GPII 1993 Insegnamenti - Lettera Apostolica con la quale sostituisce la Commissione "Pro Russia" con la Commissione Interdicasterale Permanente per la Chiesa in Europa Orientale - Città del Vaticano (Roma)

Lettera Apostolica con la quale sostituisce la Commissione "Pro Russia" con la Commissione Interdicasterale Permanente per la Chiesa in Europa Orientale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Europae Orientalis

Solleciti dei fedeli dell'Europa orientale, le cui condizioni di vita sono oggi cambiate, consideriamo che non sono più validi i motivi per i quali fu eretta la Commissione per la Russia. Avendo particolare cura del bene dei fedeli cattolici russi, il Nostro Predecessore Pio XI, di venerata memoria, aveva provveduto alla cura pastorale di quanti risiedevano in patria o di coloro che erano fuggiti da essa.

A questo fine egli aveva costituito nel 1925 la Commissione per la Russia e poi, con il Motu proprio "Inde ab inito Pontificatu", del 6 aprile 1930, l'aveva resa sui iuris (Cfr. AAS, XXII [1930] pag. 153-154). Per suo tramite, la Santa Sede ha così potuto sostenere i cattolici di quelle terre, costretti a vivere la propria fede nelle persecuzioni, ma anche nella speranza che un giorno, di cui solo Dio conosceva il momento, la Chiesa cattolica avrebbe potuto nuovamente fiorire nella loro amata patria.

L'evoluzione recente della storia dell'Europa orientale, ha permesso che le comunità cattoliche possano ricostituirsi e manifestarsi liberamente. In questa nuova situazione, pero, è tuttora necessario fornire a quelle comunità quell'appoggio che permette loro di consolidare le proprie radici nel suolo patrio e sviluppare la loro comunione con le altre comunità cattoliche del mondo.

perciò, nella pienezza della Nostra potestà apostolica, dopo aver chiesto il consiglio del Nostro venerato Fratello l'Em.mo Sig. Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, e dell'Ecc.mo Monsignor Jean-Louis Tauran, Presidente della medesima Pontificia Commissione "Pro Russia", motu proprio ac certa scientia, mettiamo fine alla Pontificia Commissione "Pro Russia", rendendo grazie a Dio per tutto il bene che essa ha recato alla Chiesa ed a tanti fedeli di origine russa durante quasi sette decenni, esprimendo, altresi, la nostra gratitudine a quanti durante questi anni dolorosi si sono adoperati per l'espletamento della sua missione; di pari passo, erigiamo, a norma della Nostra Costituzione Apostolica Pastor bonus (Art. 21 §2), la Commissione Interdicasteriale Permanente per la Chiesa in Europa Orientale, le cui competenze e composizione sono qui appresso definite.

Detto nuovo Organismo ha competenza per le Chiese tanto di rito latino che di rito orientale, nei territori dell'Europa già a regime comunista, e si estende perciò ai Paesi già appartenenti all'ex Unione Sovietica, compresa l'Asia, e, secondariamente, per quanto necessario, a tutti gli altri Paesi dell'Est europeo.

La Commissione avrà il compito di seguire e promuovere la missione apostolica della Chiesa cattolica in tutte le sue attività e di accompagnare il dialogo ecumenico con le Chiese ortodosse e con le altre Chiese di tradizione orientale. La Commissione avrà pure cura di tenere contatti regolari con le varie Istituzioni cattoliche, che da lungo tempo vengono in aiuto alle comunità cattoliche in Europa orientale, sia per coordinare le loro attività, sia per darvi nuovo slancio.

La Commissione Interdicasteriale sarà presieduta dall'Em.mo Cardinale Segretario di Stato ed integrata, quali membri, dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, dai Segretari delle Congregazioni per le Chiese Orientali, per il Clero e per gli Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, dal Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e dal Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Pertanto, ordiniamo che ciò che abbiamo stabilito con questa lettera in forma di motu proprio sia eseguito ed osservato, nonostante qualsiasi altra disposizione in contrario.

Dato a Roma presso San Pietro, il 15 gennaio 1993, quindicesimo anno del Nostro Pontificato.

Data: 1993-01-15 Data estesa: Venerdi 15 Gennaio 1993

Al Corpo Diplomatico durante la presentazione degli auguri per il nuovo anno - Roma

