GPII 1992 Insegnamenti - L'omelia della Messa i fedeli della Parrocchia "Santa Maria Immacolata di Lourdes" - Roma

L'omelia della Messa i fedeli della Parrocchia "Santa Maria Immacolata di Lourdes" - Roma

Titolo: Siate intrepidi testimoni di Cristo e comunicate a quanti incontrate la novità del messaggio evangelico

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia "Santa Maria Immacolata di Lourdes"!


1. "Credo la risurrezione della carne, credo la vita eterna". E' trascorsa da pochi giorni la solenne commemorazione di tutti i fedeli defunti, siamo ancora nel clima di riflessione e di orazione per i nostri cari scomparsi. Il mesto pellegrinaggio, che durante il mese di novembre conduce tanta gente nei cimiteri, è gesto di pietà e di affetto, è corale manifestazione di fede e di comunione ecclesiale. Anch'io mi sono recato nel pomeriggio del 1 novembre al cimitero del Verano per celebrare il divin Sacrificio e ricordare i morti della nostra Città.

Mi sono così unito all'intera famiglia dei credenti che dappertutto si raccoglie, accomunata dalla speranza evangelica, nei luoghi ove riposano le spoglie dei cari trapassati, e per loro eleva verso Dio un'invocazione carica di fiducia. La Chiesa proclama allo stesso tempo la propria fede in Cristo vincitore della morte: "Credo la risurrezione della carne, credo la vita eterna". Questi due articoli del Credo o Simbolo Apostolico acquistano un significato singolare alla luce della memoria dei defunti. Ci ricordano che noi non siamo incamminati verso il nulla: la nostra esistenza, al contrario, ha una meta precisa e la fede apre, sulla tristezza delle separazioni umane, i luminosi orizzonti di una vita che va oltre questa terrena esistenza, e che sarà l'approdo di tutti i figli di Dio, in Gesù Cristo.


2. Della risurrezione della carne e della vita eterna parlano le Letture della Santa Messa di questa trentaduesima domenica del Tempo ordinario. Nel tratto dell'odierno Vangelo di Luca alcuni Sadducei si rivolgono a Gesù con una domanda insidiosa. Essi negano che ci sia la risurrezione della carne e tendono a provocare in merito una sua presa di posizione, ma Gesù risponde loro, come sempre, con chiarezza cristallina. Il Signore asserisce che i morti risorgono! Ed è questa l'affermazione più importante e solenne. Egli osserva: "Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono in lui" (Lc 20,37-38). Spiega anche come sarà la vita eterna, prendendo spunto dal loro provocatorio quesito. Ai Sadducei, che con malcelata ironia chiedono di chi sarà moglie, dopo la morte, una donna che ha avuto in vita più mariti successivi, Gesù replica che i risorti nell'al di là "non prendono moglie, né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio" (Lc 20,35-36).


3. In queste brevi espressioni, dunque, il divin Maestro ha modo di ribadire per ben due volte la verità della risurrezione, aggiungendo chiaramente che l'esistenza, dopo la morte, sarà diversa da quella sulla terra: verrà meno l'esercizio della procreazione, necessario nel tempo, secondo la parola del Creatore: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra" (Gn 1,28). E poiché la vita dei risorti sarà simile a quella degli angeli, egli fa comprendere che la persona umana sarà svincolata dalle necessità connesse con la presente condizione mortale. Da altri passi della Sacra Scrittura, come pure dalla riflessione dei Padri della Chiesa, sappiamo che il Paradiso costituisce la più alta risposta al nostro intimo bisogno di felicità, in un diretto possesso del Bene infinito: Dio.

Sant'Agostino scriveva: "Ibi vacabimus, et videbimus; videbimus, et amabimus; amabimus, et laudabimus. Ecce quod erit in fine sine fine" (De Civ.Dei, XXII, 30, 5; PL 41, 804). In Paradiso "riposeremo liberi, e vedremo; vedremo e ameremo; ameremo e loderemo. Ecco ciò che sarà alla fine senza fine".


4. Un esempio di incrollabile fede nell'al di là ci è oggi proposto anche dalla prima Lettura, tratta dal Libro dei Maccabei. E' il racconto dei sette fratelli che, insieme alla loro madre, affrontano eroicamente la morte, pur di non contravvenire alle prescrizioni della legge mosaica. Essi lo dicono e quasi lo gridano al re pagano che li vuole costringere al male: "Il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna" (2Mac 7,9).

