GPII 1993 Insegnamenti - Omelia a conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani - Roma

Omelia a conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani - Roma

Titolo: Preghiera e carità per ristabilire quella comunione piena che esisteva nel primo millennio tra Chiesa bizantina e la Chiesa di Roma

"Ecco il nostro Dio, in lui abbiamo sperato perché ci salvasse" (Is 25,9).


1. La corale adesione di fede e di speranza al piano salvifico di Dio, espressa nelle parole profetiche del libro di Isaia, orienta il nostro sguardo verso la meta finale preparata da Dio per i suoi fedeli. Il quadro, delineato dal Profeta per rivelare il futuro di pienezza e di pace che ci attende, è composto da vivide immagini tratte dall'esperienza dolorosa e gioiosa di ogni esistenza umana: alle lacrime, alla coltre che copre le genti, alla condizione disonorevole del popolo e soprattutto alla morte, si contrappongono il ricco e fraterno banchetto imbandito da Dio, il dono della sua parola, l'annuncio della salvezza e la gioia per la certezza della sua realizzazione. "Il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto...". L'abbondanza di ciò che sarà offerto nel banchetto messianico è garantita dalla stessa presenza di Dio, dal suo manifestarsi. Sarà Lui a schiudere gli occhi dei popoli incapaci di scorgerlo a motivo del loro sguardo offuscato. Anzi, Dio stesso annullerà la morte, così che gli invitati al banchetto possano vivere con lui per sempre.


2. Tale promessa divina si è realizzata appieno nell'incarnazione del Figlio di Dio e nella redenzione da Lui operata. In Gesù si è compiuto in modo definitivo il progetto salvifico del Padre celeste. Resta pero necessario che questa salvezza sia trasmessa ad ogni uomo e ad ogni popolo per mezzo dei discepoli, ai quali il Redentore dice: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura.

Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo" (Mc 16,15-16). Ecco, carissimi fratelli e sorelle, l'opera della salvezza promessa dal Signore. Durante la "Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani", che proprio oggi si conclude, noi tutti, come credenti in Cristo, abbiamo riflettuto sulla promessa di Dio e sulla responsabilità che da essa scaturisce per ciascuno di noi ed abbiamo innalzato preghiere e suppliche perché si affretti l'ora della piena realizzazione del disegno divino. Un elemento essenziale di tale disegno è l'unità dei credenti in Cristo. Su di essa ci siamo soffermati a meditare durante questi giorni, docili alla preghiera di Gesù: "Che tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21), ed abbiamo rinnovato la nostra fede nella sua vittoria definitiva su ogni limite umano, soprattutto sulle tristi conseguenze del peccato.


3. Ci accompagna e ci guida in questo itinerario di impegno ecumenico l'esempio dell'apostolo Paolo, di cui oggi celebriamo l'evento straordinario della conversione. Ciò che cambio radicalmente la sua vita - lo abbiamo ascoltato dalle sue stesse parole pronunciate davanti ai Giudei di Gerusalemme - fu la scoperta personale e travolgente di Gesù di Nazaret come Messia e Salvatore. "Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù, il Nazareno, che tu perseguiti" (Ac 22,8). Fino a quel momento Saulo aveva ritenuto di essere "pieno di zelo per Dio" e di servirlo fedelmente "arrestando e gettando in prigione uomini e donne", seguaci della "nuova dottrina". Ma ogni sua convinzione è ora sconvolta, annientata: Gesù, il Nazareno, si rivela a lui, identificandosi con i fratelli che egli perseguita. E si produce un altro evento, anch'esso paradossale: Gesù, pur avendogli parlato direttamente, da quell'istante, vuole comunicargli la salvezza mediante il suo rappresentante, Anania. E' nella Chiesa e per mezzo della Chiesa che Cristo agisce e vuole salvare l'umanità. E' così che Egli opera anche in ciascuno di noi. Con il battesimo, amministrato dalla Chiesa, gli occhi degli uomini si schiudono, viene rimosso "il velo che copre la loro faccia" (Cfr. Is 25,7) ed ha inizio una vita nuova: "Quanti siete stati battezzati in Cristo, - afferma l'Apostolo - vi siete rivestiti di Cristo" (Ga 3 Ga 27). Il battesimo crea quindi una nuova comunione e, come afferma il Decreto sull'ecumenismo del Concilio Vaticano II, "costituisce il vincolo sacramentale dell'unità, che vige fra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati" (UR 22). Il battesimo è per il cristiano l'inizio dell'incorporazione a Cristo; è, al contempo, l'avvio della nuova vita secondo lo Spirito, donato a tutti i battezzati.


4. "Portare il frutto dello Spirito per l'unità dei cristiani" è il tema prescelto per la "Settimana di Preghiera" di quest'anno. Nella lettera ai Galati San Paolo spiega qual è "il frutto dello Spirito", specificandolo in una pluralità di doni: "Il frutto dello Spirito - egli scrive - è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, dominio di sé" (5,22). Lo Spirito Santo edifica con questi suoi molteplici doni l'unità nel Corpo Mistico di Cristo, quell'unità che il Signore ha ardentemente desiderato e per la quale Egli ha pregato il Padre: "Affinché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch'essi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21).

