GPII 1993 Insegnamenti - Al Corpo Diplomatico nella Nunziatura Apostolica di Madrid - Spagna

Al Corpo Diplomatico nella Nunziatura Apostolica di Madrid - Spagna

Titolo: Una protezione reale alle libertà fondamentali della persona

Eccellenze, Signore e Signori,


1. E' per me motivo di particolare soddisfazione incontrare, nella sede della Nunziatura Apostolica, il Corpo diplomatico e avere così l'opportunità di condividere con tutti voi alcune riflessioni in occasione di questa quarta visita pastorale nella nobile nazione spagnola.

Vi ringrazio vivamente per la vostra presenza e la squisita accoglienza mentre vi rivolgo il più cordiale e deferente saluto, esteso anche ai Governi e ai popoli da voi rappresentati. Allo stesso modo desidero esprimere la mia gratitudine a Sua Eccellenza Mons. Mario Tagliaferri, Nunzio Apostolico e Decano del Corpo diplomatico, per le attente parole che ha voluto rivolgermi a nome di tutti.

Le alte funzioni che svolgete, cariche di responsabilità e non esenti da sacrifici, vi rendono meritevoli dell'apprezzamento e della stima della Santa Sede, soprattutto in quanto si tratta di un servizio all'importante causa della pace, dell'avvicinamento e della collaborazione fra i popoli, e di uno scambio fecondo per allacciare rapporti più umani e giusti in seno alla comunità internazionale.


2. Come la vostra esperienza personale può dimostrare, ci troviamo in un paese ospitale e accogliente, che possiede una grande ricchezza culturale e antiche tradizioni, e che nel corso della storia è venuto a contatto con numerosi altri popoli della terra.

Sono ancora recenti gli echi della commemorazione del V Centenario di quel 12 ottobre del 1492 che cambio la configurazione del mondo fino ad allora conosciuto e apri strade insospettate all'incontro di popoli e culture. In questa circostanza, come non menzionare il ruolo avuto dalla Scuola di Salamanca e in particolare da Fra Francisco de Vitoria, O.P., nella creazione del moderno diritto internazionale? Sulla base dei principi cristiani, venne redatto un vero e proprio codice dei diritti umani che rappresento la coscienza critica maturata in Spagna a favore delle persone e dei popoli d'oltremare, rivendicando per loro una identica dignità, che doveva essere rispettata e tutelata. Idea originale di Francisco de Vitoria fu anche quella del "Totus Orbis", cioè della "costruzione di un mondo unito" frutto di una autentica coesistenza basata sul rispetto della propria identità e in grado di integrare gli elementi comuni.

A questo proposito, come ben sapete, in questi giorni si svolge a Vienna la Conferenza Mondiale sui Diritti Umani, convocata dalle Nazioni Unite. Si tratta di un appuntamento importante per la comunità internazionale, poiché in questo incontro, accanto alla valorizzazione del cammino finora compiuto in materia di tutela internazionale dei diritti e delle libertà della persona umana, si vuole dare nuovo impulso alla collaborazione a livello mondiale per il riconoscimento e la promozione del rispetto di tali diritti e libertà, sia nella loro dimensione individuale che collettiva. Si vede sempre più chiaramente nella comune coscienza dell'umanità la necessità che il diritto internazionale, saldamente fondato su solidi principi etici, sia capace di dare una protezione reale ai diritti e alle libertà fondamentali della persona umana, senza limitazioni né arbitrarie imposizioni, frutto di interessi particolari che non hanno nulla a che vedere con il bene comune dell'umanità.


3. Per quanto riguarda la libertà religiosa, se guardiamo al passato di questo nobile Paese, vediamo che per un certo periodo della sua storia hanno convissuto nella penisola iberica il Cristianesimo, il Giudaismo e l'Islamismo. Quella pagina che tanto ha arricchito la cultura spagnola e che ha avuto in Toledo il suo centro più importante, potrebbe rappresentare anche ai nostri giorni un eloquente e istruttivo punto di riferimento, allo scopo di promuovere gli autentici valori religiosi come elementi di coesione, di intesa e di dialogo fra i componenti della famiglia umana.

