GPII 1992 Insegnamenti - Qualificata presenza e partecipazione di venerati Padri

Qualificata presenza e partecipazione di venerati Padri


2. La nostra Assemblea sinodale è singolarmente qualificata dalla presenza e dalla partecipazione dei venerati Padri Cardinali residenti in Roma: essi, Vescovi titolari delle Diocesi Suburbicarie, Presbiteri o Diaconi delle Chiese di Roma, rappresentano anche gli altri Cardinali che, dovendo risiedere nelle Chiese affidate al loro governo pastorale, non possono intervenire personalmente al Sinodo romano. Li saluto tutti con affetto fraterno e li ringrazio di cuore per il contributo di sapienza, di consiglio e di preghiera che vorranno dare al Sinodo.

Saluto e ringrazio il Cardinale Vicario, che porta in modo speciale la responsabilità e l'onere di questa Assemblea in qualità di Presidente Delegato, e con lui Mons. Vicegerente e i Vescovi Ausiliari, che più direttamente lo coadiuvano, e il Cardinale Ugo Poletti, che ha guidato con sapienza e amore l'avvio e la fase preparatoria del cammino sinodale. Rivolgo un pensiero di gratitudine e di incoraggiamento a tutti gli Officiali del Sinodo, a cominciare dai Moderatori, dal Relatore e dal Segretario Generale. E voglio esprimere a ciascuno di voi Sinodali l'affetto e la fiducia con cui accompagno il lavoro che vi attende, nella certezza che saprete impegnarvi con dedizione e perseveranza, consapevoli del significato del Sinodo romano e quindi della necessità di un'assidua partecipazione. Tra voi ricordo e saluto in particolare i Parroci di Roma, che porteranno nel Sinodo l'esperienza viva delle loro comunità e renderanno queste costantemente partecipi della preghiera e della riflessione dell'Assemblea sinodale; i Religiosi e le Religiose, che costituiscono una ricchezza singolare della Chiesa di Roma e che, con la loro ampia presenza nel Sinodo, sono particolarmente deputati a tenere orientati i suoi lavori verso la novità e la trascendenza della salvezza che solo Dio può operare; i laici, uomini e donne, che, in conformità al rinnovamento ecclesiale promosso dal Concilio Vaticano II, fanno parte a pieno titolo e in gran numero dell'Assemblea sinodale e non mancheranno di portare al suo interno le ricchezze e le sofferenze del tessuto sociale e culturale di questa grande Città. Un saluto e un ringraziamento speciale rivolgo dal profondo dell'animo ai Delegati fraterni delle Chiese e Comunità ecclesiali che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica e che hanno accolto l'invito a prender parte a questa Assemblea sinodale. La loro presenza con noi in qualità appunto di Delegati fraterni esprime quella ricerca della piena unità tra i cristiani che è una priorità pastorale derivante dalla stessa volontà di Cristo e che deve stare particolarmente a cuore della Diocesi di Roma, chiamata a partecipare della sollecitudine universale del suo Vescovo; nel contempo questa loro presenza potrà arricchire le deliberazioni sinodali, far crescere la conoscenza e l'amore reciproco e la fraterna collaborazione.

Memoria di Papa Giovanni XXIII per rendere più vivi i legami di comunione


3. Nel dare inizio alla sessione dell'Assemblea sinodale non posso non fare memoria del primo Sinodo diocesano di Roma, celebrato dal mio venerato Predecessore Giovanni XXIII nell'anno 1960, con breve anticipo rispetto all'indizione e alla celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Assai diversi sono certamente il quadro ecclesiologico ed il contesto storico di oggi rispetto a quelli di allora, sebbene non sia grande la distanza nel tempo. Ma immutate permangono l'identità e la missione che la provvidenza misericordiosa di Dio ha conferito alla Chiesa di Roma, e non è cambiato, passando dal primo al secondo Sinodo romano, l'intento fondamentale di rendere più vivi i legami della comunione ecclesiale, più generoso il servizio apostolico nella città di Roma, più luminosa la testimonianza che questa Chiesa deve alle Chiese sorelle sparse nel mondo intero. Nel corso dei lavori dell'Assemblea sinodale saremo attenti a raccogliere i frutti del lungo itinerario di preparazione, iniziato nella Veglia di Pentecoste del 1986. Fra i tanti incontri, studi e iniziative pastorali, che da allora ad oggi si sono utilmente sviluppati nell'ambito del Sinodo, vogliamo ricordare in particolare le Assemblee presinodali di Prefettura e il "Confronto con la Città": sono due tappe complementari di un medesimo cammino, la prima rivolta principalmente a una riflessione, articolata in ogni area del territorio diocesano, sui molteplici problemi pastorali che vivono le nostre comunità parrocchiali; la seconda orientata a cogliere in modo unitario le domande, le difficoltà e le prospettive sociali e culturali di questa Città, per poterla meglio capire e più efficacemente servire. L'Assemblea sinodale è chiamata a portare a piena maturazione questo lavoro preparatorio, arricchendolo di ciò che di nuovo e di valido la riflessione comune, docile alla guida dello Spirito, potrà suggerire.

