GPII 1993 Insegnamenti - Ai Vescovi di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone - Città del Vaticano (Roma)


1. Do il benvenuto a voi, Vescovi di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, e con le parole di San Paolo chiedo che "il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi" (2Th 3,16). Sono grato per i devoti sentimenti espressi da voi oggi, così come per il cortese messaggio che avete inviato alcuni giorni fa dall'Incontro Generale Annuale della vostra Conferenza Episcopale. lnvoco lo Spirito Santo per sostenere e rafforzare quell'unità di cuore e di mente, di spirito e di azione che vi unisce, come membri del Collegio Episcopale, al Successore di Pietro e vi assicuro le mie preghiere affinché Dio porti a felice conclusione gli sforzi per rendere la vostra Conferenza uno strumento sempre più efficace del vostro ministero pastorale.

Salutare voi qui significa estendere il mio affetto a tutti gli amati sacerdoti, ai religiosi e alle religiose e ai fedeli laici delle vostre diocesi.

Sebbene siano trascorsi quasi dieci anni dalla mia visita nel vostro Paese, non ho dimenticato il caloroso benvenuto che ho ricevuto, l'ardore delle vostre preghiere e fermezza della vostra scelta di essere figli e figlie della Chiesa.


2. La visita ad limina apostolorum è un documento di profonda comunione ecclesiale, un'occasione provvidenziale per esprimere e confermare i legami di fede e carità che uniscono le Chiese locali con la Sede di Pietro e con la Chiesa Universale. La comunione di cui parliamo si estende non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Pietro e Paolo e gli altri Apostoli sono membri del Corpo di Cristo e continuano a operare attivamente nella Chiesa, poiché, come afferma la Liturgia, "dal loro posto in cielo essi ci guidano ancora" (Prefazio Apostolorum 1).

Noi condividiamo la loro missione, affidataci attraverso l'imposizione delle mani e l'invocazione dello Spirito Santo, quello stesso Spirito che porto l'Apostolo a gridare: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16).Questo non è "lo Spirito di timidezza, ma di forza" (2Tm 1,7), di coraggio - il coraggio di Pietro e di Paolo, che affrontarono con serena fiducia le forze di un grande impero così ostile alla loro missione. Questa è la nostra eredità, e nei giorni che seguono la Solennità di questi Santi Apostoli preghiamo per una duplice condivisione del loro spirito (Cfr. 2 Re 2,9), cosicché possiamo fedelmente imitare le loro fatiche missionarie.


3. Le Chiese locali che voi governate sono fra le più giovani del mondo. In alcuni casi la plantatio ecclesiae iniziale non è ancora stata completata. La missio ad gentes nelle vostre nazioni non è terminata; i sacerdoti e religiosi che vi si sono recati da altri Paesi continuano a svolgere un ruolo vitale e c'è bisogno di un numero ancora più grande di essi. E tuttavia, per grazia di Dio, in un tempo breve, è già stato fatto molto, spesso in condizioni che hanno reso il lavoro difficile e persino pericoloso. Lode e ringraziamenti devono essere rivolti al Signore, che dal seme della sua parola produce mirabilmente un abbondante raccolto (Cfr. Lc 8,8). E in nome di tutto il popolo di Dio rendo omaggio ai missionari di ieri e a quelli di oggi, che altruisticamente annunciano l'amore di Dio riversato in Cristo Suo Figlio e invitano coloro che li ascoltano ad accettare l'incomparabile opportunità di diventare figli di Dio.


4. Nell'attuare l'opera di evangelizzazione, molto dipende dalla formazione di quei figli e di quelle figlie di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone che Dio ha chiamato a essere sacerdoti e religiosi, strumenti di salvezza per i loro connazionali. Dediti a condividere la luce della verità, questi servitori di Cristo dipendono dal vostro sostegno paterno in grado di aiutarli nell'opera di diffusione del Suo Regno. Fra le molte qualità che devono essere coltivate come parte della loro formazione permanente, c'è quella di pensare con la Chiesa, sentire cum ecclesia. Per quanto il messaggio evangelico e le sue richieste possano suonare insoliti ad alcuni dei destinatari, non esiste alcuna giustificazione per offrire nient' altro che non sia l' autentica forma di esistenza cristiana proposta dalla Chiesa cattolica e fedelmente tutelata dai suoi Vescovi, in unione con il Successore di Pietro. I popoli delle terre di missione non sono meno capaci di accettare le richieste di Dio di quelli ai quali la Parola è stata annunciata generazioni prima. Desidero incoraggiare voi tutti a nutrire grande fiducia nel Signore e nel potere salvifico del Vangelo (Cfr. Rm 1,16).

Nonostante si stia verificando un positivo aumento delle vocazioni religiose e sacerdotali, condivido la vostra preoccupazione per il fatto che il numero di coloro che rispondono alla chiamata di Dio non è sufficiente a istruire correttamente i catecumeni e i battezzati. "E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza che uno lo annunzi?" (Rm 10,14). Incoraggio voi e tutti i vostri collaboratori a rendere assolutamente prioritaria la sollecitudine pastorale di coloro che il Signore della messe invita al sacerdozio e alla vita religiosa. Invito le famiglie cattoliche a pregare ogni giorno per le vocazioni, e in particolare a pregare affinché Dio conceda questo dono a un figlio o a una figlia del loro nucleo.

