GPII 1993 Insegnamenti - Ai partecipanti alla V Assemblea Nazionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale - Città del Vaticano (Roma)


1. Sono lieto di accogliervi, in occasione della vostra Assemblea nazionale, che si svolge nel 60 anniversario del "Movimento Laureati di Azione Cattolica", il cui servizio, così importante per il laicato italiano, intendete prolungare e rinnovare alla luce del Vaticano II. Saluto Mons. Salvatore De Giorgi, Assistente Generale dell'Azione Cattolica; con lui saluto l'Assistente centrale uscente del vostro Movimento, P. Enrico Di Rovasenda O.P., che ringrazio per il lungo servizio prestato; rivolgo, al tempo stesso, un cordiale pensiero all'Assistente che gli subentra, Mons. Renzo Gerardi, al quale auguro di compiere un proficuo cammino al vostro fianco. La tematica che orienta il vostro convegno, ispirandovi specifici itinerari di animazione culturale, presenta notevole interesse: "Etica del Dialogo. Carità dell'intelligenza". Appare evidente la connessione col tema dell'ultima Assemblea dell'intera Azione Cattolica Italiana, celebrata nell'aprile scorso: "Azione Cattolica: laici in missione con il Vangelo della carità". Voi volete precisare ed approfondire il ruolo del vostro Movimento all'interno di questo vasto e impegnativo orizzonte missionario: intendete, cioè, chiedervi che cosa significhi per il M.E.I.C. essere "in missione col Vangelo della carità". Ai partecipanti all'Assemblea dell'Azione Cattolica, poc'anzi ricordata, dicevo che una profonda intelligenza della fede e un'efficace evangelizzazione della cultura "domandano un'amorosa e matura conoscenza della verità cristiana, una lettura sapienziale della realtà sociale e storica ed una capacità di dialogo e di comunicazione con tutti, nella logica della piena fedeltà a Dio e all'uomo" (Oss.

Rom., Sabato 25 aprile 1992, p. 5). Queste esortazioni, valide per l'Associazione nel suo insieme, hanno certamente un valore speciale per voi, membri di un Movimento che, da sessant'anni, sceglie di annunciare e testimoniare il Vangelo nel campo vasto e complesso della cultura e delle professioni.


2. A voi, pertanto, è chiesto anzitutto di approfondire la conoscenza amorosa della verità cristiana, in modo sia personale che comunitario. Un efficace apostolato culturale procede sempre da un appropriato e permanente lavoro di educazione dell'intelligenza, svolto in costante sintonia con l'azione dello Spirito Santo, il quale riversa nei cuori l'amore di Dio (Cfr. Rm 5,5). Dire ciò equivale a riaffermare il primato della vita spirituale, in particolare per chi, come voi, si sente sollecitato a cercare idonee mediazioni culturali nel singolare momento storico che stiamo vivendo. Tali mediazioni, proprio perché importantissime e delicate, vanno attentamente studiate alla luce del mistero di Cristo vivente nella Chiesa. Chi rinnova ed approfondisce ogni giorno, anche nella dimensione intellettuale, la propria adesione a Cristo, piena Verità dell'uomo, sarà in grado di elaborare e sperimentare itinerari di dialogo e di confronto con quanti amano la verità, o ne avvertono almeno la nostalgia e la cercano "andando come a tentoni" (Ac 17,27).


3. Indispensabile per voi è, poi, "una lettura sapienziale della realtà". Nella Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, il Concilio Vaticano II afferma: "L'epoca nostra, più ancora che i secoli passati, ha bisogno di questa sapienza, perché diventino più umane tutte le sue nuove scoperte" (GS 15). Essa, la sapienza, "attrae con soavità la mente dell'uomo a cercare e ad amare il vero e il bene, e, quando l'uomo ne è ripieno, lo conduce attraverso il visibile all'invisibile" (). Il terreno, arduo ma affascinante, della ricerca del senso della vita è il vostro più tipico campo di azione: qui, sul problema del senso, si gioca, in ultima analisi, anche il problema etico: la libertà, infatti, senza la verità, si muove come al buio, alla cieca. L'uomo, privo di un progetto che dia senso al suo "affaticarsi sotto il sole" (Cfr. Qoèlet), rischia di smarrirsi. La persona umana, per "fare" il bene, ha bisogno di "essere nel" bene, di "appartenere" al bene, e questo è opera della grazia di Cristo redentore. In tale campo il vostro Movimento è chiamato a spendere i propri "talenti"; qui il Signore vi chiama a lavorare per il suo Regno.


