GPII 1993 Insegnamenti - Visita pastorale: omelia durante la celebrazione eucaristica - Parrocchia di San Giuseppe Moscati (Roma)


1. Stringendovi a lui, pietra viva, (...) anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale (1P 2,4-5). L'affermazione della I Lettera di Pietro indica il senso profondo della liturgia che stiamo celebrando in questa chiesa, che già da qualche tempo vi accoglie, ma che oggi, col solenne rito della dedicazione, assumerà pienamente la sua funzione. Viviamo un'ora di gioia che, ne sono certo, si inciderà profondamente nella vostra memoria. Questo tempio fa ormai tutt'uno con la vostra Comunità parrocchiale e col vostro territorio. Fra le vostre case sarà testimone del nascere e del morire, della crescita dei vostri figli, della fatica del vivere quotidiano. Tra i tanti luoghi di culto di Roma, voi sentirete questo come il "vostro". Ma al di là di tale significato affettivo e funzionale, esso avrà per voi un senso ancora più alto, quale simbolo della Chiesa, mistero di comunione, immagine nel tempo dell'eterna vita trinitaria. Non a caso, fin dall'antichità, il termine "chiesa" è stato usato per indicare sia la Comunità sia il luogo in cui essa si riunisce. Le due realtà si richiamano a vicenda: il luogo rimanda al mistero. A tale mistero vuole appunto introdurci la parola di Dio appena proclamata.


2. "Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza" (Ne 8,10).

La prima lettura, tratta dal Libro di Neemia, ci ha riportati ad un momento significativo nella storia del popolo dell'Antica Alleanza, quando finalmente, negli anni successivi all'esilio, si potè ricostruire il tempio, e intorno ad esso, pur tra tante difficoltà, rifiori l'adesione alla legge del Signore. Rifiori il popolo dell'Antica Alleanza. E' importante sottolineare questa connessione tra il tempio e la legge: di fronte alla facile tentazione di una religiosità ridotta a cultualismo, la riforma di Esdra e Neemia chiedeva innanzitutto un impegno spirituale testimoniato nell'esistenza. L'alleanza di Dio col suo popolo doveva essere celebrata non solo nei riti del tempio, ma soprattutto nel culto della vita. Sappiamo quale parte avesse il tempio nell'antico Israele, ma anche quanto frequente fosse la tendenza a ridurlo a luogo di pratiche religiose, non radicate nel cuore e nella vita. Ai tempi di Gesù, esso era stato ricostruito per la terza volta, e la sua monumentale bellezza riempiva di orgoglio gli israeliti. Gesù dovrà difenderlo severamente dagli abusi di una religiosità superficiale e mercantile: "Non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato" (Jn 2,16). In questo modo il Signore, con il peso della sua divina autorità, ribadiva gli sforzi tante volte compiuti dai profeti per riportare il popolo di Dio sulla strada dell'autentica fedeltà all'Alleanza. L'intero Libro di Neemia si muove in questo solco, presentandoci un popolo deciso finalmente a tornare alla legge del Signore, di cui il nuovo tempio sarà custodia e simbolo. Un ritorno ricco di esultanza: "La gioia del Signore è la vostra forza".


3. Cristo è la "pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio" (1P 2,4). Come abbiamo ascoltato nella seconda Lettura, egli sarà d'ora in poi il tempio di Dio fra gli uomini, tempio della Nuova ed eterna alleanza, tempio che trascende le misure terrene, che ha il suo compimento nel cielo, nella vita divina. Con Gesù, infatti, anche la teologia del tempio era destinata ad una svolta. Proprio nel tempio di Gerusalemme egli annuncia una nuova economia di grazia, additando la sua persona come il nuovo tempio, che gli uomini cercheranno di abbattere, ma che la potenza di Dio in tre giorni ricostruirà (Cfr. Jn 2,19-22). E' chiara l'allusione alla risurrezione, che farà rifulgere la sua divinità nel tempio vivente del suo corpo. "Piacque a Dio - dice Paolo nella Lettera ai Colossesi - di fare abitare in lui ogni pienezza" (Col 1,19). Appunto tale pienezza, messianica e divina, è confessata da Pietro, nel brano del Vangelo appena proclamato: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16).


