GPII 1993 Insegnamenti - Discorso durante l'incontro con i Capi di altre religioni - Khartoum (Africa)

Discorso durante l'incontro con i Capi di altre religioni - Khartoum (Africa)

Titolo: "Spero in una nuova era di dialogo costruttivo e di benevolenza"

Cari amici, Ho atteso con ansia questo incontro con voi, capi delle varie religioni professate dal popolo del Sudan. La mia visita pastorale alla Chiesa cattolica di questa nazione mi offre l'opportunità di porgere a voi la mano di amicizia e di esprimere la speranza che tutti i cittadini del Sudan, indipendentemente dalle differenze esistenti tra loro, possano vivere in armonia e in mutua cooperazione per il bene comune. La religione permea tutti gli aspetti della vita nella società e i cittadini devono accettarsi reciprocamente con le loro differenze di lingua, di usanze, di cultura e di fede, se vogliono conservare l'armonia civica. I responsabili religiosi svolgono un ruolo importante nel favorire tale armonia. Qui in Sudan non posso fare a meno di sottolineare ancora una volta l'alta considerazione della Chiesa cattolica verso i seguaci dell'Islam. I Cattolici sudanesi riconoscono che i loro vicini musulmani danno grande valore alla vita morale e adorano l'unico Dio, onnipotente e misericordioso - soprattutto attraverso la preghiera, l'elemosina e il digiuno. Essi apprezzano il fatto che voi venerate Gesù e sua Madre Maria (Cfr. NAE 3). Essi riconoscono che esistono dei motivi molto validi per una maggiore comprensione reciproca e desiderano collaborare con voi per ridare pace e prosperità alla nazione. Spero che questo incontro contribuirà a una nuova era di dialogo costruttivo e di benevolenza. Desidero anche porgere un particolare saluto ai miei fratelli Cristiani delle altre Chiese e comunità ecclesiali: "La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito" (Ph 4,23). Come ben sapete, la Chiesa Cattolica è profondamente impegnata nella ricerca della comprensione ecumenica, nella prospettiva di adempiere la volontà di nostro Signore Gesù Cristo "perché tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21). Sono felice di sapere che in Sudan esistono buoni rapporti ecumenici e che vi siano molti esempi di cooperazione. Confido che il Signore benedirà i vostri sforzi di proseguire su questa via. A tutti voi, illustri capi religiosi del Sudan, rinnovo la mia stima e ribadisco che la Chiesa Cattolica è irrevocabilmente impegnata nel dialogo ecumenico e interreligioso.

Possa Dio ispirare pensieri di pace nei cuori di tutti i credenti. Dio benedica il Sudan!

Data: 1993-02-10 Data estesa: Mercoledi 10 Febbraio 1993

Omelia durante la celebrazione eucaristica in onore della Beata Bakhita - Khartoum (Africa)

Titolo: "La mia voce vi raggiunga, fratelli del Sud: Cristo e la sua Chiesa non vi lasceranno mai soli"

"Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero" (Mt 11,28) Cari fratelli e sorelle del Sudan,


1. In ogni tempo e in ogni luogo, queste parole di nostro Signore Gesù Cristo sono state fonte di forza indicibile e di consolazione per i cristiani. Specialmente in tempi di prova e di sofferenza, uomini e donne, persino bambini, hanno sperimentato nei loro cuori la presenza potente del Salvatore, che rivolgeva loro queste parole e insegnava loro il mistero della sua morte salvifica sulla Croce.

"Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno" (He 4,16).

Una delle persone a cui la lezione della Croce ha trasmesso un'incomparabile forza fra tutti i tipi di sofferenza, è stata la Beata Giuseppina Bakhita, una figlia di questa terra. Oggi, a Khartoum, in Sudan, in Africa, la Chiesa tutta in comunione con il Successore di Pietro si rivolge alla Beata Bakhita e implora la sua intercessione per i Vescovi, i sacerdoti, i Religiosi e i laici di questa terra: per l'Arcivescovo Gabriel Zubeir e per i fedeli della Arcidiocesi di Khartoum; per l'Arcivescovo Paulinus Lukudu e i fedeli dell'Arcidiocesi di Juba; per i Pastori e i fedeli delle Diocesi di El Obeid, Malakal, Rumbek, Tombura-Yambio, Torit, Wau e Yei.


