GPII 1992 Insegnamenti - Messaggio in preparazione alla XXX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (2 maggio 1993) - Castelgandolfo (Roma)

Messaggio in preparazione alla XXX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (2 maggio 1993) - Castelgandolfo (Roma)

Titolo: Promuovere una "cultura della vocazione" per conservare il mondo sempre giovane

Venerati fratelli nell'Episcopato, Carissimi fratelli e sorelle di tutto il mondo!


1. Cristo è il Buon Pastore, colui che "chiama le sue pecore una per una e cammina innanzi a loro" (Jn 10,3-4). Noi, suo gregge, conosciamo la sua voce e condividiamo la sua sollecitudine nel radunare il suo popolo, per condurlo sulla via della salvezza. In questa XXX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni vogliamo chiedere con insistenza al Signore di mandare alla sua Chiesa "gli operai del Vangelo". La nostra preghiera vuole essere perseverante, ricca di speranza e piena di amore per i nostri fratelli e sorelle, spesso disorientati come pecore senza pastore.


2. Desidero anzitutto attirare l'attenzione sull'urgenza di coltivare quelli che possiamo chiamare "atteggiamenti vocazionali di fondo", i quali danno vita ad una autentica "cultura vocazionale". Tali elementi sono: la formazione delle coscienze, la sensibilità ai valori spirituali e morali, la promozione e la difesa degli ideali della fratellanza umana, della sacralità della vita, della solidarietà sociale e dell'ordine civile. Si tratta di una cultura che permetta all'uomo moderno di ritrovare se stesso, riappropriandosi dei valori superiori d'amore, d'amicizia, di preghiera e di contemplazione. Questo mondo, travagliato da trasformazioni spesso laceranti, ha più che mai bisogno della testimonianza di uomini e donne di buona volontà e specialmente di vite consacrate ai più alti e sacri valori spirituali, affinché al nostro tempo non manchi la luce delle più sublimi conquiste dello spirito. E' molto diffusa oggi una cultura che induce i giovani ad accontentarsi di progetti modesti che sono molto al di sotto delle loro possibilità. Ma tutti sappiamo che, in realtà, nel loro cuore c'è un'inquietudine ed una insoddisfazione di fronte a conquiste effimere; c'è in loro il desiderio di crescere nella verità, nella autenticità e nella bontà; c'è l'attesa d'una voce che li chiami per nome. Quest'inquietudine, del resto, è proprio il segno della necessità inalienabile della cultura dello spirito. La pastorale delle vocazioni oggi ha sviluppato tale dimensione storico-culturale che mette in evidenza non solo la crisi, ma anche il risveglio delle vocazioni. E' necessario, pertanto, promuovere una cultura vocazionale che sappia riconoscere ed accogliere quell'aspirazione profonda dell'uomo, che lo porti a scoprire che solo Cristo può dirgli tutta la verità sulla sua vita.

Egli, che è "penetrato in modo unico e irripetibile nel mistero dell'uomo" (RH 8), "svela pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" (GS 22): la vita è dono totalmente gratuito e non esiste altro modo per vivere degno dell'uomo, al di fuori della prospettiva del dono di sé. Cristo, Buon Pastore, chiama ogni uomo a riconoscersi in questa verità. La vocazione nasce dall'amore e porta all'amore, perché "l'uomo non può vivere senz'amore" (RH 10). Questa cultura della vocazione è alla base della cultura della vita nuova, che è vita di gratitudine e di gratuità, di fiducia e di responsabilità; in radice, essa è cultura del desiderio di Dio, che dà la grazia di apprezzare l'uomo per se stesso, e di rivendicarne incessantemente la dignità di fronte a tutto ciò che può opprimerlo nel corpo e nello spirito.


3. Se Cristo "parla agli uomini come Uomo" (RH 7), adattandosi alle categorie umane, anche la Chiesa dovrà parlare un linguaggio semplice e vicino alla sensibilità dei giovani, facendo intelligente uso di tutti i moderni mezzi di comunicazione sociale, perché il suo parlare sia ancora più incisivo e maggiormente compreso. Soprattutto sarà necessario che la pastorale giovanile sia esplicitamente vocazionale, e miri a risvegliare nei giovani la coscienza della "chiamata" divina, affinché sperimentino e gustino la bellezza della donazione, in un progetto stabile di vita. Ogni cristiano, poi, darà veramente prova di collaborare alla promozione di una cultura per le vocazioni, se saprà impegnare la propria mente e il proprio cuore nel discernere ciò che è bene per l'uomo: se saprà, cioè, discernere con spirito critico le ambiguità del progresso, gli pseudovalori, le insidie delle cose artificiose che talune civiltà fanno brillare ai nostri occhi, le tentazioni dei materialismi o delle ideologie passeggere.