4. Carissimi fratelli e sorelle, la vostra carità sarà allora un "farsi prossimo" del fratello che cerca la verità ed il bene nei "moderni areopaghi" (RMi 37), sui sentieri non di rado intricati della cultura contemporanea. E proprio mediante questa fattiva solidarietà culturale, questa "compassione" intellettuale, potrete sviluppare un proficuo ed appassionante dialogo, anche con chi non condivide esplicitamente la fede in Cristo, anche con chi non si riconosce credente. L'etica del dialogo trova, infatti, nel servizio all'uomo, specialmente al piccolo, all'indifeso, al povero, il suo "laboratorio" ed il suo luogo di inconfutabile verifica.

Cristo si è identificato con "ciascuno di questi fratelli più piccoli" (Mt 25,40 Mt 25,45): ecco la suprema misura della verità delle nostre azioni. La formula il Giudice del bene e del male, che ripete ancora, agli uomini e alle donne del Duemila: "Chi non è con me, è contro di me" (Mt 12,30).

Auguro a ciascuno di voi un fruttuoso cammino di ricerca e di servizio culturale, per il bene della Chiesa e della società. Vi accompagni ogni giorno Maria Santissima, "Sede della Sapienza", e vi sia di incoraggiamento anche l'Apostolica Benedizione, che imparto di cuore a voi qui presenti e a tutti i soci ed Assistenti del vostro Movimento.

Data: 1993-03-06 Data estesa: Sabato 6 Marzo 1993

Alla chiusura degli Esercizi Spirituali nella Cappella "Redemptoris Mater" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La nuova evangelizzazione ci aspetta sempre e dovunque in questo mondo travagliato da diverse miserie e da diversi mali

Cari fratelli della Curia Romana, Celebriamo questo quinto Centenario dell'evangelizzazione dell'America.

Viviamo questo Giubileo insieme con la Chiesa che è in America, soprattutto nell'America Latina. Anche in spirito di penitenza. Ma soprattutto in quello spirito di riconoscenza che ci guida. Ringraziamo Dio per le sue grandi opere, "magnalia Dei". "Ecclesia evangelizans et evangelizata". Questo è il motivo per cui siamo grati, tutti noi della Curia Romana, al nostro fratello, il Vescovo di Rancagua, in Cile, Monsignor Medina, che ci ha portato questa testimonianza della Chiesa in America Latina, non solamente nel suo Paese, ma in tutto il Continente.

"Ecclesia evangelizans et evangelizata". Certamente, gli Esercizi Spirituali sono un punto specifico, si può dire l'apice, di questa realtà, della Chiesa evangelizzatrice ed evangelizzata. Soprattutto, questi Esercizi, qui nella Cappella "Redemptoris mater", nella casa del Vescovo di Roma. Ringraziamo di cuore per questa grande testimonianza dell'evangelizzazione compiuta in mezzo millennio e dell'evangelizzazione nuovamente intrapresa dopo cinque secoli. Ringraziamo il Predicatore per tutto ciò che ha detto, per come ci ha mostrato le vie della salvezza e dell'evangelizzazione, le vie perenni che conducono a Cristo ieri, oggi e sempre. Lo ringraziamo per tutti gli elementi di questi Esercizi, di queste prediche. Lo ringraziamo specialmente per l'esempio, che ci ha portato, di un grande evangelizzatore del primo secolo di evangelizzazione nel Continente latinoamericano, San Turibio de Mongrovejo, veramente un evangelizzatore eroico.

Tutto ciò rimane in noi come un seme divino, gettato dalle mani, dal cuore, dalle parole di un nostro fratello. Vogliamo rendere questo ringraziamento soprattutto alla fonte di ogni bene, di ogni verità, di ogni grazia, e per questo l'ultima parola dei nostri Esercizi è "Magnificat". Maria ci ha insegnato come ringraziare per le grandi opere di Dio, "magnalia Dei". Vogliamo ripetere le sue parole come le ripete ogni giorno tutta la Chiesa. Le vogliamo ripetere in questo momento solenne, pregando insieme affinché questi Esercizi siano una nuova fonte della fede e dell'amore per il Signore, per la sua Chiesa, e della nuova evangelizzazione che ci aspetta sempre e dovunque in questo mondo così travagliato da diverse miserie e da diversi mali. In questo mondo ci aspetta una nuova evangelizzazione. A tutti noi, a tutta la Chiesa. Ma Cristo è ieri e sempre.