2. Non è stato forse un momento di rigenerazione e di rinnovamento, offerto da Cristo, il Buon Pastore, all'intera comunità cattolica del Sudan, quando in piazza San Pietro a Roma Giuseppina Bakhita è stata elevata alla gloria tra i Beati della Chiesa? Ella, quindi, divenne per i cristiani un modello di virtù e di santità di vita. Ella si rivolge ai credenti di ogni luogo e parla del valore della riconciliazione e dell'amore, poiché nel suo cuore lei supero tutti i sentimenti di odio per coloro che le avevano fatto del male. Ella imparo dai tragici avvenimenti della sua vita ad avere completa fiducia nell'Onnipotente che è presente sempre e ovunque, e quindi imparo a essere costantemente buona e generosa con tutti (Cfr. Udienza in occasione della Beatificazione, 18 maggio 1992). La sua beatificazione ha costituito un atto di rispetto non solo nei suoi confronti, ma anche nei confronti del Sudan, poiché una figlia di questa terra è stata presentata come un'eroina di misericordia e di buona volontà. Dio si è servito di lei per insegnare a noi tutti il significato delle parole di Gesù: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). Gesù dice: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli"" (Mt 11,25). Con queste parole Cristo benedice la semplicità di Bakhita, figlia, come voi, di questa terra. Con la sua semplicità e infinita fiducia essa ha incarnato, sulla via dolorosa della sua vita, quella saggezza che deriva da Dio stesso. La saggezza che è propria dei Santi.


3. Oggi io ringrazio la Divina Provvidenza che mi ha concesso l'opportunità di venire incontro al desiderio della Chiesa in Sudan che Bakhita sia onorata nella sua terra, un desiderio espresso nel giorno della Beatificazione della Beata Giuseppina. Io ringrazio tutti: le autorità civili e tutti coloro che hanno operato per preparare questa visita; i Vescovi che mi hanno invitato a pregare con voi e a condividere, anche per un breve momento, la vita di questa comunità cattolica. Sono anche lieto di salutare i rappresentanti delle altre Chiese Cristiane e Comunità ecclesiali. Noi siamo uniti da profondi vincoli spirituali, grazie al nostro comune Battesimo, vincoli che devono condurci a ricercare l'unità che Cristo stesso ha voluto per i suoi discepoli (Cfr. Jn 17,21). Allo stesso modo, saluto anche l'intera comunità musulmana. Uno scopo importante della mia visita è quello di fare appello per un nuovo rapporto fra i cristiani e i musulmani in questa terra. Solo di recente, ad Assisi, cattolici, altri cristiani e musulmani d'Europa si sono riuniti per una giornata di preghiera e di digiuno per la pace. Ribadisco adesso la convinzione condivisa anche dai musulmani presenti a quell'incontro: "che l'autentica fede religiosa è una fonte di comprensione reciproca e di armonia, e solo la distorsione del sentimento religioso porta alla discriminazione e al conflitto" (Discorso ai Capi musulmani, Assisi, 10 gennaio 1993). E' mia sincera speranza che ci sarà maggior dialogo e maggior cooperazione fra cristiani e musulmani in Sudan. Dobbiamo tutti comprendere che: "usare la religione come pretesto per l'ingiustizia e la violenza è un terribile abuso, e deve essere condannato da tutti coloro che credono veramente in Dio... finché i credenti non saranno uniti nel rifiutare le politiche di odio e discriminazione, e nell'affermare il diritto alla libertà culturale e religiosa in tutte le società umane, non potrà esserci pace autentica" ().


