GPII 1993 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Siviglia (Spagna)

Recita dell'Angelus - Siviglia (Spagna)

Titolo: Ave verum Corpus natum de Maria Virgine

Ave verum corpus natum de Maria Virgine!


1. In questo momento dell'Angelus, quando il Popolo di Dio ricorda l'Annunciazione alla Vergine Maria e il mistero dell'Incarnazione, la fede e la pietà della Chiesa si concentrano dinnanzi a Cristo, figlio della Vergine Maria, Luce delle genti, presente nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia, offerto al Padre come vittima gloriosa di riconciliazione nel sacrificio della nuova ed eterna alleanza, e consegnato a noi come Pane di vita.

San Giovanni ha voluto unire nel suo Vangelo la rivelazione del mistero eucaristico e l'evocazione dell'Incarnazione. Gesù è pane vivo sceso dal cielo per la vita del mondo (Cfr. Jn 6,51). Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Questo ci porta all'Annunciazione, quando l'Angelo del Signore comunico la buona novella a Maria, che per il suo consenso libero e pieno di amore, concepi nel suo seno il Verbo, per opera dello Spirito Santo.


2. Esiste, infatti, un legame strettissimo tra l'Eucaristia e la Vergine Maria che la pietà medievale ha racchiuso nell'espressione "Caro Christi, Caro Mariae": la carne di Cristo nell'Eucaristia è, sacramentalmente, la carne ricevuta dalla Vergine Maria. Per questo, ho voluto mettere in rilievo nella lettera Enciclica Redemptoris Mater che "Maria guida i fedeli all'Eucaristia" (n.44).

Siviglia, città eucaristica e mariana per eccellenza, ha come segno di gloria della sua fede cattolica due grandi amori: l'Eucaristia e Maria. Due misteri che si riflettono nell'esaltazione della presenza reale di Gesù nel Corpus Domini di Siviglia e nella pura devozione all'Immacolata Concezione della Vergine.

Due misteri radicati nella più profonda religiosità popolare, nelle diverse confraternite, nella danza dei "Seises", riservata a due feste durante l'anno: il Corpus Christi e l'Immacolata Concezione.

Ave verum corpus natum de Maria Virgine... Ave Maria, gratia plena...


3. L'Eucaristia e Maria, il Corpus e l'Immacolata. Due fari di luce della fede cattolica di Siviglia, due fonti di rinnovamento spirituale e sociale per tutti i sivigliani. Due messaggi e due doni che la Chiesa di Spagna ha portato con la sua Evangelizzazione nelle terre d'America in cui si sono radicate la fede nell'Eucaristia e la devozione filiale alla Vergine.

Da questa Statio Orbis di Siviglia, desidero annunciare che il prossimo Congresso Eucaristico Internazionale sarà celebrato nella città di Wroclaw (Polonia), nel 1997. Ringraziando Dio perché un avvenimento ecclesiale così significativo possa essere di nuovo celebrato in quella parte d'Europa che dopo una dura prova è rinata nella libertà, affido alla materna protezione di Nostra Signora di Czestochowa la preparazione e lo sviluppo di quel futuro incontro su Gesù Sacramento, con cui si vuole dare un rinnovato impulso all'azione della Chiesa, specialmente nei Paesi dell'Europa centrale.


4. La nostra azione di ringraziamento al Padre per tutti i suoi benefici diventa anche gratitudine filiale a Maria, l'umile serva del Signore, colei che è piena di grazia, l'Immacolata, che accogliendo il Verbo nel suo ventre, ha reso possibile il mistero dell'Eucaristia; e chiediamo al Verbo che si è fatto carne che continui ad abitare nei nostri cuori, che sia presenza e compagnia, viatico per il nostro cammino e luce per tutte le genti.

Data: 1993-06-13 Data estesa: Domenica 13 Giugno 1993

Con i delegati al Congresso Eucaristico Internazionale - Siviglia (Spagna)

Titolo: E' l'amore di Cristo che ci ha riuniti

Cari Delegati Nazionali, partecipanti a nome delle vostre comunità ecclesiali al XLV Congresso Eucaristico Internazionale di Siviglia.


