GPII 1992 Insegnamenti - L'omelia nel cimitero del Campo Verano - Roma

L'omelia nel cimitero del Campo Verano - Roma

Titolo: Nella commemorazione dei defunti è riassunta l'intera storia dell'uomo, anche di quanti sono morti e non hanno travato il loro cimitero




1. "Del Signore è la terra" (Ps 24(23),1). Il Salmo responsoriale, che poc'anzi abbiamo proclamato, canta la gloria del Creatore. Sua è la terra "e quanto contiene". Nella concezione del salmista la terra costituisce il fulcro della creazione, ma oggi noi sappiamo che essa non si trova al centro del cosmo. Al Signore appartiene quindi non solo il sistema al cui centro sta il sole e di cui la terra è uno dei pianeti, ma la molteplicità delle galassie che formano l'intero universo.


2. "Del Signore... è l'universo e i suoi abitanti" (Ps 24(23),1). Anche se la terra non è il centro del cosmo, essa si distingue dagli altri pianeti per il fatto che è diventata la dimora dell'uomo: il luogo della sua nascita, della sua vita e della sua morte. Essa è, pertanto, il suo "universo". Questo "universo", che è "l'universo" dell'uomo, appartiene in modo particolare al Signore, perché a Lui appartiene l'uomo che in esso abita. In quale modo l'uomo è di Dio?


3. A questa domanda risponde il salmo insieme con tutta la liturgia dell'odierna solennità. L'uomo è di Dio in quanto è sua immagine; creato a immagine e somiglianza di Dio. L'uomo, dunque, è di Dio in maniera diversa rispetto a tutte le altre creature visibili. Egli è colui che "sale il monte del Signore" (cfr. Ps 24(23),3). E' chiamato, nella stessa profondità del suo essere spirituale, a "cercare Dio": a "cercare il suo volto" (cfr. Ps 24(23),6). E' chiamato a "stare nel luogo santo del suo Signore" (cfr. Ps 24(23),3) in ragione della stessa profondità dell"'immagine e somiglianza divina". L'uomo si inserisce in un processo dinamico e vitale mediante il quale matura passando attraverso le "mani innocenti" e "il cuore puro" (cfr. Ps 24(23),4), riportando la vittoria sul peccato e su chiunque "pronunzia menzogna e giura a danno del suo prossimo" (Cfr. Ibidem. Ps 24,4). In tal modo l'uomo è di Dio. Tra tutte le creature, egli è il destinatario di una particolare benedizione del Creatore.


4. Questa divina benedizione ha raggiunto la sua pienezza in Cristo; in Lui l'uomo appartiene a Dio come ad un Padre. Il Verbo eterno, consustanziale con il Padre, diventando uomo, innesta nei cuori degli "uomini-creature" il mistero dell'adozione a figli. "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente" (1Jn 3,1). Gesù Cristo - Colui che solo è Santo - apre nella storia dell'uomo il cammino verso la comunione dei santi: "Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro" (1Jn 3,3). Il cammino verso la santità, quell'itinerario, cioè, che conduce alla comunità dei santi che vivono in Dio e partecipano della sua stessa Vita, passa attraverso il Vangelo delle Otto Beatitudini.


5. Oggi, la Chiesa è chiamata a sostare contemplando questo grande mistero nell'immensità della creazione. Lo contempla nella storia della terra in quanto dimora delle generazioni umane, di coloro cioè che "cercano il volto di Dio".

Leggiamo nel libro dell'Apocalisse: "Apparve una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti... all'Agnello" (7,9). Anche noi ci poniamo in piedi davanti all'Agnello.

Questo antico cimitero del Verano è uno dei tanti luoghi dove riposano i corpi dei morti. Domani questi luoghi, i cimiteri, saranno meta di un ininterrotto pellegrinaggio dei vivi alle tombe dei morti. Ma quanti di questi luoghi sono ancora sconosciuti! Quanti morti - venuti meno spesso tra terribili sofferenze - non hanno trovato e continuano a non trovare il loro cimitero, il luogo per i funerali e la tomba per l'incontro con le persone care! L'intera storia dell'uomo verrà riassunta, come ogni anno, nella commemorazione di tutti i Fedeli Defunti, che celebreremo domani.