Titolo: La guerra d'aggressione è indegna dell'uomo

Scambio degli auguri di "buon anno" Eccellenze, Signore, Signori,


1. All'inizio del 1993, mi è particolarmente gradito ricevere gli auguri che l'Ambasciatore Joseph Amichia ha cortesemente espresso a vostro nome. Vi ringrazio vivamente per la vostra presenza oggi, come per l'interesse e per la comprensione benevola con cui seguite quotidianamente l'attività della Santa Sede. Vogliate accettare anche voi gli auguri ferventi che affido a Dio nella Preghiera per le vostre persone e le vostre famiglie, per la vostra nobile missione di diplomatici e per i popoli ai quali appartenete. Centoquarantacinque Paesi hanno oggi rapporti diplomatici con la Santa Sede. Solo nel 1992 sedici Paesi hanno voluto instaurare questo tipo di collaborazione e sono felice di vedere tra voi questa mattina, per la prima volta, gli Ambasciatori di Bulgaria, di Croazia, del Messico, di Slovenia. così, le attese e le speranze della maggior parte dei popoli della terra risuonano nel cuore stesso della cattolicità. Spero che le circostanze permetteranno ad altri Paesi di unirsi a quelli qui rappresentati: penso, tra gli altri, alla Cina e al Vietnam, a Israele e alla Giordania, per citarne solo alcuni. Ascoltando le attente riflessioni del vostro Decano e osservando i vostri visi mi tornavano alla mente molti dei Paesi visitati in occasione dei miei viaggi apostolici. Mi è gradito evocare questo mondo meraviglioso, la sua natura e il suo patrimonio culturale; mi è gradito evocare quelle popolazioni laboriose, spesso sprovviste dei beni materiali, ma che sanno resistere alla tentazione della disperazione; e certamente, mi è gradito evocare i figli della Chiesa: essi con le loro inesauribili risorse spirituali e attraverso l'impegno cristiano di ogni giorno - talvolta in un contesto di indifferenza religiosa, cioè di ostilità - testimoniano che "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Quante ricchezze umane e spirituali nella diversità delle nazioni! La luce del Natale ha illuminato questo mondo con uno splendore incomparabile e continua a dare alle attività umane il loro giusto rilievo, svelando il bene realizzato e gli sforzi intrapresi per migliorare alcune situazioni; ma questa luce mette anche in evidenza le mediocrità e i fallimenti che minano la vita degli uomini e delle società. Anche quest'anno, considerando l'umanità che Dio ama e non smette di sostenere nella sua esistenza e nella sua crescita (Cfr. Ac 17,28), dobbiamo, purtroppo, constatare che due mali la attanagliano sempre: la guerra e la povertà.

Un primo "flagello" che pesa sul mondo: la guerra In Africa: Liberia, Rwanda, Sudan, Somalia


2. (omissis)


3. (omissis) 4. (omissis) 5. (omissis) 6. (omissis) 7. (omissis)


8. (omissis)


9. (omissis) 10. (omissis) 11. (omissis) 12. (omissis) Emergenza della persona umana nel diritto internazionale.

L'assistenza umanitaria.


13. Quest'ampio giro d'orizzonte della scena internazionale, divenuto tradizionale nel quadro del nostro incontro annuale, ha soprattutto messo in rilievo che il vero cuore della vita internazionale non sono tanto gli Stati, quanto l'uomo.

Prendiamo atto qui di una delle evoluzioni indubbiamente più significative del diritto dei popoli avvenuta nel corso del XX secolo. L'emergere dell'individuo è alla base di quello che viene chiamato il "diritto umanitario". Esistono degli interessi che trascendono gli Stati: sono gli interessi della persona umana, i suoi diritti. Oggi come ieri, l'uomo e le sue necessità sono, ahimé, tuttora minacciati, a dispetto dei testi più o meno vincolanti del diritto internazionale, a tal punto che un nuovo concetto si è imposto in questi ultimi mesi, quello d'"ingerenza umanitaria". Questa definizione è molto eloquente riguardo allo stato di precarietà dell'uomo e delle società che egli ha costituito. Ho avuto personalmente l'opportunità di esprimermi su questo tema dell'assistenza umanitaria, in occasione della mia visita presso la sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO), il 5 dicembre scorso. Una volta che tutte le possibilità offerte dai negoziati diplomatici, i processi previsti dalle convenzioni e dalle organizzazioni internazionali siano stati messi in atto, e che, nonostante questo, delle intere popolazioni sono sul punto di soccombere sotto i colpi di un ingiusto aggressore, gli Stati non hanno più il "diritto all'indifferenza". Sembra proprio che il loro dovere sia di disarmare questo aggressore, se tutti gli altri mezzi si sono rivelati inefficaci. I principi della sovranità degli Stati e della non-ingerenza nei loro affari interni - che conservano tutto il loro valore - non devono tuttavia costituire un paravento dietro il quale si possa torturare e assassinare. E' di questo, infatti, che si tratta. Certo, i giuristi dovranno studiare ancora questa nuova realtà e definirne i contorni. Ma, come la Santa Sede si impegna a ricordare sovente nelle istanze internazionali alle quali partecipa, l'organizzazione delle società ha un senso soltanto se essa fa della dimensione umana la sua preoccupazione centrale, in un mondo fatto dall'uomo e per l'uomo.