4. Mi rivolgo soprattutto a voi, cari giovani! Lasciatevi interpellare dall'amore di Cristo, riconoscete la sua voce che risuona nel tempio del vostro cuore.

Accogliete il suo sguardo luminoso e penetrante che dischiude i sentieri della vostra vita sugli orizzonti della missione della Chiesa, oggi più che mai impegnata a insegnare all'uomo il suo vero essere, il suo fine, la sua sorte e a svelare alle anime fedeli le ineffabili ricchezze della carità di Cristo. Non abbiate paura della radicalità delle sue richieste, perché Gesù, che vi ha amati per primo, è pronto a donare quanto Egli vi domanda. Se Egli chiede molto è perché sa che potete dare molto. Giovani, date una mano alla Chiesa per conservare il mondo giovane! Reagite alla cultura della morte con la cultura della vita! Chiedo a voi, Vescovi della Chiesa di Dio, di rinvigorire il tessuto sociale della comunità cristiana per mezzo dell'evangelizzazione della famiglia; di aiutare i laici a innervare i valori della coerenza, della giustizia e della carità cristiana nel mondo giovanile. Mi rivolgo ancora a tutti coloro che sono chiamati, a diverso titolo, a definire e ad approfondire la cultura vocazionale: ai teologi, perché tale cultura abbia anzitutto un solido fondamento teologico; agli operatori nei mass-media, perché sappiano entrare in dialogo con i giovani; agli educatori, perché sappiano rispondere alle loro aspirazioni e sensibilità; ai direttori spirituali, perché ognuno possa essere aiutato a riconoscere quella voce che lo chiama per nome. Mi rivolgo infine a voi che già siete consacrati al Signore e, in maniera particolare, a voi presbiteri: avendo già udito e riconosciuto l'appello del Buon Pastore, prestate la vostra voce a Colui che ancora oggi chiama molti a seguirlo! Rivolgetevi ai vostri giovani, facendo sentire loro la bellezza della sequela del Signore ed accompagnandoli lungo i sentieri a volte difficoltosi della vita, soprattutto testimoniando con la vostra vita la gioia di essere al servizio di Dio.


5. E ora insieme preghiamo: Signore Gesù Cristo, Pastore Buono delle nostre anime, tu che conosci le tue pecore e sai come raggiungere il cuore dell'uomo, apri la mente e il cuore di quei giovani che cercano e attendono una parola di verità per la loro vita; fa' loro sentire che solo nel mistero della tua Incarnazione essi trovano piena luce; risveglia il coraggio di coloro che sanno dove cercare verità, ma temono che la tua richiesta sia troppo esigente; scuoti l'animo di quei giovani che vorrebbero seguirti, ma non sanno poi vincere incertezze e paure, e finiscono per seguire altre voci e altri sentieri senza sbocco. Tu che sei la Parola del Padre, Parola che crea e che salva, Parola che illumina e che sostiene i cuori, vinci con il tuo Spirito le resistenze e gli indugi degli animi indecisi; suscita in coloro che tu chiami il coraggio della risposta d'amore: "Eccomi, manda me"! (Is 6,8).

Vergine Maria, giovane figlia d'Israele, sorreggi con il tuo materno amore quei giovani, ai quali il Padre fa sentire la sua Parola; sostieni coloro che sono già consacrati.

Ripetano con Te il si di una donazione gioiosa e irrevocabile. Amen.Con la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-09-08 Data estesa: Martedi 8 Settembre 1992



Lettera al Cardinale Edward Idris Cassidy - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In occasione dell'Incontro di preghiera per la Pace a Bruxelles

A Sua Eminenza il Cardinale Edward Idris Cassidy Presidente del Pontificio Consiglio per l'Unione dei Cristiani Sta per partecipare al sesto incontro di preghiera per la pace che segue la Giornata mondiale che ho voluto celebrare ad Assisi nel 1986. Sono felice di incaricarla di portare ai rappresentanti delle Chiese, delle Comunità ecclesiastiche e delle grandi religioni mondiali il mio cordiale saluto al termine del loro incontro di riflessione e di preghiera a Bruxelles.