Non dobbiamo fermarci di fronte a momentanee difficoltà: lo Spirito di Dio guida anche oggi i discepoli di Cristo verso l'unità. A chi, sull'esempio di Paolo, interpellerà il Signore: "Che devo fare, Signore?", Egli non mancherà di rispondere, indicandogli la giusta via, che dobbiamo percorrere insieme, e che è caratterizzata dalla fedeltà e dalla comprensione. Fedeltà al Signore e comprensione verso i fratelli, nella sincera volontà di incontrarli per crescere insieme nell'obbedienza al Vangelo.


5. Alla fine, desidero ritornare a quella preghiera per la pace nell'Europa, e in particolare nei Balcani, che ha avuto luogo in Assisi all'inizio di questo mese.

Rivolgo ancora una volta il mio cordiale ringraziamento a tutti, specialmente a quei nostri fratelli delle Chiese e Comunità Cristiane dell'Europa, che insieme con noi hanno voluto partecipare a quella preghiera. Insieme con i Presidenti delle Conferenze Episcopali cattoliche di tutta l'Europa, abbiamo chiesto che, in collegamento con il Messaggio del 1 gennaio per la Giornata Mondiale della Pace, si promovesse una tale preghiera in tutte le diocesi e le parrocchie. Siamo quindi grati a tutti i nostri fratelli che hanno intrapreso una simile preghiera insieme con noi o parallelamente a noi. Di ciò, Assisi ha costituito un'espressione singolare. Ringraziamo i nostri fratelli Ortodossi. Benché la loro presenza in Assisi non abbia potuto essere piena, le parole con cui si sono rivolti a noi si sono rivelate colme della stessa sollecitudine, della stessa solidarietà cristiana, che richiede - appunto - la causa della pace in Europa. In modo particolare, ringraziamo per il messaggio del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli, come pure per quello del Patriarca Paolo di Serbia. Abbiamo letto le loro parole colme di dolore e di commozione. In Assisi, le abbiamo incluse nelle nostre preghiere.


6. Superare ostacoli e fratture mediante "il dialogo della verità", come giustamente osservava il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I in occasione della recente festa di Sant'Andrea, è oggi "una insistente richiesta dei tempi". "I problemi dell'uomo contemporaneo - egli aggiungeva - sono così numerosi ed urgenti che l'unità dei cristiani diventa assolutamente necessaria ed ogni ostacolo ad essa per qualsiasi ragione è un atto delittuoso". Tale consapevolezza anima l'autentico movimento ecumenico, ed è fermo intendimento della Chiesa cattolica dispiegare ogni possibile sforzo perché, abbattute le frontiere dell'incomprensione e sormontati gli scogli presenti sulla via del dialogo, l'intero corpo di Cristo possa quanto prima respirare con "i due polmoni", costituiti dalle Comunità ecclesiali d'Oriente e d'Occidente totalmente riconciliate. Sono persuaso che, grazie all'impegno di ciascuno, il "dialogo della verità", accompagnato dal quotidiano "dialogo della carità", andrà avanti e porterà i suoi frutti. Il Signore ci chiama ad essere, in questo nostro mondo preoccupato ed inquieto, "araldi di amore e di pace", apostoli di verità e di autentica comunione.


7. In spirito di sincera stima per le Chiese d'Oriente, uscite dalla pluriennale prova del martirio, preghiamo, quindi, affinché esse possano pienamente rinnovarsi per assumere responsabilmente i compiti dell'evangelizzazione, posti davanti a loro dai nuovi tempi. Ringraziamo Dio per il fatto che i fedeli hanno conservato l'attaccamento alla tradizione dell'Oriente cristiano, altamente significativa anche per il rinnovamento della identità culturale di tante nazioni così profondamente ad essa legate. Le direttive emanate lo scorso anno dalla Pontificia Commissione per la Russia al fine di "coordinare l'azione evangelizzatrice e l'impegno ecumenico della Chiesa cattolica in Russia e negli altri Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (C.S.I.)" tengono conto della secolare presenza della Chiesa ortodossa e della dolorosa storia di quelle popolazioni sotto il regime comunista. Indubbiamente l'azione apostolica della Chiesa cattolica in quelle terre oggi più che mai deve rivestire "una dimensione ecumenica", capace di favorire in ogni modo il dialogo fra i credenti alla luce dei principi enunciati dal Concilio Vaticano II e dai documenti post conciliari. "La via per realizzare l'unità dei cristiani, infatti, - osserva il Documento della Pontificia Commissione per la Russia - non è il proselitismo, ma il dialogo fraterno tra i discepoli di Cristo, un dialogo nutrito dalla preghiera e sviluppato nella carità, per ristabilire quella comunione piena tra la Chiesa bizantina e la Chiesa di Roma, che esisteva nel primo millennio". Un dialogo, dunque, da promuovere e incoraggiare ad ogni livello, tra i fedeli cattolici ed ortodossi in spirito di reciproca stima e fiducia, riconoscendosi gli uni e gli altri membri di Chiese "che conservano gran parte del patrimonio comune" e pertanto chiamati a rendere "una testimonianza comune a Cristo, di fronte al mondo, che aspira alla propria unità". In tale spirito, primo bisogno del mio cuore è di esprimere al Patriarca di Mosca Alessio II il mio più profondo omaggio per i martiri di quella Chiesa che - ne sono convinto - intercedono per noi davanti alla Maestà del Volto divino.

