GPII 1993 Insegnamenti - Omelia del Giovedi Santo durante la Messa "in Cena Domini" nella Basilica di S.

Omelia del Giovedi Santo durante la Messa "in Cena Domini" nella Basilica di S.

Giovanni in Laterano - Roma

Titolo: La Pasqua della Nuova Alleanza accompagna l'umanità e cammina con essa fino alla fine del suo destino terreno




1. "Questo Calice - la Nuova Alleanza nel mio sangue" (1Co 11,25).

Il banchetto pasquale di questa sera ricorda quello preparato nella notte dell'uscita dall'Egitto, come abbiamo ascoltato nella prima lettura tratta dal libro dell'Esodo. La liberazione dalla schiavitù si compi per mezzo del sangue dell'agnello immolato in sacrificio, che diveniva così il segno dell'Alleanza conclusa un tempo da Dio con Abramo e rinnovata in quella notte. I discendenti di Abramo, i figli del popolo oppresso in Egitto furono liberati dallo stato di schiavitù, grazie alla forza di Dio. Il sangue dell'agnello è perciò il segno della volontà salvifica del Dio dell'Alleanza. L'immolazione dell'agnello salva i figli d'Israele dalla morte che colpisce i primogeniti d'Egitto, permettendo ai figli d'Israele di lasciare la casa della schiavitù ed incamminarsi attraverso il deserto, dove, ai piedi del Sinai, Jahwè-Dio rinnoverà con loro l'Alleanza. Tutto questo è rimasto scolpito per sempre nella memoria del popolo dell'Antica Alleanza, è diventato il contenuto della celebrazione più importante dell'anno liturgico: la Festa della Pasqua, cioè del Passaggio.


2. Cristo è figlio del suo popolo. Anch'egli festeggia la Pasqua insieme con gli Apostoli. Attorniato da loro, Egli prende i cibi prescritti e, offrendo il tradizionale calice col vino, dice: "Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue" (1Co 11,25). così, quindi, nel cuore stesso dell'Antica Alleanza nasce la Nuova. In questa sera pasquale Gesù introduce i suoi discepoli nel mistero della Nuova Alleanza. Le sue parole annunciano già il Venerdi Santo. Domani le parole sul sangue versato per i peccati del mondo diventeranno realtà redentrice. Si compirà l'annuncio risuonato presso il Giordano fin dall'inizio dell'attività pubblica di Gesù: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Jn 1,29). Si compiranno pure le parole udite al momento della Trasfigurazione: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo" (Lc 9,35).

Ascoltatelo! Ascoltiamo quanto Egli dice. Facendo eco alle parole pronunciate da Cristo nel cenacolo, San Paolo afferma: "Ogni volta, infatti, che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga" (1Co 11,26). Le parole di Cristo, attraverso gli avvenimenti del Venerdi Santo, investono il futuro dell'umanità, fino alla fine del mondo. Ciò che domani si compirà e che fra poco troverà il suo inizio ai piedi del monte degli Ulivi, tutto ciò che significa la Pasqua della Nuova Alleanza accompagna l'umanità, cammina con essa fino alla fine del suo destino terreno, quando Cristo verrà di nuovo per dare pieno compimento alla storia della salvezza.


3. Che cosa succederà domani, Venerdi Santo? Che cosa significa il calice della Nuova Alleanza nel sangue di Cristo? Significa la morte sulla croce. Significa il suo cuore trafitto dalla lancia. Significa l'ora del passaggio di Cristo da questo mondo al Padre: significa l'amore con il quale Egli ha amato i suoi che erano nel mondo: "li amo sino alla fine" (Jn 13,1). Il Calice della Nuova Alleanza significa quindi la Vita "perché forte come la morte è l'amore" (Ct 8,6). L'amore che porta Cristo ad accettare la Croce rivelerà la sua piena e definitiva potenza nella risurrezione: "Io sono la risurrezione e la vita" (Jn 11,25).


4. I figli e le figlie dell'Antica Alleanza consumarono la cena pasquale nella notte dell'esodo dalla schiavitù d'Egitto.

Nel cenacolo, la sera della Pasqua, c'erano gli Apostoli con Cristo.

Come loro, anche noi ci riuniamo adesso attorno alla Mensa eucaristica, facendo memoria di quanto il Signore ha detto e compiuto.