Molti tra loro sono venuti da terre lontane, ma si sono fatti pellegrini per una comune aspirazione alla pace. E' un profondo movimento interiore, fondato sulle nostre esperienze religiose, che ci spinge ad essere degli artefici di pace.

"Beati gli operatori di pace", dice Gesù (Mt 5,9).

Voglio ringraziare tutti coloro che partecipano a queste giornate, e in particolare la comunità di Sant'Egidio, per aver mantenuto vivo lo spirito dell'incontro di Assisi, specialmente nelle celebrazioni che si sono succedute di anno in anno; anch'io, all'indomani della memorabile giornata di Assisi, ho sentito la necessità di proseguire in questa direzione: "Continuiamo a diffondere il messaggio di pace. Continuiamo a vivere lo spirito di Assisi". Sono felice di vedere che il cammino cominciato quel giorno continua, passando attraverso altre città e trascinando sempre più uomini e donne di diverse tradizioni religiose.

Quest'anno, nel Messaggio per la XXV Giornata mondiale della Pace, ho voluto riprendere e sottolineare questo impegno, convinto che "noi abbiamo inaugurato un cammino comune che deve continuare, senza evidentemente escludere la ricerca di altre vie e di nuovi mezzi per una pace solida, edificata su fondamenti spirituali" (n. 3). Ecco perché desidero partecipare spiritualmente a questo pellegrinaggio di pace e dargli il mio sostegno soprattutto attraverso la preghiera.

L'anno scorso il raduno si è svolto a Malta, nel cuore del Mediterraneo; quest'anno, questo pellegrinaggio ha come meta Bruxelles, per raggiungere il cuore dell'Europa. Questa Europa, anche se ha visto aprirsi una nuova era di libertà e anche se una forte aspirazione all'unità si manifesta in modo diverso, è oggi tormentata da divisioni esasperate, dalla recrudescenza di certi nazionalismi, dalla tentazione del ripiegamento su se stessa, attraverso un processo di sviluppo che fa della concorrenza la sua legge suprema, e soprattutto è affossata ancora una volta dal dramma di una guerra assurda e crudele che ci angoscia profondamente.

Ma non sarà possibile costruire un'Europa nuova, una dimora comune europea, senza preoccuparci di tutto il pianeta, bene comune dell'umanità. Si potrebbe dire che la condizione perché l'Europa possa costruire il suo avvenire è di essere capace di guardare al di là delle sue frontiere, soprattutto verso l'immenso emisfero sud, diventato da decenni il terreno dove nascono i più frequenti conflitti e dove l'ingiustizia pesa in un modo non più sopportabile.

Nelle sue molteplici forme, il sottosviluppo costituisce una minaccia grandissima per la pace. L'abisso sociale ed economico che separa i paesi poveri del Sud deve essere colmato, se non si vuole rendere impossibile un nuovo ordine mondiale.

Sarebbe opportuno che l'incontro di Bruxelles approfondisca il tema: "La religione e la solidarietà tra i popoli". Come uomini di religione, non abbiamo responsabilità diretta nell'ordine della politica e dell'economia; talvolta ci è chiesto di lavorare senza sosta per riavvicinare i popoli, per far comprendere a tutti il grave compito della solidarietà.

Questi incontri di preghiera stessi, che manifestano la solidarietà dei credenti di religioni diverse e la testimoniano agli occhi del mondo, sono un esempio e uno sprone affinché si avanzi più risolutamente verso la solidarietà tra popoli diversi. Le religioni, oggi ancor più che nel passato, devono capire il loro compito storico di lavorare per l'unità della famiglia umana.

La preghiera fatta fianco a fianco, senza cancellare le differenze, mostra un legame profondo che fa di noi tutti degli umili cercatori di pace volti verso Colui che solo può donarla agli uomini. Nel mio ultimo messaggio per la Giornata mondiale della Pace, ho detto che si deve "riaffermare la necessità di una preghiera intensa e umile, fiduciosa e perseverante, se si vuole che il mondo diventi finalmente una dimora di pace (...). La preghiera è il vincolo che più efficacemente ci unisce: grazie ad essa, i credenti si incontrano laddove diseguaglianze, incomprensioni, rancori e ostilità sono superati, cioè davanti a Dio, Signore e Padre di tutti. Essa, in quanto espressione autentica del retto rapporto con Dio e con gli altri, è già un apporto positivo alla pace" (Messaggio per la XXV Giornata mondiale della Pace).