Dobbiamo continuamente unirci alla loro intercessione, pregando gli uni per gli altri. Pregando per l'unità di tutti i cristiani.


8. L'intento di affrettare il cammino verso l'unità, condizione indispensabile per un'autentica rinnovata evangelizzazione, ha spinto la Santa Sede a mettere a punto il Direttorio Ecumenico della Chiesa cattolica, la cui pubblicazione è ormai prossima. Esso vuole offrire una guida sicura, fondata sull'insegnamento del Concilio Vaticano II e sensibile agli sviluppi del movimento ecumenico di questi ultimi anni, per approfondire un dialogo teologico aperto con ognuna delle Comunioni cristiane mondiali. Auspico di cuore che, una volta pubblicato, il Direttorio possa rafforzare lo spirito di amore fraterno e di reciproco rispetto tra i cristiani, nella strada, ardua ma esaltante, che essi sono chiamati a percorrere insieme in vista della piena comunione nella verità e nella carità.


9."Proclamero ai popoli il nome del Signore". Non si arresti la nostra preghiera né si affievolisca la nostra testimonianza. Signore - abbiamo detto all'inizio della celebrazione eucaristica - "concedi anche a noi di essere testimoni della tua verità e di camminare sempre sulla via del Vangelo" (dalla Colletta).

Preghiera e testimonianza, "sino all'ultimo giorno". "Invocando il suo nome", camminiamo animati dall'ardore dell'apostolo Paolo, che non risparmio energie per portare al mondo il Vangelo di Cristo. Raccolti in questa antica Basilica romana, rivolgiamoci, carissimi fratelli e sorelle, al Datore di ogni dono perfetto, perché comunichi abbondantemente su di noi il dono del Suo Spirito: Signore, donaci uno Spirito di fede e di conoscenza, donaci uno Spirito di bontà e di generosità, donaci uno Spirito di amore e di unità.

Data: 1993-01-25 Data estesa: Lunedi 25 Gennaio 1993



Ai Presuli della Conferenza Episcopale dell'Ungheria in visita "ad limina" - Roma

Titolo: Contro il risveglio del razzismo e dell'antisemitismo in Europa urge una costruttiva collaborazione in spirito di reciproco rispetto

Cari Confratelli nell'Episcopato,


1. A conclusione della vostra visita "Ad limina" vi saluto tutti molto cordialmente, con uno speciale pensiero il Signor Cardinale Laszlo Paskai, Primate d'Ungheria. Ho già avuto occasione di incontrare ognuno di voi per una conversazione personale. Avete manifestato le vostra fede venendo a venerare le tombe dei Santi Pietro e Paolo, Principi degli Apostoli. Questa fede ha sostenuto voi e i vostri fedeli anche durante i decenni dell'oppressione e della pesante limitazione della libertà. Vi ringrazio per aver scambiato con me e con le varie Autorità centrali della Sede Apostolica, che condividono la mia "sollecitudine per tutte le chiese" (2Co 11,28) e sono pure a vostra disposizione, le vostre esperienze circa le consolazioni di Dio come pure circa le prove, i dolori e le speranze. Tutto ciò fa parte delle vostre preoccupazioni per il gregge di Cristo, che vi è affidato a livello diocesano.

Per la prima volta saluto in occasione della visita "Ad limina" i fratelli Nandor Takacs di Székesfehérvar, Lajos Papai di Györ, Mihaly Mayer di Pécs, Ferenc Keszthely di Vac, Asztrik Varszege di Pannonholma e i Vescovi ausiliari Istvan Acs, Vilmos Dekany, Béla Balas e Csaba Ternyak. Inoltre voglio salutare il nostro fratello Attila Mikloshazy, al quale è affidata la pastorale a favore degli ungheresi all'estero.