4. E' difficile, in questo momento, non pensare a tutte le preghiere e le sofferenze di coloro che sono colpiti dalla guerra che si protrae in questa terra, specialmente nel Sud. Tanti di voi provengono da li, e a causa della guerra ora sono sfollati e senzatetto. L'immensa sofferenza di milioni di vittime innocenti mi impone di esprimere la mia solidarietà verso i deboli e gli indifesi, che si rivolgono a Dio chiedendo aiuto, giustizia, rispetto per la dignità che Dio ha dato loro come esseri umani, diritti fondamentali dell'uomo, libertà di credere e di praticare la propria fede senza paura o discriminazione. Io spero con tutto il cuore che la mia voce vi raggiunga, fratelli e sorelle del Sud. Come i popoli menzionati nella Prima Lettura di questa Liturgia, anche voi potreste essere tentati di dire: "Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato!" (Is 49,14). E tuttavia, la vostra fede cristiana vi insegna che le vostre preghiere e le vostre sofferenze sono unite al grande grido di Cristo stesso che, come Sommo Sacerdote dell'intero popolo di Dio, entro nel Santuario per intercedere per noi (Cfr. He 9,11-12). E proprio come una volta sulla terra, adesso nella casa del Padre Egli dice: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero" (Mt 11,28). E quando, nei vostri cuori, ascoltate le sue parole, Egli aggiunge: "imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro" (Mt 11,29). così dice Cristo - l'Unico che conosce il Padre e che il Padre conosce come Figlio Unigenito - il Verbo eterno, che è una cosa sola con il Padre. Oggi, in Sudan, il Vescovo di Roma, il Successore di Pietro, ripete queste parole e vi esorta a restare saldi e a essere coraggiosi. Il Signore vi è vicino. Non vi lascerà mai soli. La Chiesa intera comprende la vostra angoscia e prega per voi.


5. In mezzo a così tante difficoltà, la Beata Bakhita è il vostro modello e la vostra patrona celeste. Nelle terribili prove della sua vita Bakhita ha sempre ascoltato la parola di Cristo. Essa ha appreso il mistero della sua Croce e della sua Risurrezione: la verità salvifica di Dio che ci ha amato tanto da darci il suo Figlio unigenito (Cfr. Jn 3,16), la verità salvifica del Figlio che ha amato ognuno di noi fino alla fine (Cfr. Jn 13,1). La Beata Bakhita era fedele, era forte. Confidava in Cristo senza riserve. Si mostrava serva di Dio sopportando pazientemente le prove, le tribolazioni e le difficoltà, con purezza, sapienza, pazienza e benevolenza (Cfr. 2Co 6,4-6) - come i primi cristiani che, in mezzo alle persecuzioni dell'Impero Romano, mostrarono di essere come "ministri di Dio...nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama" (2Co 6,8).

Così scrive l'Apostolo Paolo nella Lettera ai Corinzi. E così parla la Storia della Chiesa in Africa, non esclusi i Paesi che io ho visitato adesso: Benin, Uganda, Sudan.6. E' stata la potenza di Dio a trasformare Bakhita - a somiglianza di Cristo - in colei che arricchisce molti. La povera ragazza schiava che non aveva nulla mostro di essere, in realtà, l'unica ad avere il più grande dei tesori (Cfr. 2Co 6,10).

E anche se, umanamente parlando, sembrava condannata a morte, ella vive! (Cfr. 2Co 6,9). Ella vive proprio come Cristo vive, sebbene Egli fu condannato a morte e fu crocifisso. Ella vive con la vita di Lui! Nella sua nuova vita in Cristo questa nostra sorella oggi ritorna in Africa. Questa figlia della comunità cristiana del Sudan ritorna a voi oggi. Anche voi siete stati provati in molti modi, e tuttavia, la vostra eredità è la vita, quella vita che il Cristo Risorto ha portato a voi tutti. E quali sono i segni della vita in Cristo in Sudan oggi? Le parole di San Paolo nella Seconda Lettura trattano eloquentemente della vostra fatica quotidiana: "Afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricca molta gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!" (2Co 6,10).