Ora che in tanti luoghi si vuole mostrare il disumano strepito della guerra, il nostro mondo ha bisogno che si alzi con forza la voce dei credenti, che diventano gli intercessori della pace. La preghiera di queste giornate si unisce al grido degli oppressi e all'aspirazione di milioni di uomini e di donne che vogliono vivere nella pace e nella sicurezza.

Vescovo di Roma. credente in quel Gesù che l'Apostolo Paolo chiama "nostra pace" (Ep 2,14), posso confermare l'impegno della Chiesa cattolica per costruire la pace, per strappare ogni radice di violenza nelle mentalità, per favorire in ogni modo la soluzione dei conflitti attraverso il dialogo, e per educare giovani e adulti, uomini e donne ad una pace fondata non solo sul mutuo rispetto ma sulla stima reciproca e sulla solidarietà.

Quest'opera, nella quale i credenti sono impegnati insieme, risponde all'attesa del mondo intero.

Eminenza, le affido il compito di trasmettere queste riflessioni ai partecipanti dell'incontro e di esprimere i mio saluto deferente e cordiale alle autorità del paese che vi accoglie, così come ai fedeli delle Chiese, della Comunità ecclesiali e delle altre religioni venuti a Bruxelles, augurandomi che tutti ne raccolgano frutti abbondanti. Alzo a Dio la mia preghiera, affinché Egli accordi all'Europa e al mondo intero di entrare in una nuova era di pace e di solidarietà.

(Traduzione dal francese)

Data: 1992-09-10 Data estesa: Giovedi 10 Settembre 1992

Angelus: nell'anno del V centenario dell'inizio dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo - Castelgandolfo (Roma)

Titolo: "Imploro dalla "Purisima Concepcion" il dono della pace, della riconciliazione e della prosperità per il popolo nicaraguense"




1. La festa della Natività della Beata Vergine Maria, che abbiamo celebrato martedi scorso, ha riproposto alla nostra meditazione la vicenda di questa creatura singolare, che Dio ha chiamato a svolgere un ruolo tanto importante nell'opera della Redenzione, e ci ha portato a riflettere, in particolare, sul mistero della sua Immacolata Concezione. Avendo ancora viva nell'anima l'eco di quella bella festività e volendo rendere omaggio alla Madonna in tale suo ineffabile privilegio, ci rechiamo oggi in pellegrinaggio spirituale nel Nicaragua, nazione che si onora di avere come Patrona appunto "La Purisima".


2. L'Episcopato e le Autorità civili del Nicaragua mi hanno invitato a far visita a quella Nazione, durante il prossimo mese di ottobre, nel corso del mio viaggio apostolico a Santo Domingo. Simili inviti mi sono pure giunti da altri Paesi latinoamericani. Ho molto apprezzato tali proposte, per le quali sono sinceramente grato, ma non mi sarà purtroppo possibile corrispondervi in questa occasione.

Confido tuttavia che la Provvidenza mi voglia concedere l'opportunità di aderire a quegli inviti in futuro. Intanto, voglio profittare di questa Domenica per recarmi almeno spiritualmente tra le care popolazioni del Nicaragua per inginocchiarmi dinanzi all'immagine dell'Immacolata Concezione, che si venera nel Santuario della città di El Viejo, nella Diocesi di Leon, Dipartimento di Chinandega, a centoquaranta chilometri circa ad ovest della capitale Managua. Mi unisco volentieri alle folle di pellegrini che accorrono al santuario spinte da viva devozione verso la Vergine Santissima, alla quale desiderano confidare pene e speranze dell'animo e per chiedere l'aiuto necessario nelle quotidiane difficoltà della vita.


