GPII 1993 Insegnamenti - Messa per la consacrazione della Cattedrale di Madrid - Spagna

Messa per la consacrazione della Cattedrale di Madrid - Spagna

Titolo: Nella persona di Gesù Cristo, Dio si rende accessibile ai sensi

"Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra?" (1R 8,27)


1. La liturgia di oggi ci presenta queste parole di Re Salomone, che abbiamo ascoltato nella prima lettura. E continua: "Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruita" (Jn 28).

L'uomo è consapevole dell'infinità e dell'immensità di Dio, non racchiuso nei limiti di spazio e di tempo, poiché "è Signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo" (Ac 17,24). Ma il Dio dell'Alleanza, "Colui che è" (Cfr. Ex 3,14), ha voluto venire ad abitare in mezzo al suo popolo. Colui che abbraccia e permea tutto abitava nella tenda, detta dell'Incontro, durante il peregrinare del popolo fino alla terra promessa. Il Signore pose la sua dimora sul monte santo, Gerusalemme, poiché la sua delizia è abitare in mezzo ai figli degli uomini (Cfr. Pr 8,31), e quando "venne la pienezza del tempo" (Ga 4,4) si fece Emmanuele, "Dio con noi" (Cfr. Mt 1,23).

Nella persona di Gesù Cristo, Dio stesso va incontro all'uomo. Dio si rende accessibile ai sensi, tangibile: "abbiamo visto", "abbiamo udito" e "abbiamo toccato il Verbo della Vita", "poiché la Vita si è manifestata e noi l'abbiamo vista", scrive l'apostolo San Giovanni (Cfr. 1Jn 1,1-2). Infatti, in Gesù Cristo "abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9), al punto tale che il suo corpo è il tempio autentico, nuovo e definitivo, come abbiamo ascoltato nella lettura del Vangelo (Cfr. Jn 2,21). "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14). Per questo, con il cuore colmo di gioia, proclamiamo col Salmista: "Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!" (Ps 83,2).


2. A somiglianza del tempio di pietre vive che sono tutti i fedeli di questa Arcidiocesi, la Cattedrale di Santa Maria la Real de la Almudena, che oggi abbiamo la gioia di consacrare al culto divino, è un'espressione sublime di lode a Dio.

perciò, una gioia immensa ha riunito oggi la popolazione di Madrid, cui desidero esprimere, attraverso la radio e la televisione, il mio caloroso e affettuoso saluto. Una gioia che ho voluto fare mia nel venire qui come Successore di Pietro a consacrare questa dimora di Dio fra gli uomini. Questa chiesa, che si innalza fino al cielo, è tutta un simbolo: il simbolo del dinamismo del Popolo di Dio che ha unito le proprie forze, il proprio lavoro, le elemosine e le preghiere, per offrire a Dio una dimora degna nella quale invocare il suo nome e implorare la sua misericordia.

A tutti coloro che in un modo o nell'altro hanno contribuito alla sua costruzione: alla casa Reale, che ha avuto un ruolo decisivo nell'inizio dei lavori e ha continuato in seguito a sostenerla; al Presidente del Governo e alle numerose imprese che hanno contribuito alla sua edificazione; alle istituzioni che, insieme all'Arcivescovado, hanno formato il Patronato e cioè: il Comune di Madrid, la Comunità Autonoma, Caja Madrid e l'Associazione della Stampa madrilena; l'Architetto e i lavoratori che hanno dedicato all'opera le proprie capacità e le proprie energie; alle parrocchie, alle congregazioni religiose e alle associazioni di fedeli che hanno depositato qui i loro oggetti d'arte per ornarla, a tutti coloro che hanno contribuito con il loro sostegno economico, e alla Chiesa e al popolo di Madrid, a tutti il Papa vuole esprimere oggi il suo ringraziamento, in nome di Gesù Cristo e della Chiesa, per il coronamento di questo grande tempio.

Gratitudine, in modo particolare, al Pastore di questa arcidiocesi, il Signor Cardinale Angel Suquia Goicoechea, che a nome di tutta la comunità ecclesiale, Vescovi Ausiliari, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli, mi ha rivolto le parole tanto cordiali di comunione e di amicizia. Che il Signore, ricco di misericordia, ricompensi abbondantemente il suo generoso e zelante ministero pastorale alla Chiesa di Dio. Ringrazio anche per la loro presenza il Cardinale Vicente Enrique y Tarancon e agli altri Cardinali, come anche il caro Episcopato spagnolo con il suo Presidente, Mons. Elias Yanez, Arcivescovo di Zaragoza.

Rendiamo grazie alla Santissima Trinità per questo luogo santo in cui dimorerà la gloria del Signore! Rendiamole grazie perché, nella sua divina provvidenza, questo luogo sia dimora di preghiera e di suppliche, di culto e di adorazione, di grazia e di santificazione. Sia il luogo dove il popolo cristiano accorrerà per incontrare il Dio vivo e vero.