Cristo è oggi e sempre.

Cristo come ce lo ha predicato il nostro fratello. Cristo ci ha insegnato ad amare sempre di più, trovando in lui l'identità più profonda della nostra vocazione e della nostra missione.

"Deo gratias!".

Data: 1993-03-06 Data estesa: Sabato 6 Marzo 1993

Recita del Rosario - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Rosario del Papa alla Radio Vaticana

Rivolgo un saluto cordiale ai "miei" Seminaristi del Seminario Maggiore di Roma e li ringrazio per aver partecipato, insieme con i Superiori e i genitori alla preghiera mariana di questa Sera. Maria Santissima aiuti voi, carissimi e i vostri cari a cogliere il senso profondo del tempo che state vivendo, nel quale il Sigonre vi educa a diventare ministri della sua Famiglia, la Chiesa.

Un particolare pensiero va poi al numeroso gruppo di studenti delle università romane, con l'augurio che ciascuno, nella propria esistenza, possa fare la sintesi fra la riceca intellettuale e l'attenzione verso i fratelli: la verità, infatti, deve dar prova di se stessa nell'amore sincero del prossimo. Saluto, inoltre, i pellegrini delle parrocchie di San Nicolo', in Fai di Paganella (Trento); dello Spirito Santo, in Parma; di San Giovanni Battista, in Soliera (Modena); di Santa Vittoria, in Carsoli (L'Aquila); e di Maria Santissima delle Grazie e dei Santi Giovanni Battista e Giovanni evangelista, in Castelvetere sul Calore (Avellino).

Auguro a tutti che il pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli colmi delle grazie desiderate le famiglie e doni alle rispettive Comunità un rinnovato slancio missionario.

Data: 1993-03-06 Data estesa: Sabato 6 Marzo 1993

Angelus della II domenica di Quaresima - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "E' ora di tornare a Dio"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. "L'occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia".

Queste parole, tratte dalla liturgia dell'odierna domenica di Quaresima, ci invitano ad essere attenti allo sguardo di Dio. Ne abbiamo immenso bisogno! Ne ha bisogno l'intera umanità che sta vivendo un'ora veramente difficile. Come, infatti, tacere dinanzi al triste spettacolo di soprusi e inaudite crudeltà che sembrano gettare individui e popolazioni sull'orlo del baratro? Come può accadere che nel nostro secolo, secolo della scienza e della tecnica, capace di penetrare i misteri dello spazio, ci si possa ritrovare impotenti testimoni di raccapriccianti violazioni dell'umana dignità? Non dipende, forse, dal fatto che la cultura contemporanea va inseguendo, in larga misura, il miraggio di un umanesimo senza Dio, e presume di affermare i diritti dell'uomo, dimenticando, anzi talora conculcando, i "diritti di Dio"?


2. E' ora di tornare a Dio! Si, carissimi Fratelli e Sorelle, il mondo ha bisogno di Dio, spesso così poco creduto e adorato, così poco amato e obbedito. Egli non tace, ma chiede l'umile silenzio dell'ascolto. Il suo infinito rispetto per la nostra libertà non è debolezza: Egli ci tratta da figli. Lasciamo che la sua parola tocchi il nostro cuore. Egli è la speranza dell'uomo ed il fondamento della sua autentica dignità. Alla prova dei fatti, si è dimostrata cieca ogni ideologia che ha voluto porre l'uomo in alternativa a Dio, la creatura al Creatore, "Senza il Creatore - ammonisce il Concilio - la creatura svanisce" (GS 36).

Certo, è giusto e doveroso affermare e difendere i "diritti dell'uomo"; ma prima ancora occorre riconoscere e rispettare i "diritti di Dio". Trascurando questi, si rischia, oltretutto, di vanificare anche quelli: "Se manca il fondamento divino e la speranza della vita eterna - afferma ancora il Concilio - la dignità umana viene lesa in maniera assai grave" (GS 21). Consentitemi di gridarlo forte: "E' ora di tornare a Dio!". A chi non ha ancora la gioia della fede, è chiesto il coraggio di cercarla con fiducia, perseveranza e disponibilità. A chi ha già la grazia di possederla, è domandato di apprezzarla come il tesoro più prezioso della sua esistenza, vivendola fino in fondo e testimoniandola con passione. Di fede, di fede autentica e profonda ha sete il nostro mondo, perché solo Dio può soddisfare appieno le aspirazioni del cuore umano.