1. Convocati da Cristo, luce delle genti, siamo giunti come pellegrini nella città di Siviglia, per celebrare nell'Eucaristia il mistero della salvezza che Dio offre a tutti gli uomini, e che la Chiesa proclama e rinnova ogni giorno.

E' la Chiesa che celebra l'Eucaristia e, come insegna il Concilio Vaticano II, essa "è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). Nella celebrazione dell'Eucaristia si manifesta chiaramente l'unità del Corpo mistico di Cristo. così indica il Catechismo della Chiesa Cattolica: "L'Eucaristia fa la Chiesa. E coloro che ricevono l'Eucaristia si uniscono più strettamente a Cristo. E Cristo li unisce tutti in un solo corpo: la Chiesa" (CEC 1396). Il mistero pasquale di Cristo, la celebrazione dei misteri della nostra redenzione nel Sacramento dell'altare, ci spinge, nello stesso tempo, a "promuovere l'inalienabile dignità di tutto l'essere umano per mezzo della giustizia, della pace e della concordia; a offrire se stesso generosamente come pane di vita per gli altri, affinché tutti si uniscano realmente nell'amore di Cristo" (Omelia "Statio orbis", Seul, 8 ottobre 1989, n. 6).


2. Questo Congresso Eucaristico non è solo un avvenimento internazionale per la presenza e partecipazione di tanti fratelli che dai cinque continenti si sono dati appuntamento a Siviglia. E', in modo particolare, un segno della cattolicità, in cui risplende l'unità della Chiesa nell'unico Corpo di Cristo. Di ciò date testimonianza anche voi, come Delegati Nazionali per i Congressi Eucaristici Internazionali, che partecipate a questo incontro.

Insieme al mio saluto fraterno e affettuoso, desidero far presente che il vostro lavoro è molto apprezzato dalla Chiesa e - come ho ricordato in altre occasioni - la riuscita di ogni Congresso dipende in gran parte da coloro che, sotto la direzione dei Vescovi, preparano i programmi e organizzano il loro avvio (Cfr. Discorso al Comitato Pontificio per i Congressi Eucaristici, 7 novembre 1991, n. 2). I Delegati Nazionali, con l'approvazione e le direttive dell'autorità ecclesiastica, animano la preparazione pastorale dei fedeli nelle loro rispettive Chiese particolari e si incaricano della adeguata partecipazione locale ad ogni Congresso. A voi spetta, dunque, in larga misura dare impulso alla catechesi sul mistero eucaristico alimentando nei cristiani una crescente partecipazione alla vita liturgica, che porti all'accoglienza della parola di Dio, al dono di sé e al sentimento fraterno della comunità; senza dimenticare, d'altra parte, la scrupolosa realizzazione di iniziative e di opere sociali, come testimonianza del fatto che la mensa eucaristica significa solidarietà e partecipazione con i poveri e annuncio di un mondo più giusto e fraterno, mentre si attende la venuta del Signore (Cfr. Statuti, 19,20).


3. Desidero esprimere la mia viva gratitudine a S. Em. il Card. Edouard Gagnon, Presidente del Comitato Pontificio per i Congressi Eucaristici Internazionali, così come a tutti i membri di questo Comitato, specialmente al Segretario. Allo stesso modo ringrazio S.E. l'Arcivescovo di Siviglia, il Comitato Locale e la Segreteria Generale di Siviglia, così come quanti nelle diverse commissioni e gruppi di volontari hanno reso possibile, con la loro dedizione e impegno, ciò che abbiamo potuto celebrare con tanto fervore, questo XLV Congresso Eucaristico Internazionale.

A tutti i Delegati Nazionali voglio manifestare ancora una volta la viva riconoscenza della Chiesa per il generoso sforzo prestato nell'attività catechetica, nell'animazione pastorale e nella valida collaborazione per la buona riuscita del Congresso. Rivolgo un affettuoso saluto a quei Delegati che partecipano per la prima volta a un Congresso Eucaristico Internazionale, in particolare a quelli del centro Europa. Le attuali celebrazioni terminano con la "Statio Orbis", ma il vostro lavoro continua nelle vostre Chiese particolari, per rendere sempre più presente e operante nei fedeli il senso universale e missionario dell'Eucaristia. Tornando nei vostri paesi d'origine, condividete con i vostri fratelli i doni con cui il Signore ci ha benedetto durante i giorni del Congresso. E' l'amore di Cristo che ci ha riuniti; è la luce di Cristo che ci ha illuminati; è il Pane vivo, il Corpo di Cristo, che ci ha nutriti per la vita eterna. Questo mistero d'amore, l'incommensurabile amore di Cristo, è ciò che celebriamo nell'Eucaristia e abbiamo voluto mostrare al mondo in questo Congresso Eucaristico Internazionale, che oggi si conclude a Siviglia.