E' noto a tutti il ruolo svolto dalla Spagna a favore di una pacifica soluzione del conflitto in Medio Oriente, che ha avuto nell'incontro di Madrid, nell'ottobre del 1991, il suo momento più significativo. La Spagna, membro della Comunità Europea e, allo stesso tempo, unita da stretti vincoli con i Paesi dell'America Latina, si vede sempre interpellata dalla sua vocazione di elemento integratore delle culture che hanno reso ricco il suo passato.


4. Oltre ad altri momenti importanti e attività importanti a favore della reciproca comprensione e dell'unità, vale la pena citare l'Incontro di Dialogo Islamico-Cristiano convocato nello scorso mese di marzo dalla Commissione Episcopale per i Rapporti Interconfessionali della Conferenza Episcopale Spagnola e dal Centro Culturale Islamico di Madrid, a nome della Lega del Mondo Islamico.

La volontà di una maggiore intesa fra cristiani e musulmani è riflessa nelle risoluzioni dell'incontro, come si può vedere dalle seguenti parole: "Dobbiamo, mediante un dialogo costruttivo, giungere ad una conoscenza reciproca più seria, che fughi i nostri reciproci sospetti e che ci conduca ad una mutua stima che, a sua volta, sfoci in una collaborazione più ambiziosa in tutti i campi in cui sia possibile" (Comunicato congiunto, 28 marzo 1993, n. 3).

Dinanzi a un numero così altamente qualificato di Rappresentanti diplomatici di Paesi in cui la religione musulmana è professata dalla maggioranza della popolazione, formulo fervidi auguri affinché questa lodevole iniziativa della Chiesa spagnola, che si ispira fedelmente ai principi della Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II, apra nuove strade alla collaborazione e all'incontro. E' mia viva speranza che, in tutti i luoghi in cui convivono credenti delle tre religioni che hanno arricchito il crogiuolo spirituale e umano della penisola iberica e, in modo particolare, dove questa convivenza è caratterizzata da un rapporto di maggioranza verso una minoranza, regnino il dialogo e la collaborazione, e vengano accuratamente evitate le ingiustizie e le discriminazioni. D'altra parte, è dovere degli Stati preoccuparsi di questi problemi ed evitare di fare della religione "un pretesto per l'ingiustizia e per la violenza, terribile abuso che deve essere condannato da quanti credono nel vero Dio... Fino a quando i credenti non si uniranno per respingere le politiche dell'odio e la discriminazione, e per affermare il diritto alla libertà di culto e di religione in tutte le società umane, la pace autentica non sarà possibile" (Allocuzione alla Delegazione musulmana, Assisi, 10 gennaio 1993). La comunità internazionale è chiamata anche a prendersi cura e a difendere le minoranze, gli immigrati e il diritto degli individui a professare liberamente la propria fede, mediante un uso corretto dei principi di cooperazione e di reciprocità.


5. Eccellenze, Signore e Signori: l'esperienza quotidiana ci mostra chiaramente che l'ideale di Francisco de Vitoria, del "Totus Orbis", ossia il mondo unito nell'armonia dentro il pluralismo, è comunque una meta lontana, come dimostrano, ad esempio, le grandi differenze fra Nord e Sud o i conflitti bellici, in particolare quello così vicino e cruento in Bosnia-Erzegovina. Per questo si fa sempre più pressante e improrogabile la necessità di uno sforzo congiunto da parte delle Nazioni e degli Organismi Internazionali per consolidare rapporti più giusti e solidali, tutelati dal diritto internazionale. Mi permetto di incoraggiarvi in questo nobile ed urgente compito, assicurandovi che troverete sempre nella Santa Sede un interlocutore attento a tutto ciò che riguarda la promozione della fratellanza e della solidarietà fra i popoli, così come a tutto ciò che favorisca la pace, la giustizia e il rispetto dei diritti umani.

Nel concludere questo incontro desidero ribadire il mio ringraziamento per la vostra presenza come pure esprimere i miei auguri più sinceri per la prosperità dei vostri Paesi, per il buon esito della vostra missione e la felicità dei vostri cari.

Molte grazie.