La loro eroica testimonianza anticipa quella delle migliaia di Martiri cristiani, vanto e corona della Chiesa delle origini. Molti di essi, proprio a Roma, hanno consumato il sacrificio della vita, versando il loro sangue per il Vangelo. Il martirio a causa del Vangelo è sempre stato presente nella Chiesa e lo è tuttora.

Ma ce ne sono tanti altri, contemporanei, nel nostro secolo. Si tratta di una singolare chiamata divina rivolta ad anime privilegiate, che, attraverso l'immolazione della propria vita, si trovano ad imitare più da vicino il Salvatore Gesù, fecondando con il dono totale di se stesse il "vasto campo di Dio" (1Co 3,9). Se solo ad alcuni è domandato questo straordinario sacrificio, ogni fedele, tuttavia, che voglia servire Cristo con autentica generosità, prima o poi si trova a dover soffrire, a causa proprio di tale fedeltà, qualche sorta di martirio: del cuore, dei sensi, della volontà, dei sentimenti. Nelle ore difficili, memori del coraggio dei Martiri e dei Santi, non dobbiamo mai dimenticare le parole del Simbolo apostolico: "Credo la risurrezione della carne, credo la vita eterna".

Sono sorgente di fortezza e di speranza; luce e sostegno nella prova. Solo la certezza della risurrezione può trattenere il credente dal cedere alle seduzioni del mondo e dall'imitare quanti pongono tutta la loro fiducia nella presente condizione mortale, preoccupati unicamente dell'immediato tornaconto.


5. Carissimi fratelli e sorelle, sono lieto di potervi fare visita quest'oggi e con affetto vi saluto. Dopo le parole sulla Santa Liturgia voglio ancora rivolgermi alla vostra comunità. Saluto il Cardinale Vicario, Camillo Ruini, il Vescovo di Settore, Mons. Cesare Nosiglia, il Parroco, Padre Sabino Di Molfetta, degli Oblati di San Giuseppe, ed i Vicari parrocchiali. Saluto i Sacerdoti, in maniera particolare gli ospiti del Collegio Belga, i Religiosi e le Religiose impegnati in molte opere educative e socio-sanitarie tra le quali l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata dei Figli dell'Immacolata Concezione, la casa di cura "Villa Benedetta" delle Suore di San Giovanni Battista, le scuole rette dai fratelli delle Scuole Cristiane e dalle Suore del Santissimo Sacramento. Saluto i laici appartenenti alle diverse Associazioni e Movimenti d'apostolato. Rivolgo un affettuoso pensiero agli ammalati, ai bambini, ai giovani. Esprimo a tutti voi il mio compiacimento per l'intensa opera evangelica che qui svolgete. Sono contento di salutarvi come membri di una Comunità giovane nel tempo, sorta appunto quattordici anni or sono proprio all'inizio del mio Pontificato; una Parrocchia costruita grazie anche alla generosità delle Suore di Nostra Signora di Lourdes, che, dopo aver donato, per la sua costituzione, la chiesa ed alcuni edifici, continuano a servirla con lo zelo di una intensa collaborazione pastorale insieme agli altri Istituti di Vita Consacrata presenti nel territorio parrocchiale; una Parrocchia che ha trovato negli Oblati di San Giuseppe guide spirituali, piene di sollecitudine apostolica e missionaria, e specialmente il Superiore Generale.


6. Il vostro cammino pastorale è orientato da un progetto di Parrocchia come comunione di Comunità e tende a far crescere la conoscenza, l'intesa e la collaborazione fra tutti i fedeli si da offrire al quartiere l'esempio della concordia e dell'amore che sgorgano dall'accoglienza del Vangelo. Vi incoraggio, carissimi fratelli e sorelle, a proseguire uniti in tale itinerario di autentica evangelizzazione. Siate attenti alle esigenze materiali e spirituali di ogni abitante del quartiere specialmente agli anziani, a chi è malato, sofferente o vive in solitudine. I giovani, impegnati in attività di formazione e di servizio, di preghiera e di solidarietà, si sentano incoraggiati dall'esempio degli adulti e si aprano fiduciosi al futuro. Le molteplici iniziative liturgiche, catechetiche e caritative, che animano la Parrocchia, contribuiscano sempre ad alimentare nel cuore di ognuno la gioia di servire il Signore.