6. Pero già oggi, partecipando alla liturgia eucaristica dell'Agnello che toglie i peccati del mondo, desideriamo dire: "Signore mio, tu lo sai". "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello" (Ap 7,14).

Signore mio, tu lo sai.

Essi appartengono tutti a Te! Tutti appartengono a Te.

Consegnali tu al Padre.

Amen!

Data: 1992-11-01 Data estesa: Domenica 1 Novembre 1992

Angelus: la preghiera con i fedeli in Piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Il mondo ha urgente bisogno di una primavera di santità"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. La solennità liturgica di Tutti i Santi ci invita a levare lo sguardo verso il Cielo per contemplare l'innumerevole schiera di coloro che hanno corrisposto pienamente alla Grazia, e ora, "davanti al Trono" di Dio (cfr. Ap 7,15), cantano in eterno la sua gloria. Essi costituiscono la "Città santa", alla quale volentieri guardiamo, come alla nostra mèta definitiva, mentre siamo pellegrini nella "città terrena", affaticati dall'asprezza del cammino. Vogliamo oggi alzare gli occhi verso il Cielo non per dimenticare le afflizioni della terra, ma per affrontarle con più coraggio. I Santi, testimoni eloquenti dell'azione soprannaturale di Dio nella vita dell'uomo, ci additano il traguardo definitivo della storia, quando il Signore "farà nuove tutte le cose" (Ap 21,5).


2. L'odierna festività ci aiuta così a prendere coscienza della comune vocazione alla santità. Non a caso, tra i santi che la Chiesa venera, ci sono persone di ogni età, popolo e condizione sociale. "Santi" sono del resto non soltanto quelli canonizzati, ma tutti i credenti che vivono e muoiono fedeli alla divina volontà.

Il mondo ha urgente bisogno di una primavera di santità, che accompagni gli sforzi della nuova evangelizzazione, ed offra all'uomo del nostro tempo, spesso deluso da vane promesse e tentato dallo scoraggiamento, un'indicazione di senso e un motivo di rinnovata fiducia. A questa sfida sono chiamati a rispondere i figli della Chiesa, mediante un serio e quotidiano impegno di santificazione "nelle condizioni, doveri e circostanze della loro vita", "manifestando a tutti, nello stesso servizio temporale, la carità con la quale Dio ha amato il mondo" (LG 41).


3. Ci aiutano in tale faticoso ma esaltante itinerario spirituale i nostri fratelli del Paradiso, ai quali ci lega non solo il ricordo devoto, ma una profonda e vitale comunione, realizzata dallo Spirito Santo, che edifica incessantemente la Chiesa come "corpo di Cristo". Si tratta di una comunione che si estende anche a quanti sono morti nel segno della fede, ma bisognosi della misericordia purificatrice del Padre celeste, attendono in purgatorio di poter godere la luce del suo volto. In un misterioso scambio di doni, essi intercedono per noi e noi offriamo per loro la nostra preghiera di suffragio.

Carissimi fratelli e sorelle! Vorrei invitarvi ad unirvi idealmente a me questo pomeriggio, quanto, secondo una ormai consolidata tradizione, mi rechero al cimitero del Verano, per celebrare la santa Eucaristia al fine di impetrare un'effusione di divina misericordia su tutti i nostri cari defunti. Voglia la Vergine Santa interporre la sua materna intercessione, facendosi ancora una volta per i suoi figli "segno di consolazione e di sicura speranza" (LG 68).

(Giovanni Paolo II ha poi così ricordato il Beato Titus Bradsma a cinquant'anni del suo martirio subito nel campo di concentramento di Dachau:) Ci uniamo ora spiritualmente ai nostri fratelli e sorelle dei Paesi Bassi che quest'oggi celebrano solennemente il 50 anniversario della morte di Padre Titus Brandsma, beatificato il 3 novembre 1985. Il suo martirio, subito nel campo di concentramento di Dachau durante la seconda Guerra mondiale, fu l'espressione più alta di una esistenza posta al servizio del Vangelo e saldamente radicata nella spiritualità del Carmelo. Auspico che tale eroica testimonianza contribuisca a far riscoprire ed apprezzare, in questa nostra epoca, i valori umani e cristiani che sono il presupposto di ogni autentico progresso verso un mondo di giustizia e di pace.