Data: 1993-06-16 Data estesa: Mercoledi 16 Giugno 1993

Messa per la canonizzazione di Enrique de Osso - Madrid (Spagna)

Titolo: Cercate Cristo laddove Egli è vivo: nel volto dei santi




1. "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14).

Queste parole del Signore risuonano con tutta la loro forza e grandezza ogni volta che la Chiesa si riunisce per celebrare il dono della santità in uno dei suoi figli. Risuonano oggi, in special modo, in questa grande assemblea che, insieme al vescovo di Roma si riunisce come "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,9). Qui risiede, in effetti, il popolo santo di Dio, chiamato ad essere, attraverso la grazia divina, il sale della terra e la luce del mondo.

Testimone della luce divina è stato il beato Enrique de Osso y Cervello, che la Chiesa eleva oggi alla gloria della santità e lo propone come modello al popolo cristiano. La Chiesa universale si rallegra e gioisce di questo suo figlio che, fedele alla chiamata di Dio, comprese che "il primo e fondamentale contributo all'edificazione della Chiesa stessa, quale Comunione dei santi" (CL 17) era la sua stessa santità. Il seme di santità che ha dato frutto ed è ritornato alla Chiesa arricchito con il suo personale carisma.


2. Qual è stato questo carisma? Qual è stato il dono ricevuto da Dio che ha dato frutto nella vita del nuovo santo? Le letture bibliche che sono state invocate ci danno la risposta giusta a queste domande. Enrique de Osso cerco e trovo la sapienza; la preferi agli scettri, ai troni e alla ricchezza. Fin dalla sua giovinezza, nell'abbandonare la casa paterna, per rifugiarsi nel monastero di Montserrat, senti che Dio lo chiamava per renderlo partecipe della sua amicizia.

Sedotto dalla luce che non ha tramonto (Cfr. Sg 7,8 Sg 7,14 Sg 7,10) trovo "un tesoro inesauribile per gli uomini" (Sg 7,14) e lascio tutto per possederlo (Cfr. Mt 13,44-46).

Suo padre voleva che fosse un mercante; e lui, come il mercante della parabola evangelica, preferi la perla di grande valore che è Gesù Cristo. L'amore verso Gesù Cristo lo condusse al sacerdozio, e nel mistero sacerdotale Enrique de Osso trovo la chiave per vivere la sua identificazione con Cristo e il suo zelo apostolico. Come "un buon soldato di Cristo Gesù" (2Tm 2,3) prese parte ai lavori del Vangelo e trovo forza nella grazia divina per comunicare agli altri la sapienza che aveva ricevuto. La sua vita fu, in ogni momento, intimo contatto con Gesù, generosità e sacrificio, generosa offerta apostolica.


3. Oltre al sacerdozio seppe sviluppare la sua grande vocazione all'insegnamento.

Non solo fece scoprire ad altri la saggezza nascosta in Cristo, ma senti la necessità di formare persone "capaci a loro volta di insegnare agli altri", secondo l'espressione di san Paolo a Timoteo (2Tm 2,2). La Compagnia di santa Teresa di Gesù, da lui fondata, non ha altro fine se non quello di conoscere e amare Cristo, e quindi far si che sia conosciuto e amato dagli altri. Il carisma del vostro fondatore, care religiose, continua ad essere vivo in voi. La celebrazione di oggi è un invito che il Signore vi rivolge affinché continuiate il vostro fecondo servizio ecclesiale dalla santità di vita e impegno apostolico, soprattutto attraverso l'insegnamento e la formazione della gioventù.

Dalla mano di Teresa di Gesù, Enrique de Osso capisce che l'amore per Cristo deve essere il centro della sua opera. Un amore verso Cristo che attragga e affascini gli uomini avvicinandoli al Vangelo. Spinto da questo amore, questo sacerdote esemplare, nato in Catalogna, dedicherà la sua azione ai bambini più bisognosi, ai giovani lavoratori, a tutti gli uomini, senza distinzione di età o condizione sociale; e, in maniera particolare, ha rivolto la sua opera apostolica alla donna, consapevole della sua capacità di trasformare la società: "Il mondo è sempre stato - diceva - come lo hanno fatto le donne. Un mondo fatto da voi.

formato secondo il modello della Vergine Maria con gli insegnamenti di Teresa" ("Scritti", t. I, Barcellona 1976, p. 207). Questo ardente desiderio che Gesù Cristo fosse conosciuto e amato da tutto il mondo fece si che Enrique de Osso centrasse tutta la sua attività apostolica sulla catechesi. Nella cattedra del Seminario di Tortosa, o con i bambini e la gente semplice del popolo, il virtuoso sacerdote rivela il volto di Cristo Maestro che, compatito dalla gente, indicava loro la strada del cielo.