3. Bisogna tornare a Dio: riconoscere e rispettare i diritti di Dio! Chiediamo alla Vergine Santa questa rinnovata consapevolezza. La sua presenza ammonitrice e materna tante volte si è fatta sentire, anche nel nostro secolo: sembra quasi che ella voglia avvertirci dei pericoli che incombono sull'umanità. Alla forza oscura del male, Maria ci chiede di rispondere con le pacifiche armi della preghiera, del digiuno, della carità: ci addita Cristo, ci porta a Cristo. Non deludiamo le attese del suo cuore di Madre.


4. Fratelli e sorelle nel SIgnore, ieri mi ha fatto visita il Sindaco di Sarajevo, il quale mi ha confermato l'aggravarsi delle tragiche notizie che da più di un anno ci giungono dalle martoriate popolazioni della Bosnia-Erzegovina. Le cifre impressionanti di morti, di feriti, di donne violentate, di internati in campo di concentramento e deportati per l'iniqua operazione di pulizia etnica, quali ci erano state comunicate in gennaio, ad Assisi, dal Capo di quella comunità musulmana e dai Vescovi delle diocesi di Sarajevo, Banja Luka e Mostar, sono ora ancor più drammatiche. Da parte mia, ho rinnovato al Sindaco di Sarajevo l'espressione della solidarietà di tutta la Chiesa cattolica con quelle popolazioni, e l'ho assicurato che la Santa Sede continuerà ad usare tutti i mezzi che ha a disposizione per contribuire a metter fine a quest'inutile strage. Per questo, sento il dovere di lanciare ancora una volta un appello accorato a tutti gli uomini di buona volontà affinché continuino nel nobile sforzo d'inviare aiuti umanitari, anche a costo di gravi sacrifici, alle popolazioni più colpite dalla guerra. Ancora una volta, sento imperioso il dovere di ricordare a tutti i responsabili del dramma balcanico che la guerra di aggressione è indegna dell'uomo e grida vendetta al cospetto di Dio; che la distruzione fisica o morale dell'avversario è un crimine; e che la conquista territoriale attuata con la forza è inaccettabile. In nome di Dio, invito tutti a deporre le armi! Non è mai troppo tardi per riparare il male compiuto e per ricostruire una nuova patria!

Data: 1993-03-07 Data estesa: Domenica 7 Marzo 1993

Omelia nella parrocchia della Trasfigurazione - Monteverde Nuovo (Roma)

Titolo: La comunione è alla base della missione!

"Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro" (Mt 17,1-2).


1. Carissimi fratelli e sorelle, nella seconda Domenica di Quaresima la liturgia ci fa contemplare il mistero della Trasfigurazione di Cristo, costantemente richiamato in questa vostra chiesa dalla grande tela che sovrasta l'altare. Si tratta di un dono di un mio predecessore, il Papa Pio XI, ed è una pregevole riproduzione del capolavoro di Raffaello. Domina la scena la figura di Gesù dal volto splendente "come il sole" e dalle vesti "candide come la luce". Egli, dice il Vangelo, "fu trasfigurato davanti a loro". "Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno - narra l'evangelista Luca -; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui" (Lc 9,32). Si tratta di Mosè ed Elia, due fra i maggiori protagonisti della storia della salvezza, grandi amici di Dio, che guidarono il popolo ebraico ad accogliere l'Alleanza e ad esserle fedele, prefigurando nelle azioni e nell'insegnamento profetico il futuro Messia.


2. "Signore è bello per noi stare qui" (Mt 17,4). Possiamo immaginare lo stupore dei tre discepoli di fronte alla visione. Erano abituati a vedere Gesù nell'umile aspetto della sua quotidiana umanità e quanto grande fu la loro meraviglia ed emozione di fronte allo splendore di Gesù trasfigurato! La proposta di Pietro di innalzare tre tende, una per Gesù, una per Mosè e una per Elia, esprime il desiderio di far durare il più possibile questo momento di grazia e di incontenibile gioia. "Signore, è bello per noi restare qui"! Sul Tabor Gesù offre ai discepoli prediletti un'anticipazione della gloria della risurrezione, uno squarcio di cielo sulla terra, un assaggio del "paradiso". Pietro "stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: Questi è il mio figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.