Data: 1992-11-01 Data estesa: Domenica 1 Novembre 1992





Al Capitolo Generale delle Suore Scolastiche di Nostra Signora - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La vita religiosa è una realtà ecclesiale

Care sorelle, Nel dare il benvenuto a voi, membri del Capitolo generale delle Suore Scolastiche di Nostra Signora, sono consapevole che rappresentate più di seimila religiose in oltre trenta Paesi.

Significativo è il numero di delegate provenienti dalle Province dell'Europa dell'Est presenti a questo Capitolo e le accolgo con particolare letizia. Nel 1985 ho avuto la gioia di beatificare la vostra fondatrice, Maria Teresa Gerhardinger, e ora mi unisco a voi per commemorare il centenario della morte di madre Maria Carolina Friess, che voi considerate come la fondatrice della parte americana della Congregazione.

Prego affinché lo spirito della beata Maria Teresa viva nella vostra testimonianza evangelica e nel vostro servizio ecclesiale. L'offerta e la fecondità di questo dono, che Dio ha concesso alla Chiesa, sono affidate come responsabilità e compito a voi, alla superiora generale recentemente rieletta e ai membri del Consiglio Generale.

La vita religiosa è una realtà ecclesiale. Essa esiste nel e per il servizio della Chiesa, il corpo di Cristo, un organismo vivente in cui ogni parte ha un ruolo specifico, ma solo in quanto è unita all'insieme e riceve la vita dalla vera sorgente, Gesù Cristo nostro Redentore (cfr. 1Co 12,20-21).

Nell'economia della grazia, l'efficacia di tutta la consacrazione e missione nasce dall'unione con Cristo e con la sua Chiesa. Vi esorto a operare per una comunione di mente e di cuore ancora più grande con i pastori della Chiesa, specialmente con la Sede Apostolica che è la garante della cattolicità della fede e della missione.

Su tutte le Suore Scolastiche di Nostra Signora invoco l'amorevole intercessione di Maria e gli abbondanti doni dello Spirito Santo.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1992-11-05 Data estesa: Giovedi 5 Novembre 1992

Ai Presuli della Slovenia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La fede cristiana ha garantito la vostra nazione favorendone la presenza nel consesso dei Paesi europei

Venerati fratelli nell'Episcopato!


1. "Grazia a voi e pace da Dio padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!" (Ga 1,3).

Con queste parole dell'Apostolo Paolo desidero esprimere i miei sentimenti di comunione con voi, pastori del gregge di Cristo che è in Slovenia, Nazione da poco assurta a Stato indipendente e sovrano. Ringrazio Mons. Alojzij Sustar, Metropolita di Ljubljana, per il nobile messaggio col quale ha manifestato la gratitudine e l'attaccamento del Clero e dei fedeli della Slovenia verso la Cattedra di Pietro, sottolineando l'importanza dell'odierna visita "ad limina Apostolorum", che la Conferenza Episcopale Slovena compie per la prima volta.

Saluto ciascuno di voi, venerati fratelli, ai quali è stato affidato il mandato di reggere le Chiese particolari di quella terra a me tanto cara. L'odierna visita "ad limina" costituisce per la vostra Chiesa un momento veramente significativo, che ne riassume l'eredità secolare e ne preannuncia al tempo stesso le prospettive future.


2. Le relazioni tra la Chiesa in Slovenia e la Sede Apostolica sono state sempre caratterizzate da stretti legami di unione e di mai infranta comunione. Da quando, dodici secoli or sono, i vostri avi ricevettero il battesimo di Cristo, seppero conservarsi costantemente fedeli alla Cattedra di Pietro, senza soccombere alle pressioni esterne e senza scivolare nelle insidie delle false dottrine. Tale fatto ha permesso la trasmissione del tesoro del Messaggio evangelico alle generazioni che si sono via via succedute così che tutta la storia del vostro nobile Paese ne è stata profondamente penetrata. Il connubio del vostro patimonio culturale con la fede cristiana non soltanto ha garantito il permanere della vostra entità nazionale, ma ne ha anche favorito lo sviluppo, così che essa può oggi inserirsi a pieno diritto nel consesso delle altre Nazioni europee. Di fondamentale rilievo è stata in ciò l'opera degli zelanti Pastori del gregge, tra i quali particolare menzione merita il Servo di Dio Anton Martin Slomsek; a lui è stata riservata nel secolo passato una speciale missione a favore della Chiesa e dell'intero popolo sloveno mediante una coraggiosa testimonianza di fedeltà al Vicario di Cristo e di apertura verso i fratelli cristiani delle altre Chiese. Degno di segnalazione è anche il Servo di Dio Friderik Baraga, apostolo missionario tra gli Indiani dell'America del Nord, la cui cultura seppe rispettare, pur aprendola all'annuncio del messaggio evangelico. La fedeltà al Vescovo di Roma non è venuta meno neppure in questi ultimi decenni, nonostante le dure prove che non pochi sacerdoti, religiosi e fedeli hanno dovuto subire, pagando per essa l'alto prezzo di umiliazioni, ingiurie, patimenti, quando non anche della stessa vita. E' un periodo che rivelerà sicuramente, ad un successivo sereno esame, ulteriori fulgide testimonianze di autentico eroismo.