Il suo spirito è segnato dalla centralità della persona di Gesù Cristo.

"Pensare, sentire, amare come Cristo Gesù; lavorare, convertire e parlare come lui; conformare, in una parola, tutta la nostra vita su quella di Cristo; rivestirci di Cristo Gesù è la nostra occupazione essenziale" ("Scritti", t. III, Barcellona 1976, p. 456). E insieme a Cristo, professava una pietà mariana commovente e profonda, così come un'ammirazione per il valore educativo della persona e l'opera di santa Teresa di Gesù.


4. Oggi è un grande giorno per la Chiesa in tutto il mondo, ma soprattutto per la Chiesa di Spagna. Lo è soprattutto per voi, abitanti di Tortosa. Un figlio dell'amata terra catalana viene proclamato santo; entra così a far parte della lunga schiera di santi e beati che sono un segno eloquente della ricchezza spirituale di questo popolo cristiano. La Spagna può vantarsi senz'altro di una magnifica storia di santità; allo stesso tempo è chiaro pero che ai nostri giorni, per affrontare con decisione e speranza le sfide del futuro, questo paese ha bisogno di ritornare alle sue radici cristiane.

Oggi più che mai si può sentire il bisogno di Dio. Quanto più la visione della vita si secolarizza, la società si disumanizza, perché perde la giusta prospettiva dei rapporti tra gli uomini; quando si indebolisce la dimensione trascendente dell'esistenza, diminuisce il senso dei rapporti personali e della storia, e si pongono in pericolo la dignità e la libertà della persona umana, che ha solo Dio, il suo Creatore, come suo principio e fine.


5. perciò, in questa celebrazione liturgica, che vede riunito un così grande numero di persone dell'arcidiocesi di Madrid e delle diocesi di Alcala e Getafe, della diocesi di Tortosa, patria del nuovo santo, e delle altre diocesi catalane, così come di molti altri luoghi della cara Spagna, voglio rivolgere uno speciale messaggio di incoraggiamento e di speranza alle famiglie spagnole. Esorto queste, che sono i santuari dell'amore e della vita (Cfr. CA 39), ad essere vere "Chiese domestiche", luoghi di incontro con Dio, centro di irradiazione della fede, scuola di vita cristiana. "L'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia! E', dunque, indispensabile e urgente che ogni uomo di buona volontà si impegni a salvare e promuovere i valori e le esigenze della famiglia" (FC 86 conclusione). Sono ben noti i problemi che nei nostri giorni affliggono la coppia e l'istruzione familiare; per questo è necessario presentare con autenticità l'ideale della famiglia cristiana, basato sull'unità e fedeltà del matrimonio, aperto alla fecondità, guidato dall'amore. E come non esprimere vivo appoggio ai ripetuti richiami dell'episcopato a favore della vita e sulla illegalità dell'aborto? Esorto tutti a non desistere nella difesa della dignità di ogni vita umana, nell'indissolubilità del matrimonio, nella fedeltà dell'amore coniugale, nell'educazione dei bambini e dei giovani seguendo i principi cristiani, di fronte a cieche ideologie che negano la trascendenza e che la storia recente ha screditato mostrandone il vero volto.


6. Possano i giovani, che sono la grande forza e speranza di un popolo, scoprire, nel seno dei focolari cristiani, ideali alti e nobili che soddisfino le ansie dei loro cuori e li allontanino dalla tentazione di una cultura egoistica e senza orizzonti che conduce irrimediabilmente al vuoto e allo scoraggiamento.