Ascoltatelo" (Mt 17,5). E' una vera manifestazione di Dio, che ricorda le "teofanie" sperimentate dagli antichi patriarchi, ed è simile a quella avvenuta presso il fiume Giordano, dopo il battesimo del Redentore. Come allora, anche qui si rivela una presenza trinitaria: la voce del Padre, la persona del Figlio incarnato e la nube luminosa, simbolo dello Spirito Santo, al pari della colomba posatasi sul Cristo battezzato dal precursore. I sentimenti degli Apostoli mutano: alla gioia subentra un "grande timore"; cadono con la faccia a terra. "Gesù si avvicino e, toccatili, disse: Alzatevi e non temete. Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo" (Mt 17,7-8).


3. Il mistero della Trasfigurazione si compie in un momento ben preciso della predicazione di Cristo della sua missione, quando cioè egli inizia a confidare ai discepoli di dover "salire a Gerusalemme e soffrire molto, ... e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno" (Mt 16,21). Con riluttanza essi accolgono il primo annuncio della passione e il divino Maestro, prima di ribadirlo e confermarlo, vuole dar loro la prova del suo totale radicamento nella volontà del Padre perché davanti allo scandalo della croce essi non abbiano a soccombere. La passione e la morte saranno infatti la via per la quale il padre celeste farà giungere alla gloria "il Figlio prediletto", risuscitato dai morti. Questa sarà d'ora innanzi anche la via dei suoi discepoli. Nessuno giungerà alla luce se non attraverso la croce, simbolo delle sofferenze che affliggono l'umana esistenza. La croce viene, così, trasformata in strumento di espiazione dei peccati dell'intera umanità.

Unito al suo Signore nell'amore, il discepolo partecipa alla sua passione redentrice. perciò san Paolo, nella lettura odierna, esorta Timoteo con queste parole: "Soffri anche tu insieme con me per il Vangelo, aiutato dalla forza di Dio. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa" (2Tm 1,8-9). La sofferenza per il credente non è che un passaggio temporaneo, una condizione transitoria. Gesù - ribadisce l'Apostolo - "ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del Vangelo" (2Tm 10). Il punto di arrivo della nostra esistenza è dunque luminoso come il volto del Messia trasfigurato: in lui è la salvezza, la beatitudine, la gloria, l'amore di Dio senza limiti. Come, pertanto, non essere pronti alla sofferenza che conduce a questo traguardo? Essa trae senso dall'impegno a convertire la nostra debole natura alle esigenze del bene. Essa tiene conto dei limiti fisici e spirituali delle nostre persone e dei quotidiani rapporti sociali, inquinati purtroppo dall'egoismo e dal peccato che rendono faticoso il nostro cammino spirituale. La Trasfigurazione ci mostra, alla fine, la prospettiva di un cambiamento fondamentale e soprannaturale nello stesso tempo, di una vittoria e di un annuncio della Pasqua di Cristo, un annuncio della Croce e della Risurrezione. E' già Cristo trasfigurato, quel Cristo che dopo la sua Risurrezione dovranno vedere con i propri occhi gli stessi Apostoli e tanti altri testimoni della sua Risurrezione.

Testimoni di questa novità del mondo che la sua Risurrezione inaugura e la Trasfigurazione preannuncia.


4. Carissimi fratelli e sorelle, Gesù ci ha dato i mezzi per affrontare vittoriosamente il buon combattimento della fede, nella fedeltà alla sua parola e nell'umile adesione alla Croce. Ascoltando assiduamente il Vangelo, celebrando il Mistero salvifico nei Sacramenti e nella Liturgia eucaristica, si diventa capaci di annunciare e testimoniare la novità cristiana con una disponibilità generosa e pronta. Non da soli, pero, ma inseriti nel Corpo di Cristo che è la Chiesa, sacramento universale di salvezza. La Chiesa è la grande comunità dei credenti in Gesù Cristo, guidata dai Pastori da lui scelti. Egli, nel suo amore per gli uomini, ha costituito i Dodici come suoi testimoni e ad essi ha affidato la custodia della fede e la continuazione della sua opera, sotto la guida di Pietro.