Colui che ci ama, che "ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue" (Ap 1,5) è con noi. Riviviamo la Pasqua della Nuova ed Eterna Alleanza nel suo sangue.

"Perché forte come la morte è l'amore".

Egli, l'Unico, Colui che non muore mai.

Dio è l'amore!

Data: 1993-04-08 Data estesa: Giovedi 8 Aprile 1993

Via Crucis: discorso al termine della pia pratica al Colosseo - Roma

Titolo: Nei moderni "colossei" d'Europa e del mondo in Oriente e in Occidente, i cristiani hanno saputo adorare la croce col sacrificio della propria vita




1. Adorazione della Croce.

Nel pomeriggio ci siamo accostati al legno a cui fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo: Ecce lignum Crucis. C'era un profondo silenzio nella grande Basilica di San Pietro; un forte raccoglimento regnava nei cuori dei presenti.

Si adorava la Croce!


2. Siamo poi venuti al Colosseo per ripercorrere la Via Crucis. Cristo ha detto: "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me" (Mt 10,38). Diceva questo non solo per i suoi discepoli di allora, ma anche per quelli che sarebbero venuti dopo. Lo ripete a noi suoi discepoli di oggi. Siamo venuti al Colosseo, che ci parla della Roma antica. Allora la Croce entro nella vita e nella morte dei primi cristiani, chiamati a dare testimonianza a Cristo col sacrificio della loro esistenza. La Croce riempiva la loro morte con la morte di Cristo; riempiva la loro morte con l'inesprimibile Vita: la sua Vita. "Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mc 8,35). Immolavano la vita, e la salvavano in Cristo. Ave Crux!


3. L'adorazione della Croce perdura lungo i secoli, nel succedersi delle generazioni. Anche il nostro secolo - questo secolo XX - ha conosciuto l'amara esperienza della persecuzione religiosa nei moderni "colossei" d'Europa e del mondo, in Oriente e in Occidente. A distanza di secoli, ecco ancora persone che, come i cristiani nell'antica Roma pagana, hanno saputo adorare la Croce col sacrificio della propria vita, hanno saputo abbracciare la Croce con la suprema testimonianza del martirio. Cristiani che sono andati incontro alla morte gridando: Ave Crux! La loro morte, grazie alla Croce di Cristo, diventa seme di vita nuova.

Ecce lignum Crucis.


4. Carissimi fratelli e sorelle, siamo venuti questa sera al Colosseo per partecipare alla Via Crucis. La Croce è anche la via. Cristo ha affermato: "Se qualcuno vuol venire dietro a me... prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23). La Croce quindi è la via, la via della vita quotidiana. E', in certo modo, compagna di questa vita. In quante forme l'esperienza del prendere la "croce ogni giorno" si ripropone anche per ciascuno di noi! Viene chiamata con modi e nomi diversi. Spesso anzi l'uomo freme, non vuole pronunciare questo nome: "la croce". Cerca altre definizioni, altri appellativi. Eppure questo nome è pieno di contenuto e di senso. Croce è parola salvifica, con cui il Figlio di Dio svela a ciascun uomo la totale verità su se stesso e sulla propria vocazione (Cfr. GS 22). Svela tale verità ad ogni uomo e ad ogni donna, e particolarmente a quanti sono nella sofferenza.

Alla persona sofferente la parola "croce" rivela che non è sola, ma cammina con Colui che, per primo, ha accolto la croce e, mediante la croce, ha redento il mondo.


5. Ecce lignum Crucis... Ecco il legno della Croce, a cui fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo. Venite adoremus.

Oggi, Venerdi Santo, la Chiesa chiede a tutti di accogliere il messaggio salvifico della Croce di Cristo. Messaggio che è potenza di Dio e sapienza di Dio - come proclama san Paolo. Messaggio che racchiude la storia dell'uomo sulla terra, di ciascuno e di tutti: racchiude la speranza della Vita e dell'Immortalità.

Cristo ribadisce ad ogni creatura, a ciascuno di noi: "Io, quando saro elevato da terra, attirero tutti a me" (Jn 12,32).

Ave Crux! Ave verum Corpus natum de Maria Virgine, vere passum, immolatum in Cruce pro homine...

Esto nobis praegustatum mortis in examine.

Amen!