In fervida azione di grazie a Dio Padre per i doni ricevuti, e ricordando con animo riconoscente tante persone che, nella Chiesa universale, si sono unite spiritualmente in preghiera alle nostre celebrazioni in onore di Gesù Sacramento, invoco su tutti voi la benedizione del Signore.

Data: 1993-06-13 Data estesa: Domenica 13 Giugno 1993

Messa nella "Avenida de Andalucia" - Spagna

Titolo: Maria conosce l'infinita potenza della grazia della Redenzione




1. "Lo Spirito Santo scenderà su di te" (Lc 1,35).

Queste parole che l'Arcangelo Gabriele rivolge a Maria a Nazaret sono un'eco di quelle che abbiamo ascoltato nella prima lettura del profeta Isaia, quando annuncia che "un germoglio spunterà dal tronco di Iesse" (Is 11,1), cioè, dalla casa di David. L'evangelista San Luca, nel suo racconto dell'annunciazione, preciserà che la Vergine era "sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe" (Lc 1,27).

Maria, che per la potenza dello Spirito Santo concepirà e darà alla luce un figlio che "sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio..." perché "nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,35-36), è la "piena di grazia" (Lc 1,28), la Theotokos, la Madre di Dio, che, insieme a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle della diocesi di Huelva, desidero venerare con questo pellegrinaggio nei Luoghi di Colombo, in ricordo di quella gloriosa impresa che porto la luce del Vangelo al Nuovo Mondo.


2. E' per me motivo di profonda soddisfazione celebrare questa Eucaristia e trovarmi con i figli e le figlie della cara Chiesa onubense. Una Chiesa carica di storia, dato che molti dei suoi uomini sono stati i pionieri, cinquecento anni fa, di quella grande impresa di scoperta e di evangelizzazione, che avrebbe trasformato in realtà geografica e umana la vocazione universale - cattolica - del cristianesimo. Desidero ringraziare vivamente il vostro Vescovo, Mons. Rafael Gonzalez Moralejo, per le gentili parole di benvenuto che ha voluto rivolgermi anche a nome del Vescovo Coadiutore, dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose e dei fedeli.

In coincidenza con il V Centenario della scoperta ed Evangelizzazione dell'America, in questa diocesi sono stati celebrati, lo scorso anno, l'XI Congresso Internazionale Mariologico e il XVIII Congresso Internazionale Mariano, sotto il titolo significativo di "Maria, Stella dell'evangelizzazione" (Cfr. EN 82). Ella fu, in effetti, la stella di quella grande epopea missionaria che porto la luce di Cristo in quelle terre appena scoperte. "Nel nome di Dio e di Santa Maria" - come si legge negli scritti dell'epoca - si imbarcarono con Colombo nel porto di Palos i valorosi marinai di questa terra che fecero dell'oceano una strada per la diffusione del Vangelo.

Il dolcissimo nome di Nostra Signora de la Cinta, la cui venerata immagine ci sovrasta, fu da loro invocato nei momenti di pericolo durante la traversata. E al suo santuario del Conquero andarono a prostrarsi dinanzi a lei di ritorno dal viaggio della scoperta, in segno di riconoscenza e di gratitudine per la protezione materna che aveva concesso loro, Lei che è sempre stata la Patrona particolare dei marinai onubensi.