3. Imploro, in particolare, dalla Purisima Concepcion il dono della pace, della riconciliazione e della prosperità per il popolo nicaraguense, al quale invio, in quest'ora di sofferenza per tante popolazioni colpite dal recente maremoto, il mio affettuoso e partecipe saluto. Domando, al tempo stesso, alla Vergine che la ormai imminente Conferenza di Santo Domingo, incentrando la sua attenzione su Cristo Salvatore, riesca ad imprimere un impulso decisivo alla Nuova Evangelizzazione in tutto il continente, così da contribuire in modo dinamico ed efficace alla promozione umana e cristiana dell'uomo latinoamericano.

Che Maria Santissima, Madre Immacolata, illumini e guidi il cammino di quei popoli e di tutta la Chiesa verso l'attuazione sempre più piena del messaggio evangelico, sorgente di fraterna intesa nel tempo ed annuncio di sicura speranza per l'eternità.

Data: 1992-09-13 Data estesa: Domenica 13 Settembre 1992

Dopo l'Angelus, alla "Società Operaia" - Castelgandolfo (Roma)

Titolo: Siate sempre "operai" generosi impegnati nella vigna del Signore

Desidero ora rivolgere uno speciale saluto ai membri del movimento laicale "Società Operaia", che quest'anno ricorda il 50 anniversario di fondazione. Saluto in particolare il Prof. Luigi Gedda ed i responsabili del sodalizio.

Carissimi, la vostra Associazione nacque nel 1942 come derivazione dell'Azione Cattolica Italiana: erano gli anni difficili della guerra, regimi autoritari impedivano in Europa la libera attività religiosa e sociale. In quella situazione fu per voi illuminante il mistero della veglia di Cristo nel Getsemani: vigilare per amore, offrirsi completamente alla volontà di salvezza del Padre.

Come fu vera quella ispirazione! Com'è urgente anche oggi tale volontaria vigilanza in intima unione col Redentore dell'uomo! Numerosi membri della vostra Associazione - tra questi il pensiero va in special modo all'Ingegner Alberto Marvelli, apostolo esemplare nella vita spirituale e nell'impegno civile - hanno mostrato come, nel mutare dei tempi e delle situazioni, i laici cristiani sappiano dedicarsi senza riserve alla costruzione del regno di Dio nella famiglia, nel lavoro, nella cultura, nella politica, portando il Vangelo nel cuore della società.

Auguro pertanto a tutti voi di perseverare nella fedeltà a Cristo, vegliando e pregando insieme con lui, per essere, oggi come ieri, "operai" generosamente impegnati nella vigna del Signore.

Data: 1992-09-13 Data estesa: Domenica 13 Settembre 1992

Udienza ai Vescovi europei ordinati negli ultimi cinque anni - Castelgandolfo (Roma)

Titolo: "Il Catechismo della Chiesa Cattolica è un dono che ciascuno di voi può offrire alla propria Chiesa particolare"

Venerati fratelli nell'Episcopato!


1. Sono particolarmente lieto di accogliere, nelle vostre persone, i Pastori che Cristo, in un'ora assai significativa per l'Europa, ha scelto quali suoi ministri a servizio delle Chiese che sono nel continente, e ringrazio il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee e la Congregazione per i Vescovi, che hanno organizzato questo incontro. A voi porgo il mio cordiale benvenuto e mi rallegro che durante la sosta in Roma, accanto alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, vi sia dato di incontrare anche alcuni Cardinali responsabili di Dicasteri della Curia Romana o direttamente impegnati nella pastorale diocesana. Siete convenuti a Roma, cari fratelli, per riflettere sul vostro ministero episcopale, per scambiarvi le rispettive esperienze e, in special modo, per intensificare la vostra collaborazione in ordine all'evangelizzazione del Continente europeo.