Il Sinodo: atto di governo episcopale ed evento di comunione


4. Per sua natura il Sinodo diocesano ha un posto di preminenza nell'opera di governo pastorale del Vescovo, essendo "l'assemblea dei sacerdoti e degli altri fedeli della Chiesa particolare, scelti per prestare aiuto al Vescovo diocesano in ordine al bene di tutta la comunità diocesana" (C I.C. CIC 460). Il Sinodo è quindi, contestualmente e inseparabilmente, atto di governo episcopale ed evento di comunione, esprimendo così quell'indole di comunione gerarchica che appartiene alla natura profonda della Chiesa. perciò ogni argomento che il Vescovo propone al Sinodo è sottoposto alla libera discussione dell'Assemblea (cfr. CIC 465) e contemporaneamente il Vescovo è l'unico legislatore, mentre gli altri membri del Sinodo hanno voto consultivo (cfr. CIC 466). L'immagine evangelica della città che non può rimanere nascosta perché collocata sopra un monte e della lucerna che deve far luce a tutti coloro che sono nella casa (cfr. Mt 5,14-16), scelta quasi come filo conduttore per i lavori della nostra Assemblea, vuole esprimere anzitutto questo significato del Sinodo, come avvenimento di luce e di grazia per la Diocesi e per la città di Roma. Ma la portata del Sinodo romano è necessariamente più ampia: la "esemplarità" che appartiene alla Chiesa di Roma per il fatto di essere la Sede di Pietro implica che al Sinodo in essa celebrato guardino le Chiese sorelle sparse nel mondo, a cominciare da quelle più vicine che sono in Italia. perciò i lavori di questa Assemblea e le conclusioni a cui con la grazia di Dio potremo pervenire dovranno fare puntuale riferimento alla situazione e alle esigenze pastorali di Roma, ma al tempo stesso caratterizzarsi per tale ampiezza di respiro e sforzo di andare al cuore dei problemi da poter costituire un valido punto di riferimento anche per altre comunità diocesane.

Custodi e testimoni della fede apostolica


5. In particolare, l'impegno centrale del nostro Sinodo, che riguarda la nuova evangelizzazione, va affrontato con la profonda consapevolezza del compito di custode e testimone della fede apostolica che è stato affidato fin dall'inizio in modo speciale alla Chiesa di Roma (cfr. S. Ireneo, Adversus Haereses, III, 3,2).

L'ascolto ubbidiente della parola di Dio e l'impegno a fare di essa il principio ispiratore di ogni scelta ecclesiale, l'accoglienza di tutta la grande tradizione della Chiesa e in particolare l'attenzione a far penetrare sempre più nella vita della nostra Diocesi il magistero dottrinale e pastorale del Concilio Vaticano II saranno, quindi, le note salienti del Sinodo romano. Il confronto tra le molte esperienze di evangelizzazione e di catechesi che fermentano nella Chiesa di Roma, e la conseguente opera di riflessione e di discernimento, contribuiranno poi a indicare le vie perché la proposta della fede, agli adulti oltre che alle giovani generazioni, sia concreta e capace di raggiungere le persone e le famiglie nella loro mentalità, cultura e negli ambienti in cui vivono, avendo sempre cura dell'integrità dell'annuncio e della coerente testimonianza di vita di coloro che ne sono portatori.