Gli Apostoli e i loro successori hanno dato vita alle Chiese particolari, tra le quali si distingue la nostra Chiesa di Roma, la Diocesi di Pietro e dei suoi successori. E così la Chiesa ha ricevuto il mistero pasquale di Cristo, la sua morte, la sua Croce e la sua Risurrezione e ha ricevuto anche questo mistero della Trasfigurazione, preannuncio della vittoria, di Cristo glorioso sotto la condizione umana debole e peccatrice. Mi congratulo con voi, con questa parrocchia, per avere come mistero titolare della vostra comunità il mistero della Trasfigurazione. Ci dice tanto, ci porta tanta speranza, ci dà tanto senso alla nostra esistenza, ai nostri lavori, alle nostre sofferenze. Trasfigurazione: siamo tutti partecipi, siamo tutti destinatari di questa Trasfigurazione in cui Gesù ci preannuncia la sua Pasqua e la vita eterna per ciascuno di noi.


5. A partire dal Concilio Vaticano II è andata crescendo nelle varie componenti della Comunità ecclesiale di Roma la consapevolezza di essere una peculiare realtà diocesana. Tale presa di coscienza ha ispirato anche la celebrazione del Sinodo pastorale, che, dopo un'accurata preparazione e uno svolgimento lodevole, si avvia adesso alla sua conclusione operativa. Mille e duecento delegati, rappresentanti di tutte le realtà della Diocesi, hanno lavorato nei mesi scorsi alla redazione di un testo sinodale che mira a rispondere alle presenti e future necessità pastorali della Città. Scopo primario del Sinodo, come a voi è ben noto, è di dar impulso ad una rinnovata ed aperta evangelizzazione in vista del terzo Millennio cristiano.

Affinché ciò avvenga è necessario che cresca sempre più la collaborazione e l'intesa tra i fedeli, le parrocchie, le associazioni, gli istituti religiosi, le università e le scuole cattoliche, superando la tentazione di chiudersi in ristretti interessi o di adagiarsi in un impegno limitato e circoscritto. La comunione è alla base della missione! Essa si fonda sulla piena condivisione dell'unica fede. Le parrocchie, pertanto, che costituiscono le cellule fondamentali di ogni Chiesa particolare, sono chiamate a vivere la loro fedeltà al Vangelo in piena sintonia tra di loro e con l'intero presbiterio diocesano.

Occorre aprirsi alla collaborazione interparrocchiale nelle Prefetture e nella Diocesi.


6. Anche a voi, cari parrocchiani della Trasfigurazione, rivolgo questo invito e so di poter contare sulla vostra generosità, largamente testimoniata dalle molteplici attività che voi conducete giorno per giorno con costante entusiasmo.

Vi accompagno con la preghiera, e domando al Signore di sorreggervi nella fatica, confortarvi nelle sofferenze e nelle prove, consolidandovi nella fede e nella carità. Con tali sentimenti, mi è gradito insieme al Cardinale Vicario, il Vescovo di Settore, Monsignor Cesare Nosiglia, salutare tutti voi: il vostro parroco, don Viscardo Lauro, e i sacerdoti suoi collaboratori. Desidero inoltre rivolgere un grato pensiero ai Religiosi e alle Religiose che dimorano nel territorio parrocchiale, agli operatori sanitari e ai malati dei vicini ospedali. Saluto con affetto e abbraccio le famiglie, le giovani coppie, i ragazzi e le ragazze, i bambini e gli anziani che, per la loro fragilità, domandano più cura ed attenzione. Per tutti invoco da Dio e da Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, grazie abbondanti di serenità e di gioia.


7. "Donaci, Signore, la tua grazia: in te speriamo!". Quest'invocazione, che abbiamo poco fa ripetuto nel Salmo responsoriale, ci accompagni lungo il cammino di conversione proprio della Quaresima. Mai si distolga il nostro sguardo da Cristo. "Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del Vangelo" (2Tm 1,10). Aprici, o Dio, all'ascolto del tuo Figlio! Fa' che "accettando nella nostra vita il mistero della croce, possiamo entrare nella gloria del tuo regno" (Colletta). così prega la Chiesa in questa seconda Domenica di Quaresima. Amen!

Data: 1993-03-07 Data estesa: Domenica 7 Marzo 1993

Ai bambini della parrocchia della Trasfigurazione - Monteverde Nuovo (Roma)

Titolo: La missione della chiesa è la tasfigurazione dell'uomo e del mondo

Vi saluto nel nome di Gesù Cristo.