3. "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo spirito di Dio abita in voi?" (1Co 3,16). Queste parole di San Paolo che abbiamo ascoltato nella seconda lettura, ci portano anche, cari fratelli, a chiederci: "Qual è il fondamento del nostro essere e sapere di essere tempio di Dio?". E la risposta è: Gesù Cristo.

Per questo lo stesso apostolo potrà dire: "Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo" (1Co 3,11). E tutto ciò senza cancellare quello che dice l'Antico Testamento sul tempio di Gerusalemme, e che nel salmo responsoriale abbiamo ripetuto con tanta forza emotiva: "Beato chi abita la tua casa" (Ps 83,5).

Vediamo che il fervore per la casa di Dio porta un giorno Gesù, nel tempio di Gerusalemme - quel tempio innalzato da Salomone e ricostruito dopo l'esilio in Babilonia - a cacciare i mercanti dicendo loro: "Non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato" (Jn 2,16). E alla domanda degli ebrei: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?" (Jn 2,18), il Signore risponde: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo faro risorgere" (Jn 2,19). Queste parole allora non potevano essere comprese dato che Gesù intendeva il tempio del suo corpo. Solo dopo la risurrezione i suoi discepoli le compresero e credettero.

Per questo, carissimi fratelli e sorelle, proclamiamo che il tempio della Nuova ed Eterna Alleanza è Gesù Cristo: il Signore crocefisso e risuscitato dai morti. In Lui "abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). Egli stesso è l'Emmanuele: "la dimora di Dio con gli uomini" (Ap 21,3). In Cristo tutto il creato si è trasformato in un tempio grandioso che proclama la creazione di Dio.


4. A somiglianza di questo edificio materiale che oggi consacriamo a gloria di Dio, e nella cui costruzione tutte le pietre, ben assemblate, contribuiscono alla stabilità, alla bellezza e all'unità, voi, essendo figli di Dio, mediante il battesimo, "venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (1P 2,5). E alla base di questo edificio, ci sarà come garanzia di stabilità e di perennità la "pietra angolare, scelta, preziosa" (1P 2,6), il cui nome è Gesù Cristo.

perciò, non rovinate questo tempio! Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati segnati (Cfr. Ep 4,30), ma al contrario, curate l'unità della fede e la comunione in ogni cosa: nel sentire e nell'agire, attorno al vostro Pastore. Infatti, il Vescovo, in comunione con il successore di Pietro - "roccia" su cui viene edificata la Chiesa (Cfr. Mt 16,18) - è il Pastore di ogni Chiesa particolare e ha ricevuto da Cristo, attraverso la successione apostolica, il mandato di insegnare, santificare e guidare la Chiesa diocesana (Cfr. CD 11). Accoglietelo, amatelo e obbeditegli come a Cristo, pregate costantemente per lui, affinché svolga il suo ministero con totale fedeltà al Signore.


5. Con l'ultimazione della Cattedrale di Madrid, opera in cui sono state impegnate tante energie, si compie un passo importante per la vita di questa Arcidiocesi. La cattedrale, infatti, è il simbolo e il focolare visibile della comunità diocesana, presiduta dal Vescovo, che ha in essa la sua cattedra. perciò, questo giorno della consacrazione della cattedrale deve rappresentare per tutta la comunità diocesana un insistente richiamo alla nuova evangelizzazione a cui ho convocato la Chiesa.

La Chiesa spagnola, fedele alla ricchezza spirituale che l'ha caratterizzata nel corso della sua storia, deve essere oggi fermento del Vangelo per l'animazione e la trasformazione delle realtà temporali, con il dinamismo della speranza e la forza dell'amore cristiano. In una società pluralista come la vostra, si rende necessaria una maggiore e più incisiva presenza cattolica, individuale e associata, nei diversi settori della vita pubblica. Per questo è inammissibile, in quanto contraria al Vangelo, la pretesa di circoscrivere la religione all'ambito strettamente privato, dimenticando paradossalmente la dimensione essenzialmente pubblica e sociale della persona umana. Uscite, dunque, per strada, vivete la vostra fede con gioia, portate agli uomini la salvezza di Cristo che deve permeare la famiglia, la scuola, la cultura e la vita politica! Questo è il culto e la testimonianza di fede cui ci invita anche questa cerimonia della consacrazione della cattedrale di Madrid.


6. In questa prospettiva potremo capire meglio il profondo significato di questo atto. Vediamo l'immagine e contempliamo la realtà: vediamo il tempio e contempliamo la Chiesa. Guardiamo l'edificio e penetriamo dentro il mistero.

Perché questo edificio ci rivela, con la bellezza dei suoi simboli, il mistero di Cristo e della sua Chiesa. Sulla cattedra del Vescovo, scopriamo Cristo Maestro che, in virtù della successione apostolica, ci insegna nel corso dei tempi.