Dall'ecclesiologia di comunione all'urgenza della missione


6. "Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte" (1Co 12,27): queste parole dell'Apostolo Paolo, che abbiamo ascoltato nella liturgia della parola, mettono in evidenza il dono della comunione e dell'unità in Cristo, che è costitutivo dell'essere della Chiesa, e richiamano la conseguente necessità di costruire e approfondire sempre di nuovo i vincoli di tale comunione.

L'Assemblea sinodale avrà costantemente davanti a sé questo fondamentale obiettivo: nel suo stesso svolgimento costituirà come una grande scuola, non teorica ma pratica e tradotta in atto, dell'ecclesiologia di comunione che il Concilio Vaticano II ci ha proposto e che abbraccia ogni componente del popolo di Dio, il quale, nelle sue molteplici articolazioni, è uno per origine, dignità e missione. Dalla comunione sacramentale e dall'unità della missione nella diversità dei ministeri e dei carismi questa Assemblea saprà ricavare le indicazioni più adatte per incrementare quella convergenza pastorale che è particolarmente richiesta in questa Diocesi di Roma, caratterizzata da una eccezionale ricchezza e varietà di presenze ecclesiali, legate in larga misura al servizio universale del suo Vescovo. Tra i risultati del Sinodo e delle disposizioni che a suo tempo promulgheremo rientra quindi a pieno titolo la promozione della disciplina ecclesiale, come via necessaria per dare concretezza alla comunione e alla collaborazione pastorale. Anche sotto questo profilo la Chiesa di Roma è debitrice alle Chiese sorelle di una testimonianza esemplare.

Perseverare con rinnovato vigore nell'ascolto, nel dialogo, nel servizio


7. La carità di Dio, che alimenta la nostra reciproca comunione, ci spinge parimenti a perseverare con rinnovato vigore nell'ascolto, nel dialogo e nel servizio verso tutti coloro che vivono a Roma. L'attenzione dell'Assemblea sinodale si rivolgerà anzitutto a coloro che più soffrono: ammalati, emarginati, anziani che vivono soli, disoccupati, immigrati, persone, famiglie, categorie sociali che a diversi titoli sono afflitte da povertà materiali e morali. A questi infatti Gesù si è rivolto in modo preferenziale, anzi, con loro per primi si è identificato (cfr. Mt 25,40 Mt 25,45). Nello stesso tempo la nostra Assemblea sarà consapevole della vocazione universale che è propria di Roma ed avrà una specifica sollecitudine per quegli ambienti e quei settori della vita cittadina nei quali maggiormente si prepara e si costruisce il futuro della Città. Occupa qui uno spazio privilegiato la pastorale della famiglia, che dovrà rivolgersi sempre più all'insieme delle famiglie romane, avvalendosi della generosità apostolica e dell'impegno di solidarietà di quei gruppi di famiglie che hanno una precisa formazione cristiana e sono ormai preparati ad essere soggetti attivi di evangelizzazione. In questo quadro il Sinodo non potrà non sollecitare da ogni istanza competente della vita pubblica quell'attenzione ai problemi e alle esigenze della famiglia che costituisce un atto di saggezza e di giustizia, data la somma di bisogni sociali a cui le famiglie quotidianamente fanno fronte.

Analoga sollecitudine l'Assemblea vorrà dedicare alla pastorale della gioventù, preoccupandosi anche qui di aprirsi il più possibile non solo ai giovani già in qualche modo legati alle nostre parrocchie, gruppi e associazioni, ma al grande numero di coloro che non hanno in pratica alcun rapporto organico con la Chiesa e spesso rischiano di non essere raggiunti dalla proposta cristiana. Con la pastorale giovanile e con l'attenzione al futuro della Città è intimamente legata la pastorale della cultura e di quegli ambienti, come la scuola, l'Università, la ricerca, la comunicazione sociale, che a Roma sono ampiamente presenti ed esercitano un influsso, in positivo o in negativo, che va ben oltre i confini della Città: in essi e attraverso di essi vanno costruite nuove vie per l'evangelizzazione e per l'incuturazione nel nostro tempo della fede. Ispirandosi costantemente al grande criterio della solidarietà cristiana e attenendosi a un'ottica ecclesiale, l'Assemblea sinodale prenderà in serio esame le problematiche che riguardano il lavoro e l'economia, la vita sociale, politica e istituzionale della Città, per offrire un contributo utile a fronteggiare le attuali difficoltà e a dare rinnovato impulso a uno sviluppo più rispettoso dei diritti e dei doveri di ciascuno, a cominciare da chi ha più bisogno.