3. Veniamo quindi, in pellegrinaggio mariano in questa benedetta terra andalusa in una giornata che, con l'aiuto di Dio, mi condurrà anche ai piedi dell'immagine di Nostra Signora dei Miracoli, nel Monastero di La Rabida, e presso la Blanca Paloma, come la chiamate con amore filiale, nel Santuario di El Rocio. Desidero con questo unirmi anch'io in questo momento alla sentita professione di fede rappresentata dagli ultimi Congressi, quello Mariologico e quello Mariano, e allo stesso tempo ringraziare "Maria, Stella dell'evangelizzazione" per la sua materna protezione durante la gloriosa impresa che ha aperto nuove strade al messaggio salvifico del suo divino Figlio. Desidero venerare colei che "tutte le generazione chiamano beata" (Lc 1,48) in questi luoghi in cui il popolo pellegrino della fede ha sperimentato "le grandi opere di Dio" (Ac 2,11).

Abbiamo celebrato, con un pensiero riconoscente e gioioso, il V Centenario di quella grande epopea dei missionari spagnoli, ai quali con la mia presenza a Huelva, culla della scoperta, desidero rendere omaggio a nome di tutta la Chiesa. Ma la Chiesa non può limitarsi solo a rievocare questo glorioso passato. La commemorazione di ciò che è accaduto cinque secoli fa costituisce per essa "un richiamo ad un nuovo sforzo creativo nella sua evangelizzazione" (Omelia a Santo Domingo, 11 ottobre 1984). Il ricordo del passato deve servire da stimolo e da incitamento per affrontare con decisione e coraggio apostolici le sfide del presente.


4. Nel racconto delle nozze di Cana, che abbiamo ascoltato nella lettura del Vangelo di San Giovanni, Maria, avvicinandosi a Gesù, gli dice: "Non hanno più vino" (Jn 2,3). Il ricco simbolismo del vino nel linguaggio biblico ci svela la portata della supplica di Maria a Gesù: manca la manifestazione del potere di Dio, non hanno il vino buono del Vangelo. Maria appare così come la portavoce di Israele e di tutta l'umanità che attende la manifestazione salvifica del Messia, che ha sete del Vangelo, che aspetta con impazienza la Verità e la Luce che solo da Cristo può ricevere. Questo è il vino nuovo, un vino più buono di quello che è venuto a mancare. A Cana ci viene così mostrata "la sollecitudine di Maria per gli uomini, il suo andare incontro ad essi nella vasta gamma dei loro bisogni e necessità" (RMA 21).

"Non hanno più vino" (Jn 2,3). Con queste stesse parole Maria si rivolge oggi ad una società come la nostra che, malgrado le radici profondamente cristiane, ha visto diffondere al suo interno i fenomeni del secolarismo e la scristianizzazione e "reclama, senza alcuna dilazione, una nuova evangelizzazione" (CL 4). La Chiesa, che ha nell'evangelizzazione la sua "grazia e vocazione propria...la sua identità più profonda" (EN 14) non può ripiegarsi su se stessa. Deve ascoltare e far sua la supplica di Maria, che continua ad intercedere come Madre a favore degli uomini che, consapevoli o inconsapevoli di questo, hanno sete del "vino nuovo e più buono del Vangelo". I segni di scristianizzazione che osserviamo non possono essere pretesto per una conformistica rassegnazione o uno scoraggiamento paralizzante, ma anzi la Chiesa vede in essi la voce di Dio che ci chiama a illuminare le coscienze con la luce del Vangelo.


5. E' certo che l'uomo può escludere Dio dall'ambito della propria vita. Ma questo non si verifica senza conseguenze gravissime per l'uomo stesso e per la sua dignità di persona. Voi lo sapete bene: l'allontanamento da Dio porta con sé la perdita di quei valori morali che costituiscono la base e il fondamento della convivenza umana. E la sua assenza produce un vuoto che si pretende di colmare con una cultura - o, meglio, pseudocultura - incentrata sul consumismo sfrenato, nell'ansia di possedere e godere, e che non offre altro ideale se non la lotta per i propri interessi e il piacere narcisista.

La dimenticanza di Dio, l'assenza di valori morali di cui solo Lui può essere il fondamento, sono anche alla radice dei sistemi economici che dimenticano la dignità della persona e della legge morale e considerano il lucro come l'obiettivo primario e l'unico criterio di ispirazione dei propri programmi.