7. Rinnovo, quest'oggi, a tutti voi l'invito ad essere intrepidi testimoni di Cristo in questa porzione della nostra Diocesi, di questa Roma. Rigenerati dal Battesimo, sostenuti dagli altri Sacramenti e dalla preghiera, voi siete chiamati a vivere in stretta comunione di cuori e di azione pastorale si da comunicare a quanti incontrate la novità del messaggio evangelico. E' questo l'impegno missionario che emerge dai lavori del Sinodo Pastorale Diocesano, al quale anche voi non mancherete di offrire il vostro attivo contributo. Ringrazio con voi il Padre celeste per il cammino che la nostra Chiesa sta percorrendo attraverso le Assemblee Sinodali plenarie, il dialogo e l'ascolto reciproco: il Sinodo romano diventa così, nel suo stesso svolgimento, scuola pratica dell'ecclesiologia di comunione propostaci dal Concilio Vaticano II e ripresa nello Strumento di lavoro sinodale.

E per voi, carissimi fratelli e sorelle di questa Parrocchia, facendo eco a quanto poc'anzi è stato letto nella Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi, prego così: Colui "che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene" (2Th 2,16-17).

Vi sostenga e vi aiuti Maria Santissima, la Madre di Dio, qui venerata con il titolo di Santa Maria Immacolata di Lourdes. Amen!

Data: 1992-11-08 Data estesa: Domenica 8 Novembre 1992

Al Consiglio Pastorale della Parrocchia "Santa Maria Immacolata di Lourdes" - Roma

Titolo: Ringrazio la Provvidenza per questi quattordici anni che ci hanno uniti in maniera speciale

"Ha detto il vostro rappresentante che avete aspettato questa visita del Papa. Eccomi! E cosa vorrei dirvi? Voglio dirvi che sono il vostro coetaneo.

Coetaneo vuol dire che la nostra età è uguale: 14 anni. Allora devo ringraziare la Provvidenza per questi 14 anni che ci hanno unito in modo speciale, questi 14 anni del Vescovo di Roma, questi 14 anni della parrocchia di Roma. Si deve augurare in questa circostanza anche "plurimos annos", pero si può fare col coraggio della parola. Per la persona del Papa lasciamo che la Provvidenza decida, e auguriamo tanto quanto, niente di più. L'unica consolazione è che gli anni si contano non solamente quantitativamente, secondo il numero, ma anche qualitativamente. così anche pochi anni possono essere anni densi, anni pieni. E' quello che si può augurare anche al Papa.

Allora per la vostra parrocchia, per la comunità parrocchiale, auguro "plurimos annos", in senso quantitativo e anche qualitativo.

Ringrazio tutti i presenti per il contributo che danno alla comunità, alla vita di questa parrocchia, all'apostolato di questa parrocchia. Ogni parrocchia, e tutta la Chiesa, è un insieme dell'apostolato di tutti, dei laici, dell'apostolato dei Pastori, dei sacerdoti, dei Vescovi. Ringrazio tutti per questo contributo proprio che date alla vostra comunità. E poi alle vostre famiglie un augurio ed una benedizione".

Data: 1992-11-08 Data estesa: Domenica 8 Novembre 1992

Angelus: nell'anno del V centenario dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dalla Conferenza di Santo Domingo una nuova strategia evangelizzatrice per orientare il progresso della storia verso il nuovo millennio

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Il 28 ottobre scorso si è conclusa a Santo Domingo la IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, che, in occasione del V centenario dell'arrivo della croce di Cristo nel Continente, ha voluto prestare particolare attenzione al tema della nuova evangelizzazione, con l'intento di promuovere quell'azione pastorale unitaria e incisiva che è indispensabile per una cristianizzazione più profonda ed una più integrale promozione umana del "Continente della Speranza".

Affrontando i gravi problemi dell'ora presente e rispondendo alle impressionanti sfide pastorali del nostro tempo, i Vescovi latinoamericani hanno voluto delineare una nuova strategia evangelizzatrice per orientare efficacemente, mediante il Messaggio di Cristo, il progresso della storia verso il nuovo millennio.


2. Maria, "Stella dell'evangelizzazione", veglia su questo itinerario di annuncio e di rinnovata testimonianza evangelica. A Lei ho fatto ricorso in questi mesi, recandomi in pellegrinaggio spirituale nei Santuari dell'America. Ultima tappa è stato il Santuario di Nostra Signora di Altagracia, nel quale ho avuto la gioia di sostare personalmente durante la visita pastorale a Santo Domingo. Ora che la Conferenza Episcopale Latinoamericana si è felicemente conclusa, mi piace rivolgere ancora il pensiero alla Vergine Santissima per ringraziarla della sua materna assistenza. A tal fine, vorrei recarmi oggi spiritualmente in alcuni altri Santuari dell'America Latina, non ancora visitati: in Santa Maria La Antigua del Darién, nella costa settentrionale della Colombia, dove fu fondata la prima sede episcopale in terra ferma dell'America e dove ora è sorto un tempio che ricorda quell'avvenimento; nella Cattedrale di Kingston, in Giamaica; nella altre Cattedrali delle Antille. Mi prostro inoltre spiritualmente davanti alla Vergine della Divina Provvidenza, Patrona di Porto Rico, e davanti a Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, Patrona di Haiti: fu proprio nella Cattedrale di Port-au-Prince che, il 9 marzo 1983, già nella prospettiva del V Centenario, lanciai per la prima volta, l'invito alla Nuova Evangelizzazione del Continente Latinoamericano.