Data: 1993-04-09 Data estesa: Venerdi 9 Aprile 1993

Lettera alle Suore del Carmelo Oswiecim - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un momento di sofferenza

Care Suore, "La mia vocazione è l'amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa... la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore... la carità mi offri il cardine della mia vocazione... Nel cuore della Chiesa, mia madre, io saro l'amore" (Manuscrits autobiographiques, Lisieux 1957,227-229).

Queste parole della Santa Carmelitana di Lisieux parlano dell'essenza della vocazione di ciascuna delle Sue suore nel Carmelo: di ciascuna di voi. Per essere l'amore nel cuore della Chiesa siete venute tempo fa ad Oswiecim.

C'è bisogno di spiegare come dovrebbe battere tanto proprio in questo luogo il cuore della Chiesa? Come tanto è necessario qui questo amore con il quale Cristo ha amato l'uomo sino alla fine? Come esso è tanto necessario qui, dove per anni interi hanno infuriato l'odio e il disprezzo per l'uomo ammassando una raccolta di distruzione e morte tra gli uomini appartenenti a tante nazioni? Adesso per volontà della Chiesa dovete trasferirvi in un altro luogo nello stesso Oswiecim. Rimane la questione della libera scelta di ciascuna di voi se vuole continuare là la vita carmelitana nella presente comunità oppure vuole tornare al convento di origine. Certamente questo è anche un momento di sofferenza per ciascuna. Supplico Cristo crocifisso e risorto affinché dia a ciascuna di voi di conoscere la sua volontà e la particolare vocazione sulla via della vita carmelitana.

Oswiecim - e tutto ciò che è legato ad esso come la tragica eredità dell'Europa e dell'umanità - rimane sempre come un dovere del Carmelo. Rimane come dovere in particolare ciò che è legato con il campo di sterminio "Auschwitz-Birkenau" nella memoria dei popoli: nella memoria dei figli e delle figlie di Israele e, nello stesso tempo, ciò che è legato con la storia dei Polacchi, della nostra Patria. Il modo in cui il futuro spunterà da questo passato più doloroso dipende in notevole misura dal fatto che alla soglia di Oswiecim veglierà questo amore che è più forte della morte (por. Ct 8,6). A Voi, Care Suore, in modo particolare è affidato il mistero di questo amore redentore - questo amore che salva il mondo. E come tanto il nostro mondo contemporaneo - cinquanta anni dopo la terribile guerra che tra l'altro ha dato Oswiecim - come tanto sempre è minacciato dall'odio! Care figlie del Carmelo! Accogliete nello stesso tempo questo "gaudium paschale" con cui vive la Chiesa nel tempo di Pasqua. Accogliete anche la benedizione nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo - nel nome di Gesù Cristo che ha vinto il mondo (Cfr. Jn 16,33).

Data: 1993-04-09 Data estesa: Venerdi 9 Aprile 1993

Discorso ai giovani della Comunità di sant'Egidio in occasione del 25° anniversario di fondazione - Roma

Titolo: "La vostra missione è annunciare e testimoniare con la vita l'amore di Dio per ogni persona"




1. Mi è particolarmente gradito quest'oggi accogliervi, carissimi Fratelli e Sorelle appartenenti alla Comunità di Sant'Egidio, in occasione del venticinquesimo anniversario di fondazione della vostra Associazione. Saluto con affetto ciascuno di voi; saluto, in particolare, don Vincenzo Paglia ed i sacerdoti che vi accompagnano. Attraverso di voi, responsabili delle varie Comunità Sant'Egidio disseminate in diverse nazioni del mondo, vorrei far pervenire il mio pensiero ai vostri collaboratori, agli amici che sostengono la vostra opera ed a quanti quotidianamente incontrate nel vostro lavoro. A tutti un cordiale ringraziamento e l'espressione della mia stima e cordiale amicizia.

L'odierno nostro incontro assume un valore del tutto singolare alla luce della ricorrenza giubilare che quest'anno celebrate. Venticinque anni di cammino nella fede, di crescita ecclesiale e di servizio ai poveri rappresentano un significativo traguardo. Segnano una tappa importante nella missione affidatavi dal Signore. Questa missione è, anzitutto, annunciare e testimoniare con la vita l'amore di Dio per ogni persona. A nessuno sfugge quanto sia importante rendere agli uomini del nostro tempo tale annuncio e tale testimonianza. Non si tratta solamente di prodigarsi per diffondere i valori evangelici come la giustizia e la pace, ma di proclamare, in modo esplicito e coerente, il Vangelo di Cristo Redentore dell'uomo.