A questo proposito un segno incoraggiante è la necessità che avete sentito di istituire due seminari per l'insegnamento della filosofia. Comprendo che questo felice sviluppo ha richiesto una riorganizzazione del vostro sistema di formazione seminariale. Confido nel fatto che l'ultima esortazione post-sinodale, Pastores dabo vobis, insieme con il Decreto conciliare Optatam Totius e altri autorevoli documenti, in particolare Direttive sulla formazione nei Seminari maggiori della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, vi aiutino a completare il Programma per la Formazione Sacerdotale mirata alla gestione dei vostri seminari.


5. Fra le vostre iniziative pastorali avete rivolto un'attenzione particolare alla evangelizzazione della cultura. Come ci ricordano i Padri del Concilio Vaticano II "con il termine generico di "cultura" si vogliono indicare tutti quei mezzi con i quali l'uomo affina ed esplicita le molteplici doti di anima e di corpo" (GS 53). Ne consegue che quando un popolo - o una parte di esso - è elevato o trasformato dalla grazia divina, ci sarà un rinnovamento negli atteggiamenti e nei comportamenti, ossia un rinnovamento della società in conformità con il Vangelo. Il vostro impegno per l' evangelizzazione continua un orientamento che sin dall'inizio ha caratterizzato la predicazione di Cristo nelle vostre terre e ha avuto notevole successo. La sfida che i nuovi movimenti religiosi e le sette lanciano oggi alla Chiesa in Papua Nuova Guinea e Isole Salomone conferma l'urgente bisogno di proseguire questo cammino con impegno sempre più grande.

Il ruolo centrale che avete affidato alla sollecitudine pastorale per la famiglia durante il recente incontro della vostra Conferenza è una chiara indicazione della premura di evangelizzare questa istituzione della cultura melanesiana. I rapporti che avete inviato prima della vostra visita quinquennale evidenziano come l'opinione e il comportamento riguardo alla vita coniugale e alla sessualità umana, persino fra i battezzati, siano spesso in disaccordo con il disegno originario di Dio per l'amore coniugale, che io ho definito "la verità del "principio"" (FC 13 Cfr. Mt 19,5 Gn 2,24). I progressi in questo campo sono spesso lenti, ed è facile scoraggiarsi, ma io confido nel fatto che voi e i vostri collaboratori, in particolare i vostri sacerdoti, riporrete piena fiducia nell'efficacia della Parola di Dio. Dovete predicare la Parola in ogni occasione opportuna e non opportuna (Cfr. 2Tm 4,2), certi che Dio che ha cominciato questa grande opera in voi "la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Ph 1,6).


6. Un aiuto importante e di fatto indispensabile per i fedeli laici nel loro impegno a vivere l'amore matrimoniale secondo il volere di Dio è la fedeltà dei sacerdoti e dei religiosi nel loro impegno nel celibato e nella verginità. "Il matrimonio e la verginità o il celibato sono i due modi di esprimere e di vivere l' unico mistero dell' alleanza di Dio con il suo popolo" (FC 16), e ciò che viene richiesto in un'alleanza è la fedeltà. Nella nostra epoca, che ha un così grande bisogno di mutamento profondo del cuore riguardo alla moralità sessuale e all' amore matrimoniale, possiamo confidare nel fatto che il Signore chiama in modo sempre più pressante molti dei suoi discepoli ad essere celibi "per il Regno dei Cieli" (Mt 19,12) ed è ancora più generoso nel rafforzarli nella loro risposta. I Pastori della Chiesa sono consapevoli dei profondi sacrifici necessari per una risposta data con tutto il cuore alla vocazione al celibato o alla verginità, ma noi rispondiamo alla chiamata del Signore senza esitazione. L'esempio della castità dei sacerdoti e dei religiosi aiuterà i laici a sopportare i sacrifici, la mortificazione e l'abnegazione richiesti dall'obbedienza al disegno di Dio sulla sessualità umana. In questo modo essi condurranno una vita realmente feconda e troveranno una felicità duratura (FC 16).


7. Fin dai primi giorni della Chiesa nei vostri paesi, Pastori e fedeli hanno cercato di dare espressione all'amore di Dio in opere di educazione, di assistenza sanitaria e sviluppo sociale. In tali questioni i cattolici delle moderne Papua Nuova Guinea e Isole Salomone cercano di continuare questa degna tradizione. Le "Dichiarazioni rilasciate per la pubblicazione", che sono divenute parte consueta dell'Assemblea Annuale della vostra Conferenza, testimoniano chiaramente la vostra decisione di applicare gli insegnamenti della Chiesa, specialmente la sua dottrina sociale, nel contesto in cui i fedeli sono chiamati a vivere le loro promesse battesimali. Un clima di confusione morale e il crollo delle strutture e dei valori che tradizionalmente garantivano una salda vita comunitaria rendono tali iniziative ancora più necessarie.

E' importante sostenere gli sforzi dei laici nel vivere la loro specifica vocazione ad essere "luce" e "lievito" nelle loro comunità. A questo punto dovrebbe essere fatta speciale menzione della necessità di fornire ai fedeli una catechesi esauriente durante la preparazione ai Sacramenti, le fonti indispensabili di forza affinché essi adempiano alla loro missione. A questo scopo il Catechismo della Chiesa cattolica, pubblicato lo scorso anno, è un aiuto provvidenziale. La situazione sociale attuale mostra anche l'importanza di una rinnovata attenzione alla sollecitudine pastorale per i giovani, cosicché le future guide della Chiesa e della società siano formate nella pratica della virtù, della solidarietà e della generosità.