Sull'altare vediamo Cristo stesso nell'atto supremo della redenzione. Nel fonte battesimale, troviamo il cuore della Chiesa, Vergine e Madre, che rende chiara la vita di Dio nel cuore dei suoi figli. E guardando a noi stessi, potremo dire con San Paolo "Siete l'edificio di Dio... santo è il tempio di Dio, che siete voi" (1Co 3,9-17). Questo è il mistero simboleggiato dalla cattedrale dedicata a Santa Maria la Real de la Almudena.

Lei, la Madre del Signore, è la patrona della diocesi di Madrid, con il titolo de la Almudena. Si tratta di un titolo antichissimo, che risale alle origini della città e la cui devozione è andata crescendo nel tempo. Ciò è dimostrato dal "Voto de la Villa" che la giunta municipale realizzo alla fine del secolo XVIII, e la partecipazione in massa di fedeli alle celebrazioni liturgiche della sua festa, negli ultimi anni. La devozione alla Vergine de la Almudena, insieme a quella di altre immagini mariane, come quella della Madonna de Madrid, la Virgen de la flor de Lys, la Virgen de Atocha e la Virgen de la Paloma, esprimono la venerazione e l'affetto profondo che i cattolici madrileni nutrono per la Madre di Dio. Nel consacrare questo tempio in onore di santa Maria, la Vergine de la Almudena, tutta la Chiesa di Madrid, e ognuno dei suoi fedeli, deve guardare a lei e imparare ad essere anche segno visibile della presenza di Dio fra gli uomini.


7. Chiesa di Madrid: per adempiere nel mondo di oggi all'immensa e meravigliosa missione di vivere con pienezza la Redenzione di Cristo e comunicarla agli uomini, devi fissare il tuo sguardo nella donna che un giorno accolse il gioioso annuncio dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Lei, che cammina davanti alla Chiesa "nella peregrinazione della fede" (RMA 2), ti mostrerà il cammino.

Guardala e come lei dà il tuo assenso alla grazia, affinché tu sia ricolmo di Cristo e possa cantare anche tu il suo stesso canto di lode (Cfr. Lc 1,46-55).

Così sia.

Data: 1993-06-15 Data estesa: Martedi 15 Giugno 1993

Ai Vescovi della Conferenza Episcopale Spagnola - Spagna

Titolo: Conoscere ed accettare la grazia divina offerta in Gesù Cristo

Cari fratelli nell'Episcopato


1. Poco più di dieci anni fa, inaugurando questa sede della Conferenza Episcopale Spagnola, testimone di tante vostre ansie pastorali a favore della Chiesa, ebbi la gioia di condividere con voi intensi momenti di preghiera e di intima comunione ecclesiale. Con tutto l'affetto vi esprimo adesso il mio saluto profondamente fraterno con le stesse parole dell'apostolo Paolo: "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7).

Il Signore ci concede oggi la grazia di questo nuovo incontro, in cui la vostra unione con il Successore di Pietro si fa testimonianza eloquente e vengono rafforzati i vincoli di carità del nostro ministero, continuazione della missione affidata dallo stesso Cristo agli Apostoli. Ringrazio sentitamente per le amabili parole che Mons. Elias Yanes Alvarez, Arcivescovo di Saragozza e Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, ha voluto rivolgermi a nome di tutti.


2. Leggiamo nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, del Concilio Vaticano II: "Come san Pietro e gli altri apostoli costituirono, per istituzione del Signore, un unico collegio apostolico, similmente il romano pontefice, successore di Pietro, e i vescovi, successori degli apostoli, sono fra loro uniti" (LG 22). Questa unità, che oggi possiamo vivere con particolare intensità ed esprimere in modo visibile, è fonte di consolazione per noi nel difficile ministero che ci è stato affidato e, allo stesso tempo, garanzia e stimolo per i fedeli, che possono vedere che il nostro servizio pastorale è nato veramente dallo Spirito del Signore, che accompagna e guida la sua Chiesa in ogni momento e in tutte le situazioni che caratterizzano la sua storia.

Sono molto lieto di apprendere che il lavoro comune della Conferenza e i piani pastorali delle vostre Diocesi si concentrano sul proposito di avviare decisamente una vigorosa pastorale di evangelizzazione. Il momento attuale, cari Fratelli, deve essere il momento dell'annuncio gioioso del Vangelo, il momento della rinascita morale e spirituale. I valori cristiani, che hanno caratterizzato la storia di questa nobile Nazione, devono ispirare un rinnovato impulso in tutti i figli della Chiesa cattolica affinché diano una testimonianza trasparente della loro fede. E' giunto il momento di svolgere l'azione pastorale della Chiesa in tutta la sua pienezza, con unità interna, solidità spirituale e audacia apostolica. La nuova evangelizzazione ha bisogno di nuovi testimoni, di persone che abbiano sperimentato la trasformazione reale della loro vita a contatto con Gesù Cristo e siano in grado di trasmettere agli altri questa esperienza. Questo è il momento di Dio, il momento della speranza che non delude. E' questo il momento di rinnovare la vita interiore delle vostre comunità ecclesiali e di intraprendere una forte azione pastorale ed evangelizzatrice nella società spagnola nel suo insieme.