L'educazione dei bambini e dei giovani, cari fratelli e sorelle, continua ad avere un'importanza fondamentale per la missione della Chiesa e per la stessa società civile. Per questo è giusto che i padri e le madri cristiane continuino ad affermare e a sostenere il diritto a una scuola cattolica, autenticamente libera, nella quale si impartisca una vera educazione religiosa e in cui i diritti della famiglia siano convenientemente rispettati e tutelati. Tutto ciò si rivelerà a beneficio del bene comune, poiché l'istruzione religiosa contribuisce a preparare i cittadini disposti a costruire una società che sia sempre più giusta, fraterna e solidale. Giovani che mi ascoltate, lasciatemi ripetere ciò che vi dissi a Santiago de Compostela, nella Giornata mondiale della gioventù: "Non abbiate paura di essere santi!". Seguite Gesù Cristo che è fonte di libertà e di vita. Apritevi al Signore, affinché illumini tutti i vostri passi. Egli sia il vostro tesoro più caro; e se vi chiamasse a una maggiore intimità nella vita sacerdotale o religiosa, non chiudete il vostro cuore. La docilità alla sua chiamata non ridurrà assolutamente la pienezza della vostra vita: al contrario la moltiplicherà, la ingrandirà fino ad abbracciare con il vostro amore i confini del mondo. Lasciatevi amare e salvare da Cristo, lasciatevi illuminare dalla sua potente luce! così sarete luce di vita e di speranza in questa società.


7. Stiamo celebrando questa Eucaristia nella piazza dedicata a Colombo, lo scopritore dell'America. I monumenti che ci circondano ricordano quell'incontro tra due mondi, in cui svolse un ruolo tanto decisivo la fede cattolica.

Nell'ambito della celebrazione del V centenario dell'evangelizzazione dell'America, il 12 ottobre scorso, a Santo Domingo, e insieme a tutto l'episcopato latinoamericano, ho voluto rendere grazie a Dio ancora una volta per "l'arrivo della luce che ha illuminato di vita e di speranza il cammino dei popoli che, cinquecento anni fa, nacquero alla fede cristiana" (n. 3). Quella scoperta, che ha cambiato la storia del mondo, fu un accorato appello dello Spirito alla Chiesa, e specialmente alla Chiesa spagnola, che ha saputo rispondere generosamente con fervido ardore missionario. Anche oggi si fa urgente la nuova evangelizzazione, per rinnovare la ricchezza e la vitalità dei valori cristiani in una società che dà segni di disorientamento e di disillusione. E' necessaria, quindi, un'azione evangelizzatrice che alimenti i comportamenti cristiani di maggiore autenticità personale e sociale, e a cui prendano parte tutti i membri delle comunità ecclesiali. In questa solenne cerimonia di canonizzazione del sacerdote Enrique de Osso, bisogna sottolineare che la nuova evangelizzazione a cui siamo chiamati deve avere come obiettivo principale il rendere vivo tra i fedeli l'ideale della santità. Una santità che si manifesti nella testimonianza della propria fede, nella carità senza limiti, nell'amore vissuto e messo in pratica nelle attività di ogni giorno.


8. Per questo, con la forza dell'amore che irradia dai santi e la speranza cristiana che ci riempie di gioia, rivolgo il mio appello alla Chiesa in Spagna: rinnova in te la grazia del Battesimo, apriti di nuovo alla luce. E' l'ora di Dio, non lasciarla passare. Non permettere che il sale diventi insipido poiché, quindi, come dice il Signore, "a null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini" (Mt 5,13). Sii anche oggi una Chiesa, che in virtù della testimonianza dei suoi santi, mostri a tutti la via della salvezza! Aprite le vostre vite alla luce di Gesù Cristo; cercatelo laddove egli è vivo: nella fede e nella vita della Chiesa, nel volto dei santi. Che, sul modello e sull'esempio di sant'Enrique de Osso, siate il sale della terra e la luce del mondo, perché gli uomini "vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,16).