8. Quanto all'ordinamento civile delle vostre nazioni, non posso esimermi dall'esprimere la mia costante preoccupazione per la situazione a Bougainville e in particolare la mia ansia per la sicurezza personale del Vescovo della diocesi, del clero e dei religiosi. Prego affinché il Signore misericordioso custodisca e protegga tutti coloro che sono stati coinvolti in queste agitazioni, in particolare le vittime innocenti della violenza. Unisco la mia alle vostre voci nel fare pressione affinché tutti gli interessati ricorrano ad ogni possibile mezzo per trovare una risoluzione giusta e pacifica al conflitto. La via della riconciliazione è l' unico sentiero che conduce a questa meta. Possa il Principe della pace rafforzare i cittadini dei vostri paesi e tutti i popoli della regione e renderli capaci di incamminarsi per questo sentiero e di sostenersi gli uni con gli altri nel preservare e diffondere lo spirito della concordia.


9. I cattolici di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone sono eredi di un grande patrimonio, la luce del Vangelo, la fede di Pietro e Paolo, la fede della Chiesa. Uno dei primi missionari recatosi nelle vostre regioni, il beato Giovanni Mazzucconi, diede eloquente voce alla profondità di questa fede, quando disse: "So che Dio è buono e che mi ama immensamente. Tutto il resto: la calma e la tempesta, il pericolo e la sicurezza, la vita e la morte, non sono che espressioni mutevoli e momentanee del caro Amore, immutabile, eterno". Possano i fedeli della vostra diocesi avere la stessa ardente fiducia nella Divina Provvidenza, e nel vostro proprio ministero e servizio che esprimono l'amore dello stesso Buon Pastore.

Possa San Michele Arcangelo difendervi nella lotta contro il male e il peccato.

Per mezzo dell'invocazione del santo nome di Maria e attraverso la sua intercessione possiate essere guidati ad un servizio ancora più grande verso Cristo suo Figlio. Su di voi, miei fratelli, e su tutto il vostro clero, sui religiosi e i laici imparto con gioia la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1993-07-06 Data estesa: Martedi 6 Luglio 1993



Agli ospiti della casa di cura di Santo Stefano di Cadore

Titolo: Dio mai abbandona i suoi figli




1. Vi saluto tutti con particolare affetto, carissimi ospiti di questo luogo di cura e di riposo, a cui si è voluto dare il mio nome. Saluto voi, Operatori e Volontari, che vi prodigate attivamente perché il servizio a coloro che qui sono accolti sia sempre attento ed adeguato alle esigenze di ciascuno.

Ringrazio di cuore Lei, Signor Presidente della Comunità Montana del Comelico-Sappada, per le cortesi parole con cui poc'anzi ha voluto introdurre questa mia breve visita.


2. Carissimi ospiti, so che la maggior parte di voi proviene dai Comuni del circondario. Queste vostre valli e questi vostri monti costituiscono uno stupendo paesaggio, sicuramente ricco per voi di ricordi e di richiami spirituali. Dalla contemplazione di così suggestive bellezze naturali l' animo umano è come spontaneamente invitato ad elevarsi a Dio, Padre buono e provvidente.

Cari amici, conservate sempre vivi nell'animo l'amore e l'ammirazione per la natura, che tanta serenità infonde in chi sa riconoscervi i segni della magnanimità del Signore e della sua Provvidenza misericordiosa. A Dio elevate i vostri sentimenti più profondi, in modo che anche le pene e le prove, che talora pesano sulla vostra quotidiana esistenza, diventino, con l'aiuto della sua grazia, un'offerta a Lui gradita ed un'occasione di crescita spirituale.

Una certa cultura moderna, in un mondo segnato da ritmi di vita incalzanti, sembra spesso emarginare quanti non fanno parte del cosiddetto ciclo produttivo. A volte, forse, anche voi avete l'impressione di essere messi da parte, di essere dimenticati. Non deve essere così. Accanto alla solidarietà dei vostri cari e dell'intera Comunità, vi sia di conforto soprattutto la consapevolezza che il Signore ha bisogno del vostro personale contributo per l'opera della salvezza. Ed anche quando gli aiuti umani dovessero venir meno, ricordatevi che Dio mai abbandona i suoi figli.


3. Carissimi, la prima pietra di questa casa fu posta nel 1954, anno in cui si celebrava il centenario del dogma dell' Immacolata Concezione. Il ricordo di tale felice coincidenza ravvivi e sostenga la vostra fiduciosa devozione alla Madonna.

La sua potente intercessione vi protegga ed ottenga per tutti quanto è necessario alla salute dell' anima e del corpo.

Augurandovi un proficuo e sereno soggiorno, imparto di cuore ad ognuno di voi la mia Benedizione.

[Ai degenti e al personale:] Vi ringrazio per la possibilità di esser tra voi, in questa comunità dove si sta soffrendo, ma anche dove si stanno amando gli anziani che hanno tanto meritato questo amore e questa sollecitudine dei figli e delle figlie della comunità della Chiesa.

Per questo è per me un privilegio essere qui, incontrare ciascuno di voi, poter raccomandare alla vostra preghiera e ai vostri sacrifici la missione del Papa, il Ministero petrino per la Chiesa di Roma e per tutte le Chiese del mondo.

Affido queste intenzioni alle vostre preghiere e ai vostri sacrifici. E confido che la vostra intercessione sarà fruttuosa.

Nella domenica di oggi, la Chiesa ricorda un gran Santo dichiarato Patrono d'Europa, San Benedetto, Padre dei monaci di Occidente che ha insegnato ai suoi figli spirituali a coltivare la terra e a promuovere il Vangelo tra tutti i lavori quotidiani e tutte le sofferenze. Ecco la vostra parte nella visione di San Benedetto, Patrono d'Europa. Ecco la vostra parte nell'opera della nuova evangelizzazione del nostro continente e di tutto il mondo.