Questa realtà di fondo non è estranea ai penosi fenomeni economico-sociali che si ripercuotono su tante famiglie, come il dramma della disoccupazione - che molti di voi conoscono per averne fatto dolorosa esperienza - e che porta molti uomini e donne - privati di quel mezzo di realizzazione personale che è il lavoro onesto - alla disperazione o ad ingrossare le file degli emarginati sociali.


6. L'allontanamento da Dio, l'eclissi dei valori morali ha favorito anche il deterioramento della vita familiare, oggi profondamente lacerata dall'aumento delle separazioni e divorzi, dalla sistematica riduzione della natalità - anche attraverso l'abominevole crimine dell'aborto - dal crescente abbandono degli anziani, spesso privati del calore familiare e della necessaria comunione fra generazioni. Tutto questo fenomeno di oscuramento dei valori morali cristiani si ripercuote in forma gravissima sui giovani, oggetto attualmente di una sottile manipolazione e vittime, in molti, della droga, dell'alcool, della pornografia e di altre forme di consumismo degradante, che pretendono invano di colmare il vuoto dei valori spirituali con uno stile di vita "orientato all'avere e non all'essere e vuole avere di più non per essere di più, ma per consumare l'esistenza in un godimento fine a se stesso" (CA 36). L'idolatria del guadagno e la sfrenata ansia consumistica di possedere e di godere sono anche alla radice della irresponsabile distruzione dell'ambiente, in quanto spingono l'uomo a "disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà, come se essa non avesse una propria forma e una destinazione anteriore datale da Dio, che l'uomo può, si, sviluppare, ma non deve tradire" (CA 37).


7. E' l'invocazione di questa società che ha bisogno della luce e della verità del Vangelo che ci fanno tornare alla mente le parole di Maria: "Non hanno più vino" (Jn 2,3). Per questo è necessario e urgente un nuovo sforzo creativo nell'evangelizzazione del nostro mondo. La sfida è decisiva e non consente dilazioni né attese. Né c'é motivo di scoraggiarsi dato che per quanto numerose siano le zone d'ombra che offuscano il panorama, sono di più i motivi di speranza che in esso si intravedono: le vostre radici cristiane, la vostra fede in Gesù Cristo, la vostra devozione alla sua divina Madre. Da questo dovete trarre le energie in grado di dare impulso alla nuova evangelizzazione. perciò ripeto oggi alla comunità cristiana di Huelva quelle parole che, durante la mia prima visita pastorale in Spagna, ho rivolto da Santiago di Compostela a tutta l'Europa: "Sii te stessa. Scopri le tue origini. Alimenta le tue radici. Rivivi quei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti" (Discorso, 9.XI.1982).

Un rinnovato sforzo creativo nell'evangelizzazione del nostro mondo è un'impresa per la quale servono sacerdoti, religiosi e religiose. Conosco bene la penuria di vocazioni della vostra Chiesa onubense. perciò, da qui rivolgo un appello a voi giovani di Huelva: Siate generosi! Non siate sordi alla voce di Cristo quando vi chiama a seguirlo nel ministero sacerdotale o nella vita religiosa! La Chiesa ha bisogno di apostoli saldamente radicati in Dio e, allo stesso tempo, esperti del cuore dell'uomo, solidali con le sue gioie e le sue speranze, le sue angosce e le sue sofferenze, annunziatori credibili di proposte di vita cristiana in grado di dare un'anima nuova alla società attuale.


8. La nuova evangelizzazione ha bisogno anche di un laicato adulto e responsabile.

Nella missione evangelizzatrice i laici "hanno un posto originale e insostituibile: per mezzo loro la Chiesa di Cristo è resa presente nei più svariati settori del mondo, come segno e fonte di speranza e di amore" (CL 7). L'evangelizzazione non deve limitarsi all'annuncio di un messaggio, ma: "raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la parola di Dio e col disegno della salvezza" (EN 19). Secondo queste parole, non dobbiamo continuare a conservare una situazione in cui la fede e la morale cristiana si ritirano nell'ambito della più stretta intimità, restando in questo modo prive di qualsiasi influenza sulla vita sociale e pubblica. perciò fin d'ora invito tutti i fedeli laici di Spagna a superare tutte le tentazioni inibitorie e ad assumere con fermezza e coraggio la propria responsabilità nel rendere presente ed operante la luce del Vangelo nel mondo professionale, sociale, economico, culturale e politico, offrendo alla convivenza sociale quei valori che proprio perché autenticamente cristiani sono veramente e radicalmente umani.