Verso il Giubileo del terzo millennio dell'era cristiana


8. Il Sinodo romano vuole essere infatti, in tutto il suo svolgimento e nei suoi obiettivi, un grande atto di amore per Roma e per il vasto mondo verso il quale Roma ha una missione del tutto speciale. così si addice a quella Chiesa che, secondo l'antichissima testimonianza di S. Ignazio Antiocheno, "presiede a tutta l'assemblea della carità" (Lettera ai Romani, Introduzione). E così la Chiesa di Roma potrà essere sempre più "interiore" alla Città e al mondo, proprio in virtù della fedeltà a Cristo e della diversità rispetto al mondo che consegue a questa fedeltà. E, a loro volta, la Città e il mondo potranno ritrovarsi all'interno e nel cuore di questa Chiesa. All'amore si accompagna la speranza teologale: nel trattare ogni argomento il nostro Sinodo si ponga in atteggiamento di fiducia in Dio e di attesa della sua salvezza che viene, per il tempo, nella forma della croce e, per l'eternità, nella forma della gloria che non ha fine. Orizzonte prossimo della nostra attesa e obiettivo a cui con il Sinodo già ci prepariamo è il Giubileo del terzo millennio dell'era cristiana: rinnovando e purificando il proprio volto perché meglio rifletta quella luce che è Cristo, la Chiesa di Roma pone infatti la base perché il grande Giubileo raggiunga il suo scopo e manifesti il suo vero significato, che è quello di favorire un nuovo incontro dell'umanità pellegrina con Colui che è il suo unico Redentore. Maria Santissima, alla quale al termine di questa Eucaristia affideremo tutto il cammino che attende la nostra Assemblea sinodale, sia il modello vivente della Chiesa di Roma, perché si compia in noi la parola e la volontà del Signore (cfr. Lc 1,38).

Data: 1992-10-03 Data estesa: Sabato 3 Ottobre 1992

Angelus: durante l'appuntamento mariano domenicale con i fedeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Preghiamo perché tutti i cristiani in Russia, fratelli in Cristo, possano contribuire al progresso spirituale della società in cui sono chiamati a testimoniare il Vangelo

Carissimi fratelli e sorelle!


1. In questi giorni la Chiesa ortodossa russa festeggia il sesto centenario della morte di San Sergio di Radonez, definito grande maestro della vita monastica russa e protettore della Russia. Egli si adopero non soltanto per la diffusione del monachesimo e della santità nella vita monastica, ma divenne anche l'araldo dei valori cristiani nel paese allora minacciato da discordie interne e da pericoli esterni. Condividiamo la gioia di quella amata Chiesa, che ricorda un grande Santo, che tanta importanza ha avuto nella sua storia. Nato nel 1314 circa, San Sergio all'età di vent'anni, seguendo l'esempio dei Santi Padri del deserto, avverti il desiderio di condurre una vita solitaria e si rifugio nella foresta vicina a Radonez\, suo paese nativo. Lunghe ore dedicate alla preghiera, le vittorie riportate nei combattimenti spirituali, come anche l'austerità della vita, gli fecero acquistare una profonda maturità spirituale di cui divenne consapevole la popolazione di quei luoghi, che accorreva numerosa e da varie parti per vivere con lui la vita monastica, nella totale rinuncia ai beni materiali, seguendo il Signore che da ricco che era si è fatto povero per arricchire tutti con la sua povertà (cfr. 2Co 8,9). Come San Francesco d'Assisi, santo al quale molti agiografi lo hanno paragonato e la cui festa celebriamo oggi, San Sergio dispiegava le sue forze non solo al servizio della Chiesa, ma anche della società, opponendosi all'egoismo e agli interessi privati e diffondendo la pace e l'amore di Cristo. Le sue spoglie mortali sono venerate nella chiesa della Santissima Trinità, luogo in cui egli inizio il suo itinerario di fede. Durante i secoli, questo luogo è stato ed è tuttora, un importante centro della spiritualità russa.