Data: 1993-07-11 Data estesa: Domenica 11 Luglio 1993

Messa a Santo Stefano di Cadore

Titolo: Cristo ha seminato nel cuore dell'uomo un germe di vita nuova




1. "Usci di casa e si sedette in riva al mare" (Mt 13,1).

Gesù è il Maestro; lo è anche nel modo di guardare la natura. Nei Vangeli sono numerosi i passi che lo presentano immerso nell'ambiente naturale e, se si presta attenzione, si può cogliere nel suo comportamento un chiaro invito ad un atteggiamento contemplativo di fronte alle meraviglie del creato. così avviene, ad esempio, nel racconto evangelico di questa Domenica. Vediamo Gesù seduto in riva al lago di Tiberiade, quasi assorto in meditazione.

Il divino Maestro, prima dell'alba o dopo il tramonto, e in altri momenti decisivi della sua missione, amava ritirarsi in un luogo solitario e silenzioso, in disparte (Cfr. Mt 14,23 Mc 1,35 Lc 5,16), per poter rimanere a tu per tu col Padre celeste e dialogare con lui. In quei momenti Egli non mancava certo di contemplare anche il creato, per raccogliervi un riflesso della bellezza divina.


2. Sulla sponda del lago lo raggiungono i suoi discepoli e molta gente. "Egli parlo loro di molte cose in parabole" (Mt 13,3). Gesù parla "in parabole", cioè utilizzando vicende dell'esperienza quotidiana ed elementi tratti dalla contemplazione del creato.

Ma perché Gesù parla "in parabole"? E' ciò che si domandano i discepoli, e noi con loro. Il Maestro risponde, riecheggiando Isaia: Perché guardino e non vedano, ascoltino e non intendano (Cfr. Mt 13,13-15). Che significa tutto ciò? Perché parlare in parabole e non invece "apertamente" (Cfr. Jn 16,29)?


3. Carissimi Fratelli e Sorelle! In realtà, la creazione stessa è come una grande parabola. Quanto esiste - il cosmo, la terra, i viventi, l'uomo - non costituisce forse una sola, immensa parabola? E chi ne è l'Autore, se non Dio Padre, con cui Gesù dialoga nel silenzio della natura? Gesù parla in parabole perché questo è lo "stile" di Dio. Il Figlio unigenito ha lo stesso modo di fare e di parlare del Padre celeste. Chi vede Lui vede il Padre (Cfr. Jn 14,9), chi ascolta Lui ascolta il Padre. E ciò concerne non solo i contenuti, ma anche i modi; non solo il che cosa Egli dice, ma pure il come lo dice.

Si, il "come" è importante, perché manifesta l'intenzione profonda di chi parla. Se il rapporto intende essere dialogico, il modo di parlare deve rispettare e promuovere la libertà dell'interlocutore. Ecco la ragione per la quale il Signore parla in parabole: perché chi ascolta sia libero di accogliere il suo messaggio; libero non solo di ascoltarlo, ma soprattutto di comprenderlo, di interpretarlo e di riconoscervi l'intenzione di Colui che parla. Dio si rivolge all'uomo in modo che sia possibile incontrarlo nella libertà.


4. Il creato è, per così dire, il grande racconto divino. Il significato profondo di questo meraviglioso libro della creazione, tuttavia, sarebbe rimasto per noi difficilmente decifrabile, se Gesù - Verbo fatto uomo - non fosse venuto a "spiegarcelo", rendendo i nostri occhi capaci di riconoscere più agevolmente nelle creature l'impronta del Creatore.

Gesù è la Parola che custodisce il significato di tutto ciò che esiste.

E il Verbo in cui riposa il "nome" di ogni cosa, dalla particella infinitesimale alle immense galassie. Egli stesso è allora la "Parabola" piena di grazia e di verità (Cfr. Jn 1,14), con la quale il Padre rivela se stesso e la sua volontà, il suo misterioso disegno d'amore ed il senso ultimo della storia (Cfr. Ep 9-10). In Gesù, Dio ci ha detto tutto ciò che aveva da dirci.


5. "Ecco, il seminatore usci a seminare" (Mt 13,3).

L'Incarnazione del Verbo è la più grande e più vera "semina" del Padre.

Alla fine dgi tempi avverrà la mietitura: l'uomo sarà allora sottoposto al giudizio di Dio. Avendo ricevuto molto, di molto gli sarà domandato conto.

L'uomo è responsabile non solo di se stesso, ma anche delle altre creature. Lo è in senso globale: a lui infatti è legata la loro sorte nel tempo e al di là del tempo. Se egli obbedisce al disegno del Creatore e ad esso si conforma, conduce nel regno della libertà l'intero creato, così come l'ha trascinato con sé nel regno della corruzione, a causa della disobbedienza originale. Questo ha inteso dirci oggi San Paolo nella seconda Lettura.

Discorso misterioso, il suo, ma affascinante. Accogliendo Cristo, l'umanità è in grado di immettere un flusso di vita nuova nella creazione. Senza Cristo, il cosmo stesso paga le conseguenze del rifiuto umano di aderire liberamente al piano della salvezza divina. Per la speranza nostra e di tutte le creature, Cristo ha seminato nel cuore dell 'uomo un germe di vita nuova ed immortale. Germe di salvezza che imprime alla creazione un orientamento nuovo: la gloria del Regno di Dio.