4. Ma perché dunque siamo qui, a dedicare questo edificio al Signore, se ormai non c'è che un solo tempio, una sola "pietra viva", un solo luogo di salvezza, nella persona di Gesù? In realtà, questo tempio ha senso proprio perché esprime tale realtà soprannaturale interamente centrata sul Redentore. La Comunità cristiana, fin dai primordi della sua storia, ha avuto bisogno di località per radunarsi.

All'inizio erano le case stesse dei cristiani a fungere da chiese. Poi nacquero edifici destinati specificamente al culto. Tuttavia, mai va dimenticato il nuovo significato del tempio cristiano: al di sotto delle architetture c'è una vita, e questa vita, in ultima analisi, è il mistero di Cristo, simboleggiato in particolare dall'altare, da cui ogni giorno, nella celebrazione eucaristica, si irradia nei credenti la luce del mistero pasquale.


5. Questo chiama in causa noi, "pietre vive" destinate ad essere, secondo la parola della Prima Lettera di Pietro, unite a Cristo, "pietra angolare", per formare un edificio spirituale, un sacerdozio santo. Questa dimensione ecclesiale del "tempio" ci viene richiamata, da altra angolatura, anche dal brano del Vangelo appena proclamato, li dove esso addita il ruolo fondamentale di Pietro nell'edificio vivente che è la Chiesa: "Tu sei Pietro, e su questa pietra edifichero la mia Chiesa" (Mt 16,18). così abbiamo una visione neotestamentaria: tempio vivo, pienezza della dimora di Dio con tutto il genere umano, è Cristo, che con Pietro fonda la sua Chiesa chiamandola Pietra viva. E, all'interno di questa istituzione vengono edificate le pietre vive che siamo noi quando ci riuniamo intorno a Cristo attraverso il ministero di Pietro e di quelli che lo condividono.

E così ogni tempio cristiano, come quello che oggi dedichiamo, sta ad indicare il Christus totus, il Cristo capo e le sue membra. La Chiesa-edificio è a servizio della Chiesa-comunione: è strumento della sua unità, della sua crescita, della sua santità. Alla luce di questo significato spirituale del tempio, si comprende anche il senso dell'antica consuetudine, per cui ogni chiesa deve avere un titolo desunto da qualche aspetto del mistero divino o dal riferimento alla celeste Madre di Dio o ad un Santo. Non si tratta solo di dare il nome ad un edificio, ma di richiamarne la sacralità, ricordando al popolo cristiano la vocazione alla santità di ogni battezzato.


6. A voi, carissimi Fratelli e Sorelle, questa altissima vocazione sarà ricordata da un luminoso testimone del nostro tempo, san Giuseppe Moscati, che ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari. La sua fu la santità di un laico, immerso nella realtà e nei problemi della vita quotidiana, ma radicato profondamente nella contemplazione. Era, come sapete, un medico: si ricorreva a lui per le sofferenze del corpo, ma da lui si riceveva ben più di una prescrizione sanitaria. Egli sapeva guardare alle persone con gli occhi di Dio. Non si poneva come un arido professionista: era il fratello, che sapeva farsi tutt'uno con il dolore dei pazienti, avvolgendoli con la tenerezza del suo cuore. Si può dire che curasse gli ammalati, oltre che con le risorse della sua riconosciuta competenza, con il calore della sua umanità e la testimonianza della sua fede. Certo non gli mancarono difficoltà e fatiche, ma aveva scoperto nell'Eucaristia, nell'ascolto della Parola di Dio, nella partecipazione alla vita della Comunità cristiana, la sorgente inesauribile a cui attingere per ritemprare le forze. Oggi, in questa particolare circostanza, San Giuseppe Moscati ripete a voi, membri di questa Comunità che lo ha scelto come patrono: coraggio, come è stato detto a me all'inizio di questa visita. Abbiamo bisogno di essere incoraggiati tutti da tutti. Coraggio, la santità è possibile; è possibile in qualunque situazione, nonostante i condizionamenti del male. Alla crisi del nostro tempo può dare una risposta adeguata solo una grande fioritura di santità. Per questo ci vuole coraggio, il coraggio che ci danno i Santi e una chiesa dedicata a un Santo ci dà coraggio attraverso il profondo mistero di Cristo vissuto, attuato e compiuto da San Giuseppe Moscati.