2. Uno speciale legame tra i Pastori crea, infatti, il servizio alla parola di Dio. Non spetta forse al Vescovo il compito di proclamare la Parola là dove è mandato? Voi siete stati inviati nelle regioni d'Europa. Vostro compito è, dunque, di offrire alle popolazioni del vecchio Continente, nelle presenti circostanze storiche e culturali, un rinnovato annuncio del Vangelo, e con esso tutta la potenza liberatrice di Colui che è il Verbo di Dio. Nella fondamentale missione di evangelizzare c'è un momento particolarmente significativo: quello della catechesi. Essa ha costituito l'oggetto di un Sinodo dei Vescovi, nel 1977, e della successiva Esortazione Apostolica "Catechesi tradendae", che ho pubblicato nell'ottobre del 1979. Il contenuto della catechesi è il contenuto stesso dell'evangelizzazione (cfr. CTR 26). "La specificità della catechesi, distinta dal primo annuncio del Vangelo, che ha suscitato la conversione, tende al duplice obiettivo di far maturare la fede iniziale e di educare il vero discepolo di Cristo mediante una conoscenza più approfondita e più sistematica della persona e del messaggio del nostro Signore Gesù Cristo" (ivi, CTR 19). Questa "più approfondita e più sistematica conoscenza della persona e del messaggio di Cristo" costituisce una immensa sfida pastorale per la Chiesa, oggi, in Europa. Nel suo servizio al Vangelo, la Chiesa vuole certo essere ministra di pace, instancabile paladina dei diritti umani e promotrice dell'autentico sviluppo. Poiché tuttavia "non di solo pane vivrà l'uomo" (Lc 4,4), essa non può non trovare la sua gioia più grande nel portare al mondo tutto il mistero di Cristo, Verbo di Dio fattosi carne (cfr. Jn 1,14) per redimere l'uomo dai suoi peccati e ricondurlo all'amicizia col Padre.


3. La grande importanza della catechesi è collegata con la sua finalità primaria: quella di mettere la persona "non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo: egli solo può condurre all'amore del Padre nello Spirito e può farci partecipare alla vita della Santa Trinità" (ivi, CTR 5). Il cristiano ha bisogno della catechesi per crescere nella conoscenza del mistero del Dio vivente.

Essa è, pertanto, un sacro dovere ed un diritto inalienabile della Chiesa, a cui nella prassi pastorale va riconosciuta una innegabile priorità. Anzi, in seguito alle dichiarazioni dei Padri sinodali nell'Assemblea del '77, ho potuto affermare che "più (la Chiesa) - a livello locale e universale - si dimostra capace di dare la priorità alla catechesi rispetto ad altre opere e iniziative, i cui risultati potrebbero essere più spettacolari, più trova nella catechesi un mezzo di consolidamento della sua vita interna come Comunità di credenti e della sua attività esterna come missionaria" (ivi, CTR 15).


4. C'è, infine, un punto, venerati fratelli, che ritengo di somma attualità anche per la Chiesa in Europa, e quindi per tutti i suoi Pastori. E' imminente la pubblicazione nelle diverse lingue del Catechismo della Chiesa Cattolica. Si tratta di un dono di Dio alla sua Chiesa. Il Catechismo intende porsi come strumento privilegiato a servizio della fede della Comunità. Frutto di una lunga ed intensa consultazione dell'Episcopato mondiale, esso offre ora a tutti i Vescovi l'occasione per una presentazione, per così dire, collegiale al popolo di Dio dell'insegnamento di Cristo, in un compendio autorevole. Vi invito pertanto a considerare il contenuto di tale Catechismo come un dono che ciascuno di voi può offrire alla propria Chiesa particolare, perché essa cresca "secondo la misura della piena maturità di Cristo" (Ep 4,13). Insieme col Successore di Pietro, l'intero Collegio Episcopale è chiamato a presentare agli uomini del nostro tempo questa meditata esposizione della fede cattolica, curandone la mediazione a livello locale in rapporto all'ambiente socio-culturale e alle diverse categorie di destinatari. Solo dall'impegno concorde di tutti i Vescovi, coadiuvati dal Clero, dai Religiosi e dagli stessi laici, potrà derivare quel rilancio dell'evangelizzazione a cui il nuovo Catechismo intende servire.

Venerati e cari fratelli, mentre invoco lo Spirito Santo, primo dono ai credenti e fonte della missione apostolica, affinché vi confermi nella totale dedizione a Cristo e alla sua Chiesa e vi sostenga nelle quotidiane fatiche del ministero, imparto di cuore a ciascuno di voi la Benedizione Apostolica, che estendo con affetto ai fedeli affidati alle vostre cure pastorali.