Negli ultimi decenni la sua importanza si è accresciuta grazie alla presenza di un seminario e di una facoltà teologica della Chiesa ortodossa russa. Preghiamo perché tutti i cristiani in Russia, fratelli in Cristo, anche per l'intercessione di S. Sergio possano contribuire al progresso spirituale della società in cui sono chiamati a testimoniare il Vangelo della Salvezza.


2. Il mese di ottobre, carissimi fratelli e sorelle, è dedicato alla Madonna del Santo Rosario; esso offre, pertanto, l'opportunità di intensificare questa pia pratica semplice e profonda, che ci conduce ad una quotidiana contemplazione dei misteri centrali della nostra salvezza. Esorto tutti i fedeli a recitare la Corona del Rosario con fervore e fiducia, in modo particolare, per le care popolazioni della Bosnia ed Erzegovina purtroppo ancora lacerate dalla violenza e dalla guerra. Preghiamo perché la celeste Madre di Dio, Madre della Pace, ottenga il dono della concordia e della pace per quei nostri fratelli e sorelle così a lungo e duramente provati.

Data: 1992-10-04 Data estesa: Domenica 4 Ottobre 1992




Lettera al Cardinale Raul Francisco Primatesta - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In occasione del 50° anniversario dell'ordinazione sacerdotale

Al Venerabile Fratello Nostro S.R.E. card. Raul Francisco Primatesta, arcivescovo di Cordoba in Argentina.

In occasione del 50° anniversario del giorno provvidenziale della sua ordinazione, noi, che per l'evento riteniamo di inviarle questa lettera a testimonianza della nostra carità, ci rallegriamo di questa circostanza lieta per lei, venerabile fratello nostro, e vogliamo manifestarle la nostra gratitudine e l'ottimo giudizio su di lei, avendo presente in particolare la sua fruttuosa azione pastorale con la quale, nel corso di tanti anni, si è reso benemerito nei riguardi della Chiesa.

E poiché sappiamo che presto nella sua chiesa cattedrale sarà celebrata una liturgia in suo onore, vogliamo che lei ci consideri presenti in spirito accanto a lei ed esprimiamo fin d'ora l'augurio che nel giorno prossimo di quest'attesa ricorrenza si veda onorato e amato dal clero e dal suo popolo, affinché, godendo della giusta consolazione che viene dall'affetto, possa annoverare quest'ultimo beneficio insieme a tutti quelli con cui Dio, autore e dispensatore di tutti i beni, ha voluto illuminare la sua opera di sacerdote e di vescovo. E anche se non è possibile ricordare tutti i suoi meriti, ci sembra giusto fare in breve menzione dell'attività da lei svolta in gioventù quando Ia Chiesa di La Plata prima, dove fu vescovo ausiliare, e poi quella di San Rafael, di cui fu pastore, godettero all'inizio del vantaggio della sua attività episcopale. Non dubitiamo infatti che queste due Chiese, conservando il ricordo di lei, gioiranno per questo anniversario assieme alla diocesi metropolitana di Cordoba, che guida egregiamente ormai da ventisette anni. Gli stessi responsabili della Repubblica la stimano e questa stima e autorità di cui ella gode vanno a suo onore e hanno grandissimo peso presso tutto il clero e i fedeli della sua Nazione.

Spicca su ciò il ministero che lei svolge nell'arcidiocesi di Cordoba che risulta fiorente, grazie al suo zelo e alla sua opera, tanto che, tra le Chiese argentine, è considerata la più solida e meglio ordinata; vi svolgono la loro missione un clero molto numeroso, e numerosissimi religiosi e religiose; vi fioriscono, a quanto pare, non poche vocazioni e vi sono presenti molti laici ben formati nei vari ambiti di apostolato. Ricordiamo tutto ciò solo a titolo di esempio, senza voler omettere altre cose, degne di lode, come il Sinodo diocesano, da lei guidato, celebrato e condotto a buon fine, i cui frutti auspicati hanno già cominciato a prodursi. Pensando a lei, venerabile fratello nostro, ricordiamo pure che per molti anni si è trovato degnamente a capo della Conferenza episcopale argentina, e crediamo che abbia svolto un lavoro assai fruttuoso nel guidare rettamente questi pastori, suoi fratelli nell'episcopato, nell'applicazione dei dettami del Concilio Vaticano II e nella sicura fedeltà alla Sede Apostolica.