[Al termine della celebrazione:] Madrileni e Spagnoli! Un grande ringraziamento, un grande ringraziamento a Dio per tutte le ricchezze della vostra storia umana e cristiana. Un ringraziamento speciale per questo Congresso eucaristico internazionale che si è svolto a Siviglia. Eucaristia ed evangelizzazione: un ringraziamento cinquecento anni dopo l'evangelizzazione dell'America, un ringraziamento a Dio, a Gesù Cristo, allo Spirito Santo per i vostri santi e beati, attraverso santa Teresa di Gesù, san Giovanni della Croce, fino ad oggi, a sant'Enrique de Osso. Un ringraziamento per la vostra accoglienza cordiale nei confronti del Papa. Molte grazie, alla prossima volta, alla prossima volta sui cammini della nuova evangelizzazione. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Data: 1993-06-16 Data estesa: Mercoledi 16 Giugno 1993

Cerimonia di congedo all'aeroporto di Madrid-Barajas - Spagna

Titolo: Sono stati cinque giorni di grazia

Maestà, Cari Fratelli nell'Episcopato, Eccellentissime autorità, Carissimi fratelli e sorelle,


1. Volge al termine il nuovo viaggio apostolico che ho avuto la gioia di compiere, nel nome del Signore, realizzando il fervido desiderio di unirmi alla celebrazione del XLV Congresso Eucaristico Internazionale a Siviglia, così come quello di visitare la diocesi di Huelva e la comunità cattolica di questa capitale.

In questo momento di commiato il mio pensiero divenuto preghiera si rivolge a Dio, ricco di misericordia, che mi ha concesso la grazia di condividere con voi queste giornate di intensa comunione nella fede e nella carità, durante le quali ho avuto occasione di sentire molto viva la presenza e la vicinanza dei carissimi figli e figlie della Spagna, che con la loro fede in Dio guardano al futuro con grande speranza.


2. Durante i diversi incontri, a Siviglia, a Huelva e a Madrid, ho voluto adempiere al mandato ricevuto da Gesù Cristo: confermare i miei fratelli nella fede (Cfr. Lc 22,32). Sono stati cinque giorni di grazia, che rimarranno impressi nel mio ricordo e che mi hanno fatto apprezzare ancora di più i genuini valori umani e cristiani della nobile anima della Spagna.

Nelle celebrazioni che ho avuto l'onore di presiedere, ho voluto proclamare la speranza che viene da Dio e incoraggiare tutti a consolidare la fede ricevuta. Una nazione come questa che a ragione può inorgoglirsi di avere iniziato alla fede così tanti popoli, che oggi si professano gioiosamente figli della Chiesa, non deve permettere che si diluisca la ricchezza spirituale che ha stimolato i migliori sforzi della sua storia, lasciando un'orma incancellabile nella sua cultura. Per questo, con tutto l'amore che nutro per voi e mosso dalla mia sollecitudine di Pastore della Chiesa Universale vi dico: Ravvivate le vostre radici cristiane! Siate fedeli alla fede cattolica che ha illuminato il cammino della vostra storia! Non cessate di testimoniare la vostra condizione di credenti, comportandovi con coerenza nell'esercizio delle vostre responsabilità familiari, professionali e sociali.


3. Prima di concludere, desidero esprimere il mio più vivo ringraziamento a Sua Maestà il Re, alle Autorità della Nazione e delle Comunità Autonome visitate, per la collaborazione prestata per il buon svolgimento della mia visita pastorale.

Devo manifestare una gratitudine speciale ai miei Confratelli Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, così come a tanti laici che, con non poco sforzo e sacrificio, hanno contribuito con efficacia ed entusiasmo alla preparazione e alla realizzazione delle diverse celebrazioni.

Una parola di gratitudine anche ai giornalisti, alla radio e alla televisione, per il rilievo dato ai vari incontri che si sono svolti durante il mio soggiorno in questo amato Paese.

Anche se la mia presenza si è limitata a Siviglia, a Huelva e a Madrid, il mio spirito è sempre stato molto vicino a tutti e a ciascuno degli spagnoli: famiglie, anziani, giovani e bambini, contadini e operai, intellettuali e dirigenti, poveri e ammalati. Vi porto tutti nel mio cuore e li raccomando nelle mie preghiere.