7. La Chiesa e gli uomini di buona volontà in tutto il mondo si sono rallegrati quando è stata annunciata l'introduzione di un nuovo sistema politico, un sistema in cui tutti i cittadini sono uguali, senza alcuna discriminazione di razza, religione o sesso. E' stato detto che le legittime diversità sarebbero state rispettate in un Paese multi-etnico, multi-culturale e multi-religioso; che tutte le religioni sarebbero state libere di svolgere le proprie attività religiose. La libertà religiosa è un diritto che tutti possiedono perché esso deriva dall'inalienabile dignità di ogni essere umano. Esso esiste indipendentemente dalle strutture politiche e sociali e, come è stato asserito in vari Documenti internazionali, lo Stato ha l'obbligo di difendere questa libertà da attacchi o interferenze. Dove c'è discriminazione nei confronti dei cittadini sulla base delle loro convinzioni religiose, viene commessa un'ingiustizia fondamentale contro l'uomo e contro Dio, e la strada che conduce alla pace è intralciata. Oggi il Successore di Pietro e tutta la Chiesa riaffermano il loro sostegno all'appello pressante dei vostri Vescovi per il rispetto dei vostri diritti di cittadini e di credenti. Ogni giorno i cristiani del Sudan sono nei miei pensieri e nelle mie preghiere. La Chiesa tutta prova una profonda solidarietà verso le vittime della carestia, verso la terribile piaga dei rifugiati e degli sfollati, degli ammalati e degli afflitti, di coloro che vengono trattati ingiustamente, dei così tanti bambini soli e abbandonati. L'Africa non può fare a meno di trovare e di seguire nuovi sentieri di solidarietà umana, di giustizia e di rispetto per i diritti umani, di pace e di progresso costruttivo. La comunità internazionale non deve trascurare i suoi impegni solenni verso l'Africa. Le agenzie internazionali devono essere in grado di fornire assistenza, di incentivare lo sviluppo, di promuovere le condizioni di libertà e di pace in questa area del mondo dolorosamente colpita.


8. Cari fratelli e sorelle, questa Eucaristia celebrata sul suolo sudanese deve essere un segno di speranza per tutti noi. Cristo è presente qui in mezzo al suo popolo fedele! "Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra, ... perché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri" (Is 49,13). Rallegrati, Africa tutta! Bakhita è tornata da te: la figlia del Sudan venduta come schiava, come merce viva e tuttavia ancora libera. Libera della libertà dei Santi. La Beata Giuseppina torna da te con il messaggio di Dio, il Padre di infinita misericordia.

L'uomo a volte pensa: "Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato" (Is 49,14). E Dio risponde con le parole del grande Profeta: "Si dimentica forse una donna del proprio bambino così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimentichero mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani" (Is 49,15-16). Si, sulle palme delle mani di Cristo, trafitte dai chiodi della Crocifissione. Il nome di ognuno di voi è scritto su queste palme. Quindi, con grande fiducia diciamo: "Il Signore è la mia forza e il mio scudo, ho posto in lui la mia fiducia; mi ha dato aiuto ed esulta il mio cuore, con il mio canto gli rendo grazie" (Ps 28,7). Amen.Sallu lillah / bi wasitati at / tubawiya Bakhita / as / sudanya likay yubarika 'aylati-kom (Attraverso l'intercessione della Beata Bakhita, chiedo a Dio di benedire le vostre famiglie)

Data: 1993-02-10 Data estesa: Mercoledi 10 Febbraio 1993

Saluto conclusivo al termine della Messa - Khartoum (Africa)

Titolo: "Abbiate fiducia in Dio e non perdetevi d'animo"

Questa celebrazione è stata una grande grazia di Dio. Desidero ringraziare tutti coloro che l'hanno preparata e vi hanno partecipato: specialmente l'Arcivescovo Gabriel Zubeir e gli altri Vescovi del Sudan; i Cardinali e i Vescovi giunti in visita; gli organizzatori e i volontari che hanno preaparato tutto così bene. Ringrazio voi tutti per la rispettosa e orante partecipazione alla liturgia.

Durante questa visita ho ricordato un mio caro amico sin dal tempo della mia opera pastorale con gli studenti dell'Università di Cracovia - il professor Jerzy Ciesielski. Egli ha lavorato per alcuni anni come professore ospite all'Università di Khartoum, ma nel 1970 mori tragicamente nel Nilo, insieme con le sue due figlie. Uomo di fede autentica, fece della santità lo scopo della sua vita, come marito, come padre e come professore universitario. La causa per la sua beatificazione è già stata introdotta. Prima di lasciarvi desidero ancora una volta incoraggiarvi a riporre la vostra fiducia in Dio e a non perdervi d'animo, specialmente i giovani che sono la speranza di un futuro migliore.

Vi ricordero nelle mie preghiere: voi, i vostri figli e il vostro Paese.