E' nel suo nome che siamo qui radunati. Saluto tutti i presenti cominciando dai più piccoli, perchè qui si tratta della parrocchia più piccola, più giovane e anche più aperta al futuro. Il futuro siete voi, ma, grazie a Dio, sono anche con voi i vostri genitori, i vostri insegnanti, i catechisti. Oggi celebriamo la Trasfigurazione di Gesù. A questo mistero è dedicata la vostra parrocchia. Si tratta di un mistero molto vissuto dalla Chiesa e in special modo dalla Chiesa d'Orente. E' la rivelazione di Gesù. In primo luogo voglio ringraziare il vostro collega, il vostro amico che ha parlato; ho ascoltato quanto ha detto con molto piacere. Ha quasi fatto una predica a tutti noi. Ringrazio anche la vostra compagna che mi ha recato i doni in vostro nome. Grazie dei doni e di tutto.

E' caratteristico che Gesù ha preso con sè in questa montagna, il Tabor, gli Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Al termine della sua missione Gesù dirà a tutti gli Apostoli di andare in tutto il mondo e di predicare il Vangelo a tutte le nazioni. Sono le parole ultime che Gesù ha lasciato agli Apostoli e a tutta la Chiesa. Quando sono entrato qui ed ho visto tanti ragazzi, ragazze e giovani ed anche tanti genitori, catechisti e suore, ed i sacerdoti naturalmente, ho pensato a queste parole.

Gesù ha trasmesso ai suoi Apostoli il suo mistero. Questo mistero compie tutta la realtà di Dio Uno e Trino, la nostra salvezza e la nostra redenzione. E poi ci offre anche un grande messaggio sulla persona umana, sull'uomo, su ciascuno di noi. Gesù ci ha lasciato dentro l'esperienza suprema della sua presenza, del suo Vangelo, dei suoi miracoli e soprattutto dentro l'esperienza della sua Croce e della sua Risurrezione. E' stupendo che tutto questo Gesù abbia lasciato ai Dodici, semplici pescatori, ma aveva grande fiducia nella forza di questo mistero rivelato. E' la forza dello Spirito Santo che doveva accompagnare questi Apostoli e la Chiesa di generazione in generazione.

Direi che Gesù aveva grande fiducia in voi, nella nostra generazione, nella Chiesa di Roma, in noi tutti: il Cardinale Vicario, Mons. Vescovo del vostro Settore, suore, catechisti, catechiste, insegnanti. Voi tutti siete destinatari di questa Parola: voi tutti avete ben capito che queste parole si riferiscono a noi tutti. Voi siete in questa parrocchia insieme al vostro parroco e gli altri sacerdoti, ma siete nello stesso tempo nostri collaboratori, miei collaboratori.

Vi ringrazio per questa trasmissione della fede. Oggi sentitevi anche voi partecipi come Pietro, Giacomo e Giovanni di questa Trasfigurazione: mistero stupendo della vita e della missione messianica di Gesù. Sentitevi partecipi come gli Apostoli e cercate con la stessa fede e con la stessa forza dello Spirito Santo di trasmettere questa fede alle nuove generazioni, ai vostri figli, ai vostri nipotini. I giovani, i ragazzi e le ragazze non si sentono solamente osservatori, come quelli che ricevono una cosa ma si sentono già destinati ad essere anche loro quelli che trasmetteranno questa fede, questo Vangelo, questo messaggio divino, questa realtà Gesù Cristo e il suo mistero. Trasmetteranno agli altri, ai futuri, e si preparano a questo. Questo clima, questa atmosfera è giusta. così deve essere un ambiente catechistico in ogni parrocchia. Mi congratulo con la vostra parrocchia. Qui il mistero della Trasfigurazione è ben vissuto specialmente in questo ambiente di ragazzi così importante per il futuro di questa comunità. La Trasfigurazione di Gesù è un mistero, ma certamente attraverso questo mistero il Padre celeste che dice a Gesù: "Ecco il mio Figlio prediletto" già mostra quasi attraverso la Croce che è vicina la Pasqua di Risurrezione. Ed il futuro che deve emergere da questa Pasqua, da questa Risurrezione, da questo mistero pasquale è un futuro di trasfigurazione. La missione della Chiesa è la trasfigurazione del mondo, dell'uomo soprattutto.