2. Gesù, dopo la risurrezione, disse ai Discepoli: "Andate dunque e ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19). Queste parole, con cui si chiude il Vangelo di Matteo, continuano a risuonare nei secoli ed animano anche la vostra Comunità, sorta nel clima del Concilio Vaticano II come espressione della primavera ecclesiale che i Padri conciliari avevano auspicato. La vostra esperienza, che allora stava muovendo i primi timidi passi, è andata man mano crescendo, ramificandosi ed estendendo la sua provvida azione in molti Paesi del mondo. Voi, qui presenti, che rappresentate le Comunità di Sant'Egidio dell'Europa, dell'Africa e dell'Asia, costituite i frutti e testimoniate la vitalità di questa provvidenziale esperienza ecclesiale. Operare nella Chiesa: ecco il vostro fermo intendimento ed impegno costante, convinti, come siete, che questa strada è la più efficace per recare all'uomo, senza differenza di razze e culture, il vangelo della solidarietà e la sua forza rinnovatrice.


3. Conservate, carissimi, con grande cura questa vostra vocazione: è un tesoro per ciascuno di voi e per l'intero popolo di Dio. Nei molti incontri, che ho avuto con voi durante questi anni, ho potuto apprezzare la vostra dedizione per i poveri e gli emarginati; ho avuto modo di rendermi conto dei vostri sforzi tesi a favorire il dialogo fra le religioni e a promuovere la pace. Ricordo, in proposito, il decisivo apporto da voi fornito alla ricerca della pace in Mozambico. E tutto questo voi riuscite a realizzarlo senza grandi strutture e mezzi finanziari - come dice il canto poc'anzi da voi eseguito - ma con la forza e l'intelligenza che scaturiscono dalla Parola del Signore.

Proseguite, carissimi Fratelli e Sorelle, con gioia ed entusiasmo in questa vostra missione, animati sempre da fiducioso abbandono nella Provvidenza divina. Vi sostenga Maria, la Madre della Speranza e vi sia d'incoraggiamento anche la Benedizione che di cuore vi imparto, augurando a ciascuno una felice e santa Pasqua.

parole:] Cosa devo augurarvi ancora?... Se Cristo si è rivelato come uomo immortale, ci ha anche rivelato che è capace di ogni cambiamento, di ogni conversione. Il mondo ha tanto bisogno di conversione. L'Europa, tutta l'umanità, hanno bisogno di conversione.

La Risurrezione di Cristo sia per noi speranza di vita eterna, della vita dopo la morte. Ma c'è anche la speranza della conversione dell'uomo. Il bene è più forte del male. L'amore è più forte.

Data: 1993-04-10 Data estesa: Sabato 10 Aprile 1993




Veglia pasquale a San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

La Pasqua: centro dell'anno liturgico, fulcro della vita del cristiano


1. "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E' risorto, come aveva detto" (Mt 28,5-6). La veglia pasquale è tempo di trepida attesa del momento in cui le donne, alla tomba di Cristo, sentiranno l'annuncio gioioso: "E' risorto"! Non abbiate paura! E' risorto, come aveva detto. La veglia pasquale congiunge in se stessa la notte e il giorno. Le donne, all'alba, si recarono al sepolcro dove era stato deposto Gesù, per ungerne il corpo e non si aspettavano certamente di trovare la tomba vuota. Invece proprio così la trovarono. E udirono quelle parole inattese. Finisce così la Veglia pasquale ed inizia il nuovo Giorno: il Giorno che ha fatto il Signore (Cfr. Ps 118,24).


2. Ogni anno la Chiesa veglia silenziosa presso il sepolcro di Cristo, partecipando al mistero del Crocifisso. Essa si "immerge" nella sua morte, "viene sepolta insieme con Lui" (Cfr. Rm 6,4). Vive la morte - l'universale destino della morte umana - intimamente e profondamente unita a Cristo. Questa partecipazione alla morte del Redentore diventa memoria viva di tutti coloro, che, ad iniziare dal Libro della Genesi, hanno attraversato il confine tra la vita e la morte, e sono ormai oltre tale frontiera. Come Mosè, di cui abbiamo ascoltato il racconto nel Libro dell'Esodo, così - dopo di lui - i grandi Profeti dell'Antica Alleanza: è come se, durante la liturgia della notte di veglia, tutti prendessero parte all'attesa della Pasqua. La Veglia pasquale abbraccia infatti l'intera storia dell'uomo in ogni sua dimensione. In questa notte santa tutti possono affermare di se stessi: "Siamo morti...", "siamo morti con Cristo". La morte ha potere sull'uomo - un potere universale. Ed ecco, dall'interno della tomba di Cristo, giunge l'annuncio, un grido di gioia: "E' risorto". Voce che rinnova completamente l'orizzonte della storia dell'uomo, l'orizzonte dell'esistenza umana: "La morte non ha più potere su di lui" (Rm 6,9).