Con immutata benevolenza verso di lei, che già da tempo è stato cooptato, per divino consiglio, nel sacro Collegio cardinalizio, la abbracciamo, ci rallegriamo per questo suo aureo anniversario e preghiamo Dio, che tutto conosce, che si degni di ricolmarla anche in futuro dei suoi doni.

Per il resto, confermiamo i nostri auguri e rallegramenti impartendole con affetto profondo, venerabile fratello nostro, la benedizione apostolica, che vogliamo estendere anche a tutti coloro che parteciperanno alla gioia di questo tanto luminoso anniversario.

(Traduzione dal latino)

Data: 1992-10-07 Data estesa: Mercoledi 7 Ottobre 1992



Lettera al Cardinale Eduardo Francisco Pironio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Inviato speciale in Ecuador

Al venerabile fratello nostro S.R.E. card. Eduardo Francisco Pironio, Presidente del Pontificio Consiglio per i laici.

Nella ricorrenza del 500° anniversario dell'evangelizzazione dell'America, non si deve in alcun modo trascurare l'azione di grazia di Maria, Madre di Dio. Ella infatti "intercedendo per tutti i suoi figli, coopera all'azione salvifica del Figlio-Redentore del mondo" (RMA 40).

Peraltro sono note a tutti le apparizioni della Vergine Madre di Dio in Messico e la straordinaria importanza che ha avuto, sin dall'inizio dell'evangelizzazione del continente americano, quella speciale e fervida devozione mariana.

Con animo lieto abbiamo pertanto accolto la notizia della celebrazione del V Congresso mariano nazionale in Ecuador, che avrà luogo nel prossimo mese di dicembre, compreso tra due feste mariane, la festività dell'Immacolata Concezione e la solennità di Nostra Signora di Guadalupe, patrona dell'America. Considerando l'importanza dello speciale evento, noi stessi in tutto devoti alla Madre del Redentore, rivolgiamo il nostro pensiero a questo illustre Congresso, fiduciosi che porterà nel popolo di Dio un incremento di fede e di virtù.

perciò, cedendo alle pie richieste del venerabile fratello Antonio José Gonzales Zumarraga, arcivescovo di Quito e presidente della Conferenza episcopale ecuadoriana, nonché degli altri vescovi, sacerdoti, religiosi e di tutti i fedeli, con questa lettera scegliamo e nominiamo lei, venerabile fratello nostro, quale nostro invito speciale al succitato Congresso mariano nazionale. Pertanto agirà colà come nostro rappresentante, porterà il nostro saluto e la nostra presenza in spirito, presiederà alle sacre celebrazioni esortando il popolo, con la parola e con l'esempio, a una più grande devozione per la Vergine Immacolata, illustrando di lei la dolcezza e la benignità, così che, guardando l'umiltà e la fede dell'ancella del Signore, a maggior ragione tutte le generazioni la dicano beata (cfr. Lc 1,48).

Ella stessa, Madre del Buon Consiglio, sia per lei, venerabile fratello nostro, aiuto e sostegno. Noi, per parte nostra, invocheremo ardentemente la sua clemenza perché si degni di guardare con benevolenza questi suoi figli radunati in Congresso, illuminarli e colmarli della sua feconda consolazione. Infine le impartiamo dal profondo del cuore la nostra benedizione apostolica, estensibile a tutti i partecipanti e a quanti godranno dei frutti spirituali di questo Congresso.

Città del Vaticano, 8 ottobre 1992, anno quattordicesimo del nostro pontificato.

(Traduzione dal latino)

Data: 1992-10-08 Data estesa: Giovedi 8 Ottobre 1992

Messaggio radiotelevisivo alla vigilia del pellegrinaggio a Santo Domingo

Titolo: "Con questo viaggio pastorale desidero celebrare la nascita di questa splendida realtà che è la Chiesa in America"

Amatissimi fratelli e sorelle, Con il favore della Divina Provvidenza, avro la gioia di visitare nuovamente, fra qualche giorno, la terra benedetta che cinque secoli fa ha ricevuto la Buona Novella del messaggio della salvezza ed è rimasta segnata dalla Croce di Cristo. Da Roma, centro della cattolicità, invio a tutti, tramite la radio e la televisione, un affettuoso saluto, con le parole dell'Apostolo Paolo: "Grazie a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e del Signore Gesù Cristo" (Ga 1,3).