Questa è la sua missione, la sua lotta continua. Questa lotta evangelica si fa soltanto con le sole armi spirituali.

Mi congratulo con la vostra comunità. Che queste armi spirituali siano sempre a diposizione della parrocchia, del vostro quartiere, per collaborare alla trasformazione del mondo. Il mondo deve essere trasfigurato ad immagine di Gesù Cristo Figlio di Dio e tutti noi in questo compito abbiamo la nostra parte, la nostra vocazione ed anche così possiamo realizzare noi stessi in Cristo Gesù.

Data: 1993-03-07 Data estesa: Domenica 7 Marzo 1993

Ai giovani della parrocchia della Trasfigurazione - Monteverde Nuovo (Roma)

Titolo: Nel nome della Trasfigurazione vi auguro di dare un volto nuovo alla società

Vi vedo con grande gioia in quest'aula in cui ho visto prima i bambini.

Era il vostro ieri. Il vostro oggi è così come ci vediamo adesso. Penso che il mistero della Trasfigurazione dice molto a noi tutti alla Chiesa. A questo mistero è particolarmente sensibile la Chiesa d'Oriente. Ma dice forse soprattutto ai giovani perché Cristo che deve essere tra poco crocifisso umiliato assassinato per poi risorgere, Cristo emarginato tra i più emarginati del mondo nella sua passione. Ma prima di questi eventi terribili il Padre celeste dice: "Questi è il mio Figlio prediletto" nella sua umiliazione, nella sua emarginazione non sarà mai emarginato perché è mio Figlio e Lui lo farà da mio Figlio perché è mio Figlio perché Lui mi ama e ama tutti voi e per tutti voi si lascerà calpestare, distruggere, crocifiggere. La Trasfigurazione ci parla anche di un divino progetto sul mondo. Il mondo deve essere trasfigurato alla somiglianza di Cristo. Il mondo vuol dire noi, ciascuno di noi. Voi, giovani, siete molto sensibili a questa realtà della trasfigurazione del mondo e di se stessi, di cambiare e di migliorare le realtà umane. Nel nome della Trasfigurazione vi auguro questo e vi ringrazio anche per la vostra ospitalità che dimostrate verso i fratelli stranieri che non si sentono emarginati in questa comunità parrocchiale e in questa vostra comunità giovanile.

Il Signore vi benedica.

Data: 1993-03-07 Data estesa: Domenica 7 Marzo 1993

Saluto di commiato dalla parrocchia della Trasfigurazione - Monteverde Nuovo (Roma)

Titolo: Vi lascio come meditazione il mistero della Trasfigurazione

Mi dice il vostro parroco che siete contenti. Allora voglio dirvi che anche io sono contento. Vi ringrazio per questo incontro e per questa buona accoglienza. Vi lascio come meditazione il mistero della Trasfigurazione specialmente durante questo tempo di Quaresima che ci porta alla celebrazione della Pasqua del Signore.

Data: 1993-03-07 Data estesa: Domenica 7 Marzo 1993

Saluto del Papa a un gruppo dalla Francia e augurio per la festa della Donna - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le donne di tutto il mondo possano sempre esprimere la ricchezza del loro "genio" e attuare così la loro vera promozione

Domani, otto marzo, si celebra la Giornata della Donna.

Dopo aver invocato insieme Maria, Vergine e Madre del Redentore, desidero ora farmi voce di un grande "grazie", che sale dalla Chiesa intera al Signore per il dono della donna, "per tutte le donne e per ciascuna" (Mul. Dign., n. 31). Maria di Nazareth tutti ci rappresenta, ma la sua figura "proietta luce sulla donna in quanto tale" (Red. Mt 46): in lei Dio ha voluto affidarsi alla libertà ed all'amore di una donna. Ogni donna, dunque, può vivere una relazione singolare con la Madre del Redentore, e, in tale relazione, trovare il segreto per esprimere degnamente la propria femminilità. Ecco, pertanto, il mio augurio per la Giornata di domani alle donne di tutto il mondo: che possano sempre esprimere la ricchezza del loro "genio" ed attuare così la loro vera promozione.

Data: 1993-03-07 Data estesa: Domenica 7 Marzo 1993




Lettera a padre Jean-Louis Bruguès - Città del Vaticano (Roma)


GPII 1993 Insegnamenti - Ai partecipanti alla V Assemblea Nazionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale - Città del Vaticano (Roma)