Data: 1992-09-17 Data estesa: Giovedi 17 Settembre 1992

Appello a sostenere coloro che aiutano le popolazioni afflitte da carestie o dalla sete nel messaggio quaresimale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ascoltate la voce di Gesù, stanco ed assetato che rivive la sua agonia nei nostri fratelli più poveri

"Ho sete" (Jn 19,28) Cari fratelli e sorelle,


1. Nel tempo santo della Quaresima, la Chiesa riprende ancora una volta la sua ascesa verso Pasqua. Guidata da Gesù e camminando sui suoi passi, ci stimola a traversare con lei il deserto. La storia della Salvezza ha dato al deserto un profondo senso religioso. Condotto da Mosé e più tardi consigliato da altri profeti, il Popolo eletto ha potuto, attraverso privazioni e sofferenze, farvi l'esperienza della presenza fedele di Dio e della sua misericordia; si è nutrito del pane sceso dal cielo e si è dissetato con l'acqua che scaturiva dalla roccia; là è cresciuta la fede e la speranza del Popolo di Dio nell'avvento del Messia redentore. Nel deserto ha anche predicato Giovanni Battista, e le folle sono accorse presso di lui per ricevere, nelle acque del Giordano, il battesimo di penitenza: il deserto è stato un luogo di conversione all'accoglienza di Colui che viene per vincere la desolazione e la morte legate al peccato. Gesù, il Messia dei poveri che colma di beni (cfr. Lc 1,53), ha inaugurato la sua missione assumendo la condizione di colui che ha fame e sete nel deserto. Cari fratelli e sorelle, vi invito, a meditare, durante questa Quaresima, la Parola di vita lasciata da Cristo alla Chiesa perché sia luce sul cammino di ciascuno dei suoi membri. Riconoscete la voce di Gesù che vi parla, specialmente in questo tempo quaresimale, nel Vangelo, nelle celebrazioni liturgiche, nelle esortazioni dei vostri pastori.

Ascoltate la voce di Gesù che, stanco e assetato, presso il pozzo di Giacobbe, dice alla Samaritana: "Dammi da bere" (Jn 4,7). Contemplate Gesù inchiodato sulla croce, morente, e sentite la sua voce appena percettibile: "Ho sete" (Jn 19,28).

Oggi Cristo ripete questo appello e rivive i tormenti della sua agonia nei nostri fratelli più poveri. Mentre ci invita ad avanzare praticando la Quaresima sulle strade d'amore e di speranza tracciate da Cristo, la Chiesa ci fa comprendere che la vita cristiana comporta il distaccarsi dai beni superflui; ci aiuta ad accettare una povertà che ci libera; ci dispone a scoprire la presenza di Dio e ad accogliere i nostri fratelli con una solidarietà sempre più attiva in una comunione sempre più ampia. Ricordate la parola del Signore: "Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa" (Mt 10,42). E meditate con tutto il cuore e con speranza queste altre parole: "Venite, benedetti del Padre mio, ... perché ho avuto sete e mi avete dato da bere" (Mt 25,34-35).


2. Durante la Quaresima del 1993, per concretizzare la solidarietà e la carità fraterna associate alla ricerca spirituale di questo tempo forte dell'anno liturgico, domando ai membri della Chiesa di portare uno sguardo attento sulle donne e sugli uomini provati dalla drammatica desertificazione delle loro terre e su quanti in tante regioni del mondo, mancano di questo bene elementare, ma indispensabile alla vita, l'acqua.

Siamo inquieti nel vedere oggi il deserto progredire ed estendersi a terre, ancora ieri prospere e fertili. Non possiamo dimenticare che molto spesso l'uomo stesso è stato causa della sterilizzazione di terre divenute desertiche come pure dell'inquinamento d'acque una volta sane. Quando i beni della terra non sono rispettati, si agisce in modo ingiusto e anche criminale, perché le conseguenze sono miseria e morte per molti fratelli e sorelle.

Ci preoccupa gravemente anche il vedere popoli interi, milioni di esseri umani, ridotti all'indigenza, affamati e malati perché mancano d'acqua potabile.

Infatti la fame e numerose malattie sono intimamente legate alla siccità o alla polluzione delle acque. Dove le piogge sono rare e le sorgenti d'acqua si prosciugano, la vita diviene più fragile, diminuisce fino a scomparire. Immense zone dell'Africa sono soggette a questo flagello riscontrato anche in certe regioni dell'America Latina e dell'Australia.

E' evidente inoltre che uno sviluppo industriale anarchico e l'impiego di tecnologie che rompono gli equilibri naturali hanno causato ingenti danni all'ambiente, provocando gravi catastrofi. Corriamo il rischio di lasciare in eredità alle generazioni future, in molte parti del mondo, il dramma della sete e del deserto.