Conclusione 14. Eccellenze, Signore e Signori, in questo inizio d'anno, in mezzo al fragore delle armi e ad eventi troppo spesso drammatici, risuona ancora l'inno angelico della notte di Natale: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e pace sulla terra agli uomini che egli ama!". Tutti gli auguri scambiati si riassumono in questo messaggio celeste. In questo mondo violento, così pronto a sospettare e a colpire, in cui gli interessi sembrano talvolta soffocare le aspirazioni più generose, il Bambino della grotta di Betlemme porta la dolcezza della sua innocenza. Egli è il segno, offerto all'uomo, dell'infinita compassione di Dio! Alle vostre persone, ai vostri connazionali, alle vostre Autorità, a tutti i fratelli che condividono la nostra condizione umana, offro di tutto cuore questa "Buona Novella" nella sua freschezza eterna. Accoglietela, ve ne prego! In essa risiede la felicità dell'uomo, per oggi e per domani.

Data: 1993-01-16 Data estesa: Sabato 16 Gennaio 1993

Omelia - Parrocchia S. Elena (Roma)

Titolo: Se il mondo seguisse il Vangelo, l'umanità camminerebbe su sentieri di solidarietà autentica e di pace duratura




1. "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Jn 1,29).

Carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di sant'Elena! Le parole del Vangelo di Giovanni, che abbiamo poc'anzi ascoltato, ci pongono dinanzi al Signore Gesù, vero Dio e Salvatore dell'umanità. Sono parole che prefigurano la missione salvifica del Figlio di Dio, Agnello pasquale immolato per la nostra salvezza.

"Ecco colui che toglie il peccato del mondo": così proclama Giovanni Battista.

L'Agnello effigiato sopra l'arco trionfale, nel frontone della vostra chiesa, è in diretto riferimento a questo annuncio e costituisce un plastico invito a meditare il grande evento della Redenzione. E' infatti per far memoria di Cristo, morto in Croce per noi, che siamo oggi qui riuniti. La Croce di Cristo trionfa al centro del catino dell'abside di questo tempio, fatto erigere, ottanta anni or sono, nell'anno 1913, dal mio predecessore san Pio X in onore di sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, a ricordo dell'editto di Milano, che dono piena libertà alla Chiesa fino ad allora perseguitata. "Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat" è scritto alla base del grande obelisco di Piazza san Pietro. "Cristo ieri, oggi e sempre" (He 13,8), proclama solennemente la Lettera agli Ebrei. Noi siamo di Cristo; a lui apparteniamo. In forza del sacramento del Battesimo, siamo stati immersi nella sua morte e nella sua risurrezione. Siamo stati introdotti nella famiglia divina, sorretti dalla speranza che non delude ed aperti alla prospettiva della vita eterna, che rende più ricco di significato il nostro quotidiano impegno apostolico.


2. "Io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio" (Jn 1,34).

La testimonianza di Giovanni illumina la nostra ricerca di Dio. In Cristo, "Agnello pasquale e luce delle genti", tutti gli uomini sono chiamati a formare il "popolo della nuova alleanza" (Cfr. Colletta). Il Signore invita i suoi discepoli a proclamare con le parole e l'esempio il lieto messaggio evangelico. Egli si rivolge particolarmente alla nostra Comunità diocesana, che giunta ormai alla vigilia del terzo millennio cristiano, sta percorrendo il cammino sinodale. E' un cammino di riflessione e di rinnovamento. La Chiesa che è in Roma vuole giungere a questa ricorrenza bimillenaria in modo degno della sua tradizione spirituale, pronta a trasmettere alle generazioni future una fede salda e una carità fiorente.

Attraverso la preghiera e lo sforzo comune essa mira a rinsaldare la comunione, quel legame cioè di fraternità che mai deve venir meno tra i singoli membri e le molteplici articolazioni della famiglia dei credenti. La Chiesa dei santi Apostoli Pietro e Paolo si propone di imprimere più generoso impulso alla propria missione di trasmettere il Vangelo a quanti nella Città l'avessero dimenticato o messo da parte. In tale impegno di comunione e missione, il Sinodo addita come scelte apostoliche preferenziali e prioritarie alcuni ambiti di primaria importanza: la famiglia, i giovani, i poveri, la scuola, la vita sociale.


3. "Ecco io vengo, Signore, per fare la tua volontà": così abbiamo pregato col Salmo responsoriale. Essere disponibili ad aderire ai disegni di Dio: è questo ciò che Iddio ci domanda. Carissimi fratelli e sorelle, sono lieto di essere oggi tra voi per costatare quanto sia generosa l'adesione a Cristo che caratterizza la vostra comunità parrocchiale, composta da circa ventimila persone, articolate in quasi cinquemila famiglie. Mi rivolgo a voi con il saluto liturgico: "Il Signore sia con voi!". Esso costituisce pure il mio augurio per l'anno appena cominciato.