In questo momento, la mia preghiera si rivolge a Dio perché vi assista nella vostra ferma volontà di affrontare i problemi che vi affliggono con animo sereno e positivo, con il desiderio di trovare soluzioni attraverso il cammino della fratellanza, del dialogo e del mutuo rispetto. Vi incoraggio a un rinnovato impegno a vivere la vostra fede e a rendere i valori cristiani ed etici, che hanno configurato il vostro essere come Nazione, un fattore di coesione sociale, di solidarietà e di progresso.

Che Dio benedica la Spagna! Che Dio benedica tutti i figli e le figlie di questa nobile Nazione! Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1993-06-17 Data estesa: Giovedi 17 Giugno 1993

Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Vangelo è innanzitutto una persona

Carissimi fratelli e sorelle!


1. "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).

Con queste parole Gesù esprime il senso e lo scopo della sua missione nel mondo. La Chiesa, durante la sua storia bimillenaria, si è sempre fatta carico di questo messaggio ed ha irradiato nel mondo la cultura della vita. Guidata da Cristo e sostenuta dallo Spirito, anche oggi essa non cessa di annunciare il Vangelo della vita.

Tale "lieta novella" risuonerà con vigore a Denver, nel corso del raduno mondiale dei giovani in occasione dell'VIII Giornata Mondiale della Gioventù. E' annuncio di salvezza che si identifica con il Regno di Dio ed è annuncio rivolto a tutti i credenti. Come ho avuto modo di sottolineare nell'Enciclica Redemptoris missio, il Vangelo "non è un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione, ma è innanzitutto una persona, che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine di Dio invisibile" (RMi 18). Colui, infatti, che ha detto: "Io sono la vita" (Jn 14,6), può soddisfare pienamente il bisogno insaziabile di vita del cuore umano e, in virtù del battesimo, innestare l'esistenza umana in quella stessa di Dio.


2. Educare al Vangelo della vita: ecco il grande compito della famiglia e della stessa Comunità Cristiania nei confronti dei giovani a partire dalla prima infanzia. Questa fondamentale intuizione ispiro il Vescovo di Nancy, Mons. Charles Forbin-Janson a fondare nel 1843 l'Opera della Santa Infanzia, istituzione che celebra quest'anno il suo 150 anniversario. Il servizio ecclesiale che quest'Opera, insignita poi del titolo di Pontificia, svolge in tutti i Continenti, si rivela sempre più prezioso e provvidenziale. Esso contribuisce a dare rinnovato impulso all'azione missionaria dei bambini in favore dei loro coetanei. Sostiene il diritto dei fanciulli a crescere nella loro dignità di uomini e di credenti, aiutandoli soprattutto a realizzare il loro desiderio di conoscere, amare e servire Dio. La collaborazione dei giovani all'evangelizzazione è quanto mai necessaria: la Chiesa ripone grandi speranze nella loro capacità di cambiare il mondo.


3. In occasione della Giornata Missionaria Mondiale desidero invitare i credenti del mondo intero in particolare i genitori, gli educatori, i catechisti, nonché i Religiosi e le Religiose, a puntare sulla formazione missionaria dei fanciulli, nella consapevolezza che l'educazione allo spirito missionario comincia sin dalla tenera età. Se opportunamente guidati nell'ambito della famiglia, della scuola e della parrocchia, i bambini possono diventare missionari dei loro coetanei, e non solo di essi. Con innocente candore e con generosa disponibilità essi possono attrarre alla fede i loro piccoli amici e far nascere negli adulti la nostalgia di una fede più ardente e gioiosa. La loro formazione missionaria va pertanto alimentata con la preghiera, indispensabile sorgente di energia per maturare nella conoscenza di Dio e nella coscienza ecclesiale; va sostenuta grazie ad una generosa condivisione, anche materiale, delle difficoltà in cui versano i bambini meno fortunati. E' in questo spirito che la raccolta delle offerte in occasione della Giornata Missionaria di quest'anno sarà destinata, tra l'altro, a sollevare quella parte dell'infanzia mondiale che vive in condizioni subumane, cercando di ridare ad essa la gioiosa possibilità di progredire nella fede evangelica.