2. Con viva riconoscenza ricordo la visita pastorale compiuta nel vostro amato paese nel 1991. Il numero impressionante di fedeli partecipanti ha dimostrato all'opinione pubblica di tutto il mondo che nel vostro paese il cristianesimo e il legame con il Successore di Pietro sono rimasti vivi. Il Signore faccia si che la vita di fede dei cattolici e, più generalmente dei cristiani, ora in pieno risveglio, conosca anche in avvenire animazione e approfondimento! Mi ha fatto grande piacere apprendere che i miei discorsi, pronunciati durante quella visita, fanno ora parte dell'annuncio della Parola, dell'insegnamento della religione e di corsi di spiritualità. Possa l'unione tra il ministero di Pietro e la Chiesa nel vostro Paese rimanere tale e fortificarsi anche in avvenire! Ringrazio il Presidente della vostra Conferenza, il nostro fratello Istvan Seregély, per le fiduciose parole di saluto, con le quali ha descritto le difficoltà e le sfide, che deve affrontare la Chiesa in Ungheria, illustrando nel contempo anche i passi già intrapresi nella direzione di un rinnovamento promettente.


3. La Chiesa in Ungheria con la sua tradizione millenaria ha conosciuto un periodo di dure prove, che le sono state imposte in seguito alla divisione delle sfere di influenza politica, avvenuta alla fine della seconda guerra mondiale. Con grandi sacrifici avete cercato anche in tempi difficili di essere vicini agli uomini nelle loro molteplici sofferenze. Il vostro predecessore, il grande e indimenticabile Cardinale Jozsef Mindszenty, "che ha lasciato una luminosa testimonianza di fedeltà a Cristo, alla Chiesa e alla sua patria" (Omelia durante la celebrazione eucaristica a Esztergom, 16 agosto 1991, n. 5), è stato sempre un esempio, con la sua lotta per la libertà della religione e con la sua convinzione circa l'incompatibilità tra il cristianesimo e la imposta ideologia marxista-leninista. Soltanto a seguito dei cambiamenti avvenuti, gli uomini nel vostro Paese hanno preso piena coscienza dello stato di distruzione e devastazione della società nella quale vivevano. Per molti di loro, la Chiesa è restata, in questa situazione di rivolgimenti una delle poche istituzioni credibili. Grande è la fiducia in voi riposta e grandi sono le attese a voi rivolte.

Per l'adempimento dei numerosi compiti che vi sono stati affidati e che voi non potete rifiutare, per i quali anzi voi vi impegnate con piena consapevolezza e con ogni vostra energia, sarà necessario intraprendere grandi sforzi ideali e personali. E' vero che è finito il periodo del totalitarismo che, in nome di un'ideologia profana della salvezza, opprimeva la religione e la fedeltà alla Chiesa con misure dittatoriali. Attualmente pero il vostro Paese si trova sotto l'influenza di un orientamento consumistico che vi si è imparto ed è minacciato dal dissolvimento dei valori tradizionali. Esiste il pericolo del passaggio da una dipendenza a un'altra, non meno opposta all'autentica promozione umana, con la tendenza di impedire al cristianesimo di giocare, nel modo dovuto il suo ruolo irrinunciabile di parte integrante della storia e della cultura ungherese. Vorrei perciò dirvi con l'Apostolo Paolo: "Non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù" (Ga 5,1).

Durante i quaranta anni di dominazione comunista, i vostri sacerdoti hanno spesso compiuto azioni eroiche. Molti di loro hanno dovuto anche fare l'amara esperienza della solitudine, con la conseguenza di un frequente ripiegamento su se stessi e dell'allontanamento dagli altri. Questa esperienza è stata accentuata dalle delusioni ricevute in qualche caso da Confratelli che non sempre esercitavano il loro ministero sacerdotale come sarebbe stato auspicabile, cioè in armonia e in aperta simpatia reciproca, sotto la direzione responsabile dei Pastori. Indicate loro la via giusta e offrite anche a loro la vostra disponibilità al perdono. La Chiesa ha ricevuto la missione di andare incontro agli uomini. I sacerdoti non si devono accontentare di una vita ritirata nelle parrocchie e nelle case religiose aspettando che gli altri si rivolgano a loro (cf. Discorso ai seminaristi ungheresi a Budapest, 19 agosto 1991, n. 4).

Vi esorto di cuore ad essere vicini ai vostri sacerdoti, perché abbiano nuovamente fiducia negli uomini e cerchino a loro volta di guadagnarsi la fiducia degli uomini andando loro incontro con animo aperto, per superare le barriere dell'isolamento e acquisire così nuovo ottimismo. Soltanto da quest'apertura reciproca può nascere a tutti i livelli della vita ecclesiale quella disponibilità alla cooperazione che è oggi irrinunciabile. I sacerdoti non possono e non devono affrontare da soli il lavoro nei vari campi; ciò significherebbe pretendere troppo da se stessi, col risultato di ritrovarsi sovraccarichi e non più disponibili per l'auspicata presenza pastorale tra la gente. La preparazione di laici qualificati è quindi una urgente necessità per ristabilire la comunicazione tra i vari livelli della vita ecclesiale. Questo è importante anche in considerazione dei prossimi sinodi diocesani. Voi avete già avviato in questo senso numerose utili iniziative.