3. In questo incontro mi sento particolarmente vicino a voi "nel vincolo dell'unità, della carità e della pace" (LG 22), come Pastore di tutta la Chiesa (Cfr. Ibidem LG 22), e desidero, cari Fratelli, condividere alcune riflessioni che vi accompagnino nella vostra sollecitudine a favore delle comunità che il Signore ha affidato alla vostra cura.

Anzitutto è opportuno che sappiamo presentare all'uomo di oggi le meraviglie di Dio e delle sue promesse. L'uomo di oggi, spesso assorbito dalla grandiosità e dalla complessità di un mondo meraviglioso, ha bisogno di imparare a vedere al di sopra di tutto la Saggezza e la Bontà infinita di Dio creatore. La conoscenza e l'adorazione del Creatore danno all'uomo la possibilità di vedere il mondo e di vedere se stesso nella sua assoluta povertà e nella sua massima grandezza.

Insieme a questa fede in Dio Creatore l'uomo moderno ha bisogno di conoscere ed accettare la grazia divina, offerta in Gesù Cristo, per liberarci dal peccato e dal potere della morte. Il migliore contributo che la Chiesa può dare alla soluzione dei problemi che tormentano la vostra società - come la crisi economica, la disoccupazione che affligge tante famiglie e tanti giovani, la violenza, il terrorismo e la tossicodipendenza - è aiutare tutti a scoprire la presenza e la grazia di Dio in noi, a rinnovarsi nel profondo del loro cuore, rivestendosi dell'uomo nuovo che è Cristo.

La nuova evangelizzazione cui vi invito esige uno sforzo singolare di purificazione e di santità. Per questo ravvivando le migliori tradizioni di tanti Vescovi evangelizzatori e santi che la vostra Chiesa ha dato, dovete essere proclamatori instancabili del Vangelo, predicando la verità di Cristo "potenza di Dio e sapienza di Dio" (1Co 1,24), sicuri che in questo modo offrirete il migliore servizio possibile alla Chiesa e a tutta la società. L'annuncio della Parola deve essere sostenuto da una vita santa, intessuta nella preghiera e vissuta giorno per giorno nella carità, vale a dire nell'umile servizio di amore e di misericordia verso tutti i bisognosi.


4. Sono consapevole della grave crisi di valori morali, presente in modo preoccupante in diversi settori della vita individuale e sociale, che colpisce in modo particolare la famiglia, la gioventù, e che ha anche ripercussioni - ben conosciute da tutti - nella gestione della cosa pubblica. E' innegabile l'esistenza di un crescente processo di secolarizzazione, che trova una eco puntuale in alcuni mezzi di comunicazione sociale, favorendo in tal modo la diffusione di una indifferenza religiosa che si insedia nella coscienza personale e collettiva, per cui Dio non è più per molti l'origine e la meta, il senso e la spiegazione ultima della vita.

Come avete ripetuto in numerose occasioni, carissimi Fratelli, la Chiesa è chiamata ad illuminare, attraverso il Vangelo, tutti i settori della vita dell'uomo e della società. E deve farlo partendo dal fine che le è proprio, che "è di ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa - insegna il Concilio Vaticano II - scaturiscono dei compiti, della luce e delle forze, che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina" (GS 42). La Chiesa, per la sua vocazione di servizio all'uomo in tutte le sue dimensioni, si sforza per contribuire al conseguimento di quegli obiettivi che favoriscono il bene comune della società, soprattutto per essere "insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana" (GS 76). Per questo, come mette in evidenza lo stesso documento conciliare, "la Chiesa... in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico" (Ibid GS 76). Tuttavia questo non significa che essa non abbia nulla da dire alla comunità politica, per illuminarla a partire dai valori e dai criteri del Vangelo (Cfr. Ibid GS 76).


5. La Chiesa spagnola, non poche volte nella sua storia, ha saputo dare una risposta alle sfide e alle difficoltà del momento, lavorando coraggiosamente sotto la guida dello Spirito di Dio e in stretta comunione con la Santa Sede, per l'evangelizzazione dei popoli. Già in occasione della mia visita a Saragozza nel 1984, e più recentemente a Santo Domingo lo scorso ottobre, ho avuto occasione di esprimere la mia viva gratitudine e quella di tutta la Chiesa, per l'ingente lavoro di evangelizzazione di quella schiera di missionari spagnoli che hanno portato il messaggio di salvezza al Nuovo Mondo. Oggi lo faccio nuovamente, dinanzi a voi, consapevole di trasmettervi anche la riconoscenza delle comunità ecclesiali dell'America. Conosco gli sforzi che avete compiuto in questi ultimi anni per rafforzare la comunione e la cooperazione missionaria con le Chiese sorelle, e vi incoraggio a continuare e ad intensificare tale lavoro, con cui si potrebbe anche contrastare la crescente azione proselitistica delle sette e dei nuovi gruppi religiosi in America Latina.