Data: 1993-02-10 Data estesa: Mercoledi 10 Febbraio 1993

Discorso al momento del congedo dal Continente - Khartoum (Africa)

Titolo: "Africa! La Chiesa vuole condividere con te il peso delle difficoltà e la speranza nel futuro"

Signor Presidente, Membri del Governo, Confratelli nell'Episcopato, Illustri Membri del Corpo Diplomatico, Cari amici,


1. E' arrivato il momento di dire arrivederci al Sudan alla fine di quella che è stata, per me, una visita molto importante in Africa. Desidero ringraziare Vostra Eccellenza e tutti coloro che hanno reso possibile che io venissi presso la comunità cattolica di Khartoum e che celebrassi l'Eucaristia, il più solenne rito della nostra fede, sul suolo sudanese. Sono grato all'Arcivescovo Gabriel Zubeir e a tutti i Vescovi e i fedeli della Chiesa che hanno condiviso con me questa commovente esperienza. Il ricordo di questo giorno rimarrà in me per sempre, e, nel mio cuore, condivido ancora più profondamente le gioie e le sofferenze, le speranze e le ansie di tutti coloro che stanno lavorando per una vera pace e armonia in questa vasta terra.


2. Nel lasciare l'Africa, sento il pressante bisogno di volgermi a Dio, il Padre di tutti i viventi, e di implorare la sua protezione sui popoli di questo continente in questa fase di cambiamento. Si! L'Africa sta cambiando. Non con lo stesso ritmo dovunque, e non sempre nella stessa direzione. Ma è chiaro che i popoli dell'Africa stanno esprimendo un nuovo senso di responsabilità per il proprio destino, e il desiderio di trovare e di seguire un loro modello di crescita e di sviluppo. Che Dio assista i capi di questo Continente perché individuino le risposte più adeguate ai problemi che affliggono i loro popoli. Che Egli li aiuti ad affrontare la sfida di rendere possibile ai loro cittadini di assumere una parte maggiore nel forgiare il loro futuro più splendente. Ripeto quello che ho detto solamente tre settimane fa ai diplomatici accreditati presso la Santa Sede: "In questa Africa nuova, occorre che il ruolo centrale venga lasciato alla popolazione che deve essere in condizioni di partecipare pienamente allo sviluppo. Per questo, essa ha bisogno che, da una parte, le cooperazioni regionali e internazionali aiutino a prevenire la crisi e che, dall'altra, esse accompagnino il movimento di democratizzazione così come la crescita economica." (Discorso al Corpo Diplomatico, 16 gennaio 1993, n. 9).


3. Africa! Hai delle necessità così grandi, ma hai anche così tanto da dare! Hai un profondo senso della comunità e un vivo senso della dimensione spirituale della vita umana. Non farti indurre a pensare che un esagerato individualimo, che sfocia sempre nell'egoismo, costituisca la giusta via da seguire. Coltiva la forza della tua vita di famiglia, il tuo amore per i bambini, la tua solidarietà con i bisognosi, la tua ospitalità verso lo straniero, gli elementi positivi delle tue tradizioni sociali e culturali. Soprattutto, non barattare i tuoi valori spirituali con un materialismo che non è in grado di soddisfare il cuore umano né di costituire la base di una società veramente giusta e sollecita. Nel dirvi addio, desidero riaffermare il continuo impegno della Chiesa Cattolica verso questo Continente. La presenza del Cristianesimo in alcune regioni risale proprio agli albori dell'era cristiana. In altri luoghi esso è arrivato più recentemente.

In ogni caso, la Chiesa si è impegnata attivamente nell'educazione dei giovani, nell'assistenza ai malati, nella promozione dello sviluppo umano e spirituale dei popoli dell'Africa. Ha fatto questo non per conquistarsi una posizione, e ancor meno per imporre uno stile di vita estraneo agli Africani. Essa continua oggi nel suo apostolato e nelle sue opere buone al fine di rendere testimonianza alla speranza fondamentale che la sostiene: la speranza che l'intera umanità cresca nell'unità e raggiunga una sempre maggiore comunione con Dio (Cfr. LG 1). La natura stessa della sua missione la obbliga a promuovere la cooperazione con tutti gli uomini e le donne di buona volontà al servizio della famiglia umana.

