GPII 1993 Insegnamenti - Al Capitolo Generale dei Missionari della Consolata - Città del Vaticano (Roma)

Al Capitolo Generale dei Missionari della Consolata - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rimanete fedeli al vostro carisma

Carissimi "Missionari della Consolata"!


1. Vi ricevo oggi con profonda letizia in occasione del IX Capitolo Generale del vostro Istituto. Nel porgervi il più cordiale saluto, vi ringrazio per questa visita, segno di fede e di filiale attaccamento al Vicario di Cristo. Attraverso di voi, il mio pensiero si estende a tutti i vostri Confratelli sparsi nel mondo, che intendo ringraziare per il loro ministero generoso ed intenso. Sono, inoltre, grato al neo-eletto Superiore Generale, P. Pietro Trabucco, per le cortesi parole che mi ha rivolto, e formulo a lui, come pure al nuovo Consiglio Generale, vivissimi auguri per i prossimi impegni.


2. La celebrazione del Capitolo Generale costituisce sempre una occasione propizia non solo per rivedere le Costituzioni e la loro pratica applicazione nella realtà concreta, ma anche per rimeditare con aggiornata sensibilità il carisma del Fondatore. Si tratta spesso di una necessaria "rilettura" dell'intuizione carismatica delle origini per poter proseguire fedelmente nella direzione suggerita dallo Spirito.

Per non smarrire la vostra identità di "Missionari della Consolata", è la personalità umile ed ardente del Beato Giuseppe Allamano che dovete incessantemente riscoprire.

In mezzo alle tante sue attività apostoliche, egli coltivava in cuore un progetto grandioso: essere missionario. Aspirazione, questa, che pure molti chierici e giovani sacerdoti dell'epoca gli avevano confidato.

Il 24 aprile 1900, festa del missionario martire San Fedele da Sigmaringa, come racconterà in seguito ai suoi figli spirituali, scrisse una lunga lettera all'Arcivescovo di Torino, il Cardinale Agostino Richelmy, suo antico compagno di Seminario, per confidargli il progetto di istituire una nuova Congregazione missionaria. Dopo ciò, "celebrai la Messa - egli aggiunge - affinché si facesse la volontà di Dio; poi senz'altro la portai alla posta e la spedii al Cardinale". La proposta fu accolta dall'Arcivescovo e poco dopo fu approvata dai Vescovi piemontesi riuniti in conferenza. Bastarono pochi giorni all'Allamano per raccogliere alcuni sacerdoti e laici desiderosi di consacrarsi alle missioni e l'8 maggio del 1902 partirono per il Kenia i primi quattro missionari: due sacerdoti e due fratelli.


3. Carissimi Missionari della Consolata, questa è la vostra origine. Siete nati dal cuore sacerdotale e dal fervore missionario dell'umile e zelante canonico Giuseppe Allamano! A lui, pertanto, alla sua fede intrepida, alla sua ansia evangelica, al suo amore a Cristo e alle anime, dovete sempre volgere lo sguardo per rimanere fedeli alla tipica vostra spiritualità e al vostro peculiare carisma.

Il Beato Allamano, debole di salute e scarso di mezzi, senza mai spostarsi dalla sua Torino, fondo due Congregazioni missionarie tuttora fiorenti e presenti in ben quattro continenti. Ecco i prodigi che opera il Signore.

Nel presente Capitolo generale vi siete preoccupati di far emergere queste note caratteristiche della personalità spirituale del vostro Fondatore, perché la presenza apostolica dell'Istituto risulti rinnovata e sempre più rispondente alle esigenze dell'epoca presente. Avete così posto in evidenza che ogni autentico rinnovamento presuppone la fedeltà: fedeltà al Vangelo, al proprio carisma, "ai segni dei tempi". Restano pertanto sempre validi i moti ispiratori e gli obiettivi del vostro apostolato così come Giuseppe Allamano li aveva felicemente intuiti: una vita incentrata sull'Eucaristia e una particolare devozione a Maria Santissima, un impegno totale per la formazione degli apostoli del Vangelo.

Il vostro Fondatore continua ancor oggi a ripetervi: "Non dimenticate mai che siete missionari e che le anime si salvano con il sacrificio. Qualcuno si figura l'ideale missionario tutto poetico, dimenticando che le anime si salvano con la croce e dalla croce, come fece Gesù". Ed ancora: "Ci vuol fuoco per essere apostoli. Essendo né caldi né freddi, cioè tiepidi, non si riuscirà mai a niente... Noi missionari siamo votati a dar la vita... Dovremmo essere contenti di morire sulla breccia".


4. Carissimi fratelli! Nell'Enciclica "Redemptoris missio", considerando le difficoltà oggi esistenti, scrivevo: "Grandi ostacoli alla missionarietà della Chiesa sono anche le divisioni passate e presenti tra i cristiani, la scristianizzazione in Paesi cristiani, la diminuzione delle vocazioni all'apostolato, le contro-testimonianze di fedeli e di comunità cristiane, che non seguono nella loro vita il modello di Cristo. Ma una delle ragioni più gravi dello scarso interesse per l'impegno missionario è la mentalità indifferentista, largamente diffusa, purtroppo, anche tra cristiani, spesso radicata in visioni teologiche non corrette e improntata ad un relativismo religioso che porta a ritenere che una religione vale l'altra" (RMi 36). Di fronte a tali ostacoli insidiosi, proseguite, carissimi, serenamente nel vostro lavoro missionario.

Come il vostro Fondatore, vi dico anch'io: "Coraggio nel Signore e nella Consolata!".