Animati da questo spirito apostolico vi invito anche a estendere la vostra cooperazione missionaria ai nuovi ed immensi spazi che si aprono all'annuncio del Vangelo nei diversi continenti, senza dimenticare la stessa Europa. La Spagna, che ha fatto tanti pregevoli progressi nell'ambito democratico e in qualità di membro della Comunità Europea, potrà anche contribuire in modo rilevante alla rivitalizzazione delle radici cristiane del vecchio continente.

Voglia Dio che l'Anno Santo Compostelano, che si sta celebrando, contribuisca a rafforzare ancora di più i legami tra i cittadini dell'Europa e a riscoprire i valori dello spirito come fonte feconda del suo patrimonio culturale e morale.


6. Vi incoraggio quindi a continuare con fermezza e perseveranza nella vostra attenzione preferenziale la pastorale giovanile. Cercate soprattutto di presentare ai giovani, in tutta la loro autenticità e ricchezza, gli alti ideali della vita e la spiritualità cristiana. Dedicate la parte migliore del vostro tempo e dei vostri sforzi alla catechesi con l'intento di insegnare alle nuove generazioni a conoscere e a vivere il Vangelo, alla coltivazione e alla cura delle vocazioni per la vita consacrata e il ministero sacerdotale, e al servizio multiforme ed efficiente della carità in favore di tutti i bisognosi.

Vivete con gioia l'unità e la pace che è frutto e garanzia della presenza dello Spirito Santo. Date ascolto con sollecitudine ai sacerdoti, uniti a voi "nell'onore sacerdotale" (LG 28), vivendo con essi in amicizia e fratellanza aiutandoli a svolgere con gioia e fedeltà il ministero che hanno ricevuto da Cristo a favore degli uomini. Animate con la vostra parola e con il vostro esempio tutti i membri della comunità cristiana, religiosi e secolari, affinché sentano la gioia di far parte del Popolo di Dio, germe di unità, di speranza e di salvezza per tutta la società.

Non abbiate paura dinanzi ai poteri di questo mondo, non indietreggiate dinanzi alle critiche né davanti alle incomprensioni. Il miglior servizio che possiamo rendere alla nostra società è ricordarle costantemente la parola e le promesse di Dio, offrirle le sue vie della salvezza, così necessarie oggi come in qualsiasi altro momento della storia. L'occultamento della vera dottrina, il silenzio su quei punti della rivelazione cristiana che oggi non sono ben accetti alla sensibilità culturale dominante, non rappresentano il cammino verso un autentico rinnovamento della Chiesa, né preparano tempi migliori di evangelizzazione e di fede.


7. Il vero progresso della Chiesa richiede come cosa essenziale il mantenimento di tutta la sua tradizione, difesa dal magistero vivo del Papa e dei Vescovi in comunione con Lui. Se questa integrità dottrinale si indebolisce, presto fanno la loro comparsa la sfiducia e le divisioni all'interno della Chiesa, diminuisce la sua credibilità, si indebolisce e si impoverisce il servizio della salvezza. Una Chiesa che non fosse più fedele al suo Signore non potrebbe continuare ad essere luce né speranza per il nostro mondo. Per tutti questi motivi è opportuno dedicare molta cura alla scelta ed alla formazione delle persone più direttamente responsabili nella trasmissione della fede, anzitutto i professori nei seminari e nei centri accademici in cui si formano i candidati al sacerdozio e alla vita religiosa.

L'insegnamento della teologia è un vero ministero ecclesiale, che comporta una responsabilità ben definita nei confronti del deposito della fede.

Una particolare attenzione, nelle circostanze del nostro tempo, merita il campo della morale, e in particolare la morale familiare e sociale. E' necessario che i sacerdoti, gli agenti di pastorale e i fedeli siano formati attentamente nei principi, nei criteri e nelle tappe morali derivanti dalla fede cattolica e da una piena comunione ecclesiale. In questo momento della vita della Chiesa abbiamo un prezioso strumento di evangelizzazione nel Catechismo della Chiesa Cattolica, tesoro inestimabile per la fede e al servizio dell'unità.


8. Nel concludere questo incontro fraterno le mie parole vogliono essere soprattutto un messaggio di viva speranza, di incoraggiamento e di stimolo per voi, in obbedienza al mandato di Cristo di "confermare nella fede i miei fratelli" (Cfr. Lc 22,32). Con tutto il mio cuore desidero sostenervi in questo pregevole lavoro volto a guidare ed illuminare la vita delle vostre Chiese. L'Apostolo Giacomo, Patrono della Spagna, in questo Anno giubilare, vi illumini e vi rafforzi affinché la fede e la vita cristiana continuino a crescere nella vostra patria al di sopra e al di là dei cambiamenti e delle trasformazioni sociali.