3. Il futuro della vostra Chiesa, carissimi fratelli, deve continuare ad attingere alle sorgenti salubri di Cristo Redentore. Esse scaturiscono dal sacramento del Battesimo, che inserisce il cristiano nel Corpo mistico di Cristo, e dall'insieme degli altri sacramenti, che ne perfezionano la vita soprannaturale fino al suo coronamento nella partecipazione alla mensa eucaristica. Allo sviluppo della vita in Cristo tende pure il rinnovamento delle strutture ecclesiali, che voi state operando nelle singole diocesi, secondo le rispettive situazioni. Ciò suppone, in particolare, uno speciale sforzo nel campo della catechesi, a partire dall'infanzia fino all'età adulta, utilizzando tutte le vie che le nuove condizioni rendono praticabili.


4. L'intima unione dei singoli cristiani e delle Comunità parrocchiali con Cristo chiede poi di tradursi nell'attività esterna, così da divenire fonte inesauribile delle più varie espressioni della vita quotidiana. Il compito principale della Chiesa è la evangelizzazione. Questa, pero, è intimamente collegata con la promozione umana. I laici cristiani, in quanto cittadini, sono chiamati a tradurre in atti concreti le indicazioni della loro fede. Essi, illuminati dalla parola evangelica, possono recare un utilissimo contributo ad una impostazione della vita sociale che rispetti la giusta scala dei valori umani e cristiani. Il nuovo Stato di Slovenia, che muove ora i suoi primi passi, ha davanti a sé tutta una serie di questioni, che aspettano soluzioni capaci di orientarne la vita sociale e l'impegno culturale verso traguardi di vero progresso. così, ad esempio, occorrerà curare un'impostazione delle relazioni fra lo Stato e la Chiesa che assicuri il pieno rispetto delle reciproche competenze e la fattiva collaborazione in vista del bene dei cittadini; ugualmente, nella questione della scuola sarà necessario far in modo che la libertà di insegnamento s'accordi col diritto dei genitori di orientare l'educazione dei propri figli; più in generale, ci si dovrà impegnare nella promozione di un ordinamento giuridico che riconosca a tutti i cittadini le fondamentali libertà civili, a cominciare dalla libertà religiosa. Nel mondo odierno vi è un settore che attende dai cristiani un contributo determinante: è quello dell'onestà e dellarettitudine nella dimensione sia pubblica che privata.

Il consumismo in genere e la tensione dei singoli al guadagno spingono spesso a calpestare le norme più elementari dell'etica personale e sociale. Proprio in questo contesto i cristiani sono chiamati ad offrire la testimonianza di quella giustizia che dà ad ognuno il suo, e tutto coordina al superiore fine del bene comune. Ciò suppone che in essi sia viva la consapevolezza dei diritti inviolabili della persona, dell'esistenza di beni superiori a quelli materiali, del personale orientamento di ogni essere umano ad un destino eterno.