Il mio pensiero, colmo di stima, si rivolge fin d'ora ai Vescovi, ai sacerdoti e ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, a tutti i dominicani senza distinzioni, uomini e donne, per i quali prego ogni giorno e che benedico con grande affetto nel Signore.

Torno nella Repubblica Dominicana nove anni dopo la mia precedente visita, quella con cui ho inaugurato il periodo di preparazione alla data gloriosa che stiamo per celebrare: il V Centenario dell'arrivo del Vangelo nel Nuovo Mondo.

Nella mente e nel cuore di tutti, ma soprattutto dei latinoamericani, è ben presente quel 12 ottobre del 1492, quando le navi spagnole, al comando dell'Ammiraglio Cristoforo Colombo, arrivarono alle terre del nuovo continente che in seguito si sarebbe chiamato America.

Con questo viaggio pastorale desidero, innanzitutto, celebrare la nascita di questa splendida realtà che è la Chiesa in America. Il seme sparso cinque secoli prima ha dato frutti così abbondanti che, oggi, i cattolici del Nuovo Mondo rappresentano quasi la metà della Chiesa universale.

perciò, la mia visita che, per motivi ben noti e indipendenti dalla mia volontà, si limita alla Repubblica Dominicana, dove fu fondata la prima diocesi dell'America, vuole comunque abbracciare spiritualmente tutti e ciascuno dei Paesi del continente che cinquecento anni fa ha accolto il messaggio di Gesù Cristo, il Vangelo di Dio. Questa dimensione universalista e cattolica viene inoltre sottolineata da un avvenimento ecclesiale di straordinaria importanza: la celebrazione della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, che avro la gioia di inaugurare il 12 ottobre.

Invito anche i cattolici della Repubblica Dominicana e di tutta l'America ad innalzare ferventi preghiere al Signore affinché l'incontro ecclesiale di Santo Domingo, che avrà come motto Nuova Evangelizzazione, Promozione umana, Cultura cristiana, ponga il nome di Gesù Cristo ieri, oggi e sempre (He 13,8) sulle labbra e nel cuore di tutti i latinoamericani.

Desidero manifestare il mio vivo apprezzamento per lo splendido lavoro che tanti sacerdoti, religiosi, religiose e laici, sotto la guida dei Vescovi, stanno svolgendo affinché la visita del Papa produca abbondanti frutti che portino al rinnovamento della vostra vita cristiana, diano impulso alla nuova evangelizzazione e infondano coraggio e speranza in tutti, soprattutto nei più poveri e bisognosi.

Da Roma, sede dell'Apostolo Pietro, mi unisco spiritualmente a tutti i dominicani e chiedo loro di accompagnarmi con la preghiera affinché il mio prossimo viaggio dia nuovo slancio alla missione della Chiesa nel vostro Paese e in tutta l'America Latina che, con una profonda azione di grazie, si accinge a celebrare il V Centenario dell'evangelizzazione del continente.

Alla Santissima Vergine di Altagrazia, ai piedi della quale avro la gioia di inginocchiarmi affido il mio viaggio apostolico e, come segno di benevolenza, vi benedico tutti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Data: 1992-10-09 Data estesa: Venerdi 9 Ottobre 1992

Al popolo dominicano durante la cerimonia di benvenuto all'aeroporto - Santo Domingo

Titolo: La Chiesa riafferma l'irrinunciabile vocazione di servizio all'uomo latinoamericano

Signor Presidente della Repubblica, Signor Cardinale, Venerabili fratelli nell'Episcopato, Autorità, Amatissimi fratelli e sorelle,