3. Con i suoi lavori, coronati dal Messaggio ai Popoli dell'America Latina e dei Caraibi, la Conferenza Episcopale Latinoamericana ha dato un nuovo impulso all'impegno apostolico di tutto quel grande Continente, per irradiare la luce di Cristo, Evangelizzatore e Salvatore (cfr. EN 7), sulle culture, sulle strutture e sugli ambienti sociali. Di tale impegno tutta la Chiesa gode, invocando su di esso la benedizione di Cristo, della quale è segno ed auspicio la "croce dell'evangelizzazione" che si conserva e venera nella Cattedrale di Santo Domingo: la Croce di Cristo, come dice San Giovanni Crisostomo, è "la sicurezza della Chiesa" (Omelia, P.G. 49, 396).

Chiediamo alla Vergine, Nostra Signora delle Americhe, di volgere il suo sguardo materno su tutta la Chiesa latinoamericana, ottenendo che il grande evento ecclesiale recentemente concluso porti frutti abbondanti e duraturi.

Maria, Stella dell'evangelizzazione, prega per noi!

Data: 1992-11-08 Data estesa: Domenica 8 Novembre 1992

Ai Presuli croati in visita "ad limina", ricevuti in udienza al termine della prima visita canonica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Alla Croazia ed alle altre nazioni coinvolte nella guerra non vengano meno l'attenzione e il sostegno internazionale

Venerati fratelli nell'Episcopato,


1. E' per me una gioia singolare potervi oggi accogliere, in questa prima Visita ad Limina, da quando la Croazia è una nazione indipendente e sovrana. Vi saluto tutti con affetto fraterno e stringo ciascuno in un abbraccio di profonda solidarietà nel Signore Gesù Cristo, nostra speranza (1Tm 1,1). Sono grato a Mons.

Ante Juric, Arcivescovo di Split-Makarska, per essersi fatto interprete dei vostri comuni sentimenti e per avermi ricordato i problemi e le attese delle vostre Comunità diocesane. Rivolgo un pensiero beneaugurante al Cardinale Franjo Kuharic, Arcivescovo di Zagabria, il quale non ha potuto essere con noi a causa dell'intervento chirurgico a cui si è di recente sottoposto. La Chiesa vive nel vostro amato paese una nuova fase, che potremmo ben definire storica, e voi recate nel cuore l'esperienza dolorosa, ma carica di fiducia della vostra gente, idealmente presente a questo nostro importante appuntamento. I tragici eventi bellici hanno lasciato il segno, e quel che più preoccupa è il fatto che essi non sono ancora terminati. La provvidenziale novità dell'odierno incontro, pertanto, se da una parte riempie lo spirito di comprensibile soddisfazione considerando gli stretti legami che da circa tredici secoli e mezzo uniscono la storia della vostra amata Patria alla Cattedra di Pietro, dall'altra suscita viva apprensione per le dure prove che hanno segnato e che continuano a segnare l'esistenza e lo sviluppo del vostro Paese.


2. Il momento che l'umanità sta attraversando è caratterizzato da enormi mutamenti sociali con notevoli e talora imprevedibili ripercussioni sui popoli e sulle nazioni della terra. Per quanto poi concerne l'Europa, come anche la recente Assemblea sinodale ha sottolineato, essa "sta vivendo eventi straordinari attraverso i quali tocchiamo con mano l'amore e la misericordia di Dio Padre verso tutti gli uomini suoi figli" (Dichiarazione conclusiva, Proemio). Nel contesto europeo ed internazionale, la situazione croata risulta aggravata drammaticamente dalle distruzioni e dalle sofferenze provocate da una guerra incomprensibile e densa di fosche conseguenze. Penso qui alle moltitudini umane senza tetto o costrette con la forza ad abbandonare la propria terra d'origine; penso alle vittime innocenti dei bombardamenti; ai rifugiati della Bosnia-Erzegovina privati ormai di tutto; ai feriti e alle famiglie lacerate dall'odio e dalla vendetta.