La Vergine Maria mantenga vivo nei vostri animi il desiderio di essere santi missionari, disposti ad agire solo e sempre per amore di Cristo e delle anime, in piena e docile sottomissione alla Chiesa ed alle sue direttive.

Invocando su di voi l'abbondanza dei favori celesti, di gran cuore vi imparto la Benedizione Apostolica, che con affetto estendo ai vostri Confratelli ed alle vostre attività missionarie.

Data: 1993-06-19 Data estesa: Sabato 19 Giugno 1993

Con il clero e i laici nella Cattedrale di Macerata - Marche

Titolo: Sia Maria ad accompagnarvi e guidarvi a Cristo

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di incontrarmi con voi in questo tempio, centro e segno dell'unità della vostra Chiesa particolare di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia. A tutti rivolgo il mio saluto cordiale con le parole di Paolo: "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1Co 1,3).

Sono qui tra voi questa sera anzitutto per "confermare i fratelli nella fede" (Cfr. Lc 22,32), in adempimento del ministero petrino che mi è stato affidato. Saluto con affetto il vostro Vescovo, il caro Mons. Francesco Tarcisio Carboni: lo ringrazio per l'invito che mi ha rivolto a visitarvi e per le belle parole che, a nome di tutti, mi ha poc'anzi indirizzato. Saluto cordialmente i Presuli e ciascuno di voi qui presenti.

Le vostre Diocesi, che nel 1985 sono state unite sotto uno stesso Pastore in modo da realizzare una più ampia comunione, costituiscono un'unica Comunità ecclesiale ricca di storia e di confortanti frutti apostolici.

Questa Chiesa locale ha infatti generato una folta schiera di Vescovi, Sacerdoti, Religiosi, Missionari e laici distintisi per santità di vita e per zelo apostolico.


2. Fra le figure di spicco che in passato hanno onorato la vostra terra, mi piace qui ricordarne una, che oggi rappresenta un luminoso punto di riferimento per tutta la Chiesa: il grande apostolo della Cina Padre Matteo Ricci. Egli nel suo impegno di evangelizzazione applico forme coraggiose di inculturazione della fede, aprendo nuovi e promettenti orizzonti all'attività missionaria della Chiesa. Il suo ricordo mi porta col pensiero alla illustre Nazione cinese, in cui egli trascorse gran parte della propria esistenza, potendola così conoscere, stimare ed amare profondamente. Questa Cina lontana, questa Cina gigantesca come popolo, come storia, come importanza nel mondo. Si tratta di un popolo ricco di antichissime tradizioni culturali, che non è restato insensibile all'annuncio evangelico: i semi della fede, recati dai missionari nei secoli scorsi, hanno dato frutti.

Affido al Signore quella diletta Comunità cattolica, che, nonostante le molte ed anche gravi difficoltà, continua a dare un luminoso esempio di fedeltà a Cristo e alla Chiesa. A Lui affido pure il vivo desiderio di poter un giorno - quanto vorrei che il tempo di attesa fosse breve! - incontrare personalmente quei cristiani, per ringraziare insieme con loro il Signore dei tanti doni ricevuti e per confermarli nel loro cammino di fedeli e generosi discepoli di Cristo e di buoni cittadini, pienamente dediti al bene del loro Paese. Credo che ciò che ho detto adesso io lo devo all'ispirazione della vostra città, all'ispirazione di Matteo Ricci, oriundo di Macerata.


3. Carissimi fratelli e sorelle, tutti i presenti in questa chiesa e anche quelli che sono fuori, in tutta la diocesi, desidero esprimere il mio compiacimento a ciascuno di voi, ed in modo speciale al vostro Pastore, come pure ai suoi più stretti collaboratori, per il Sinodo diocesano attualmente in svolgimento. Si tratta di un importante "evento di Chiesa", uno speciale dono dello Spirito Santo.

Il tema dell'Assemblea sinodale - "Cieli e terra nuova" (Is 65,17-25 Ap 21,1 2P 3,13) - esprime bene la realtà della Chiesa pellegrina sulla terra: in questo cammino, essa è chiamata continuamente a rinnovarsi per essere fedele a Dio e all'uomo.

Procedete con coraggio e con fiducia in questo itinerario di conversione, di revisione, di rinnovamento. Non accettate mai passivamente le situazioni esistenti, ma tendete con generosità a rispondere prontamente alle esigenze del Regno.

Rafforzate anzitutto la comunione ecclesiale. Voi sapete che la comunione autentica nella Chiesa locale si costruisce attorno al Vescovo, "principio visibile e fondamento dell'unità" (LG 23). E' a lui che ogni componente della Comunità deve fare costante riferimento per edificare il Corpo mistico di Cristo.

Attraverso il suo Pastore ed il particolare vincolo che lo lega al Vescovo di Roma, la Diocesi si mantiene in comunione con la Chiesa universale.


4. Una Chiesa unita avanza poi più speditamente sulla via dell'evangelizzazione.

Auspico di cuore che il vostro Sinodo segni per tutti un nuovo, più vigoroso impegno missionario. Non stancatevi, Fratelli e Sorelle carissimi, di annunciare Gesù Cristo, l'unico Salvatore dell'uomo. Fatelo secondo le indicazioni dell'Assemblea sinodale, la quale opportunamente si articola in tre fasi: evangelizzazione, liturgia e carità. Occorre annunciare Gesù Cristo con la parola, attualizzarne la presenza nella liturgia, renderne operante il messaggio mediante la testimonianza della carità. La testimonianza, e specialmente mediante la testimonianza della carità.