Africa! La Chiesa, incarnata nelle vite dei tuoi figli e figlie, è determinata a condividere il peso dei tuoi problemi e le difficoltà del tuo cammino verso un futuro migliore. Essa non mancherà di incoraggiarti nella tua ricerca di una maggiore giustizia, della pace e della riconciliazione, di uno sviluppo economico, sociale e politico che corrisponda alla dignità dell'uomo. Esorto tutti i membri della Chiesa a rendere una chiara testimonianza al messaggio salvifico di speranza del Vangelo, e a essere fedele ai principi morali che assicurano la difesa e la promozione della dignità umana e dei diritti umani. Che Dio benedica abbondantemente i popoli dell'Africa. Che protegga i poveri e gli indifesi e manifesti la sua misericordia ai giovani e ai vecchi. Che la sua pace regni nei cuori di tutti.


4. Cari amici Sudanesi, nel partire esprimo la speranza che il cammino di comprensione e di dialogo porti presto a una pace giusta e onorevole per tutti gli abitanti di questo Paese. Sono venuto a Khartoum con amicizia e stima per tutto il popolo sudanese. Parto con la speranza che un rapporto migliore tra Nord e Sud, e tra i seguaci di tradizioni religiose diverse siano presto una realtà, in quanto questo corrisponde alle aspirazioni dei veri credenti.

Dio benedica tutti quelli che lavorano per questo fine.

Dio benedica il Sudan! Manaha Allah as-Sudan barakat as-salam (Dio conceda la pace al Sudan).

Data: 1993-02-10 Data estesa: Mercoledi 10 Febbraio 1993

Incontro con i bambini - Parrocchia della Sacra Famiglia (Roma)

Titolo: Il Papa deve stare a Roma ma deve andare anche in Africa

Vorrei chiedervi: Dove è stato il Papa domenica scorsa? Si, in Africa.

Non è stato a Roma? Doveva stare forse a Roma? E' proprio così: doveva stare a Roma e doveva andare in Africa. Tutte e due le cose insieme. Andando in Africa è comunque stato anche a Roma perché qui in ogni celebrazione eucaristica hanno invocato il suo nome. Non è andato in Africa del tutto, non ha lasciato Roma del tutto. E poi è tornato a Roma mercoledi. Dopo questa visita in Africa, dove ho visitato tre Paesi, l'Uganda che è un grande Paese, il Benin e poi un grandissimo Paese che si chiama Sudan, dove vi sono musulmani e anche cristiani, ho incontrato molti bambini di un colore diverso, nero - si chiama Africa nera - ma sono come noi. Sono andato anche per incontrare questi bambini neri, africani, e per portare a loro un saluto dei bambini di Roma. Loro anche hanno gli stessi sentimenti verso di voi. Tornato, oggi voglio trasmettere questi auguri, questa simpatia ai bambini romani. Siete un po' lontani gli uni dagli altri, loro sono in Africa e hanno colore nero, voi siete a Roma e avete colore bianco, ma siete tutti bambini e siete tutti cristiani, figli di Dio, come loro, così anche voi. E' una grande unità della famiglia umana e unità della famiglia di Dio che si chiama Chiesa, che ci unisce. E' bene che dopo la visita in Africa dove ho tanto sperimentato il clima della famiglia io sia venuto in questa parrocchia della Santa Famiglia, questa parrocchia, questa invocazione alla Santa Famiglia esprime molto bene ciò che è essenziale per la vita umana e per la vita cristiana. Vi auguro, qui in questa parrocchia della Santa Famiglia in Roma, di essere una buona famiglia umana: ogni famiglia-casa, poi famiglia parrocchiale, tutti insieme in questa parrocchia, e poi essere una buona famiglia cristiana, famiglia che prende la propria origine da Gesù Cristo, una famiglia molto diffusa nel mondo. Sono andato in Africa, ma si potrebbe andare anche in Asia, in Oceania, in America del Sud, in America del Nord: dappertutto troviamo questi figli di Dio che sono diventati figli di Dio grazie a un solo Figlio di Dio, Gesù Cristo, che fattosi uomo, nato dalla Vergine Maria, visse anche Lui nella famiglia umana, la Sacra Famiglia, da cui prende il suo nome, la sua ispirazione la vostra parrocchia. Vi ringrazio per le lettere che mi avete scritto nel frattempo: sarebbe anche bello scrivere a questi bambini in Africa - si potrebbe fare, no? Il vostro "si" è molto bello e mi piace. E' la prova che vi sentite una famiglia: umana e cristiana, una Chiesa, e avete nel cuore questo sentimento della solidarietà con tutti i bambini del mondo e con tutti gli esseri umani: bambini, giovani, adulti, genitori, anziani: tutti.