6. Come la pioggia e la neve abbiamo ascoltato dal Libro del Profeta Isaia- scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver fecondato la terra ed averla fatta germogliare, così la Parola del Signore non tornerà a me senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata (Is 55,11).

A ciascuno, dunque, la responsabilità di essere "terra buona" e di accogliere Cristo, affinché il Vangelo porti frutti di vita nuova già in questo mondo, oltre che per la vita eterna.

Il cristiano deve guardarsi dall'essere superficiale o incostante, non deve lasciarsi sopraffare dalle preoccupazioni del mondo e dall'inganno delle ricchezze (Cfr. Mt 13,19-22).

Corrispondendo alle sollecitazioni della grazia, egli ha il compito di rendersi "terra buona", capace non soltanto di accogliere la Parola, ma anche di farla fruttificare con abbondanza.


7. Carissimi fratelli e sorelle di Santo Stefano di Cadore! L'incantevole ambiente naturale, nel quale si svolge la vostra vita, vi aiuta a meglio comprendere la vostra vocazione di credenti. Riconoscendo in esso l'impronta del Padre celeste, sappiate lodare con animo grato la Sua grandezza ed impegnarvi a corrispondere a tanta generosità con la testimonianza di una vita veramente cristiana. Qui, in queste vostre vallate, veramente "tutto canta e grida di gioia" (dal Salmo Resp.). Fate in modo che la vostra intera esistenza, echeggiando il messaggio che sale dalla natura, diventi lode al Signore che visita la terra e la disseta ricolmandola dei suoi doni.

Con tali sentimenti saluto il vostro Pastore, il caro Mons. Maffeo Ducoli, che impersona la squisita ospitalità dell'intera Chiesa locale. Rivolgo un cordiale pensiero alle numerose autorità civili e militari presenti, in particolare ai Sindaci del Cadore e specialmente alla civica amministrazione di Santo Stefano, cui esprimo riconoscenza per la delibera comunale approvata in vista dell'odierno incontro. Ringrazio tutti voi, Fratelli e Sorelle, che gremite oggi la piazza di questo bel centro montano, ed estendo il mio riconoscente saluto a quanti si uniscono a noi nelle case e nelle chiese della zona.

Carissimi! Sforzatevi di far fruttificare i semi di vocazione sparsi dal divino seminatore a piene mani: penso alle famiglie che cercano di vivere con letizia ed impegno la via dell'amore coniugale e della paternità e maternità responsabile; penso ai Sacerdoti, alle Religiose e ai Religiosi, consacrati al servizio del regno di Dio nella Chiesa; penso, infine, ai laici, chiamati ad essere testimoni coraggiosi nei vari ambienti di vita e di lavoro.


8. Incoraggio volentieri soprattutto il vostro impegno per la formazione cristiana delle famiglie. Quale "chiesa domestica", la famiglia costituisce una singolare parabola dell'Amore, atta ad assicurare all'intera società il senso autentico dei valori.

Affido tutti i vostri progetti apostolici e pastorali alla intercessione dei Santi Patroni del Comelico, detti patroni delle "Regole", o "Comunioni familiari". Veglino sempre sui ritmi della preghiera e del lavoro delle vostre Comunità, garantendo loro una costante memoria di quelle radici profonde, che si alimentano alle sane tradizioni dei padri.

C'è una singolare catena di "posti di guardia" a presidio della vostra bella terra: è costituita dai capitelli mariani posti sulle cime dei monti. Penso, in particolare, alla Madonna collocata sul Monte Col, proprio sopra Santo Stefano.

Voglia Maria Santissima proteggere sempre le Comunità del Comelico, benedire il Cadore e l'intera vostra famiglia diocesana. Vi sia sempre accanto, per rendervi pronti a camminare fedelmente sulla retta via.


9. "Concedi, o Dio, - abbiamo pregato all'inizio della Celebrazione eucaristica - a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme". L'impegno che ci è stato suggerito dalla riflessione sulla liturgia odierna si fa qui preghiera.

La parola di Dio seminata nel nostro cuore porti frutti di salvezza eterna: questa è l'invocazione che Ti rivolgiamo oggi, Signore.

Ti rendiamo grazie, Signore Gesù, parabola del Padre./ Tu visiti la nostra terra/ e benedici i suoi germogli (Rit. del Salmo Resp.). Rendici terra feconda in cui possa germogliare un'abbondante messe per la vita eterna. Amen!

Data: 1993-07-11 Data estesa: Domenica 11 Luglio 1993

Recita dell'Angelus a Santo Stefano di Cadore

Titolo: Imparare a gustare la natura

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Il nostro sguardo è proiettato anche oggi verso Denver, dove nel prossimo agosto si svolgerà il raduno mondiale della Gioventù. E ben si colloca nell'itinerario spirituale di preparazione a tale importante appuntamento ecclesiale l'odierno incontro tra i monti e le valli del Cadore. Sono luoghi, questi, a me ormai familiari e cari non soltanto per la bellezza che li contraddistingue, ma anche per la cordiale ospitalità della gente che li abita.

Qui, la natura, accuratamente rispettata, dona a piene mani le sue ricchezze. Il cuore si dilata, e viene spontaneo cantare le lodi di Dio: "Benedite, opere tutte del Signore, il Signore" (Da 3,57).


2. E' sintomatico che nel nostro tempo, di fronte a quello che è stato additato come il pericolo dell'"olocausto ambientale", sia sorto un grande movimento cultura e, mirante alla difesa e alla riscoperta dell'ambiente naturale.