5. Venerati fratelli, basta questa semplice enunciazione di alcuni fra i compiti che interpellano la vostra responsabilità di Vescovi in terra slovena per dare la misura della gravità e dell'urgenza del "munus pastorale" che pesa sulle vostre spalle. Per corrispondervi in modo adeguato cercate conforto e sostegno nella collaborazione dei vostri sacerdoti, curando di stabilire con essi un rapporto veramente paterno. Sono essi la vostra lingua per insegnare, le vostre mani per benedire e consolare, i vostri piedi per giungere nelle varie parti del territorio diocesano, il vostro cuore per comprendere ed amare i fedeli affidati alle vostre sollecitudini apostoliche. Formate i laici, guidandoli ad abbeverarsi alle sorgenti pure del Vangelo e dell'insegnamento della Chiesa. Saranno i laici, sotto la vostra guida, i veri costruttori di quella "civiltà dell'amore" di cui ha tanto bisogno il mondo di oggi ed in particolare la vostra Patria nella sua convivenza interna e nei suoi rapporti con le Nazioni vicine, che una volta erano ad essa legate in un'unica struttura statale. Non mancate di promuovere la pastorale familiare, perché la famiglia cristiana, "Chiesa domestica" aperta alla vita, è il luogo naturale della trasmissione della fede dai genitori ai figli. Un tessuto di famiglie veramente cristiane sarà alla base di una Chiesa vivace e di una società sana, in cui sia rispettata la cultura della vita, nonostante le molteplici tentazioni contrarie, che si manifestano, tra l'altro, nel ricorso ai mezzi antifecondativi e nell'alto numero dei divorzi e degli aborti. La formazione spirituale delle Comunità cristiane, confortata dalle preghiere delle anime consacrate, non mancherà di suscitare giovani che sapranno seguire con generosità la chiamata del Signore alla vita sacerdotale e religiosa, assicurando la presenza degli operai indispensabili per il futuro della Chiesa nella vostra Patria.

Mantenete vivo nelle vostre Comunità il sentimento della carità cristiana verso chi è nel bisogno. Mi è noto che numerosi profughi, fuggendo dagli orrori della guerra prima in Croazia e ora in Bosnia ed Erzegovina, hanno trovato rifugio nella vostra Patria. Vi esprimo sincero apprezzamento per la generosità con la quale siete venuti incontro a tanti fratelli, senza distinzione di razza, di lingua e di religione. Spero vivamente che le loro sofferenze possano presto terminare e che, ristabilita una pace giusta e duratura, possano ritornare alle loro case.


6. Venerati fratelli, continuate nella vostra opera con coraggio e fiducia. Il Signore, che vi ha chiamati, non vi lascerà soli.

Intercederanno per voi tutti i Santi che gli Sloveni venerano ed invocano. Vi sarà vicina, in particolare, la Vergine Santissima. Anche in terra slovena la vita cristiana è profondamente segnata dalla devozione alla Madre Celeste. La prima Chiesa costruita nel vostro territorio era dedicata a Maria Santissima. Nei secoli successivi ad essa ne seguirono molte altre, così che la Slovenia può ben dirsi una terra costellata di Santuari Mariani. Io stesso ho avuto la gioia di coronare l'effigie di Marija Pomagaj, che si onora nel Pontificio Collegio Sloveno in Roma. Marija Pomagaj, sotto la cui protezione hanno vissuto i vostri antenati, e alla quale anche voi siete ricorsi con accorata insistenza negli ultimi cinquant'anni, assista i vostri fedeli, la vostra Chiesa, la Nazione tutta fin dal nascere della nuova Repubblica di Slovenia.

Con questi sentimenti saluto e benedico i vostri fedeli, particolarmente i malati e gli anziani; benedico i bambini e i giovani; benedico l'intera Nazione.

Su tutti invoco la speciale assistenza di Gesù Cristo Nostro Signore e della sua Madre Santissima, alla cui protezione con grande fiducia tutti vi affido.

Data: 1992-11-06 Data estesa: Venerdi 6 Novembre 1992

Udienza: a pellegrini delle diocesi di Cremona, Crema, Lodi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La comunione eucaristica vissuta in quei giorni diventi comunione ecclesiale e sociale

Venerati Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Carissimi fratelli e sorelle,