3. Chi è Colui che è risorto - Colui su cui la morte non ha più alcun potere? E' lo stesso Cristo a rispondere: "Il Padre mi ama: perché io offro la mia vita (per le pecore)... Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, perché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo..." (Jn 10,17-18). E ciò si compie in questa notte. Notte straordinaria! Notte piena di santo fulgore! "Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui" (Rm 6,9). Si realizza fino in fondo l'immagine del Buon Pastore! Il diacono, avvicinandosi al Celebrante che presiede la sacra liturgia, proclama: "Vi annuncio un grande gaudio: Alleluia". Christos woskres! Cristo è risorto! "Il Padre mi ama: perché io offro la mia vita" (Jn 10,17).


4. E' risorto ed è apparso a Maria Maddalena. E' risorto ed ha incontrato i discepoli. E' risorto e viene costantemente incontro alla Chiesa che veglia presso la sua tomba. "Egli mori al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio..." (Rm 6,10). "E' stato risuscitato per la nostra giustificazione" (Rm 4,25). Viene verso di noi come Vivente. Ci porta la Vita affinché, morendo al peccato, noi possiamo vivere per Dio in Lui (Cfr. Rm 6,11).

Viene in noi mediante la forza rigeneratrice del Sacramento: dall'acqua e dallo Spirito Santo sgorga una vita nuova. L'uomo nasce di nuovo. Carissimi Fratelli e Sorelle, con tali sentimenti vorrei augurare a tutti voi qui presenti una santa Pasqua, che sia rinascita nello Spirito e nella novità di vita in Cristo morto e risorto per noi. Auspico di cuore che soprattutto voi, carissimi catecumeni, che tra poco riceverete i sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell'Eucaristia, possiate accogliere con disponibilità il dono prezioso della grazia divina. In ciascuno di voi vorrei salutare le Nazioni dalle quali provenite: Albania, Bosnia, Cambogia, Corea, Francia, Giappone, Laos, Nigeria, Thailandia, Singapore, Svezia, Stati Uniti d'America, Vietnam. Ed insieme ai credenti del mondo intero lodiamo il Creatore, che ha voluto diverse le fisionomie dell'umanità, perché splendesse maggiormente l'uomo nuovo, rinnovato da Cristo Redentore.

Con quanta gioia, la Chiesa vi accoglie oggi, voi che entrate in questa Vita nuova, che è in Cristo crocifisso e risorto. A voi e con voi, qui riuniti "apud Sanctum Petrum", presso San Pietro, annuncio una gioia grande: Cristo è risorto "alleluia"!


Data: 1993-04-10 Data estesa: Sabato 10 Aprile 1993





Pasqua di Risurrezione 1993: il Messaggio "Urbi et Orbi" - Città del Vaticano (Roma)

Con il cuore gonfio di dolore, vi supplico: fermate la guerra!




1. "Il Padre mi ama". "Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita...

Il buon pastore offre la vita per le pecore" (Jn 10,17 Jn 10,11). "Nessuno me la toglie, - i figli degli uomini, infatti, non hanno potere sopra la vita del Figlio di Dio - ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo" (IB 18). Ho il potere di accettare la morte dalle mani degli uomini e ho il potere di vincere la morte per amore del Padre. "Questo è il giorno fatto dal Signore" (Ps 118,24). In questo giorno la Chiesa professa l'amore del Padre, la potenza redentrice del Figlio risorto; professa lo Spirito, Signore e Datore della Vita.


2. Con la certezza di questa fede mi presento davanti a voi, carissimi Fratelli e Sorelle, nel Giorno che ha fatto il Signore, ed insieme a tutta la Chiesa vi annuncio una grande gioia: "Il Signore è risorto ed è apparso a Simone" (Lc 24,34). Cristo è veramente risorto: alleluia!