Il vostro impegno di "camminare insieme" con gli uomini del nostro tempo possa trovare nel Sinodo sostegno e orientamento. Le disposizioni in esso emanate vi aiutino ad essere solidali soprattutto con chi ha più bisogno, così da dilatare nel mondo gli spazi della libertà, della carità, della giustizia e della pace (Cfr. LG 36 AA, 7).

Ciò suppone il concorde contributo di tutti e di ciascuno. Di voi, innanzitutto, cari Sacerdoti, primi e più stretti collaboratori del Vescovo nella fatica pastorale. E poi di voi, carissimi Religiosi e Religiose, il cui apporto peculiare deriva dallo stato di consacrazione tipico della vita consacrata: spetta a voi di offrire una chiara testimonianza del primato dell'Assoluto nella radicale accoglienza dei valori evangelici e nel servizio generoso ai fratelli, cominciando dai più poveri e bisognosi. Indispensabile è, infine, il vostro apporto, carissimi laici, impegnati nelle molteplici iniziative apostoliche della Diocesi e delle Parrocchie. Senza il generoso impegno del laicato nessuna programmazione pastorale può sperare di ottenere risultati incisivi e duraturi. E soprattutto voi siete impegnati per santificare il mondo, cambiare il mondo, farlo crescere a una pienezza che ci viene a tutti, al mondo e alla creatura, da Cristo Gesù.


5. Affido, carissimi Fratelli e Sorelle, queste riflessioni come pure i vostri propositi di bene alla Madre del Signore, guida e modello del pellegrinaggio del popolo di Dio sulle strade della storia. Gli abitanti di Macerata vollero la Vergine Santa come speciale protettrice quando, quarant'anni fa, proclamarono la loro città "Civitas Mariae". Tale particolare legame con Maria viene espresso e rinnovato dal pellegrinaggio che ormai da diversi anni si compie al Santuario di Loreto. Questa sera avro il privilegio di benedirne personalmente l'avvio, unendomi spiritualmente ai giovani che nella notte, pregando e cantando, si dirigeranno verso la Santa Casa lauretana. E spero che pregheranno anche per me.

Vuol dire anche per la comunione universale della Chiesa, per gli impegni di questa Chiesa nel mondo contemporaneo, nelle diverse parti del mondo. Per questo grande impegno ecumenico di ritrovare l'unità dei cristiani dopo tanti anni e secoli di divisione. Ma ci avviciniamo ormai all'anno Duemila e dobbiamo presentarci davanti al Signore, in questo momento, meno divisi, se non pienamente uniti. E per questo ci vuole un grande impegno apostolico: impegno di preghiera, impegno di penitenza. Soprattutto ci vuole la Grazia e la forza dello Spirito Santo.

Sia Maria, venerata in questa Città e Diocesi sotto il titolo speciale di Madonna della Misericordia, ad accompagnarvi e guidarvi a Cristo nel cammino sinodale e nel pellegrinaggio terreno della vita e anche di questa notte (questo si riferisce ai pellegrini verso Loreto). Vi sia Maria di sostegno e sia anche di sostegno spirituale al Papa, specialmente nel momento in cui, insieme con il vostro Vescovo e con i Vescovi qui presenti, offre a tutti una Benedizione Apostolica.

Data: 1993-06-19 Data estesa: Sabato 19 Giugno 1993

Incontro con la cittadinanza di Macerata - Marche

Titolo: Macerata "Civitas Mariae"

Signor Ministro, grazie per la sua presenza.

Signor Sindaco, grazie per le sue cortesi parole.

Carissimi fratelli e sorelle, Ho voluto brevemente sostare davanti al vostro Palazzo Comunale per accogliere e ricambiare il saluto del Sindaco e della Civica Amministrazione, a cui va il mio ringraziamento cordiale, ed insieme per rendere omaggio alla decisione con cui, quarant'anni or sono, la Municipalità cittadina proclamava Macerata "Civitas Mariae".

Che cosa vollero significare con quel gesto gli Amministratori comunali di allora? Certamente essi vollero porre la città sotto la protezione della Madre di Dio.

"Civitas Mariae" è, dunque, un titolo impegnativo, un titolo che una Comunità civile deve, in un certo senso, "meritarsi" e ogni giorno confermare col suo concreto stile di vita. Uno stile che rifletta in qualche modo quello di Maria.

Quali sono le caratteristiche di un simile stile di vita? Per rispondere sceglierei tre parole: sobrietà, accoglienza, servizio.

Sobrietà come moderazione, rinuncia agli sprechi, rifiuto della logica del consumismo, risparmio in favore delle necessità più urgenti, sia in casa propria, sia nelle comunità e nelle nazioni più bisognose.

Accoglienza, che non vuol dire solo apertura verso gli altri, ma anche responsabilità nei confronti di chi è nel bisogno, mediante un'armonica cooperazione tra pubblico e privato, tra istituzioni e volontariato.

Infine servizio, che è atteggiamento evangelico per eccellenza, derivante direttamente dal precetto di amare il prossimo come se stessi.

Ecco, "Civitas Mariae", queste tre caratteristiche che si riferiscono certamente alla Madre di Cristo che vi protegge. Voi avete fatto, in qualche senso, di Maria la vostra concittadina per sempre. Cercate allora di esser buoni concittadini di colei che è l'unica concittadina per tutto il mondo.