9. Cari fratelli e sorelle onubensi: siamo qui riuniti per celebrare l'Eucaristia attorno all'immagine di Nostra Signora de la Cinta, vostra patrona. Ogni giorno, dal suo santuario del Conquero, ella fa giungere alle nostre orecchie la supplica rivolta a suo Figlio durante le nozze di Cana: "Non hanno più vino" (Jn 2,3). Ma ci ripete anche le parole che rivolse ai servi e che costituiscono il suo testamento: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5). L'obiettivo dell'evangelizzazione non è altro che questo: accogliere la parola di Cristo nella fede, seguirla nella vita di ogni giorno, fare di essa il modello ispiratore della nostra condotta individuale, familiare, sociale e pubblica. Permettetemi di ricordarlo con le stesse pressanti parole con cui ho iniziato il mio ministero al servizio della Chiesa universale: "Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo! Aprite al suo potere salvifico i confini degli Stati, i sistemi economici e politici, i vasti settori della cultura, della civiltà, dello sviluppo" (Discorso, 22.X.1978).

La sacra immagine di Nostra Signora de la Cinta, che oggi ci sovrasta, risale all'epoca della scoperta dell'America ed è ricca di contenuto storico e salvifico. Essa è stata testimone di quella storia di grazia e di peccato - come ogni atto umano - che fu l'epopea del Nuovo Mondo. Ma, usando le parole di San Paolo, diciamo che: "laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia" (Rm 5,20). Il racconto del miracolo delle nozze di Cana in Galilea dove, per intercessione di sua Madre, Gesù trasformo l'acqua in vino, simboleggia, in un certo senso, l'insondabile mistero dell'uomo, sempre bisognoso che il potere messianico di Cristo lo trasformi, lo converta in questo "vino nuovo" che il capo dei servi scopri sorpreso.

Colei che invochiamo come Omnipotentia supplex intercederà presso il suo divino Figlio, come alle nozze di Cana, affinché non ci manchi nulla. Sappiamo che la sua intercessione giunge misteriosamente anche fino a dove noi non abbiamo il coraggio di chiedere, come dice la liturgia "quod conscientia metuit et oratio non praesumit" (Colecta. XXIV Domenica dell'anno). Ella sa che "nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,37) poiché, nelle mani di Dio, si è fatto docile strumento della storia della salvezza. Conoscendo l'infinita potenza della grazia della Redenzione - mediante la Croce e la Risurrezione del suo Figlio. Essa, la Theotokos, può dire a tutti e a ognuno: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5). Tutto quello che vi dirà! Maria, Nostra Madre, vi protegga e vi accompagni sempre nel vostro cammino, e vi conduca a Cristo, che è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6).

Amen.Data: 1993-06-14 Data estesa: Lunedi 14 Giugno 1993

Nel Santuario di "Nuestra Senora del Rocio" - Spagna

Titolo: Voglio incoraggiarvi nella autentica devozione a Maria

Carissimi fratelli e sorelle


1. Che la grazia e la pace di Gesù Cristo, il Signore, sia sempre con tutti voi: "rocieros" e pellegrini che da così diversi luoghi siete arrivati in queste maremme di Almonte per riunirvi con il Papa in questo santuario, centro di devozione mariana andalusa, nel quale si venera l'immagine benedetta di Nostra Signora del Rocio.

E' per me motivo di profonda gioia e di azione di grazia concludere la mia visita apostolica alla Diocesi di Huelva visitando questa maremma in cui la Madre di Dio riceve, nel pellegrinaggio di Pentecoste e incessantemente durante tutto l'anno, il vibrante omaggio di devozione dei suoi figli dell'Andalusia e di molti altri luoghi della Spagna. A questa innumerevole moltitudine di pellegrini, ho voluto unirmi oggi, dinanzi a questa bellissima immagine della Vergine, per venerare la nostra Madre celeste.