Ve lo rivolgo di cuore, unitamente al Cardinale Vicario Camillo Ruini, al Cardinale titolare di questa chiesa, Edouard Gagnon, al Vescovo Ausiliare di Settore, Monsignor Giuseppe Mani. Saluto il vostro Parroco, P. Ezio Bergamo, ed i sacerdoti collaboratori, come pure gli studenti di teologia ed i fratelli religiosi degli Oblati di Maria Vergine che risiedono nell'ambito della parrocchia. Saluto le Religiose presenti nel territorio parrocchiale ed i membri delle varie associazioni cattoliche, grazie alle quali viene svolto un proficuo lavoro in molti campi dell'apostolato, tra i malati, i giovani, gli anziani e i bisognosi. Ringrazio ciascuno di voi per il bene che andate compiendo in questo quartiere a servizio della diffusione e della pratica del Vangelo, attraverso attività catechetiche, liturgiche, caritative ed educative, con singolare attenzione ai giovani.


4. L'opera dei Padri Oblati di Maria Vergine, ai quali la parrocchia fu affidata fin dal suo sorgere, ha accompagnato con zelo e con frutto la crescita delle ultime generazioni. Come non ricordare qui Padre Raffaele Melis, il parroco morto nel 1943, mentre amministrava il sacramento dell'Unzione dei malati alle vittime del bombardamento sulla ferrovia Napoli-Roma? Tuttavia il vento del secolarismo soffia anche sulla vostra comunità parrocchiale, diventata, come voi stessi sottolineate, in qualche modo "terra di missione". In essa sembra essersi affievolito il bisogno del nutrimento spirituale della preghiera, della parola di Dio, dei sacramenti così che non pochi sono tentati di sorvolare con una certa facilità sul carattere sacro dei giorni festivi. Ci si chiude talora nell'individualismo della propria cerchia ristretta, dimenticando le sofferenze e i bisogni dei fratelli meno favoriti, in particolare degli immigrati e degli anziani, numerosi nel quartiere. Ma accanto a questi segnali di una certa perdita di vigore della pratica evangelica, come non mettere in evidenza l'impegno missionario che vi anima? La vostra parrocchia anela al fervore della primitiva comunità cristiana, dove tutti erano un cuor solo ed un'anima sola attorno agli Apostoli, solleciti di pregare insieme e di alleviare uniti le sofferenze dei poveri. Iddio vi accompagni su questo cammino.


5. "Ecco l'agnello di Dio". Il Vangelo di questa seconda domenica del Tempo ordinario rafforza la nostra fede in Gesù, grazie alla testimonianza che Giovanni Battista gli rende davanti alle folle radunate presso il Giordano. Il Precursore lo addita come l'agnello di Dio, ossia come la vittima del sacrificio redentore attraverso il quale sarà tolto il peccato del mondo. Lo indica come colui che battezza in Spirito Santo, portando alle anime quel profondo rinnovamento che solo la grazia dei sacramenti reca con sé. Il piccolo Bambino, che abbiamo da poco contemplato nella culla di Betlemme, è il Dio incarnato, sceso al livello della nostra povertà per innalzarci alle altezze della sua ricchezza spirituale. E' il Redentore dell'uomo, è la luce delle nazioni. Luce e salvezza dei popoli. Il suo Vangelo non invecchia mai. Se si ascoltasse e si seguisse il Vangelo! L'umanità camminerebbe certamente su sentieri di solidarietà autentica e di pace duratura; non ci sarebbe spazio per l'incomprensione, il risentimento e l'odio, che dividono non di rado i popoli, le famiglie, gli individui, accendendo preoccupanti focolai di violenza e di guerra di cui siamo ogni giorno testimoni. La pace, la gioia, la solidarietà, frutti dello Spirito di Dio, nascono nel cuore di chi cerca il Signore.


6. Grazia e pace a coloro che sono "chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo" (1Co 1,2). Grazia e pace a voi, cari parrocchiani di sant'Elena! Ciascuno di voi, santificato in Cristo Gesù, è chiamato ad essere santo. Siate miti, costruttori di pace, puri di cuore, modesti e parsimoniosi, generosi. E' la pratica delle beatitudini evangeliche che rende grandi e gioiose le persone e che dà stabilità alle famiglie e ai gruppi di impegno apostolico. Penso, in particolare agli anziani e agli ammalati che rivestono un ruolo importante nella vostra comunità grazie alla loro testimonianza di pazienza e di fiducioso abbandono nelle mani di Dio. Grazia e pace a tutti voi! Grazia e pace a te, parrocchia di sant'Elena, spazio di speranza per questo vasto quartiere Casilino. Vi sostenga Maria, la Madre della speranza, da voi tanto venerata. Sia il Redentore la guida e il punto di riferimento di tutti coloro che qui vivono ed operano insieme. Cristo è la luce; è la nostra salvezza. Cristo, Redentore nostro, Cristo dei nostri avi, dei primi cristiani di Roma, dai tempi di S. Elena, e poi di tante generazioni di cristiani fino al nostro secolo, fino ai nostri giorni, fino a questo anno 1993, che incominciamo. E vi auguro buon anno in Cristo Gesù. Amen!