Forse la vita qui in Europa, in Italia, è meno dura. La vita là è più dura, si soffre di più; anche i bambini soffrono di più; ma devo dirvi che sono molto gioiosi, sono tanto gioiosi. Non so chi sia più gioioso; quelli africani o quelli romani della parrocchia della Sacra Famiglia. Mi sembra che siano ugualmente gioiosi. Forse il modo di esprimere questa gioia è un po' differente, ma sono molto gioiosi, e poi con grande devozione e grande impegno partecipano alla vita della parrocchia, e la vita liturgica - per esempio alla celebrazione eucaristica - e partecipano con canti e anche con danze, danze liturgiche che si vedono soprattutto in Africa, danze tradizionali. E' una bella cosa. Non posso raccontarvi tutto, ma qualche impressione che mi è rimasta nel cuore e nella memoria ve la trasmetto oggi e vi auguro di sentirvi vicini a questi vostri coetanei che sono lontani nei chilometri e a sentire una solidarietà con loro e forse a scrivere a loro, così: "Il Papa è venuto da noi dopo la visita nel vostro Paese e ci ha raccontato di voi e noi ci sentiamo vicini a voi, vi sentiamo fratelli". Va bene? così si vede che il Papa deve stare a Roma, ma qualche volta deve andare altrove, in altri posti.

Benedico voi tutti, bambini, ragazzi, ragazze, i vostri genitori, i vostri catechisti, i vostri sacerdoti, tutti.

Data: 1993-02-14 Data estesa: Domenica 14 Febbraio 1993

Ai giovani - Parrocchia della Sacra Famiglia (Roma)

Titolo: Pregate per le famiglie

Carissimi giovani della parrocchia che porta il titolo della Sacra Famiglia.

Questo titolo non è solamente una parola, è una realtà, molto profonda perché si tratta di quella Sacra Famiglia in cui si è incarnato il Figlio di Dio, si è incarnato nella sua Vergine Madre, Maria, e in quella famiglia di Nazaret, composta da lui, da sua Madre e da suo Padre putativo, S. Giuseppe. E' una realtà che poi si compie largamente nella vita umana, perché la famiglia è la realtà umana più diffusa, più fondamentale: la cellula fondamentale della società umana: società civile, società religiosa. La famiglia. Che cosa vorrei dirvi oggi, in questa circostanza? Tutti siete famiglie, tutti siete figli e figlie di famiglie, alcuni di voi sono già genitori: ho visto qualche genitore giovane con bambini piccoli. Vorrei augurarvi soprattutto una cosa: pregate per la vostra famiglia, che questa famiglia da cui provenite, che questa famiglia nella quale sono i vostri genitori, i vostri fratelli e le vostre sorelle, questa comunità, questa comunione così intima, questa "communio personarum", come si dice con espressione latina. Pregate molto per questa vostra famiglia, che sia buona, che sia coerente, che sia fedele, che sia esemplare. Non c'è un interesse maggiore di quello di avere una buona famiglia, e per questo bisogna pregare con grande insistenza per le vostre famiglie. Per ogni famiglia così come è, per ciascuna delle migliaia di famiglie della vostra parrocchia. La seconda consegna che vi lascio è questa: pregate per la vostra futura famiglia, perché ciascuno di voi crescendo e maturando senta la sua vocazione personale. Questa vocazione personale potrebbe essere anche una vocazione alla vita celibe, al sacerdozio, alla vita religiosa maschile e femminile. Questa non è fuori della famiglia, è solamente una famiglia più larga. Se un sacerdote rinuncia a una famiglia propria lo fa per abbracciare una famiglia più larga, per servire una famiglia più larga, per esercitare la sua paternità verso figli più numerosi. Ho visto adesso in Africa tanti missionari, tanti erano italiani, andati là per esercitare la loro paternità verso questi lontani, ma che hanno bisogno della paternità spirituale. Ma la vocazione consueta, più ordinaria, è quella a fondare una famiglia normale, non spirituale, più larga, caratterizzata dalla paternità e dalla maternità spirituale.Una famiglia composta prima dai fidanzati, poi dagli sposi, poi dai genitori. Figli, figlie: pregate per la vostra futura famiglia. Si deve pregare molto, perché non c'è problema più importante di questo: di fondare, costruire una buona famiglia, una responsabilità maggiore, una felicità maggiore - tutti volete essere felici - in questa vita che avere una buona famiglia; che essere un buon padre, una buona madre, di avere buoni figli, anche se qualche volta questi figli sono malati, di essere anche nella prova buoni genitori, ma anche la prova può essere superata attraverso un amore più grande. Pregate molto per il vostro amore, per la persona che dovete abbracciare con il vostro amore, che dovete invitare ad andare insieme con voi nel cammino della vostra vita in questo amore. Dovete pregare molto perché questo problema è della massima importanza, della massima responsabilità. E ci vuole responsabilità, ci vuole maturità personale, umana, ci vogliono le virtù, ma ci vuole anche l'aiuto di Dio, tanto. Si deve costruire questa famiglia sulla pietra della fede e della grazia di Dio.