Vorrei ancora approfittare di questa circostanza per dire una parola all'Università di Macerata da cui ho ricevuto anche un invito. Devo aggiungere che quasi ogni anno, celebrando a Roma la Santa Messa per le Università, incontro il Rettore di questa Università di Macerata tra i presenti. E' difficile oggi fare questa visita quando si sa che gli studenti, i giovani, sono già pronti a mettersi in strada verso Loreto. Faccio questa visita all'Università celebrando la Messa per i pellegrini tra poco e così tutti porteranno nei loro cuori, nei loro pensieri, questa Università che per loro è l'Alma Mater. Auguro a questi giovani, agli studenti, auguro ai professori, al Rettore Magnifico la benedizione e la presenza di Maria a cui Macerata come città è dedicata. Sono, questi, i brevi auguri che vi lascio.

Vi auguro che sia con voi sempre Maria Santissima, che Lei si senta bene in questa città che ha scelto di essere chiamata "Civitas Mariae".

Ecco, carissimi, l'augurio che vi lascio. Vivete così, e Maria Santissima sarà con voi, e vi proteggerà sempre.

Data: 1993-06-19 Data estesa: Sabato 19 Giugno 1993

Messa nel "centro fieristico" di Macerata - Marche

Titolo: Maria, Vergine di Loreto, guidaci a Gesù




1. "Io vado a prepararvi un posto" (Jn 14,2).

Carissimi fratelli e sorelle, nel momento in cui vi disponete al vostro pellegrinaggio da Macerata a Loreto, la liturgia orienta il nostro pensiero verso quella Via che è il prototipo di ogni pellegrinaggio dell'uomo.

Cristo dice: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Jn 14,6).

Quasi al termine della sua missione, Egli ripete ancora ai suoi discepoli: "Vado a prepararvi un posto". "Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre" (Jn 16,28). Vado a prepararvi un posto!


2. La vita umana, la vita del credente, è un continuo pellegrinare. Un pellegrinare nella fede. Per questo la liturgia di oggi evoca anzitutto Abramo, che l'apostolo Paolo chiama "padre della nostra fede" (Cfr. Ga 3,7).

Abramo è chiamato da Dio a mettersi in cammino: "Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre... Faro di te un grande popolo" (Gn 12,1-2). La via di Abramo è via che attraversa le generazioni: da una famiglia, quella sua appunto, essa giunge ad un popolo. Dio ha scelto questo popolo. Lo ha scelto già in Abramo. La fede di Abramo è stata la risposta a questa chiamata di Dio. Essa doveva essere trasmessa di generazione in generazione come risposta alla chiamata di Dio: ecco il pellegrinaggio nella fede.

La meta del pellegrinaggio - di quello di Abramo prima e di Mosè poi insieme col popolo - è la Terra Promessa. Il pellegrinaggio ha la sua dimensione spaziale, ben visibile nella tradizione primitiva dei nomadi, dei popoli di pastori. Ma da questo riferimento spaziale emerge un'altra dimensione: Abramo segue la voce di Dio che lo chiama. Avanza pellegrinando nella direzione che Dio gli indica (Cfr. Gn 12,4).

In questo modo colui che è "il padre della nostra fede" si fa annuncio di Colui che è il "compimento" di questa fede: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me".


3. Il pellegrinare nello spazio implica fatica. Anche il pellegrinare nella fede comporta fatica. Per questo leggiamo oggi le parole dell'Apostolo nella Lettera ai Romani: "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale" (Rm 12,1).

Carissimi giovani, quanto attuale è questa esortazione all'inizio del vostro pellegrinaggio! Davanti a voi sono le ore del cammino notturno verso Loreto. La caratteristica di questo vostro camminare è proprio "il sacrificio vivente, santo e gradito a Dio"; è questo "il vostro culto spirituale".

E per questo il pellegrinaggio ha un senso profetico. Esso vi conduce per le strade del mondo, in mezzo a una geografia a voi ben nota, ma comporta anche un "uscire" dalla geografia nativa. L'Apostolo dice chiaramente: "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente" (Rm 12,2).

Colui che rinnova le menti è lo Spirito di Verità. Cerchiamo di aprire a Lui lo spazio interiore del cuore "per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto" (Rm 12,2). Il pellegrinaggio è stato sempre un'espressione dell'ascesa: salire con la mente e con il cuore a Dio. E molto attuale è questo invito dell'Apostolo: "Valutatevi in maniera da avere di voi un giusto concetto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato" (Rm 12,3).


4. Passiamo così dalla prospettiva del singolo a quella comunitaria. "Ciascuno", "ciascuna" si mette in cammino - ma nello stesso tempo - "siamo un solo corpo in Cristo" (Rm 12,5). Il vostro pellegrinaggio annuale da Macerata a Loreto è una particolare manifestazione di Chiesa. E' la Chiesa stessa, infatti, che nella fede si fa pellegrina, così come pellegrino si fa ciascuno di noi nella comune fede della Chiesa. Per questo siamo insieme. Non siamo solo una somma di individui in cammino: siamo una comunità pellegrinante. Nella fede comune trova conferma e compimento la fede di ciascuno. E' in questa comunità che ognuno di noi trova Cristo. Egli è là dove due o tre si uniscono nel suo nome (Cfr. Mt 18,20): due o tre... e qui: decine, centinaia, migliaia.

All'interno di una tale comunità Cristo agisce in ciascuno. La comunità è necessaria affinché ciascuno e ciascuna si renda consapevole del dono che viene dallo Spirito Santo a servizio del bene comune (Cfr. 1Co 12,7). L'Apostolo enumera diversi "doni" o carismi (Cfr. Rm 12,6-8) e indica diverse vocazioni. Ci sono molte vie, come diverse sono le membra in un solo corpo: Molte vie che si incontrano in una Via.


5. Questa Via è Cristo. Egli è la Via perché è la Verità ed è la Vita.

All'inizio del vostro pellegrinaggio Egli desidera dirvi quello che disse ai suoi discepoli nel Cenacolo: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto" (Jn 14,1-2).