Sono convinto che dal duplice impegno dell'evangelizzazione e della promozione umana, a cui bisogna sensibilizzare anche i bambini, potranno scaturire nuove vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa, perché, come ho avuto modo di osservare nella citata enciclica Redemptoris missio, "la fede si rafforza donandola" (RMi 2). La promozione e la cura delle vocazioni missionarie costituisce pertanto un compito attuale ed urgente. Aumenta infatti sempre più il numero di coloro a cui la Chiesa deve portare il messaggio salvifico e "l'annunzio del Vangelo richiede annunciatori, la messe ha bisogno di operai, la missione si fa soprattutto con uomini e donne consacrati a vita all'opera del Vangelo, disposti ad andare in tutto il mondo per portare la salvezza" (Jn 79)


4. In questa singolare occasione vorrei ancora una volta esprimere di vivo cuore la gratitudine di tutta la Chiesa verso i Missionari e le Missionarie, sia religiosi che laici. Essi operano, con impegno e slancio, talora anche a costo della vita, sul fronte della evangelizzazione e del servizio all'uomo. La loro testimonianza, non di rado eroica, manifesta profonda fedeltà a Cristo e al suo Vangelo; costituisce esempio, simbolo e salutare provocazione per i cristiani; è invito a tutti perché si dia, mediante la fede vissuta, senso pieno all'esistenza.

I Missionari dedicano ogni loro energia fisica e spirituale affinché si diffonda il vangelo della speranza. Attraverso di essi Cristo, Redentore dell'uomo, ripete agli uomini: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". E' giusto, allora, che in questa Giornata Missionaria Mondiale, i cattolici si stringano loro attorno e manifestino, con concreta solidarietà, la loro simpatia e collaborazione. Gravi e urgenti sono le necessità connesse con l'evangelizzazione e la promozione umana. Io stesso ho potuto rendermene conto durante i viaggi missionari effettuati nei vari Continenti. C'è bisogno di sostegno spirituale e di solidarietà concreta, fatta anche di aiuti materiali. Si aprano il cuore e la mano dei credenti, soprattutto di coloro che dispongono di maggiori possibilità economiche, per contribuire generosamente all'incremento di quel "Fondo di solidarietà", mediante il quale l'Opera della Propagazione della Fede cerca di venire incontro alle necessità dei Missionari. Fra i bisogni più impellenti ci sono certamente la costruzione di chiese e cappelle, dove i fedeli possano riunirsi per la celebrazione dell'Eucarestia; il sostentamento e la formazione dei candidati al sacerdozio e dei catechisti; la pubblicazione nelle lingue locali di testi religiosi per l'educazione alla fede, come la Bibbia, i catechismi nazionali ed i libri liturgici.

Possano le Comunità cristiane gareggiare in generosità imitando l'esempio dei primi cristiani, i quali erano "un cuor solo ed un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era loro comune" (Ac 4,32). Donando con amore, essi sperimentavano come ci sia "più gioia nel dare che nel ricevere" (Ac 20,35). Dalla condivisione sgorga per la Chiesa una sorgente di rinnovata comunione e di profetica carità.


5. Modello di tale amore a Dio e ai fratelli è Maria, la Madre di Cristo e dei Credenti. A Lei affido quanti si consacrano all'adempimento del mandato missionario del suo Figlio: i Missionari e le Missionarie, perché ne sostenga l'attività apostolica e i sacrifici; i loro collaboratori e benefattori, perché si sentano sempre più animati a condividere i loro beni spirituali e materiale con quanti ne sono privi.

A tutti mi è gradito inviare la mia Benedizione Apostolica, che, in questo 150 anniversario dell'Opera della Santa Infanzia, intende abbracciare con particolare gioia e affetto i bambini, soprattutto quelli in condizioni disagiate a causa della malattia, della povertà e dell'abbandono.

Dal Vaticano, 18 Giugno - Solennità del Sacro Cuore di Gesù - dell'anno 1993, decimo quinto di Pontificato.

Data: 1993-06-18 Data estesa: Venerdi 18 Giugno 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Al Corpo Diplomatico nella Nunziatura Apostolica di Madrid - Spagna