Ringrazio vivamente per le amabili parole che Mons. Rafael Gonzalez Moralejo, Vescovo di questa diocesi, ha voluto rivolgermi, così come per la presenza dei miei Fratelli nell'Episcopato e per quella dei numerosi e cari sacerdoti, religiosi e religiose che hanno voluto unirsi in questa celebrazione "rociera". La mia gratitudine va anche alle Autorità civili per la loro valida collaborazione nella preparazione di questo incontro per onorare la Colomba Bianca.


2. Quattro anni fa, una numerosissima rappresentanza della vostra Confraternita Madre e delle altre Confraternite del Rocio, accompagnata dal vostro Vescovo, si è messa in cammino ed è venuta in pellegrinaggio a Roma per portarmi il profumo di queste vostre maremme di Almonte e mostrarmi nei vostri volti puri quello bellissimo della Vergine e Signora del Rocio. Oggi sono io che vengo in pellegrinaggio fino a qui per prostrarmi ai piedi di questa sacra immagine, che ci rappresenta e ricorda Maria - Assunta nel corpo e nell'anima al Cielo - e pregare per la Chiesa, per voi e le vostre famiglie, per la Spagna e per tutti gli uomini e le donne del mondo.

In questa occasione, desidero ricordarvi il messaggio che vi rivolsi allora a Roma: "Voglio incoraggiarvi vivamente nella autentica devozione a Maria, modello del nostro pellegrinaggio nella fede, così come nei vostri propositi, come figli della Chiesa e come fedeli laici uniti nelle vostre Confraternite, a dare testimonianza dei valori cristiani nella società andalusa e spagnola" (5 marzo 1989).

La vostra devozione per la Vergine rappresenta una esperienza chiave nella religiosità popolare e, nello stesso tempo, costituisce una complessa realtà socio-culturale e religiosa. In essa, insieme ai valori di tradizione storica, di ambientazione folkloristica e di bellezza naturale e plastica, si coniugano ricchi sentimenti umani di amicizia condivisa, uguaglianza di trattamento e valore di tutto ciò che di bello la vita racchiude nella comune gioia della festa. Ma nelle radici profonde di questo fenomeno religioso e culturale, si scorgono gli autentici valori spirituali della fede in Dio, del riconoscimento di Cristo come Figlio di Dio e Salvatore degli uomini, dell'amore e della devozione alla Vergine e della fratellanza cristiana, che nasce dal saperci figli dello stesso Padre Celeste.


3. La vostra devozione alla Vergine, manifestata nel pellegrinaggio di Pentecoste, nei vostri pellegrinaggi al Santuario e nelle vostre attività nelle Confraternite, ha molto di positivo e di incoraggiante, ma si è anche accumulata su di essa, come voi dite, "la polvere della strada", che è necessario purificare. Occorre quindi, che, attingendo ai fondamenti di questa devozione, siate capaci di dare a queste radici di fede la loro pienezza evangelica; cioè che scopriate le ragioni profonde della presenza di Maria nelle vostre vite come modello nel pellegrinaggio della fede e facciate si che affiorino, a livello personale e comunitario, i genuini motivi di devozione che hanno il loro fondamento negli insegnamenti evangelici.

In effetti, svincolare la manifestazione di religiosità popolare dalle radici evangeliche della fede, riducendola a mera espressione folkloristica o di costume sarebbe tradire la sua vera essenza. E' la fede cristiana, è la devozione a Maria, è il desiderio di imitarla ciò che conferisce autenticità alle manifestazioni religiose e mariane del nostro popolo. Ma questa devozione mariana, così radicata in questa terra di Maria Santissima, ha bisogno di essere illuminata e alimentata continuamente con l'ascolto e la meditazione della parola di Dio, facendo di essa il modello ispiratore della nostra condotta in tutti gli ambiti della nostra esistenza quotidiana.

Vi invito, perciò, tutti a fare di questo luogo del Rocio una vera scuola di vita cristiana, nella quale, sotto la protezione materna di Maria, sotto i suoi occhi materni, la fede cresca e si rafforzi con l'ascolto della parola di Dio, con la preghiera perseverante, con la frequenza dei sacramenti, specialmente della Penitenza e dell'Eucaristia. Questo, e nessun altro, è il cammino per il quale la devozione "rociera" guadagnerà ogni giorno in autenticità.