Avviatevi, dunque, tenendo viva nel cuore la promessa del Signore: "Io vado a prepararvi un posto".


6. Avviatevi, facendo vostra l'attesa di tutta la Chiesa, sempre in cammino sulle orme di Maria, verso l'incontro con Cristo. E' questo il senso profondo del vostro pellegrinaggio, che vi pone nel solco di una tradizione secolare del popolo cristiano di queste terre, segnate in profondità dalla devozione a Maria.

Siate eredi della fede e della speranza della vostra gente.

Proprio sulle tracce di questo antico cammino di popolo è nato alcuni anni fa il vostro pellegrinaggio, crescendo di anno in anno e diventando una grande esperienza di comunione ecclesiale, con la partecipazione di diversi gruppi e movimenti, soprattutto Comunione e Liberazione. Questa è anche una buona circostanza per salutare qui, tra i concelebranti, Monsignor Giussani.

Carissimi giovani, sia il vostro pellegrinaggio un uscire da voi stessi per andare verso Cristo. Egli ha un posto preparato per voi. Anzi, è lui stesso il "posto" a cui il vostro cuore anela. Si, cari giovani, anelate a Cristo, amate Cristo! Amatelo con tutto l'ardore del vostro cuore, con tutta la forza della vostra giovinezza.

Insieme con Lui, amate la Chiesa, che è il suo corpo e la sua sposa.

Restate uniti ai vostri Vescovi, al Papa, accompagnando con la preghiera il loro ministero. Ascoltate i vostri Vescovi, accogliendone le indicazioni pastorali.

Siate in sintonia con la Chiesa universale, ma anche attivamente e responsabilmente inseriti nella vostra Chiesa particolare.

E' qui, infatti, nella Chiesa particolare in cui ciascuno di voi vive, che si rende presente il mistero della Chiesa universale. E' qui che ciascuno di voi è chiamato a vivere concretamente la sua vocazione battesimale.


7. Consentitemi dunque di porgere il mio saluto affettuoso a questa Chiesa particolare di Macerata, "civitas Mariae", che oggi con tanto calore ci accoglie.

Un grato pensiero rivolgo soprattutto al Pastore di questa Diocesi, il caro Mons.

Tarcisio Carboni, che all'inizio della Santa Messa mi ha espresso, a nome di tutti voi, il più cordiale benvenuto. Saluto anche con fraterna venerazione i Vescovi delle Marche che hanno voluto essere presenti. Un saluto speciale al Vescovo di Loreto perché là, a questo Santuario, viene indirizzato il vostro cammino. Un pensiero deferente rivolgo pure al Signor Ministro, alle Autorità della Città e della Regione che ci onorano della loro presenza. Saluto infine i Sacerdoti, i Religiosi, le Religiose e i laici, specialmente quanti attivamente si prodigano nei vari ambiti e ministeri ecclesiali.

Il pellegrinaggio dei giovani si fonde, così, col grande pellegrinaggio della Chiesa maceratese e di tutta la Chiesa marchigiana, in cammino verso il primo Convegno Ecclesiale, previsto per il prossimo novembre. Con tale iniziativa, la Chiesa delle Marche ha scelto di imboccare decisamente la via della nuova evangelizzazione di questa regione, per contrastare il preoccupante fenomeno della secolarizzazione, e riportare Cristo nei cuori, nelle famiglie, nella cultura e nella società. Il Documento di lavoro, attualmente offerto alla riflessione di tutte le comunità ecclesiali, ha tracciato le prime linee di un percorso difficile e impegnativo, ma ricco di speranza.


8. Va' avanti, con la benedizione di Dio, Chiesa maceratese. Va' avanti con coraggio e fiducia, Chiesa delle Marche. I giovani che questa sera marciano verso Maria, sono il tuo futuro. Essi camminano con il loro entusiasmo giovanile, ma al passo con la comunità ecclesiale.

E' dunque tutta la Chiesa delle Marche che spiritualmente li accompagna in questo pellegrinaggio al Santuario di Loreto, che il mio predecessore il Servo di Dio Giovanni XXIII vide "come una finestra aperta sul mondo, a richiamo di voci arcane, annunzianti la santificazione delle anime, delle famiglie, dei popoli" (Discorsi, messaggi, colloqui, vol. IV, 1962, pp. 560s.).

Camminate verso Maria. Camminate con Maria. Lasciatevi tenere per mano da Lei, come bimbi dalla Madre. Guardatela come la "stella" del vostro cammino.

Fate riecheggiare nel vostro cuore il suo "fiat". Il "si" di Maria nell'Annunciazione fu necessario, perché il Verbo si facesse carne nel suo grembo e perché si facesse la nostra Redenzione. Il vostro "si" è necessario, perché Cristo prenda possesso della vostra vita, e vi faccia apostoli del suo amore.

Maria, Vergine di Loreto, guidaci a Gesù. Maria, Vergine di Loreto, donaci il suo amore. Maria, Vergine di Loreto, donaci il suo Spirito di verità. La forza di questi giovani sia sorgente dell'entusiasmo e del sacrificio durante tutta questa notte pellegrinante. Amen.[A conclusione della Santa Messa, il Papa ha rivolto un particolare saluto ai 50 mila giovani che stavano per compiere a piedi il pellegrinaggio notturno da Macerata a Loreto. Queste le sue parole:] Al termine di questa Celebrazione eucaristica desidero ringraziare i presenti per l'intensa partecipazione. L'itinerario di fede che state per compiere, carissimi giovani, accresca la vostra disponibilità interiore ad abbandonare le false sicurezze e i pesi superflui per seguire con entusiasmo e nella libertà il Signore che vi chiama.