A tale urgenza occorre sensibilizzare specialmente i giovani. La rispettosa fruizione della natura è da considerare un elemento importante del loro processo educativo. Chi vuole davvero ritrovare se stesso, deve imparare a gustare la natura, il cui incanto si sposa per intima affinità col silenzio della contemplazione. Le modulazioni del creato costituiscono altrettanti percorsi di straordinaria bellezza, attraverso i quali l' animo sensibile e credente non fa fatica a cogliere l'eco della misteriosa e superiore bellezza, che è Dio stesso, il Creatore, da cui ogni realtà prende origine e vita.


3. L'odierna festa di San Benedetto da Norcia patrono d'Europa, è un invito a tale riscoperta. Vissuto in un periodo di crisi della civiltà antica, egli dette origine a monasteri che divennero oasi di contemplazione e insieme cantieri di costruzione. Il monachesimo seppe congiungere sapientemente, come ben osservava il Papa Paolo VI, "la croce, il libro e l'aratro" (Pacis Nuntius, 24 ottobre 1964): tre elementi che non vanno mai disgiunti, se non si vuole compromettere l'equilibrio personale, sociale e ambientale. Il motto benedettino "ora et labora" costituisce una formula sapiente, destinata si ad edificare i cuori e le menti, ma anche a trasformare "terre deserte e selvatiche in campi fertilissimi e in graziosi giardini" (Ibidem). L'esempio di Benedetto, che oggi particolarmente veneriamo, possa aiutare l'uomo contemporaneo a riacquistare questa capacità di sintesi, a cui è legata in gran parte la qualità del futuro dell'umanità.

Ecco un augurio per i giovani che si preparano al grande raduno di Denver. Ecco un auspicio che oggi sono lieto di presentare a tutti voi, giovani e meno giovani del Cadore, presenti all'odierno gioioso appuntamento.

L'intercessione di San Benedetto e la materna protezione della Vergine Santa ottengano a tutti l'abbondanza dei doni di Dio.

[Saluto ai presenti:] Carissimi fratelli e sorelle, vi ringrazio tutti per la vostra accoglienza. Saluto in particolare il vostro Pastore sempre tanto gentile nei miei confronti, Mons. Maffeo Ducoli, il gruppo di giovani della diocesi di Belluno-Feltre e quelli in servizio di leva presso la locale Caserma degli Alpini; i membri e gli ospiti della Comunità "Casa Santa Chiara" di Pieve di Cadore; i fedeli della vicina parrocchia di Danta di Cadore ed i pellegrini qui giunti dalle vallate circostanti e dalla vicina Austria.

Mi rivolgo con particolare affetto al gruppo proveniente dalla Bosnia Erzegovina. Carissimi, la vostra presenza sta a testimoniare la solidarietà che lega gli italiani e le donne, agli uomini, ai bambini, agli anziani del vostro Paese dilaniato dalla violenza e dalla guerra. Come non auspicare ancora una volta che sorga finalmente il giorno della pace nella giustizia per quelle vostre terre martoriate? I credenti e le persone di buona volontà non cessano di implorare fiduciosi da Dio tale pace. Anche se si affievoliscono le possibilità umane, mai venga meno la speranza in Dio! E' con la stessa fiducia nel Signore e con spirito di cristiana solidarietà che indirizzo ora un appello ai Governi ed alla Comunità internazionale, perché sostengano con generosità i programmi dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite a favore dei Rifugiati. Attualmente quelli assistiti dall'ONU sono circa venti milioni, sparsi nei vari Continenti. Il loro numero pero cresce, mentre le risorse finanziarie risultano insufficienti. Voglia Iddio far sentire a questi nostri fratelli in difficoltà il suo aiuto e benedica quanti prestano loro concreto sostegno.

A tutti i presenti rinnovo l' augurio di una buona domenica e di un'estate serena.

Alla fine, un'altra parabola: c'è stata la nostra grande preghiera eucaristica, questo dialogo fra noi, povere creature, diventate figli di Dio in Cristo, e Lui stesso e il Padre. Ma sembrava che durante questo nostro grande dialogo eucaristico, si dialogasse anche in questo cielo, prima coperto dalle nuvole; e la pioggia sembrava dire: "Vi voglio guardare, vi voglio toccare, perché vi amo, gente di Cadore". Ma è intervenuto anche il sole e ha detto: "Fai presto, perché anch'io li amo. Li voglio guardare e toccare col mio calore". così attraverso questi elementi stupendi della natura, l'acqua, la pioggia, il sole, il calore, noi ringraziamo ancora una volta il nostro Creatore, perché anche questi elementi contribuiscono alla bellezza del creato nel mondo intero.

Data: 1993-07-11 Data estesa: Domenica 11 Luglio 1993

Telegramma per la morte del Cardinale Antonelli

Titolo: Invoco il premio eterno alle sue lunghe fatiche per la diffusione della fede

Nell'apprendere la mesta notizia della pia morte del Cardinale Ferdinando Giuseppe Antonelli suo amato zio porgo a lei e a tutti i familiari in lutto le mie sentite condoglianze e ricordando con ammirazione l'amabile figura di quell'esemplare religioso che alla scuola del serafico padre San Francesco ha servito la Chiesa ed onorato l'Ordine dei Frati Minori con generosa dedizione nell'opera della predicazione e dell'insegnamento, ringrazio il Signore in particolare per il bene da lui compiuto come servitore della Santa Sede nelle Congregazioni dei Riti e per le Cause dei Santi e come Membro del Collegio Cardinalizio e mentre invoco il premio eterno alle sue lunghe fatiche per la causa della diffusione della fede cristiana imparto la confortatrice Benedizione Apostolica.