Data: 1993-01-17 Data estesa: Domenica 17 Gennaio 1993

Ai bambini della parrocchia di S. Elena - Roma

Titolo: Questo nuovo anno sia per tutti "un anno di Gesù"

Voglio salutarvi nel nome di Gesù Cristo all'inizio di questo nuovo anno. Ogni anno porta il suo nome e anche il primo giorno dell'anno ci ricorda la imposizione di questo nome, Gesù, al Figlio di Maria, Figlio di Dio fattosi Uomo, Figlio dell'uomo. Gesù ha ricevuto questo nome. E la parola ebraica Gesù vuol dire Salvatore. Allora questo nome è anche un augurio per tutti noi, per tutta l'umanità, specialmente per tutti i cristiani: l'augurio di vivere questo programma, questo piano di salvezza che Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo, vivere in Gesù Cristo. Quando ci chiamiamo cristiani vuol dire che noi siamo legati intimamente a Cristo Gesù. E noi portiamo quasi tutti il suo nome, portiamo soprattutto questa forza di salvezza che ci ha portato lui, Figlio di Dio. La portiamo dall'inizio della nostra vita cristiana, dal momento del Battesimo. Voi tutti qui presenti siete battezzati nel nome di Gesù, siete tutti battezzati per partecipare alla sua vita, e così, partecipando alla sua vita, per portare in sè, sviluppare, maturare questa salvezza che Lui ci ha portato, questo bene immenso, bene divino che Lui ha portato, seminato, inserito nella nostra natura umana. così formulo questi auguri all'inizio dell'anno dicendo: "buon anno", ma pensando a questo bene soprannaturale, divino, che viene da Gesù. Che questo anno sia un nuovo anno di Gesù per tutti i presenti, per la vostra parrocchia, per i vostri pastori, sacerdoti, per le vostre famiglie, i genitori, per i vostri educatori ed educatrici, suore, religiose, per i catechisti e per tutti voi, ragazzi e ragazze che partecipate alla catechesi parrocchiale per prepararvi a vivere questo bene che Gesù ci ha portato. così formulo gli auguri a voi, primi in questo anno, perché la prima parrocchia che visito in questo anno è la vostra. Faccio questi auguri e voglio confermare questi auguri con una benedizione a tutti voi, a tutti i vostri coetanei, ai ragazzi e alle ragazze, a tutti quelli che si preparano ai Sacramenti, soprattutto alla Prima Comunione e alla Cresima, alle vostre famiglie, alla parrocchia dedicata a S. Elena imperatrice, madre di Costantino.

Data: 1993-01-17 Data estesa: Domenica 17 Gennaio 1993

Al Consiglio Pastorale della parrocchia di S. Elena - Roma

Titolo: Il segno della croce è il segno della vittoria di Cristo

Voglio ringraziare per queste parole, brevi ma molto dense, di contenuto e di affetto, come anche per la vostra presenza, non solamente adesso, ma per la vostra presenza continua come Consiglio Pastorale della parrocchia di S. Elena.

Devo dire che questo titolo di S. Elena ci offre l'occasione di molte riflessioni, di molti ringraziamenti, soprattutto per questi trecento anni della Chiesa delle catacombe, che ha sofferto tanto durante i diversi periodi, specialmente in quello di Diocleziano. Poi c'è stato quel cambiamento in cui S. Elena, madre di Costantino, ebbe la sua parte come cristiana. Penso che con la sua fede abbia preparato quel momento in cui, secondo la tradizione, Costantino ha potuto vedere "il segno", il segno di Cristo, la Croce: "In hoc signo vincis". E' una tradizione. Se non possiamo constatare con certezza storica la verità di queste parole, certamente il significato è grande: "In hoc signo vincis", perché il segno della Croce è veramente il segno della vittoria. E la Chiesa che esce dalle catacombe ha confermato questa vittoria con la sofferenza della Croce: tante generazioni, tanti martiri. E poi ha trasmesso questa eredità grande, questo fondamento forte alle generazioni future, fino ai nostri tempi. così ci dice molto S. Elena, il suo nome, il suo momento storico. Dice molto soprattutto a voi, carissimi fratelli e sorelle laici. Era una donna, una madre, madre di famiglia, madre di Costantino. Oggi la Chiesa cerca le forze apostoliche fra tutte queste donne madri di famiglia e fra tutti gli uomini padri di famiglia, come anche fra gli altri, fra tutti. Le forze apostoliche certamente ci sono e aspettano di entrare nella vita della Chiesa: così nella vostra parrocchia, così nel Sinodo di Roma, e dappertutto. Si deve pregare molto per tutto l'apostolato dei laici che sta svolgendo una sempre maggiore opera apostolica nella Chiesa, nella vostra parrocchia, nella Chiesa di Roma e nella Chiesa del mondo. Vi ringrazio per questo aiuto che prestate come Consiglio Pastorale ai vostri pastori, specialmente al vostro parroco, e auguro a tutti, a tutte le vostre famiglie, a questo Consiglio, alla vostra parrocchia, un buon anno nuovo. Che si realizzi sempre questo: "In hoc signo vincis".