Penso anche ai territori della vostra Patria che restano inaccessibili a voi, Pastori, desiderosi di recare ai vostri fedeli il conforto della parola evangelica e dell'assistenza spirituale. E come dimenticare, poi, i numerosi edifici ecclesiastici e sacri rasi al suolo o seriamente danneggiati? Gravi sono le conseguenze derivanti alla vita pastorale da un simile stato di cose. Auspico che le comunità disperse possano presto ricomporsi e, dopo le traversie della guerra, conoscere finalmente un nuovo periodo di pace e di vitalità spirituale. E' certo che per uscire da una tale situazione, resa maggiormente precaria dalla crisi economica, occorre che al vostro Paese ed alle altre Nazioni interessate dagli eventi bellici non vengano meno l'attenzione ed il sostegno dell'opinione pubblica internazionale e la generosa solidarietà della Comunità europea e mondiale.

Occorre anche che le vostre Comunità si sentano artefici della loro stessa ricostruzione.


3. Vi animino e sostengano, venerati e cari fratelli nell'Episcopato, la fiducia e l'audacia evangelica. Il Signore vi chiama ad essere apostoli di pace e di rinnovamento. In questo momento di prova siate fra il vostro popolo pastori ardimentosi, lungimiranti e pazienti. Voi siete ben consapevoli che la Chiesa in Croazia si trova di fronte a questioni non facili. Vi domandate, con accorata premura pastorale, come rinnovare la vita ecclesiale e sociale nelle terre quasi totalmente distrutte dalla guerra; come riuscire a instaurare un'autentica pace nel rispetto dei diritti di ogni gruppo etnico e nella salvaguardia dell'autentica libertà dei popoli; come suscitare fiducia e ripresa dell'attività fra tante difficoltà e problemi. La popolazione croata, provata dal persistere di drammatiche condizioni di emergenza, si sente abbattuta psicologicamente e moralmente, mentre la convivenza con altri gruppi etnici, con i quali duri sono ancora gli scontri, risulta un'impresa assai ardua. So con quanto impegno voi state operando perché mai i credenti cedano alla tentazione dell'odio e della vendetta, ma si aprano piuttosto al perdono e alla riconciliazione. A tal fine, è importante e quasi indispensabile ricercare con pazienza e costanza il dialogo ecumenico, in atteggiamento di comprensione reciproca e di collaborazione rispettosa tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, sulla base del ricco patrimonio comune nella professione della fede e nella pratica sacramentale.

Ugualmente va incoraggiato lo sforzo, da voi dispiegato, di stabilire rapporti cordiali e proficui con le nuove strutture dello Stato democratico per assicurare alle Comunità cristiane una crescita serena ed armoniosa.


4. Venerati fratelli nell'Episcopato, è indubbio che, se pur marcati restano i tratti d'un lungo e rigido inverno, la Chiesa è chiamata a vivere in Croazia una nuova stagione di primavera. Essa ha dinanzi a sé spazi nuovi d'intervento e inedite opportunità missionarie. Le porte delle pubbliche scuole, degli ospedali, delle carceri e di altre strutture sociali si sono aperte, come pure è possibile ai cristiani partecipare in maniera effettiva e qualificata alla costruzione della società civile. E' questo un tempo forte di discernimento, per ogni membro della Comunità ed anzitutto per voi, Pastori. Si tratta infatti di riconoscere i doni e le intenzioni delle persone, dei gruppi, delle associazioni; di valorizzare la disponibilità di quanti ricercano un serio cammino di fede e di iniziazione cristiana, correggendo eventuali ambiguità, dovute ad opportunismo o strumentalizzazione. Occorre ricostruire il tessuto cristiano del Paese a partire dalla catechesi e da una seria e capillare pastorale familiare. Se la Chiesa saprà proporsi come luogo di promozione dell'autentica cultura, dove si congiungono la libertà e la verità, una nuova generazione di educatori e di professionisti sarà pronta a fungere da lievito per rinnovare dall'interno l'intero corpo della Nazione, seriamente intaccato dagli errori e dai guasti dell'ideologia marxista.