7. In questo nuovo tempio, carissimi Fratelli e Sorelle, voi avete un grande aiuto. Qui potrete sperimentare, ogni volta che lo vorrete, la potenza rigeneratrice della preghiera personale e comunitaria. Vi incontrerete tra queste mura non come estranei, ma come fratelli, capaci di darsi volentieri la mano. Con questi sentimenti tutti di cuore vi saluto: dal Cardinale Vicario Camillo Ruini, al Vescovo Ausiliare di Settore, Mons. Giuseppe Mani, al vostro parroco, don Francesco Porcelli, ai sacerdoti collaboratori, ai Religiosi, alle Religiose, a quanti attivamente operano a servizio del popolo cristiano, a voi tutti qui presenti. So che vostro sforzo diuturno è percorrere insieme un vero cammino di fede. Vi incoraggio a proseguire con generosità nel vostro sforzo, avendo un'attenzione speciale per la famiglia, cellula fondamentale della Chiesa e della società. Vi sono tra voi molte famiglie giovani. Non manchi loro l'aiuto e il calore della comunità, perché si conservino solide nella fede e nell'amore e, all'occorrenza, si sentano sostenute anche nelle loro necessità materiali.

Da una attenta cura pastorale ai nuclei familiari si potrà sperare un incremento delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, ma soprattutto un incremento delle vocazioni alla vita cristiana. E' sempre il Signore che chiama, ma occorre favorire l'ascolto della sua chiamata e incoraggiare la generosità della risposta. Siate solleciti nel seguire i giovani, perché non si sentano abbandonati a se stessi, tra le mille difficoltà della vita. In parrocchia possano trovarsi come a casa loro, respirando un clima di fede e di fraternità, e siano in grado così di scoprire la gioia dell'impegno, la capacità del servizio, la fiducia nel futuro. Carissimi parrocchiani, la Diocesi di Roma conta anche su di voi per la riuscita del grande sforzo di evangelizzazione e di rinnovamento avviato col Sinodo pastorale. E' un grande progetto, per la cui realizzazione occorre che ogni parrocchia, ogni associazione e movimento ecclesiale, ogni cristiano di Roma, raccolga le sfide dell'odierna società ed offra le opportune risposte. E devo dirvi che le informazioni che ci giungono da questa Assemblea Sinodale che intensamente lavora in questi mesi sono molto incoraggianti.


8. "La gioia del Signore sia la vostra forza". La parola di Dio, proclamata in questa assemblea liturgica, viene opportunamente ad incoraggiarci nell'itinerario della nostra vita cristiana. Cristo è la pietra viva, fondamento della speranza e dell'impegno di ogni credente.

A lui siamo invitati a volgere fiduciosi lo sguardo: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente"! Stringiamoci a lui ed anche noi saremo "impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale": per la costruzione della sua Chiesa, di questa Chiesa il cui simbolo rimarrà la costruzione materiale della vostra chiesa dedicata a San Giuseppe Moscati. Vi auguro che sia centro della vostra vita cristiana ed umana e che sia per voi una benedizione e una ispirazione che accompagni la vita di ciascuno.

Amen!

Data: 1993-02-21 Data estesa: Domenica 21 Febbraio 1993

Incontro con il consiglio pastorale e i giovani - Parrocchia di San Giuseppe Moscati (Roma)

Titolo: Pregate per la vostra vocazione

Voglio congratularmi con voi per questa giornata storica. La consacrazione della chiesa è un fatto storico che rimane alle generazioni future.

Qualche volta dura nei secoli. Auguro a questa vostra chiesa di durare, di non essere mai distrutta. Sappiamo bene che le chiese vengono distrutte durante le guerre e in altre circostanze. Auguro che la vostra chiesa rimanga attraverso i secoli e le generazioni. Passando dalla chiesa architettonica alla Chiesa viva, degli uomini, mi congratulo con tutti coloro, soprattutto del Consiglio Pastorale, che hanno ampiamente collaborato e che si sono impegnati nella costruzione di questa chiesa e nella preparazione dell'odierna celebrazione. Vi auguro che sia con voi l'ispirazione, come ho già detto durante l'omelia, per costruire questa Chiesa viva. La parrocchia è la Chiesa viva.