Così si deve, per esempio, citare la rivitalizzazione dell'Accademia "Peter Pazmany", che si occupa della formazione secondo un orientamento cristiano di professori di scuola media e giornalisti. Già prima quest'Accademia aveva istituito un corso di teologia per corrispondenza, che rendeva possibile e intensificava la formazione di laici impegnati. Sotto il regime comunista lo Stato ha cercato in tutti i modi di mettere l'una contro l'altra le varie componenti della Chiesa. La differenziazione inerente ai diversi compiti e ministeri all'interno della Chiesa è stata, con sofisticate manipolazioni, strumentalizzata e presentata come opposizione, a danno di tutta la comunità ecclesiale. E' vero che oggi questo problema è superato, ma si deve pur sempre costatare che l'immagine di autonomia e le attività di certi gruppi di base non favoriscono la cooperazione. I movimenti, che durante gli anni dell'isolamento hanno preso posizioni problematiche dal punto di vista teologico ed ecclesiologico, devono mostrarsi disponibili al cambiamento, in modo da poter essere recepiti pienamente nella comunione ecclesiale.


4. Il sistema di insegnamento marxista e i mezzi della comunicazione sociale monopolizzati dallo Stato hanno lasciato l'eredità di conoscenze religiose carenti o perlomeno deformate. In questo contesto vi incoraggio ad approfittare delle nuove possibilità di cui la Chiesa dispone attualmente, per trarne, a lungo o a medio termine, i possibili frutti. Dobbiamo soprattutto pensare all'insegnamento della religione, che ora è possibile nelle parrocchie e anche nelle scuole. I genitori godono della piena libertà e del diritto di far impartire ai loro figli, con la partecipazione all'insegnamento della religione, quella istruzione che è conforme alle loro proprie convinzioni. Si, incombe ai genitori "il grave dovere... di tutto predisporre o anche di esigere, perché i loro figli possano usufruire degli aiuti necessari ed in armonia con la formazione profana progrediscano in quella cristiana" (GE 7). La Chiesa, da parte sua, ha il dovere di adempiere il proprio compito dell'educazione religiosa (Cfr. GE 3), che assolve in collaborazione con i genitori, con la società e con lo Stato.

Le persone, che per quarant'anni hanno sofferto sotto il regime a causa della loro fede, hanno il diritto di far uso delle nuove possibilità aperte all'annuncio della fede e all'impegno ecclesiale. Ai vostri sforzi, miranti a trasmettere nelle scuole cattoliche alla giovane generazione la concezione dei valori cristiani, va il mio apprezzamento. L'istituzione di accademie pedagogiche riveste anch'essa la sua importanza, giacché grazie ad esse sarà possibile disporre di personale insegnante qualificato.


5. Doverosamente un'altra vostra preoccupazione particolare sono le vocazioni sacerdotali e religiose. Anche qui i cambiamenti decisivi si manifesteranno soltanto gradualmente. Con grande soddisfazione ho appreso che gli Ordini religiosi, che possono ora nuovamente organizzarsi e operare in libertà, hanno in alcuni casi un numero considerevole di vocazioni. La rinascita delle comunità religiose maschili e femminili, la cui irradiazione è spesso considerevole, è un elemento decisivo per un ampio rinnovamento della vita ecclesiale nel vostro Paese. Vi prego di prestare anche grande attenzione alla formazione sacerdotale.

Nei decenni passati, il numero dei seminari maggiori è sceso della metà. Ciò che, in primo luogo, occorre assicurare è la formazione qualificata dei futuri responsabili e insegnanti. Nell'interesse di un adeguato livello scientifico dell'insegnamento e della formazione sacerdotale non è indispensabile che ogni diocesi cerchi di istituire il suo proprio seminario; anzi, così facendo, si indebolirebbero i seminari già esistenti e si limiterebbe la qualità della formazione (Cfr. OT 7).

Nel quadro di una legislazione universitaria, si dovrebbe inoltre cercare una soluzione che salvaguardi la libertà dei seminari e delle facoltà di teologia, garantendo pero allo stesso tempo il riconoscimento dell'insegnamento che vi è impartito e la concessione delle facilitazioni dovute in base alla cittadinanza.


6. E' anche molto urgente la formazione "nella tecnica, nella cultura e nella vita morale" di giovani impegnati dal punto di vista religioso, perché possano svolgere la loro opera nel settore dei mezzi della comunicazione sociale (IM 15). La discriminazione nei confronti di tutto ciò che riguarda la religione e la Chiesa è un'altra eredità del passato sistema, poiché il giornalismo era precluso ai cittadini critici e ancora più ai cristiani. La conseguenza di questa situazione si rileva persino in quei mezzi della comunicazione sociale che operano senza manipolazioni e non esercitano alcuna critica unilaterale, perché anche in essi c'è carenza per quel che riguarda i temi religiosi ed ecclesiali. Molti giornalisti mancano persino delle conoscenze più elementari su religione, cristianesimo e Chiesa. Nei mezzi della comunicazione sociale perdurano ancora, in parte, le vecchie alleanze. Chi ha idee contrarie, vi trova quindi difficilmente accesso.