Dal cammino di questa sera, il pensiero si rivolge spontaneamente al grande pellegrinaggio giovanile che, tra meno di due mesi, ci porterà a Denver, per l'ottava Giornata mondiale della gioventù. Rispondendo alle sfide urgenti del nostro tempo, che spesso tendono a disgregare la società in cui viviamo, il raduno mondiale dei giovani vuole essere segno e proposta di nuova unità, annunciando Cristo che ancora oggi proclama: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). Durante il vostro pellegrinaggio notturno, fate in modo che queste parole del Maestro penetrino nel profondo del cuore e lo colmino di luce e di pace.

Ora affido a voi, cari giovani, la Croce che vi farà da guida nel vostro pellegrinaggio al Santuario di Loreto. Imparate dall'esperienza di questa notte a seguire, anche sulle strade del vostro quotidiano cammino, la Croce di Cristo, nella quale è salvezza, vita e risurrezione.

La Beata Vergine Maria, stella luminosa che annuncia il mattino della redenzione, vi accompagni sempre sulle strade della vostra esistenza.

Data: 1993-06-19 Data estesa: Sabato 19 Giugno 1993

Messa nello stadio della "Quintana" a Foligno - Umbria

Titolo: Il dono della grazia che ci trasforma




1. "Non abbiate timore" (Mt 10,31).

Per tre volte l'invito alla fiducia è risuonato nella proclamazione dell'odierno Vangelo. Il Signore Gesù, il Risorto, lo ripete anche a noi oggi, lo ripete all'umanità, che sta vivendo significativi mutamenti sociali in questo ultimo scorcio di secolo e di millennio.

Non temete! A nome di Cristo ripeto questa parola rassicurante ed impegnativa a te, diletta Chiesa di Foligno, riunita quest'oggi col tuo Pastore attorno al Successore di Pietro per esser confermata nella fede e trovare nuovo slancio di comunione e di testimonianza evangelica.

Qual è il motivo della nostra fiducia, una fiducia che deve superare ogni timore? Ci risponde l'apostolo Paolo: "il dono di grazia" che, mediante Gesù Cristo, si è riversato "in abbondanza su tutti gli uomini" (Rm 5,15).

Già il profeta Geremia, che abbiamo ascoltato nella Prima Lettura, nel subire rifiuto e persecuzione non vacilla e non vien meno alla sua missione, perché sa che il Signore è al suo fianco: è Lui che libera la vita del povero (Cfr. Jr 20,13)! Con l'Incarnazione del Verbo eterno del Padre, la bontà e la fedeltà di Dio si sono manifestate in pienezza agli umili che lo cercano. Lo abbiamo invocato nel Salmo: "Nel tuo grande amore rispondimi, o Dio!". E Dio ha veramente risposto al grido degli uomini: nel suo unigenito Figlio egli ci ha comunicato il suo amore, la sua stessa vita.

Accogliere questo dono e viverlo in pienezza, senza riserve o paure: ecco l'invito che oggi ci rivolge il Vangelo: rivolge a tutta la Chiesa, rivolge a tutti noi qui radunati, rivolge a tutti gli uomini di buona volontà. Ecco la stupenda esperienza dei testimoni di Cristo: abbandonarsi nelle mani dell'eterno Padre ed essere liberi e coraggiosi di fronte al mondo.


2. Il discepolo sa riconoscere Gesù "davanti agli uomini" (Mt 10,32). Non ha paura di dire nella luce e predicare sui tetti la parola del Vangelo.

Intorno a noi, carissimi fratelli e sorelle, e talora anche dentro di noi, s'annida il fascino di ciò che è relativo e mutevole, di ciò che, nella sua provvisorietà, non impegna fino in fondo. La verità lascia così il passo al relativismo delle opinioni.

In un simile contesto, i credenti, sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, sono chiamati ad essere presenza critica di ogni incompiutezza ed errore per servire senza tentennamenti e paure la verità. E' un debito, questo, che la Chiesa ha in particolare nei confronti delle giovani generazioni, la cui naturale aspirazione ad un mondo nuovo può trovare una risposta appagante solo in Cristo, unica autentica "novità" della storia. Quando pronuncio queste parole non posso non pensare a questi giovani che ieri a Macerata ho preparato per il loro pellegrinaggio annuale da Macerata a Loreto. Oggi si trovano già a Loreto, hanno camminato tutta la notte e certamente questo pellegrinaggio è una espressione della loro fede, della loro speranza, del loro attaccamento al Vangelo e l'espressione di quel "non abbiate timore", perché camminano con Cristo. Da questa celebrazione eucaristica a Foligno saluto i miei giovani amici che si trovano adesso a Loreto e si preparano a partecipare alla Messa conclusiva del loro pellegrinaggio.

Oggi non è tempo di nascondere il Vangelo, ma di "predicarlo sui tetti" (Cfr. Mt 10,27).

Non diversamente agi il vostro Patrono san Feliciano, l'evangelizzatore che percorse le strade di questa vostra Regione, predicando la Buona Novella affinché a tutti coloro che erano nelle tenebre rifulgesse la luce della salvezza.

Carissimi fratelli e sorelle, con questo ricordo dell'Apostolo della vostra Regione e della vostra Chiesa sento una gioia grande di incontrarvi oggi, di salutarvi tutti con affetto, a cominciare dal vostro Pastore, il caro Mons.