3. Cristo dice: "Il Padre mi ama". Si! Il Padre in Te, o Cristo, ha amato l'uomo, ha amato il mondo: Dio ha tanto amato il mondo, da dare Te, Figlio unigenito, Figlio a Lui consustanziale, perché chiunque Ti accoglie mediante la fede abbia la vita eterna (Cfr. Jn 3,16). Tu hai il potere di dare la vita per il mondo e di riprenderla di nuovo nella risurrezione. Tu hai il potere di comunicare al mondo questa Vita divina che è in Te. Questa Vita il mondo non la possiede in se stesso.

In sé ha una vita soggetta alla morte. Tu solo hai la Vita immortale, la vita che proviene da Dio. Ma Dio ama il mondo e Dio ama Te che sei venuto nel mondo. In Te, il Padre, dona la Vita a coloro che sono nel mondo. E Tu stesso lo vuoi, o Cristo nostro Redentore. Tu vuoi che "abbiano la Vita, e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).


4. Padre, Figlio, Spirito Santo, Dio unico ed ineffabile, sii glorificato per il mondo, per questo mondo che è "teatro della storia del genere umano, e reca i segni degli sforzi dell'uomo, delle sue sconfitte e delle sue vittorie" (GS 2), questo mondo che è stato liberato da Te, - da Te, o Cristo crocifisso e risorto. In Te l'uomo, che vive nel mondo, è divenuto capace di spezzare il potere del maligno, per essere trasformato secondo il disegno di Dio e giungere alla perfezione. Dio, che sei unico nella Trinità delle Persone, Padre, Figlio, Spirito Santo, sii glorificato per la redenzione del mondo, realizzata in Cristo Gesù.


5. Professando questa consolante verità pasquale con le parole del Concilio Vaticano Secondo, la Chiesa intera - in Urbe et Orbe - si unisce a tutti gli uomini, cittadini di questo mondo creato da Dio per amore, ed annuncia con gioia che "Cristo è risorto, distruggendo la morte con la sua morte, e ci ha donato la vita, affinché figli nel Figlio, esclamiamo nello Spirito: "Abbà, Padre!" (GS 22). Possa l'odierna umanità, pellegrina per le vie del mondo, attingere nuova speranza a questa inesauribile sorgente.


6. L'annuncio pasquale risuoni potente soprattutto laddove violenza, angoscia e disperazione opprimono ancora individui e famiglie, popoli e nazioni. Penso particolarmente a quei Paesi dell'Africa, che si sentono frustrati nelle loro aspirazioni di pace, come l'Angola, il Rwanda, la Somalia, o fra mille difficoltà camminano verso i traguardi della democrazia e della concordia, quali il Togo o lo Zaire. E come tacere quest'oggi - giorno della pace - di fronte alle lotte fratricide che insanguinano la regione del Caucaso, dinanzi al dramma atroce, che si consuma implacabile in Bosnia Erzegovina? Chi potrà dire: Non sapevo? Nessuno può ritenersi estraneo a così tragica vicenda, che umilia l'Europa e pregiudica il futuro della pace. Responsabili delle Nazioni, uomini di buona volontà, col cuore gonfio di dolore, ancora una volta mi rivolgo a ciascuno di voi: fermate la guerra! Ponete fine, ve ne supplico, alle indicibili crudeltà con cui si viola la dignità dell'uomo e si offende Dio, Padre giusto e misericordioso!


7. Cristo è risorto! Dal sepolcro ormai vuoto, si sprigiona la Vita che sconfigge le forze di morte insidiatrici dell'umana esistenza. I credenti non possono non agire con coraggio e dedizione dovunque c'è povertà, fame, ingiustizia, dovunque si attenta alla vita, dal suo nascere al suo naturale compimento, dovunque essa è disprezzata e vilipesa. I seguaci di Cristo si sentano impegnati a dedicarsi senza sosta al compito faticoso ed urgente di rinnovare la società, lavorando fiduciosi e concordi per imprimere al cammino della storia i luminosi orientamenti evangelici, indispensabili per fare del mondo, del nostro mondo, alla vigilia del terzo Millennio cristiano, la patria ospitale d'ogni essere umano. Fratelli nella fede, il Risorto chiama tutti i suoi discepoli, a rendere gioiosa testimonianza di giustizia e di verità.