E' una parte della Chiesa viva di Roma e del mondo. Vi auguro di collaborare a costruire questa Chiesa spirituale che si edifica nei cuori, nei comportamenti, nella maturazione, nella santità. Questo è il mio voto per tutti i parrocchiani, ma soprattutto per il Consiglio Pastorale. A voi giovani, che avete aspettato il vostro turno, dico che la vostra parrocchia è dedicata a un laico, ad un medico, ad un professore di medicina. Ad un vostro connazionale, San Giuseppe Moscati, un napoletano che pochi anni fa ho avuto la gioia di dichiarare Santo davanti alla Chiesa universale. Sia lui, per voi giovani, un'ispirazione. Ciò non significa che voi tutti dovete aspirare a diventare medici o professori di medicina. Ma a tutti auguro di trattare bene questa realtà che si chiama professione. San Giuseppe Moscati era un grande professionista.

Ve ne sono tanti nelle diverse materie. Professione è una parola tecnica, ma è anche una parola spirituale, teologica. Si dice professione per un medico, per un ingegnere, ma si dice anche per una ragazza che si fa sposa di Cristo, religiosa, o per un ragazzo che si fa sacerdote. Si dice anche per tutti noi cristiani, professione della fede. Siamo cristiani attraverso la professione della nostra fede. La professione pronunciata durante la Messa, e la professione attuata nel comportamento. Il cristianesimo deve essere una cosa visibile, si deve riconoscere. Vi auguro di riflettere profondamente sulla parola professione per diversi motivi. Per il motivo della scelta professionale, e poi, per il motivo dell'approfondimento della vostra fede e della vostra vocazione. Perché la professione della fede è profondamente legata alla vocazione cristiana. Vocazione dei laici, degli sposi, dei genitori, della famiglia, ma anche vocazione sacerdotale e religiosa.

Vi auguro di pregare il Signore come faceva San Giuseppe Moscati per farsi aiutare a fare ciò che il Signore voleva. La sua vocazione era quella del medico. Ma per un altro potrebbe essere quella del sacerdote, del missionario, della carmelitana, o della sorella della carità che servono i malati e i sofferenti. Vi auguro di riflettere profondamente, di pregare molto per la vostra professione. Questo coincide con la celebrazione odierna. Coincide profondamente con la dedicazione della chiesa. La Chiesa viva sono le professioni, sono le vocazioni. Le pietre vive sono le vocazioni. Pietre che non vivono più vuol dire che hanno perso lo spirito vocazionale cristiano. Hanno perso lo spirito della fede e la speranza della carità, che io vi auguro di non perdere mai. La dedicazione della chiesa è sempre così suggestiva perché vi sono diversi elementi, prima l'acqua e poi il fuoco. Sono i segni sacri della nostra fede: il battesimo e lo Spirito Santo.

E' questa una piccola riflessione che lascio a tutti i presenti e a tutti i membri dalla comunità.

Data: 1993-02-21 Data estesa: Domenica 21 Febbraio 1993

Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "La Quaresima ci invita a renderci disponibili alle richieste d'aiuto dei fratelli"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Mercoledi prossimo, giorno delle Ceneri, inizierà la Quaresima, tempo liturgico durante il quale il Signore ci invita, con particolare insistenza, alla conversione ed al rinnovamento interiore. Preparandoci alla Pasqua, rivelazione suprema dell'amore di Dio nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, la Quaresima ci spinge ad una adesione più convinta e più coerente al messaggio salvifico del Vangelo. Il mercoledi delle Ceneri, com'è noto, è giorno di digiuno e di astinenza, quasi a sottolineare in modo visibile l'interiore disposizione con cui ogni credente deve entrare nel clima penitenziale tipico del tempo quaresimale. Siamo invitati innanzitutto ad un digiuno e ad una astinenza spirituali, così da renderci disponibili ad aprire il cuore ai suggerimenti dello Spirito e alle richieste di aiuto da parte dei fratelli.


2. Un altro motivo di riflessione accompagna l'odierna nostra preghiera. Si celebra domani la festa liturgica della Cattedra di San Pietro: essa richiama la missione di maestro e di pastore, affidata da Gesù al povero pescatore di Galilea e ai suoi Successori, posti come principio e fondamento visibile dell'unità della Chiesa. "Tu sei Pietro e su questa pietra edifichero la mia Chiesa" (Mt 16,18): per volontà di Cristo, Pietro è chiamato ad essere per il popolo cristiano "il maestro che ne conserva integra la fede e il pastore che lo guida all'eredità eterna" (dalla liturgia del giorno). Il Papa è grato a quanti ogni giorno lo accompagnano e sostengono con affettuosa ed orante solidarietà nell'adempimento del compito che gli è stato affidato a servizio dei fratelli.