Per questa ragione vi prego insistentemente di preparare, per gli strumenti di comunicazione elettronici e per la stampa, buoni giornalisti che lavorino con uno spirito nuovo. Fate in modo che venga riservato uno spazio adeguato alle trasmissioni delle quali è responsabile la stessa Chiesa. Non possiamo permettere che nella radio e nella televisione l'interpretazione di temi religiosi ed ecclesiali sia monopolio di altri che ne approfittano per far rivivere vecchie tesi e pregiudizi. Se nel caso della presentazione e interpretazione autentica della tradizione cristiana la Chiesa insiste sulla sua competenza specifica, non si tratta affatto di un abuso di potere; un tale abuso invece viene esercitato da coloro che vorrebbero negarle questo diritto.


7. Negli ultimi anni voi stessi, cari fratelli, dovevate sopportare fin troppo spesso giudizi incompetenti da parte dei mezzi della comunicazione sociale. Da una parte, vi veniva rivolta l'accusa di un esagerato tradizionalismo, dall'altra quella di un progressismo deformato. Non lasciatevi confondere, ma difendete la vostra comune responsabilità per l'unità della Chiesa in Ungheria; nessuno allora potrà provocare divisioni nelle vostre file. L'unità tra di voi è non meno importante del legame con il Successore di Pietro. Questo principio deve guidare il lavoro pastorale nelle vostre diocesi. Per il settore della catechesi e della formazione degli adulti vi è stato consegnato recentemente un ottimo strumento: il Catechismo della Chiesa cattolica. La sua traduzione nella vostra lingua ha già fatto grandi progressi. Anche i presupposti materiali fanno parte di una pastorale efficace. Non mi è sfuggito che la restituzione dei beni della Chiesa incontra, nel quadro del piano decennale, delle difficoltà.

Sapendo che non tutti i problemi possono trovare una rapida soluzione, vi esorto di insistere pazientemente sull'attuazione delle misure già decise e di mirare con equilibrio e disposizione all'intesa a un rinnovamento a lungo termine.

Anche il miglioramento e la definizione dei confini delle diocesi serve, in ultima analisi, all'attuazione di una migliore pastorale. E' decisamente conforme alle normo del Decreto del Concilio Vaticano II sull'ufficio pastorale dei Vescovi nella Chiesa che il Vescovo, per visitare le parrocchie, debba superare soltanto una distanza limitata, con un impiego di tempo accettabile. E' quindi auspicabile che il progetto ispirato a questi criteri, venga realizzato in modo efficace e rapidamente, perché "si possa il più perfettamente possibile provvedere all'assistenza spirituale del popolo di Dio" (CD 22).


8. Con gioia e soddisfazione ho appreso dai Rapporti quinquennali che la vita eucaristica e la prassi penitenziale dei fedeli sono state rivitalizzate e che la frequenza delle funzioni liturgiche è chiaramente aumentata. Per quel che riguarda l'istruzione religiosa vi attendono indubbiamente grandi compiti. La immutabilità e oggettività delle leggi morali e soprattutto la responsabilità etica nei confronti della vita nascente ne sono una parte essenziale. Proprio recentemente voi avete mostrato come l'insegnamento morale della Chiesa non possa seguire il parere maggioritario del Parlamento, ma debba adeguarsi all'insegnamento di Cristo e agli orientamenti del Magistero. In questo contesto voglio ringraziarvi esplicitamente per la vostra chiara presa di posizione, manifestata durante gli ultimi mesi in occasione della discussione a proposito del valore inviolabile della vita umana fin dal suo concepimento.

Questo valore ha il suo fondamento nell'essenza stessa della vita umana.

Essa è e resta indisponibile, né di essa si può decidere entro la scadenza di un determinato periodo di tempo. Anche se nel vostro Paese la legislazione non è conforme all'insegnamento della Chiesa, vi prego insistentemente di far si che le strutture ecclesiali siano vicine alle donne in difficoltà, e questo anche nel caso di chi abbia preso posizione contro la vita nascente. Quando aiuta a impedire gli aborti, proprio allora la Chiesa agisce nell'interesse delle donne.


9. Per la Chiesa in Ungheria sono anche importanti la collaborazione ecumenica e il dialogo con le comunità ebraiche. La ricerca della piena unità con tutti coloro che credono in Cristo, deve accompagnare e caratterizzare il cammino della Chiesa.

Abbiamo terminato da poco la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, il cui tema era: Frutto dello spirito - l'unificazione in Cristo. La prassi ecumenica si dimostra ottima in tutte le forme di aiuto diretto per il prossimo. Oggi si comprende anche meglio la necessità della preghiera per l'"unità", che non è semplicemente una cosa raggiungibile dagli uomini e neanche una questione di buona volontà, ma è un dono di Dio. Voi avete chiaramente preso posizione contro il risveglio del razzismo e dell'antisemitismo in Europa. Questa presa di posizione è un contributo importante a un atteggiamento spirituale che non conosce alcuna differenza tra gli uomini, ma invita a una costruttiva collaborazione in spirito del reciproco rispetto.