8. O Cristo, Tu solo possiedi la vita immortale, che proviene dal Padre celeste.

Ed oggi l'offri di nuovo a tutti e a ciascuno. La Chiesa, pellegrina sulla terra, consapevole di dover rivelare al mondo il volto della misericordia di Dio, grida verso di Te in nome di tutti gli uomini angosciati. In Te, Signore risuscitato, il Padre ha amato l'uomo, ha amato l'intera umanità. Tu, Cristo nostra speranza, sei veramente risorto. Donaci, Ti preghiamo, Re vittorioso, la vita piena e definitiva. Apri davanti a noi la porta della speranza, della speranza che non delude. Amen.Data: 1993-04-11 Data estesa: Domenica 11 Aprile 1993

Regina Coeli: la preghiera mariana del lunedi di Pasqua - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Gesù risorto cammina accanto a noi. Possiamo incontrarlo nei vari momenti della vita se viviamo con fede e con amore

Carissimi fratelli e sorelle!


1. La gioia pasquale vibra ancora nei nostri cuori in questo primo giorno dopo la Pasqua. Ed è con profondi sentimenti che saluto voi tutti, cittadini di Castel Gandolfo e pellegrini venuti nei giorni scorsi a Roma per prendere parte ai suggestivi riti del Triduo Sacro e alla celebrazione della Santa Pasqua. "Gesù è risorto", annuncia l'angelo alle donne venute al sepolcro, "non è più qui". La vita ha vinto la morte. Anche se agli occhi dell'umana esperienza, essa sembra ancora vincitrice, Cristo, morendo e risorgendo, l'ha svuotata, per così dire, dall'interno. C'è bisogno di fede per aprirsi a questo meraviglioso e nuovo orizzonte. Lo dice Gesù all'apostolo Tommaso, assalito dal dubbio: "beati quelli che pur non avendo visto crederanno" (Jn 20,29). La fede non è illusione: essa è sguardo penetrante, che ci fa penetrare ad un livello più profondo della realtà.

E' accoglienza della voce interiore dello Spirito di Dio, è fiducia ragionevolmente posta in una testimonianza storicamente fondata.


2. Lasciamoci, dunque, raggiungere dal consolante messaggio della Pasqua ed avvolgere dal trionfo della sua luce, che dissipa le tenebre della paura e della tristezza. Gesù risorto cammina accanto a noi. Egli si rende, in qualche modo, sperimentabile a quanti lo invocano e lo amano. Oltre che nella preghiera, possiamo incontrarlo nei vari momenti della vita, se viviamo con fede e con amore.

Luogo concreto dell'incontro con Cristo può essere pure la gioia semplice dello stare insieme, la cordialità dell'accoglienza, l'amicizia, il godimento della natura. Il lunedi dell'angelo, tradizionalmente caratterizzato dall'esperienza tonificante di un legittimo svago, serva a farci sperimentare questa presenza di Gesù risorto.

Vi auguro, carissimi (fratelli e sorelle) di attingere a piene mani da lui la pace e la serenità che vi accompagnino non solo oggi, ma in ogni giorno dell'esistenza. Chiediamolo a Maria, la Madre del Risorto. Domandiamo a Lei la concordia e la pace soprattutto per le popolazioni strette ancora dalla morsa della guerra, e per quanti sono provati dalla malattia, dalla solitudine, dai bisogni diversi.

Regina Caeli laetare, Alleluja!

Data: 1993-04-12 Data estesa: Lunedi 12 Aprile 1993



Messaggio ai Presuli partecipanti alla riunione del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rinsaldare i vincoli di unità e di comunione tra i Vescovi per un coraggioso impulso alla Nuova Evangelizzazione in Europa

Venerati fratelli nell'Episcopato!


1. La pace del Signore sia con voi tutti e lo Spirito Santo guidi i vostri lavori! Rivolgo a ciascuno il mio più cordiale saluto, augurando di cuore che quest'incontro contribuisca a rinsaldare i vincoli di unità e di comunione tra i Vescovi dell'Europa e ad imprimere un ulteriore coraggioso impulso all'opera della Nuova Evangelizzazione nel Continente. Indirizzo un particolare pensiero al Cardinale Carlo Maria Martini, con viva riconoscenza per l'apprezzato servizio come Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee per ormai lunghi anni. Particolarmente importante è la riunione di questi giorni proprio alla luce degli eventi che hanno ultimamente caratterizzato l'evoluzione della storia sociale e civile delle nazioni europee, portando ad un nuovo assetto politico nell'Europa centrale ed orientale. Gli Episcopati d'Europa da molti anni operano attraverso una struttura di collegamento (CCEE) che ha loro permesso di collaborare in attività pastorali ed ecumeniche, con benefico effetto sulla crescita spirituale delle Chiese particolari, sullo spirito di apertura e comprensione verso le altre confessioni cristiane, come sull'unità degli intenti e delle opere. Pero il raggio d'azione del "Consilium Conferentiarum Episcopalium Europae" era piuttosto diretto, a motivo della situazione, verso le comunità ecclesiali dell'Europa occidentale, che potevano facilmente comunicare fra loro nella libertà di movimento e di parola.