5. Numerosi sono gli obiettivi che si presentano con urgenza alla vostra preghiera e alla vostra azione pastorale. Si tratta, innanzitutto, di definire e chiarire con opportuni accordi i rapporti con lo Stato, affinché più proficue risultino l'intesa e la reciproca collaborazione. Dal ricco patrimonio culturale, legato alla vostra secolare tradizione cristiana, vi è domandato di saper trarre quella linfa feconda che vi renda capaci di rispondere oggi alle esigenze emergenti negli ambiti dell'evangelizzazione delle nuove generazioni e dell' inculturazione del Vangelo nelle mutate condizioni sociali. E' vostro impegno, altresi, illuminare con i principi della Dottrina sociale della Chiesa, da me richiamati nelle recenti Encicliche, la ricerca di eque soluzioni nel campo dell'economia, del lavoro e dell'organizzazione della società. Decisiva sarà l'opera di formazione del laicato attraverso l'insegnamento approfondito della religione e l'organizzazione di itinerari specializzati per gli operatori della cultura e della politica, della comunicazione sociale e della sanità. Appare fondamentale, inoltre, provvedere al coordinamento ed al reciproco sostegno dei diversi stati di vita: sacerdotale, religioso e laicale, i quali si promuovono a vicenda quando sono vissuti nella consapevolezza della rispettiva identità e complementarità. L'opera di ricostruzione morale ha bisogno di un generoso investimento d'energie nel campo dei valori spirituali, che sono prioritari rispetto a tutti gli altri, pur importanti, di ordine materiale. Condizione imprescindibile per tale impegno è la presenza di numerosi Sacerdoti e Religiosi, totalmente dediti alla causa del Vangelo. Una pastorale vocazionale "a tutto campo", ben centrata sulla formazione ad una scelta definitiva per Cristo, appare perciò come urgenza a cui la Chiesa che è in Croazia deve dedicare un'attenzione privilegiata.


6. Un particolare problema fa appello alla vostra carità pastorale: quello dei rapporti con le Diocesi Serbo-Ortodosse che si trovano nel territorio della Repubblica di Croazia. La situazione è certo complessa e pone questioni di non facile soluzione. Alla luce della fede, tuttavia, perché non vedervi un'occasione per testimoniare la carità cristiana e vivere la riconciliazione evangelica? Possano gli sforzi, che in questo campo state già conducendo, recare, con l'aiuto del Signore, i frutti sperati di concordia e di pace ad edificazione dei fedeli e a gioia di tutta la Chiesa.


7. Venerati fratelli, questi obiettivi appaiono come altrettanti aspetti della "nuova evangelizzazione", cioè del coraggioso impegno della Chiesa nel rinnovare se stessa per meglio annunciare Cristo al mondo contemporaneo. I credenti sanno di essere chiamati ad attuare un disegno di salvezza, sgorgato dal cuore del Redentore. Esso domanda profonda interiorità e fedeltà alla Buona Novella come pure vigile attenzione alle esigenze di ogni persona. Un'autentica tensione missionaria animi pertanto i vostri piani pastorali. Sia la Chiesa di Croazia pronta a rispondere agli appelli che le pervengono dai Paesi vicini. "La fede si rafforza donandola" (RMi 2), perciò "l'animazione missionaria deve nutrire e permeare tutta l'opera pastorale e formativa della comunità, perché cresca sempre più... la disponibilità a recarsi là dove la Chiesa ha più bisogno" (Sinodo speciale dei Vescovi Europei, Dichiar. cit., n. 6). Prolungando così la nobile tradizione apostolica delle vostre Comunità ecclesiali, che in passato hanno inviato numerosi loro figli e figlie quali messaggeri del Vangelo in terre lontane, voi continuerete a sperimentare la ricchezza spirituale che deriva dallo "scambio dei doni" fra le Chiese.


8. Possa Maria, Stella dell'Evangelizzazione e Regina della Pace, sostenere ogni vostro progetto apostolico! La Chiesa di Croazia, come voi stessi mi avete ricordato, attende molto dalla concreta solidarietà delle altre Comunità cristiane, ma sa anche di dover crescere nell'apertura e nel dono di sé per la missione universale. Tale apertura ha le sue radici nella dimensione teologale del mistero della Chiesa. E' pertanto la preghiera la via privilegiata per attingere la luce e la forza necessarie a mete così impegnative. Il Signore Gesù, mentre saliva a Gerusalemme, mostro il consolante splendore della sua gloria sull'alto monte della Trasfigurazione, luogo della comunione orante con il Padre. Anche voi, come gli Apostoli, lasciatevi confortare da Cristo per affrontare l'arduo cammino della testimonianza evangelica. Nella quotidiana fatica del vostro ministero vi sia di sostegno anche la mia Benedizione Apostolica, che volentieri imparto a voi ed ai fedeli affidati alle vostre cure pastorali, con uno speciale ricordo per gli ammalati, i giovani, e le famiglie duramente provate dai tristi eventi della guerra. A tutti il mio augurio di pace e di comunione in Cristo Gesù, Redentore dell'uomo.