10. Anche il vostro appello ai fedeli di impegnarsi maggiormente in campo sociale e caritativo sarà certamente ben accolto. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alla sorte dei nostri fratelli malati, anziani e handicappati e neppure di fronte al numero crescente di disoccupati. Il popolo ungherese non farà certamente mancare l'impegno personale e l'aiuto materiale; di ciò ha dato dimostrazione negli ultimi anni. E' stato il vostro popolo a fare già nel passato eroici sacrifici per venire incontro al desiderio di libertà, ad assistere nel 1989 in modo esemplare i profughi e ad aprire infine le frontiere. Il bisogno di aiuto, indipendentemente da motivi religiosi, nazionali o ideologici, è stato per voi il criterio decisivo quando si trattava di aiutare le popolazioni dei Paesi vicini che soffrivano per gli avvenimenti bellici. I vostri fedeli hanno dimostrato in modo eloquente che per la Chiesa non ci sono né stranieri né estranei: essa possiede carattere universale e vuole quindi essere la patria di tutti gli uomini.

La Chiesa esiste al di là di ogni nazionalità, ma questo non significa che non dobbiamo prestare una particolare attenzione alle minoranze e ai loro diritti. Fa parte dei diritti fondamentali delle minoranze "il diritto all'esistenza, il diritto alla salvaguardia della propria cultura, all'uso della lingua madre e al rapporto con altri gruppi che condividono la propria eredità culturale e storica, pur vivendo sul territorio di un altro Stato" (Omelia durante la celebrazione eucaristica a Mariapocs, 18 agosto 1991, n. 2).


11. Cari fratelli, insistete sempre, anche in avvenire sempre, sulla capacità della Chiesa di creare comunità. Soltanto così la nuova evangelizzazione potrà contribuire alla pacifica convivenza in Europa. E' stato il Re Stefano, il vostro grande Santo, a indicarvi la strada per compiere i vostri doveri sulla via dell'avvenire con decisione, coraggio e attaccamento alla fede. La Magna Domina Hungarorum, così profondamente venerata dal vostro popolo da più di mille anni, interceda per voi presso suo Figlio e vi accompagni nel vostro cammino. Dio protegga la Chiesa e tutti gli abitanti dell'Ungheria!

Data: 1993-01-28 Data estesa: Giovedi 28 Gennaio 1993

Discorso ai membri della Giunta e del Consiglio della Regione Lazio - Roma

Titolo: Trasparenza, rigore morale e logica di servizio: presupposti della missione di amministratore pubblico

Onorevole Presidente della Giunta Regionale del Lazio, Onorevole Presidente del Consiglio Regionale, Illustri Signori,


1. E' con gioia che vi accolgo in quest'incontro ormai consueto all'inizio di ogni anno. E' questa una gradita opportunità per scambiarci gli auguri ed al tempo stesso per riflettere insieme su alcuni aspetti dell'attuale complessa situazione sociale, che interpella anche il vostro servizio di pubblici amministratori della Regione, all'interno della quale si trova la Sede del Successore di Pietro. Saluto cordialmente ciascuno di voi e ringrazio in particolare il Signor Presidente della Giunta, l'Onorevole Giorgio Pasetto, per le cortesi parole con cui, facendosi interprete dei sentimenti di tutti, ha delineato le attese ed i problemi dell'intera popolazione laziale. Grazie, Signor Presidente, perché con il suo intervento mi ha dato modo di conoscere meglio l'attività di governo svolta da codesta Amministrazione, in ambiti di fondamentale importanza quali il lavoro, la sanità, i servizi sociali, il diritto allo studio e l'immigrazione.


2. L'attuale momento - come Ella ha ben evidenziato - è caratterizzato da un'accresciuta incertezza per quanto concerne la presente situazione e le future prospettive di sviluppo. Gli anni Ottanta hanno fatto registrare a Roma e nel Lazio un sensibile progresso, che ha aumentato le attività produttive ed incrementato il reddito di gran parte degli abitanti, pur lasciandone escluse alcune fasce di poveri, a loro volta cresciute con l'arrivo di numerosi immigrati, soprattutto dai Paesi del Terzo Mondo. Ora, pero, si sta vivendo un periodo di seria congiuntura, legata ai problemi che investono tutta l'economia italiana, nel quadro di una transizione socio economica europea e mondiale. Si tratta di difficoltà che si ripercuotono sul territorio laziale ed in maniera particolarmente acuta su Roma, per la diretta dipendenza delle attività amministrative romane dalla spesa pubblica. Sussistono, pertanto, forti rischi per il mantenimento degli attuali posti di lavoro, come pure serie difficoltà per i giovani alla ricerca del primo impiego, per gli immigrati giunti in Italia con la speranza di migliorare la loro condizione di vita. Il vostro servizio, cari Amministratori regionali, è oggi direttamente interpellato da numerose istanze sociali di rinnovamento e di più razionale efficienza. A voi compete vigilare sull'organizzazione dei servizi, perché siano sempre più rispondenti alle legittime attese della gente. Voi avete, soprattutto, la possibilità ed il compito di contribuire, secondo le specifiche competenze e i mezzi a disposizione, a risolvere le problematiche connesse con l'occupazione, dando così speranza ai giovani ed a quanti si affacciano preoccupati al mondo del lavoro. Quanto mai opportuno è, pertanto, il vostro sforzo in tale campo, che fa appello a tutte le energie vive del territorio, suscitando una effettiva cooperazione degli Enti locali e delle forze sociali, così da offrire risposte concrete ad una così pressante urgenza che - come Ella, Signor Presidente, ha osservato - produce specialmente nei giovani sconforto e insicurezza. Il lavoro, infatti, è la base della promozione delle persone, della serenità delle famiglie e di una pacifica e armonica convivenza sociale.