2. Guardando il passato, si deve riconoscere che l'opera del CCEE è stata un provvidenziale frutto del Concilio Vaticano II, un dono speciale di Dio per il nostro tempo. Ne siamo profondamente grati al Signore! Tuttavia, dopo gli eventi del 1989, avevo convocato un'Assemblea speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi, con l'intento fondamentale di cogliere, tempestivamente il senso dei rivolgimenti sociali e politici avvenuti, così da favorire un'adeguata maturazione delle coscienze circa le nuove realtà e predisporre gli strumenti più idonei per corrispondere alle esigenze inedite ed urgenti che venivano affermandosi. Per tale motivo tutto ciò che è avvenuto nel Sinodo speciale per l'Europa del 1991 costituisce oggi per ciascun Pastore, e soprattutto per il Vescovo di Roma, un impellente ed inderogabile invito a non frapporre indugi nel cercare i mezzi più utili, anche nuovi, per far fronte in modo efficace alle sfide dell'ora presente.

In seguito, inoltre, alla caduta degli storici steccati che dividevano l'Est dall'Ovest dell'Europa, si impone ora un maggiore "scambio dei doni", quasi come una conseguenza fisiologica della carità pastorale, così da rendere ancor più unitari gli orientamenti operativi, maggiormente effettiva la collegialità tra i Pastori e sempre più ricca la comunione gerarchica con il Successore di Pietro. Si tratta, in fondo, di dare attuazione allo spirito del Sinodo per l'Europa, scrutando con acutezza e coraggio i segni dei tempi e dando puntuale esecuzione alle nuove indicazioni emerse nell'Assemblea sinodale. A nuove esigenze è necessario rispondere con strutture adatte. Ecco perché il CCEE è chiamato a rinnovarsi così da rispondere efficacemente alle mutate domande pastorali del nostro tempo.


3. Il primo cambiamento è stato apportato con la chiamata dei Presidenti delle Conferenze Episcopali Europee a fare parte del CCEE. Essi dovranno ora dedicarsi in maniera diretta alla ristrutturazione di tale importante organo di collegamento fra i diversi Episcopati del Continente. Poi, dopo accurata riflessione, si dovrà procedere ad innovazioni ulteriori da apportare all'organismo come tale ed ai suoi Statuti. I nuovi membri, in leale collaborazione con il Presidente, che essi eleggeranno, avranno l'incombenza di rendere sempre più chiari i compiti e la configurazione del CCEE, approfondendone la natura e la prassi.

L'obiettivo di fondo resta la nuova evangelizzazione dell'Europa: obiettivo generale, ma non generico. L'Europa, infatti, ha una sua costituzione storica, civile, sociale, religiosa, culturale, che richiede un adeguamento specifico dell'attività pastorale. La nuova evangelizzazione deve, per questo, essere "tipica", adeguata cioè agli europei. Anche l'attività del CCEE dovrà concentrarsi su ciò che è tipico dell'insieme dell'Europa, se vuole mantenersi fedele alle sollecitazioni provenienti dai segni dei tempi.

Venerati fratelli, grandi compiti attendono le Chiese in Europa alle soglie del nuovo millennio. E' un appuntamento storico a cui non è possibile mancare. La posta in gioco è il futuro cristiano del Continente. Sappia ciascuno aprire il cuore all'ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese (Cfr. Ap 2,7).

A tutti voi porgo gli auguri più cordiali di buon lavoro, affidandoli al Signore con la mia preghiera.

Data: 1993-04-14 Data estesa: Mercoledi 14 Aprile 1993




GPII 1993 Insegnamenti - Omelia del Giovedi Santo durante la Messa "in Cena Domini" nella Basilica di S.