3. Il pensiero va, ora, con speciale riconoscenza a Maria Santissima, che ieri, nel Seminario romano, è stata festeggiata sotto il titolo di "Madonna della Fiducia". La Madonna è Madre che infonde fiducia in primo luogo a quanti sono chiamati, mediante il sacramento dell'Ordine, ad un insostituibile servizio ecclesiale. Al riguardo, sono lieto di annunciare che la Conferenza Episcopale Italiana renderà pubblica domani una Lettera pastorale dedicata alla formazione permanente dei Presbiteri. "Ravviva il dono di Dio che è in te": questo è il titolo significativo del documento, ispirato dalla "amorevole ed esigente cura per un fedele e generoso esercizio" del sacerdozio ministeriale.


4. Il vivo ricordo del recente viaggio apostolico in terra d'Africa accresce la preoccupazione - che desidero con voi condividere - per i gravi eventi che funestano la storia di altri cari Paesi di quel continente. Recenti gravi rivalità interne hanno causato migliaia di morti in Angola. Mi rivolgo, ancora una volta, a coloro che hanno a cuore l'autentico sviluppo delle nazioni, affinché si adoperino per la pace in Angola: tacciano le armi, prevalga l'uso della ragione! Faccio mio il recente monito dei Cardinali d'Africa: "In nessuna parte del mondo la violenza e la guerra hanno portato a soluzione i problemi della vita degli individui e delle collettività". Il Signore ispiri a tutti propositi di pace, di riconciliazione e di perdono! Anche in Rwanda, dopo anni di aspri contrasti, che da poco si era cercato di avviare a soluzione, è riapparsa una crudele lotta armata. Ai responsabili di quel caro popolo voglio dire: non soffocate così quella speranza che può venire solo dal negoziato per la riconciliazione nazionale. Sono vicino alle innocenti popolazioni che, per rivalità etniche e saccheggi, sono costrette ad abbandonare la propria terra. Prego per quanti soffrono e piangono le proprie vittime e rinnovo alle parti in conflitto il mio accorato invito a riprendere il dialogo: non v'è altra via per giungere alla pace! Affidiamo questi nostri voti all'intercessione della Vergine Santissima.

Data: 1993-02-21 Data estesa: Domenica 21 Febbraio 1993

Discorso ai Presuli della Conferenza Episcopale del Paese africano in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Non lasciatevi scoraggiare dagli ostacoli che si frappongono all'evangelizzazione nel Ghana

Cari fratelli nell'Episcopato,


1. "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1Co 1,3). Salutandovi, miei fratelli Vescovi del Ghana, faccio mie queste parole di San Paolo. Anche se sono trascorsi più di dieci anni dalla mia Visita Pastorale nel vostro Paese, ricordo con affetto la calda ospitalità che ricevetti dalla vostra gente. Nell'accogliervi, quest'oggi, desidero abbracciare ancora una volta nell'amore e nella comunione tutti i sacerdoti, i Religiosi e i laici impegnati delle vostre diocesi. Vi prego di rassicurarli circa la mia vicinanza e le mie assidue preghiere mentre lottano per crescere in Cristo e rivestire "quell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera" (Cfr. Ep 4,24) Eventi importanti che si sono verificati nella Chiesa in Ghana dopo la vostra ultima visita ad Limina sono stati l'elevazione della Diocesi di Accra allo status di Sede Metropolitana e l'istituzione della nuova Diocesi di Koforidua. Questi sono segni positivi della vitalità della Chiesa nel vostro Paese, e io mi unisco a voi nel ringraziare Dio che ha permesso questa crescita. (1Co 3,7).