Arduino Bertoldo, che ha voluto rivolgermi all'inizio della Celebrazione eucaristica il cordiale benvenuto della Diocesi. Con lui saluto il suo predecessore che tante volte mi ha invitato a Foligno. Ho cercato di adempiere questo suo invito. Mi sento molto contento di trovarlo ancora qui, insieme con voi. Saluto con viva cordialità tutti i Vescovi, e specialmente i Vescovi della Conferenza Episcopale Umbra che partecipano con noi a questa Celebrazione. Saluto i carissimi confratelli nel Sacerdozio, i vostri Sacerdoti, primi responsabili dell'azione evangelizzatrice della Chiesa, saluto insieme con loro tutti i Fratelli Religiosi, le Sorelle Religiose, persone consacrate, testimoni privilegiati del Regno di Dio; saluto poi tutti i laici, Christifideles laici, come ci dice il Sinodo a loro dedicato, generosi cooperatori nella diffusione del Vangelo in ogni campo della società. In particolare, voglio salutare gli anziani e i malati, la cui preghiera, unita all'offerta della sofferenza, tanto valore ha per la vita della Comunità diocesana.

Il Signore chiama tutti al suo servizio; chiama alla conversione e al dono di sé nel servizio ai fratelli e a tutti dice: "Non abbiate paura!". Ecco, questo è il motto, il filo conduttore della nostra liturgia odierna.

Voglio ancora rivolgere un saluto speciale a tutte le Autorità civili e militari qui presenti.


3. La causa del Vangelo esige la disponibilità a distaccarsi da ogni bene temporale, compresa la stessa vita, in nome di un bene che supera il tempo ed è custodito nell'eternità di Dio. Ecco come si spiega, come si giustifica questo evangelico "Non abbiate paura".

Questo certamente ha compreso e vissuto san Feliciano martire, che ha offerto la propria vita per la fede per impiantare la fede in questa vostra Chiesa. Poi, dopo secoli, di questo ha dato mirabile esempio san Francesco d'Assisi, il quale proprio dalla piazza di questa Città inizio quella rinuncia alle ricchezze terrene che doveva condurlo a vivere una povertà totale nell'abbandono senza riserve alla divina Provvidenza. Questo ha anche sperimentato, in maniera straordinaria, la Beata Angela da Foligno, grande figlia della vostra Chiesa, che nel distacco dai suoi averi, dagli affetti familiari e da se stessa maturo progressivamente l'unione mistica con la divina Trinità. Una vita straordinaria.

Il credente si affranca dagli affanni causati dai beni materiali, dai beni passeggeri; egli si svincola dalla schiavitù delle cose, nelle quali troppo spesso la gente ripone la propria sicurezza. Egli compie così un passo decisivo nel suo itinerario spirituale. Dio, incontrato in Gesù Cristo, diventa il suo "Tutto". "Tutto", perchè è "Tutto". Questi beni passeggeri non sono che passeggeri: passano. Cristo rimane. Cristo ci apre la prospettiva dell'eternità.

Questo hanno capito i santi, questo hanno portato, evangelizzato a tutta l'umanità, e specialmente alla vostra cara Patria italiana, umbra, i grandi santi di questa terra. GesùCristo è "Tutto".

Inizia così il cammino della vera conversione, di cui specialmente la Beata Angela da Foligno ha offerto esemplare testimonianza e straordinario insegnamento, tanto da ricevere il titolo di "Maestra dei teologi".


4. La vita di Angela, fin quasi ai quarant'anni, fu quella ordinaria - possiamo dire - di una donna sposata, madre di tre figli. Si accorse allora che la sua anima era incoerente, "tiepida" (Cfr. Ap 3,16). Certo, era credente, praticava la religione, ma viveva la sua fede in modo piuttosto superficiale, e per ciò stesso gravemente insufficiente. Venne il momento in cui turbamenti e rimorsi si fecero così forti da diventare insostenibili. Inizio in questo modo la sua conversione.

Possiamo dire: la sua seconda conversione.

La coscienza della propria miseria non basta, pero, a realizzare un reale cambiamento; occorre che Dio stesso intervenga con la sua azione salvifica.

Angela invoco tale dono per l'intercessione di san Francesco, e fu esaudita.

"Tutti hanno peccato", ci ha ricordato l'apostolo Paolo nella seconda Lettura dell'odierna liturgia. Ciascuno tuttavia sa quanta fatica costi accettare la realtà del proprio peccato, riconoscersi peccatori. Questo, appunto, ci dicono i santi, che si riconoscono peccatori e questa è la base della loro ascesi verso Dio. Si riconoscono peccatori per parte della propria natura, della debolezza umana, e così si aprono allo Spirito Santo che comincia a riempire il loro cuore, diventano persone convertite, cioé cambiate, cambiate interiormente, sublimate, deificate.

Carissimi fratelli e sorelle, nel Sinodo diocesano da poco celebrato voi avete preso viva coscienza del fatto che il cammino di rinnovamento di una Comunità ecclesiale parte dalla consapevolezza delle sue inadeguatezze e dall'impegno sincero di porvi rimedio. Ma ciò è dono di Dio e del suo Spirito.

Il dono della grazia che ci trasforma è alla base di ogni autentica conversione, personale e comunitaria. E la strada che porta ad accogliere questo dono passa attraverso l'incontro con la parola di Dio e con i Sacramenti della Chiesa. Dal confronto col Vangelo nacque in Francesco l'esigenza della conversione e fu una singolare devozione all'Eucaristia a sostenerne i propositi. Da una Confessione completa e sincera inizio il cammino della Beata Angela, vivificato in seguito dall'ascolto assiduo della Parola di Dio e dalla partecipazione all'Eucaristia, momento privilegiato delle sue esperienze mistiche. Ecco, sono questi i grandi ispiratori anche del vostro cammino sinodale.