3. La promozione, inoltre, di un globale ed armonico progetto di sviluppo non può prescindere da due grandi orientamenti, che sono etici e morali, prima ancora che economici e sociali: la valorizzazione dei talenti delle persone e la solidarietà.

E' fondamentale anzitutto il compito dell' educazione, a cui la Chiesa intende dare il proprio contributo, mediante le scuole e le Università di ispirazione cristiana, le parrocchie, le associazioni, i movimenti giovanili e le organizzazioni del volontariato, in cordiale e fattiva collaborazione con le competenti istanze civiche, al fine di promuovere, non solo una adeguata preparazione culturale e professionale, ma anche la formazione alla responsabilità, al senso del dovere e al rigore morale.

Sul fronte della solidarietà, poi, la Chiesa, nel medesimo spirito di intesa cordiale e responsabile, opera particolarmente nelle aree di maggiore difficoltà e rischio: con gli immigrati, i tossicodipendenti, gli ammalati di AIDS, gli anziani e le persone sole, i disadattati ed i minori in difficoltà. Essa ritiene in pari tempo essenziale un'opera di sensibilizzazione e di coscientizzazione, che contrasti e superi alla radice le tendenze antisolidaristiche e le insorgenti manifestazioni di intolleranza e di violenza contro l'uomo, in special modo contro i piccoli, i poveri e gli stranieri.

Guardando i dati complessivi di Roma e del Lazio, alla luce dei criteri fondamentali della solidarietà e della valorizzazione dei talenti delle persone, vi sono fondati motivi per nutrire fiducia e per ritenere che il periodo difficile per tutti che stiamo vivendo possa essere superato e dar luogo ad una nuova fase di sviluppo, più attenta ai valori della persona, della famiglia e di un'autentica qualità della vita. Sia per voi motivo di soddisfazione e di legittimo orgoglio mettere la vostra "creatività politica" al servizio del bene comune, di ogni persona, promuovendone l'integrale sviluppo. Siate certi che la vostra missione - giacché di missione si tratta - sarà gratificante nella misura in cui essa si svolgerà nella logica del servizio, resistendo alla tentazione di ricercare interessi privati o di parte.

La vostra funzione è funzione pubblica, e come tale richiede dedizione al bene comune, soprattutto a partire dalla difesa dei diritti di coloro che spesso non hanno voce. Essa, d'altra parte, è chiamata ad essere stimolo per la partecipazione e l'assunzione di responsabilità da parte di ciascun cittadino.

Oggi più di ieri a voi sono richiesti trasparenza e rigore morale, costante attenzione ai problemi della gente e spirito di servizio, una spiccata sensibilità per la qualità della vita e ricerca di soluzioni concrete atte a favorirla e svilupparla, nelle differenti condizioni culturali e ambientali. può accadere talora di costatare che i mezzi a disposizione dell'Amministrazione sono poca cosa rispetto alle necessità. Che fare, allora? Vi sia di guida la convinzione che quanto più la solidarietà si accompagna alla sobrietà e al senso del dovere tanto più la povertà dei mezzi diventa impulso per un irrobustimento del corpo civile.

Il futuro che ci attende non è certo facile: anche per voi il vento non solo non soffierà in poppa, ma probabilmente, in molti tratti, lo sentirete contrario.

Ricordate che il valore di una amministrazione si misura soprattutto in tali momenti, quando il servizio non è gratificante nell'immediato, ma risulta in realtà più autentico e fruttuoso. Vi protegga Iddio, sorgente di pace e di autentica gioia; vi accompagni la Madre del Signore, venerata in diversi Santuari laziali.

Vi sia di incoraggiamento anche la mia preghiera e la mia Benedizione, che volentieri imparto a voi, ai vostri collaboratori e a tutti i vostri cari.

Data: 1993-01-28 Data estesa: Giovedi 28 Gennaio 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Omelia a conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani - Roma