2. Nei secoli la Visita ad Limina apostolorum ha avuto uno scopo costante: dare espressione visibile ai legami della comunione ecclesiale che unisce il Successore di Pietro e i Vescovi nel mondo. Visitando il Vaticano e la Via Ostiense, voi pregate nei luoghi in cui Pietro e Paolo completarono la loro testimonianza apostolica, e tentate di comprendere meglio il pesante fardello che avete ereditato come Successori degli Apostoli. A voi è stata affidata la missione di annunziare la parola di Dio, in ogni occasione opportuna e non opportuna, di convincere, di rimproverare ed esortare, di essere instancabili nella pazienza e nell'insegnamento (Cfr. 2Tm 4,2). Vostro è il dovere di perseverare fedelmente nel compito di santificare e di condurre il popolo di Dio nella vita cristiana a qualunque costo. Questo è ciò che significa essere Successore degli Apostoli, oggi e sempre. La forza che motiva tutti i vostri sforzi pastorali deve essere quindi la sollecitudine volta a rendere nota a tutti la salvezza offerta da Gesù Cristo.

L'annuncio e l'insegnamento della parola di Dio da parte del Vescovo è il modo più chiaro per quest'ultimo di obbedire al comando del Signore di dare gratuitamente ciò che si è ricevuto gratuitamente (Cfr. Mt 10,8). Il vostro impegno per il Vangelo è decisamente la migliore espressione della vostra gratitudine per il dono impagabile che avete ricevuto da Cristo, e non esiste modo migliore di pagare il debito che voi avete nei confronti di coloro che nel secolo scorso con grande sacrificio personale hanno portato il Vangelo in Ghana se non quello di continuare la loro opera con uguale generosità e sacrificio. La Chiesa incontra numerosi ostacoli nell'opera di evangelizzazione del Ghana, come di tutta l'Africa, tuttavia essa non si scoraggia. Essa sa di aver ricevuto una forza e un'energia superiori a tutte le sue possibilità umane, e per questo ha fiducia nel fatto che dai semi che sparge Dio farà nascere un raccolto abbondante. In verità, la parola di Dio non può essere incatenata (Cfr. 2Tm 2,9) e sarà sempre chiaro che la gloria è dovuta non a noi, ma al "Padrone della messe" (Cfr. Mt 9,38 Lc 10,2).


3. In questi ultimi anni che preludono al Terzo Millennio Cristiano dobbiamo guardare con fiducia all'alba di una nuova era missionaria, e di conseguenza a una rinnovata sollecitudine da parte di tutti i cristiani per condividere il dono della vita eterna in Gesù Cristo (Cfr. RMi 92). La prossima Assemblea del Sinodo dei Vescovi per l'Africa è un dono della Provvidenza che produrrà certamente un aumento di questa sollecitudine e della sua diffusione tra i membri della Chiesa. L'Instrumentum Laboris diffuso a Kampala durante la mia Visita Pastorale all'inizio di questo mese, nell'ambito della preparazione della Assemblea Speciale del Sinodo, ci ricorda che coloro i quali si impegnano nell'opera di predicazione (Ac 13,2) devono leggere i segni dei tempi, sia positivi, sia negativi (n. 22-23). Tra gli ultimi è significativo il proliferare delle sette e di altri nuovi movimenti religiosi, che spesso fanno appello a presunte apparizioni, profezie e guarigioni miracolose. Il fascino di questi movimenti alcune volte dipende dalla loro apparente capacità di rispondere ai bisogni spirituali della gente - ai loro cuori affamati di qualcosa di più profondo, di sollievo, di consolazione e di contatto con il trascendente. Dobbiamo umilmente ammettere che in certi casi, per varie ragioni, i battezzati non hanno ancora trovato il soddisfacimento di questi bisogni nel mistero del Verbo Incarnato affidato alla Chiesa. Nel rispondere a questa sfida, voi promuoverete la devozione alla Beata Vergine Maria, che è "l'immagine e la Madre della Chiesa" (Cfr. LG 53-63 Collectio Missarum de Beata Maria Virgine, n.25-27). Come "Salute degli infermi" e "Fonte di Salvezza" (LG 44,31), essa è modello della Chiesa come mezzo scelto dal Salvatore per comunicare i suoi doni di grazia e di salvezza. Come "Confortatrice degli afflitti" (LG 41), essa è il modello della Chiesa chiamato ad essere solidale con tutti coloro che condividono le sofferenze di Cristo. Come "Porta dei Cieli" (LG 46), essa è il modello della Chiesa, il Corpo di Cristo, in cui tutti gli uomini e le donne sono chiamati a divenire cittadini della Gerusalemme Celeste.