Data: 1993-07-12 Data estesa: Lunedi 12 Luglio 1993

Recita del Santo Rosario a Lorenzago

Titolo: La tentazione più grande è vivere come se Dio non esistesse

Le parole di Cristo siano per noi ispirazione, durante questo incontro di preghiera. Vediamo intorno a noi tante tentazioni di dimensione diversa.

Tentazioni che affliggono le persone, gli ambienti, le famiglie, la società e il mondo intero. La tentazione è molto diffusa in questo nostro mondo. Cristo dice: "Vegliate e pregate".

Tra le diverse tentazioni che affliggono l' uomo come persona, come società, forse la più grande è quella di non pensare a Dio Creatore, a Dio Redentore, di dimenticarlo, di eliminarlo dalla vita sociale, pubblica, personale, internazionale. Di vivere come se Dio non esistesse. Questa è la grande tentazione dei secoli della nostra epoca, diffusa tra diversi popoli e Nazioni del nostro mondo, specialmente nel mondo occidentale.

Cristo dice: "Vegliate e pregate". Lo ripeto perché appunto abbiamo fatto una veglia di preghiera. Veglia e preghiera vanno insieme. La veglia diventa preghiera e la preghiera diventa veglia. Si realizza in questa veglia di preghiera il contenuto profondo delle parole di Gesù. Attraverso la preghiera e la veglia noi ci difendiamo da questa principale tentazione. Dio è tra noi. Noi parliamo con Lui, entriamo in un dialogo di fede, di speranza, di amore. così è presente il Creatore e Redentore.

Vorrei ringraziare anche questi monti, le Dolomiti, perché anche loro ci servono per superare le tentazioni. Ci parlano del Creatore.

Ringrazio voi, carissimi, per l'invito a questa preghiera che ci ha tanto avvicinato al mistero della Redenzione.

Vi ringrazio tutti, il vostro Vescovo e i rappresentanti dell'Azione Cattolica trevigiana. Vi auguro di essere sempre una difesa contro queste tentazioni diverse della società contemporanea, ma soprattutto contro questa tentazione fondamentale, cioè quella di vivere come se Dio non esistesse: contro questa tentazione che cerca di eliminare dalla nostra vita il Creatore e Redentore, la fede in Dio e con la fede anche la speranza e con la fede anche la carità, che ha in Lui la sua sorgente.

Ci incontriamo alla vigilia del giorno della Vergine del Monte Carmelo.

Sono tanti coloro che alla Madonna del Monte Carmelo devono la vittoria sulle tentazioni della vita. Posso, alla vigilia di questa sua commemorazione, pregare insieme con voi e ricordare tutto quello che devo alla Vergine del Monte Carmelo per la tradizione del Sacro Scapolare, a cui sono legato dagli anni della fanciullezza. Vi auguro di continuare su questa strada che ci porta verso questa grandissima montagna che è Gesù Cristo.

Auguro a voi tutti che amate le Dolomiti, come io cerco di imparare ad amarle sempre di più, lo stesso desiderio e lo stesso coraggio per salire su questo monte supremo, il monte più alto che è Gesù Cristo, con l'aiuto di sua Madre.

Data: 1993-07-15 Data estesa: Giovedi 15 Luglio 1993

Benedizione conclusiva al termine della Messa a Lorenzago

Titolo: Vogliamo ringraziare Colui che ci ha fatto grandi cose

Con questa benedizione vogliamo concludere questi giorni che la Provvidenza ci ha permesso di trascorrere qui a Lorenzago, tra questi monti, tra le Dolomiti. "Benedicite omnia opera Domini".

Non si trovano parole che possano dire di più di queste parole che sono tanto semplici e umili. Dal cuore di questa opera del Signore, dal cuore si alza un inno di ringraziamento che viene dal cuore umano più puro, immacolato. Dice Maria: "Quia fecit mihi magna qui potens est..." l'abbiamo cantato dopo la Comunione. Vogliamo ringraziare Colui che ci ha fatto grandi cose: "Quia fecit mihi magna".

Vogliamo ringraziarlo con questo cuore, con queste parole. Specialmente nella giornata dedicata alla memoria della Vergine del Monte Carmelo. Questo ringraziamento si orienta a Dio solo, attraverso il Cuore materno di Maria, questo ringraziamento si orienta a Dio, al Padre e allo Spirito Santo si deve diffondere verso i fratelli.

Vorrei approfittare del momento di questa Celebrazione eucaristica prima della Benedizione conclusiva per esprimere i miei ringraziamenti a tutti i presenti e a tutti gli altri che, pur non essendo qui, hanno contribuito ai giorni che la Provvidenza mi ha dato da trascorrere tra i monti. Soprattutto ringrazio il Vescovo di Treviso, Monsignor Paolo Magnani, e il suo predecessore, Monsignor Antonio Mistrorigo; ringrazio con particolare intensità di sentimento il Vescovo di Belluno-Feltre, Monsignor Maffeo Ducoli, e tutti i suoi diocesani.

Ringrazio il Seminario di Treviso. Sono qui presenti i seminaristi con il loro Rettore. Sappiamo che sono stati tanto impegnati nella parte organizzativa di questi giorni.

Voglio ringraziare le autorità regionali del Veneto che tramite i loro rappresentanti hanno consentito che questo soggiorno in Cadore si svolgesse nel migliore dei modi. Ringrazio le autorità della Provincia di Belluno e in particolare del Comune di Lorenzago. Ringrazio la Parrocchia di Lorenzago e tanti altri parrocchiani che ho incontrato nei miei percorsi. Ringrazio la Parrocchia di Santo Stefano di Cadore.