Data: 1993-01-17 Data estesa: Domenica 17 Gennaio 1993

Ai giovani della parrocchia di S. Elena - Roma

Titolo: I popoli e le persone si diano la mano in segno di pace

Quando ho camminato qui tra voi e poi quando vi ho salutato, mi è venuta in mente una parola inglese: "shake hands", dare la mano. E' una cosa che facciamo tante volte. Anche io ho fatto questo con molti di voi e prima ancora con altri.

E' una cosa consueta, di costume, di tradizione, ma ha anche un suo significato.

Se diamo la mano agli altri vuol dire che stiamo vicini a loro, che ci conosciamo, anzi, che vogliamo vivere in una certa "alleanza", amicizia. Poi, dare la mano in italiano vuol dire anche aiutare. Allora, si vede che questo gesto così semplice, così consueto, quotidiano, ha tanti significati! Questo gesto è entrato nella Liturgia. Durante la Liturgia, prima della Santa Comunione, si dice: "Scambiatevi il segno della pace". Sono diversi i segni di pace nel mondo, ma molto spesso un tale segno è il dare la mano alla persona o alle persone più vicine. così esso diventa anche un segno sacro, un segno pieno di significato evangelico. Prima Cristo ha detto: "Vi do la mia pace". E poi noi tutti facciamo lo stesso gesto, dando la mano al nostro vicino nella chiesa, dandola come segno della pace. Lo dico soprattutto per analizzare questo gesto consueto, diventato quasi di routine, che deve sempre ritrovare il suo pieno significato umano, sociale, ed anche religioso. E lo dico anche perché il primo mese dell'anno comincia con la Giornata della Pace. E questo gesto è un anelito, un augurio che così si diano la mano le persone, i popoli che sono divisi, che sono in guerra, che si distruggono, come i nostri vicini della Bosnia Erzegovina. Si diano la mano, cessino di essere nemici, diventino amici, si accettino almeno come vicini. La Giornata della Pace apre ogni anno il ciclo annuale e anche liturgico in questo senso. Ma c'è anche un'altra circostanza che si avvicina: l'Ottavario Ecumenico, la Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani. Anche qui, in un senso diverso ma molto analogo, si tratta ugualmente di dare le mani gli uni agli altri, i cristiani divisi, separati, per diversi motivi, in diverse epoche, ma tutti alla fine radicati nella stessa fede, nello stesso mistero di Cristo, nella stessa fede della Santissima Trinità, tutti abituati a ripetere "Padre Nostro".

Allora ci vuole anche questo dare la mano, questo gesto pieno di significato ecumenico. così adesso pregheremo insieme, tutti i giovani di questa parrocchia di S. Elena, per l'unità del mondo, per la pace e per l'unità dei cristiani.

Data: 1993-01-17 Data estesa: Domenica 17 Gennaio 1993

Preghiera mariana - Roma

Titolo: Credere e testimoniare il Vangelo della Pace

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Domani ha inizio la "Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani", che si protrarrà sino al 25 gennaio. Come gli anni scorsi, qui a Roma, la concluderemo con una celebrazione eucaristica nella Basilica di san Paolo fuori le mura.

L'unità dei credenti fu l'oggetto della preghiera accorata di Gesù nelle ultime ore della sua vita terrena: "Come tu, Padre, sei in me, ed io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21). Siamo chiamati, come discepoli di Cristo, a fare continuamente eco a tale sublime invocazione, per diventare disponibili al dono che essa sola ci può ottenere. Vi invito dunque ad unirvi, durante questi giorni, alle preghiere che saranno innalzate, nelle parrocchie e nelle diverse comunità religiose, per la piena unità di tutti i cristiani.

Apprezzamento ed incoraggiamento meritano pure gli incontri, organizzati insieme agli altri fratelli cristiani qui a Roma e nelle varie parti del mondo, per chiedere al Signore in maniera corale e concorde la luce e la forza necessarie per proseguire la ricerca della piena comunione in obbedienza alla sua volontà. Il nostro mondo, tentato sempre dalle divisioni e dalle contrapposizioni, non raramente è teatro di violenza omicida e di guerre fratricide, come la cronaca anche di questi giorni purtroppo conferma. E' necessaria ed urgente la coerente testimonianza di coloro che credono nel Vangelo della pace e sanno metterlo in pratica nella loro quotidiana esistenza. L'incontro d'Assisi, di sabato e domenica scorsa, si colloca in questa prospettiva.


