanto ho scritto nella Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis: "Molteplici fattori sembrano favorire negli uomini d'oggi una più matura coscienza della dignità della persona e una nuova apertura ai valori religiosi, al Vangelo e al ministero sacerdotale" (PDV 6). Nell'intento di preparare l'avvenire della Chiesa, vi invito a perseguire con estrema cura la formazione teologica e spirituale dei seminaristi. Essi contribuiranno domani a dare nuovo slancio alla ricerca teologica e all'azione pastorale. Con viva sollecitudine e con costante preghiera seguo i non pochi sacerdoti che nel vostro Paese sono oberati dal lavoro pastorale. Dite loro, venerati fratelli, che il Papa è loro vicino: che si rende conto di quanto essi possano sentirsi sovraccarichi di fatiche pastorali. Esortateli a non perdersi d'animo nella certezza che Dio saprà moltiplicare il frutto del loro lavoro, supplendo alle umane deficienze. E rassicurateli: la Provvidenza prepara una nuova fioritura di vita cristiana anche là dove, al momento, sembra prevalere il gelo del rifiuto o, peggio ancora, dell'indifferenza. Essi sono in contatto più diretto con quelle cellule della società, dove inizia ogni felicità ed ogni fede: le famiglie. Mentre le relazioni umane si strutturano su scala sempre più vasta, in ambito nazionale ed internazionale, fino ad abbracciare il mondo intero, il buon rapporto all'interno della famiglia tra coniugi e figli resta la base per la maturazione personale e l'inserimento fruttuoso nella vita della Chiesa e della società. "La famiglia è una scuola di umanità più completa e più ricca", (GS 52). Nella famiglia si fa l'esperienza della prima verità, della prima giustizia e del primo amore. E' qui, in una famiglia cristiana, che il fanciullo riceve la prima educazione alla fede, sente per la prima volta parole su Dio e parole rivolte a Dio.


6. Dalle vostre relazioni, venerati fratelli, ho appreso quanto a cuore vi stia l'insegnamento negli istituti cattolici di teologia. Riguardo a ciò, il Consiglio sinodale è giunto all'ultima fase del suo compito. In effetti, studiare teologia, essere credente e sentirsi membro attivo della Chiesa costituiscono tre componenti che, a volte, lo studente stenta ad integrare nella propria vita. Non è il caso di drammatizzare: passare attraverso una crisi può essere anche salutare e positivo, giacché può far maturare nella fede e favorire l'inserimento responsabile nella Chiesa. A tal fine, pero, è necessaria un'attenta azione pastorale di sostegno. Vi raccomando, pertanto, cordialmente l'assistenza spirituale agli studenti di teologia, vigilando sui rischi a cui può essere esposta la loro fede. Nel vostro Paese un'alta percentuale di studenti delle Superiori arriva all'Università. Dal punto di vista religioso, essi si trovano spesso abbandonati a se stessi. E' perciò necessario assicurare per questi Centri di formazione intellettuale, e soprattutto per quelli che si qualificano cattolici, un'adeguata assistenza spirituale, non disgiunta da un conveniente sostegno dottrinale, così che il giovane, nel suo cammino di formazione culturale, possa elaborare una solida sintesi tra le conoscenze profane e i dati della fede, raggiungendo un proprio equilibrio interiore nell'adesione sincera a quel Dio in cui sta la fonte di ogni verità.


7. Il vostro Paese s'è reso famoso nel passato per il grande numero di sacerdoti e membri di Ordini e Congregazioni internazionali, messi a disposizione del Regno di Dio. Essi hanno operato in modo ammirabile in tutto il mondo. Molti di loro svolgono ancor oggi un prezioso servizio apostolico fuori della loro patria. Non poche Congregazioni fondate nei Paesi Bassi sono diventate internazionali, allargando il loro raggio d'azione su scala mondiale. Esse hanno trasmesso i loro ideali alle nuove provincie sorte in diversi Paesi extra europei. Negli anni recenti, tuttavia, il numero di Religiosi nei Paesi Bassi è diminuito vistosamente. Non ci sono quasi più germogli. Varrà il prossimo Sinodo sulla Vita Religiosa a stimolare nuove iniziative? La dimensione religiosa - compresa quella contemplativa - costituisce un elemento indispensabile per una Comunità ecclesiale viva e vitale. Particolare attenzione meritano, oggi, i nuovi movimenti ecclesiali, quali i focolarini, i neocatecumenali, i carismatici, ecc... Quando, nel quindicesimo secolo, Chiesa e società erano in crisi, i Paesi Bassi furono la culla della devotio moderna. In quel contesto fu redatta l'Imitazione di Cristo che, dopo la Bibbia, è il libro più diffuso nel mondo. Non potrebbe la vostra Nazione tornare ad essere terreno fecondo per la fioritura di una spiritualità originale?


8. Inutile sottolineare di quale importanza sia per la Chiesa, Popolo di Dio in cammino attraverso la storia, che i Vescovi, nel guidare ed ispirare le loro comunità ecclesiali, vivano appieno la reciproca comunione. In occasione della vostra visita ad limina del 1983 e in quella del 1988, ho ricordato la communio quale tema del Sinodo Particolare dei Vescovi dei Paesi Bassi, tenuto a Roma nel 1980. Rivolgo di nuovo un appello urgente a Voi, Vescovi della Chiesa di Dio che è in Olanda, affinché operiate concordemente, soprattutto laddove si tratta di aspetti importanti della vita della Comunità ecclesiale e del suo posto nella società. Eventuali divisioni tra i Vescovi non potrebbero che causare confusione tra i fedeli. L'immediatezza con cui le moderne forme di vita pongono coloro che governano a contatto con la gente e il modo in cui i mezzi di comunicazione sociale, soprattutto la televisione, ne portano l'immagine e la parola dentro le case, costituiscono ulteriori ragioni in favore di un pensare ed operare dei Vescovi che non offra spunto a strumentalizzazioni. Solo la loro piena concordia può consentire il raggiungimento di quella grande communio, che il documento finale del Sinodo Particolare descrive come la situazione in cui "ciascun fedele partecipa con gli altri alla medesima vocazione, alla medesima fede, allo stesso battesimo, alla stessa eucaristia, alla stessa comunità ecclesiale adunata intorno ai pastori legittimi".


9. Venerati fratelli, non ho potuto far menzione che di alcuni argomenti tra i molti ed importanti che sono oggetto del vostro zelo pastorale. Voi sapete tuttavia che condivido appieno le vostre preoccupazioni e, unito a voi, le affido a Colei che può farsene validissima Avvocata presso il divin Figlio. Immersi ancora nell'atmosfera del Natale, chiediamo a Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, di precederci sul cammino della fede, rendendoci araldi coraggiosi del Vangelo in tutte le circostanze. Con questi voti, imparto a Voi ed alle antiche ed illustri Chiese, affidate alla vostra sollecitudine pastorale, la mia affettuosa Benedizione.

Data: 1993-01-11 Data estesa: Lunedi 11 Gennaio 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Omelia nella Basilica Superiore - Assisi