In questi momenti lasciatemi anche ricordare con molto affetto tutti i membri delle vostre Chiese diocesane: in particolare i sacerdoti, generosi e abnegati collaboratori del vostro ministero, i seminaristi e i loro educatori, i catechisti e gli insegnanti, i padri e le madri cristiani, tutti i fedeli che sono testimoni del Vangelo di Gesù Cristo nella campagna e nella città, nell'università e nelle fabbriche, nella salute e nella malattia, nella cultura, nella politica, nella vita sociale.

A tutti impartisco con grande affetto la Benedizione Apostolica.

Data: 1993-06-16 Data estesa: Mercoledi 16 Giugno 1993

Con i seminaristi nel Seminario Maggiore di Madrid - Spagna

Titolo: La chiamata di Cristo si rinnova ogni giorno

Carissimi seminaristi, Cari sacerdoti,


1. Siete giunti, in questo radioso mattino, per lodare insieme Dio Padre, per Gesù Cristo e, nella comunione e la pace dello spirito, per il giorno che iniziamo, per averci redenti col suo sacrificio eterno. E, soprattutto, per renderGli grazie per il dono prezioso della vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata.

Siete venuti da tutte le diocesi della Spagna e da molte case di formazione di istituti di vita consacrata e di società di vita apostolica. I luoghi, le circostanze e i modi concreti di realizzare la vostra vocazione sono molto diversi. Tuttavia, nella sua radice ultima e nel suo significato fondamentale, la vostra vocazione è la stessa, poiché nasce dall'amore di Gesù Cristo per ciascuno di voi.

"La carità non avrà mai fine" (1Co 13,8), abbiamo appena ascoltato nella lettura dell'Apostolo Paolo. Da quell'amore che non viene mai meno e che supera ogni misura, nasce la Chiesa, l'umanità redenta dall'amore di Cristo, e messa in grado, attraverso il dono del suo Santo Spirito, di vivere nell'amore, che è la pienezza della vocazione umana.


2. Nell'incontrare voi oggi, cari seminaristi di tanti luoghi della Spagna, un'immensa gioia riempie il mio cuore di Pastore. Il Signore ha guardato ciascuno di voi con una tenerezza e un amore infiniti, per vivere con voi una storia di salvezza e unirvi in modo speciale alla sua Persona mediante il sacramento dell'Ordine. Come non sentirsi pieni di gioia dinanzi a questa promessa di futuri sacerdoti, di generosi operai della messe con cui il Signore ci benedice? Come non rallegrarmi con tutti voi, con i vostri vescovi ed educatori, con le vostre rispettive diocesi e con tutta la Chiesa, nel vedere fruttificare la chiamata di Dio nei vostri cuori? A tale proposito, non posso fare a meno di manifestare la mia viva gratitudine a tanti educatori e professori che, con il loro lavoro - a volte nascosto e pieno di sacrificio - rendono un prezioso servizio alla Chiesa in un campo tanto delicato qual è quello della preparazione dei futuri ministri di Dio.

L'inno della carità che abbiamo proclamato nella nostra preghiera delle Lodi, ci pone nel momento di grazia che stiamo vivendo. "La carità non avrà mai fine", dice l'Apostolo e la Nuova Alleanza in Gesù Cristo è la prova di questo amore eterno di Dio, della sua infinita bontà verso gli uomini. In questo incontro di preghiera voglio aiutarvi a penetrare in questo profondo mistero di alleanza, affinché vi prepariate a viverlo un giorno con piena responsabilità e dedizione.

La Chiesa, consapevole della trascendenza della vostra formazione per il ministero consacrato, ha riflettuto durante l'ultimo Sinodo dei Vescovi dedicato alla formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali; e ho voluto presentare i suoi frutti nell'Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis con la viva fiducia che voi, che vi preparate al sacerdozio, la facciate vostra.


3. Il segreto di tutta la vostra formazione - umana, spirituale, intellettuale e pastorale - sta nella conformazione a Cristo. Infatti, il sacerdote è un altro Cristo. E solamente nell'identificazione con lui troverà la propria identità, la propria gioia e la propria fecondità apostolica. perciò, la formazione che ricevete in seminario deve essere orientata per disporvi "in un modo più particolare a comunicare alla carità di Cristo, buon Pastore" (PDV 57). L'alleanza di Cristo, il suo dono totale fino a dare la vita, esprime la carità del Buon Pastore, che dà la vita in abbondanza alle sue pecore. Questa stessa carità deve configurare, pertanto, la vita dei pastori della Chiesa.