Ecco il mio augurio a tutta questa parrocchia, a tutti i presenti: vi auguro questo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Data: 1993-02-14 Data estesa: Domenica 14 Febbraio 1993

Al Consiglio Pastorale - Parrocchia della Sacra Famiglia (Roma)

Titolo: Il buon consiglio è necessario per risolvere i problemi

Vorrei affidarvi alla Madre della Buona Speranza e soprattutto alla Madre del Buon Consiglio. Questo consiglio è una struttura voluta dal Vaticano II come espressione dell'apostolato dei laici, cioè della loro responsabilità nella Chiesa in ogni dimensione, a cominciare dalla parrocchia. Ma si dovrebbe dire a cominciare della famiglia, il primo ambiente in cui si apprezza, in cui serve, in cui regge il buon consiglio è la famiglia, e poi in tutti gli altri ambienti, maggiori, hanno tutti bisogno dello stesso. Si riducono alla famiglia, servono la famiglia, scendono verso la famiglia e il veicolo con cui si compie questo processo è il buon consiglio: dappertutto ci vuole il buon consiglio: per questo, possiamo dire, che il carisma di ogni buona famiglia è il buon consiglio. Maria viene anche invocata come Madre del Buon Consiglio nella famiglia, nella famiglia sempre più grande, a cominciare dalla famiglia originaria - genitori e figli, diverse età, giovani e anziani -, passando poi attraverso diversi ambienti, come la parrocchia, e strutture grandi come comunità: il comune, il comune di Roma per esempio, poi attraverso le strutture nazionali, statali e internazionali, dappertutto c'è lo stesso buon consiglio che è necessario, per risolvere i problemi, per vivere umanamente, per aggiungere a quello che è buono, che è giusto, che è vero, che è bello: dappertutto ci vuole un buon consiglio. Vi auguro questo buon consiglio, specialmente e specificamente in questo ambiente della parrocchia dedicata alla Sacra Famiglia. Vi auguro questo come a una struttura: voi siete la struttura del consiglio, ma non basta la struttura: ci vuole anche lo Spirito, ci vuole anche la forza del buon consiglio, la virtù del buon consiglio.

Vi auguro questo spirito e questa virtù della prudenza, se vogliamo esprimerci con le parole classiche di S. Tommaso, ma anche dell'etica aristotelica. Questo è il mio augurio, e auguro anche a ciascuno di voi di crescere tramite il buon consiglio dato agli altri, perchè si cresce attraverso il dono di sé, un buon consiglio è sempre un dono di sé agli altri e attraverso questo dono si cresce personalmente; così cresce la comunità attraverso il buon consiglio dato da ciascuno e cresce ciascuno attraverso il consiglio buono dato alla comunità.

Questi sono i miei auguri.

Vi ringrazio per l'incontro e per l'opportunità che mi è stata data oggi di visitare la vostra parrocchia.

Data: 1993-02-14 Data estesa: Domenica 14 Febbraio 1993

Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Non possiamo lasciare sola l'Africa che chiede solidarietà

Carissimi fratelli e sorelle!


GPII 1993 Insegnamenti - Discorso durante l'incontro con i Capi di altre religioni - Khartoum (Africa)