Lancio un pressante appello perché siano sostenute con generosità le istituzioni, le organizzazioni e le opere sociali che sono impegnate nell'aiutare le popolazioni afflitte da carestie o dalla sete e costrette ad affrontare una desertificazione crescente. Vi esorto egualmente a collaborare con coloro che si sforzano d'analizzare scientificamente tutti i fattori della desertificazione e di porvi rimedio.

Possa la generosità attiva dei figli e figlie della Chiesa e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, accelerare il compimento della profezia d'Isaia: "Scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa, la terra bruciata diventerà una palude, il luogo riarso si muterà in sorgenti di acqua" (35,6-7)! Con tutto il cuore, vi benedico nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Data: 1992-09-18 Data estesa: Venerdi 18 Settembre 1992

Angelus: nell'anno del V Centenario dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo - Castelgandolfo (Roma)

Titolo: "Nostra Signora di Izamal interceda affinché la IV Conferenza dell'Episcopato latinoamericano sia per il Continente come una nuova Pentecoste"




1. Nel nostro pellegrinaggio spirituale lungo le strade del continente americano in occasione del V Centenario dell'inizio della sua Evangelizzazione, ci rechiamo oggi al Santuario di Nostra Signora di Izamal, nella penisola dello Yucatàn, in Messico. Nella piccola città di Izamal, fin dai primi tempi della cristianizzazione di quelle terre, a metà del XVI secolo, i francescani, presso le rovine di un'antica piramide maya, costruirono un convento, centro d'intensa evangelizzazione degli indigeni. Ad esso affiancarono un grande tempio, nel quale trasferirono dal Guatemala un'immagine dell'Immacolata Concezione, successivamente proclamata "Regina e Patrona dello Yucatàn". Il 22 agosto 1949 avvenne la coronazione pontificia della Statua, quale atto finale del Congresso Mariano celebrato a Mérida. Il pellegrinaggio principale al Santuario ha luogo l'ultima domenica di maggio, con grande affluenza di fedeli che si prostrano davanti alla miracolosa immagine, portata più volte, nel corso della storia, alla Città di Mérida in occasione di grandi calamità o speciali celebrazioni religiose. Non mi sarà possibile recarmi di persona a pregare in tale Santuario, come era previsto nel precedente programma del mio prossimo viaggio apostolico. A Santo Domingo tuttavia incontrero una delegazione delle popolazioni indigene che intendevano essere presenti ad Izamal.


2. Con l'aiuto del Signore e l'intercessione della Vergine, spero vivamente che la prossima Conferenza Generale dell'Episcopato latinoamericano sia un avvenimento veramente storico per la Chiesa in quel continente: un'ora di grazia, una nuova Pentecoste, un "kairos".

Circa 300 Vescovi si riuniranno per celebrare i cinquecento anni della presenza della Chiesa in America e ringraziare il Signore per il dono della fede, che i primi evangelizzatori diffusero tra le popolazioni originarie del Nuovo Mondo.

La Conferenza, senza perdere di vista le "luci e ombre" del passato, proietterà la sua attenzione verso il futuro.

"Gesù Cristo ieri, oggi e sempre" (cfr. He 13,8) è il significativo motto che accompagna il tema della Conferenza: "Nuova Evangelizzazione, promozione umana, cultura cristiana".

Considerando il ricco contenuto di tale suggestivo tema, i Vescovi prospetteranno le linee che devono segnare l'azione pastorale della Chiesa nei prossimi anni. In continuità con la Tradizione e tenendo presenti le sfide del nostro tempo, essi daranno ai popoli latinoamericani le risposte da loro attese e ribadiranno che solo in Gesù Cristo è possibile raggiungere la piena liberazione.

Maria Santissima, Nostra Signora di Izamal, Evangelizzatrice dello Yucatàn, ci protegga e ci aiuti in quest'ora di fede e di speranza per tutta l'America Latina. Ella rivolga il suo materno sguardo ai fedeli di quelle amate Nazioni ed ai popoli del mondo intero.

Data: 1992-09-20 Data estesa: Domenica 20 Settembre 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Messaggio in preparazione alla XXX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (2 maggio 1993) - Castelgandolfo (Roma)