Nel processo di conformazione a Cristo, il seminario deve offrire un aiuto insostituibile, poiché nella fase di formazione si pongono le basi del futuro ministero. Un'attenzione tutta speciale deve essere prestata alla maturazione nell'esperienza di Dio che si compie attraverso la preghiera personale e comunitaria, e che raggiunge il culmine nell'Eucaristia. L'esperienza che, nel vostro periodo di formazione, avrete della preghiera, vi metterà in grado di stimare e valutare le diverse vie attraverso le quali il Signore cerca di comunicare con gli uomini. così potrete guidare, con mano esperta, quanti si avvicinano a voi col desiderio e l'ansia di Dio nei loro cuori. Per questo il seminario deve favorire i momenti forti di preghiera, così come il discernimento necessario di quelle forme di preghiera che la Chiesa stima in modo particolare.


4. Il centro della vita spirituale del candidato al sacerdozio deve essere l'Eucaristia di ogni giorno. A questo riguardo, desidero ricordare le parole dell'Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis: "Converrà pertanto che i seminaristi partecipino ogni giorno alla celebrazione eucaristica, di modo che, in seguito, assumano come regola della loro vita sacerdotale questa celebrazione quotidiana" (PDV 48). Del mistero redentore di Cristo, rinnovato nell'Eucaristia, si nutre anche il senso della missione, l'amore ardente per gli uomini.

Dall'Eucaristia si comprende ugualmente che ogni partecipazione al sacerdozio di Cristo ha una dimensione universale. Con questa prospettiva occorre educare il cuore, affinché viviamo il dramma dei popoli e delle moltitudini che ancora non conoscono Cristo, e affinché siamo sempre disponibili ad andare in qualsiasi parte del mondo per annunciarlo a "tutte le nazioni" (Cfr. Mt 28,19). Questa disponibilità - a cui vi ho esortato in modo accorato nell'Enciclica Redemptoris Missio - è oggi particolarmente necessaria, dinanzi agli immensi orizzonti che si aprono alla missione della Chiesa e dinanzi alle sfide della nuova evangelizzazione.


5. La conformazione a Cristo deve rappresentare l'obiettivo prioritario nella formazione di ogni candidato al sacerdozio. Come il Signore ha istruito i suoi discepoli, preparandoli per l'esercizio della sua missione, la Chiesa, seguendo il suo esempio, deve dedicare la massima cura all'adeguata preparazione dei sacerdoti. "Se la Chiesa desidera buoni ministri - diceva San Giovanni di Avila, patrono del clero spagnolo - deve provvedere alla loro formazione" (Opere complete, t. VI, BAC n. 324, Madrid 1971, 40). La formazione, così come la intende la Chiesa, si rivolge a tutta la persona e non solo alla sua intelligenza.

Desidera fare del futuro presbitero un'autentica "epifania e trasparenza del buon Pastore" (PDV 49), in modo che, nel campo umano, in quello spirituale, in quello intellettuale e in quello pastorale, sia un maestro nell'"arte delle arti" che, secondo San Gregorio Magno, è la cura delle anime. Per questo motivo, il Seminario deve essere una scuola di formazione sacerdotale nella sua accezione più profonda.


6. Tutto ciò pone ancor più in risalto l'importanza dello studio, orientato non solo all'acquisizione di conoscenze, bensi quale parte complementare della propria vocazione - a livello umano, spirituale e sacerdotale - che fa maturare la persona nella ricerca della verità, la consolida nel suo possesso e la riempie di gioia nel contemplarla. Senza la disciplina e l'abitudine allo studio, il futuro presbitero non potrà essere l'uomo sapiente secondo il Vangelo che, in modo opportuno e non opportuno, esorta con la Parola di Dio, convince con la verità e libera dall'errore. Il presbitero è chiamato a essere maestro della fede cristiana e pertanto deve essere capace di rendere ragione della fede che predica e insegna.

La dedizione allo studio deve compiersi con una prospettiva pastorale, poiché prepara i seminaristi ai ministeri specifici del pastore: la predicazione, la catechesi e l'insegnamento, il consiglio e la direzione spirituale, il discernimento saggio della volontà di Dio nella vita degli uomini. Questa dimensione pastorale dello studio richiede certamente una particolare attenzione verso i problemi del mondo attuale. Il sacerdote deve essere sensibile a quel che succede intorno a lui, ai movimenti culturali della sua epoca, alle correnti di pensiero. Solo così potranno essere illuminati, alla luce della rivelazione cristiana, i problemi che affliggono l'uomo, portando la verità che viene da Gesù Cristo.


7. La preparazione dei seminaristi - dice il Decreto Optatam totius del Concilio Vaticano II - "deve tendere allo scopo di formarne veri pastori d'anime, sull'esempio di nostro Signore Gesù Cristo maestro, sacerdote e pastore" (OT 4) Questo deve essere l'obiettivo di tutto il vostro processo formativo fino a giungere alla piena comunione con la carità pastorale di Gesù Cristo (Cfr. PDV 57). Tale comunione vi renderà capaci di stare in mezzo agli uomini rendendo presente il Signore Gesù in ogni vostro comportamento. Di qui l'importanza di giungere ad avere "gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Ph 2,5).