2. Il tema proposto quest'anno per la Settimana di preghiera è particolarmente significativo. Esso reca l'invito a "portare il frutto dello Spirito per l'unità dei cristiani". La Lettera di san Paolo ai Galati indica chiaramente qual è questo frutto dello Spirito: "Amore, gioia, pace, comprensione, cordialità, bontà, fedeltà, mansuetudine, dominio di sé" (Ga 5,22-23). Indubbiamente l'impegno ecumenico, fortemente sottolineato dal Concilio, comporta un paziente dialogo dottrinale ed una costante ricerca di sempre migliori intese operative. Ma esso esige primariamente il profondo rinnovamento del cuore. Il Vaticano II ci ha infatti ricordato che "non esiste un vero ecumenismo senza interiore conversione" (UR 7) e la crescita in tutti i credenti delle virtù additate dall'Apostolo come frutto dello Spirito costituirà certamente il clima più favorevole per il progresso verso la piena comunione.


3. Affidiamo questi nostri sentimenti all'intercessione di Maria, Madre di Gesù, la quale il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito avvolse la Chiesa nascente, si trovava concorde nella preghiera con la primitiva comunità degli apostoli e dei discepoli (Cfr. Ac 1,14). Imploriamo lo Spirito con la sua ardente fiducia: Maria, tempio dello Spirito Santo, prega per noi!

Data: 1993-01-17 Data estesa: Domenica 17 Gennaio 1993


Alla Comunità dell'Almo Collegio Capranica

Titolo: Coraggiosamente fedeli a Cristo Signore

Carissimi fratelli! E' il Signore, sempre "fedele al suo patto", come ripeteremo tra poco nel salmo responsoriale, che ci raccogli all'inizio di questo giorno, intorno all'altare del Sacrificio. Ci attira la carità di Cristo nostra Pasqua, di cui l'Eucarestia è vivo e perenne memoriale. Cristo ci esorta a seguirlo, Lui che "ci ha liberati perchè restassimo liberi" (Canto al Vangelo). Accogliamo il suo invito! Ci è di esempio nella risposta generosa alla sua Parola di salvezza una figura eletta della schiera dei Martiri e delle Vergini: la vostra santa Patrona Agnese, di cui è imminente la memoria liturgica. Quale riconoscenza deve animare l'offerta del Sacrificio di lode, che quest'oggi abbiamo la gioia di celebrare insieme! Sant'Agnese interceda particolarmente per la vostra Comunità e per ciascuno di voi, ottenendovi di essere, come lei, coraggiosamente fedeli a Cristo Signore. La voce del sangue della Santa Martire vi chiama ad ascoltare la voce del Sangue dell'Agnello, perchè la Sapienza che da esso promana guidi ogni passo del vostro cammino di formazione e del vostro ministero pastorale. Siate "imitatori di coloro che con la fede e la perseveranza divengono eredi delle promesse" (prima Lettura), sul modello di sant'Agnese e dei santi Patroni di Roma. Vi sostenga Maria Santissima, Regina dei Martiri! Con la sua materna protezione possiate portare molto frutto a lode e gloria di Dio e per il bene della sua santa Chiesa.

Data: 1993-01-19 Data estesa: Martedi 19 Gennaio 1993




Udienza - Il Papa al XV Congresso dell'Associazione Italiana Maestri Cattolici - Roma

Titolo: Diffondete il senso della solidarietà per superare le barriere ideologiche

Carissimi fratelli e sorelle!


1. In occasione del Congresso Nazionale della vostra benemerita Istituzione, l'Associazione Italiana Maestri Cattolici, avete desiderato che non mancasse l'incontro con il Successore di Pietro per manifestare la vostra fede e rinnovare i propositi di ossequio e di fedeltà alle direttive della Sede Apostolica, che tutti vi animano. Grazie di cuore per questo vostro gesto di devozione e di affetto! Sono lieto di rivolgervi il mio saluto più cordiale, esprimendo, inoltre, un vivo apprezzamento per l'intenso lavoro formativo che l'Associazione compie ormai da tanti anni. Fondata, infatti, nel 1946, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, essa si è diffusa in tutto il territorio italiano, qualificandosi sempre più per la sua dichiarata ispirazione cristiana e per la vivace presenza apostolica nei campi culturale, didattico, pedagogico, sociale e politico. Al primo posto, ovviamente, voi ponete l'impegno di una seria qualificazione professionale. Desiderosi di aggiornarvi scrutando con attenzione i segni dei tempi, voi non tralasciate di dedicarvi all'attenta lettura dei mutamenti della società in cui viviamo, con l'intento di scoprirne le esigenze e di offrire la debita istruzione, insieme con una solida formazione agli alunni affidati alle vostre cure. E' questa un'impresa necessaria ed urgente in questa nostra epoca, segnata da tante speranze, ma anche da grandi inquietudini e contraddizioni. Vi è in questo di provvidenziale aiuto la vostra Associazione, che nel rispetto della legislazione scolastica vigente, convenientemente interpretata ed applicata, vuole soprattutto sostenere l'insegnante nel suo compito di saggio "pedagogo" preoccupato di preparare con tempestiva efficacia il domani. Ne è prova anche il tema, arduo ma importante ed interessante, dell'attuale vostro Congresso: "Anticipare il futuro nel cambiamento - Centralità dell'uomo, responsabilità di educare".