Inoltre, la vera devozione alla Vergine Maria ci porterà a imitare le sue virtù. Attraverso di lei e con la sua mediazione, scoprirete Gesù Cristo, suo Figlio, vero Dio e vero Uomo, che è l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini.


4. In un toccante incontro con i Vescovi dell'Andalusia, in occasione della loro visita "ad Limina", mi riferivo all'esperienza religiosa popolare con queste parole: "I vostri popoli, che affondano le loro radici nell'antica tradizione apostolica, hanno subito nel corso dei secoli numerose influenze culturali che hanno conferito loro caratteristiche proprie. La religiosità popolare che ne è derivata è frutto della presenza fondamentale della fede cattolica, con una esperienza propria del sacro, che comporta a volte l'esaltazione rituale dei momenti solenni della vita dell'uomo, una tendenza devozionale e una devozione molto festosa. Grazie a Dio!" (Discorso ai Vescovi delle Province Ecclesiastiche di Siviglia e Granada in visita "ad Limina Apostolorum", 30 gennaio 1982, n. 3).

So che, come Confraternite "Rocieras", siete impegnati a imprimere una nuova e autentica vitalità cristiana alla religiosità popolare in questa terra. D'altra parte, è consolante constatare che i vostri Pastori mostrano grande sollecitudine e preoccupazione per promuovere nelle Confraternite una maggiore formazione cristiana e una più attiva partecipazione liturgica e caritativa nella vita della Chiesa, che si traduca in vero dinamismo apostolico. Da parte mia, e facendo appello al sentimento più profondo che, come cristiani e "rocieros" avete in fondo alle vostre anime, voglio incoraggiarvi a ravvivare in voi l'amore e la devozione a Maria, e, tramite Lei, a Cristo, dando così testimonianza di una fede che si fa cultura. Sarebbe un peccato che questa vostra magnifica cultura cristiana, profondamente radicata nella fede, si indebolisse per inibizione o codardia cedendo alla tentazione e alla lusinga - a cui oggi si tende - di rifiutare o disprezzare i valori cristiani che cementano l'opera di devozione a Maria e danno linfa alle radici del Rocio. perciò torno a insistere oggi dinanzi alla Vergine: rendete testimonianza ai valori cristiani nella società andalusa e spagnola.


5. Carissimi sorelle e fratelli "rocieros", sono felice di essere con voi in questa bella serata, qui, in questa splendida località di Almonte e dinanzi a questo Santuario benedetto, nel quale ho appena pregato per la Chiesa e per il mondo. Lei, nostra Madre celeste, Assunta nel corpo e nell'anima al cielo, ho pregato per il vostro popolo andaluso e spagnolo, popolo radicato nella fede dei suoi antenati e che vive una ardente speranza di elevazione umana, di progresso, di affermazione della propria dignità, di rispetto per i suoi diritti e di stimolo ed esempio per compiere i propri doveri.

Ho chiesto a Maria che continui a concedervi, nella gioia del vostro modo di essere, la fermezza della fede, e che susciti in voi la speranza cristiana che si manifesta nella gioia per la vita, nell'accettazione del dolore e nella solidarietà di fronte a ogni forma di egoismo. Ho pregato per voi, qui presenti, così come per le vostre famiglie, per tutta l'Andalusia e per la nobile Nazione spagnola, affinché sappiate sempre superare le difficoltà e gli ostacoli, spesso frequenti nel cammino, come la povertà, la terribile piaga della disoccupazione, la mancanza di solidarietà, i vizi della società consumistica in cui si dimentica il significato di Dio e la carità autentica.

Che, attraverso Maria, sappiate aprire veramente il vostro cuore a Cristo, il Signore! Portate lungo tutte le strade l'affetto e l'amore del Papa ai vostri familiari, concittadini e amici, e prima di darvi la benedizione, lodiamo insieme Maria: Viva la Vergine del Rocio! Viva questa colomba bianca! Viva la Madre di Dio!

Data: 1993-06-14 Data estesa: Lunedi 14 Giugno 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Siviglia (Spagna)