4. L'inculturazione del Vangelo nel vostro paese si trova ad affrontare un numero particolare di sfide, in particolar modo nei settori del matrimonio e della vita famigliare. I vostri sforzi incessanti per far si che le coppie scoprano la verità e la bellezza delle richieste della loro nuova vita in Cristo, sono una parte essenziale delle vostre responsabilità pastorali. Il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia del 1980, rispecchio la preoccupazione di tutta la Chiesa per quella unità della vita ecclesiale costituita dalla "Chiesa domestica". La dottrina contenuta nell'Esortazione Postsinodale Familiaris consortio deve essere ancora più ampiamente diffusa. Essa fornisce una struttura adatta per una catechesi ancor più efficace, in particolar modo nel campo della preparazione al matrimonio. Un elemento indispensabile per tale preparazione deve essere la presentazione dell'insegnamento completo della Chiesa sulla procreazione responsabile (Cfr. op. cit. 28-35). Allo stesso modo, desidero incoraggiarvi a fare tutto il possibile per offrire una particolare preparazione pastorale ai cattolici che sposano non cristiani e a quelle coppie che vivono situazioni matrimoniali irregolari.


5. Nell'affrontare i compiti dell'evangelizzazione e nel costruire una solida vita ecclesiale, la Chiesa in Ghana è benedetta dai molti Missionari che continuano a offrire un servizio insostituibile alle vostre Chiese locali, spesso servendo il popolo di Dio nelle più difficili e pericolose situazioni pastorali. La loro presenza è un segno positivo di quello "scambio di doni" che così eloquentemente rivela l'unità della Chiesa Cattolica (Cfr. RMi 85). Sono lieto per il fatto che il loro esempio ha ispirato molti abitanti del Ghana ad abbracciare la vocazione missionaria, manifestando in tal modo la crescente maturità delle vostre comunità. Predicare la parola di Dio rimane la missione primaria e vitale della Chiesa, e in questo compito i catechisti svolgono un ruolo determinante. Io incoraggio i vostri sforzi per la promozione della loro valida e completa formazione, poiché essi non sono solo chiamati a trasmettere le verità della fede, ma anche a essere testimoni sereni e autentici della vita morale richiesta ai fedeli di Cristo. I vostri sforzi per fornire questa formazione saranno assistiti dal Catechismo della Chiesa cattolica, recentemente pubblicato, che getta le basi per una catechesi ispirata dall'insegnamento del Concilio Vaticano II e rinnovata dalle fonti vive della fede (Cfr. Costituzione apostolica Fidei Depositum). La forza della testimonianza del vangelo da parte della Chiesa dipende in ampia misura dalla formazione di un laicato attivo, in grado di cooperare con voi e con i vostri sacerdoti nell'ideare e nel realizzare le iniziative pastorali. I laici impegnati sono sempre più chiamati a divenire missionari verso se stessi, traendo nutrimento dall'Eucaristia, che è la fonte e l'apice della missione evangelizzatrice della Chiesa (Cfr. PO 5), e guidare gli altri verso un'efficace partecipazione ai sacri misteri. Qui, come in altre zone, la vostra Conferenza Episcopale, deve costituire un forum per una cooperazione concreta volta a dirigere e coordinare la vita pastorale delle Chiese locali (Cfr. Codice di Diritto canonico, CIC 447; Cfr. CD 38), e a sostenere il previsto rinnovamento spirituale evidente nella vita e nell'apostolato dei movimenti laici.


6. Uno speciale segno della maturità crescente delle vostre Chiese particolari è stato l'aumento delle vocazioni al sacerdozio. Poiché i sacerdoti sono i vostri principali collaboratori nello svolgimento della missione apostolica della Chiesa, è essenziale che i vostri rapporti con loro siano contraddistinti dall'unità, dalla fratellanza e dall'apprezzamento dei loro doni. Tutti coloro i quali sono stati resi dal Sacramento dell'Ordine somiglianti a Cristo, il Pastore del gregge della Chiesa, devono condividere il suo atteggiamento di totale dono di sé per la salvezza del gregge e la diffusione del Vangelo. La vocazione sacerdotale richiede una formazione permanente, e in particolar modo un impegno verso un'incessante conversione personale. La vostra vita e quella dei vostri sacerdoti dovrebbero riflettere un'autentica povertà evangelica e il distacco dalle cose e dai comportamenti terreni. Il valore del celibato come dono completo di sé al Signore deve essere osservato con scrupolo e ogni comportamento che potrebbe dare scandolo deve essere evitato o corretto dove è necessario.