2. Prospettiva stimolante ma irta di difficoltà. Occorre, infatti precorrere con lungimiranza e perspicacia i probabili sviluppi della società nel medio e lungo periodo ed essere tempestivi e concreti nel predisporre le opportune iniziative pedagogiche. Condizione primaria per tale impresa è sicuramente l'adeguata formazione umana e spirituale degli Insegnanti. Questa, pertanto, deve essere la preoccupazione fondamentale della vostra Associazione, affinché l'educatore, in qualunque situazione venga a trovarsi, sappia comprendere con intelligenza e penetrazione psicologica gli alunni a lui affidati, ed orientarli poi nella loro crescita con pazienza e amore verso mete educative appropriate. Il Concilio Vaticano II nella Dichiarazione sull'Educazione Cristiana affermava che "i fanciulli e i giovani, tenuto conto del progresso della psicologia della pedagogia e della didattica, debbono essere aiutati a sviluppare armonicamente le loro, capacità fisiche, morali e intellettuali ad acquistare gradualmente un più maturo senso di responsabilità nell'elevazione ordinata e incessantemente attiva della propria vita e nella ricerca della vera libertà" (GE 1). A tal fine essi "hanno diritto di essere aiutati sia a valutare con retta coscienza e ad accettare con adesione personale i valori morali, sia alla conoscenza approfondita ed all'amore di Dio" (). perciò sottolineava il Concilio, "è meravigliosa e davvero importante la vocazione di quanti, collaborando con i genitori nello svolgimento del loro compito e facendo le veci della comunità umana, si assumono il dovere di educare nelle scuole" (n. 5).


3. Alla luce delle direttive Conciliari che ancor oggi mostrano tutto il loro valore, e considerando l'evolversi delle odierne condizioni sociali, il vostro servizio pedagogico assume singolare rilievo non solo, com'è ovvio, in ordine alla sua funzione pedagogica, ma anche ai fini di un re, proprio, peculiare apporto all'opera dell'evangelizzazione. Sia, pertanto, vostra cura proporre, in primo luogo, le fondamentali di virtù umane, sulle quali si edifica concretamente l'essere umano: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza: "Le virtù umane - dice il "Catechismo della Chiesa Cattolica" - sono attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni abituali dell'intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano la nostra condotta secondo la ragione e la fede. Esse procurano facilità, padronanza di sè e gioia per condurre una vita moralmente buona. L'uomo virtuoso è colui che liberamente pratica il bene". Diffondete, inoltre, carissimi fratelli e sorelle, il senso della "comunione", della solidarietà, della comprensione reciproca, in modo da inculcare negli allievi fin dai primi anni di vita il sentimento della fraternità e della carità, che supera tutte le barriere ideologiche e culturali ed apre lo spirito all'accoglienza ed alla collaborazione. Siate voi stessi, soprattutto, testimoni autentici con il vostro esempio di persone credenti e coerenti, che seguono gli insegnamenti di Cristo e il Magistero della Chiesa, vivono con profonda dignità il mistero della "grazia" e diffondono con gioia, serenità e fiducia la propria fede.


4. Carissimi fratelli e sorelle! Mi piace ricordare, a conclusione di questo nostro incontro, il celebre dialogo "De Magistro". In esso sant'Agostino si confronta con il figlio Adeodato, un ragazzo il cui ingegno, egli confida nelle Confessioni, "mi metteva spavento". Dopo aver ragionato lungamente con lui, il grande filosofo e teologo osserva: "L'unico Maestro di tutti è nei cieli...

Nell'amarLo e nel conoscerLo consiste la felicità della vita, che tutti dicono a gran voce di cercare, pochi pero sono quelli che si rallegrano di averla veramente trovata" (De Magistro, c. XIV, 46). può avvenire talvolta di sentirsi sgomenti di fronte alle difficoltà ed alle esigenze dell'opera educativa, particolarmente ardua nella nostra epoca. Tuttavia l'affermazione di Agostino conserva per noi piena validità: nel frastuono di molte voci discordanti e assordanti occorre mantenere vivo il colloquio interiore con il Divin Maestro, condizione questa indispensabile per realizzare in modo autentico la vostra peculiare vocazione.

Infatti: "nell'amarlo e nel conoscerlo consiste la felicità della vita".

Carissimi fratelli e sorelle, con tali sentimenti vi auguro di proseguire con fiducia nel vostro cammino. Vi sostenga la materna protezione di Maria, Sede della Sapienza.

Vi accompagni e vi conforti pure la mia Benedizione, che ora di gran cuore imparto a ciascuno di voi, estendendola volentieri a tutti i membri della vostra Associazione.

Data: 1993-01-21 Data estesa: Giovedi 21 Gennaio 1993






GPII 1993 Insegnamenti - Lettera Apostolica con la quale sostituisce la Commissione "Pro Russia" con la Commissione Interdicasterale Permanente per la Chiesa in Europa Orientale - Città del Vaticano (Roma)