1. A pochi mesi dal Viaggio Apostolico, che ho avuto la gioia di compiere nelle vostre Diocesi di Cremona, Crema e Lodi, voi, con sentimenti di fede profonda, siete venuti a "restituire" la visita e a rinnovare, presso la Tomba di Pietro, i propositi di coerente vita cristiana allora formulati. Vi ringrazio di cuore per questa vostra imponente manifestazione e a tutti porgo il mio affettuoso saluto, con un particolare pensiero per i Vescovi Mons. Libero Tresoldi e Mons. Giacomo Capuzzi, come pure per le Autorità religiose e civili presenti. Con viva commozione ricordo poi il Vescovo di Cremona, Mons. Enrico Assi, che non è più tra noi. Egli tanto si era prodigato per la buona riuscita della Visita, vedendo in essa un'occasione di crescita spirituale per tutta la Diocesi e uno stimolo per il miglior esito del Sinodo intrapreso. Purtroppo, appena terminate le fatiche di quelle storiche giornate, Monsignor Assi è stato colpito da malore e poco tempo dopo il Signore lo ha accolto con sé nell'eterna felicità del cielo, da lui ben meritata con il lungo e fervido servizio di Sacerdote e di Vescovo. Avendo ancora negli occhi la sua immagine affabile e sorridente, ripenso alle varie tappe del mio pellegrinaggio in terra lombarda e soprattutto risento il calore dei vostri cuori, che esprimevano la vostra profonda fede cristiana e il vostro devoto e sentito ossequio. Ancora vi ringrazio e, ricordando la sosta in preghiera davanti all'immagine di "Nostra Signora del Sacro Fonte", desidero ripetervi l'esortazione che allora pronunciai indicandovi i vostri compiti: "Siete chiamati ad essere nuovi evangelizzatori in una società che spesso abbandona e trascura le intramontabili verità del Vangelo, lasciandosi attrarre dagli illusori e momentanei miti del successo e del benessere materiale. Siete chiamati a diffondere giustizia e solidarietà in un mondo che rischia di essere dominato dall'indifferenza e dalle regole del profitto ad ogni costo...".


2. Se rivedo i vari momenti del pellegrinaggio compiuto nella vostra terra, mi sembra che esso sia qualificato dalla preziosa realtà della "comunione". In ogni Città, si è sempre realizzata innanzitutto una vera "comunione sociale", mediante gli incontri con le popolazioni: a Crema in Piazza Garibaldi, a Lodi nella Piazza del Broletto e poi a Cremona nei giardini dell'Ospedale Maggiore. In tali incontri comunitari erano anche presenti le Autorità del Governo, della Regione, della Provincia e dei Comuni, che ancora intendo ringraziare per la loro gentile e deferente partecipazione. In tali occasioni sempre esortai e invogliai all'amore reciproco, alla carità fraterna, all'aiuto vicendevole, alla pratica della giustizia e della legalità, all'unità degli intenti e degli impegni, al superamento delle divisioni, correggendo gli errori con pazienza tenace e promuovendo la pace e il vero benessere.


3. Durante la Visita, pero, ciò che soprattutto s'è manifestato è stata la "comunione ecclesiale". La si è vista negli incontri con le varie categorie che formano la Chiesa, "Corpo Mistico" di Cristo e "Popolo di Dio": con i sacerdoti, con i religiosi e le religiose, con i laici qualificati, con i malati e i membri del "volontariato", con i giovani. In ogni gruppo di persone si è pregato, si è meditata la "Parola di Dio", si sono formulati propositi di vita cristiana sempre più coraggiosa ed intensa. Ho esortato ogni Chiesa locale a non lasciarsi prendere dallo smarrimento, a non cedere all'indifferenza diffusa, a non immergersi nel torpore del consumismo, a impegnarsi nella nuova evangelizzazione, ribadendo che essa "è adattamento senza compromessi, è aggiornamento senza riduzioni, è salvaguardia dell'identità (cristiana) nella piena comunione con la Chiesa universale" (Discorso a Crema). Voglio in specie ricordare, nell'ambito della "comunione ecclesiale", il grandioso incontro con i giovani la sera di sabato, sul piazzale del Santuario di Nostra Signora del Sacro Fonte a Caravaggio: serata davvero indimenticabile sia per la moltitudine dei giovani lombardi accorsi all'incontro, sia per il fremente entusiasmo della manifestazione, che si articolo in tre parti distinte concernenti il "nascere", il "morire" e il "vivere", e fu contrassegnata dai tre simboli della veglia: l'acqua, la croce e il fuoco.

Invitando i giovani a "smascherare ogni tentativo di sottomettere il valore della vita all'abuso dell'uomo sull'uomo", ho detto allora ed oggi ripeto ancora: "Aprite lo spirito a Cristo, carissimi giovani!... Conoscerete così la Verità che rende liberi, incontrerete l'Amore che trasforma e santifica. Tutto infatti riveste senso e valore, quando lo si considera nella luce della persona e dell'insegnamento del Redentore!".