1. Mi riempie di gioia trovarmi nuovamente in questa terra generosa, che nei disegni di Dio fu predestinata a ricevere, cinque secoli fa, la Croce di Cristo, il quale, stendendo le sue braccia di misericordia e di amore, sarebbe riuscito ad abbracciare la totalità di quel mondo nuovo, che il 12 ottobre del 1492 apparve raggiante agli occhi attoniti di Cristoforo Colombo e dei suoi compagni. Saluto molto cordialmente il Signor Presidente della Repubblica, che mi ha appena ricevuto, anche a nome del Governo e del popolo di questa cara Nazione, e gli esprimo la mia viva gratitudine per le amabili parole di benvenuto che ha voluto rivolgermi, e per l'invito a visitare questo nobile Paese in una data così importante. Saluto anche tutte le altre Autorità civili e militari qui presenti, alle quali esprimo la mia riconoscenza per l'amabilità nel venirmi a ricevere. Le mie espressioni di gratitudine diventano abbraccio di pace per i miei fratelli Vescovi, membri dell'Episcopato Dominicano e della Presidenza del Consiglio Episcopale Latinoamericano, che con tanto amore e impegno si prendono cura del Popolo di Dio e lo servono in questa vasta parte della Chiesa. Con questo saluto, il mio cuore abbraccia anche con particolare affetto i cari sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli cristiani, ai quali sono vicino nel Signore come Pastore della Chiesa universale.


2. Come pellegrino dell'Evangelizzazione giungo a questa porta delle Americhe, in cui, come quei missionari che accompagnavano gli esploratori, ho avuto la gioia di celebrare la mia prima Messa nel primo viaggio pastorale del mio Pontificato. In seguito, il 12 ottobre del 1984, allo Stadio Olimpico di Santo Domingo, ho potuto inaugurare la novena di anni con la quale la Chiesa si è preparata al grande avvenimento che ora celebriamo. E, ricordando le parole che ho pronunciato in quell'occasione, ribadisco che "la Chiesa, per ciò che la riguarda, vuole avvicinarsi alla celebrazione di questo V Centenario con l'umiltà della verità, senza trionfalismi né falsi pudori; soltanto guardando alla verità, per rendere grazie a Dio per i successi, e trarre dall'errore incentivi per proiettarsi rinnovata verso il futuro" (n. 3). Con questo viaggio apostolico vengo a celebrare, innanzitutto, Gesù Cristo, il primo e il più grande evangelizzatore, che ha affidato alla sua Chiesa il compito di proclamare in tutto il mondo il suo messaggio di salvezza. Vengo come araldo di Cristo e nel compimento della missione affidata all'apostolo Pietro e ai suoi Successori di confermare nella fede i fratelli (cfr. Lc 22,32). Vengo anche per condividere la vostra fede, i vostri affanni, le vostre gioie e le vostre sofferenze.


3. Mosso dalla sollecitudine pastorale per tutta la Chiesa, e in intima comunione con i miei fratelli Vescovi del Continente, ho voluto convocare la quarta Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, che avro la gioia di inaugurare il prossimo 12 ottobre, quando si compiranno i 500 anni dalla "plantatio" della Croce di Cristo nel Nuovo Mondo. La Chiesa, che durante questo mezzo millennio ha accompagnato nel loro cammino i popoli latinoamericani condividendone gioie e aspirazioni, popoli che oggi si trovano ad un crocevia della loro storia in cui devono affrontare problemi ardui e urgenti, si sente interpellata dinnanzi alla drammatica situazione di molti dei suoi figli che ricercano in essa una parola di conforto e di speranza. perciò, insieme ai Pastori della Chiesa convocati in questa Assemblea di Santo Domingo, desidero riaffermare la nostra irrinunciabile vocazione di servizio all'uomo latinoamericano e proclamare la sua inalienabile dignità come figlio di Dio, redento da Gesù Cristo.

Con la fiducia posta nel Signore e sentendomi molto unito agli amati figli della Repubblica Dominicana e di tutta l'America Latina, inizio la mia peregrinazione apostolica che affido alla materna protezione di Nostra Signora di Altagrazia - il cui Santuario a Higüey avro la gioia di visitare - mentre benedico tutti, in modo particolare i poveri, gli infermi, gli emarginati e quanti soffrono nel corpo o nello spirito.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1992-10-09 Data estesa: Venerdi 9 Ottobre 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Qualificata presenza e partecipazione di venerati Padri