Voi tutti sapete quanto è importante rivolgere particolare attenzione alla formazione in seminario, poiché la formazione pratica e gli insegnamenti impartiti ai futuri sacerdoti sono essenziali per il buon esito della missione della Chiesa. Orgoglio di un Vescovo dovrebbe essere che il suo seminario rispondesse pienamente alle aspettative della Chiesa come detto sia nell'Esortazione Post-sinodale Pastores dabo Vobis che nel Documento Alcune Direttive sulla Formazione nei Principali Seminari, pubblicato dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Vorrei anche menzionare, come segno positivo, la crescita delle vocazioni alla vita religiosa, e in particolare alla vita contemplativa. I Religiosi hanno avuto una parte essenziale nella crescita della Chiesa in Ghana. Intrinseca a questa vocazione è l'interesse per la crescita ordinata della Chiesa, il desiderio di pensare con la Chiesa, e di promuovere la sua comunione e la sua sollecitudine missionaria.

Mentre la legittima autonomia accordata alle congregazioni religiose dalla suprema autorità della Chiesa è un segno del loro impegno alla missione universale della Chiesa, i religiosi - proprio per la loro consacrazione pubblica - sono profondamente impegnati nella vita e nella missione della Chiesa locale sotto la guida del legittimo Pastore, il cui compito è di rispettare e promuovere la corretta cooperazione della varietà dei carismi in un solo Corpo. Il vostro interesse per i religiosi non deve concernere soltanto il controllo su quegli aspetti del loro ministero che riguardano la cura delle anime, la liturgia e altre opere dell'apostolato (Cfr. CIC 678). Tutta l'attività pastorale infatti deve essere svolta in uno spirito di comunione con la Chiesa locale e di rispetto per i suoi legittimi pastori (Cfr. RMi 66).


7. La Chiesa in Ghana può certamente essere fiera del suo impegno per il bene della nazione, come mostra la gamma dei suoi servizi sociali per l'istruzione e la formazione professionale, la sanità e la promozione dello sviluppo agricolo. Il vostro impegno per il bene comune è apparso evidente nella Lettera Pastorale che avete pubblicato insieme ai capi delle altre Comunità Cristiane prima delle ultime elezioni, in cui esortavate alla preghiera e invitavate i cristiani del vostro Paese a un esercizio responsabile della loro cittadinanza. Le sfide implicite nel cambiamento a un sistema di democrazia multipartitica esigono dai cattolici la disponibilità a sostenere lo sviluppo politico del Paese e a prendervi parte. A questo riguardo è particolarmente importante il vostro ruolo di capi della comunità cattolica, che riconoscono l'utilità e la necessità di un dialogo costruttivo con tutti i settori della popolazione circa basi di vita nella società che siano solide e giuste.

Tale dialogo, mentre tenta di mantenere aperti tutti i canali di comunicazione, non vi impedirà di presentare con chiarezza e rispetto le convinzioni della Chiesa, specialmente in relazione a importanti questioni come la libertà religiosa e le obbiettive norme morali che si devono riflettere nella legislazione civile. Io vi incoraggio a continuare il dialogo con le autorità circa la giusta collocazione dell'istruzione religiosa nelle scuole, in accordo con l'insegnamento della Chiesa (Cfr. GE 3).


8. Cari fratelli, nella lieta occasione della vostra visita, mi rallegro con voi nelle grazie che il Signore ha amorevolmente donato al popolo cattolico del Ghana.

Prego perché il vostro servizio pastorale possa essere favorito ampiamente, cosicché nell'unità della mente e del cuore, voi e il vostro popolo vi avviciniate sempre più alle fonti della misericordia di Dio nei Sacramenti e "restiate fondati e fermi nella fede, e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo" (Col 1,23).

Affido voi e le vostre diocesi all'amorevole protezione della Madre di Dio, Maria Santissima, e a voi e a tutti i sacerdoti, ai Religiosi e ai laici del Ghana imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1993-02-22 Data estesa: Lunedi 22 Febbraio 1993





GPII 1993 Insegnamenti - Visita pastorale: omelia durante la celebrazione eucaristica - Parrocchia di San Giuseppe Moscati (Roma)