4. Infine mi piace rilevare che la Visita nelle tre Diocesi è stata l'occasione per il manifestarsi di una profonda "comunione eucaristica". Si celebrava, infatti, in quei giorni la Solennità del "Corpus Domini". Era quindi ovvio che l'attenzione si concentrasse sull'Eucaristia, come presenza reale e sacrificale di Cristo. Nell'Omelia della Santa Messa celebrata a Lodi, in Piazza della Vittoria, dicevo che "la Chiesa si specchia nel Sacramento eucaristico come nella sorgente da cui zampilla la propria vita. Li sta il nucleo incandescente e il cuore palpitante della Chiesa, che in esso può leggere la storia della propria vocazione". A Caravaggio ebbi l'onore e la gioia di dichiarare "beato" il sacerdote Francesco Spinelli, Fondatore delle "Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento", il cui ministero sacerdotale si può così sintetizzare: "Amore a Cristo eucaristico e servizio al povero, icona di Cristo". Egli infatti visse, "per amare e per far amare l'Eucaristia". Ma anche gli altri Santi, che ricordai nelle varie tappe del mio pellegrinaggio in Lombardia, furono eroici seguaci di Cristo e testimoni del suo amore mediante la devozione eucaristica.

Significativamente la Visita Pastorale si è conclusa a Cremona con la lunga e devota processione del "Corpus Domini" dalla Cattedrale a Piazza Marconi. "Il Signore è con noi e guida il nostro cammino!", dicevo ai fedeli cremonesi al termine della commovente manifestazione di fede. La "comunione eucaristica" vissuta in quei giorni benedetti prolunghi in ogni momento della vostra vita l'attuazione del comandamento della fede e della carità cristiana: la "comunione eucaristica" diventi davvero comunione ecclesiale e sociale!


5. Carissimi fedeli di Cremona, Crema e Lodi! La visita alle vostre illustri Chiese si è svolta anche nel segno della "comunione mariana". Ho presenti le parole che il compianto Mons. Enrico Assi mi disse accogliendomi la prima sera al Santuario di Caravaggio: "Padre Santo, anche se non mancano talune preoccupazioni... noi guardiamo con immensa fiducia al futuro, perché ci affidiamo alla protezione della Vergine. Ella ricondurrà la nostra società soavemente e fortemente al suo Gesù!".

Nella pia memoria dell'amato Vescovo defunto, vi invito a raccogliere e a seguire questa sua preziosa indicazione: sappiate affidarvi a Maria Santissima, nostra Madre celeste e nostra guida sicura. Oh, certo! Le preoccupazioni e le difficoltà di una vita autenticamente cristiana, soprattutto in questo nostro tempo, sono molto gravi. Il cristiano deve annunziare e vivere le verità immutabili della Rivelazione di Cristo in un mondo che vuole essere invece radicalmente storicista e relativista. Eppure Gesù Cristo ha vinto il mondo e la sua Verità non tramonta! Bisogna perciò approfondire sempre più e sempre meglio il messaggio della Dottrina cattolica e nello stesso tempo pregare con fiducia la Vergine Santissima, affinché mantenga i suoi figli fedeli, coerenti e fervorosi.

"Abbiamo bisogno di Te, Santa Maria della Croce - così pregavo nel Santuario di Crema e così voglio con voi pregare a conclusione di questo incontro - abbiamo bisogno della tua presenza, amorevole e potente.

- Insegnaci a confidare nella Provvidenza del Padre, che conosce ogni nostro bisogno - mostraci e dona il tuo Figlio Gesù, Via, Verità e Vita - rendici docili all'azione dello Spirito Santo, fuoco che purifica e rinnova...

A Te, quest'oggi tutti insieme ci affidiamo, in Te confidiamo, Te amiamo! Cammina con noi, Santa Maria della Croce! Amen!".

E vi accompagni anche la mia Benedizione, che con grande affetto rinnovo a voi ed estendo alle vostre care Comunità diocesane!