Il mio ringraziamento si rivolge poi al Corpo di Vigilanza della Città del Vaticano, all'Ispettorato di Polizia presso il Vaticano, ai superiori, agli agenti di Polizia e ai Carabinieri, al Corpo Forestale dello Stato che ci ha tanto aiutato nelle passeggiate, ci ha tanto facilitato la presenza nei boschi.

C'è ancora un gruppo che oggi celebra il suo giorno di ringraziamento al Signore: i sacerdoti nel 50° anniversario di ordinazione. Ringraziamo per questo giubileo i nostri confratelli nel sacerdozio di Treviso.

Così essendo alla fine di questo periodo, avvicinandoci alla conclusione di questo Sacrificio eucaristico, vorrei che salisse dal mio cuore la Benedizione a tutti. Sia questa l' ultima parola del mio cuore a voi tutti.

Data: 1993-07-16 Data estesa: Venerdi 16 Luglio 1993








Messa con i dipendenti delle Ville Pontificie - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La potenza divina si è manifestata nella Risurrezione

"Vere dignum et iustum est, aequum et salutare, nos semper et ubique gratias agere" (Prefazio della Messa).

Carissimi fratelli e sorelle, siamo riuniti per ringraziare Dio come lo ha ringraziato Cristo con tutta la sua vita e soprattutto con la sua morte in Croce e la sua Risurrezione.

Siamo riuniti attorno a Lui, insieme con Lui, per ringraziare.

Ringraziare vuol dire fare l'Eucaristia. Siamo riuniti per partecipare alla Eucaristia di Cristo. Questa Eucaristia era tutta la sua vita. Erano le sue parole. Erano le sue opere. Erano le sue parabole. Ma soprattutto era il suo Sacrificio.

Cristo Redentore, Cristo davanti al Padre, Cristo che unisce nell'amore: questa è la realtà che qui ci unisce, tutti insieme: la comunità delle Ville Pontificie, comunità di lavoro, comunità di vita quotidiana, diverse persone di diverse famiglie; ma, qui, siamo una "cosa nuova". In questo momento, in questa celebrazione, in questo sacramento siamo una "cosa nuova". Diventiamo anche noi questo sacramento di Cristo, questo sacramento che è l'Eucaristia, che è ringraziamento.

In questo incontro ascoltiamo Cristo come lo ascoltavano i suoi contemporanei: ascoltiamo le sue parabole e attraverso queste parabole Cristo ci parla del Regno dei Cieli, del Regno di Dio. Era il tema principale, possiamo dire unico del suo Vangelo, della sua Buona Novella. Gesù parlava attraverso le parabole perché le parabole aprono meglio a questa realtà divina, realtà soprannaturale che è il Regno di Dio.

Diceva, nello stesso tempo, Gesù che questo Regno è "in voi", vuol dire è in noi. E in noi attraverso le sue parole, le sue parabole, ma soprattutto attraverso la sua Persona. Lui è il Regno di Dio. Lui che ha inaugurato questo Regno di Dio nella storia dell'umanità, nella nostra storia, nella nostra vita quotidiana, oggi, questo "oggi divino" della Domenica, giorno del Signore; specialmente in questo momento il Regno di Dio è in noi.

Allora: "vere dignum et iustum est...": ringraziamo col fare l'Eucaristia, col celebrare l'Eucaristia, col vivere l'Eucaristia. Vivere ogni giorno, per tutta la vita, ma vivere specialmente questo giorno privilegiato, il giorno dopo il Sabato, il giorno della Risurrezione in cui Cristo, dopo il suo Sacrificio, dopo la sua Croce, - Cristo umiliato, Cristo Crocifisso, Cristo morto e sepolto - ha manifestato la potenza divina che è in Lui. Potenza divina presenza di Dio, di Dio che è vita, vita che si è manifestata in Cristo il terzo giorno dopo la Crocifissione, dopo il Venerdi Santo, giorno della Risurrezione. E noi partecipiamo a questa vita, questa vita sua che è per noi. Noi siamo invitati ad un banchetto. Ha istituito l' Eucaristia come banchetto, come cena. Noi siamo invitati per "prendere", come ha detto il giorno del Giovedi Santo: "prendete e mangiate questo è il mio Corpo, prendete e bevete questo è il mio Sangue". così ci ha lasciato in un modo molto suggestivo ma anche in modo molto semplice tutta la realtà della sua vita divina, divina e umana, per noi che siamo come Lui uomini e donne, figli di Adamo, Lui nuovo Adamo. Ci ha lasciato questa nuova vita e con questa nuova vita ci ha lasciato il mondo nuovo, la nuova creazione.

Svolgiamo compiti diversi, abbiamo impegni diversi ma tutto ciò è già abbracciato, permeato dalla nuova vita che viene da Cristo.

Grazie, carissimi, per la vostra presenza, per tutto quello che fate ogni giorno e per tutto l' anno nelle Ville Pontificie.

Vi offro questa celebrazione eucaristica perché non posso ricompensarvi in altro modo che in questo modo. E' il dono supremo che ciascuno di noi può ricevere. E' il dono supremo che il Sacerdote può offrire a tutti i fratelli e alle sorelle.

Amen!

Data: 1993-07-18 Data estesa: Domenica 18 Luglio 1993

Recita dell'Angelus a Castel Gandolfo - Roma

Titolo: Proseguiamo la ricerca della piena unità




GPII 1993 Insegnamenti - Ai Vescovi di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone - Città del Vaticano (Roma)