Data: 1992-11-09 Data estesa: Lunedi 9 Novembre 1992

Udienza: all'Assemblea plenaria della Congregazione per l'Educazione Cattolica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'educazione cattolica nel progetto di nuova evangelizzazione




1. La ringrazio, Signor Cardinale, per l'affettuoso indirizzo di saluto che ha voluto rivolgermi a nome di tutti i presenti. Sono lieto di accogliere Lei con Mons. Segretario e Mons. Sottosegretario, i Membri qui convenuti per la celebrazione della Plenaria e gli Officiali della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Non occorre dire che tale incontro mi è particolarmente caro, sia perché mi dà l'occasione di esprimervi la mia riconoscenza per il lavoro delicato e impegnativo che fate, sia perché mi invita ad una riflessione su temi importanti per la vita della Chiesa, quali sono quelli educativi. A questo proposito, mi ha fatto piacere prendere atto che anche la recente Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano di Santo Domingo ha ribadito il ruolo centrale dell'educazione nel progetto di nuova evangelizzazione. L'educazione cristiana, infatti, è l'assimilazione della cultura cristiana. Finché un tale processo non è giunto in profondità, non è possibile qualificare una persona o un popolo come pienamente cristiano. L'educazione si realizza a vari livelli e con vari obiettivi. Quella che voi siete chiamati a promuovere riguarda tutti i fedeli (cfr. Pastor Bonus, 114), ma in modo particolare gli alunni, gli educatori - Superiori e professori - dei Seminari, delle Facoltà ecclesiastiche, delle Università e delle Scuole cattoliche. E' un'attività ampia e articolata, da cui dipende gran parte della penetrazione e della diffusione dei valori cristiani. So il sacrificio che essa vi richiede. Conosco la generosità con cui ad essa vi dedicate. Ve ne rendo atto con vivo apprezzamento.


2. Il tema principale, che quest'anno avete posto all'ordine del giorno, riguarda l'esame del documento sulla formazione degli educatori nei Seminari. E' un tema che si pone in ideale continuità con l'Assemblea del Sinodo dei Vescovi del 1990 e con l'Esortazione Apostolica Postsinodale Pastores dabo vobis, nella quale, raccogliendo l'indicazione dei Padri sinodali, dicevo che "gran parte dell'efficacia formativa (dei candidati al sacerdozio) dipende dalla personalità matura e forte dei formatori sotto il profilo umano ed evangelico" e che "per questo diventano particolarmente importanti, da un lato, la scelta accurata dei formatori e, dall'altro, lo stimolo ai formatori perché si rendano costantemente sempre più idonei al compito loro affidato" (PDV 66). L'attività degli educatori dei Seminari, dice la Ratio fundamentalis, è "l'arte delle arti, che non permette un modo di agire improvvisato e casuale" (n. 30). Essendo un'"arte", essa esige prima di tutto la presenza di un certo "carisma", che si esprime in doti naturali e di grazia, quali un forte spirito di fede, un maturo equilibrio affettivo, una viva coscienza sacerdotale, l'intelligenza aperta non disgiunta da prudente saggezza, la facilità nell'intuire e nel comunicare, nel coinvolgere e nel trascinare. Quest'"arte" pero va coltivata, perfezionata e maturata attraverso una preparazione specifica, che richiede una seria formazione iniziale e un aggiornamento costante. A questo proposito, è significativo notare come la prima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi del 1967 abbia indicato, tra le iniziative più urgenti per l'attuazione del Concilio, anche la formazione degli educatori dei Seminari. In quell'occasione, i Padri sinodali auspicarono che gli educatori del clero possedessero "una preparazione specifica, acquisita attraverso una regolare frequenza di qualche Istituto o Scuola superiore eretta o approvata dalla Conferenza Episcopale, o, almeno, la partecipazione ad alcuni corsi appositamente istituiti" (Quesito n. IV proposto dal Cardinale Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica). Dal 1967 ad oggi di strada ne è stata fatta molta. In tanti Paesi si sono organizzati convegni e corsi di aggiornamento e si sono promossi incontri periodici tra gli educatori. Ora mi sembra provvidenziale che si voglia raccogliere in uno sguardo d'insieme tutte queste iniziative, potenziarle secondo un progetto organico, e proporle all'attenzione delle diverse Chiese particolari. Ma rimane un'ultima domanda: chi ha bisogno della pedagogia che voi proponete? Certamente i Rettori, i Padri spirituali e gli altri educatori, compresi i professori! A questi ultimi, infatti, è richiesta, oltre alla competenza scientifica, anche una testimonianza di vita ed una comunicazione nella fede, che ne facciano dei punti di riferimento significativi per la crescita globale degli alunni. I Vescovi stessi, come primi educatori dei loro seminaristi, non mancheranno di far tesoro dei vostri suggerimenti. Essi, infatti, oltre a provvedere i Seminari di validi educatori, sono chiamati ad esservi presenti assiduamente, come dei padri che intervengono, ascoltano, orientano e decidono con autorità.