Il sacerdote, chiamato a rendere attuale, mediante i sacramenti, la redenzione di Cristo, deve vivere sempre con la stessa preoccupazione del Signore: salvare l'uomo. Il ministero sacerdotale si svuoterebbe di contenuto se, nel contatto pastorale con gli uomini, venisse dimenticata la sua dimensione soteriologica cristiana. Ciò avviene, sfortunatamente, nelle forme riduttive di esercizio del ministero, come se si trattasse di una funzione di semplice sostegno umano, sociale o psicologico. Il sacerdote, come lo stesso Gesù, è inviato agli uomini per far loro scoprire la propria vocazione di figli di Dio, per suscitare in essi - come Gesù fece con la samaritana - l'ansia della vita soprannaturale. Il sacerdote è inviato per esortare alla conversione dei cuori, educando la coscienza morale e riconciliando gli uomini con Dio mediante il sacramento della penitenza.


8. Per vivere pienamente l'unione con Cristo al servizio degli uomini, il Signore vi arricchisce con il dono del celibato liberamente assunto per il Regno dei cieli, con cui si suggella la chiamata al sacerdozio. Il celibato vi conforma a Cristo casto, sposo della Chiesa, a cui si dona pienamente per santificarla e renderla feconda nella carità. Il celibato vi permette di presentarvi dinanzi al popolo cristiano come uomini liberi, con la libertà di Cristo, per donarvi senza riserve alla carità universale, alla paternità feconda dello spirito, al servizio incondizionato agli uomini. La maturazione della vostra affettività si compirà in voi nella misura in cui accoglierete Gesù Cristo, povero, casto e ubbidiente.

Non guardate pertanto a ciò che lasciate, guardate a ciò che ricevete.

Non soffermatevi sulla rinuncia; guardate al dono e contemplate la grazia ricevuta. Questa attitudine a vivere dando la vita non si improvvisa né si acquisisce automaticamente con il sacramento dell'Ordine. Richiede una pedagogia speciale, il cui sviluppo coinvolge tutto il processo di formazione nel seminario.

In questo vi aiuteranno certamente l'esperienza di sacerdoti saggi e santi, l'indispensabile direzione spirituale, il contatto con le persone tra cui farete le vostre prime esperienze pastorali, e naturalmente l'amicizia che nascerà fra voi intorno a Cristo che vi chiama per essere suoi amici. Questa amicizia, favorita dalla vita comunitaria - che deve essere coltivata con cura - vi aiuterà in seguito a vivere la fratellanza sacerdotale che il Concilio Vaticano II presenta come un mezzo efficace per rendere più fecondo il dono stesso del sacerdozio (Cfr. PO 8). L'esperienza di questa fratellanza costituirà la migliore preparazione per realizzare la comunione affettiva ed effettiva nel presbiterio diocesano.


9. Non posso concludere questo commovente incontro senza rivolgere una parola di saluto piena di affetto ai presbiteri qui presenti e, attraverso di loro, a quelli di tutta la Spagna. Cari fratelli nel sacerdozio di Gesù Cristo, voglio esprimervi la mia viva gratitudine per la vostra dedizione silenziosa e non priva di sacrifici nei diversi campi della pastorale. Ravvivate ogni giorno il carisma che avete ricevuto con l'imposizione delle mani (Cfr. 2Tm 1,6) identificandovi con Gesù Cristo, nella sua triplice funzione di santificare, ammaestrare e pascere. Vi chiedo vivamente di continuare con entusiasmo la vostra opera pastorale al servizio del Popolo di Dio, in intima comunione con i vostri Pastori e in fedeltà agli insegnamenti della Chiesa.

La carità non avrà mai fine! La chiamata di Cristo non ha fine, si rinnova ogni giorno. Cercate quindi di far si che si rinnovi anche il vostro incontro con Lui. Che sia una autentica necessità della vostra vita il contatto intimo con Gesù Cristo. Un giorno avete vissuto un'indimenticabile esperienza di incontro con il Signore. Quella chiamata vi ha riempiti di gioia. Quel primo seme - che era promessa di pienezza nell'amore - deve crescere e divenire fecondo in voi. E così, ogni istante della vita, sarà come quella prima grazia, che si rinnova costantemente. E con il passare del tempo la vostra gioia crescerà e nessuno potrà togliervela. Perché "la carità non avrà mai fine" (2Co 13,8).

Mi resta soltanto da esortarvi in questo cammino per raggiungere Cristo.

Lui vi ha raggiunti per primo. Lasciatevi formare da Lui. Amate senza riserve la Chiesa; e che Maria, la Madre di Cristo sacerdote, vi educhi col suo amore materno, affinché in voi si modelli l'immagine autentica di suo Figlio.

Data: 1993-06-16 Data estesa: Mercoledi 16 Giugno 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Messa per la consacrazione della Cattedrale di Madrid - Spagna