5. Tale itinerario, itinerario dei santi, itinerario della vita cristiana ha anche un nome evangelico: è "la via della croce". Chi si impegna a percorrerla incontra il Crocifisso, il "Dio-uomo passionato" - come lo chiamava Angela; incontra il Figlio di Dio fatto uomo nell'atto supremo della sua donazione: la morte di croce.

L'anima desidera allora di essere con Cristo per essere come Lui: crocifissa con Lui crocifisso. E' un insegnamento decisamente anticonformista. Dolore, umiliazione, povertà: sono realtà che la gente istintivamente sfugge con orrore.

Accadeva anche al tempo di Angela, ed essa dovette subire sospetti e ostracismi per le sue scelte. Eppure si tratta d'un insegnamento profondamente evangelico! Dove il Signore ci ha detto di cercarlo se non dove sono sofferenza, emarginazione e povertà? Ma nello stesso tempo ci sono anche la semplicità, la sincerità, la gioia. Questo accompagnamento del mistero della sofferenza con la gioia è un frutto maturo della santità, della vocazione cristiana, e dobbiamo augurarci per noi tutti questo frutto, perchè così siamo forti anche davanti alle sofferenze. Io vedo qui tanti sofferenti: come possono essere forti davanti alle sofferenze le persone così provate se non attraverso questo legame tra la passione, la Croce, e la gioia, la gioia che viene dallo Spirito Santo, che è la forza dello Spirito Santo? "Beati i poveri... beati i miti... beati i perseguitati..." (Cfr. Mt 5,3-12): quando il metro di giudizio del Vangelo viene capovolto, occorre non aver timore di proclamare e vivere i valori delle Beatitudini come annuncio ed inizio di una rinnovata umanità. Angela non soltanto contemplava Cristo sofferente, ma lo serviva nelle sue membra: nei poveri, nei malati, nei lebbrosi. Per confortare coloro che erano nel bisogno si metteva dalla loro parte, imitando quanto Gesù aveva fatto.


6. L'intimità con Dio è in realtà il senso ultimo e la profonda vocazione di ogni esistenza umana. Ecco l'altro grande spirituale ammaestramento che vogliamo accogliere dalla Beata Angela.

Il pellegrinaggio ad Assisi segno per lei la presa di coscienza della presenza della Santissima Trinità nella sua vita. Da quel momento in poi il suo dialogo con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo si fece sempre più intenso, pur in mezzo alle prove ed alle oscurità. Di un simile dialogo la Beata Angela è maestra anche per noi. Se le manifestazioni straordinarie possono appartenere all'eccezionalità della vita cristiana, non così la realtà che esse esprimono. La presenza di Dio in noi è il fondamento stesso della nostra esistenza. La strada dell'interiorità e della contemplazione non è per pochi eletti, bensi per ogni autentico credente.

Vorrei indicare questa strada a tutti i presenti, vorrei indicarla soprattutto ai giovani. Niente nel mondo è in grado di dare risposta piena alle ansie più profonde del vostro cuore, carissimi. Alcuni vostri coetanei entrano nei circuiti oscuri dell'irrazionalità o si lasciano attirare da sette e strani movimenti religiosi che promettono di soddisfare la sete di assoluto. Non credete a tali falsi profeti, a tali falsi maestri di vita! L'unione con Dio e la comunione con Lui: è questa la meta dell'itinerario spirituale cristiano, che la Beata Angela mostra a tutta la Chiesa e in modo particolare a questa Chiesa che è in Foligno, a tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle.


7. "Nel tuo grande amore, rispondimi, o Dio!" (Salmo responsoriale). Come la Beata Angela - vera maestra di vita spirituale - rivolgiamo al Signore lo sguardo del cuore. Invochiamo il suo aiuto! Rispondimi, o Dio! Rispondi a ciascuno di noi mediante l'intercessione della Beata Angela, di san Feliciano e dei Santi Patroni della Diocesi, di San Francesco d'Assisi.

Carissimi fedeli di Foligno, aderendo al Sinodo diocesano, che ha indicato il traguardo di una vera maturità ecclesiale nella evangelizzazione e catechesi degli adulti, nella centralità del Giorno del Signore, nel servizio agli "ultimi", nella comunione e collaborazione tra le diverse componenti della Comunità, camminate con intraprendenza e coraggio! "Non abbiate timore!". Questa è la prima e l'ultima parola del messaggio che vi voglio lasciare oggi: "Non abbiate timore!".

Vegli su tutti voi la santa Madre di Dio, che tanti segni della sua celeste protezione ha dato nel corso dei secoli alla vostra Comunità.

"Il Signore ha liberato la vita del povero". Non abbiate dunque timore.

Il Signore cammina con noi! Amen! [Al termine della Santa Messa Giovanni Paolo II ha così salutato i fedeli:] Prima di lasciare questo posto della Celebrazione eucaristica vorrei ringraziare la vostra comunità di Foligno per questo incontro così prezioso per noi tutti, nel nome della Santissima Trinità, nel nome dei vostri santi e nel nome di questa realtà che ci è propria: noi tutti siamo la Chiesa, noi tutti siamo il popolo di Dio, noi tutti siamo battezzati, confermati, sposati, ordinati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Vive in noi questo profondissimo mistero.

Nel nome della Santissima Trinità voglio ancora una volta ringraziarvi e benedirvi.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1993-06-20 Data estesa: Domenica 20 Giugno 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Al Capitolo Generale dei Missionari della Consolata - Città del Vaticano (Roma)