3. Insieme con la formazione degli educatori, la vostra Plenaria prenderà in esame l'attività principale dei quattro settori in cui si articola la Congregazione.

Nelle relazioni informative si coglie la complessità e la varietà dei problemi e delle situazioni con cui siete chiamati a confrontarvi. Riguardo all'Ufficio Università, ho visto come gli ambiti di particolare interesse siano l'applicazione della Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae, la pastorale universitaria, il reinserimento delle Facoltà Teologiche di alcuni Paesi dell'Est nelle Università Statali, la pianificazione dei Centri Accademici. La Congregazione sta sostenendo un grande sforzo per trovare ad ogni problema la soluzione più appropriata.

L'Assemblea Plenaria saprà sicuramente dare suggerimenti ed indicazioni al riguardo. Apprezzo, poi, che per la soluzione dei problemi più urgenti si proceda a livello interdicasteriale ed auspico che si possa arrivare ad una più organica collaborazione con le Conferenze Episcopali, con le Famiglie religiose e con tutte le forze interessate al settore universitario. Con riferimento alla mia recente Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae, vorrei sottolineare l'urgenza della sua diffusione e della sua accoglienza in seno alle Università Cattoliche, tra i Vescovi, le Autorità Accademiche, i docenti e il personale amministrativo. La Costituzione, infatti, considera le Università come un fatto di Chiesa, a cui tutti devono essere interessati. Un'attenzione particolare va data ai numerosi Centri Accademici Ecclesiastici Romani, che raccolgono migliaia di studenti da tutto il mondo e un migliaio di professori. Bisogna preoccuparsi che la formazione intellettuale sia rigorosa e in sintonia con il Magistero ed inoltre che tutti gli studenti, in particolare i candidati al sacerdozio, vivano in situazioni favorevoli per quanto riguarda la formazione spirituale-disciplinare.


4. L'Ufficio Scuole è impegnato lodevolmente nella promozione dell'indole cattolica delle numerose scuole che, in tutto il mondo, provvedono, sotto la qualifica di "cattoliche", all'istruzione di più di quaranta milioni di studenti.

E', questa, una possibilità educativa di enorme portata, che la Chiesa, e in particolare i vari Istituti religiosi, non devono lasciar cadere. La scuola cattolica costituisce l'ambiente migliore per un'educazione umana e cristiana integrale. Con il suo orientamento finalizzato ai valori, con le sue scelte pedagogiche, con la selezione degli insegnanti, essa garantisce la serietà e la completezza dell'opera educativa. Mi fa piacere che, nei vostri contatti con i Vescovi e con gli Organismi internazionali, voi ne mettiate in evidenza l'importanza e l'utilità. Venendo alla Pontificia Opera per le Vocazioni, ho visto che essa si è fatta carico in questi anni di raccogliere in sintesi gli "Sviluppi della cura pastorale delle vocazioni nelle Chiese particolari". Tale sintesi è uno strumento prezioso, che offre alle Diocesi e agli Istituti religiosi la possibilità di conoscere le diverse iniziative messe in atto nelle Chiese particolari, di confrontarsi con esse e di avviare una più incisiva pastorale vocazionale. A tale scopo, saranno certamente di grande giovamento i Congressi continentali che si ha in animo di promuovere. Non posso non ricordare, infine, che l'anno scorso ho disposto l'istituzione della Commissione Interdicasteriale permanente per una più equa distribuzione dei sacerdoti nel mondo e che ho pensato di insediarla proprio nella vostra Congregazione per sottolineare come, nello scambio dei doni, l'attenzione massima debba essere quella di offrire alle Diocesi più bisognose di sacerdoti delle équipes preparate per l'animazione vocazionale e la formazione sacerdotale.

A conclusione del nostro incontro, desidero rinnovare a tutti voi il mio ringraziamento. Vi assicuro che seguo da vicino il vostro lavoro, accompagnandolo con il ricordo e la preghiera. Perché possiate continuare in esso con intelligenza e generosità, vi imparto volentieri e di cuore la mia Benedizione.

Data: 1992-11-09 Data estesa: Lunedi 9 Novembre 1992


GPII 1992 Insegnamenti - L'omelia della Messa i fedeli della Parrocchia "Santa Maria Immacolata di Lourdes" - Roma