Data: 1992-11-07 Data estesa: Sabato 7 Novembre 1992

Agli ex-alunni del Pontificio Collegio Americano del Nord - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' conveniente che voi rendiate grazie

Eminenze, eccellenze, Cari fratelli in Cristo,


1. Sono molto lieto di dare il benvenuto agli ex alunni del Pontificio Collegio Americano del Nord insieme con il Rettore, il corpo docente, gli studenti di Colle Gianicolo e gli studenti sacerdoti della Casa di Santa Maria dell'Umiltà. Durante quest'anno, in cui si commemora il V centenario della prima predicazione del Vangelo ai popoli delle Americhe, siete ritornati a Roma dove riceveste la vostra formazione spirituale, dottrinale e pastorale che ha alimentato il vostro apostolato come ambasciatori di Cristo (cfr. 2Co 5,20) e come ministri della Chiesa. E' conveniente che voi rendiate grazie in questa Città, la "communis patria" dei fedeli cattolici, per l'abbondante raccolto di fede e di opere buone ricavato negli Stati Uniti dalle generazioni di sacerdoti che sono venuti prima di voi. Allo stesso modo è giusto supplicare il Signore affinché ai cattolici del vostro Paese sia accordata la grazia necessaria per portare avanti la nuova evangelizzazione, tanto essenziale in questi ultimi anni del secondo millennio cristiano (cfr. RMi 44).


2. Negli anni a partire dal 1859, quando i vescovi degli Stati Uniti, su invito di Papa Pio IX, per primi fondarono il vostro Collegio nell'antico monastero di Nostra Signora dell'Umiltà, l'avanzamento della missione della Chiesa nella società americana ha significato dover affrontare sfide e opportunità sempre nuove. Durante questo tempo, il Collegio Americano del Nord ha continuato a seguire il suo proposito originario: portare i propri studenti all'intima unione con Gesù Cristo, la cui vita e attività salvifica essi sono chiamati a condividere come sacerdoti. Come ho recentemente notato nella mia esortazione apostolica "Pastores dabo vobis" (PDV 18), è proprio in questa unione con Cristo che noi come sacerdoti dobbiamo "scoprire la nostra vera identità, la sorgente della nostra gioia, la certezza della nostra vita". Rafforzati nell'amore del buon pastore, gli ex alunni del Collegio hanno contribuito notevolmente alla costruzione della Chiesa nelle loro terre natie come fedeli predicatori del Vangelo e celebranti dei Sacramenti, presentando con credibilità e convinzione le verità immutabili della fede e attirando la loro gente, spesso di estrazioni etniche e sociali assai diverse, all'unità del corpo di Cristo.

Il vostro Collegio ha adempiuto alla sua missione principalmente mettendo in grado i suoi studenti di sperimentare la cattolicità della Chiesa in un modo unico e di partecipare di una tradizione viva che pervade ogni aspetto della loro formazione sacerdotale: dagli studi di teologica, fatti a contatto con professori e studenti di ogni parte del mondo, alle ore di silenziosa preghiera e contemplazione presso le tombe dei martiri e dei santi, alla loro vicinanza con il successore di Pietro e alla sua sollecitudine per tutte le Chiese (cfr. 2Co 11,28). Oggi che le circostanze dell'apostolato domandano soprattutto che il sacerdote sia un "uomo di comunione", profondamente radicato nella verità e nella carità di Cristo (cfr. "Pastores dabo vobis"), tale esperienza formativa rimane tanto preziosa quanto mai. Prego affinché il Collegio Americano del Nord continui a favorire nel vostro Paese la crescita di persone di Dio infondendo nei giovani sacerdoti un amore sempre più profondo per la Chiesa come mistero di comunione che abbraccia uomini e donne di ogni tempo e luogo e accendendo lo zelo per servire questo mistero in ogni aspetto della vita sacerdotale.


3. Cari fratelli, durante questi giorni della vostra riunione, possiate essere rinnovati dal dono dello Spirito Santo che avete ricevuto nel giorno della vostra ordinazione. Spero che, nella fedeltà alla vostra consacrazione come partecipi al sacerdozio di Gesù Cristo, capo e pastore della Chiesa, coopererete sempre più pienamente al piano divino "di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra" (Ep 1,10).

Raccomandando tutti voi all'amorevole intercessione di Nostra Signora dell'Umiltà, patrona del Collegio, cordialmente imparto la benedizione apostolica come pegno di gioia e di pace in Gesù suo Figlio.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1992-11-07 Data estesa: Sabato 7 Novembre 1992


GPII 1992 Insegnamenti - L'omelia nel cimitero del Campo Verano - Roma